Da inizio anno 51,2% produzione elettricità da rinnovabili, ma record import energia

Dall’inizio dell’anno il 51,2% della produzione elettrica italiana è da fonti rinnovabili, ma l’import di energia elettrica è a livelli record. Secondo i dati forniti da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, il fabbisogno di elettricità in Italia a ottobre è stato di 25,5 miliardi di kWh, con un aumento marginale dello 0,6% destagionalizzato nei confronti dello stesso mese di un anno fa e differenze territoriali significative: mentre al nord la domanda è aumentata dell’1%, al sud e nelle isole si è registrato un calo del 1,4%. La domanda nel centro Italia è rimasta pressoché invariata (-0,2%).

Guardando ai primi dieci mesi del 2024, il fabbisogno di energia elettrica ha visto una crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, con una correzione destinata ad eliminare l’effetto delle fluttuazioni stagionali e del calendario che porta il dato rettificato al +1,4%.

Per quanto riguarda i consumi industriali, lo scorso mese il cosiddetto indice IMCEI (indice mensile dei consumi elettrici industriali), che monitora i consumi delle imprese ‘energivore’, ha registrato una contrazione del 2,3% rispetto a ottobre 2023. Nonostante il dato negativo, alcuni settori hanno segnato performance positive, tra cui la cartaria, i metalli non ferrosi, la siderurgia e l’alimentare. In flessione invece i settori della chimica, dei mezzi di trasporto, del cemento e delle ceramiche.
Sul fronte dei servizi, l’indice Imser, che analizza i consumi di energia nei vari comparti del settore terziario, ha invece mostrato una crescita del 7,6% a partire dai dati di agosto 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo incremento si è manifestato in quasi tutti i comparti, a eccezione di quelli dell’informazione, della comunicazione e dei trasporti, che hanno registrato flessioni.

Nel solo ottobre l’energia elettrica consumata in Italia è stata coperta per l’83,7% dalla produzione nazionale, con la restante parte (16,3%) soddisfatta tramite importazioni dall’estero. Il saldo estero è stato inferiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, segnando una riduzione del 12,8%. Tuttavia, se si considerano i dati progressivi da gennaio a ottobre, l’import netto è aumentato dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Record storico con 42,851 miliardi di Kwh.

Per quanto riguarda la produzione, quella nazionale netta ha raggiunto i 21,5 miliardi di kWh. Le fonti rinnovabili hanno contribuito con il 41,2% della domanda elettrica, in netto aumento rispetto al 35,3% di ottobre 2023. Nei primi dieci mesi dell’anno, le rinnovabili hanno coperto il 42,8% del fabbisogno nazionale, contro il 37% dello stesso periodo del 2023. La fonte termica ha visto una diminuzione del 6%, con una marcata riduzione della produzione da carbone (-30,1%). In crescita, invece, le fonti idrica (+55,9%) e fotovoltaica (+1,4%). Il fotovoltaico ha beneficiato di un incremento della capacità in esercizio, che ha più che compensato il calo dell’irraggiamento solare. Nonostante una diminuzione nella produzione eolica (-26,5%), principalmente a causa di scarse condizioni di vento, e della geotermica (-4,8%), le fonti rinnovabili hanno continuato a giocare un ruolo sempre più rilevante nel mix energetico nazionale.

La capacità installata da fonti rinnovabili ha registrato un aumento significativo di 6.042 MW nei primi dieci mesi del 2024, di cui ben 5.482 MW derivanti dal fotovoltaico. Questo incremento supera del 33% quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente e ha già superato il dato complessivo dell’intero 2023, che era stato pari a circa 5.800 MW. Alla fine dello scorso mese l’Italia contava una potenza installata da fonti rinnovabili di 75,2 GW, con il fotovoltaico che ha raggiunto i 35,8 GW e l’eolico i 12,9 GW.

nucleare

Perché anche in Italia c’è bisogno dell’energia nucleare

La domanda di energia, e di energia elettrica in particolare, sta aumentando in tutto il mondo. Ciò accade non soltanto per lo sviluppo di nuove economie (si pensi a cosa è avvenuto in Asia negli ultimi trenta anni, e a cosa avverrà in Africa nei prossimi trenta): anche le economie già sviluppate, come Stati Uniti d’AmericaCanadaEuropaGiapponeAustralia ecc. vedono una crescita costante dei consumi elettrici. Questo tanto per l’elettrificazione progressiva dovuta alla necessità di decarbonizzazione e di lotta al cambiamento climatico dei processi industriali e dei sistemi di trasporto, quanto perché l’era dell’Intelligenza Artificiale, dei grandi centri di elaborazione dati e della digitalizzazione si presenta come estremamente energivora.

È ormai chiaro a tutti che le energie rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, non bastano perché sole e vento sono intermittenti e non programmabili e quindi non possono soddisfare a pieno le esigenze di base load (energia di base continua) che è indispensabile nei settori industriali, compresi quelli delle nuove tecnologie digitali, ed ancor più nei servizi di base strategici come ospedali, difesa, sicurezza, trasporti e tutela ambientale, che devono funzionare 24 ore su 24. Anche la tecnologia degli accumuli e delle batterie che immagazzinano l’energia prodotta dalle rinnovabili nelle ore di funzionamento sono inefficienti e del tutto insufficienti per i grandi consumi industriali.

In questo contesto, sommariamente delineato, l’utilizzo di energia nucleare torna ad essere un elemento determinante. In molte parti d’Europa e del mondo questo è già realtà. In Italia la transizione energetica nel presente e nel prossimo futuro, oltre che delle rinnovabili, non potrà fare a meno del gas, che comunque ha un’impronta di CO2 decisamente più bassa del carbone, e all’utilizzo del quale possono essere applicate le tecnologie delle CCUS (carbon capture utilisation and storage) di cui parleremo un’altra volta; né potrà fare a meno, soprattutto per le esigenze di base load, del nucleare, che a poco a poco renderà il gas residuale.

La riflessione e il dibattito si sono ufficialmente riaperti nel nostro Paese. Prima con un voto del Parlamento a maggioranza con cui si è stabilito che “al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia il Governo deve valutare l’opportunità di reinserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia”, poi con un’iniziativa del Ministro dell’Energia Pichetto Fratin, che ha incaricato un insigne giurista di predisporre uno schema legislativo da sottoporre al Parlamento che sia in grado di superare i limiti e vincoli discendenti dai referendum di moltissimi anni fa.

Nel frattempo si susseguono convegni, approfondimenti, prese di posizione in cui si torna a discutere della questione. La cosa interessante è che i cittadini mostrano una nuova attenzione al tema, e soprattutto che i giovani, liberi da pregiudizi ideologici tipici dell’ambientalismo militante, si dichiarano in maggioranza favorevoli al nucleare. Emerge con sempre maggiore chiarezza che il futuro energetico, completamente decarbonizzato, sta in un mix di rinnovabili e nucleare perché queste tecnologie mostrano una totale complementarietà.

Il nucleare tra l’altro consentirebbe di produrre idrogeno a costi contenuti, cosa che oggi non è se lo si produce con energia verde, e quindi darebbe un fondamentale contributo a risolvere il problema dei processi e settori industriali non elettrificabili (ceramica, cemento, vetro ecc.).

Se si vuole affrontare il tema senza contrapposizioni ideologiche e estremismi vari bisogna andare al merito, ed analizzare oggettivamente i problemi partendo innanzitutto dalla sicurezza e dai costi di questa fonte energetica.

Si parla qui di nucleare di quarta generazione, e cioè di un’evoluzione sostanziale della tecnologia attuale. Molte sono le novità che dovrebbero consentire di avere impianti di questo tipo funzionanti tra una decina d’anni. Parliamo innanzitutto di piccole unità da 250/350 MW (SMR che sta per Small Reactors) dai costi di impianto decisamente più contenuti rispetto a quelli degli impianti tradizionali e quindi abbordabili per investitori privati anche utilizzatori.

Il tema dei costi è uno dei più dibattuti. Gli avversari del nucleare sostengono che questa tecnologia è molto costosa se non la più costosa (vedi buon ultimo il Sindaco di Milano Sala sulle pagine del ‘Corriere della Sera’qualche giorno fa). In realtà molto spesso chi fa questi discorsi incorre in inesattezze. Quando si fa il confronto dei costi di installazione a MW delle varie tecnologie energetiche si deve considerare la loro producibilità: il fotovoltaico funziona da noi non più di 1400 ore l’anno, l’eolico non più di 2500, il nucleare ovviamente per tutte le 8700 ore dell’anno. Ciò significa che il costo della tecnologia va necessariamente correlato alla quantità di energia prodotta nell’anno. E se si fa questo confronto il nucleare di nuova generazione è imbattibile.

Inoltre, come è stato giustamente rilevato, i costi vanno considerati tutti, non solo quelli di generazione dell’energia. Una parte significativa dei costi odierni, anche delle rinnovabili, sono i costi accessori. Lo sanno bene le famiglie e le imprese perché leggono sulle bollette che la componente energia vale circa un terzo del prezzo totale. E ciò si deve appunto in gran parte ai costi accessori destinati a crescere esponenzialmente in uno scenario di sole rinnovabili. Si tratta di costi di sbilanciamento e cioè di supporto alla rete quando non c’è sole e non c’è vento, e di costi di trasporto e distribuzione, perché spesso le rinnovabili sono lontane dalla domanda, come succede oggi in Italia. Pannelli fotovoltaici e torri eoliche, infatti, sono installati prevalentemente al Sud quando il grosso dei consumi è al nord.

Il nucleare di quarta generazione, poi, affronta in maniera radicale il problema della sicurezza. Parliamo di impianti progettati per essere estremamente sicuri dal punto di vista strutturale e capaci di utilizzare uranio impoverito riducendo così anche il problema e il costo dello smaltimento delle scorie.

Questi tipi di impianti, per le loro dimensioni contenute, potrebbe essere tranquillamente installati in singoli distretti industriali, supportando così il fabbisogno energetico delle industrie italiane energivore, che pagano oggi l’energia elettrica molto di più di quanto la pagano le loro concorrenti francesi, spagnole e tedesche.

Le imprese siderurgiche italiane hanno recentemente avviato una collaborazione con EDF, Edison, Ansaldo Nucleare proprio sul supporto a progetti di installazione di SMR volti anche a soddisfare la domanda elettrica delle imprese dell’acciaio italiano.

La copertura di una parte dei fabbisogni di energia elettrica di queste imprese con energia nucleare magari comprata in Francia, in attesa che si realizzino gli impianti in Italia, consentirebbe al nostro Paese di essere il primo al mondo a produrre acciaio completamente ‘verde’ e cioè decarbonizzato. Già oggi, infatti, gli elettrosiderurgici italiani consumano energia elettrica prevalentemente prodotta con fonti rinnovabili.

Una bella prospettiva, un obiettivo realistico e ravvicinato che consentirebbe di dire che, come in molti altri campi ambientali e di economia circolare, il nostro Paese è all’avanguardia.

Carlos Mendes Pereira nuovo responsabile Comunicazione e Public Affairs Italia di Dri

Carlos Alberto Mendes Pereira è il nuovo responsabile Comunicazione e public affairs per l’Italia di DRI la società con sede ad Amsterdam che opera nel settore delle rinnovabili in Europa, parte del gruppo energetico ucraino DTEK. Dopo quasi un anno, durante il quale é stato il portavoce di ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e del presidente Matteo Zoppas, Mendes Pereira torna a occuparsi di energia dove ha lavorato prima al Forum Nucleare Italiano e poi a lungo all’Enel dove é stato Responsabile Media Italia.

DRI è impegnata nella realizzazione di impianti solari, eolici e sistemi di accumulo in Italia, Croazia, Polonia e Romania. Attualmente la società ha impianti già attivi in Romania mentre altri sette sono in fase di sviluppo. DRI prevede la realizzazione di 5GW di impianti rinnovabili e batterie in Europa di cui 2GW in Italia entro il 2030 dove ha quattro progetti in diverse fasi di sviluppo e uffici a Milano e Roma.

rinnovabili

Triplicare rinnovabili entro 2030? Aie: “Possibile, ma si sostenga sud del mondo”

Il mondo potrebbe triplicare la sua capacità di energia rinnovabile entro il 2030, e raggiungere l’obiettivo fissato al vertice COP28 di Dubai nel dicembre 2023, a condizione di sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili in Africa e nel Sud-Est asiatico, ha dichiarato mercoledì l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) nel suo rapporto annuale ‘Renewables 2024’.

Le energie rinnovabili – spiega l’agenzia – sono sulla buona strada per soddisfare quasi la metà della domanda mondiale di elettricità entro la fine di questo decennio”. Per l’Aie il mondo “è pronto ad aggiungere più di 5.500 gigawatt (GW) di nuova capacità di energia rinnovabile tra il 2024 e il 2030”, il che rappresenta “quasi tre volte l’aumento osservato tra il 2017 e il 2023“, sottolinea l’agenzia energetica dell’Ocse. Secondo l’AIE, “quasi 70 Paesi, che collettivamente rappresentano l’80% della capacità di energia rinnovabile del mondo, sono sulla buona strada per raggiungere o superare le loro attuali ambizioni di energia rinnovabile per il 2030”. Questa crescita “non è del tutto in linea” con l’obiettivo fissato alla COP28 di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro la fine di questo decennio, ma “se i governi colgono le opportunità di azione nel breve termine” la meta potrebbe essere più vicina. Secondo l’Aie, la capacità globale “raggiungerà 2,7 volte il livello del 2022 entro il 2030”, a patto che i Paesi siano “più coraggiosi” negli obiettivi climatici rafforzati (ECCT) che dovrebbero presentare entro il 2025 nell’ambito dell’Accordo di Parigi.

Soprattutto, l’Aie raccomanda di intensificare la cooperazione internazionale per ridurre i costi di finanziamento delle energie rinnovabili (eolico, solare, biogas), che sono “elevati nelle economie emergenti e in via di sviluppo” e hanno l’effetto di rallentare la loro crescita in regioni come l’Africa e il Sud-Est asiatico, nonostante il loro “elevato potenziale”.

La rapida diffusione delle energie rinnovabili è “dovuta non solo agli sforzi per ridurre le emissioni o migliorare la sicurezza energetica, ma sempre più al fatto che le energie rinnovabili rappresentano ora l’opzione più economica per aggiungere nuove centrali elettriche in quasi tutti i Paesi del mondo”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore generale dell’Aie.

Si prevede che la Cina rappresenterà quasi il 60% di tutta la capacità rinnovabile installata a livello mondiale entro il 2030, e di conseguenza ospiterà quasi la metà della capacità totale di energia rinnovabile del mondo entro la fine di questo decennio, rispetto a un terzo nel 2010. Il solare fotovoltaico da solo dovrebbe rappresentare l’80% della crescita della capacità rinnovabile globale da qui al 2030, mentre l’energia eolica dovrebbe raddoppiare il suo tasso di espansione tra il 2024 e il 2030 rispetto al periodo 2017-2023.

Energia, sale uso rinnovabili in settore servizi Ue: 8% nel 2022

Secondo Eurostat nel 2022, le energie rinnovabili e i biocarburanti hanno rappresentato l’8% del consumo finale di energia, davanti al calore con il 7,6%, e al petrolio e ai prodotti petroliferi con il 6,3%. Nel frattempo, l’elettricità (50,6%) e il gas naturale (26,9%) hanno continuato a rappresentare più dei tre quarti del consumo energetico finale del settore dei servizi. Nel 2021, le rinnovabili e i biocarburanti hanno rappresentato il 7,3%, dopo calore (7,6%) e petrolio e prodotti petroliferi (8,3%). Nell’infografica INTERATTIVA di GEA sono riportati in una torta i dati comunicati da Eurostat.

Clima, Aie: -10 mld di tonnellate di CO2 entro il 2030 rispettando gli obiettivi della Cop28

Se gli obiettivi energetici stabiliti alla conferenza sul clima Cop28 tenutasi a Dubai lo scorso anno venissero pienamente attuati, si ridurrebbero le emissioni di gas serra e si accelererebbe in modo significativo la trasformazione del settore energetico globale. Lo conferma un nuovo rapporto dell’Aie (Agenzia internazionale dell’energia), che può servire da guida per trasformare gli impegni collettivi dei Paesi in azioni concrete.

Alla Cop28, quasi 200 Paesi hanno concordato di lavorare per raggiungere un’ambiziosa serie di obiettivi energetici globali nell’ambito del cosiddetto UAE Consensus, tra cui emissioni net zero entro il 2050, abbandonare i combustibili fossili, triplicare la capacità di energia rinnovabile, raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030, accelerare la diffusione di altre tecnologie a basse emissioni. Il nuovo rapporto dell’Aie, ‘From Taking Stock to Taking Action: How to implement the COP28 energy goals’ ,è la prima analisi globale completa di ciò che si potrebbe ottenere mettendo in pratica gli obiettivi – e di come si può fare.

Il rapporto evidenzia la fattibilità del raggiungimento degli obiettivi di triplicazione e raddoppio, in particolare, anche se sottolinea che ciò dipenderà da ulteriori sforzi internazionali per creare le giuste condizioni di base, nonché dal fatto che i Paesi utilizzino l’UAE Consensus come bussola per la prossima serie di Contributi Nazionali Determinati (NDC) nell’ambito dell’Accordo di Parigi.

Gli obiettivi fissati da quasi 200 Paesi alla Cop28 “possono essere trasformativi per il settore energetico globale, mettendolo su una corsia preferenziale verso un futuro più sicuro, accessibile e sostenibile. Per garantire che il mondo non perda questa enorme opportunità, l’attenzione deve spostarsi rapidamente sull’attuazione”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol. Come dimostra questo nuovo rapporto gli obiettivi energetici della Cop28 “dovrebbero gettare le basi per i nuovi obiettivi climatici dei Paesi nell’ambito dell’Accordo di Parigi: sono la stella polare di ciò che il settore energetico deve fare”. Inoltre, un’ulteriore cooperazione internazionale è “fondamentale per realizzare reti adeguate, un sufficiente stoccaggio dell’energia e un’elettrificazione più rapida, che sono parte integrante di una transizione energetica pulita rapida e sicura”.

Secondo il rapporto, l’obiettivo di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030 è raggiungibile grazie a un’economia favorevole, a un ampio potenziale produttivo e a politiche forti. Ma una maggiore capacità non significa automaticamente che una maggiore quantità di elettricità rinnovabile ripulirà i sistemi energetici mondiali, abbasserà i costi per i consumatori e ridurrà l’uso dei combustibili fossili.

Secondo il documento, per sbloccare tutti i benefici dell’obiettivo di triplicazione, i Paesi devono impegnarsi a costruire e modernizzare 25 milioni di chilometri di reti elettriche entro il 2030. Il mondo avrebbe inoltre bisogno di 1 500 gigawatt (GW) di capacità di stoccaggio dell’energia entro il 2030, di cui 1 200 GW dovrebbero provenire da batterie di stoccaggio, un aumento di 15 volte rispetto al livello attuale.

Il rapporto, poi, sottolinea la necessità di un approccio più granulare e specifico per ogni Paese per raggiungere l’obiettivo critico di raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. In questo modo si potrebbero tagliare i costi energetici globali di quasi il 10%, ridurre le emissioni di 6,5 miliardi di tonnellate e rafforzare la sicurezza energetica dei Paesi.

Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo è necessario che i governi di tutto il mondo facciano dell’efficienza energetica una priorità politica molto più importante e si concentrino senza sosta su azioni chiave. Per le economie avanzate, ciò significa puntare sull’elettrificazione, dato che per raddoppiare l’efficienza è necessario portare la quota dell’elettricità nel consumo energetico globale al 30% entro il 2030. Il rapporto rileva che i veicoli elettrici e le pompe di calore sono molto più efficienti delle loro alternative tradizionali. Nel frattempo, per le economie emergenti, standard di efficienza più severi – in particolare per le apparecchiature di raffreddamento come i condizionatori d’aria – sono fondamentali per un progresso più rapido. E per i Paesi che non hanno pieno accesso alle moderne forme di energia, il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’accesso universale a fonti di cottura pulite riduce significativamente la domanda di energia, trasforma le vite e i mezzi di sussistenza e previene milioni di morti precoci.

Il rapporto rileva che il pieno raggiungimento degli obiettivi della Cop28 per le energie rinnovabili e l’efficienza ridurrebbe le emissioni globali di 10 miliardi di tonnellate entro il 2030, contribuendo a dare al mondo una possibilità di raggiungere gli obiettivi di temperatura dell’Accordo di Parigi.

Il documento è stato pubblicato durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, in concomitanza con la Settimana del clima. Nel corso della settimana, i leader del governo, dell’industria e della società civile si riuniscono per discutere le opportunità di una maggiore azione sui temi dell’energia, del clima e dello sviluppo sostenibile. Oltre a questi eventi, l’Aie ospiterà il terzo della serie di dialoghi di alto livello sulla transizione energetica in collaborazione con la presidenza della Cop29. Il dialogo con i decisori globali a New York si concentrerà sui risultati di questo rapporto e sulle prossime tappe.

Pichetto: “Le e-car sono il futuro, ma ora diciamo no alla monocultura dell’elettrico”

Le e-car saranno sicuramente il futuro “tra 15-20 anni“, ma per il momento l’Italia dice “no alla monocultura dell’elettrico“. Parola di Gilberto Pichetto. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ospite del panel sui cambiamenti climatici alla quinta edizione della ‘Venice Soft Power Conference‘, riprende la vecchia ‘battaglia‘ sulla neutralità tecnologica e annuncia una delle prime mosse che il governo intende portare avanti una volta che si sarà insediata la nuova Commissione Ue: “Chiederemo di iscrivere i biocarburanti nella tassonomia europea, allargando il loro uso oltre aviazione e marina“.

Il concetto base non cambia: “Per raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi dobbiamo fare in modo che la politica climatica vada di pari passo con la nostra economia e la nostra società”, dunque anche l’Europa deve attivarsi per tenere insieme la tutela ambientale, i target climatici ma anche la sostenibilità per le tasche dei cittadini. Altrimenti “il rischio che si corre è di introdurre riforme e provvedimenti che rendano la transizione ecologica invisa all’opinione pubblica – avverte -. Che il cambiamento sia vissuto come un peso, un limite, non come un’opportunità”. Non a caso, sfruttare appieno le opportunità che arrivano dallo sviluppo della tecnologia è proprio la strada che Roma suggerisce a Bruxelles: “Non abbiamo bisogno di un’Europa proibizionista, ma di un’Europa innovativa che ponga le esigenze economiche, finanziarie e sociali dei suoi cittadini al centro del futuro approvvigionamento energetico”.

In questo senso non si può rinviare ancora la discussione su uno dei temi maggiormente divisivi nel dibattito pubblico e politico. “Sul nucleare il Parlamento si è espresso per andare avanti con ricerca e sperimentazione, ma tutte le forze politiche devono essere coscienti, e ancor di più lo devono essere i cittadini, perché ci sono stati due referendum sul tema, che senza questa tecnologia non ci sono altre forme di energia per raggiungere gli obiettivi”, sia energetici che ambientali.

Le sole fonti alternative non bastano è mantra ripetuto spesso da chi ha responsabilità di governo. Ma Pichetto coglie l’occasione per togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe: “Il problema del consenso è fondamentale, anche se colgo qualche contraddizione in chi a Roma ci accusa di essere negazionisti e poi blocca le rinnovabili a livello locale dove governa”. Ogni riferimento al braccio di ferro con la Sardegna sulla legge per le aree idonee dove installare nuovi impianti, appare puramente voluto.

Nel discorso, molto articolato, che il ministro porta al tavolo della discussione a Venezia, c’è anche la necessità di cambiare approccio con i Paesi da cui oggi ci forniamo per gli approvvigionamenti energetici. Primo tra tutti l’Africa. L’Italia ha lanciato da tempo il Piano Mattei: “Il nostro Governo vuole invertire la rotta, puntando a un cambio di prospettiva per costruire con i nostri vicini della sponda Sud del Mediterraneo un rapporto partitario e non predatorio”, assicura Pichetto. Che allarga la riflessione: “Il Piano Mattei incarna una missione storica dell’Italia, che oggi si riprende con orgoglio il proprio spazio” nel Mediterraneo, dove “riveste un ruolo cruciale” anche come “ponte” con l’Europa.

Ma i vantaggi sono potenzialmente più ampi e importanti, per tutti. Perché “la diffusione delle rinnovabili in Nord Africa è un contributo essenziale alla transizione energetica, sia diminuendo le emissioni globali complessive sia fornendo energia pulita da esportare nell’Europa che ne ha bisogno”. La stagione politica è ripresa.

Consumi di energia in aumento del 4,3% a luglio. Volano le rinnovabili, crolla il carbone

In soli dodici mesi i consumi di energia elettrica sono saliti a 31,3 miliardi di kilowattora, in termini percentuali il 4,5 in più. I dati raccolti a luglio da Terna, la società che gestisce la rete nazionale di trasmissione, evidenziano una variazione significativa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: il “più alto in termini di consumi dal 2015”, mette in luce l’azienda guidata da Giuseppina Di Foggia. Sottolineando anche altri fattori: innanzitutto il pieno recupero dal dato negativo di luglio 2023 (-3,4%), raggiunto contando due giorni lavorativi in più, 23 anziché 21, con il caldo a farla ovviamente da padrone sebbene con temperature medie mensili “sostanzialmente in linea“, eccezion fatta per l’ultima settimana del mese “durante la quale hanno superato di tre gradi centigradi quella dello stesso periodo dello scorso anno“. Terna, comunque, chiarisce che “le elevate temperature raggiunte non hanno intaccato i margini di adeguatezza, che rimangono positivi“.

Il trend di luglio rispecchia l’andamento dei primi sette mesi di quest’anno, durante i quali è stato registrata una crescita del fabbisogno nazionale dell’1,7%, così come sono aumentati del 3,5 percento (su base annua) i consumi delle imprese ‘energivore’, secondo l’Indice mensile dei consumi elettrici industriali (Imcei). Di positivo c’è che oltre l’86% della domanda di energia del Paese è stata soddisfatta grazie alla produzione nazionale, riducendo così al 13,6 il saldo dello scambio con l’estero.

L’analisi di Terna, poi, conferma l’ascesa delle rinnovabili. Da gennaio la capacità installata è ulteriormente migliorata di 4.282 MW (3.853 MW solo di fotovoltaico), ovvero il 39% in più in un anno. Inoltre, a luglio le fonti alternative hanno coperto il 44,2% della domanda di energia su un totale di 27 miliardi kilowattora prodotti a livello nazionale. Una percentuale di circa quattro punti superiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A godere di ottima salute sono soprattutto idrico (+38,7%), fotovoltaico (+22,4%) e geotermia (+0,7%), sebbene con dettagli che vanno assolutamente presi in considerazione nella riflessione generale. Perché, ad esempio, la siccità produce danni significativi nel Sud del Paese, con la Sicilia che registra valori minimi storici di idraulicità mentre al Nord volano. Per quanto riguarda la produzione fotovoltaica, l’incremento di 867 Gigawattora “è dovuto al contributo positivo dell’aumento di capacità in esercizio (+877 GWh) che ha compensato il minor irraggiamento (-10 GWh)“. Nel quadro, però, ci sono anche aspetti negativi, come il calo di eolico (-11,6%) e termico (-6,5%).

Buone notizie arrivano anche sul fronte della riduzione dell’utilizzo di fonti fossili, perché a luglio la quota di produzione a carbone crolla addirittura del 74,8 percento rispetto allo stesso periodo del 2023. Segnali che indicano come il sentiero sia ancora lungo da percorrere, ma almeno la strada imboccata dal nostro Paese è quella giusta.

Germania, Italia, Spagna: avanzano le aziende cinesi nell’eolico europeo

I produttori di turbine eoliche hanno fornito una quantità record di volume nel 2023, secondo il rapporto annuale Supply Side Data del Global Wind Energy Council: 30 produttori nel mondo hanno installato un record di 120,7 GW di nuova capacità l’anno scorso, nonostante un contesto macroeconomico difficile e le continue sfide della catena di fornitura. I fornitori cinesi hanno installato 81,6 GW nel 2023, con conseguente occupazione da parte delle aziende cinesi di quattro dei primi cinque posti nella classifica dei fornitori di quest’anno.

Goldwind è emerso come fornitore principale nel 2023, con Envision che è salita di tre posizioni al secondo posto e la danese Vestas al terzo posto. Windey e MingYang occupano rispettivamente il quarto e il quinto posto, con quest’ultimo che è riconosciuto come il più grande fornitore di turbine eoliche offshore al mondo nel 2023. Vestas, Siemens Gamesa, Nordex Group, GE Vernova ed Enercon, rimangono i primi cinque fornitori di turbine in Europa nel 2023. A livello globale, Vestas è scesa però di due posizioni dal 2022 al 3° posto, sebbene con turbine eoliche installate in 36 paesi l’operatore danese rimanga il più diversificato geograficamente.

Il 97 percento delle installazioni delle aziende cinesi nel 2023 in effetti è avvenuto nel loro mercato interno, la Cina, lo stesso livello dell’anno precedente. Le aziende cinesi hanno installato infatti solo 2,3 GW al di fuori del loro mercato interno l’anno scorso, di cui il 63% nella regione asiatica. Riguardano l’Europa ordini per 1,2 gigawatt (GW) nel 2023, come mostrano i dati di WindEurope. E nei primi mesi di quest’anno gli ordini europei di turbine prodotte in Cina hanno raggiunto i 546 megawatt (MW). Qualcosa sta dunque cambiando.

A inizio luglio Luxcara, fondo di private equity tedesco, ha firmato un accordo preferenziale di fornitura turbine con MingYang Smart Energy per il progetto eolico offshore Waterkant nel Mare del Nord tedesco. L’accordo di prenotazione è stato siglato – fa sapere il fondo – dopo una gara d’appalto internazionale e un’ampia due diligence e copre la fornitura di 16 delle turbine eoliche offshore più potenti al mondo con una capacità fino a 18,5 MW ciascuna per l’installazione nel 2028. E Luxcara si è aggiudicata ieri, lunedì 12 agosto, 1,5 Gw in una gara d’appalto in Germania. Nella partita potrebbe dunque entrare anche MingYang, lo stesso operatore che ha firmato la scorsa settimana col Ministero delle imprese e del Made in Italy un memorandum da 500 milioni insieme a Renexia, società italiana attiva nel settore delle rinnovabili del gruppo Toto, con l’obiettivo di creare in Italia una Newco per la costruzione delle turbine eoliche.

La Commissione europea vorrà probabilmente esaminare il memorandum nel contesto del Regolamento Ue sulle sovvenzioni estere. Gli investimenti nel settore manifatturiero rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento“, ha commentato a GEA Christoph Zipf, responsabile delle comunicazioni di Wind Europe, l’associazione che raggruppa le aziende del settore eolico europeo. “Nell’aprile di quest’anno la Commissione europea ha annunciato l’avvio di un’indagine sui fornitori cinesi di turbine eoliche in base al nuovo regolamento sulle sovvenzioni estere. Questo strumento è un modo per garantire una concorrenza leale e condizioni di parità tra gli attori del mercato. La Commissione europea può utilizzarlo quando ritiene che ci possa essere un elemento di sovvenzioni statali sleali“, ha sottolineato ancora Zipf a GEA.

Proprio per dribblare eventuali indagini, così come accaduto sulle auto elettriche e probabilmente sui pannelli solari, le aziende cinesi stanno dunque accelerando per produrre direttamente in Europa, come dimostra la firma della scorsa settimana in Italia. A parte i dazi, c’è anche una questione logistica: spedire apparecchiature gigantesche è una sfida costosa. Vensys, una divisione di Goldwind, ha in programma di produrre un modello di pala di turbina eolica da 86 metri presso un’ex fabbrica di Airbus recentemente acquistata a Ferreira, in Spagna, aveva dichiarato a Reuters a giugno E pure un altro produttore cinese di turbine eoliche, Sany, sta valutando l’apertura di un impianto nel Vecchio Continente.

In attesa di veder aprire i cantieri eolici cinesi in Italia e in Europa, “le turbine eoliche made in Pechino vengono offerte nella Ue a un prezzo inferiore del 30-50% rispetto alle turbine europee, con termini di pagamento differiti fino a 3 anni”, ricorda Wind Europe.

Rinnovabili, via libera al testo unico. Pichetto: “Regole e tempi certi”

Semplificare le procedure di autorizzazione, per ridurre i tempi di installazione delle rinnovabili. E’ la strategia del governo, nel testo unico approvato in consiglio dei ministri.
Una “mediazione“, la definisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, tra chi, soprattutto in regime di attività libera, vorrebbe la massima flessibilità nell’installazione degli impianti e chi vorrebbe più rispetto per i vincoli paesaggistici.

Quello approvato in via preliminare è lo schema di decreto legislativo in materia di regimi amministrativi: raccoglie, unifica e consolida le norme che disciplinano la realizzazione delle Fer. Un provvedimento che porta, oltre a quella di Pichetto, anche le firme dei ministri per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, e per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Lo schema individua i regimi amministrativi per la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione, dei sistemi di accumulo, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili alla realizzazione degli impianti. Si passa da cinque a tre tipologie di autorizzazioni, a seconda della dimensione e della localizzazione degli impianti: l’attività libera, la procedura abilitativa semplificata e l’Autorizzazione unica per i grandi impianti.

Una “cornice unitaria e armonica“, per Pichetto, che “pone le basi per una riforma di sistema, orientata agli obiettivi del Pniec con pragmatismo e senza far venire meno le tutele ambientali”, rivendica, puntando su “regole certe e trasparenza nei tempi”. Un primo “significativo” passo, a cui dovranno seguirne altri, sottolinea Zangrillo, per “ridurre il peso burocratico nei confronti delle imprese che operano nel settore delle energie Rinnovabili, semplificando e standardizzando le procedure, con un risparmio di tempo e di costi anche per le amministrazioni coinvolte“. Un tassello del complesso panorama delle semplificazioni amministrative, che, ricorda, “ci avvicina al traguardo delle 200 procedure semplificate, step previsto per quest’anno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Un traguardo “perfettamente in linea con la grande operazione di pulizia normativa, semplificazione delle procedure e sburocratizzazione che questo governo ha avviato per rendere la vita più facile a imprese e cittadini“, fa eco Casellati, che ribadisce come l’economia verde non debba essere “un peso” ma “un’opportunità” per le aziende.

Il nuovo provvedimento dispone che l’attività libera non richieda atti di assenso o dichiarazioni, tranne in caso di vincoli paesaggistici, nel quale l’autorità dovrà esprimersi entro trenta giorni (oggi il termine è di almeno 45 giorni).

La ‘PAS’, procedura abilitativa semplificata, riguarda invece progetti che non richiedono procedimento di ‘permitting’ e non sono assoggettati a valutazioni ambientali: a seconda delle casistiche, con l’eventuale coinvolgimento di più amministrazioni, si va da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 75 per terminare la procedura. Oggi quest’ultimo termine può essere sospeso senza fissare alcun limite massimo per tale sospensione potendo, dunque, la procedura, durare anche due anni.

L’istanza di Autorizzazione Unica va invece presentata alla Regione per impianti sotto i 300 megawatt e oltre quella soglia al Mase: rientrano in quest’ultima casistica gli impianti off-shore. Il procedimento, a seconda della complessità può durare 175 giorni, nel caso di progetti non sottoposti a valutazioni ambientali, fino a 420 giorni, nella più complessa delle ipotesi, dovendo prevedere in quest’ultima anche la Verifica di assoggettabilità a VIA e la Valutazione d’Impatto Ambientale. Finora la legge ha previsto un termine di 60 o 90 giorni per la durata del procedimento di autorizzazione, senza, tuttavia, chiarire il tempo occorrente per la verifica di completezza della documentazione e comunque al netto dei tempi per le valutazioni ambientali.