Arriva il caldo feroce di Cerbero, ecco tutti i consigli dei medici su come difendersi

Ci aspetta un fine settimana a dir poco bollente, se non infuocato. La colpa sarà del potente anticiclone tropicale Cerbero che dal deserto del Sahara sta iniziando inesorabilmente ad avanzare verso l’Italia. Nei prossimi giorni l’anticiclone Cerbero farà schizzare le temperature massime fino ad oltre 43°C sulle Isole Maggiori.

Cerbero inizia a influenzare l’Italia già da oggi portando condizioni di tempo ampiamente soleggiato su tutte le regioni. Da segnalare soltanto qualche residua precipitazione sul Piemonte occidentale, specie sul torinese, anche per sabato mattina. Le temperature massime inizieranno a salire con valori prossimi ai 40°C soltanto in Sardegna, altrove rimarranno ancora stazionarie.
Nel corso del weekend l’anticiclone africano Cerbero conquisterà completamente l’Italia e il suo cuore bollente si avvicinerà pericolosamente alla Sardegna. Sia sabato che domenica il sole sarà prevalente mentre le temperature subiranno un’improvvisa impennata proprio domenica 9 luglio. Basti pensare che al Nord si toccheranno punte di 35-36°C, come a Bologna, Padova, Milano, al Centro i valori saliranno fino a 36-37°C come a Roma e Firenze mentre al Sud si supereranno di poco i 40°C sulle zone interne di Sardegna e Sicilia. Ma questo sarà nulla in confronto a quello che succederà la prossima settimana. Il bel tempo continuerà a prevalere su tutte le regioni, ma saranno le temperature che faranno parlare di sé. I valori termici diurni aumenteranno ulteriormente dato che il cuore rovente di Cerbero raggiungerà addirittura la Sardegna e sfiorerà la Sicilia. Tra lunedì 10 e mercoledì 12 di giorno si potranno toccare addirittura i 47-48°C in Sardegna e 45°C in Sicilia, 36-38°C al Centro-Nord come a Firenze, Milano, Ferrara, Bologna e Roma.

Questa seconda ondata di calore di inizio estate ha tutte le caratteristiche per candidarsi ad essere una delle più potenti mai avvenute in Italia, infatti ricordiamo che il record di caldo è di +48.8°C, raggiunti il 12 agosto 2021 a Floridia, nel siracusano. Come detto, nei prossimi giorni questa cifra potrebbe essere superata in Sardegna. Staremo a vedere.

Gli esperti della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha diffuso una guida con i consigli pratici per difendersi dal caldo:
– Evitare di esporsi al caldo e al sole diretto e uscire di casa solo nelle ore più fresche
– Assicurare un adeguato ricambio di aria in casa e agevolare la ventilazione naturale
– Mantenere le stanze fresche schermando le finestre esposte al sole (utilizzando tapparelle, persiane, tende, ecc.)
– Chiudere le finestre durante il giorno e aprirle durante le ore più fresche della giornata (la sera e la notte)
– Fare bagni e docce frequenti e con acqua tiepida
– Assumere almeno 3 litri di acqua durante la giornata, evitare alcolici e preferire cibi che contengono molta acqua, come frutta e verdura
– Quando si esce di casa, proteggere gli occhi con occhiali da sole e prevenire scottature con creme solari ad alto fattore protettivo
– Evitare l’attività sportiva all’aperto nelle ore più calde

mare

L’oceano Atlantico si surriscalda: invisibile strage di specie marine

Meno spettacolare degli incendi in Canada, l’ondata di caldo senza precedenti che sta attualmente colpendo le acque dell’Atlantico provocherà, secondo gli scienziati, un’invisibile strage di specie marine, in un fenomeno estremo che rischia di ripetersi con l’aggravarsi del riscaldamento globale. Tra marzo e maggio, la temperatura media della superficie oceanica ha raggiunto il massimo storico in 174 anni di misurazioni, superando la media del 20° secolo di 0,83°C, secondo i dati della US Oceanographic Administration Noaa.

Questa ondata di caldo marino non ha risparmiato l’Oceano Atlantico, che a giugno ha subito ondate di caldo particolarmente forti dal sud dell’Islanda all’Africa, con anomalie di temperatura di oltre 5°C al largo delle isole britanniche. “Tali anomalie in questa parte del Nord Atlantico sono inaudite“, ha affermato Daniela Schmidt, professoressa di Scienze della Terra all’Università di Bristol, citata dal British Science Media Center. Si tratta di “anomalie estremamente forti, piuttosto eclatanti e preoccupanti”, conferma Jean-Baptiste Sallée, oceanografo e climatologo del CNRS. Questa ondata di caldo marino, con una temperatura superiore ai 23°C nel Nord Atlantico, non sorprende del tutto gli scienziati, i quali sanno che gli oceani assorbono il 90% del calore generato dall’effetto serra. Questo tipo di eventi è quindi destinato a diventare più frequente e intenso sotto l’effetto del riscaldamento globale. “Quello che sorprende è che le cose stiano andando molto velocemente“, osserva però Jean-Pierre Gattuso, direttore della ricerca del Cnrs (Centro nazionale per la ricerca scientifica) e co-curatore di un rapporto del Giec (esperti di clima dell’ Onu). Diverse ipotesi sono state avanzate per spiegare questo fenomeno estremo, come la riduzione delle polveri sahariane trasportate dal vento o quella delle emissioni di zolfo delle navi, due tipi di aerosol che normalmente hanno un effetto di raffreddamento dell’atmosfera. Ma “resta allo stato delle ipotesi“, stima Sallée.

Per quanto riguarda il fenomeno El Niño, sembra troppo poco sviluppato per avere un impatto sul Nord Atlantico. “Preferiamo aspettarci un effetto la prossima primavera“, spiega Juliette Mignot, oceanografa dell’IRD (Institute of Research for Development). La ricercatrice ipotizza una possibile “modifica delle correnti marine” ovvero un fenomeno meteorologico che si sovrapporrebbe al riscaldamento globale.

Qualunque sia l’origine di questa ondata di caldo oceanico, gli scienziati si aspettano che causi “mortalità di massa” di specie marine, inclusi coralli e invertebrati. “Ma poiché accade sotto la superficie dell’oceano, passerà inosservato“, si rammarica Schmidt. Durante le ondate di calore nel Mediterraneo, una cinquantina di specie (coralli, gorgonie, ricci di mare, molluschi, bivalvi, posidonia, ecc.) sono state colpite da “massicce mortalità tra la superficie e i 45 metri di profondità“, secondo Gattuso, co -autore di un articolo sull’argomento. Altre specie migreranno piuttosto verso i poli. “Le acque di Norvegia e Islanda, ad esempio, diventeranno più pescose“, a scapito dei Paesi della zona intertropicale, secondo gli scienziati. Riscaldandosi, l’oceano, che cattura un quarto della CO2 emessa dall’uomo, potrebbe anche perdere parte del suo ruolo di pompa del carbone. Ciò avrebbe poi “un effetto amplificante sul riscaldamento atmosferico“, sottolinea Mignot, riferendosi a un “punto di non ritorno“. “Questi punti critici, sappiamo che esistono ma è difficile sapere a quale livello di riscaldamento si innescano”, conferma Sallée. “Sappiamo che potenzialmente, tra 2°C e 3°C di riscaldamento, si possono innescare punti critici“.

Ma “possiamo limitare i danni“, rassicura Gattuso. “Se le emissioni di gas serra seguono una traiettoria compatibile con l’Accordo di Parigi, possiamo fermare completamente il riscaldamento e l’acidificazione dell’oceano”, assicura. “Non è tutto perduto“.

Raffreddare i poli? Tecnicamente si può e costa poco

Immaginate di salire con un aereo a 13 chilometri d’altitudine. Sorvolare la Patagonia se siete nell’emisfero sud – oppure la Scandinavia o l’Alaska, a nord. E una volta raggiunta la stratosfera rilasciare, per circa due minuti, microscopiche particelle di aerosol. Se fatto per due volte all’anno con una piccola flotta di 125 aerei, darete forma a un sottile strato che lentamente raggiungerà il polo nord e il polo sud. E che sarà capace di riflettere una parte della radiazione solare per ridurre di 2 °C la temperatura dei poli sottostanti, proteggendoli.

Troppo bello per funzionare? E invece no. Una ricerca pubblicata da Environmental Research Communications ne ha calcolato implicazioni e fattibilità. Il costo? 11 miliardi di dollari all’anno. Cioè nulla, se può servire a ridurre lo scioglimento dei ghiacci ed evitare l’innalzamento dei mari in tutto il pianeta.

In realtà l’idea di iniettare aerosol nella stratosfera contro il global warming è dibattuta da decenni. Ma se oggi sembrano superati i limiti legati all’efficienza del processo, “restano comunque effetti negativi da tenere in considerazione” come spiega il climatologo Maurizio Maugeri, professore di Fisica dell’atmosfera alla Statale di Milano.

Il primo problema riguarda l’impatto dei voli stratosferici: “Stiamo finalmente recuperando concentrazioni di ozono in atmosfera dopo il calo degli ultimi decenni” spiega il professore, “siamo sicuri di non rischiare, con un’operazione di questo tipo, un nuovo decremento?”. Le particelle che dovrebbero fare da scudo alla radiazione solare infatti – si legge nella ricerca – sarebbero composte da anidride solforosa, gas che ossiderebbe in acido solforico per poi coagularsi in aerosol liquidi dopo un mese nella stratosfera. Composti che, inoltre, tornerebbero lentamente sulla terra sotto forma di deposizioni acide.

Lo studio pubblicato è in realtà molto onesto, e le criticità sono espresse con chiarezza”, spiega Maugeri, “e resta senz’altro molto importante continuare a studiare questo argomento di ricerca vista la situazione di crisi ambientale che stiamo vivendo”. Ma come ogni progetto di geoingegneria vanno valutati gli effetti indiretti, “di cui” continua Maugeri, “non conosciamo con precisione la pericolosità”.

E questo è il punto più importante. Modificare anche un piccolo equilibrio legato alla temperatura atmosferica può avere impatti molto evidenti: come per esempio lo spostamento del confine tra una zona tropicale e una zona equatoriale molto umida, oppure trasformare un’area del mondo oggi ricca di precipitazioni in un’area impossibile da coltivare e viceversa.

Il punto è: chi si prende la responsabilità di un cambiamento che provocherebbe reazioni a catena (anche di approvvigionamento alimentare) su aree e popolazioni diverse? “La governance del mondo purtroppo non è fatta per gestire potenziali conflitti di questo genere” spiega Maugeri, “e al di là delle difficoltà tecnologiche il vero rischio sarebbe innescare cambiamenti che possono avere impatti importanti e difficili da prevedere”. Detta male: l’atmosfera è una sola, chi decide se e come intervenire?

Meteo, ancora gelo: weekend con venti freddi e neve a bassa quota

Tutto confermato: il freddo in ingresso dai Balcani sta provocando ancora maltempo al Centro-Sud con tanta neve sugli Appennini, altri 30-40 cm di neve fresca dopo le bufere degli ultimi 10 giorni. Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it, conferma che fino alla fine di gennaio il tempo resterà invernale con successivi impulsi freddi dai quadranti settentrionali. In particolare, masse d’aria di origine polare russa si infileranno nelle valli delle Alpi Dinariche scivolando da Nord-Est verso Basse Marche, Abruzzo, Molise e Puglia con nevicate fino a quote di bassa collina; l’aria fredda risulterà poi instabile a contatto con le masse d’aria ancora tiepide che stazionano sull’estremo Sud generando altri temporali e locali nevicate a quote di bassa montagna.

In sintesi, avremo ancora maltempo al Sud e sul versante adriatico mentre al Nord ed in Toscana il sole tornerà a splendere seppur con condizioni gelide al mattino e fredde di giorno. Nelle prossime ore i fenomeni più intensi sono attesi tra Molise e Puglia, ma anche intorno al Basso Tirreno, con un minimo di bassa pressione che si sposterà lentamente verso le isole ioniche greche. La neve cadrà tra Basse Marche, Abruzzo e Molise oltre i 300 metri, a quote collinari anche tra Puglia e Basilicata, mentre tra Calabria e Sicilia la quota neve si attesterà intorno ai 700-900 metri. Correnti orientali, a tratti più umide, potranno dar luogo ad addensamenti tra Piemonte e Lombardia ma senza fenomeni, con velature in transito anche sul Triveneto. Nel weekend, con l’allontanamento del ciclone verso la Grecia, il tempo diventerà meno instabile ma ancora freddo: sono attese delle nevicate residue, nella giornata di sabato, dalle Marche fino al Sud e localmente in Sardegna, la quota neve sarà in calo fino ai 200 metri sul versante adriatico, sempre intorno ai 600-900 metri al Sud e sulle Isole Maggiori.

La nota più importante, dopo quella sulle abbondanti nevicate in Appennino, riguarda le temperature previste: -2°C/+5°C al Nord, -1°C/+7°C al Centro, +3°C/+9°C al Sud. Sono temperature inferiori alla media del periodo di circa 5°C e causano un’intensa sensazione di freddo dove accompagnate da forti venti; ma in particolare sembra che faccia molto freddo perché con il Riscaldamento Globale non siamo più abituati alle normali temperature invernali di gennaio. D’altronde siamo vicini ai Giorni della Merla, quelli che per tradizione sono i più freddi dell’anno, dunque non dovremmo meravigliarci di questi valori previsti al termometro: la tantissima neve caduta in Appennino invece, oltre che farci gioire come bambini, è una piacevole anomalia, simbolo di un inverno italiano che ancora esiste e resiste.

maltempo

Italia divisa: forti temporali al Nord, molto caldo al Sud

Italia divisa in due con maltempo al Nord e parte del Centro e caldo africano al Sud. Per 48 ore una perturbazione atlantica porterà un sensibile peggioramento delle condizioni meteo su tutte le regioni del Nord e localmente al Centro, in particolare sul versante tirrenico ma con qualche acquazzone in transito anche verso le adriatiche. Al Sud, aldilà di qualche momento di instabilità tra Campania, Basilicata e Puglia, non si prevedono grandi scostamenti dalla fase calda e soleggiata degli ultimi giorni. La perturbazione atlantica è associata al Ciclone Peggy: questo ‘mostro’ di bassa pressione (per le dimensioni del diametro) ha stazionato una settimana sulle Isole Britanniche e, solo nelle ultime 24 ore, ha iniziato a spostarsi verso Est. Nel suo nuovo movimento causerà piogge e temporali intensi sull’Europa Centrale e, come detto, anche sull’Italia centro-settentrionale.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, avverte del pericolo di temporali anche intensi nelle prossime ore, con l’instabilità associata al calore accumulato negli ultimi giorni nei bassi strati. Come sempre, alla fine dell’estate avvengono i fenomeni più intensi a causa dell’energia in gioco: appena arrivano i primi impulsi freschi dal Nord Europa, lo scontro dell’aria calda ed umida con correnti di origine polare genera temporali violenti. Durante questi temporali di fine estate sono comuni grandine grossa e colpi di vento, i cosiddetti downbursts, venti orizzontali che a volte raggiungono i 100/150 km/h. In sintesi, le piogge e i temporali dapprima colpiranno il Nord-Ovest e la fascia tirrenica, poi si sposteranno anche sul comparto orientale italiano e localmente verso il meridione.

Venerdì avremo ancora instabilità soprattutto al Nord-Est e sulle regioni centrali; durante il weekend la ferita perturbata si sarà rimarginata quasi completamente: avremo prevalenza di sole ma non si escludono improvvisi temporali specie su Alpi, Prealpi centro-orientali e tutta la fascia appenninica centro-settentrionale. Il weekend resterà comunque il periodo migliore dei prossimi giorni: infatti fino a domani avremo maltempo, mentre dalla prossima settimana potrebbe nuovamente materializzarsi l’incubo nordafricano.

ONDATA DI CALDO

Ancora caldo: nuova fiammata ciclone africano, fino a 40° in Sicilia

L’anticiclone africano ci riprova: nonostante le debolezze mostrate negli ultimi giorni, con piogge e temporali che hanno colpito molti angoli del nostro Paese, nel corso della settimana appena iniziata sole e temperature ben al di sopra delle medie stagionali torneranno ad espandersi con sempre maggiore vigore.

Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it comunica che oggi una profonda area di bassa pressione (ciclone) va approfondendosi tra la Penisola Iberica e le Isole Britanniche in pieno Oceano Atlantico, spostandosi poi verso le Isole Britanniche. Proprio a causa della circolazione ciclonica, con le correnti che ruotano in senso antiorario attorno al minimo depressionario, verrà richiamata verso il bacino del Mediterraneo aria molto calda di estrazione sub-tropicale continentale, proveniente direttamente dagli arroventati deserti di Marocco e Algeria.

La ‘cuspide’ del promontorio anticiclonico africano, ovvero la sua estremità, si spingerà in direzione dell’Europa meridionale, con conseguenze anche sull’Italia. C’è da attendersi, dunque, una fase climatica dai connotati tipicamente estivi con tanto sole su buona parte del Paese e soprattutto più calda del normale; infatti, le masse d’aria in arrivo dal continente africano faranno schizzare le temperature fin verso i 36°C, specie al Centro-Sud e sulle due Isole maggiori (previsti fino a 40°C in Sicilia).

Caldo in aumento anche sul resto del Paese dove, nonostante le colonnine di mercurio non raggiungeranno i 40°C, le temperature saliranno comunque ben sopra la media. 33/34°C si potranno raggiungere nelle aree interne del Centro ed in città come Firenze e Roma e i 31/32°C su molte aree della Val Padana. Al Nord, tuttavia, il tempo è destinato a peggiorare verso metà settimana a causa dell’arrivo di aria più fresca ed umida in discesa dal Nord Atlantico: occhi puntati soprattutto alla serata di mercoledì 7 e su giovedì 8 settembre quando il sopraggiungere di una perturbazione potrebbe dar luogo a temporali anche forti su Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, poi anche in Toscana.

tempesta

Tempeste causate da riscaldamento globale: “Un colpo di frusta meteorologico”

Le tempeste che si sono abbattute sugli Stati Uniti e in altre parti del mondo questa estate sono un chiaro segnale del riscaldamento globale. La scienza concorda: il cambiamento climatico sta avendo effetti devastanti su tutto il pianeta e questi fenomeni meteorologici, un tempo raro, ora stanno diventando più intensi e frequenti, con effetti potenzialmente devastanti. Gli Usa stanno pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane: almeno 40 persone sono smorte a luglio in Kentucky, Illinois, Texas e Missouri, a causa delle tempeste arrivate in un periodo di estrema siccità. Il suolo, troppo secco, non è più in grado di assorbire l’acqua. Durante uno di questi episodi sono caduti più di 300 millimetri di pioggia, evento che, secondo i modelli statistici, si verifica solo una volta ogni mille anni. “È come un colpo di frusta meteorologico“, spiega Peter Gleick, co-fondatore del Pacific Institute, una ong specializzata nello studio dell’acqua. E ciò è dovuto ad “un’intensificazione del ciclo idrologico globale“, conseguenza del riscaldamento globale.

Da anni gli scienziati da anni avvertono dell’impatto dell’innalzamento della temperatura del pianeta causato in particolare dall’uso di combustibili fossili e dall’emissione di gas serra, le cui conseguenze ora sono chiare. Gli effetti del cambiamento climatico stanno infatti diventando molto concreti: i luoghi asciutti sono ancora più asciutti, i luoghi umidi ancora più umidi. “Il punto in comune tra queste forti precipitazioni e altri fenomeni eccezionali dello stesso tipo è un cocktail di ingredienti molto preciso“, necessario per il loro innesco, sottolinea David Novak, che dirige l’ufficio previsioni del tempo all’interno dei Servizi meteorologici americani (NWS). “Servono umidità e instabilità nell’atmosfera. E poi un innesco per la formazione della tempesta“, spiega.

Le tempeste ovviamente non sono rare in Texas o nell’Illinois in estate, ma la loro intensità legata all’altissima pressione atmosferica è la diretta conseguenza del riscaldamento del pianeta. “Più l’aria è calda – dice il meteorologo – più sarà maggiormente umida. E più c’è umidità più è facile che si formino le tempeste“. Secondo la formula di Clausius-Clapeyron, un aumento della temperatura di 1 grado Celsius è associato a un aumento di circa il 7% dell’umidità nell’atmosfera. Questo, dice Novak, è ciò che capovolge i modelli statistici delle previsioni meteorologiche e spiega perché quello che una volta era un fenomeno raro ora è più frequente, come le cinque tempeste che hanno colpito gli Stati Uniti quest’estate. tempeste che, prima dell’era industriale, avevano una probabilità dello 0,1% di formarsi, il che significa che in media si verificavano solo ogni mille anni. Ma questa percentuale aumenta drammaticamente in un contesto di riscaldamento globale.

(Photo credits: Valery HACHE / AFP)

temporale

In arrivo grandine e temporali di forte intensità al Sud

Nel cuore dell’estate un ciclone dai Balcani porterà una nuova ondata di maltempo. L’area di bassa pressione centrata al momento sulla Serbia (si tratta della vecchia perturbazione che ha portato forte maltempo al Centro-Nord tra il 17 e il 19 agosto), tende ad espandersi verso l’Adriatico, colpendo anche il Sud.

Il ciclone balcanico non riuscirà a spostarsi verso Est a causa di una robusta alta pressione estesa sull’Europa orientale. Con il blocco anticiclonico ad Est, associato anche a un caldo anomalo dalla Turchia fino alla Lettonia, la bassa pressione ‘ondeggerà’ pigramente tra Serbia e Grecia portando aria molto instabile verso le regioni meridionali. In sintesi, ci saranno frequenti temporali soprattutto tra Campania, Basilicata, Calabria ed est Sicilia.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, informa che, come è successo la scorsa settimana al Centro-Nord a causa della temperatura del mare piuttosto elevata, i fenomeni temporaleschi potrebbero assumere carattere di forte intensità anche lungo le coste. I mari meridionali infatti hanno una temperatura dell’acqua ancora molto calda, sui 27/28°C; il Tirreno centro-settentrionale ed il Mar Ligure registrano circa 26°C, solo l’Adriatico è leggermente meno caldo con la temperatura dell’acqua a 24°C. Questo sensibile guasto temporalesco al Sud sarà parzialmente bilanciato da un deciso miglioramento al Nord dove fino a venerdì il tempo sarà decisamente soleggiato e gradevole; per il weekend, l’ultimo di agosto, potremmo vedere un miglioramento al Sud ed un parziale aumento dell’instabilità al Centro-Nord.

(Photo credits: NICOLAS TUCAT / AFP)

mare liguria

Allarme mari italiani: tra i più caldi al mondo, 29-30 gradi come Caraibi

Il sole picchia duro, anche sull’acqua. L’ondata di calore dell’estate 2022, infatti, consegna alle cronache nuovi record negativi: secondo l’analisi della redazione di ilmeteo.it, la temperatura dell’acqua dei mari italiani ha raggiunto i 29-30 gradi centigradi, come quella del clima dei Caraibi, con 10 gradi in più rispetto alle coste californiane. Il clima fuori controllo, con la continua estrema espansione dell’anticiclone nordafricano verso il Mediterraneo, ha causato un aumento della temperatura dell’acqua fino a valori bollenti, eccezionali. L’acqua è così calda che difficilmente troviamo refrigerio anche al largo, neppure immergendosi di qualche metro l’acqua sembra quella di qualche anno fa. E se quest’anno il periodo è eccezionale, con valori fino a 5-6 gradi oltre la norma, l’Agenzia europea dell’Ambiente certifica che stiamo assistendo ad un aumento della temperatura dei mari da più di un secolo: in particolare il Mar Mediterraneo, solo negli ultimi 20 anni, ha fatto registrare un aumento medio di oltre 0,5 gradi, un valore molto alto a dispetto di quello che sembra.

In questo scenario, quale posizione occupa l’Italia tra i mari più caldi del mondo? Acque tropicali leggermente più calde delle ‘nostre’, oltre i 30 gradi centigradi e fino a 32-33 gradi, attualmente si registrano nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, nel Golfo del Bengala e nel Mar Cinese Meridionale. Altrove, in particolare sulle coste del Pacifico orientale i valori sono più bassi anche di 10 gradi rispetto ai mari italiani, anche a causa del fenomeno de La Niña. In buona sostanza l’Italia ha uno dei mari più caldi al mondo, in questo momento.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLmeteo.it, conferma che questa situazione anomala è legata alla ‘Pazza Calda Estate 2022’, iniziata in anticipo il 10 maggio e proseguita con valori termici eccezionali per quasi 3 mesi senza interruzione. Il calore del sole, l’assenza di perturbazioni o di temporali forti sul mare e l’assenza di venti freschi da Nord hanno bloccato il rimescolamento dell’acqua, non hanno permesso il raffreddamento superficiale del mare e, giorno dopo giorno, hanno fatto accumulare tanto calore: al momento, i bacini più caldi sono il Mar Ligure, il Mar Tirreno e il Canale di Sicilia con temperatura dell’acqua di 30 gradi. Tutto questo si traduce in un enorme stress per il mondo ittico, in stravolgimenti di cui non conosciamo le conseguenze, ma soprattutto di un pericolo reale: avremo temporali marittimi più forti appena arriverà una perturbazione. Il calore del mare infatti si trasformerà in energia per lo sviluppo di nubifragi e/o altri fenomeni violenti: ad essere pessimisti o catastrofisti (non ci piace esserlo, ma questa ricerca è pubblicata in vari articoli scientifici) con acque marine ad oltre 26,5 gradi è più probabile la formazione di Tlc, ovvero Tropical Like Cyclones, piccoli uragani anche sul Mar Mediterraneo.

Negli ultimi anni infatti, con l’aumento della temperatura dell’acqua del Mar Mediterraneo, si sono avuti a ripetizione Tlc, anche definiti Uragani Mediterranei o Medicane: 28 ottobre 2021, Apollo; 17 settembre 2020, Ianos (sulla Grecia), 11 novembre 2019, Detlef ad ovest della Sardegna, 28 settembre 2018, Zorbas a sud della Sicilia e così via con una frequenza che è aumentata sensibilmente a causa dei mari sempre più caldi. In sintesi, prendendola a ridere, è possibile fare una vacanza ai Caraibi senza prendere l’aereo: stesso mare ‘bollente’, simile probabilità (minore, ma in aumento) di trovare un uragano alla fine dell’estate.

riviera romagnola

In Romagna si torna a fare il bagno. Boom di batteri causato da caldo e siccità

Contrordine sulle spiagge romagnole: i villeggianti possono tornare a fare il bagno in mare in piena sicurezza. Lo hanno comunicato ieri mattina gli assessori regionali all’Ambiente e al Turismo, Irene Priolo e Andrea Corsini durante una conferenza stampa dopo che ieri l’Arpa (agenzia per l’ambiente) aveva imposto lo stop a causa di valori anomali di batteri Escherichia coli nell’acqua di 28 tratti costieri (sei erano tornati già a norma nella giornata di giovedì).

Per tutta la giornata di giovedì era aleggiato il dubbio: perché questi valori erano fuori norma? Non piove da settimane, non ci sono stati sversamenti in mare, i fiumi non possono essere i responsabili dal momento che sono praticamente a secco. Allora perché una così alta concentrazione di batteri? Secondo gli esperti è colpa proprio del caldo e della siccità.

I risultati dei campioni aggiuntivi effettuati giovedì sulle acque della provincia di Rimini interessate dal divieto di balneazione hanno evidenziato valori di Escherichia coli nella norma in tutti i 21 tratti di spiaggia. I sindaci potranno pertanto emanare l’ordinanza di revoca del divieto di balneazione“, ha informato la Regione. “Domani arriveranno i risultati anche per il tratto di mare Spiaggina di Goro (Ferrara). La soglia limite del batterio – hanno detto i due assessori –, che è di 5000 cfu (unità formante colonia) per 100 ml di acqua, raggiunge oggi al massimo 135, ma nella maggior parte degli ultimi prelievi effettuati da Arpa non supera i 20-30 o anche meno“.

In Emilia-Romagna, hanno sottolineato Priolo e Corsini, la qualità dell’offerta turistica e ricettiva va di pari passo con la qualità del sistema dei controlli, che vengono eseguiti per la sicurezza delle persone, in particolare anziani e bambini. Qualità delle strutture ricettive e degli stabilimenti balneari, dunque, ma anche dell’acqua del mare, con i controlli che si mantengono costanti e la prossima rilevazione, come da programma, il prossimo 22 agosto.

L’assessora all’Ambiente Priolo si è quindi soffermata sulle cause dei dati anomali di martedì scorso, quando i controlli effettuati come di consueto da Arpae per garantire sicurezza e qualità della stagione balneare hanno evidenziato valori al di sopra della soglia. E ciò si è verificato verosimilmente per la compresenza di una serie di fattori che hanno favorito la proliferazione batterica: per la prima volta da decenni, Arpa ha registrato, attraverso 12 stazioni dislocate sul territorio, temperature superiori ai 40 °C per più giorni. Questo ha influito su un innalzamento della temperatura del mare, che ha visto da mercoledì improvvise mareggiate dopo un lungo periodo di calma. A ciò si è aggiunta la scarsa ventilazione e la siccità, con un apporto idrico dei fiumi al mare estremamente ridotto.

batterio

Diversi studi di Ispra, Legambiente ed Eea (Agenzia europea dell’ambiente) spiegano infatti che la siccità porta con sé il rischio di aumentare la concentrazione di sostanze inquinanti nei corpi idrici. È una questione chimica: la concentrazione di una sostanza è maggiore se è diluita in meno acqua. Per quanto riguarda le sostanze presenti di origine antropica, gli ultimi dati dell’annuario dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) per il periodo 2018-2019 dicono che l’82% delle circa 3.800 stazioni di monitoraggio analizzate non presenta superamenti delle soglie di concentrazione delle sostanze inquinanti, tuttavia circa il 18% supera i valori in uno o più casi. La situazione non è delle migliori neanche per quanto riguarda le condizioni quantitative delle riserve idriche sotterranee. Sempre secondo il rapporto dell’Eea, in Italia quasi il 10% dei corpi idrici sotterranei analizzati si trova in situazione di scarsità.

La situazione più grave si concentra nelle Regioni del Sud, dove l’abbassamento del livello delle falde porta a fenomeni di intrusione salina con conseguente perdita della risorsa di acqua potabile. In particolare in Puglia il 45% delle riserve si trova in condizioni di quantità critiche. Ma nelle ultime settimane anche la zona della foce del Po ha registrato criticità con una forte risalita del cuneo salineo (si parla di una trentina di km).

Ma perché ci sono questi batteri in mare? La presenza di Escherichia coli e di enterococchi, spiegano le agenzie regionali per l’ambiente, è legata all’esistenza di scarichi diretti di fognature non depurate oppure scarichi mal depurati o mal disinfettati. Per la balneazione la norma nazionale di riferimento è il Decreto Legislativo 116/08, che recepisce la Direttiva 2006/7/CE. La norma tecnica applicativa è il D.M. 30/03/2010, che sancisce che la valutazione sia effettuata sulla base dei soli parametri batteriologici Escherichia coli ed enterococchi intestinali, indicatori di contaminazione fecale, che i controlli abbiano frequenza mensile, da aprile a settembre, in base ad un calendario prestabilito, che la valutazione venga effettuata secondo un calcolo statistico e le acque siano classificate sulla base dei dati delle ultime 3-4 stagioni balneari. Il divieto di balneazione per un sito e la sua revoca avvengono a seguito di esito sfavorevole di una sola analisi.