Berlusconi, gentilezza innata e sensibilità verso interlocutori

Nella mia vita imprenditoriale non ho avuto grandi occasioni di incontro con Silvio Berlusconi. Ma ricordo, con stima e simpatia, due episodi in cui ebbi l’impressione di una gentilezza innata e di una sensibilità nei confronti degli interlocutori che credo abbia costituito buona parte della sua fortuna e del suo fascino.

Primo episodio. Trieste, vertice italo-tedesco del novembre 2008. Le delegazioni sono composte dai due premier (Silvio Berlusconi e Angela Merkel: fu proprio il famoso incontro del ‘cucù’ di Silvio, nascosto dietro un lampione della bellissima Piazza dell’Unità d’Italia), quattro ministri per Paese e tre imprenditori per Paese: per noi il sottoscritto, Fulvio Conti, allora amministratore delegato di Enel, e Alberto Falck di Falck Renewables. Uno dei temi del vertice è, già allora, il climate change con le emissioni di CO2: Emma Marcegaglia, allora presidente di Confindustria, mi ha chiesto di partecipare perché in quel momento sono uno dei pochi imprenditori italiani che capisce qualcosa di CO2.

La mattinata scorre nel palazzo di rappresentanza della Regione prima con due ristrette, una riservata ai premier e ai ministri e l’altra riservata agli uomini delle imprese, e poi a partire dalle 11,30 una plenaria.

Alla plenaria parlano tutti, prima i due premier, poi i ministri e infine gli industriali. La discussione verte sul destino delle free allowances e cioè sui certificati gratuiti di emissione per le industrie di base, che la Merkel vuole abolire a partire dal 2010. Durante la seduta ristretta gli industriali tedeschi, terrorizzati da questa prospettiva, non fanno altro che chiederci di intervenire su Berlusconi affinché convinca la Merkel a essere meno estremista perché lei ‘a loro non dà retta’.

Io parlo per ultimo, sono quasi le 13 e tutti sono stanchi. Un po’ da ‘Pierino la peste’ esordisco dicendo “…Siamo in piena recessione economica, l’Europa è responsabile per meno del 10% delle emissioni mondiali di CO2 (oggi per meno dell’8%). Di questo 10% l’industria è responsabile per meno della metà…”. E rivolto a Merkel “ma perché in questa situazione di crisi volete fare i primi della classe colpendo così duramente il futuro dell’industria europea?”. La riunione finirebbe qui, ma la cancelliera tedesca riprende la parola , e con un tratto duro e un po’ di estremismo da ex-ministra dell’Ambiente mi attacca dicendo che “l’Europa deve essere la prima della classe” .

Berlusconi è imbarazzato: durante tutto il vertice ha cercato di creare un clima tranquillo e di amicizia e adesso, per colpa di un industriale siderurgico forse sprovveduto che ha avuto l’ardire di contrapporsi alla Merkel, vede il rischio di una incomprensione e di un esito non positivo dell’incontro. Riprende immediatamente la parola, e per allentare il clima un po’ teso dice: “Sono sicuro Angela che tu a scuola sarai stata sempre la prima della classe”. Merkel, ancora dura, risponde: “Sono cresciuta in un paese comunista, figlia di un pastore protestante, se non fossi stata la prima della classe avrei avuto seri problemi di discriminazione”.

Berlusconi capisce che non vale la pena continuare e, come una gentile e navigata padrona di casa, dice con un gran sorriso “Ok, ora andiamo tutti a mangiare. Attraversiamo la piazza perché ho fatto preparare per tutti voi il pranzo in Prefettura”.

Attraversiamo la piazza, saliamo in prefettura, e lì troviamo in un grande salone la tavola apparecchiata con al centro una composizione di rose bellissime dai colori della bandiera tedesca: gialle, rosse e nere. (Mi sono sempre chiesto: ma esistono le rose nere, o Silvio le ha fatte colorare?). Merkel entra, rimane incantata dalla bellezza del luogo e dall’eleganza dell’allestimento e ringrazia Berlusconi dell’accoglienza squisita. Alla fine del pranzo Berlusconi, sapendo quanto Merkel ami Trieste (che proprio per questo è stata scelta come sede dell’incontro) si fa portare un pacco di bellissime stampe antiche della città, e le dice: “Vorrei regalartele tutte ma posso donartene solo tre: sceglile tu”. Di nuovo Merkel, colpita dall’ospitalità e dalla gentilezza, ringrazia con calore Silvio per le attenzioni ricevute.

Pochi lo sanno, ma quel vertice terminò molto positivamente per gli industriali italiani ed europei in generale. Berlusconi convinse la Merkel ad avere un approccio più graduale e più rispettoso delle industrie del continente. Sia pure con progressive riduzioni le free allowances, e cioè l’assegnazione gratuita di quote di CO2 all’industria, è continuata in tutto questo periodo e non terminerà che alla fine del 2026.

Secondo episodio. Palazzo Chigi, febbraio 2010. Viene firmato l’accordo intergovernativo Italia-Montenegroper la realizzazione di una linea elettrica sottomarina di 415 km tra i due Paesi che di fatto apre il mondo dei Balcani a investimenti in energia rinnovabile fatti da investitori italiani. Io sono presente in qualità di Presidente di Interconnector, il consorzio delle industrie energivore italiane, che finanzierà una parte dell’elettrodotto. Il Ministro dell’Industria e dell’Energia di allora, il ligure Claudio Scajola, vuole farmi parlare con il Presidente prima della firma del trattato.

Berlusconi con un sorriso mi accoglie dicendomi, “Gozzi non faccia anche oggi Pierino la peste mi raccomando…”, ma poi con grande attenzione e interesse mi chiede di spiegargli del nostro consorzio, di quali sono i problemi delle industrie energivore italiane, di cosa può fare il governo per sostenere un pezzo così importante del nostro sistema industriale. Grande attenzione, grande gentilezza e, mi sembrò, un sincero interesse per il sistema industriale nazionale.

Quando nel maggio del 2014 l’Entella per la prima volta salì in serie B mi chiamò per telefono per congratularsi e per dirmi in bocca al lupo per il prossimo campionato. Mi promise che una volta che si fosse trovato a Portofino sarebbe venuto a vedere l’Entella. Non lo fece mai.

Gli scrissi un biglietto quando il Monza l’anno scorso salì in serie A, e gli dissi che c’erano riusciti grazie a un giocatore dell’Entella, il grande Mota Carvalho. Rispose con un emoji pieno di risate.

Alla famiglia Berlusconi le più sentite condoglianze mie e di tutta la Duferco. Un abbraccio al caro amico Adriano Galliani, Presidente del Monza, che ritengo parte della famiglia.

Ciao Silvio, ad uno come te la terra non potrà che essere lieve.

Nucleare, Gnl, rinnovabili: come Berlusconi fu precursore della sicurezza energetica

Il nucleare pulito, i rigassificatori, il massiccio impiego di risorse per le energie rinnovabili, sono nel nostro programma. Per anni siamo stati fermi sul fronte delle infrastrutture grazie ai ‘no’ della sinistra. Di questo i cittadini e le imprese pagano un prezzo molto alto”. Questo è un tweet di Silvio Berlusconi del 9 agosto scorso, all’inizio della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche. Cavalli di battaglia storici del fondatore di Forza Italia che durante la sua permanenza a Palazzo Chigi tentò in tutti i modi di realizzare.

Sul nucleare, in particolare, nel 2009 l’allora premier del governo di centrodestra firmò a Villa Madama a Roma un accordo con Nicolas Sarkozy, all’epoca presidente della Francia, per avviare una cooperazione tra i due Paesi sulla produzione di energia con l’atomo aprendo la strada alla costruzione in Italia di reattori terza generazione. “Dobbiamo adeguarci e svegliarci da questo sonno che stiamo facendo da decenni – aveva detto in conferenza stampa il Cavaliere – e affrontare la costruzione di centrali nucleari in Italia con al fianco gli amici francesi, che ci mettono a disposizione il loro know how e grazie al quale risparmieremo anni e soldi“. Finora l’ostacolo, secondo l’ex presidente del Consiglio, è stato “il fanatismo ideologico” degli ambientalisti. Il capo dell’Eliseo aveva parlato di un accordo “storico” sostenendo che se l’Italia avesse confermato il suo ritorno al nucleare, la Francia sarebbe stata disponibile a una “partnership illimitata. Siamo pronti a dare un aiuto forte per il ritorno di Roma al nucleare”, concluse il presidente francese. Seguì memorandum tra Enel ed Edf. Il disastro in Giappone di Fukushima e un referendum bloccò però tutto nel 2011.

Andò in porto invece la realizzazione del principale rigassificatore italiano, al largo delle coste venete. Un impianto che ha permesso all’Italia di essere al sicuro – attraverso ingenti arrivi di Gnl – durante la crisi del metano della scorsa estate in seguito all’invasione russa dell’Ucraina con relative sanzioni e ritorsioni. A Rovigo nel 2009, Berlusconi disse: “Siamo tributari di quasi il 100% dell’energia che consumiamo verso i Paesi esteri. Non solo, ma abbiamo anche rischi che potrebbero portarci a blackout perché non abbiamo sufficientemente diversificato le fonti di acquisto di questa energia”, anticipando di 13 anni i rischi vissuti nel 2022. “Noi paghiamo attorno al 35% di più di quello che le altre imprese e le altre famiglie europee pagano l’energia che consumano”, proseguì ancora Berlusconi il quale sottolineò come altri Paesi avevano fatto progressi nella ricerca sul nucleare sicuro, pulito e non inquinante, vedi Francia. Invece “noi, il Paese di Enrico Fermi, siamo a zero”, sottolineò. E ancora: “Diversificazione delle forniture, avvio della produzione di energia con sistema nucleare, sviluppo delle energie rinnovabili e alternative … Per la prima volta, finalmente, l’Italia avrà un suo piano che dovrà, in pochi anni, portare il costo dell’energia per i cittadini e le imprese italiane allo stesso livello che oggi pagano le altre imprese e famiglie europee“.

Nel 2011 però, prima la crisi in Libia e poi le dimissioni sotto i colpi dello spread a 540 punti base, bloccarono ogni piano energetico. Nucleare, rigassificatore e rinnovabili, diceva Berlusconi pochi mesi fa. Anche in questo caso, nonostante una grande polemica scoppiata nel 2011 per la riforma del Conto Energia – “dobbiamo adeguarci agli standard europei”, sosteneva Berlusconi – i numeri hanno dimostrato la spinta verso l’energia pulita sotto i governi di centrodestra. Dal 2005 al 2011 il numero di impianti è sempre raddoppiato rispetto all’anno precedente raggiungendo nell’ultimo anno del governo Berlusconi una consistenza pari a 335.151 impianti. La potenza installata nel 2011 era risultata di 41.399 MW, oltre il doppio dei 18.335 MW del 2000. La crescita è dovuta ai nuovi parchi eolici, agli impianti alimentati con bioenergie e soprattutto ai fotovoltaici che nel 2011 avevano registrato un incremento eccezionale (+466%). La produzione rinnovabile, grazie al contributo delle nuove installazioni aveva segnato un nuovo record raggiungendo 82.961 GWh, l’8% in più rispetto al 2010. E sempre nel 2011 l’Italia aveva superato l’obiettivo nel settore elettrico del 19,6% indicato nel Piano di Azione Nazionale, raggiungendo il 23,5%. Negli anni successivi la percentuale non è sostanzialmente mutata

L’ultimo saluto a Berlusconi, oggi i funerali di Stato al Duomo di Milano

Lutto nazionale, lavori parlamentari sospesi e funerali di Stato. La notizia della morte di Silvio Berlusconi ha fatto il giro del mondo, mentre l’Italia inizia a prendere le misure con la scomparsa di uno dei suoi assoluti protagonisti. Oggi alle 15 in Duomo, a Milano, ci saranno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la premier, Giorgia Meloni, l’intera squadra di governo, oltre al commissario, Paolo Gentiloni, in rappresentanza della Commissione Ue, diversi esponenti della politica, del mondo dell’imprenditoria, della società civile e capi di Stato a rendere l’ultimo omaggio all’ex presidente del Consiglio.

Ci saranno anche tanti cittadini, non solo militanti di Forza Italia o del centrodestra, ragione per cui si va verso l’istallazione di maxischermi per assistere anche al di fuori della cattedrale alla funzione che sarà celebrata dall’Arcivescovo del capoluogo lombardo, monsignor Mario Delpini.

Il cordoglio è ampio, anche se non mancano le polemiche sulle iniziative decise per commemorare il Cavaliere. Non tutti, ad esempio, hanno scelto di issare le bandiere a mezz’asta, come hanno fatto invece le sedi istituzionali di Montecitorio, Senato, Palazzo Chigi e di diversi enti locali tra Regioni e Comuni. L’opinione pubblica si divide anche sulla decisione di Camera e Senato di riprendere i lavori dopo il giorno di lutto nazionale.

A Palazzo Madama, inoltre, martedì 20 giugno si terrà la commemorazione in aula di Berlusconi, a partire dalle ore 15, mentre la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, pur anticipando l’intenzione di fare altrettanto la prossima settimana, non ha ancora stabilito una data precisa.

Anche l’Europa ricorda Berlusconi. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, istituzione comunitaria di cui il Cav ha fatto parte in questa legislatura, dal 2019 al 2022, annuncia che per i funerali di Stato e il giorno di lutto nazionale dichiarati nel nostro Paese “la bandiera italiana sventolerà a mezz’asta anche davanti alle sedi” di Bruxelles e Strasburgo. Alla commemorazione organizzata dai deputati del Partito popolare europeo, Metsola ha ricordato l’ex premier come “un combattente che ha fondato e guidato il centrodestra Italiano. Padre, imprenditore, eurodeputato, presidente del Consiglio e senatore. Protagonista della politica per generazioni, ha contribuito a passaggi cruciali della storia europea e della Repubblica italiana. Siamo qui per piangere l’uomo che ha lasciato un segno e non sarà dimenticato“.

FI, c.destra, governo, Ue: il dopo Cav con incognite Pnrr e Piano Mattei

Con Silvio Berlusconi se ne va un assoluto protagonista degli ultimi 30 anni. La sua scomparsa, però, non riguarda solo la famiglia politica di Forza Italia, ma tutta la coalizione di centrodestra che, in questa fase storica, tiene anche le redini della maggioranza e del governo del Paese. Cosa accadrà d’ora in poi è difficile prevederlo, sebbene qualche scenario è possibile tracciarlo. Partendo dalle parole del leader leghista e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ai microfoni dello speciale del Tg1 sulla morte dell’ex premier, con la voce rotta dalla commozione, racconta dell’ultima telefonata, sabato scorso alle 23, dopo la finale di Champions League tra Manchester City e Inter: “Stava lavorando, per le europee, per FI, per il governo. Ha detto ‘mi raccomando, tante opere che ho cominciato io, finitele voi’, ma sicuramente sarà più difficile, perché riusciva a mettere d’accordo tutti, a tenere in sintonia tutti”.

Ecco, nella coalizione di destra-centro il Cav aveva ritagliato per sé lo spazio che potremmo definire di ‘moderatore moderato’ di una maggioranza che, pur stando insieme, non sempre ha remato nella stessa direzione, perché non tutti la pensano sempre alla stessa maniera. Molto spesso le ‘tregue’ interne venivano firmate negli ormai famigerati vertici di Arcore e, più recentemente, di Villa Grande, nuova residenza romana di Berlusconi, scelta dopo aver lasciato lo storico primo piano di Palazzo Grazioli. Forza Italia era ancora in una profonda fase di transizione, con le nuove nomine dei vertici da completare e un dibattito interno tra le varie anime del partito tutt’altro che arrivato a sintesi. O meglio, la sintesi era sempre e solo una: il Cavaliere. Ora che non c’è più il rischio è che non si trovi un altro elemento catalizzatore, invogliando alcuni elementi a scegliere altri lidi. Sulla piazza ci sono FdI, la Lega ma anche Iv di Matteo Renzi, che qualcuno da FI lo ha già accolto in passato. Senza centro il pericolo per la maggioranza sarebbe quello di prendere sbandate troppo orientate a destra, proprio ora che si deve giocare la fase di partita più calda per il Pnrr. E proprio ora che il governo insegue l’obiettivo di diventare l’hub energetico dell’Europa con il Piano Mattei elaborato dalla premier, Giorgia Meloni. I contatti internazionali di Berlusconi avrebbero fatto molto comodo, in alcune circostanze.

Così come in Europa è tutta da scrivere la storia prossima futura del Partito popolare europeo, di cui FI è parte integrante e Silvio Berlusconi ne era uno dei player più influenti, a pochi mesi da una tornata elettorale che dovrà ridisegnare gli assetti istituzionali del Vecchio continente, con una guerra in Ucraina di cui non si vede ancora la parabola discendente, l’inflazione ancora galoppante e gli equilibri geopolitici che restano in bilico. In Europa l’attuale ministro degli Esteri, Antonio Tajani, gode sicuramente di grande stima, ma è un fatto – politicamente rilevante – che non possa dare la piena garanzia ai partner Ue di portare sulle spalle l’eredità politica del Cav. Ciò non significa che il suo peso sia minore, questo è bene chiarirlo, ma che gli interlocutori – attenti osservatori anche delle cose interne del nostro Paese -, percepiscono che il vicepremier non possa parlare a nome di tutto il suo partito. I prossimi mesi, dunque, diventano dirimenti per capire se la catena di eventi che seguirà la scomparsa di Berlusconi genererà nuova instabilità o se, invece, FI e la maggioranza, per dirla sempre con le parole di Salvini, saranno stati capaci di “portare avanti almeno una piccola parte del suo enorme lavoro“.

La prima intervista a GEA tra bollette, ambiente e natura

Questo è il testo dell’intervista a Silvio Berlusconi che GEA ha trasmesso il 9 settembre 2022, in piena campagna per le elezioni politiche. E’ il manifesto del senatore e di Forza Italia per i prossimi cinque anni.

Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l’emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa”. Il caro bollette è la grande preoccupazione di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, l’uomo che riesce a tenere insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Intervistato da Gea, il Cavaliere sostiene che la misura immediata, “che già da diversi giorni stiamo chiedendo al Governo”, sia un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili. “Questo significa che lo Stato si dovrà far carico almeno di una quota importante degli aumenti del gas, o direttamente, con risorse proprie, oppure con la previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia”, aggiunge. A medio termine, invece, “bisognerà realizzare tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei ‘no’: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio. E bisognerà far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l’Europa ci indica per il futuro”.

In un momento storico delicatissimo per l’Italia e per l’Europa, ma anche per il mondo intero, Berlusconi cerca una via d’uscita. Quella immediata e sostanzialmente indolore porta ai rigassificatori: “Un telegiornale ha ritrovato le immagini e il mio intervento all’inaugurazione del rigassificatore di Rovigo, il più grande tuttora in servizio. Tredici anni fa anni fa, lo voglio ripetere 13 anni fa, avevo sottolineato l’importanza per il nostro Paese di realizzare rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento dell’energia, per diminuire la nostra dipendenza da un solo Paese, la Russia. Il problema è che dopo il mio governo non si è fatto quasi nulla”, attacca. Ma quella resta la strada anche se “le conseguenze di un’ideologia ambientalista vecchia, miope, senza prospettive, imposta dalla sinistra”, rischiano di zavorrare la ripresa del Paese secondo il punto di vista del Cavaliere. “I Verdi in Italia, a differenza di altri paesi europei, sono semplicemente il ‘partito del no’. Le paure irrazionali ci hanno condotto a questa situazione”, il secondo atto di accusa. Oltre che sulla crisi energetica è sulla transizione ecologica che si sta sviluppando buona parte della campagna elettorale. “Difendere l’ambiente è davvero importante, è una delle grandi scommesse per il futuro dell’umanità, ma bisogna capire che progresso, tecnologia e ambiente sono alleati, non avversari”, sottolinea Berlusconi. Non per caso “i Paesi tecnologicamente più avanzati sono anche quelli che hanno ottenuto risultati migliori nella difesa dell’ambiente. I grandi inquinatori nel mondo contemporaneo sono i paesi come la Cina e l’India, che per ottenere bassi costi si servono di tecnologie inadeguate”, aggiunge con non poca preoccupazione.

L’ambientalismo e il rispetto per la natura sono da sempre uno dei principi cardine del nostro movimento. Del resto mi piace ricordare che io, quando ho iniziato la mia carriera di costruttore, ho ideato città giardino, dove il verde era protagonista, che ancora oggi sono studiate come modello da architetti di tutto il mondo”, ricorda Berlusconi non senza un filo di malcelato orgoglio. Sono i progetti “astratti” quelli che considera pericolosi: “Quando parlo di idee astratte penso per esempio allo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, votato purtroppo dal Parlamento Europeo. Questo è un esempio di quello che non si dovrebbe fare, perché da un lato non è realistico, dall’altro condanna a morte un settore importantissimo come l’industria automobilistica europea, che perde anche ogni incentivo ad investire in tecnologie meno inquinanti. L’effetto paradossale sarà quello di peggiorare, non di migliorare, la tutela ambientale”.

I punti ‘green’ del programma 2022 di Forza Italia

Silvio Berlusconi, morto a 86 anni, è sempre stato vicino alle tematiche green. Noto per il suo amore per gli animali e per l’ambiente, nell’ultima campagna elettorale per le politiche di settembre 2022 è arrivato a promettere la piantumazione di un milione di nuovi alberi. Ma nel programma elettorale di Forza Italia avevano trovato ampio spazio anche la questione energetica, quella dell’agricoltura e quella del Made in Italy. Di seguito i punti del programma green delineato dal Cavaliere.

L’AMBIENTE, UNA PRIORITA’. Rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici; Definizione ed attuazione del piano strategico nazionale di economia circolare in grado di ridurre il consumo delle risorse naturali, aumentare il livello qualitativo e quantitativo del riciclo dei rifiuti, ridurre i conferimenti in discarica, trasformare il rifiuto in energia rinnovabile attraverso la realizzazione di impianti innovativi e sostenibili; Piano straordinario per la tutela e la salvaguardia della qualità delle acque marittime e interne ed efficientamento delle reti idriche per limitare il fenomeno della dispersione delle acque; Programma straordinario di resilienza delle aree a rischio dissesto idrogeologico con interventi mirati; Salvaguardia della biodiversità, anche attraverso l’istituzione di nuove riserve naturali; Promozione dell’educazione ambientale e al rispetto della fauna e della flora; Rimboschimento e piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale, in particolare nelle zone colpite da incendi o calamità naturali; Incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico e promuovere e favorire politiche di mobilità urbana sostenibile.

LA SFIDA DELL’AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA. Transizione energetica sostenibile; Aumento della produzione dell’energia rinnovabile; Diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica; Pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti; Promozione dell’efficientamento energetico; Sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo; Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro.

MADE IN ITALY. Valorizzare la Bellezza dell’Italia nella sua immagine riconosciuta nel mondo; Tutela e promozione del Made in Italy, con riguardo alla tipicità delle eccellenze italiane; Italiani all’estero come ambasciatori dell’Italia e del Made in Italy, promozione delle nostre eccellenze e della nostra cultura attraverso le comunità italiane nel mondo; Costituzione di reti di impresa del comparto turistico , per la promozione e commercializzazione del settore, anche a livello internazionale; Tutela della nautica e delle imprese balneari: 8.000 km di litorale, 300.000 addetti del settore, un patrimonio che va tutelato.

L’AGRICOLTURA: LA NOSTRA STORIA, IL NOSTRO FUTURO. Promozione di una Politica Agricola Comune e di un piano strategico nazionale capaci di rispondere alle esigenze di oggi, per uno sviluppo che coniughi indipendenza e sostenibilità ambientale ed economica; Salvaguardia del comparto agroalimentare, lotta al nutri-score e all’italian sounding; Tutela delle specificità e delle eccellenze agricole italiane e loro promozione sui mercati esteri; Refinanziamento della misura ‘Più impresa’ a favore dei giovani agricoltori e dell’imprenditoria femminile; Innalzamento dei massimali degli aiuti in regime de minimis per le imprese agricole, allineandoli a quanto previsto negli altri settori economici; Promozione di una filiera italiana per l’innovazione in agricoltura; Rafforzamento degli strumenti di garanzia sui finanziamenti a favore delle imprese agricole, dagli allevamenti e della pesca; Potenziamento degli strumenti di contrasto al caporalato e al lavoro irregolare; Riconoscimento e valorizzazione delle piccole produzioni locali di qualità; Interventi di contrasto al fenomeno della proliferazione della fauna selvatica e alla diffusione delle epidemie animali; Interventi per un ‘piano nazionale invasi’ per l’irrigazione agricola.

INFRASTRUTTURE STRATEGICHE E UTILIZZO EFFICIENTE DELLE RISORSE EUROPEE. Pieno utilizzo delle risorse del Pnrr, colmando gli attuali ritardi di attuazione; Accordo con la Commissione europea, così come previsto dai Regolamenti europei, per la revisione del Pnrr in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità; Efficientamento dell’utilizzo dei fondi europei con riferimento all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime; Garantire la piena attuazione delle misure previste per il Sud Italia e le aree svantaggiate; Rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opèere. Potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto; Potenziamento e sviluppo delle infrastrutture digitali ed estenzione della banda ultralarga in tutta Italia; Difesa delle infrastrutture strategiche nazionali.

RIFORME ISTITUZIONALI, DELLA GIUSTIZIA E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Semplificazione del Codice degli appalti.

ITALIA IN EUROPA. Piano straordinario europeo per lo sviluppo del contonente africano, anche attraverso politiche di cooperazione internazionale finalizzare alla crescita socio-economica e alla stabilità politica.

DIFESA DEL LAVORO, DELL’IMPRESA E DELL’ECONOMIA. Tutela del potere d’acquisto di famiglie, lavoratori e pensionati di fronte alla crisi economica e agli elevati tassi di inflazione; Riduzione Iva sui prodotti energetici; Defiscalizzazione e incentivazione del welfare aziendale, anche attraverso detassazione e decontribuzione premi di produzione e buoni energia; Estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro, in particolar modo per i settori del turismo e dell’agricoltura; Bonus edilizi: salvaguardia delle situazioni in essere e riordino degli incentivi destinati alla riqualificazione., alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili residenziali pubblici e privati.

STATO SOCIALE E SOSTEGNO AI BISOGNOSI. Piano straordinario di riqualificazione delle periferie, anche attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica.

La Russa presidente del Senato, ‘disagio’ FI sul governo. Cattaneo ipotesi Mite

La diciannovesima legislatura inizia con il turbo inserito. La macchina non si è nemmeno messa in moto che già finiscono per ingarbugliarsi le partite delle presidenze di Camera e Senato con quella per la composizione del nuovo governo. Si parte dall’unico dato certo: Ignazio La Russa è il nuovo presidente dell’assemblea di Palazzo Madama. Tutto come da copione? Assolutamente no. Perché l’esponente di FdI, che era sì il candidato praticamente ufficiale della coalizione di maggioranza, alla fine la spunta al primo turno solo grazie all’aiuto che arriva dalle opposizioni. Forza Italia, infatti, sceglie di non partecipare alla prima seduta per lanciare un segnale di “disagio” verso gli alleati e la premier in pectore, Giorgia Meloni, dai quali sono arrivati i veti per l’ingresso di Licia Ronzulli (una delle collaboratrici più strette del leader azzurro) nella squadra del nuovo esecutivo. Solo Silvio Berlusconi e Maria Elisabetta Alberti Casellati (presidente uscente del Senato) sono presenti e votanti. Ovviamente per La Russa, come “segnale di apertura“. Ma i voti a favore sono 116, ergo 17 non appartengono all’area di maggioranza, che poteva disporne solo di 99 effettivi in aula.

Da dove arriva il cadeaux? Gli occhi sono puntati sul Terzo polo, ma sia Matteo Renzi che Carlo Calenda rispondono in modo piccato di guardare altrove. Del resto, numericamente la truppa di Azione-Italia viva conta solo 9 membri, dunque ne resterebbero fuori altri 8 che potrebbero essere attribuibili tanto al Pd quanto al Movimento 5 Stelle. Tant’è che si scatena quasi subito la girandola di accuse reciproche tra esponenti dell’opposizione, con tanto di rivendicazione di aver lasciato in bianco la scheda nel segreto del catafalco. Comunque siano andate le cose, l’unico che sembra non farsi alcun problema delle dinamiche è proprio La Russa, che si presenta in aula con un mazzo di fiori per Liliana Segre, che ha diretto la prima seduta fino all’elezione del nuovo presidente. Che prende la parola subito, ringraziando tutti: chi lo ha votato, chi non lo ha votato, chi si è astenuto e anche chi non ha partecipato allo scrutinio. “Davanti a noi ci sono paure e preoccupazione dei cittadini che chiedono alla politica non solo di raccogliere le loro necessità, ma soprattutto di risolverle – dice la seconda carica dello Stato nel discorso di insediamento -. Penso all’inflazione, al caro energia, che sono un dramma per le famiglie e hanno innescato per molte imprese il conto alla rovescia, con il rischio più che concreto della chiusura. L’Italia non può, l’Italia non deve fermarsi“. C’è spazio anche per l’ambiente nelle sue parole: “Il rispetto per la natura e il pianeta sono imprescindibili per l’eredità che dobbiamo lasciare ai nostri figli“.

Ieri in serata, poi, La Russa sale al Quirinale per il rituale colloquio informale con il capo dello Stato, Sergio Mattarella. In un formato diverso dal solito, perché al suo fianco non c’era il nuovo (o la nuova) presidente della Camera, ruolo per il quale si dovrà aspettare il terzo scrutinio, in programma oggi a partire dalle ore 10.30. Perché mentre al Senato – sempre ieri – si apriva il ‘giallo’, a Montecitorio si riapriva la partita della Presidenza: inizialmente sembrava cosa fatta per il leghista Riccardo Molinari, poi nel corso della giornata l’orientamento si è spostato su Giancarlo Giorgetti e alla fine si è planati su Lorenzo Fontana. Tre nomi della scuderia del Carroccio, ma ognuno con una ‘geopolitica’ interna alla coalizione molto diversa. Giorgetti, infatti, sembra destinato a guidare il Mef, mentre Molinari sarà capogruppo alla Camera.

Da qui in poi l’intreccio raggiunge il prossimo governo Meloni. Perché Berlusconi non ha mandato giù i no a Ronzulli, dicendolo apertamente pur senza fare nomi: “Sinceri auguri a La Russa, Forza Italia ha voluto dare un segnale di apertura e collaborazione, ma in una riunione del gruppo è emerso un forte disagio per i veti espressi in questi giorni – verga il Cav in una nota -. Auspichiamo che vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese“. Il messaggio è chiaro, la risposta invece non arriva. Almeno pubblicamente. Così come davanti alle telecamere questo “disagio” viene espresso proprio dal leader di FI, colto in aula, al Senato, pochi minuti prima dell’inizio delle votazioni, a parlare proprio con quello che ne sarebbe diventato il presidente. Berlusconi nelle immagini appare contrariato, tanto da battere anche la penna che aveva tra le mani sul foglio contenuto nella cartellina aperta sul suo banco. Gli scappa anche un ‘vaffa’: il labiale è chiarissimo quando viene passato al rallenty dalle televisioni.

Segno che qualcosa proprio non gli è andata giù di questi negoziati. Durante i quali l’ex premier ha presentato diverse richieste a Meloni. Alcune delle quali scritte di suo pugno sul foglio dove si è schiantata la malcapitata penna. Il Tg di La7 ha provato a ingrandire l’immagine, al punto che il direttore, Enrico Mentana, ha potuto scorgere, tra le varie caselle dei ministeri, che FI ha proposto Ronzulli per le Politiche Ue, il Turismo o i rapporti con il Parlamento. Gli azzurri vorrebbero anche il ministero della Transizione ecologica per affidarlo ad Alessandro Cattaneo, in grande spolvero in questa fase politica. Quale sarà il ‘raccolto’ di questa semina lo si capirà entro pochi giorni, perché le consultazioni al Colle potrebbero iniziare il 22 ottobre, al termine del Consiglio europeo sull’energia, al quale dovrebbe partecipare ancora Mario Draghi, che ieri sera ha avuto un incontro di oltre due ore e mezza, a Parigi, con il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Una visita “personale, molto cordiale e calorosa, espressione dell’amicizia tra i due leader” fanno sapere da Palazzo Chigi. Durante la quale “hanno avuto modo di discutere di vari temi, in particolare quelli in agenda al prossimo Consiglio Ue, tra cui l’Ucraina, l’energia e l’andamento del quadro economico“.

Una buona eredità per chi verrà dopo di lui. Transizione che, se tutte le caselle saranno al loro posto entro la prossima settimana, potrebbe essere anche molto rapida. Tutto dipenderà da questi ultimi, febbrili giornate di trattative: i giochi restano aperti, ma non troppo.

Berlusconi accelera sul decreto aiuti per famiglie e imprese: “Va fatto oggi stesso”

Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l’emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa”. Il caro bollette è la grande preoccupazione di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, l’uomo che riesce a tenere insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Intervistato da Gea, il Cavaliere sostiene che la misura immediata, “che già da diversi giorni stiamo chiedendo al Governo“, sia un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili. “Questo significa che lo Stato si dovrà far carico almeno di una quota importante degli aumenti del gas, o direttamente, con risorse proprie, oppure con la previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia”, aggiunge. A medio termine, invece, “bisognerà realizzare tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei ‘no’: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio. E bisognerà far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l’Europa ci indica per il futuro”.

In un momento storico delicatissimo per l’Italia e per l’Europa, ma anche per il mondo intero, Berlusconi cerca una via d’uscita. Quella immediata e sostanzialmente indolore porta ai rigassificatori: “Un telegiornale ha ritrovato le immagini e il mio intervento all’inaugurazione del rigassificatore di Rovigo, il più grande tuttora in servizio. Tredici anni fa anni fa, lo voglio ripetere 13 anni fa, avevo sottolineato l’importanza per il nostro Paese di realizzare rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento dell’energia, per diminuire la nostra dipendenza da un solo Paese, la Russia. Il problema è che dopo il mio governo non si è fatto quasi nulla”, attacca. Ma quella resta la strada anche se “le conseguenze di un’ideologia ambientalista vecchia, miope, senza prospettive, imposta dalla sinistra”, rischiano di zavorrare la ripresa del Paese secondo il punto di vista del Cavaliere. “I Verdi in Italia, a differenza di altri paesi europei, sono semplicemente il ‘partito del no’. Le paure irrazionali ci hanno condotto a questa situazione”, il secondo atto di accusa.

Oltre che sulla crisi energetica è sulla transizione ecologica che si sta sviluppando buona parte della campagna elettorale. “Difendere l’ambiente è davvero importante, è una delle grandi scommesse per il futuro dell’umanità, ma bisogna capire che progresso, tecnologia e ambiente sono alleati, non avversari”, sottolinea Berlusconi. Non per caso “i Paesi tecnologicamente più avanzati sono anche quelli che hanno ottenuto risultati migliori nella difesa dell’ambiente. I grandi inquinatori nel mondo contemporaneo sono i paesi come la Cina e l’India, che per ottenere bassi costi si servono di tecnologie inadeguate”, aggiunge con non poca preoccupazione.

L’ambientalismo e il rispetto per la natura sono da sempre uno dei principi cardine del nostro movimento. Del resto mi piace ricordare che io, quando ho iniziato la mia carriera di costruttore, ho ideato città giardino, dove il verde era protagonista, che ancora oggi sono studiate come modello da architetti di tutto il mondo”, ricorda Berlusconi non senza un filo di malcelato orgoglio. Sono i progetti “astratti” quelli che considera pericolosi: “Quando parlo di idee astratte penso per esempio allo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, votato purtroppo dal Parlamento Europeo. Questo è un esempio di quello che non si dovrebbe fare, perché da un lato non è realistico, dall’altro condanna a morte un settore importantissimo come l’industria automobilistica europea, che perde anche ogni incentivo ad investire in tecnologie meno inquinanti. L’effetto paradossale sarà quello di peggiorare, non di migliorare, la tutela ambientale”.