Hansen illustra l’agricoltura del futuro: “Evitare competizioni sull’uso dei fondi per la Pac”

Garantire prezzi e condizioni eque al comparto agricolo europeo, dopo le proteste del settore registrate l’anno scorso. E’ una delle missioni del commissario europeo all’Agricoltura, Cristophe Hansen, per la prima volta in visita ufficiale in Italia per illustrare la sua visione futura dell’agricoltura, alla luce delle criticità del commercio agroalimentare nell’attuale situazione geopolitica internazionale. Accolto dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, il commissario ha prima partecipato ad un convegno sul tema, poi ha visitato gli stand del villaggio allestito da ieri nei giardini di Piazza Repubblica a Roma in occasione di Agricoltura E’.

Nella giornata inaugurale dell’evento, in occasione della presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, sono stati 35mila i visitatori e oltre tremila gli studenti delle scuole e degli Istituti Alberghieri e Agrari che hanno animato il villaggio. “L’anno scorso in questo periodo dell’anno – ricorda Hansen – in molte zone d’Europa gli agricoltori sono scesi in piazza per protestare contro molte cose, tra cui la richiesta di prezzi più equi per i loro prodotti. Abbiamo allestito così una riforma per l’organizzazione comune dei mercati, in modo da rafforzare i produttori e il loro potere negoziale”.

La Commissione, ha poi promesso Hansen, è a lavoro per supportare giovani agricoltori e piccole imprese, investendo su zone rurali e aree interne. Sull’ipotesi che nel prossimo bilancio Ue sia previsto un fondo unico nazionale che integri Pac e fondi di coesione, il commissario è invece netto. La politica agricola “è una politica specifica” sottolinea, quindi “non dobbiamo alimentare la competizione nell’utilizzo dei fondi. Una maggiore competizione avrebbe come risultato minori investimenti, questo causerebbe un risultato negativo per tutto il comparto e dobbiamo evitarlo”. Parole condivise dal ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, per cui sarebbe “un errore strategico lasciare agli stati l’individuazione dell’utilizzo delle risorse che vengono destinate allo Stato, e poi eventualmente lasciare la valutazione ai singoli Stati di utilizzarle per l’agricoltura o per altro”. Per il ministro sarebbe “un’involuzione delle politiche unionali, alla quale a nessun costo dobbiamo arrivare. Non c’è alcuna giustificazione per un’idea di questa natura, la nostra posizione sarà molto ferma”.

Hansen si è poi soffermato sul Nutriscore, chiedendo di “non demonizzare alcuni prodotti dei quali ne conosciamo le qualità: penso che nessuno berrebbe mai una bottiglia intera di olio di oliva, nonostante sia olio di qualità”. Quindi non serve mettere etichette “a un qualcosa che è di qualità”. Tra le etichette italiane più note, Hansen ha citato il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, l’Aceto balsamico di Modena e, a livello locale, la Porchetta di Ariccia. Lollobrigida, dal canto suo, ha chiesto di regolare il mercato ed evitare lo scompenso sui costi di produzione tra chi, come gli europei, rispetta i diritti dei lavoratori e dell’ambiente, e chi altrove “non rispetta nulla di tutto questo e abbatte i costi di produzione facendo concorrenza con prezzi non sostenibili per i nostri imprenditori”.

Soddisfatta la Cia-Agricoltori Italiani, per “il nuovo approccio della Commissione, che punta a rilanciare la redditività del settore primario senza dogmi o pregiudizi ideologici”. Il presidente Cristiano Fini apprezza “la discontinuità dall’orizzonte politico della precedente legislatura, in cui gli agricoltori venivano considerati alla stregua di nemici dell’ambiente”.

Il futuro dell’agricoltura “passa dalla messa a terra del piano del commissario Hansen”, sostiene invece la Copagri che ricorda come il reddito agricolo, “tra i più bassi considerando i principali settori produttivi, dovrà derivare prevalentemente dal mercato, che deve essere trasparente”.

Ue, Schmidt (Cese): “Agricoltori rischiano di pagare il prezzo dell’accordo con Mercosur”

“Abbiamo paura che saranno gli agricoltori a pagare il prezzo dell’accordo commerciale con il Mercosur”. Peter Schmidt, consigliere del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) esprime in un’intervista a GEA la propria preoccupazione sul patto con l’America Latina, mentre difende il Green Deal (almeno negli obiettivi) e spiega perché l’ingresso dell’Ucraina sarebbe una notizia positiva per il settore agrifood europeo.

Quali ritiene che siano le problematiche maggiori del settore agricolo europeo?

“Per rispondere allargherei lo sguardo al sistema alimentare in generale, non solo al settore agricolo, che ne è una parte e che risente delle scelte degli altri attori del sistema. Le problematiche sono molte: alcune sono nuove, altre meno. Tra queste ultime la principale è che gli agricoltori non generano abbastanza profitto per essere resilienti e sostenibili. Qui si inserisce una problematica più recente, che è quella del cambiamento climatico, probabilmente la maggiore minaccia per il settore nel futuro. Gli agricoltori devono avere una quota maggiore dei profitti del sistema alimentare, di cui al momento sono la parte più debole. La nostra proposta è dunque quella di rafforzare la loro posizione contrattuale. Alcuni dicono che è necessario che i contadini vengano pagati almeno il prezzo di produzione della merce, ma a livello pratico questo è molto difficile da organizzare in un’economia di mercato. Riteniamo più efficace rafforzare la loro posizione nei confronti della vendita al dettaglio. Lo abbiamo visto l’anno scorso con il Dialogo strategico lanciato da von der Leyen: una conversazione onesta tra gli attori del sistema alimentare è possibile. Ritengo infine utile stabilire dei consigli del settore a livello europeo, per facilitare un processo di dialogo delle varie parti in causa”.

Come giudica il Green Deal? Va nella direzione giusta per aiutare gli agricoltori?

“Il Green Deal era la risposta giusta, lo abbiamo sostenuto anche a livello di Cese. Il problema è che è stato un piano imposto, non discusso a sufficienza con gli agricoltori. Questo è ciò che ha permesso ai populisti di mobilitarli, additando il Green Deal a causa dei loro problemi. Questo è sbagliato, come detto prima ci sono problemi di lunga data nell’intero sistema alimentare. La parte nuova è il cambiamento climatico, di cui gli agricoltori vedono le conseguenze ogni giorno nel loro lavoro. La Commissione avrebbe dovuto dire “vogliamo arrivare a un certo obiettivo, e lo faremo in questa maniera”, ma questa seconda parte è un po’ mancata. Dunque le finalità erano giuste, ma le modalità sono state sbagliate, così come lo è stata la comunicazione. Ma in fin dei conti il Green Deal è ancora la strada da seguire”.

Qual è la vostra posizione sull’accordo commerciale tra Ue e Mercosur?

“Abbiamo recentemente tenuto un dibattito sul tema. Abbiamo forti dubbi. Non affronta i punti critici che colpiranno gli agricoltori. Per esempio è un accordo commerciale senza reciprocità: avremo importazioni con standard inferiori, che aumenteranno la pressione sul settore. Dal momento che difficilmente sarà possibile cambiare il testo dell’accordo, ora dobbiamo capire quali meccanismi mettere in piedi per proteggere l’agrifood europeo. Nel nuovo ordine geopolitico anche questo è parte del piano di autonomia strategica. L’America Latina è per noi un’area fondamentale: siamo favorevoli a un accordo in via generale, ma temiamo che per come questo è stato concepito gli agricoltori ne possano pagare il prezzo”.

Quale pensa possa essere l’effetto sulla Politica agricola comune (Pac) del possibile ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea?

R. “Con l’attuale forma della Pac avremmo sicuramente dei disagi. L’Ucraina è un produttore enorme, con aree agricole gigantesche, una qualità del suolo diversa dal resto d’Europa e realtà aziendali molto più grandi. Tuttavia ritengo che l’ingresso di Kiev sia necessario non solo dal punto di vista geopolitico, ma anche da quello dell’agrifood. Le grandi aree dell’Ucraina, ma anche di altri potenziali nuovi Stati membri, possono essere usate almeno in parte per coltivare materiali eco-sostenibili per esempio per il packaging, eliminando la plastica. C’è già la tecnologia per farlo: serve solo molta terra da coltivare, e qui subentrerebbero i nuovi Stati membri, a partire dall’Ucraina. Serve però un cambiamento nella Pac, che abbia criteri diversi per le entrate degli agricoltori, altrimenti il sistema rischia di collassare”.

Come si può rendere nuovamente attrattivo lavorare in agricoltura? E come prevenire il conseguente spopolamento delle aree rurali?

“Le problematiche attuali ce le siamo auto-inflitte negli ultimi decenni, riducendo i servizi nelle aree rurali. Io sono cresciuto in campagna in Baviera negli anni ‘60: allora ce n’erano molti e le persone potevano rimanere. In loro assenza, e in assenza di lavori ben pagati, è inevitabile che i giovani cerchino altrove un futuro migliore. Per fare questo però ci vogliono molti soldi. Servono sicuramente finanziamenti europei, e su questo l’Ue non sta facendo abbastanza. Poi ci sono casi di successo. Vicino a dove abito, nell’area dell’Allgäu, c’è una cittadina di 2.500 abitanti che si chiama Wildpoldsried. Qui c’è un grande parco eolico che dà lavoro a molte persone e porta soldi all’amministrazione locale, che a quel punto può riportare facilmente i servizi nella zona. Dobbiamo agire però: la vittoria dell’Europa passa dalle sue aree rurali”.

I prezzi di cacao e succo d’arancia passano dal boom allo sboom

I mercati globali stanno assistendo a un drastico crollo dei prezzi di due materie prime che avevano recentemente raggiunto picchi storici: il cacao e il succo d’arancia. Fino a poco tempo fa rappresentavano il motore di una crescita inarrestabile nei mercati delle materie prime, mentre sono ora in una fase di inversione che lascia molti analisti e investitori sorpresi, che vedono il boom diventare sboom.

Nel caso del succo d’arancia, uno degli eventi più significativi è il ritiro massiccio degli hedge funds, che, dopo aver scommesso pesantemente sul rialzo dei prezzi, ora stanno liquidando le loro posizioni. Secondo i dati riportati dal Wall Street Journal, i prezzi del succo d’arancia concentrato surgelato sono crollati del 46% rispetto ai massimi record registrati a dicembre. Un calo che, da inizio anno, ha raggiunto il 42%, con un ulteriore declino del 5% solo nell’ultimo giorno di contrattazione. I futures sul succo d’arancia avevano visto un’impennata nel 2022, in gran parte a causa delle preoccupazioni per la diminuzione del raccolto in Florida, la principale regione produttrice degli Stati Uniti. Questo aveva spinto i prezzi a toccare picchi mai visti, arrivando quasi a 5,50 dollari per libbra. Tuttavia, nonostante la Florida stia affrontando una stagione difficile, con un calo significativo della produzione, gli investitori non sono riusciti a ottenere i guadagni sperati, e ora stanno accelerando il declino dei prezzi.

All’inizio di quest’anno, gli investitori cosiddetti “managed money” (cioè gli speculatori, diversamente dai coltivatori di arance e dai produttori di succo che usano i futures per fissare i prezzi) avevano accumulato una posizione da record, scommettendo che i prezzi avrebbero continuato a salire. Ma la realtà si è rivelata ben diversa. Come spiega Dave Whitcomb, esperto di trading, “Non hanno ottenuto il rialzo che si aspettavano e ora stanno liquidando le posizioni, accelerando il calo dei prezzi”. I futures sono così scesi a 2,8 dollari per libbra, nonostante la previsione di una riduzione del 25% nella produzione di arance Valencia negli Stati Uniti. In Florida, dove la malattia del greening e l’espansione urbana hanno distrutto gran parte dei frutteti, il raccolto di Valencia è previsto in calo del 38% rispetto all’anno scorso.

Anche il mercato del cacao sta vivendo una situazione simile. Dopo aver raggiunto il massimo a fine 2024, i prezzi del cacao hanno subito un calo del 30% da inizio anno, con i futures che sono scesi a 8.000 dollari per tonnellata. La causa di questo crollo è legata principalmente alle previsioni rilasciate dall’Organizzazione Internazionale del Cacao (Icco), che ha stimato un aumento della produzione mondiale di cacao del 7,8% per la stagione 2024/25. Questo, insieme a una domanda in calo, ha fatto scivolare i prezzi.

Nel dettaglio l’Icco ha previsto che, nonostante le difficoltà dovute a condizioni climatiche avverse, malattie, parassiti e alberi vecchi, la produzione di cacao sarà maggiore rispetto alla stagione 2023/24. Tuttavia, la domanda globale di cacao è destinata a diminuire di quasi il 4,8%, un effetto negativo che è stato innescato dall’alto costo delle materie prime. “Gli alti prezzi del cacao degli ultimi anni hanno incentivato gli agricoltori a investire maggiormente nella coltivazione, ma l’alto costo delle materie prime ha ridotto la domanda”, ha scritto l’Icco nel suo report che indica un aumento della produzione mondiale di cacao verso quota 4,84 milioni di tonnellate. Tuttavia, la domanda dovrebbe scendere a 4,65 milioni di tonnellate. Insomma, surplus e prezzi giù.

agricoltura

L’Ue lancia la sua Visione per l’Agricoltura. Fitto: “Sicurezza alimentare non negoziabile”

Semplificazione, digitalizzazione e innovazione: sono le parole centrali della Visione per l’Agricoltura e l’Alimentazione che, presentata oggi dalla Commissione europea, punta a rendere il settore agroalimentare dell’Unione europea “attraente, competitivo, resiliente, orientato al futuro ed equo” per i produttori di oggi e di domani. Dalle parole chiave, però, manca qualsiasi riferimento alla strategia Farm to Fork che, lanciata nel 2020 e considerata centrale nel Green deal, mirava a sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente.

La Visione è la nostra risposta decisa all’appello del settore agroalimentare“, ha commentato in conferenza stampa il vice presidente esecutivo, Raffaele Fitto, ricordando le manifestazioni dei trattori dei mesi scorsi. “L’agricoltura e l’alimentazione sono strategici per l’Ue” e “la sicurezza e la sovranità alimentare non sono negoziabili“, ha aggiunto. Elementi che non sono passati inosservati a Roma, con il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha definito la Visione “un vero e proprio cambio di rotta, netto e radicale, rispetto alle strategie degli ultimi cinque anni che rincorrevano visioni ideologiche che appiattivano il Green Deal su una presunta tutela dell’ambiente tutta a carico del sistema produttivo“. Per la responsabile Pd alle politiche agricole, l’eurodeputata Camilla Laureti, il documento contiene “aspetti positivi“, come sul reddito dei produttori, ma fa “un passo indietro” su clima e biologico.

La visione delinea quattro aree prioritarie per il settore: attraente, competitivo e resiliente, adeguato alle esigenze future, che garantisca condizioni di vita e di lavoro eque nelle zone rurali. Al primo punto si ascrive l’impegno Ue a garantire con misure concrete che gli agricoltori non siano costretti a vendere i loro beni sotto i costi di produzione e a presentare una strategia per il ricambio generazionale. Rispetto a competitività e resilienza, la Commissione procederà ad un allineamento “più forte degli standard di produzione applicati ai prodotti importati“, stabilendo il principio per cui “i pesticidi più pericolosi vietati nell’Ue per motivi di salute e ambientali non possono essere reintrodotti nell’Ue tramite prodotti importati“. Nel capitolo sulle esigenze future, Bruxelles “considererà attentamente qualsiasi ulteriore divieto di pesticidi se non sono ancora disponibili alternative” – a meno che non siano una minaccia per la salute umana o per l’ambiente – e, nel quarto trimestre 2025, nel pacchetto di semplificazione, “presenterà una proposta che accelera l’accesso dei biopesticidi al mercato dell’Ue“. Infine, sulle condizioni di vita, Bruxelles creerà un piano d’azione rurale per garantire che le zone rurali rimangano dinamiche e avvierà un dialogo alimentare annuale con consumatori, agricoltori, industria e autorità pubbliche.

La Politica agricola comune “resta essenziale per sostenere il reddito degli agricoltori“, si legge nella Visione. Guardando al futuro, la Commissione proporrà, nel secondo trimestre del 2025, un pacchetto completo di semplificazione della Pac per ridurre la burocrazia, semplificare i requisiti e il supporto alle aziende di piccole e medie dimensioni e rafforzare la competitività. E nella Pac post-2027 – i cui dettagli saranno presentati nel corso dell’anno – “il sostegno dovrebbe essere ulteriormente indirizzato verso quegli agricoltori che ne hanno più bisogno, con particolare attenzione agli agricoltori nelle aree con vincoli naturali, ai giovani e ai nuovi agricoltori e alle aziende agricole miste“, precisa la Visione.

agricoltura biologica

Nel 2024 torna a crescere l’agricoltura, Italia prima nell’Ue27 per valore aggiunto

Produzione agricola in aumento dell’1,4% e valore aggiunto a +3,5%. Sono i dati positivi che diffonde l’Istat nella sua stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura, che vedono l’Italia addirittura prima nell’Ue27 per valore aggiunto. I primi a festeggiare sono i membri del Governo, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che parla di un “primato storico che ci rende particolarmente orgogliosi e che è frutto del lavoro, della dedizione e della determinazione delle imprese e dei lavoratori del comparto. E siamo altrettanto fieri di aver sempre fatto la nostra parte per raggiungere quest’obiettivo. Il Governo, fin dal suo insediamento, ha rimesso al centro l’agricoltura, ha dedicato stanziamenti record e adottato politiche di sistema per promuovere e rilanciare il settore agroalimentare italiano e le nostre eccellenze. La strada intrapresa è quella giusta, e continueremo a lavorare in questa direzione“. Le fa eco il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, parlando di dati che “dimostrano la validità delle politiche messe in atto dal Governo. Il sostegno alle imprese agricole ha favorito l’incremento della produzione, l’aumento dei contributi, la riduzione dei costi e rilanciato un settore fondamentale per la nostra economia. Ciò che mi rende particolarmente orgoglioso è la crescita del reddito medio degli agricoltori che è aumentato del 12,5%. Questi dati testimoniano inequivocabilmente, che abbiamo intrapreso un percorso corretto, mettendo al centro questo settore economico, fin dal primo giorno del nostro mandato, essenziale per il futuro della Nazione. Un sentito ringraziamento va alle associazioni di rappresentanza degli agricoltori, il cui contributo è stato determinante nel rafforzare il sistema agricolo italiano. Questo successo dimostra che il Sistema Italia, fondato sulla collaborazione tra istituzioni e operatori del settore, è una risorsa strategica per guidare la Nazione verso un futuro di crescita e competitività in Europa”.

Le stime per il 2024 hanno evidenziato un incremento dell’1,4% dei volumi dei beni prodotti dal settore agricolo e una crescita dello 0,8% dei relativi prezzi di vendita. Pertanto, il valore a prezzi correnti della produzione complessiva del settore è aumentato del 2,2%, raggiungendo 74,6 miliardi di euro (era 73,0 miliardi di euro nel 2023). Il ridimensionamento dei costi intermedi (-1,0% in volume), associato ad una significativa contrazione dei prezzi dei beni e servizi impiegati (-4,5%), ha rafforzato l’andamento positivo del valore aggiunto ai prezzi base del settore, che è aumentato del 3,5% in volume e del 9,0% in valore, portandosi nel 2024 a 42,4 miliardi di euro, dai 38,9 miliardi dell’anno precedente. Le unità di lavoro occupate in agricoltura si sono ridotte del 2,6% a causa di una marcata flessione (-4,4%) dei lavoratori indipendenti non compensata dal lieve aumento di quelli dipendenti (+0,9%). Con l’aumento dei contributi alla produzione ricevuti dal settore (+2,5%) e la sostanziale stabilità degli ammortamenti (-0,1%), il reddito dei fattori in valore ha mostrato nel 2024 un incremento dell’11,3% e, conseguentemente, l’indicatore di reddito agricolo ha registrato un notevole incremento (+12,5%).

Le stime del 2024 delineano un’annata positiva per il complesso delle coltivazioni (+1,5% in volume). In aumento sono risultati i volumi prodotti di patate (+13,0%), frutta (+5,4%; in particolare, +11,5% la frutta fresca), ortaggi freschi (+3,8%) e vino (+3,5%); in forte contrazione i quantitativi prodotti di cereali (-7,1%) e olio d’oliva (-5,0%), più modesto il calo di foraggi (-2,5%). I prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un incremento medio del 2,9%. Consistenti rialzi si sono registrati per patate, olio d’oliva e vino, mentre in notevole contrazione sono stati i prezzi di cereali e foraggi.

In base alle stime preliminari, nel 2024 la produzione del comparto agricolo dei paesi Ue27 ha mostrato un incremento in volume dello 0,5% ma, per la diminuzione dei prezzi dei prodotti venduti, si è registrata una riduzione in valore dell’1,5%, scendendo a 529 miliardi di euro rispetto ai 536,9 miliardi raggiunti nell’anno precedente. Dopo i rialzi degli ultimi tre anni, nel 2024 si stima a livello europeo una diminuzione del 2,0% dei prezzi alla produzione (misurati in termini di prezzo base) e una flessione più marcata dei prezzi dei beni e servizi acquistati (-6.4%). I consumi intermedi sono diminuiti in valore del 5,7%, mentre si è osservato un modesto incremento dello 0,8% in volume. Di conseguenza, il valore aggiunto lordo è aumentato rispetto all’anno precedente dello 0,2% in volume e del 4,4% in valore, passando da 223,7 miliardi di euro del 2023 a 233,6 miliardi nel 2024. Nella crescita dei volumi prodotti nell’Ue nel 2024, spiccano le performance positive di Spagna (+10,6%), Portogallo (+4,4%), Polonia (+1,6%) e Italia (+1,4%); i risultati peggiori si registrano, invece, in Ungheria (-4,4%), Romania (-4,3%) e Francia (-3,5%). La graduatoria 2024 del valore della produzione a prezzi correnti conferma la Francia in prima posizione (88,4 miliardi di euro, -7,7% rispetto al 2023), seguita da Germania (75,4 miliardi di euro, -0,9%), Italia (74,6 miliardi di euro, +2,2%) e Spagna (68,4 miliardi di euro, +4,3%).

In termini di valore aggiunto, invece, l’Italia conquista nel 2024 la leadership europea (42,4 miliardi di euro, +9,0% rispetto al 2023), seguita da Spagna (39,5 miliardi di euro, +16,2%) e Francia (35,1 miliardi di euro, -7,2%), che nel 2023 deteneva il primato. Riguardo ai principali comparti, le stime indicano per il 2024 un’annata positiva nella Ue27 per l’olio d’oliva (+9,1% in volume), con una produzione in forte espansione in Spagna (+22,6%) e Grecia (+5,9%). Buone performance si sono registrate anche per patate (+7,8%), foraggi (+7,2%), frutta (+4,5%) e ortaggi freschi (+2,1). In sensibile riduzione, invece, sono stati i volumi prodotti di vino (-10,2%), principalmente a causa del crollo registrato in Francia (-22,8%). Andamenti negativi si osservano anche per il comparto florovivaistico (-4,2%) e per i cereali (-3,1%). Risultati soddisfacenti si hanno nelle produzioni zootecniche (+0,9% in volume) e, in particolare, per le carni (+1,4%). Le attività secondarie e quelle dei servizi hanno invece subìto una leggera flessione della produzione (-0,5%). I maggiori decrementi nei prezzi alla produzione si sono registrati in Spagna (-5,7%), Danimarca (-5,3%), Portogallo (-4,7%), Polonia (-4,3%) e Francia (-4,3%), mentre sono risultati in aumento in Grecia (+7,8%), Irlanda (+4,9%) e Italia (+0,8%). Nel 2024, la riduzione della spesa per consumi intermedi per il complesso Ue27 (-5,7% in valore rispetto all’anno precedente) è stata generalizzata, ma più consistente in Spagna (-8,5%), Francia (-8,0%), Romania (-7,7%) e Danimarca (-7,2%). I prezzi dei beni e servizi impiegati si sono ridotti mediamente per l’Ue27 del 6,4%, con le diminuzioni più consistenti in Spagna e Francia. Si è ridotta nell’anno l’incidenza dei consumi intermedi sul valore della produzione che, per il complesso Ue27, è scesa al 55,8% dal 58,3% nel 2023 (-2,5 punti percentuali). Le maggiori incidenze sono state rilevate in Danimarca, Ungheria, Polonia, Portogallo e Francia, mentre si sono poste al di sotto della media Ue27 per Italia, Spagna, Grecia e Romania. L’andamento dell’indicatore di reddito agricolo, che misura la produttività del lavoro in agricoltura, evidenzia per il 2024 un incremento positivo per l’Ue27 (+1,6%). Un andamento particolarmente positivo si osserva in Portogallo (+14,7%), Italia (+12,5%), Grecia (+11%) e Spagna (+9,2%) mentre le diminuzioni più significative si sono registrate in Romania (-16,8%), Polonia (-12,5%), Francia (-8,9%).

Cina leader mondiale pure nella produzione di mele e pere. La Ue perde colpi

Non solo nell’industria o nell’auto. La Cina è leader anche nella produzione di mele e pere. Secondo le previsioni diffuse dall’Usda, il Dipartimento Agricoltura americano, la produzione mondiale di mele per il 2024/25 è prevista in calo di quasi 350.000 tonnellate, raggiungendo i 84 milioni, a causa delle perdite nell’Unione Europea, negli Stati Uniti, in Turchia e in Russia, che compensano ampiamente l’aumento della produzione in Cina. Le esportazioni sono previste in calo di meno di 100.000 tonnellate, a 6,1 milioni, con una riduzione delle spedizioni dagli Stati Uniti e dall’Iran che annulla l’aumento delle esportazioni dalla Cina. La produzione cinese è prevista in aumento di 1,5 milioni di tonnellate, raggiungendo i 48 milioni, mentre quella della Ue è stimata in calo di 1,1 milioni di tonnellate, a quota 11 milioni, per la scarsa impollinazione e delle gelate primaverili dannose in Polonia, il principale produttore. Le esportazioni sono previste stabili a 950.000 tonnellate, nonostante il calo della produzione, grazie alla ripresa delle spedizioni verso l’Egitto, dopo il minimo di sei anni dello scorso anno. Le importazioni sono previste in aumento di quasi il 40%, a 350.000 tonnellate, per compensare il calo della produzione.

La produzione mondiale di pere per 2024/25 è invece prevista in aumento di quasi 400.000 tonnellate, raggiungendo i 25,9 milioni. E pure in questo caso la crescita della Cina compenserà ampiamente le perdite legate alle condizioni meteorologiche negli Stati Uniti. La produzione cinese è prevista in aumento di 350.000 tonnellate, per un totale di 20,2 milioni, grazie a un raccolto abbondante nella principale regione produttrice di Hebei: sesto anno consecutivo di crescita, nonostante la diminuzione delle superfici coltivate a causa di ritorni negativi, l’invecchiamento degli agricoltori e le politiche governative che mirano a convertire i frutteti in coltivazioni di cereali. Anche in Europa la produzione salirà di circa 60.000 tonnellate, per un totale di 1,9 milioni, poiché la ripresa in Italia compensa ampiamente i cali legati al clima e alle malattie in Belgio, Paesi Bassi e Spagna. Tuttavia, la produzione rimane al di sotto della media degli ultimi cinque anni.

L’Usda americano ha infine analizzato le prospettive per la prossima stagione dell’uva da tavola. La produzione mondiale è prevista in aumento di quasi 1 milione di tonnellate, arrivando a 28,9 milioni, poiché i maggiori volumi in Cina, India e Stati Uniti compensano ampiamente le perdite nell’Unione Europea. La produzione nell’ex celeste impero è stimata in crescita di 700.000 tonnellate, arrivando a 14,2 milioni, grazie alle nuove varietà e alle condizioni climatiche favorevoli che portano a rendimenti più elevati. Calerà invece di 200mila tonnellate, arrivando a quota 1,1 milioni, la produzione nell’Unione Europea, il livello più basso da almeno 20 anni, poiché in Italia la raccolta è stata danneggiata da escursioni termiche e piogge abbondanti, mentre la Grecia ha vissuto una siccità durante la raccolta estiva.

Firmato accordo Ue-Mercosur. von der Leyen: “Giornata storica, vittoria per Europa”

Photo credit: sito Commissione Ue

 

Dopo un quarto di secolo l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur è arrivato. “Oggi si celebra una pietra miliare davvero storica“, ha esordito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa a Montevideo, dopo il vertice con i leader di Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. A dare l’annuncio, insieme a lei, c’erano il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, l’argentino Javier Milei, il paraguaiano Santiago Peña e l’uruguayano, Lacalle Pou. “In un mondo sempre più conflittuale, dimostriamo che le democrazie possono contare l’una sull’altra. Questo accordo non è solo un’opportunità economica, è una necessità politica”, ha affermato la presidente.

L’accordo apre le porte ad un mercato da oltre 700 milioni di consumatori, “una delle più grandi partnership commerciali e di investimento che il mondo abbia mai visto“, ha aggiunto la presidente. L’Ue entra così in un mercato ancora molto protetto, con lo smantellamento progressivo dei dazi sulle esportazioni nel Mercosur di formaggi e prodotti caseari, vino, liquori, cioccolato, ma anche automobili e macchinari, abbigliamento e calzature. E mette le mani sull’enorme bacino di minerali strategici fondamentali per la transizione verde presenti sul continente andino. In particolare, “oggi 60mila aziende esportano nel Mercosur, di cui 30 mila sono piccole e medie imprese. Beneficiano di tariffe ridotte, procedure doganali più semplici e accesso preferenziale ad alcune materie prime essenziali“, ha puntualizzato.

Ma nel Vecchio Continente non tutti sono contenti. Ad esempio, il settore agricolo, che nei mesi scorsi ha protestato anche contro questo accordo. “Ai nostri agricoltori: vi abbiamo ascoltato, abbiamo ascoltato le vostre preoccupazioni e stiamo agendo di conseguenza“, ha detto von der Leyen. “L’accordo protegge 350 indicazioni geografiche dell’Ue. Inoltre, i nostri standard sanitari e alimentari europei rimangono intoccabili. Questa è la realtà, la realtà di un accordo che farà risparmiare alle aziende dell’Ue 4 miliardi di euro di dazi all’esportazione all’anno, espandendo al contempo i nostri mercati e aprendo nuove opportunità di crescita e posti di lavoro da entrambe le parti“, ha illustrato.

Prima di ripartire, von der Leyen ha scritto in un post su X di essere “desiderosa discuterne con i Paesi dell’Ue”. Ed è questo il lavoro che la attende a Bruxelles: vedersela con il Parlamento europeo e con i Paesi membri. In particolare con il presidente francese Emmanuel Macron, che ha definito l’accordo “inaccettabile”. E a Parigi si aggiungono Polonia, Belgio, Irlanda, Lussemburgo. Per quanto riguarda l’Italia, Palazzo Chigi ha precisato che “il governo italiano ritiene che non vi siano le condizioni per sottoscrivere l’attuale testo dell’Accordo di associazione Ue-Mercosur e che la firma possa avvenire solo a condizione di adeguate tutele e compensazioni in caso di squilibri per il settore agricolo“.

Intanto oggi un alto funzionario Ue ha precisato che il testo è “il miglior risultato possibile. Ora è nostro compito spiegare esattamente cosa significa” e “non può essere cambiato“. Ma “si tratta di un accordo nuovo di zecca” mentre “l’unico testo che conoscono” i Paesi contrari è quello del 2019. I nodi si potranno iniziare a sciogliere solo dalla settimana prossima, con la pubblicazione degli elementi dell’intesa. Per ora partirà la revisione legale del testo e poi la traduzione in tutte le lingue ufficiali dell’Ue. A seguire la Commissione lo presenterà al Parlamento e ai governi degli Stati membri dell’Ue per l’approvazione.

Von der leyen

Accordo Mercosur in vista: Von der Leyen a Montevideo. No della Francia, i dubbi dell’Italia

L’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i membri fondatori del Mercosur – Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – potrebbe concludersi venerdì. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con il commissario al Commercio e alla sicurezza economica, Maros Sefcovic, è oggi atterrata a Montevideo, in Uruguay, annunciando che “il traguardo è in vista”. Nella capitale sudamericana, von der Leyen incontrerà il presidente, Luis Lacalle Pou, e venerdì parteciperà al meeting dei leader del Mercosur. “Abbiamo la possibilità di creare un mercato di 700 milioni di persone. Entrambe le regioni ne trarranno beneficio”, ha sottolineato. “Stiamo entrando nel rettilineo finale”, ha aggiunto Sefcovic.

I negoziati Ue-Mercosur sono iniziati nel 2000 e hanno avuto diverse fasi. Il 28 giugno 2019 le due parti hanno raggiunto un’intesa politica per un accordo commerciale, ma il processo è stato poi riaperto per affrontare gli impegni di sostenibilità; a gennaio 2023, le parti hanno concordato una tabella di marcia per la prima metà dell’anno per negoziare uno strumento aggiuntivo rispetto agli impegni assunti nell’ambito del capitolo commercio e sviluppo sostenibile del pilastro commerciale.

Ma “nonostante i progressi compiuti, non sono riuscite a firmare un accordo finale al vertice del Mercosur di dicembre 2023 a causa della forte resistenza espressa dall’ex presidente argentino Alberto Fernández e dal presidente francese Emmanuel Macron”, come ha scritto il relatore permanente per il Mercosur, l’eurodeputato popolare spagnolo, Gabriel Mato. E i colloqui dunque sono proseguiti con una nuova scadenza fissata per la fine del 2024.

Proprio Macron, nonostante la crisi interna politica, oggi ha voluto ribadire a von der Leyen che l’accordo “è inaccettabile così com’è”. A favore sono invece Germania e Spagna. Per l’Italia, il vicepremier Antonio Tajani ha affermato: “Noi siamo favorevoli all’accordo con il Mercosur, però bisogna correggere alcuni punti che riguardano i temi agricoli”. E, oggi, il vicepremier Matteo Salvini, da Bruxelles, ha evidenziato di essere “particolarmente attento alle richieste degli agricoltori” che “dicono no a questo accordo che rischia di mettere in ginocchio interi comparti del settore agricolo”. Dunque, “dato che è fermo da anni, non per caso, sarebbe giusto che lo rimanesse ancora”. Invece, secondo l’eurodeputato socialista tedesco Bernd Lange, presidente della commissione per il commercio internazionale, “le conseguenze complessive di un mancato accordo probabilmente supererebbero di gran lunga le carenze di un accordo imperfetto” e per il relatore Mato “l’eliminazione del 91% delle tariffe aprirebbe opportunità senza precedenti per le aziende europee, con vantaggi per settori chiave come l’automotive, la farmaceutica e l’agricoltura”.

L’accordo eliminerebbe gradualmente i dazi sul 91% delle esportazioni di beni dell’Ue verso il Mercosur, compresi prodotti industriali e alimentari, e sul 92% delle esportazioni del Mercosur verso l’Ue. “Le importazioni agricole sensibili sarebbero controllate”, “l’accordo sottolineerebbe elevati standard sanitari e fitosanitari” e “proteggerebbe circa 350 delle indicazioni geografiche (IG) dell’Ue sul mercato del Mercosur”, ha ricordato l’Eurocamera. Se concluso, l’accordo sarà prima sottoposto a revisione legale e poi tradotto in tutte le lingue ufficiali dell’Ue. A seguire, la Commissione lo presenterà al Parlamento e ai governi degli Stati membri dell’Ue per incassare la loro approvazione

Coldiretti lancia l’allarme: “Torna paura carestia. Per innovazione servono 6 miliardi fino al 2030”

Spesso si sente parlare delle incertezze create dalle tensioni geopolitiche. Una formula lessicale entrata ormai nel vocabolario popolare. Ma è una realtà con numeri e storie di vita e lavoro. Lo dimostrano i tanti studi sugli effetti delle guerre sulle nostre economie, lo denunciano gli allarmi delle diverse associazioni di settore.

Non fa eccezione l’agricoltura, ovviamente. Anzi, è uno dei settori maggiormente colpiti dal quadro dei mercati internazionali. In questo scenario vanno letti i risultati del rapporto Coldiretti/Censis, presentato durante la prima giornata del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dai coltivatori diretti in collaborazione con The European House-Ambrosetti. “Oltre sei italiani su dieci temono che la proliferazione delle guerre e gli effetti dei cambiamenti climatici finiscano per ridurre la quantità di cibo disponibile”, è il dato principale. Al quale si associa il ritorno della “paura di una carestia globale dinanzi alla quale occorre razionalizzare l’utilizzo delle risorse, a partire dalla necessità di destinare i fondi agricoli europei della Pac solo ai veri agricoltori per continuare a garantire in futuro la produzione alimentare”.

Il comparto, poi, è costretto a correre aggravato dalla zavorra delle regole Ue, che stanno penalizzando oltremodo un settore di primaria importanza per l’economia. In special modo per l’Italia. “Crediamo fortemente nell’Europa, ma vogliamo che sia in grado di competere a livello globale e geopolitico senza essere timida o osservare quello che fanno Usa o Cina in politica economica. Se così fosse, rischieremmo di perdere quel valore che eravamo riusciti a crearci”, dice il presidente dei coltivatori diretti, Ettore Prandini. “Alcune debolezze vanno risolte, la soluzione però è ben lungi dal venire. Oggi alcune economie sono più penalizzate rispetto ad altre”, sottolinea il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Che vede comunque un futuro meno rigido per la nuova legislatura, soprattutto grazie alla nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo con deleghe di peso: “Ci sarà una differenza a due anni di distanza dall’inizio della discussione con Franz Timmermans”.

Il responsabile del Masaf tocca anche un altro tema delicato del dibattito pubblico, perché c’è attesa per capire se realmente il presidente eletto degli Usa, Donald Trump, attuerà i dazi nel suo Paese, come annunciato in campagna elettorale. Lollobrigida, però, non vuole fasciarsi la testa prima di rompersela, come si suol dire: “Vedremo se li metterà, comunque sono un problema e un pericolo se il mercato è regolato”.

L’agricoltura ha anche altre necessità a cui far fronte, come l’innovazione. Per dirla con le parole dell’europarlamentare Pd, Dario Nardella, “è il settore più vecchio dell’economia ma può fare le cose più nuove”. Ma per innovare ha bisogno di risorse, ecco perché Coldiretti chiede di “raddoppiare gli investimenti a 6 miliardi entro il 2030” per “sostenere l’innovazione nel contrasto ai cambiamenti climatici e assicurare la produzione alimentare”. E per farlo “dobbiamo parlare con i campioni di eccellenza tecnologica che l’Italia ha“, come Leonardo, mette in chiaro Prandini.

Altro tema caldissimo, l’energia. Il governo, da un lato vuole riprendere la partita del nucleare per allargare il mix e ottenere sicurezza degli approvvigionamenti e indipendenza dalle forniture estere, dall’altro porta avanti il Piano Mattei per rafforzare la cooperazione con l’Africa e fare del nostro Paese l’hub energetico europeo. Materie su cui interviene l’ad di Eni, Claudio Descalzi. Per quanto riguarda il nucleare, il Cane a sei zampe è impegnato nella fusione, ma “dovremmo arrivare a fare un primo test a fine 2026” ma “se va tutto bene, parliamo del 2027-28 per un prototipo e 2031-31-32 per la commercializzazione”. Sull’Africa, invece, il manager dice, alzando anche i toni, che l’elemento principale da fare è “recuperare credibilità dopo 200 anni di promesse” e “l’unico modo per farlo è quello di prendersi dei rischi con loro: non solo dargli soldi o fare un progetto e via, ma una progettualità che è la loro progettualità, a lungo termine”.

Intanto i costi dell’energia restano alti, e questo è un problema non da poco. Serve “una visione complessiva” a livello europeo e “una armonizzazione”, dice il presidente di Arera, Stefano Besseghini, che invita nel medio termine “ovvero nel 2030-2035” a “puntare sulle rinnovabili e sul riassetto di tutto il comparto”.

Domani seconda e ultima giornata di Forum Coldiretti, con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato, e il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, come portate principali del ‘menù’. Le conclusioni, invece, saranno affidate a Prandini, che tirerà le file di una due giorni piena e intensa.

agricoltura

Agricoltura, petizione sigle ambientaliste a Ue: in 260mila per ridurre pesticidi

Dare priorità alla riduzione di pesticidi. E’ quanto chiedono 260mila europei che, in meno di tre mesi, hanno firmato una petizione indirizzata alla Commissione europea. La domanda, presentata in occasione delle audizioni dei commissari europei designati nelle commissioni parlamentari, è stata condotta dalle piattaforme di attivisti ambientali Ekō e WeMove, in collaborazione con Pesticide Action Network Europe (Pan Europe). “Il sostegno riflette la richiesta pubblica di un’azione decisa per fermare l’uso di pesticidi nocivi e promuovere pratiche agricole sostenibili. I cittadini esprimono regolarmente la loro preoccupazione per l’impatto dei pesticidi sulla salute pubblica e sull’ambiente attraverso petizioni, iniziative dei cittadini europei o Eurobarometri“, ha precisato Natalija Svrtan per Pan Europe.

Secondo le organizzazioni, la Commissione europea ha eluso la questione della riduzione dei pesticidi nelle sue recenti comunicazioni e il tema non è stato incluso nelle lettere di missione ai commissari designati. In questo contesto, chiedono tre elementi principali. “La reintroduzione della riduzione dei pesticidi nella politica dell’Ue“. In particolare, la petizione chiede alla Commissione di garantire che la riduzione dei pesticidi sia nuovamente presente “in modo prominente nei testi e nelle strategie legislative europee“. La seconda richiesta è di “rinnovare obiettivi ambiziosi per sistemi di produzione alimentare sostenibili: i firmatari sottolineano la necessità di rinnovare l’impegno verso obiettivi ambiziosi, in particolare nella promozione di sistemi alimentari sostenibili e nella protezione della salute ambientale“. Terzo, “la protezione della salute pubblica e dell’ambiente: le organizzazioni pubbliche e della società civile chiedono normative più severe per proteggere la salute umana, la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi in tutto il continente“. Infine, la petizione, “riflettendo la diffusa insoddisfazione pubblica per l’attuale corso delle politiche agricole e ambientali“, invita l’esecutivo Ue entrante ad allineare i suoi piani futuri alle esigenze delle persone e del pianeta, dando priorità a pratiche agricole sostenibili che riducano la dipendenza da pesticidi nocivi.

Invitiamo i politici dell’Ue ad agire rapidamente per ridurre il cocktail tossico di pesticidi. Gli agricoltori, le loro famiglie e i loro vicini sono le prime vittime. Può causare tumori e disturbi neurologici e danneggiare lo sviluppo dei bambini. Porta anche alla perdita di biodiversità, al degrado del suolo e alla contaminazione delle fonti d’acqua“, evidenzia Svrtan.  Secondo Nabil Berbour, direttore della campagna di Ekō, la petizione presentata “dimostra che i cittadini europei vogliono vedere i problemi dei pesticidi in cima alle agende dei politici” e dunque “invitiamo la Commissione a intensificare il Green deal europeo e le sue strategie per ridurre il consumo di pesticidi“. Mentre Aleksandra Zielińska, attivista senior di WeMove Europe, sottolinea che “i cittadini di tutta Europa si uniscono per chiedere un sistema alimentare più sano e sostenibile” e con la petizione mandano “un chiaro messaggio ai decisori politici: è tempo di fare un passo verso un’Europa libera dai pesticidi“.