ROBERTO CINGOLANI

Così riusciremo a risparmiare energia e a pagare di meno

Aiutare le famiglie a risparmiare sui consumi energetici e ridurre fino al 34% le bollette di luce e gas è tra le ‘Linee guida per il risparmio energetico a casa’ presentate oggi alla Camera dei deputati, nel corso di una conferenza stampa organizzata da Società italiana di medicina ambientale (Sima) in collaborazione con Consumerismo.

“Mai come in questo momento il “risparmio energetico è contemporaneamente una concreta opportunità economica e un dovere nei confronti dell’ambiente“, si legge nel documento. “Alcuni studi evidenziano che le abitudini dell’utente nei confronti dell’uso corretto dell’energia hanno un ruolo importante nel ridurre gli sprechi energetici: l’educazione e la modifica dei comportamenti del cittadino è l’area che può generare la riduzione di consumi più significativa, pari al 34% dei consumi totali di energia“.

L’attuazione di un “programma di risparmio energetico” insieme alla diversificazione delle forniture di gas su sette paesi africani ci consentiranno di “raggiungere l’indipendenza dalle importazioni russe dalla seconda metà del 2024”, ha annunciato Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica in un videomessaggio inviato in occasione la conferenza stampa alla Camera.

Risparmiare è un elemento fondamentale per diventare autonomi. In questo senso sono diverse le misure che possono essere applicate: dal “controllo dell’utilizzo dell’energia nel riscaldamento – come l’abbassamento della temperatura residenziale di 1 grado – all’interrompibilità nel settore industriale per brevi periodi”, ha spiegato il ministro. Inoltre, si può lavorare “sull’accelerazione dell’uso di rinnovabili e di carburanti alternativi”.

Discutere di risparmio energetico è importante, perché ci aiuterà in futuro a ridurre le sorgenti fossili, ma anche a vivere in maniera più compatibile la transizione ecologica”, ha concluso Cingolani.

ROBERTO CINGOLANI

Cingolani: “Con baricentro del gas in Africa, Italia hub per il Mediterraneo”

La missione africana porta in dote all’Italia nuove partnership per divincolarsi dalla morsa della Russia. In pochi giorni sono stati chiusi accordi importanti, a partire da quello firmato con l’Algeria, dalla quale prenderemo altri 9 miliardi di metri cubi di gas in più (rispetto agli attuali 22,6), a partire dal 2023-2024, che arriverà tramite il gasdotto TransMed/Enrico Mattei grazie alla Dichiarazione di intenti tra Eni e Sonatrach.

Il secondo tassello ha visto la delegazione composta dai ministri, Luigi Di Maio e Roberto Cingolani (il premier, Mario Draghi, ha dovuto declinare dopo essere risultato positivo al Covid-19) in Angola, lo scorso 20 aprile. “Si tratta di un importante intesa che dà impulso alla partnership fra i nostri Paesi nei settori delle rinnovabili, dei biocarburanti, del Gnl e della formazione in ambito tecnologico ed ambientale”, ha detto il responsabile del Mite. Spiegando che non si tratta “solo un passo avanti nella diversificazione delle sorgenti di gas, ma anche un’importante contributo al sostegno della transizione ecologica globale”. La terza tappa della missione italiana, poi, è avvenuta il 21 aprile in Congo e prevede l’accelerazione e l’aumento la produzione di gas, in primo luogo tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi l’anno). In questo modo – sottolinea Eni – l’export di Gnl permetterà di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese.

Nella trattativa sono state definite anche di iniziative di decarbonizzazione per la promozione della transizione energetica sostenibile nel Paese africano, in particolare negli ambiti delle energie rinnovabili, dell’agricoltura con lo sviluppo di una filiera agricola – non in competizione con la catena alimentare – per la produzione di feedstock per la bioraffinazione, la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste, l’adozione di sistemi di clean cooking, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della Co2. “Stiamo mettendo in atto con grande fatica una strategia di diversificazione di fornitura di gas, stiamo spostando il baricentro delle forniture in Africa – dice Cingolani al Tg1 -. E’ chiaro che si pone un’opportunità non solo per l’Africa, ma anche per l’Italia, che diventa un Hub per il Mediterraneo. E’ un’opportunità energetica e geopolitica importante per l’Italia. Stiamo sostituendo il gas che potrebbe venire a mancare dalla Russia, ma è importante ricordare che non bruceremo più gas, ci impegniamo a mantenere la rotta della decarbonizzazione“, chiarisce.

In questo scenario, si aggiunge anche un altro accordo quadro, quello raggiunto al Cairo lo scorso 13 aprile tra il presidente di Egas, Magdy Galal, e il direttore generale Natural resources di Eni, Guido Brusco, che consentirà di massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di Gnl, promuovendo così l’esportazione di gas egiziano verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia. I due manager hanno pattuito di valorizzare le riserve di gas egiziane aumentando le attività gestite congiuntamente e identificando opportunità per massimizzare la produzione di gas a breve termine. Eni ottimizzerà inoltre le campagne esplorative nei blocchi esistenti e nelle aree di nuova acquisizione nelle regioni del Delta del Nilo, del Mediterraneo Orientale e del Deserto Occidentale. Questo accordo, insieme a quello firmato per il riavvio dell’impianto di liquefazione di Damietta lo scorso anno, fornirà carichi di Gnl per volumi complessivi fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022 per il portafoglio Eni di gas naturale liquefatto diretto in Europa e in Italia.

La strategia italiana, però, prosegue perché l’obiettivo del governo resta quello di rimpiazzare il 50% del gas russo entro il 2023. Ecco perché nelle prossime settimane verranno concretizzati gli accordi anche con Azerbaijan, Mozambico, Qatar. Mentre, a livello europeo, resta alto il pressing per varare il tetto massimo al prezzo del gas, “che – ribadisce Di Maio – consentirà alle famiglie di pagare di meno sia sulla bolletta energetica e alle imprese di non vedere intaccata la propria competitività”. Del tema il ministro degli Esteri ne ha parlato anche oggi alla Farnesina, nell’incontro con l’omologo spagnolo, José Manuel Albares. Italia e Spagna, infatti, “lavorano a un Trattato di cooperazione rafforzata per relazioni bilaterali sempre più solide”. Segno che i tempi diventano sempre più serrati e la determinazione a chiudere il dossier aumenta.

emissioni gas serra

I gas serra tornano a crescere, ma la svolta green è in corso

C’era da aspettarselo: le emissioni di gas serra nel 2021 tornano a crescere con la piena ripresa delle attività economiche e della mobilità. Ma c’è una buona notizia: l’incremento non altera il trend di riduzione dei gas serra e di miglioramento dell’efficienza energetica registrato negli ultimi anni. A confermarlo è l’Ispra, che oggi ha diffuso ‘l’Inventario nazionale delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti’ e gli ‘Indicatori di efficienza e decarbonizzazione’. La stima per il 2021 prevede in effetti un aumento del 6,8% delle emissioni rispetto al 2020, considerando un aumento del 6,5% del Pil. Resta rilevante il contributo dell’industria (+9,1%) e dei trasporti (+15,7%), ma anche per la produzione di energia per cui si stima un +2.2% nonostante la riduzione nell’uso del carbone (-35.2%). Secondo l’Inventario Ispra, nel 2020 le emissioni di gas serra diminuiscono del 27% rispetto al 1990 (passando da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO2) e dell’8,9% rispetto al 2019, grazie alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (principalmente idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone, ma anche alla pandemia da Covid che aveva portato ad un temporaneo blocco delle attività economiche e della mobilità.

ispra

Il 2020 – spiegano gli esperti dell’Ispra – è stato un anno importante di verifica, per l’Italia e l’Ue, perché chiude il secondo Periodo di Kyoto”. Ebbene, facile intuire che dal 1990 i maggiori responsabili delle emissioni nazionali di gas climalteranti sono i settori della produzione di energia e dei trasporti. I dati al 2020, tuttavia, sono confortanti: -16,4% rispetto al 1990 e -19,4% nel periodo 2019-2020. “Sempre rispetto al 1990 – sottolinea Ispra – diminuiscono le emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche del 41% nel 2020, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica (da 178,6 Terawattora – TWh – a 181,3 TWh) e dei consumi di energia elettrica (da 218,7 TWh a 283,8 Twh)”.

Quanto al parco delle rinnovabili, nel 2020 la quota di energia prodotta da fonti pulite è stata del 20,4% rispetto al consumo finale lordo, un valore superiore all’obiettivo del 17%, più che triplicata rispetto al 2004 quando rappresentava il 6.3% del consumo finale lordo di energia.

Frans Timmermans

Ue valuta il rialzo per i target sulle energie rinnovabili al 2030

I target sulle energie rinnovabili proposti dalla Commissione Europea nel pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ potrebbero non essere abbastanza per contrastare la crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Ne è ormai convinto l’Esecutivo europeo che a più riprese nelle scorse settimane, da quando l’invasione russa è iniziata lo scorso 24 febbraio, ha lasciato intendere che potrebbe fissare obiettivi più ambiziosi per la sua transizione verso le energie rinnovabili, mentre è alle prese con la necessità di ridurre le sue importazioni di petrolio e gas dalla Russia.

Target insufficienti”, li aveva definiti settimane fa la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, in audizione in commissione per l’Industria e l’energia dell’Europarlamento. Questa settimana, in visita in Egitto per rafforzare la partnership in vista della Cop27 di Sharm El-Sheikh che si terrà in autunno, anche il responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, ha fatto intendere che una revisione al rialzo ci sarà. Probabilmente già a maggio, quando la Commissione dovrà presentare i dettagli del suo piano ‘RepowerEu’ per liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi, di almeno due terzi delle importazioni di gas russo già quest’anno e totalmente entro il 2027. L’Ue complessivamente dipende per il 40% dal gas russo.

Neanche un anno fa, a luglio 2021, Bruxelles ha proposto nel quadro del suo pacchetto climatico ‘Fit for 55’ una revisione della direttiva sulle energie rinnovabili risalente al 2018 per portare l’obiettivo per il 2030 dall’attuale 32% di energie rinnovabili nel mix energetico dell’Ue, fino al 40%. Gli Stati membri dovranno aumentare i loro contributi nazionali per raggiungere collettivamente il nuovo obiettivo vincolante, principalmente attraverso i loro piani per l’energia e il clima (Pniec).

Se fino a questo momento ha fatto affidamento sul gas naturale come ‘ponte’ di transizione dal carbone alle rinnovabili per la produzione di energia, oggi le considerazioni devono essere diverse per portare gli Stati membri a ridurre la dipendenza dal gas. “Nelle prossime due settimane lavoreremo per l’iniziativa ‘Repower EU’, e come parte di ciò vogliamo accelerare la transizione energetica. Quindi, potremmo rivedere i nostri obiettivi”, ha spiegato Timmermans dal Cairo, precisando che la revisione significherebbe una “percentuale più alta di energia rinnovabile per il 2030”. Quanto alta non lo ha precisato, né ha chiarito se la Commissione intende presentare una proposta alternativa a quella fatta un anno fa.

C’è un’altra strada che l’Ue potrebbe percorrere rispetto a presentare una nuova proposta (allungando quindi i tempi). Dopo la proposta della Commissione, la revisione della direttiva passa in mano ai due co-legislatori europei – il Consiglio e l’Europarlamento – che possono proporre emendamenti alla proposta originaria. Il Parlamento Ue, come sempre l’istituzione più ambiziosa delle tre, è deciso a chiedere un aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico fino al 45% di energie rinnovabili entro il 2030. L’opzione della Commissione è quella di lasciare ‘carta bianca’ ai negoziati tra Consiglio e Parlamento in modo che il compromesso finale sia in linea con la richiesta più ambiziosa dell’Eurocamera.

Poco si sa dei dettagli del piano ‘Repower EU’ che dovrebbero essere presentati il 18 maggio, se non che la strategia Ue per l’indipendenza dal gas russo si baserà, principalmente, sulla diversificazione dei fornitori di gas, l’abbattimento dei consumi di energia e la spinta sulle rinnovabili, che quindi potrebbe portare con sé un obiettivo rivisto.

transizione ecologica

Novità per transizioni ecologica e digitale: dal Cdm il piano per accelerare Pnrr

Il governo vara un nuovo piano per accelerare l’attuazione del Pnrr. Proprio nel giorno in cui Ursula von der Leyen annuncia il versamento della prima tranche di finanziamenti europei da 21 miliardi del Next Generation Eu, dal Cdm arrivano novità sostanziali e anche semplificazioni, che riguardano soprattutto le transizioni gemelle: ecologica e digitale. Al Mite viene istituito un Fondo per l’attuazione degli interventi del Pnrr pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024: un’iniezione di 15 milioni che risulteranno molto utili per la cosiddetta ‘messa a terra’ dei progetti. Inoltre, nasce il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici, che avrà lo scopo di “migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili“. Lo Snps, “mediante l’applicazione dell’approccio integrato ‘one-health’ nella sua evoluzione ‘planetary health’ e tramite l’adeguata interazione con il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale, concorre al perseguimento degli obiettivi di prevenzione primaria correlati in particolare alla promozione della salute, alla prevenzione e al controllo dei rischi sanitari associati direttamente e indirettamente a determinanti ambientali e climatici, anche derivanti da cambiamenti socio-economici, valorizzando le esigenze di tutela delle comunità e delle persone vulnerabili o in situazioni di vulnerabilità, in coerenza con i principi di equità e prossimità“.

Il nuovo testo, poi, semplifica i progetti destinati alla realizzazione di opere e impianti di elettrificazione dei porti, che “sono da considerarsi di pubblica utilità, e caratterizzati da indifferibilità ed urgenza“. La copertura è destinata anche alle “opere e infrastrutture connesse, necessarie o comunque indispensabili alla costruzione, alla elettrificazione e all’esercizio degli impianti” che sono “finanziati, in tutto o in parte, con le risorse previste dal Pnrr e dal Pnc e dai programmi cofinanziati dai fondi strutturali dell’Unione europea“. La misura prevede che, fatti salvi i provvedimenti di competenza del ministero dell’Interno in materia di prevenzione incendi, queste opere siano soggette ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione competente nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, nel caso, variante allo strumento urbanistico.

Anche dal punto di vista fiscale cambiano alcune regole. Perché il consumo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde, anche qualora siano collegati attraverso una rete con obbligo di connessione di terzi, “non è soggetto al pagamento degli oneri generali afferenti al sistema elettrico“. In più, l’idrogeno verde “non rientra tra i prodotti energetici del Testo unico delle accise e non risulta sottoposto ad accisa“. Mentre per migliorare il controllo remoto e l’individuazione dell’estrazione illegale di acqua, per le concessioni di derivazioni per uso irriguo, viene “privilegiato” il sistema di digitalizzazione.

Ci sono novità anche per Enea, al quale viene affidato il monitoraggio degli interventi previsti da Ecobonus e Sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, compresa la valutazione del risparmio energetico conseguito, “in analogia a quanto già previsto in materia di detrazioni fiscali per la riqualificazione“. L’Agenzia elabora le informazioni e trasmette una relazione sui risultati al ministero della Transizione Ecologica, al ministero dell’Economia, alle Regioni e alle Province autonome di Trento e di Bolzano, nell’ambito delle rispettive competenze territoriali. Cambia anche lo Statuto di Enea, che ora prevedrà l’istituzione della figura del direttore generale. Per quanto riguarda il tema sismico, il decreto sancisce che diventa “parte integrante del piano di gestione dei rifiuti il piano di gestione delle macerie e dei materiali derivanti dal crollo e dalla demolizione di edifici ed infrastrutture” a seguito di un terremoto.

Infine, per quanto riguarda la transizione digitale, nasce la società 3-I Spa per lo sviluppo, manutenzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali delle pubbliche amministrazioni centrali. Sul Pnrr, dunque, il governo ingrana la quinta.

Vannia Gava

Gava: “Per indipendenza occorre investire su fonti pulite e nucleare”

Transizione ecologica, sostenibilità e Green new deal: sono le parole chiave per i prossimi 30 anni. L’Italia vuole stare in questa partita, ma a che punto è lo stato dell’arte nel nostro Paese? Gea, che ha tra i suoi obiettivi fare informazione e divulgazione su temi che caratterizzeranno la nostra vita e quella dei nostri figli, lo ha chiesto alla sottosegretaria al Mite, Vannia Gava.

Sottosegretaria, l’Italia è all’avanguardia in questo percorso?

“Sì. Anche se abbiamo questa cattiva abitudine di sminuirci, l’Italia e gli italiani hanno fatto e continuano a fare un grande lavoro: la sensibilità ambientale è così diffusa che siamo in vetta alle classifiche europee sulle percentuali di riciclo dei rifiuti col 79%, mentre la Francia è ferma al 56% e il Regno Unito al 50%. Anche nel riciclo industriale, quello di acciaio, alluminio, carta, vetro, plastica, legno, tessili siamo il Paese europeo con la maggiore capacità di riciclo. Siamo assolutamente all’avanguardia ma non siamo certo arrivati al traguardo. Per questo dobbiamo fare di più, investendo e procedendo passo dopo passo, per diffondere tra i cittadini una maggior cultura ecologica e accompagnando le imprese nei processi per le riconversioni e verso un’economia sempre più sostenibile. Con i bandi sull’economia circolare, chiusi proprio una settimana fa, daremo grande impulso alla realizzazione di impianti capaci di risolvere l’emergenza dei rifiuti urbani che, ancora oggi, in molte aree del paese vengono trasportati fuori regione per la carenza di impianti”.

L’Europa si è data il 2050 per arrivare alla neutralità climatica. Secondo lei è un traguardo davvero realizzabile? E a quali costi?

“L’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop 26 è stata contraddistinta da maggior realismo rispetto alle precedenti. Tutti i partecipanti hanno condiviso un obiettivo, ma riconosciuto che deve essere raggiunto con realismo, senza mortificare le economie o regalare vantaggi competitivi ad alcuni Paesi. Purtroppo, quella conferenza non poteva tener conto della guerra energetica scoppiata subito dopo il conflitto in Ucraina, che sta sconquassando i rapporti internazionali e i contratti per le forniture energetiche. Speriamo che gli effetti siano soltanto temporanei, che non ci si debba arrendere a qualche rinvio. Resta inteso che ovviamente l’obiettivo delle emissioni zero rimane”.

Attualmente il nostro sistema comprende 5 tipi di energia: petrolio, gas naturale, rinnovabili, nucleare e carbone. Il Green Deal punta a ridurre le emissioni di gas serra dal 55% entro il 2030 portando le rinnovabili al 40% del consumo energetico totale della Ue. Biometano e idrogeno sono le strade da percorrere?

“Cambiare velocemente il nostro mix energetico è fondamentale e questa crisi lo ha reso evidente a tutti. È necessario ridurre la dipendenza dell’Italia da fonti straniere e liberarsi dal giogo di un unico fornitore, o fornitore principale, che può minacciare di chiudere i rubinetti da un momento all’altro. Per farlo stiamo diversificando, ma bisogna soprattutto incentivare tutte le fonti energetiche ‘pulite’: biometano, idrogeno e anche nucleare di quarta generazione, che è stato incluso dalla tassonomia Ue, senza esaltare o demonizzare nulla a priori. Intanto continueremo, come abbiamo iniziato a fare in questi mesi e poi in ultimo col decreto energia, lungo la strada delle semplificazioni del ‘permitting’ per gli impianti di energia rinnovabile. Bisogna evitare che, come accadeva in passato, burocrazia, lentezze e sindrome Nimby scoraggino gli investimenti”.

eolico

Cingolani: “Con la crisi più rinnovabili, ma occhio al risparmio”

La crisi energetica attuale accelererà la transizione verde”. Lo afferma il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al Berlin energy transition dialogue 2022, sottolineando che “la situazione che stiamo affrontando ora sta costringendo i nostri Paesi ad accelerare verso le energie rinnovabili”. Nonostante le difficoltà a livello internazionale, “in Italia stiamo cercando di mantenere la tabella di marcia sulla decarbonizzazione esattamente come era prima della guerra”. Questo significa che “stiamo sostituendo il gas importato dalla Russia esattamente nella stessa quantità, o forse un po’ meno”, considerato che “nel frattempo stiamo accelerando le installazioni rinnovabili e il programma di risparmio energetico”. Tuttavia, secondo il ministro Cingolani, “in questo momento, non credo che Paesi ad alta intensità energetica come la Germania o l’Italia possano farcela solo con le energie rinnovabili, serve ancora un po’ di gas per la programmabilità”.

Come la Germania – infatti – anche l’Italia importa molto gas dalla Russia, circa il 40%, ovvero 29 miliardi di metri cubi ogni anno”. Il Ministro, tuttavia, ricorda che “ci stiamo affrettando a ottenere l’indipendenza dal gas russo, abbiamo cinque gasdotti che collegano il Paese”, di cui “tre sono lungo il percorso meridionale e orientale”. Se l’obiettivo è “essere molto veloci nel sostituire” questi 29 miliardi di metri cubi, precisa Cingolani, “ci sono altre strategie che in parallelo dovrebbero essere impiegate”, come un “approccio maturo al risparmio energetico” o la chimica di trasformazione: “Produciamo 30 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno e una gran parte di questi può essere trasformata in energia o compost”. In questo modo “possiamo ridurre la dipendenza dall’estero, ma anche mostrare la strada verso una transizione energetica sostenibile”.

Il ministro per la Transizione ecologica va oltre, insistendo sul fatto che nei prossimi “tre o quattro decenni”, l’Europa dovrà considerare “seriamente” nuove alternative. “Non ho detto fissione, ma fusione, con reattori più piccoli da utilizzare in specifici distretti ad alta intensità energetica”. “Per il futuro – aggiunge – dobbiamo pensare a qualcosa di stabile, duraturo, sicuro, programmabile, una fonte di energia globale” e “questo è il momento di investire e fare sforzi per trovare il modo migliore per produrre energia”. In caso contrario, “tra 20 anni saremo qui a discutere sempre più degli stessi problemi, e forse con una situazione ambientale peggiore”.

Il risparmio – secondo Cingolani – è una rivoluzione culturale, non può essere solo imposta con la legge, ma bisogna investire nelle nuove generazioni”. La riflessione sulla sostenibilità riguarda prima di tutto il risparmio energetico: “Ridurre e migliorare la gestione dell’energia nelle abitazioni è una questione di sistema nazione, di educazione e di consapevolezza pubblica”, che “non riguarda solo il controllo termostatico o il riscaldamento della casa” ma anche i settori produttivi, come quello alimentare e automobilistico.