Clima, Mattarella: “Serve impegno straordinario con misure rapide di salvaguardia”

Sergio Mattarella torna a Bologna a pochi giorni dalla nuova ondata di maltempo che ha messo in ginocchio l’Emilia-Romagna. Non è la prima volta che il presidente della Repubblica ribadisce il proprio monito a tenere alta l’attenzione sui cambiamenti climatici, le cui conseguenze sono anche le alluvioni che “stanno colpendo queste terre con una frequenza e una intensità che non conoscevamo“. Ragion per cui sottolinea quanto sia “necessario un impegno di carattere straordinario che coinvolga istituzioni e società civile, imprese e cittadini e che non sottovaluti la necessità di misure rapide di salvaguardia“. Del resto, ammonisce, “i drammi a cui sono costrette migliaia di famiglia sono anche conseguenza di trasformazioni intervenute da decenni nei territori“.

Il capo dello Stato, in città per partecipare inaugurazione della Biennale dell’economia cooperativa e al 70esimo anniversario della Fondazione per le Scienze religiose, al suo arrivo fa come prima tappa gli uffici della Prefettura, dove incontra i familiari di Simone Farinelli, il ventenne che ha perso la vita nei giorni scorsi a causa dell’alluvione che ha provocato una piena del Rio Caurinzano, a Botteghino di Zocca, che lo ha sorpreso mentre era in auto col fratello. Mattarella coglie l’occasione anche per ricevere la visita della presidente facente funzioni della Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, e del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ai quali chiede informazioni sulla situazione nei vari territori e aggiornamenti sui danni causati dalla furia del clima. Il primo cittadino spiega che a Bologna capoluogo la situazione è “particolarmente seria, se non altro per la popolazione coinvolta: abbiamo avuto 1.400 luoghi della città allagati, il ché significa anche case, non solo garage“. Il presidente chiede lumi anche sugli sfollati. Lepore risponde che “all’inizio erano 500 nel capoluogo e 2.500 su tutta l’area metropolitana. Abbiamo abbastanza recuperato – rassicura il sindaco -: una decina di persone nel capoluogo sono ancora in albergo e qualche centinaia dell’area metropolitana. Sono tutti seguiti, ma alcuni hanno perso la casa e dobbiamo capire come fare“.

Mattarella, sempre attento a questi temi, più volte è intervenuto per lanciare moniti su uno dei fenomeni globali più insidiosi. Cosa che fa anche nel suo intervento davanti alla platea della Lega delle Cooperative, rivolgendo in apertura del suo discorso “un pensiero di solidarietà alla città che ci ospita, ai familiari delle vittime dell’alluvione e del gravissimo incidente sul lavoro di ieri, alle famiglie che stanno soffrendo le conseguenze del maltempo“. Perché l’Emilia-Romagna piange, assieme all’Italia intera, altre due vite spezzate, questa volta allo stabilimento della Toyota Material Handling di Borgo Panigale, dove un’esplosione ha ucciso gli operai Fabio Tosi e Lorenzo Cubello e ferito altri 11, uno dei quali si trova ricoverato in gravi condizioni. “Non ci sono più parole adeguate per esprimere l’allarme e l’angoscia per gli incidenti che colpiscono chi sta lavorando, per l’insufficienza della sicurezza per chi lavora“, sottolinea il presidente della Repubblica dal palco.

Le parole di Mattarella arrivano proprio nel giorno in cui, a Roma, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in occasione del Consiglio Generale, sottoscrive la ‘Carta di Lorenzo‘, il documento dedicato alla memoria di Lorenzo Parelli, studente al quarto anno dell’Istituto professionale ‘Bearzi‘ di Udine, vittima nel 2022 di un incidente durante il periodo di alternanza scuola lavoro. Un impegno sottolineato anche dal messaggio inviato dal capo dello Stato per l’assemblea, riconoscendo lo sforzo “che il sistema delle imprese intende assumere nei confronti della sicurezza negli ambienti di lavoro per una maggiore tutela degli studenti impegnati in percorsi di formazione in azienda“. La vicenda di Lorenzo Parelli “ha drammaticamente richiamato l’attenzione dell’intera società italiana sui processi che accompagnano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro” e per questo che “mentre rivolgo un pensiero ai suoi genitori e a quanti lo ebbero caro” Mattarella esprime “apprezzamento per il solenne impegno che viene assunto affinché accorciare la distanza tra giovani e lavoro si accompagni al rispetto della loro dignità di persone, di lavoratori, di cittadini“.

Maltempo, Musumeci: “Serve il coraggio di una legge contro l’eccessivo consumo di suolo”

Il maltempo mette nuovamente in ginocchio un pezzo importante del territorio italiano. Le istituzioni sono in allerta ma si riaccende il dibattito su uno dei temi sempre in primo piano nell’agenda politica. Per il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, bisogna partire “dal principio che tutto quello che è stato fatto finora dal punto di vista dell’ingegneria idraulica non basta più, non serve più”. Anzi, “molte volte il cambiamento climatico rischia di diventare una sorta di alibi per la mancanza di prevenzione”, avverte. Ad essere precisi, il monito di Musumeci è che proprio “manca la priorità della prevenzione, in tutti gli enti locali ma anche a livello nazionale”.

Dunque, in concreto, il ministro individua “l’eccessivo consumo di suolo” tra le maggiori cause, ragion per cui “bisogna avere il coraggio di una legge che ponga un freno a questa prassi assolutamente deplorevole, perché dove arriva il cemento diventa il migliore complice dell’acqua”.

Un concetto che per una volta diventa trait d’unione tra maggioranza e opposizione. L’Italia “è un territorio fragile e serve un salto di qualità sulla prevenzione del dissesto idrogeologico. C’è bisogno di una legge per contrastare il consumo di suolo, perché si è cementificato troppo”, dice infatti la segretaria del Pd, Elly Schlein. Mentre il portavoce nazionale di Europa verde e deputato Avs, Angelo Bonelli, ‘invita’ la premier, Giorgia Meloni, a portare una norma su questo argomento in Cdm “invece di sfidare la magistratura”. I Cinquestelle, invece, si prendono qualche ‘rivincita’ su Musumeci: “Siamo contenti che dalle sue parti sia suonata una sveglia, ma è in ritardo. È da due anni che diciamo che il contrasto al dissesto idrogeologico deve essere messo in cima all’agenda politica”.

Sullo sfondo di questo nuovo capitolo del dibattito politico restano le parole del capo dello Stato al Festival delle Regioni, che si svolge a Bari. Domenica scorsa, infatti, Sergio Mattarella ha ribadito che “contrastare il cambiamento climatico e proseguire con decisione sulla via della decarbonizzazione sono obiettivi non rinunziabili”. Semmai, “le politiche ambientali vanno integrate nelle politiche per la crescita, non considerate un freno allo sviluppo. Lo sviluppo deve essere sostenibile, diversamente è vano e illusorio”.

Sono tanti i punti toccati dal presidente della Repubblica, a partire dalla necessità di “fare leva su una governance sovranazionale” per raggiungere i target delle transizione ecologica e digitale. Tenendo presente che non esiste una sola ricetta, anzi questi processi “vanno affrontati tenendo conto delle specificità culturali, economiche e sociali delle diverse aree del Pianeta”. Mattarella suggerisce di utilizzare lo sguardo dei più giovani sui temi ambientali: “A loro è chiaro come la natura non possa più essere considerata come una risorsa da utilizzare e da sfruttare”. Anche per evitare uno dei fenomeni più odiosi causati dai cambiamenti climatici: “Sovente sono all’origine delle disuguaglianze e, in ogni caso, le accrescono – ha messo in luce il capo dello Stato -. Basti pensare alla carenza di acqua potabile che interessa interi Stati o al fenomeno della desertificazione, entrambi causa di conflitti e di grandi migrazioni di massa”. Ecco perché, ha ripetuto ancora una volta Mattarella, “le politiche ambientali devono salvaguardare, quindi, le condizioni personali e sociali più deboli”.

Sperando che almeno su alcuni temi centrali per il futuro del Paese (e dell’Europa) ci possa essere, se non unità di intenti, quantomeno un fronte comune della politica.

Ponte Morandi, 6 anni dopo l’Italia non dimentica. Mattarella: “Accertare responsabilità”

Il 14 agosto 2018 non sarà mai una data qualsiasi per l’Italia. Quella mattina il Paese, in pausa per godersi qualche ora di riposo per il Ferragosto, si rialzò di colpo, sconvolto dal crollo del viadotto del Polcevera, a Genova, più comunemente conosciuto come Ponte Morandi, uno dei tanti costruiti nella penisola dal grande ingegnere italiano. Morirono 43 persone, innocenti che hanno avuto la sola colpa di attraversare quel pezzo di strada nel momento sbagliato: quando si staccarono alcune lastre di pavimentazione stradale, cadendo nel canale sottostante e inghiottendo le macchine che lo stavano attraversando, la storia dell’Italia cambiò inevitabilmente.

Sono passati 6 anni da quella tragedia, il ponte è stato ricostruito grazie all’impegno di tutti, istituzioni comprese, che hanno prodotto uno sforzo normativo fuori sincrono con la prassi italiana. Oggi il Ponte San Giorgio è bello, sicuro, ma chiunque guardi in quella direzione non può dimenticare il perché sia lì.

Non lo dimentica il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in un messaggio inviato al sindaco di Genova, Marco Bucci. Sono poche righe ma cariche di contenuti e significato. “Le immagini di quel drammatico evento appartengono alla memoria collettiva della Repubblica e richiamano alla responsabilità condivisa di assicurare libertà di circolazione e assenza di rischi a tutti gli utenti, tutelando il patrimonio infrastrutturale del Paese“. Il capo dello Stato non dimentica nessuno degli aspetti che ancora caratterizzano questo anniversario. “Le responsabilità devono essere definitivamente accertate – aggiunge – e auspico che il lavoro delle autorità preposte si svolga con l’efficacia e la prontezza necessarie a ogni sentimento di giustizia“. Perché “il tempestivo processo di ricostruzione del collegamento tramite il Ponte Genova San Giorgio non costituisce attenuante per quanto accaduto“. Il presidente della Repubblica, poi, conclude: “In questa giornata di cordoglio e di memoria la Repubblica esprime vicinanza ai familiari delle 43 vittime, unitamente a un profondo sentimento di solidarietà alla Città“.

Sceglie tre parole-chiave specifiche la premier, Giorgia Meloni: “Memoria, rinascita, giustizia“. Parlando di “catastrofe che il 14 agosto 2018 ha sconvolto Genova, la Liguria e la nazione intera“, la presidente del Consiglio onora le vittime ed esalta come Genova sia “rinata più forte e più caparbia di prima” con il Ponte San Giorgio, “la cui costruzione ha segnato un modello di efficienza, innovazione e capacità ingegneristica“, ma “quel Ponte ricorda alla nazione le tante, troppe, domande rimaste ancora senza risposta“. Per cui “fare giustizia e individuare le responsabilità per ciò che è accaduto, accertando una volta per tutte colpe e omissioni, è un dovere morale, oltre che giudiziario“, sottolinea Meloni. Che rinnova l’auspicio affinché “l’iter giudiziario possa concludersi nel più breve tempo possibile perché Genova, la Liguria e l’Italia aspettano di conoscere la verità processuale su ciò che è accaduto“.

Se lo ricorda bene quel giorno anche il vicepremier, Matteo Salvini. All’epoca vice presidente del Consiglio del governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte e costruito con Lega e Movimento 5 Stelle a guida di Luigi Di Maio. Sei anni dopo Salvini è il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti dell’esecutivo Meloni, ma assicura che l’impegno non cambia. “Una tragedia che contò 43 vittime (ai quali va il nostro pensiero), centinaia di sfollati e tanta rabbia per una situazione che poteva essere evitata“, scrive su Instagram. “Grazie anche alla commovente capacità di reazione del popolo genovese, quel dramma riuscì però ad unire una città, una regione e un intero Paese che, superando ostacoli, burocrazia e lentezze, portò alla costruzione in tempi record di un nuovo Ponte, diventato un modello ingegneristico nel mondo – aggiunge -. Questa straordinaria opera infrastrutturale dimostra ancora oggi che, se tutti sono disposti a fare la loro parte, l’Italia ha tutti i mezzi necessari per rinascere nel nome dello sviluppo, del lavoro e dei ‘Sì’: è l’impegno che stiamo portando avanti“.

Nel giorno della commemorazione non mancano i pensieri delle alte cariche istituzionali. “Le ferite di quel disastro sono ancora aperte, così come saranno per sempre scolpite nella nostra memoria le immagini di una città, Genova, spezzata in due e quel senso di incredulità e rabbia che tutti abbiamo provato in quei drammatici momenti“, scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Ricordando che il ricordo di quell’evento drammatico è anche “una importante occasione per riflettere sull’eccezionale esempio di resilienza e impegno che ha portato alla rapida ricostruzione del nuovo Ponte San Giorgio. Un significativo segnale di riscatto per l’intera comunità nazionale“. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ricorda le vittime “con profonda commozione“, dedicando “una preghiera per loro e la più sentita vicinanza alle loro famiglie“.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, poi, sottolinea come “a sei anni dal crollo ricordiamo le 43 vittime e la grande dignità delle popolazioni colpite, capaci di rialzarsi dopo quel dramma. Una forte azione comune, che ha coinvolto tutti i livelli dello Stato, ha consentito la ricostruzione – dichiara -, segno di ripartenza e riaffermazione del più autentico senso di comunità“. Il cordoglio è comunque unanime, da destra a sinistra. Per una tragedia che continua a scuotere le coscienze di un intero Paese.

Mattarella visita Phi-Lab di Esrin-Esa: “Lo Spazio resti luogo comune per l’umanità”

Sergio Mattarella rilancia il valore della collaborazione scientifica. L’occasione è la visita all’Esrin, il centro di eccellenza dell’Agenzia spaziale europea per l’osservazione dei parametri della Terra, che ha una delle sedi operative a Frascati, nel cuore dei Castelli Romani. Il presidente della Repubblica visita il Phi-Lab, ascolta dalla viva voce di ricercatori e scienziati tutte le operazioni in cui sono impegnati gli esperti provenienti da tutta Europa. “La collaborazione, il lavoro comune in Europa moltiplica le potenzialità di ogni Paese e ne esalta i risultati“, esordisce nel saluto “fuori programma” al termine della visita.

Il capo dello Stato sottolinea come “esaminare, studiare, approfondire l’andamento dei fenomeni che riguardano la Terra, consente benefici sempre più ampi alle persone, grazie alla strumentazione disponibile“. In particolar modo “in quei territori in cui si manifestano fragilità, fenomeni come la siccità, la desertificazione, l’innalzamento delle acque dei mari“, dunque è “un contributo di grande rilievo quello che fornisce l’Esrin in questa dimensione prioritaria delle sfide che si pongono davanti a tutti noi“.

Il video preparato da Esrin-Esa in occasione della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

 

Mattarella ascolta le parole di Francesca Leonelli, Earth Observation Green Transition Data Application Scientist di Esa, che spiega di apprezzare un aspetto in particolare del suo lavoro: “Poter toccare con mano, quotidianamente, lo spirito di cooperazione concreta tra Paesi diversi, a partire dal lavorare a stretto contatto con i colleghi di diverse nazionalità all’interno dell’Agenzia, all’interagire con i vari consorzi che sviluppano specifici progetti per Esa e quasi sempre formati da squadre di enti provenienti da Paesi diversi“.

Un tema toccato anche da Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana, tra i fondatori dell’Esa: “La cooperazione e la ‘diplomazia spaziale’ sono una delle nostre più grandi ambizioni e sfide“. Asi sarà protagonista, dal 14 al 18 ottobre prossimi, del Congresso Internazionale di Astronautica, che quest’anno si svolgerà in Italia, a Milano, “riunendo l’intera comunità spaziale internazionale, circa 10mila delegati: scienziati, ricercatori, rappresentanti delle agenzie spaziali (inclusa l’Esa), dell’industria e dell’Accademia, studenti e giovani professionisti, Autorità politiche e membri dei diversi Parlamenti provenienti da più di 100 Paesi da sei continenti“.

L’esperienza di Esrin porta alla riflessione di Mattarella, che ribadisce un concetto a lui molto caro: “La ricerca non ha confini, né frontiere da rispettare e osservare, ma è necessariamente comune. Ed è questo che fa crescere e consente benefici all’umanità“.

Del resto, come mette in luce pure il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, Josef Aschbacher, “lo Spazio ricopre un ruolo strategico nel panorama geopolitico, in termini di strumenti a sostegno di politiche europee di prioritaria importanza, come il Green Deal europeo, quella della digitalizzazione e della sicurezza. Inoltre, stimola e si basa sulla cooperazione internazionale e ha un’importante dimensione culturale per l’umanità“.

Il capo dello Stato ascolta, applaude e poi lancia un monito: “E’ fondamentale che lo Spazio resti sempre un luogo comune dell’umanità“. Perché la collaborazione scientifica è “un messaggio importante in questo momento in cui il mondo è sempre più interconnesso, raccolto, in cui le parti sono sempre più ravvicinate”, ma allo stesso tempo presenta “tensioni, in linea contrapposta a quello che si propone la ricerca scientifica e i risultati che ne consegue“, prosegue il capo dello Stato. Dunque, “dimostrare quanto sia importante la collaborazione e quanti risultati faccia pervenire a beneficio dell’umanità, è un messaggio non astratto ma concretamente efficace”, continua. “Lo Spazio è sempre più una dimensione crescente, dominante, protagonista per la vita dell’umanità. E da qui esce un messaggio che vorrei sottolineare il più possibile, di una volontà doverosa e ostinata perché lo Spazio sia sempre un ambito di collaborazione scientifica e internazionale. Sia un luogo comune per l’umanità – conclude il presidente della Repubblica -. Questo è un messaggio fondamentale per il futuro della Terra”.

Mattarella in visita all’Onu per ribadire l’impegno dell’Italia per il multilateralismo

Ribadire l’importanza del multilateralismo e fare il punto sul monitoraggio dell’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 dell’Onu. Sono questi gli scopi principali della visita ufficiale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’Onu da domenica 5 maggio a martedì 7.

Fitta l’agenda del capo dello Stato, che avrà anche incontri bilaterali per confrontarsi sui temi più stringenti dell’attualità geopolitica. L’arrivo a New York è fissato per domenica 5 maggio e prevede una visita al Metropolitan Museum, accompagnayto dal direttore, Max Hollein, per alcune opere permanenti e la mostra ‘The Harlem Renaissance and transatlantic modernism‘.

Da lunedì 6 maggio si entra subito nel vivo, con l’indirizzo di saluto di Mattarella alla Conferenza sullo stato di attuazione dell’obiettivo di sviluppo 16 ‘Pace, giustizia e istituzioni per lo sviluppo sostenibile’, organizzata dalla Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, dal segretario dell’Onu e dall’Idlo, che per la prima volta si svolge al Palazzo di Vetro, in ambito Ecosoc (Consiglio economico e sociale), uno tra i primi tre organismi più importanti dell’Onu, che opera sulle questioni di carattere economico, sociale ed ambientale. Sarà un appuntamento molto importante per l’Italia: il numero 16 è di sicuro il goal più complesso dell’Agenda 2030, perché si prefigge di raggiungere un equilibrio a livello mondiale su temi come la pace, la democrazia, la governance e la giustizia. Proprio la delicatezza degli argomenti ha spinto, anni fa, il nostro Paese ad attivare una sorta di monitoraggio lo stato di attuazione di questo obiettivo, i cui risultati sono stati presentati ogni anno, a Roma, in una conferenza che stavolta si terrà negli Usa in concomitanza con la visita del presidente della Repubblica.

Mattarella in tarda mattinata vedrà anche i funzionari italiani delle Nazioni Unite e a seguire, al Metropolitan Club, una rappresentanza qualificata della comunità italiana che vive negli States.

Nel pomeriggio, invece, si svolgerà il bilaterale con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Saranno due ore intense per discutere di tutte le questioni più importanti che sono attualmente sullo scacchiere internazionale. Sicuramente Mattarella e Guterres discuteranno delle due grandi crisi, quella in Ucraina con l’invasione russa, e in Medio Oriente, dove il conflitto tra Israele e Palestina continua a destabilizzare l’area espando, però, gli effetti negativi anche oltre i confini regionali. Ci sarà spazio anche per discutere dell’Africa e delle altre criticità che esistono in diverse zone della terra. Si parlerà, poi, di cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030, ma soprattutto degli obiettivi che si è posta l’Onu con il Summit del futuro‘, in programma il 22 e 23 settembre prossimi. Un vertice che dovrà riaccendere una riflessione collettiva sulle possibili riforme per le Nazioni Unite, ma che dovrà essere anche l’occasione per attivare decisioni concrete che aiutino a superare non solo i problemi strutturali, ma anche le difficoltà politiche ad affrontare e risolvere divisioni e contrapposizioni, che finora non hanno consentito di fare sintesi.

All’incontro tra Mattarella e Guterres seguirà un pranzo di lavoro, al quale sono attesi anche la vice segretaria generale, Amina J. Mohammed, e la segretaria generale aggiunta per gli Affari politici e il Pacebuilding, Rosemary DeCarlo.

Il momento clou della visita del capo dello Stato a New York sarà il giorno dopo, 7 maggio. Mattarella, infatti, interverrà all’Assemblea generale dell’Onu con un’allocuzione dal titolo ‘Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni. L’intervento sarà di ampia portata e servirà a ribadire l’impegno dell’Italia in questi 75 anni, anche in altri ambiti come il G7 e l’Unione europea, ritenendo il sistema multilaterale l’unico strumento per portare avanti i principi della Carta delle Nazioni Unite, che ha come obiettivo quello di trovare soluzioni alle controversie con mezzi pacifici. Il presidente della Repubblica, poi, prima di rientrare a Roma, sarà all’Italian Academy della Columbia University per incontrare il Comitato dei garanti, e al Consolato generale italiano, per un saluto con il console, Fabrizio Di Michele, e il personale della struttura.

Piano Mattei, Mattarella: “Collaborazione paritaria con l’Africa. Futuro comune con Ue”

La stabilità dell’Africa resta uno dei temi prioritari dell’agenda internazionale. Un concetto ribadito dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, anche nella seconda tappa del suo viaggio nel continente africano, al termine dell’incontro al Palazzo Presidenziale di Accra con Nana Addo Dankwa Akufo-Add, presidente della Repubblica del Ghana, Paese che l’Italia considera “un esempio virtuoso di democrazia, un modello che può trasmettere anche ad altri l’importanza della democrazia”, soprattutto in questa fase storica in cui alcune nazioni dell’Africa occidentale “il sistema democratico sembra davvero vacillare”.

Mattarella ricorda come “anche grazie alle riforme intraprese, il Ghana sta superando con successo la crisi economica e finanziaria che l’ha messa a dura prova nel periodo passato”. Del resto si tratta di un “partner fondamentale” per l’Italia “nell’ambito del partenariato tra Africa ed Europa, che intendiamo fondato sul reciproco rispetto, sul rapporto paritario e di collaborazione che giova a entrambe le parti”, spiega il presidente della Repubblica. Perché, a suo modo di vedere, “il futuro di Africa ed Europa è necessariamente comune”, dice confermando la visione già espressa più volte.

Sono tanti i temi su cui è possibile unire le forze, ma è necessario coltivare gli stessi valori. Come accade a Ghana e Italia, “che si ispirano a multilateralismo, dialogo fra tutti i Paesi, pace e alla convinzione che la strada intrapresa in alcune parti del mondo, in Europa, in Africa, in Medio Oriente, per la sopraffazione della guerra, è quella sbagliata”, sottolinea Mattarella. Per questo serve “il rafforzamento delle Nazioni Unite” con la “necessaria” riforma del Consiglio di sicurezza. Per affrontare le “sfide che abbiamo di fronte come umanità, anzitutto quella del clima, che richiedono una grande collaborazione internazionale, impossibile in uno scenario di contrapposizione”.

Roma e Accra, però, hanno “anche una tradizionale, grande collaborazione sul versante energetico, che è un aspetto importante del nostro partenariato”, mette in luce Mattarella. Ricordando che l’Eni è presente in Ghana “da tanto tempo e continuerà ad esserlo certamente, una volta superate le difficoltà” per una cooperazione “che si manterrà e si svilupperà”.

In questo quadro si inserisce “il Piano Mattei che il governo italiano ha lanciato, evocando un protagonista dell’amicizia tra Africa ed Europa e dell’amicizia per l’indipendenza allora conseguita dai Paesi africani”, spiega. Un progetto alla cui base c’è “la volontà di collaborare sul piano paritario, secondo le esigenze e le indicazioni dei Paesi africani, cercando di coinvolgere in questo l’intera Europa”.

Nel discorso del presidente della Repubblica c’è spazio per ricordare il comune impegno contro la pirateria e i traffici illeciti nel Golfo di Guinea: “Un impegno che è importante mantenere fermo”. Anche grazie alla presenza del pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, che collabora a “questo scopo comune, per la sicurezza della libertà di navigazione”.

Mattarella torna in Africa: visita in Costa d’Avorio e Ghana, energia e istruzione tra i temi

Costa d’Avorio e Ghana: sono le due tappe del nuovo viaggio istituzionale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Africa. Da oggi, 2 aprile, a sabato 6, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, il capo dello Stato tornerà nel continente africano, stavolta visitando due Paesi molto importanti dal punto di vista geostrategico e per il programma di cooperazione italiano, che si collega anche al Piano Mattei varato dal governo. Dopo essere stato in Etiopia e nell’area australe (Mozambico e Zambia), ora Mattarella visiterà la parte occidentale: per dare un ulteriore segnale a un continente che da sempre ha ricevuto l’attenzione italiana, ma che ora assume un ruolo sempre più centrale. Ovviamente, con questa doppia visita completa ma non esaurisce la geografia politica del Quirinale.

Sono principalmente tre i temi che saranno affrontati. Innanzitutto, Costa d’Avorio e Ghana, trovandosi a sud di un’area turbolenta come quella del Sahel, messa a durissima prova negli ultimi anni tra colpi di Stato e terrorismo, fungono anche da ‘cerniera’ grazie al fatto di aver sviluppato modelli e strutture democratiche nella regione. Soprattutto il Ghana, che ha una storia ‘esemplare’ anche sui processi elettorali. Ma entrambi i Paesi possono vantare economie dinamiche e aperte, dunque nonostante risentano delle turbolenze cercano comunque di portare avanti un’azione moderatrice e stabilizzatrice. Il 3 aprile Mattarella sarà ricevuto al Palazzo Presidenziale di Abidjan, dove incontrerà il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Nel pomeriggio, poi, sarà alla cerimonia di consegna delle Chiavi del Distretto di Abidjan, molto sentita dalla comunità locale: un’onorificenza riconosciuta a personalità ritenute di alto valore. Nella mattinata del 5 aprile, invece, ad Accra, Mattarella sarà alla Jubilee House, dove avrà un incontro con il presidente della Repubblica del Ghana, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo. A seguire, si recherà al Memoriale di Kwame Nkrumah e successivamente al Castello di Christiansborg.

La visita in Africa sarà anche l’occasione per portare il saluto al comandante e ai membri dell’equipaggio del Pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, impegnata in operazioni di monitoraggio nel Golfo di Guinea, nell’ambito di un programma di lotta alla pirateria e ad altre forme di criminalità in mare, come contributo al quadro di sicurezza di Paesi come Costa d’Avorio e Ghana, appunto, che essendo rivieraschi dipendono molto dai commerci e, quindi, dal transito delle imbarcazioni. Mattarella sarà a bordo della nave, attraccata al porto di Tema, ad Accra, il 6 aprile, prima di rientrare in Italia.

Altro argomento sarà la formazione e l’istruzione, molto centrale nel programma di cooperazione con l’Africa e ora anche con il Piano Mattei. Il 4 aprile, in Costa d’Avorio, Mattarella (primo presidente della Repubblica italiana in visita nel Paese) farà tappa al complesso scolastico di Canal Vridi, ristrutturata grazie all’impegno della Ong Avsi e dell’Eni, mentre sabato 6 aprile, sarà al Centro di formazione professionale don Bosco di Ashaiman, in Ghana, gestito dai padri salesiani e creato grazie al contributo di Confindustria Alto Adriatico: un progetto legato allo sviluppo dei flussi regolari dell’immigrazione, necessari alla nostra economia, che prevede la preparazione dei giovani africani, che poi saranno chiamati a fare pratica in Italia.

Si parlerà anche di energia nel viaggio del capo dello Stato. Sempre il 4 aprile, infatti, Mattarella visiterà la stazione a terra del giacimento di olio e gas associato di Baleine, scoperto nel 2021 dall’Eni a 70 chilometri dalla costa di Abidjan e a 1.200 metri di profondità, che ha potenzialità di 2,5 miliardi di barili di olio in posto e dall’entrata in produzione ha prodotto 100 miliardi di metri cubi di gas associato. Nell’area il Cane a sei zampe è molto attivo e ha in cantiere diversi progetti, non solo per le estrazioni ma anche per lo sviluppo delle comunità locali, che saranno illustrate del managing director Eni Costa d’Avorio e dall’intervento del ministro delle Miniere, del Petrolio e dell’Energia ivoriano.

 

 

Photo credit: sito internet ufficiale del Quirinale

Mattarella a Cipro il 26 e 27 febbraio, energia e Mediterraneo al centro dell’agenda

Quella di Sergio Mattarella, il 26 e 27 febbraio prossimi, sarà la prima visita di un presidente della Repubblica a Cipro. Tanti i temi che accompagnano il viaggio del capo dello Stato nel Paese che celebra nel 2024 i vent’anni dall’ingresso nell’Unione europea, ma anche – soprattutto – il cinquantesimo anniversario dalla guerra che nel 1974 sconvolse gli equilibri dell’isola, di cui ancora oggi si vedono gli strascichi.

Il programma è intenso, con diversi appuntamenti in agenda, per una due giorni utile ad acquisire il punto di vista di un partner europeo nella situazione geopolitica complessa che si vive oggi, sia nel Mediterraneo orientale quanto in Medio Oriente con le tensioni tra Israele e Palestina. Sullo sfondo restano le questioni storicamente aperte, la divisione tra le due comunità che convivono, quella turco-cipriota e quella dei greci-ciprioti, e il difficile rapporto con la Turchia, reso ancora più complicato dagli scontri sull’utilizzo della Zona economica esclusiva e dei giacimenti di gas offshore che sono stati scoperti negli ultimi anni.

L’Italia può vantare una forte presenza economica sul territorio, soprattutto grazie all’impegno di Eni, che dal 2013 è presente con sette licenze esplorative, grazie alle quali sono state possibili importanti scoperte nelle acque al largo di Cipro. L’ultima, in termini temporali, nel 2022, tramite il pozzo Zeus-1 perforato nel Blocco 6 (operato da Eni Cyprus, che ha il 50%, con TotalEnergies come partner) a 162 chilometri al largo della costa e 2.300 metri di profondità d’acqua, che ha volumi di gas tra i 56 e gli 85 miliardi di metri cubi. Mentre lo scorso 15 febbraio è stato completato il pozzo Cronos-2, nello stesso blocco, che ha una capacità stimata di oltre 4,2 milioni di metri cubi al giorno.

Sul tavolo restano aperti anche i dossier sui collegamenti per il trasporto del gas o quelli sulle infrastrutture per la liquefazione. Temi che sono sempre stati di primaria importanza, che dall’invasione russa in Ucraina hanno assunto un carattere prioritario, non solo per assicurare gli approvvigionamenti ma per garantire la sicurezza energetica del Vecchio continente.

Cipro, dunque, può diventare un prezioso alleato, sebbene la situazione non sia particolarmente felice per effetto della doppia crisi: quella scatenata dall’invasione decisa da Mosca in Ucraina (nel Paese è forte la presenza di investimenti russi) e la ripresa del conflitto mediorientale. Nicosia, infatti, è attiva nel tentativo di creare un corridoio umanitario con Gaza.

Cipro è impegnata in un programma di riforme annunciate dal presidente, Nikos Christodoulides, tra le quali quella di riattivare un dialogo costruttivo con Ankara. Mattarella, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, lo incontrerà al suo arrivo a Nicosia, lunedì 26 febbraio, al Palazzo Presidenziale. Il giorno successivo, martedì 27 febbraio, il capo dello Stato visiterà il Parlamento cipriota, accolto dalla presidente, Annita Demetriou. Nella mattinata Mattarella sarà anche nella buffer zone, la cosiddetta ‘linea verde‘, al quartier generale della forza Onu per il mantenimento della pace a Cipro, dove sarà ricevuto dal rappresentante speciale del segretario delle Nazioni Unite e capo della forza di peacekeeping a Cipro, Colin Steward, che nel contingente al suo comando può contare anche sulla presenza di quattro marescialli dell’Arma dei Carabinieri.

Mattarella, poi, sarà al Comitato per le persone scomparse, che si occupa di dare un nome e un’identità alle oltre duemila vittime della guerra tra le comunità turca e greca degli anni Settanta. Molto simbolica sarà anche la visita al vecchio aeroporto di Nicosia, che ha la caratteristica di essere rimasto esattamente come cinquant’anni fa, dopo il conflitto. A metà mattinata, poi, è previsto l’arrivo al porto di Limassol dove il presidente della Repubblica visiterà la fregata ‘Carlo Bergamini‘ della Marina Militare, accolto dal capo di stato maggiore, l’ammiraglio Enrico Credendino. Nel pomeriggio l’ultima tappa: Mattarella sarà infatti a Paphos, capoluogo del distretto di origine di Christodoulides, che lo accompagnerà al sito archeologico della Casa di Dioniso e dei mosaici romani.

Mattarella: “Giovani disorientati da mondo debole nel contrastare crisi ambientale sempre più minacciosa”

Guerre, ascolto, pace, lavoro, diritti, unità. Sono alcune delle parole chiave utilizzate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio consegnato agli italiani nell’ultimo giorno dell’anno, il nono tra il primo mandato e l’inizio del secondo. Dallo studio della sala della Vetrata, al Quirinale, con alle spalle l’albero di Natale e le bandiere italiana, europea e della Repubblica, il capo dello Stato guarda al 2024 ricordando che “non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo”.

Perché “sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità”. Ma allo stesso tempo il presidente sottolinea: “Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. La violenza. Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate”.

Il pensiero corre alle “devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla”. E alla “orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”.

Il monito di Mattarella è chiaro: “La guerra, ogni guerra, genera odio. E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti”.

Il presidente della Repubblica lancia un messaggio semplice, ma potente. “È indispensabile – dice – fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”. Mattarella aggiunge: “Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”. Ma “sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace”. E “per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi”.

Il capo dello Stato si rivolge, poi, come spesso accade, direttamente ai giovani, con i quali costruisce fin dal suo primo mandato un filo diretto. “L’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete”.

Mattarella mette in luce che “rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento – continua – che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”. Ma “in una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Un passaggio importante del suo discorso, il presidente della Repubblica lo dedica all’importanza di “ascoltare”, a cui attribuisce anche il significato di “saper leggere la direzione e la rapidità dei mutamenti che stiamo vivendo. Mutamenti che possono recare effetti positivi sulle nostre vite. La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali”.

Mattarella afferma: “Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile”. Per il capo dello Stato “viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto” per “definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”. Perché “la democrazia è fatta di esercizio di libertà” che “quanti esercitano pubbliche funzioni, a tutti i livelli, sono chiamati a garantire” e che sia “indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.

Mattarella, infine, ricorda, a tutti, che “la forza della Repubblica è la sua unità”, ma “non come risultato di un potere che si impone”. L’unità della Repubblica “è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace”. Valori che ha incontrato “nella composta pietà della gente di Cutro”, nella “operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano Romagna mia” o “negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà”.

Il presidente della Repubblica, prima di augurare buon anno alle italiane e agli italiani, lascia un ultimo messaggio: “Uniti siamo forti”.

 

 

Photo credit: sito Presidenza della Repubblica

Confagricoltura: “Serve un Piano straordinario per il settore, investire in innovazione”

Per alimentare il trend positivo del comparto agricolo e agroalimentare bisogna puntare in alto investendo. E’ quanto emerge dall’assemblea invernale 2023 di Confagricoltura. “L’agricoltura sta vivendo una stagione straordinaria“, spiega il presidente, Massimiliano Giansanti: “Da una parte abbiamo una ripresa sull’importanza della strategicità, sui temi della sovranità alimentare, dall’altra le sfide mondiali, se pensiamo alla nuova geopolitica del cibo, perché ci sono i progressi fatti dal Brasile, dagli Usa, dalla Cina, le nuove coltivazioni di olivicoltura in Arabia Saudita“. Tutto questo, sottolinea ancora il numero uno della confederazione, “deve farci pensare che il settore deve continuare a investire, a investire sull’innovazione e per fare questo serve un Piano straordinario per l’agricoltura“.

Del resto, la filiera agroalimentare, dalle imprese alla ristorazione, “è arrivata a incidere per il 16% sulla formazione del Pil“, ma “tenendo anche conto dei mezzi tecnici per la produzione agricola, si sale oltre il 20 percento“, elenca ancora Giansanti, ricordando che “sono 1, 4 milioni i posti di lavoro assicurati” e “le potenzialità di crescita rilevanti“. Numeri importanti, che necessitano di un programma a lungo termine, che vada oltre gli interventi previsti dal Pnrr che, arrivati a questo punto, hanno un orizzonte temporale (il 2026) limitato, per le ambizioni del comparto. Fortissimo anche nell’export: “Il Made in Italy agroalimentare ha toccato il massimo storico di 60 miliardi di euro e continua a salire, nonostante le difficoltà innescate dall’inflazione e dal rallentamento dell’economia in Europa e nel mondo“, ricorda il numero uno di Confagricoltura. Che prosegue con altri dati: “Dal 2013 al 2022 la quota italiana sulle esportazioni totali della Ue verso i Paesi terzi è passata dal 9,5 all’11,3%, La Francia è scesa dal 19,2 al 17,2 percento“.

Un aspetto sottolineato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento: “L’Ue è il primo esportatore globale di prodotti agroalimentari e, in essa, Italia e Francia si contendono il primo posto. E’ parte del soft power europeo“. Non solo, per il capo dello Stato l’Italia “può giocare d’iniziativa a tutto campo; in una stagione che vede, insieme, alimentazione, tutela dell’eco-sistema, governo del territorio, valorizzazione dei beni ambientali“. Ma per questo “è necessario rendere tutti consapevoli di quanto centrale sia oggi l’agricoltura“.

Anche a livello europeo è importante adeguare le normative alle sfide del nostro tempo. Ne è convinta la premier, Giorgia Meloni, che nel suo intervento video sottolinea come “il comparto agroalimentare italiano è tante cose messe insieme: identità, territorio, qualità, sostenibilità, innovazione, sviluppo“. Ecco perché il governo “fin dall’insediamento ha lavorato per valorizzare le nostre filiere, stimolare la produzione nazionale, difendere il nostro modello agroalimentare, la nostra biodiversità, i cibi di qualità dall’omologazione e dall’impoverimento“. Infatti, il capo del governo rivendica il successo sullo stop al cibo sintetico: “Siamo la prima nazione al mondo ad averlo fatto e siamo orgogliosi di poter essere un modello da seguire anche su questo“.

Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza anche il vicepremier, Matteo Salvini, che chiede all’Ue norme più corrispondenti alla realtà e rilancia il tema del nucleare come elemento per il futuro. A patto, però, che ci siano le centrali in Italia, perché “svilupparlo senza averle, sarebbe… azzardato“. Sul tema si pronuncia anche l’altro vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, che promuove la bozza di conclusioni della Cop28 nel passaggio favorevole proprio al nucleare: “E’ l’unica soluzione che abbiamo di fronte, nel breve, medio e lungo periodo per ridurre le emissioni di Co2, gradatamente, e avere anche una politica sociale non soltanto una politica di lotta al cambiamento climatico, permettendo l’autosufficienza energetica“. A proposito di energia, “se oggi il settore agricolo concorre per quasi il 10% sulla produzione elettrica totale da fonti rinnovabili, è in gran parte merito dei nostri imprenditori, è giusto riconoscerlo“, sottolinea Giansanti.

L’agricoltura è “pilastro della nostra economia, facendo dell’Italia la terza economia agricola europea e seconda, dopo la Francia, per valore aggiunto“, dice poi il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, nel suo videomessaggio. Dimostrando un’attenzione, da parte del governo, confermata dal responsabile del Masaf, Francesco Lollobrigida: “Stiamo lavorando, in Italia e nei consessi europei, per aumentare i fondi al settore“, garantisce il ministro dell’Agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste. Che ricorda: “Abbiamo chiesto sostegno maggiori alla Pac e una previsione chiara di quelle che dovranno essere i nuovi ingressi in Europa, perché se da una parte siamo convintissimi della necessità di aggregare intorno all’Ue altri Stati, a cominciare dall’Ucraina, sappiamo bene quale possano essere i rischi per i nostri agricoltori se non vi è una pianificazione in grado di sostenere il nostro modello produttivo e i nostri agricoltori con nazioni che hanno costi di produzione più bassi ed estensioni territoriali più ampie“. Un discorso che si sposa perfettamente con la visione di Confagricoltura, che infatti indica quelle che dovrebbero essere le priorità del prossimo Parlamento Ue e della nuova Commissione europea dal 2024: “Bilancio pluriennale dopo il 2027 e una nuova riforma della Politica agricola comune”. La nuova Ue dovrà ripartire da lì.