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ReFuelEu Aviation, il piano dell’Europa per decarbonizzare l’aviazione

Mettere a disposizione degli aeroporti dell’Ue una quota di almeno l’85% di combustibili sostenibili entro il 2050, includere anche idrogeno ed elettricità nei mix di biocarburanti e dar vita a un fondo per l’aviazione sostenibile per incoraggiare gli investimenti in tecnologie a zero emissioni. Sono solo alcuni dei punti del mandato negoziale che il Parlamento europeo ha adottato lo scorso 7 luglio in sessione plenaria a Strasburgo sull’iniziativa ReFuelEU Aviation, la proposta di regolamento per un trasporto aereo sostenibile, parte del pacchetto sul ‘Fit for 55’ presentato a luglio scorso dalla Commissione europea.

Nell’idea dell’Esecutivo, ReFuelEU Aviation punta a promuovere l’uso di carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf) negli aeroporti di tutta Europa, attraverso obiettivi in percentuale da applicare progressivamente negli aeroporti dell’UE. La proposta deve inoltre definire nello specifico di cosa parliamo quando facciamo riferimento ai “carburanti sostenibili in fatto di aerei”.

Aviazione più pulita, verde e dunque più sostenibile. I settori dell’aviazione e del trasporto marittimo non sono tra i più inquinanti dell’Ue (circa il 4% delle emissioni totali di gas serra dell’UE), ma sono quelli che secondo le stime sono in più rapida ascesa. Nel mandato negoziale approvato in plenaria, i deputati chiedono un aumento per gli obblighi di carburanti sostenibili (Saf) a disposizione degli aeroporti. Rispetto alla proposta della Commissione europea, la quota minima di un carburante sostenibile per l’aviazione che dovrebbe essere messo a disposizione negli aeroporti dovrebbe essere al 2% a partire dal 2025, aumentando al 37% nel 2040 e all’85% entro metà del secondo, tenendo conto del potenziale di elettricità e idrogeno nel mix complessivo di combustibili (la Commissione ha proposto il 32% per il 2040 e il 63% per il 2050).

Alla Commissione europea si chiede di sviluppare entro il 2024 un sistema di etichettatura a livello europeo sulle prestazioni ambientali per i voli commerciali. I deputati si sono soffermati sull’estensione della definizione di carburanti sostenibili, che comprende carburanti sintetici o alcuni biocarburanti prodotti da residui agricoli o forestali, alghe, rifiuti organici o olio da cucina usato. Nella definizione andrebbero inclusi anche i carburanti derivanti dal carbonio riciclato, prodotti dal trattamento dei rifiuti e dal gas di scarico del processo di produzione negli impianti industriali. Inoltre, per un periodo limitato (fino al 2034), anche alcuni biocarburanti prodotti da grassi animali o distillati potrebbero essere inclusi nel mix di carburanti per l’aviazione. Non è passata invece la proposta di includere anche derivati dall’olio di palma e dalla soia.

Per l’Europarlamento nei mix di carburanti devono rientrare però l’idrogeno pulito (o rinnovabile, derivato dal processo di elettrolisi dall’acqua) e l’energia elettrica rinnovabile, “poiché entrambe sono tecnologie promettenti che potrebbero contribuire progressivamente alla decarbonizzazione del settore aereo”, spiega l’Eurocamera. In ultimo, i deputati spingeranno nei negoziati con gli Stati per dare vita a un nuovo fondo per l’aviazione sostenibile dal 2023 al 2050, così da finanziare gli investimenti in combustibili aeronautici sostenibili, tecnologie innovative di propulsione degli aeromobili e ricerca di nuovi motori.

Una normativa più chiara e rigorosa in materia di sostenibilità, secondo la Commissione europea è necessaria per attrarre investitori nel settore. “Creando un quadro normativo affidabile attireremo anche gli investimenti”, spiega la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. L’Ue deve ora lavorare per creare un vero mercato per il carburante sostenibile destinato all’aviazione per mettere anche il settore “sulla strada giusta della decarbonizzazione entro il 2050“. “I carburanti sostenibili sono parte centrale nella decarbonizzazione dell’aviazione in particolare per le tratte (di voli) lunghe e medie”, dove si prevede che i combustibili liquidi rimarranno predominanti almeno fino al 2050. Per la commissaria “dispiegati su larga scala hanno il potenziale per abbattere le emissioni di CO2 del settore, consentendo ai cittadini di spostarsi con gli aerei in maniera più responsabile“.

Ferruccio Resta

Alla scoperta del Centro nazionale mobilità sostenibile del PoliMilano

Il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile? Risponde a una delle missioni chiave del Pnrr, ma non si fermerà al 2026. Anzi, “I primi tre anni saranno per noi una fase di startup, nella quale investire in progetti flagship, ma la prospettiva è continuare a sviluppare innovazione valorizzando le competenze sul territorio per dare una risposta concreta ai bisogni del paese”. Ne è convinto Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ente proponente del Centro: un progetto di ampio respiro che potrà intervenire nell’ambito della decarbonizzazione, della decongestione delle reti di trasporto, fino alla sicurezza, l’accessibilità e l’inserimento di nuove competenze e professionalità nel mercato.

Siglato a giugno l’atto costitutivo, vedrà l’inizio delle attività dall’1 settembre. Sono coinvolte 25 università e centri di ricerca, con quasi 700 ricercatori dedicati, e 24 grandi imprese. Un investimento da 394 milioni di euro (nel triennio 2023 – 2025) per contribuire a sviluppare un settore che raggiungerà un valore complessivo di 220 miliardi di euro nel 2030, e assorbirà il 12% della forza lavoro.

L’attività del Centro Nazionale si concentrerà su cinque aree strategiche, nell’ottica di renderle più green e digitali: la mobilità aerea, i veicoli stradali, il trasporto per vie d’acqua, il trasporto ferroviario, oltre all’ambito dei veicoli leggeri e della mobilità attiva. Per tutti questi vettori saranno poi considerate tecnologie trasversali (ne sono state individuate nove) sulle quali intervenire: dai materiali innovativi, fino alle smart infrastructures, servizi, urban mobility o sistemi alternativi di propulsione. “La nostra idea è che non esista una tecnologia unica per la mobilità” dice Resta. Sistemi di propulsione basati su biocombustibili, sull’energia elettrica, o sull’utilizzo di idrogeno, rivestono insomma pari importanza per il futuro dei trasporti. “È evidente, per esempio, che non si può parlare di idrogeno soltanto pensando a mezzi ferroviari, navi o mezzi pesanti” continua Ferruccio Resta, “Così come l’elettrico, fino ad oggi associato quasi esclusivamente ai mezzi terrestri, sta già incontrando ragionamenti per un passaggio su acqua a air mobility”.

Un altro esempio importante nel percorso che dovrà portarci a un sistema di mobilità sostenibile è poi il tema della connessione. Da realizzare prima di tutto a livello di infrastruttura: “Un’infrastruttura connessa porta con sé importanti tematiche relative alla capacità delle reti e alla sicurezza” continua il rettore Ferruccio Resta, requisito fondamentale per arrivare poi all’introduzione, per esempio, di veicoli a guida autonoma sulle nostre strade. “Ma passare da una mobilità tradizionale a una mobilità autonoma non sarà come accendere un interruttore” continua Ferruccio Resta, “sarà invece un processo continuo. Già oggi le nostre automobili stanno lentamente assumendo funzioni sempre più autonome, e sempre di più ci aiuteranno durante la guida. Fra 10/20 anni di fatto potranno rendere possibile una mobilità nuova”.

Il lavoro del Centro sarà allora sviluppare competenze per accompagnare una transizione di lungo respiro. La sfida” commenta il rettore, “sarà implementare un modello di business per dare continuità al Centro Nazionale, consolidandosi e aiutando il paese ad avere un ruolo sempre maggiore in questo ambito. “E sono convinto che ciò possa avvenire” conclude, “vedo sempre maggiore esigenza da parte di comuni, regioni, istituzioni locali, ad avere un interlocutore a supporto dello sviluppo di una mobilità adatta alle specifiche condizioni”. Un punto di partenza incoraggiante per un progetto che punta ad accompagnare la transizione green e digitale in un’ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del paese.

Mucche

Mucche adottate a distanza: la Valsugana punta sulla sostenibilità

È stata una delle prime destinazioni al mondo a ottenere una certificazione per il turismo sostenibile, grazie alla natura incontaminata in cui fare trekking o pedalare tra laghi e montagna e vivere esperienze nel pieno rispetto dell’ambiente. E ora la Valsugana ha deciso di fare un passo in più, provando a coinvolgere, anche da lontano, chi desidera avvicinarsi al territorio. Valsugana-Lagorai hanno organizzato un originale concorso, accessibile dal sito www.visitvalsugana.it, con il quale è possibile vincere…una mucca. O meglio, la sua adozione a distanza.

Tutti gli utenti (residenti in Italia) che avranno compilato il form di registrazione parteciperanno all’estrazione finale dei premi, che consistono in tre adozioni simboliche a distanza di una mucca della Valsugana del valore di 65 euro ciascuna, di cui 15 euro destinati alla gestione del progetto e di altre iniziative territoriali. Inoltre, i vincitori riceveranno 50 euro di prodotti caseari in occasione di una visita estiva alla mucca adottata da effettuare entro il 15 settembre 2022 o, in alternativa, dal 15 giugno 2023 al 15 settembre 2023 C’è tempo fino al 3 agosto per partecipare all’iniziativa.

Il concorso è legato al più ampio progetto ‘Adotta una mucca’, organizzato da Valsugana e Lagorai (sud-est del Trentino), per far conoscere la natura incontaminata delle montagne, insegnare come si produce il formaggio secondo metodi antichi e aiutare a scoprire cosa significa vivere in una malga e portare le mucche all’alpeggio. Ad oggi sono circa 17 le malghe che hanno aderito all’iniziativa e 12.500 le adozioni a distanza sottoscritte. Oltre 50, invece, i singoli progetti sostenuti grazie all’iniziativa.

Con l’adozione a distanza si sostiene il lavoro dei malghesi e, quindi, la possibilità per le mucche di trascorrere l’estate tra i prati della montagna. Inoltre, si garantisce un reddito per i malghesi che in maniera tradizionale si occupano della produzione dei formaggi in maniera naturale. Si tratta di una vera filiera corta a testimonianza che l’economia circolare può essere una nuovo modo per sostenere anche da parte dei consumatori l’economia locale. L’iniziativa è sostenibile anche perché molte della malghe del progetto conferiscono il letame prodotto dalle mucche presso l’impianto di biogas nel comune di Castel Ivano che ha generato sino ad oggi oltre 5 milioni di Kwatt di energia pulita, contenendo da una lato la creazione di gas serra dannosi per l’ambiente e producendo energia pulita.

Una volta che che è stata inviata la richiesta di adozione a distanza, l’utente riceve un attestato e la carta d’identità della mucca scelta. Già, perché sul sito dedicato al progetto è possibile scegliere sia la malga, sia l’animale. Carolina, Lola, Ginevra, Fauna, Melissa, Pamela: ogni mucca ha una scheda dedicata, con foto, origine, residenza e malghese di riferimento. Sarà possibile andare in malga a far visita alla mucca adottata durante il periodo dell’alpeggio, indicativamente da metà giugno a metà settembre.

Barbie

La prima Barbie ecosostenibile celebra la scienziata Jane Goodall

Dimenticatevi la Barbie in bikini, occupata soltanto a prendere il sole vicino a Ken. La bambola più conosciuta del mondo diventa ecosostenibile e si trasforma in una delle donne più straordinarie del mondo, l’etologa e ambientalista britannica Jane Goodall, 88 anni. La Mattel, infatti, ha annunciato l’arrivo nei negozi di una Barbie ispirata alla scienziata, che fa parte della serie ‘Ispiring Woman’ ed è realizzata con materiali carbon neutral, certificati da Climate Impact Partners, “che dimostra – spiega Lisa McKnight, Executive Vice President and Global Head of Barbie and Dolls di Mattel – il nostro impegno nella creazione di un futuro più sostenibile“. Quella di Goodall si unisce alla schiera di Barbie dedicata a grandi donne, come Eleanor Roosevelt, Ida B. Wells, Billie Jean King e Maya Angelou.

I bambini e le bambine, ha ricordato McKnight, “hanno bisogno di più modelli come la dottoressa Jane Goodall, perché immaginare di poter essere qualsiasi cosa è solo l’inizio: vederlo fa la differenza. Ci auguriamo che il nostro omaggio a una pioniera rivoluzionaria per le donne nella scienza ispirino i bambini a saperne di più sulle carriere green e su come possano proteggere il pianeta nonché a recitare storie di sostenibilità attraverso il gioco delle bambole“.

L’uscita della Barbie arriva quasi in contemporanea con la Giornata mondiale dello scimpanzé, che si svolge il 14 luglio, e in occasione del 62esimo anniversario del primo viaggio di Goodall nella foresta del Parco nazionale di Gombe, in Tanzania, che le ha rivoluzionato la vita. La scienziata britannica è una delle più grandi studiose del mondo di primati; fondatrice del Jane Goodall Institute, che si occupa di ricerca, di educazione e di conservazione, dal 2002 è messaggera di pace dell’Onu e nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Durante tutta la mia carriera – racconta Goodall – ho voluto aiutare i bambini a essere curiosi e ad esplorare il mondo che li circonda, proprio come ho fatto io quando ho viaggiato per la prima volta in Tanzania 62 anni fa. Sono entusiasta di collaborare con Barbie e incoraggiare i più piccoli a imparare dal loro ambiente e sentire che possono fare la differenza“. “Attraverso questa partnership – ha aggiunto – spero di ispirare la prossima generazione di eco-leader a unirsi a me nella protezione del nostro pianeta e ricordare loro che possono essere qualsiasi cosa, ovunque: sul campo, in laboratorio e al tavolo“.

In collaborazione con il Jane Goodall Institute, Barbie introduce anche il Career of the Year Eco-Leadership Team 2022, che comprende quattro ‘mestieri’ dedicati alla protezione del pianeta e alla promozione della sostenibilità in diversi modi. Questo set è progettato per incoraggiare i bambini a raccontare le proprie storie di sostenibilità e a saperne di più sulle future carriere con cui potrebbero non avere familiarità, tra cui Chief Sustainability Officer, Conservation Scientist, Renewable Energy Engineer e Environmental Advocate.

La Barbie si aggiunge a un elenco crescente di lanci che permetteranno a Mattel di raggiungere il 100% di materie plastiche riciclate, riciclabili o a base biologica in tutti i prodotti e imballaggi entro il 2030.

(Photo credits: Chris DELMAS / AFP)

vaticano

In Vaticano differenziata al 70% e software di tracciamento rifiuti

Un’altissima percentuale di differenziata e campagne anti-spreco: così lo Stato Città del Vaticano, plastic free dal 2018, gestisce i suoi rifiuti. Percorrendo i viali acciottolati dei grandi giardini, in parte ancora lastricati da sanpietrini, si raggiunge una piccola isola ecologica.

Rifiuti elettronici da un lato, compost dall’altro, un compattatore per la carta, cumuli di plastica, un raccoglitore di oli esausti. Tutto è separato. Spicca, in un angolo, un trituratore industriale: serve a fare a brandelli documenti sensibili che non possono uscire dallo Stato, un modo per limitare quanto possibile nuove fughe di notizie. Qui gli abitanti o i lavoratori possono portare fisicamente i rifiuti che non sanno come smaltire e i piccoli camion depositano i sacchi in attesa di trasportarli fuori dalle mura.

Quest’anno le 1.100 tonnellate di rifiuti urbani prodotte sono state differenziate per il 70% (fino al 2017 si arrivava al 42%): “In quattro anni abbiamo fatto un passo importante, è stato veramente impegnativo“, racconta a GEA Rafael Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente. Obiettivo? “Puntiamo al 75% e, se riusciamo, ad andare anche oltre“. Con il tipo di rifiuto prodotto e una campagna di sensibilizzazione ben fatta “si potrebbe superare l’80-85%, prevede.

Tutta la tracciabilità dei rifiuti è gestita da un software che tiene sotto controllo i movimenti: “Il Sistema di controllo, la pesatura, il riconoscimento del materiale, tutto è gestito in automatico“, spiega il dirigente.

Il 90% della spazzatura vaticana va in Italia, “il 30% di indifferenziato finisce a Malagrotta o dove possiamo“, afferma. La carta invece viene recuperata, con un contributo: “Quindi per noi è una risorsa, lo scorso anno abbiamo fatto 180 tonnellate di recupero di carta e cartone“.

carta vaticano

La catena dei rifiuti speciali si gestisce dall’interno, “82 codici cer, differenziati al 99,8% del materiale“, afferma il dirigente. Di questi il 70% va a riciclo (rifiuti elettronici, oli esausti, batterie, acidi, pitture, vernici, frigoriferi, materassi…).

La frazione umida finisce invece in compostiera e viene poi utilizzata come fertilizzante per i giardini. Prima, veniva inviata nell’impianto di compostaggio Celano, che ne gestisce 150mila tonnellate all’anno.

Oggi possiamo gestire 200 tonnellate all’anno di umido. Facciamo un compost di qualità, miscelato all’altra catena che abbiamo: una linea viene dall’umido delle mense, l’altra dagli scarti di potature e sfalci con due catene separate (la compostiera elettromeccanica e i cumuli). A processo finito, viene prodotta una miscela“, riferisce Tornini. In questo modo, si riesce a gestire il 100% dell’umido. “Quest’anno siamo un po’ in crisi – confessa -, finita la pandemia stanno aumentando le utenze nei musei soprattutto, quindi siamo quasi al limite della capienza della compostiera. Stiamo pensando di ampliarla“.

 

Italiani e vacanze green: come cambiano le richieste dei viaggiatori

Quali sono i desideri che guidano i viaggiatori italiani quest’anno? A restituire una fotografia dai contorni piuttosto nitidi è l’osservatorio EY Future Travel Behaviours che ha condotto un’indagine su un campione di oltre mille soggetti, attraverso rilevazioni esplicite e tecniche di neuroscienze cognitive. Tra i fattori emersi dalla ricerca spicca un dato in particolare: il 46% degli intervistati considera essenziale l’impatto delle proprie scelte sull’ambiente. Cresce anche l’ansia verso i problemi climatici con il 75% del campione contro il 67% della scorsa edizione (i test condotti sono di natura implicita). Nell’analisi si rintraccia, in particolare, una preferenza sempre più netta verso esperienze diversificate e personali. Tra i profili dei viaggiatori del 2022 si registra una lieve crescita (+1%) dei cosiddetti Health and environmental concerned travelers, ovvero coloro che non hanno intenzione di aumentare il numero di viaggi per via di preoccupazioni legate all’ambiente e alla salute.

Una sensibilità ambientale che si accentua nelle generazioni più giovani. Utravel, corporate startup del Gruppo Alpitour dedicata agli under 30, ha stilato delle linee guida per viaggiare a impatto quasi zero. “Vogliamo farci portavoce di una nuova generazione di giovani viaggiatori – afferma Martina Antoniotti, Head of Marketing & Communication di Utravel che vuole scoprire il mondo con attenzione all’ambiente, curiosità, rispetto e voglia di integrarsi con i territori”. Tra i consigli redatti dall’azienda, che pianta un albero per ogni viaggio venduto, quello di “portarsi sempre dietro una borraccia, ma anche utilizzare sapone solido, non stampare le prenotazioni e mangiare piatti a km 0” conclude Antoniotti.

Più in generale, la consapevolezza ambientale inizia ad avere il suo peso nelle scelte di viaggio degli italiani. “È entrato a far parte della cultura un pensiero rivolto all’ambiente, anche per i numerosi provvedimenti che abbiamo preso in Europa. – spiega a Gea Ivana Jelinic, presidente di Fiavet (Federazione Italiana Imprese Viaggi e Turismo) – Si tendono a preferire destinazioni poco esplorate, una ricettività che rispetti l’ambiente, magari anche all’aria aperta senza perdere però nessuna comodità. Si preferiscono soluzioni di viaggio a minore impatto ambientale, se possibile con mezzi di trasporto ecosostenibili. L’esempio più importante sono proprio le navi da crociera che hanno fatto investimenti sulla sostenibilità molto all’avanguardia”.

Il Pnrr con i fondi stanziati per la competitività delle imprese turistiche arriva, in questo senso, a potenziare la transizione sostenibile delle attività ricettive e di accoglienza. La domanda di un turismo green non assomiglia, infatti, a una tendenza passeggera. “È una solida consapevolezza: lo dimostrano gli investimenti multimilionari delle aziende su questo tema. Se fosse un trend passeggero, non ci sarebbero piani industriali” dichiara la presidente di Fiavet.

turismo

Gli itinerari più green? Sono tutti in Europa

Cosa cerca oggi un turista in vacanza? Bel mare, attività culturali e divertimento non bastano più; sono sempre di più le persone che tra i criteri di ricerca inseriscono anche l’attenzione all’ambiente e, stando ai dati di Google e Booking.com, l’83% dei viaggiatori in tutto il mondo pensa che la sostenibilità sia vitale. Da questo punto di vista, il Vecchio Continente si dimostra al passo coi tempi. Il Sustainable Travel Index 2021, l’ultimo report presentato all’ITB Berlin Convention da Caroline Bremner, responsabile Travel Research di Euromonitor, premia infatti l’Europa, posizionandola al primo posto per territorio e pratiche green nel 2020.

LA SVEZIA TRA I PAESI PIU’ VIRTUOSI

In testa ai Paesi più virtuosi per viaggi sostenibili troviamo la Svezia, che vanta un’offerta turistica varia ed eco-friendly. La nazione è nota per il suo incredibile patrimonio naturale, che comprende ben 30 parchi nazionali, ma anche per l’alto livello di sostenibilità raggiunto in 23 centri urbani, specialmente in grandi città come Götheborg e Stoccolma, e per essere un modello per l’alloggio sostenibile, grazie alla sua rinomata architettura eco-chic di carattere nordico. Non a caso già nel 2010 era stata eletta prima Capitale verde d’Europa. Entro il 2045, inoltre, con buona probabilità la Svezia avrà ridotto del 100% le sue emissioni grazie all’incremento degli autobus elettrici, delle strade intelligenti e dell’agricoltura urbana.

Nella top five delle destinazioni più sostenibili, su un totale di 99 Paesi esaminati, troviamo poi la Slovacchia, l’Austria, la Finlandia e l’Estonia. L’Italia si piazza al 34esimo posto. Tra le prime 15 città più green stilate nel Sustainable Cities Index, inoltre, ben 12 si trovano in Europa, con in testa Madrid, Stoccolma, Dublino, Bruxelles e Berlino.

I PILASTRI DEL TURISMO SOSTENIBILE

Ma quali sono i fattori chiave del turismo sostenibile? Oltre che ambientale, la sostenibilità deve essere anche sociale ed economica. Deve tenere conto della domanda e dei possibili fattori di rischio per il Paese, come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno recentemente dimostrato. Il turismo sostenibile si basa quindi su alloggi green e strutture eco-friendy, ma anche sull’attenzione al trasporto, con possibilità di usufruire di bike sharing, piste ciclabili e mezzi pubblici a zero emissioni. “Il 66% dei consumatori globali vuole avere un impatto positivo sull’ambiente nella loro vita quotidiana, secondo la nostra indagine Euromonitor sugli stili di vita”, ha sottolineato Caroline Bremner, responsabile del report. Un’esigenza diventata ancora più evidente in seguito alla pandemia e alle restrizioni sui viaggi degli ultimi due anni. Un chiaro segnale del fatto che l’attenzione all’ambiente e le pratiche green sono sempre più fattori essenziali per il rilancio del turismo.

L’irrequietudine dei Marlene Kuntz per il clima

Si può incidere un disco e fare un tour in giro per l’Italia rimanendo sostenibili? Pare di sì, o almeno ci si può provare. Parola dei Marlene Kuntz, band che ha deciso di sposare i principi ‘green’ nel suo nuovo progetto: ‘Karma Clima Experience‘. Il gruppo ha iniziato il percorso lo scorso ottobre registrando l’album in tre comunità cuneesi (Viso a Viso a Ostana, il Birrificio Baladin di Piozzo e la borgata Paraloup nel comune di Rittana) che riflettono la visione sei Marlene sul grande male del nostro tempo: il cambiamento climatico e l’insostenibilità della nostra società. A raccontarci la nascita del progetto è Cristiano Godano, voce e autore del gruppo. “L’irrequietudine nei confronti del clima cova in me e in noi da tempo, stiamo accogliendo i segnali che la scienza ci indica e che le evidenze ci fanno notare: ghiacciai che si sciolgono, eventi climatici estremi in estate. Ne patiamo le conseguenze anche noi musicisti con bombe d’acqua che a volte fanno annullare i concerti. In Francia ci sono stati addirittura dei concerti annullati per il troppo calore. Tutta una serie di cose che solo i negazionisti sanno negare. Questo approdo è stati particolarmente spontaneo e del tutto inevitabile”.

Da qui, appunto, l’idea di creare il disco che si sposasse con i principi alla base del progetto. Non tutto è così semplice, però, come racconta il bassista Lagash: “Secondo noi siamo arrivati al di sopra delle aspettative. E’ evidente che delle difficoltà ci sono state, ma non ci siamo spaventati. Affrontare un percorso in cui si pone la sostenibilità al centro crea delle problematiche. In fondo, siamo abituati a non essere sostenibili. Ma è importante definire un processo lungo: da ottobre 2021 a oggi quanto abbiamo impattato? Quanto c’è ancora da fare? Naturalmente di più di quanto fatto. Ma continuiamo a darci da fare”.

Una visione meno ottimista, o più pragmatica, ce l’ha Godano. Che riflette la sua idea nel testo del nuovo singolo ‘La fuga’ dove parla di ‘socialità Inquinante, inquinata’. “Si dice che ogni messaggio che mandiamo, ogni mail o post abbia un impatto neanche troppo banale – riflette -. Nel testo mi è stato semplice giocare con le parole. Questo tipo di socialità è inquinata in maniera lampante ed è problematico. Sul fatto che sia anche inquinante, invece, non sono in molti a saperlo: sono gli inevitabili paradossi che fanno riflettere sull’essere virtuosi in questo mondo. È molto difficile avere dei comportamenti virtuosi dall’inizio alla fine nella quotidianità, nessuno di noi è esente da qualcosa che non va bene. Da qui il mio pragmatismo che a volte sembra pessimismo: siamo tutti talmente immersi in una realtà così problematica nei confronti del riscaldamento climatico che credo che siamo al cospetto di un problema molto grande e difficile da risolvere. Spesso non lo sappiamo neanche che quel che facciamo inquina”.

Il tour che porterà la band in giro per l’Italia, però, cercherà di rispettare il più possibile i principi della sostenibilità. Per esempio, racconta Lagash, “andando in strutture plastic free, che abbiano forniture energetiche da rinnovabili, spostandoci in alcune tappe in bici”. Certo, considera, “ci saranno comunque tante contraddizioni anche in questo viaggio”. E forse anche per questo i Marlene non si ergeranno a professori di sostenibilità: “Può darsi che durante i live, ogni tanto, abbia desiderio di raccontare qualcosa – conferma Godano – ma senza moralismi fuori luogo. Il compito di un artista può essere quello di suscitare riflessioni e questo è un compito che mi accollo volentieri”. Fra le tappe estive anche quella a Messina, al Parco Horcynus Orca il 1 agosto, dove i Marlene Kuntz riceveranno il premio per essersi distinti per il proprio impegno civile. “Un premio che ritireremo con grande orgoglio”, commenta Lagash.

Insomma, un tour che mixerà musica, spettacolo e sostenibilità. Senza ideologie, ma cercando di fare riflettere. Perché, conclude Godano, “un musicista dovrebbe fare quello che può, cioè usare la sua voce come cassa di risonanza per dire qualcosa che riguarda tutti”.

OVS sceglie la svolta green con il cotone 100% Made in Italy

Non è detto che la moda sostenibile sia solo per certe tasche. La casa italiana più accessibile, OVS, si muove in direzione green da anni.

Dal 2021, il 100% del suo cotone è organico, riciclato o coltivato secondo i Better Cotton Standard. La filiera di produzione è già monitorata con l’adesione dei fornitori alla piattaforma Higg di Sustainable Apparel Coalition, i materiali sono scelti e processati a ridotto impatto ambientale e seguendo i nuovi obiettivi di decarbonizzazione, approvati da Science Based Targets initiative e incentrati su una ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 del 46% entro il 2030 (già diminuiti dell’85% dal 2017 al 2019). Ora l’azienda fa un passo in più e punta alla produzione di un filato interamente nazionale.

Lo fa in partnership con l’azienda Santiva, di Pollina, in provincia di Palermo, che ha riscoperto le tecniche agricole diffuse un tempo nel territorio, dando nuovo impulso alla coltura di un cotone a fibra lunga di altissima qualità e a ridotto consumo d’acqua.

Ma quanto cotone utilizza OVS per i suoi capi? Tanto, tantissimo, il 70% del totale dei materiali che li compongono. Oggi i più grandi produttori di cotone sono in India, Cina e Stati Uniti, ma non è sempre stato così: negli anni 50 veniva coltivato estensivamente anche in Italia. E con le tecniche dell’agricoltura organica, evitando il ricorso a fertilizzanti e pesticidi chimici, attingendo esclusivamente a piccoli bacini per l’irrigazione delle piante nei mesi più caldi, le pratiche di Santiva riescono a proteggere il suolo, diminuiscono il consumo d’acqua e rispettano la biodiversità. Non solo. Nella catena vengono coinvolgi giovani agricoltori, grande occasione di crescita per l’economia locale. Le piante di cotone acquistate da OVS sono state seminate lo scorso 22 aprile, in concomitanza con la Giornata Mondiale della Terra. La raccolta sarà tra settembre e novembre 2022, a mano, per preservare la qualità delle fibre e ridurre al minimo l’impatto produttivo. Serviranno per produrre, a partire dalla primavera/estate 2023, circa 30mila capi. E se la sperimentazione funzionerà, l’azienda non esclude di “aumentare significativamente i volumi”, anticipa Simone Colombo, Head of Corporate Sustainability di OVS Spa.

Praga alla presidenza Ue. Von der Leyen punta su attuazione ‘RePower’

Se c’è una sfida su cui Bruxelles si aspetta tanto dal semestre di presidenza della Repubblica ceca alla guida del Consiglio Ue – che ha preso il via ieri (primo luglio) e andrà avanti per i prossimi sei mesi – è proprio quella dell’energia e della sicurezza dell’Ue di fronte ai tagli alle forniture di gas da parte della Russia.

La crisi “non è alle nostre spalle” e Bruxelles dovrà lavorare a stretto contatto con la presidenza di Praga per presentare “verso metà luglio un piano d’emergenza per l’energia”. La conferma arriva dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa a Litomyšl, in Repubblica ceca, al fianco del primo ministro, Petr Fiala, per l’avvio della presidenza di turno alla guida dell’Ue. E’ consuetudine per il collegio dei commissari europei, quando prende il via una nuova presidenza di turno dell’Ue, recarsi nel Paese che per i successivi sei mesi detterà l’agenda politica del Consiglio.

Il piano di riduzione della domanda di energia in questione era stato annunciato dalla stessa leader dell’Esecutivo comunitario al termine dell’ultimo Consiglio europeo del 23-24 giugno. Ieri è arrivata la conferma che arriverà a metà luglio e che sarà fondato sulla doppia priorità di tagliare la domanda e quindi i consumi “in maniera intelligente e di dimostrare solidarietà” tra gli Stati membri quando si parla di forniture di energia, principalmente attraverso accordi bilaterali con chi non dispone di strutture sotterranee per stoccare le riserve di gas in vista dell’inverno. Un piano che si rende urgente e necessario visti i tagli repentini alle forniture di gas da parte della Russia nei confronti di oltre dieci Stati membri dell’Ue, tra chi è andato incontro allo stop totale alle forniture russe e chi solo parziale.

Von der Leyen ricorda che gli Stati membri sono già ben collegati “attraverso gasdotti, abbiamo tutti questi interconnettori e possiamo sempre avere i flussi inversi” di gas. Ma di fronte ai tagli alle forniture “ci serve un buon piano comune che permetta all’energia e al gas di fluire dove è più necessario”, per non andare incontro a un inverno senza riscaldamento. Il colosso energetico russo Gazprom ha già annunciato una sospensione parziale delle forniture all’Europa per “lavori di manutenzione” che andranno avanti dall’11 al 21 luglio, che porteranno a un’ulteriore contrazione dei flussi all’Europa.

L’agenda di Praga alla guida dell’Ue sarà legata, senza dubbio, alla stretta attualità, tanto da non essere casuale la scelta del motto ‘Rethink, Rebuild, Repower’ (Ripensare, rinnovare e “ripotenziare” l’Ue) dal momento che il Paese dovrà concentrarsi sull’attuazione del pacchetto energetico ‘RePowerEu’, presentato lo scorso 18 maggio dalla Commissione Europea come una tabella di marcia per affrancare l’Unione dalla dipendenza dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027. “Contiamo su Praga per raggiungere un rapido accordo tra Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori – sull’adozione del regolamento che ha istituito il piano”. L’adozione del regolamento porterà gli Stati membri a iniziare a disporre delle risorse previste dal piano, che la Commissione Ue stima in 300 miliardi di euro. Il piano – ha ricordato la presidente – si basa su tre pilastri: la diversificazione dei fornitori di energia “in particolare per quanto riguarda il gas e il petrolio”, la riduzione della domanda di energia e soprattutto “massicci investimenti in energie rinnovabili, che hanno il vantaggio di essere prodotte a casa nostra e creare posti di lavoro”.

Che la sicurezza energetica sarà al centro del semestre di presidenza ceca lo ha confermato lo stesso primo ministro, Petr Fiala, al fianco di von der Leyen in conferenza stampa. Indipendenza dell’Unione Europea e abbassare i prezzi insostenibili dell’energia, che stanno “soffocando la nostra economia e creando problemi ai nostri cittadini”, saranno le sfide di Praga e più in generale dell’Ue di domani. La sicurezza energetica è una delle cinque priorità messe nero su bianco nell’agenda della presidenza e come nei piani di Bruxelles, il focus sarà sulla diversificazione dei fornitori di energia e l’accelerazione della transizione alle energie rinnovabili e a basse emissioni. “La Presidenza ceca è pronta a lavorare sull’attuazione della regolamentazione delle riserve di gas”, si legge sul sito della presidenza, in riferimento all’obbligo disposto dall’Esecutivo comunitario di riempire gli stoccaggi di gas prima dell’inverno.

Ma per Praga la sicurezza energetica dell’Ue passa anche per l’energia nucleare che sarà centrale nella sua agenda “anche per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue”. Il nucleare è un’importante fonte di energia nella Repubblica Ceca, rappresentando circa il 40 per cento del suo mix energetico, e Praga ha già chiarito l’intenzione di rilanciarne l’uso. La presidenza della Francia che si è appena conclusa, lascia nelle mani di Praga anche l’avvio dei negoziati interistituzionali con il Parlamento europeo sui principali dossier del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, dalla riforma del sistema Ets alla tassa sul carbonio alle frontiere su cui entrambi i co-legislatori ormai hanno definito la loro posizione. “Ora la presidenza è nella posizione ideale per guidare i triloghi (i negoziati a tre) sul ‘Fit for 550 tra Consiglio e Parlamento”, ha ricordato von der Leyen, che spera in un accordo prima della prossima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a novembre in Egitto. Ma su questo Praga già mette le mani e fa sapere che si concentrerà soprattutto sui dossier dell’efficienza energetica e dell’uso delle energie rinnovabili, su cui Bruxelles ha proposto di alzare i target alla luce della guerra in Ucraina.