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Agricoltura, petizione sigle ambientaliste a Ue: in 260mila per ridurre pesticidi

Dare priorità alla riduzione di pesticidi. E’ quanto chiedono 260mila europei che, in meno di tre mesi, hanno firmato una petizione indirizzata alla Commissione europea. La domanda, presentata in occasione delle audizioni dei commissari europei designati nelle commissioni parlamentari, è stata condotta dalle piattaforme di attivisti ambientali Ekō e WeMove, in collaborazione con Pesticide Action Network Europe (Pan Europe). “Il sostegno riflette la richiesta pubblica di un’azione decisa per fermare l’uso di pesticidi nocivi e promuovere pratiche agricole sostenibili. I cittadini esprimono regolarmente la loro preoccupazione per l’impatto dei pesticidi sulla salute pubblica e sull’ambiente attraverso petizioni, iniziative dei cittadini europei o Eurobarometri“, ha precisato Natalija Svrtan per Pan Europe.

Secondo le organizzazioni, la Commissione europea ha eluso la questione della riduzione dei pesticidi nelle sue recenti comunicazioni e il tema non è stato incluso nelle lettere di missione ai commissari designati. In questo contesto, chiedono tre elementi principali. “La reintroduzione della riduzione dei pesticidi nella politica dell’Ue“. In particolare, la petizione chiede alla Commissione di garantire che la riduzione dei pesticidi sia nuovamente presente “in modo prominente nei testi e nelle strategie legislative europee“. La seconda richiesta è di “rinnovare obiettivi ambiziosi per sistemi di produzione alimentare sostenibili: i firmatari sottolineano la necessità di rinnovare l’impegno verso obiettivi ambiziosi, in particolare nella promozione di sistemi alimentari sostenibili e nella protezione della salute ambientale“. Terzo, “la protezione della salute pubblica e dell’ambiente: le organizzazioni pubbliche e della società civile chiedono normative più severe per proteggere la salute umana, la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi in tutto il continente“. Infine, la petizione, “riflettendo la diffusa insoddisfazione pubblica per l’attuale corso delle politiche agricole e ambientali“, invita l’esecutivo Ue entrante ad allineare i suoi piani futuri alle esigenze delle persone e del pianeta, dando priorità a pratiche agricole sostenibili che riducano la dipendenza da pesticidi nocivi.

Invitiamo i politici dell’Ue ad agire rapidamente per ridurre il cocktail tossico di pesticidi. Gli agricoltori, le loro famiglie e i loro vicini sono le prime vittime. Può causare tumori e disturbi neurologici e danneggiare lo sviluppo dei bambini. Porta anche alla perdita di biodiversità, al degrado del suolo e alla contaminazione delle fonti d’acqua“, evidenzia Svrtan.  Secondo Nabil Berbour, direttore della campagna di Ekō, la petizione presentata “dimostra che i cittadini europei vogliono vedere i problemi dei pesticidi in cima alle agende dei politici” e dunque “invitiamo la Commissione a intensificare il Green deal europeo e le sue strategie per ridurre il consumo di pesticidi“. Mentre Aleksandra Zielińska, attivista senior di WeMove Europe, sottolinea che “i cittadini di tutta Europa si uniscono per chiedere un sistema alimentare più sano e sostenibile” e con la petizione mandano “un chiaro messaggio ai decisori politici: è tempo di fare un passo verso un’Europa libera dai pesticidi“.

Settore agricolo salva da spreco quasi 640mila tonnellate eccedenze l’anno

Il settore agricolo dona il 34% delle eccedenze prodotte nell’intero comparto, con il 18% delle imprese che sceglie di valorizzare le proprie eccedenze alimentari salvandole dallo spreco con la pratica della donazione. Le eccedenze donate in un anno dalle imprese agricole italiane sono 218.937 tonnellate: i produttori di ortaggi sono i più virtuosi per diffusione della donazione (30% delle imprese) e per quantità donate, mentre le imprese che producono e processano frutti oleosi (come le olive) sono la seconda categoria  per diffusione della donazione (23% delle imprese); il 20% dei produttori di frutta effettua donazioni delle proprie eccedenze e sia le imprese produttrici di cereali sia gli allevatori ricorrono alla donazione con una frequenza dell’11%. Questi sono alcuni degli aspetti emersi nell’indagine promossa da Fondazione Banco Alimentare e realizzata dal Food Sustainability Lab della School of Management del Politecnico di Milano, e da Fondazione per la Sussidiarietà, che ha elaborato un’analisi in cui vengono rilevati: i fattori che determinano la scelta di donare, le caratteristiche delle imprese donatrici e degli enti che raccolgono le donazioni.

Lavoriamo quotidianamente per offrire alle persone in difficoltà un paniere di beni nutrizionalmente bilanciato che possa comprendere generi alimentari come frutta e verdura, fondamentali per una dieta sana, ma sempre molto difficili da recuperare. Con questa ricerca abbiamo l’opportunità di approfondire in quale fase si generano le eccedenze nel comparto agricolo e, in questa particolare occasione, desideriamo fare un appello alla responsabilità sociale delle imprese e alle istituzioni per incentivare e favorire le donazioni a scopo sociale”, ha commentato Giovanni Bruno, presidente di Fondazione Banco Alimentare.

Con i dati raccolti sono state effettuate stime del numero di donatori e della quantità di prodotti donati nella popolazione di riferimento, ovvero tutte le imprese italiane dell’agricoltura attive nelle categorie di prodotti per il consumo umano (escluso il vino) e con forma giuridica società di capitali, cooperative o consorzi. La stima della quantità totale delle eccedenze valorizzate nel comparto dell’agricoltura italiana, comprensive di donazioni e altre forme di riuso, è pari a 637.730 tonnellate in un anno, ovvero il 1,2% della produzione totale del settore agricolo italiano. Di queste eccedenze 218.937 (34%) sono donate a scopo sociale, prassi ancora relativamente poco diffusa (dona il 18% delle aziende) e 418.793 (66%) valorizzate con altre forme di riuso.

Dalla ricerca è emerso che la misurazione e il monitoraggio delle eccedenze alimentari sono driver strategici per le imprese, una condizione necessaria per qualsiasi azione di prevenzione dello spreco alimentare. Tuttavia, i processi di misurazione delle eccedenze presentano ancora scarsa diffusione tra le imprese agricole italiane, ma anche quando sono presenti sembra mancare una strutturazione del processo. In circa metà delle imprese del campione (49%) la responsabilità è assegnata ad una figura designata. La donazione a scopo sociale sembra ‘trascinare’ le strategie di prevenzione dello spreco ‘circolari’, maggiormente orientate alla sostenibilità ambientale; le imprese donatrici sono le più attive nelle altre forme di riuso delle eccedenze per fini di alimentazione e nel riciclo e recupero di eccedenze non valorizzate, residui e scarti.

Questa ricerca rappresenta una preziosa occasione per consolidare il lavoro già avviato e favorire un confronto costruttivo, mirato a rafforzare una strategia condivisa contro gli sprechi alimentari. I risultati evidenziano un ruolo importante delle aziende agricole nella lotta a questo fenomeno. Ringrazio gli enti del Terzo Settore, le imprese e il mondo della ricerca, il cui impegno e le cui iniziative sono essenziali per creare sinergie efficaci e innovative. Il Governo Meloni sta investendo in modo significativo per promuovere l’efficientamento dei processi produttivi e logistici lungo tutta la filiera, con l’obiettivo di tutelare le produzioni e limitare gli sprechi. Sebbene ci sia ancora molto da fare sono fiducioso che il Sistema Italia possa continuare a giocare un ruolo fondamentale nel migliorare la gestione delle eccedenze alimentari”, ha dichiarato al termine dei lavori il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Coldiretti, 300mila firme per avvio campagna etichette. Lollobrigida: “Tagli? Nulla da temere”

Coldiretti spegne le sue prime 80 candeline. Per celebrare l’anniversario dalla fondazione, avvenuta nell’ottobre 1944 grazie alla ferma volontà di Paolo Bonomi, l’associazione sceglie di dare il via alla raccolta digitale delle firme per una legge di iniziativa popolare che acceleri la riforma del Codice doganale, con l’obbligo dell’etichetta d’origine a livello europeo su tutti gli alimenti in commercio. La base di partenza è consistente, perché nei mercati e tra i cittadini con i gazebo sono state già raccolte 300mila firme.

“Siamo per la trasparenza, perché crediamo sia un diritto di ogni persona conoscere da dove proviene il cibo che mangia”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, aprendo il suo intervento con un ricordo di Satnam Singh, mentre in platea ascoltano il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Sono tanti i dossier su cui lavora la confederazione, per un comparto agroalimentare che genera un valore economico di “620 miliardi e 4 milioni di occupati” e che quest’anno, rivela Prandini, raggiungerà “70 miliardi di esportazioni”. Numeri positivi, ma che il numero di Coldiretti ritiene “ancora non sufficienti rispetto alle difficoltà che i nostri imprenditori stanno attraversando, visto che il 2024, purtroppo, si caratterizza ancora con un danno economico nella filiera di 8,5 miliardi, a causa delle avversità del maltempo”.

Proprio per questo motivo l’associazione torna a chiedere “un grande piano per la realizzazione di bacini di accumulo” che eviti la dispersione di acqua, senza la quale “non c’è industria, non c’è sviluppo e non ci sarà nemmeno Intelligenza artificiale, perché sappiamo quanta acqua è necessaria per il suo funzionamento”. Sempre sulle infrastrutture, Prandini chiede lo sviluppo di quelle ferroviarie per il trasporto delle merci su rotaie, tema strettamente collegato a quello dei porti.

Anche nelle scuole serve “formazione culturale” sul cibo secondo Coldiretti, che individua le mense come “luogo attivo”, anche per “contrastare quel fenomeno sempre più diffuso dell’obesità infantile, collegato ad una cattiva alimentazione”.

L’associazione, poi, ribadisce la lotta alle produzioni in laboratorio, per difendere l’agricoltura familiare, “che nel mondo rappresenta l’80% delle aziende”. E poi c’è la nuova Europa, che per Coldiretti non è in discussione e parte col piede giusto sulla ripartizione del valore all’interno della filiera agroalimentare, ma deve ancora dimostrare tanto: “Deve andare oltre e iniziare a dare garanzie, ad esempio, sullo stanziamento economico per la Pac, di cui non abbiamo ancora certezza”. Una riflessione che condivide anche Lollobrigida: “Senza Europa non andiamo da nessuna parte, ma allo stesso modo mi permetto di dire che l’Europa senza Italia non va da nessuna parte”.

Nella festa di Coldiretti c’è spazio anche per la prossima legge di Bilancio. Prandini chiede di non tagliare o ridimensionare le misure sull’agricoltura, ma anzi investire, soprattutto in ricerca e formazione. Sullo sfondo, però, c’è la spending review a cui lavora il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, anche se Lollobrigida rassicura: “Non c’è niente da temere, Giorgetti ha sempre avuto un approccio costruttivo”.

Il responsabile del Masaf assicura che gli investimenti proseguiranno e, anzi, vuole prendere spunto dalla riforma agraria voluta fortemente proprio da Coldiretti nel Dopoguerra “per guardare, oggi, a quei terreni incolti che potrebbero tornare nella disponibilità di chi li vuole lavorare, magari i giovani”. Sul piano generale, Lollobrigida definisce “nemica di Paesi esportatori come l’Italia” l’ipotesi di mercati chiusi, ma allo stesso tempo “immaginarne un mercato aperto senza regole non è la cosa più intelligente da fare”. Serve, però, la reciprocità, o meglio clausola a specchio, come garanzia. Anche sul Servizio civile in agricoltura il ministro chiarisce: “Non è lavoro, ma valorizzazione di un’esperienza che tanti giovani italiani potranno fare”.

La partita sul settore primario entra nel vivo dell’autunno politico ed economico, dunque. In attesa di conoscere la Manovra 2025 e, soprattutto, di capire quali mosse l’Ue metterà in campo.

Allarme climatico di Coldiretti: -32% produzione di olio d’oliva a causa della siccità

La produzione di olio d’oliva italiano è attesa in calo di circa il 32% a causa della siccità che ha colpito le principali regioni produttrici, come Puglia e Sicilia. Questo allarmante dato è stato presentato da Coldiretti, Unaprol e Ismea durante il G7 dell’Agricoltura a Siracusa, in coincidenza con l’avvio della raccolta, anticipata di 15-20 giorni a causa delle temperature record che hanno accelerato la maturazione delle olive. Le stime per il 2024 indicano una produzione di circa 224 milioni di kg di olio d’oliva, un dato che relegherebbe l’Italia al quinto posto nella classifica dei maggiori produttori mondiali.

A pesare su questa situazione è soprattutto il crollo della produzione in Puglia, che da sola rappresenta circa un terzo degli uliveti nazionali. Qui, la fioritura e l’allegagione sono state scarse, con piante che hanno subito stress idrico a causa delle scarse piogge estive e delle alte temperature. Anche in Calabria e Sicilia la situazione è critica, sebbene le perdite siano meno gravi rispetto a quelle della Puglia. In Calabria, l’assenza di piogge ha aggravato lo stress idrico, con una caduta precoce delle olive nei frutteti più giovani. In Sicilia, sebbene la fioritura sia stata buona, una parte della produzione si è persa a causa della cascola dei frutticini, accentuata dalla siccità di agosto

Tuttavia, non tutte le notizie sono negative. Le regioni del Nord e del Centro Italia hanno registrato un incremento record della produzione, con un aumento rispettivo del 75% e del 70% rispetto a un 2023 deficitario. Inoltre, la qualità dell’olio d’oliva italiano si preannuncia ottima – evidenzia l’analisi – grazie “all’impegno delle circa 400.000 aziende agricole nazionali che producono un olio di alta qualità. L’Italia continua a mantenere la leadership in Europa per il numero di oli extravergine a denominazione di origine (43 Dop e 4 Igp), supportata da un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, rappresentando un tesoro di biodiversità unico al mondo”.

David Granieri, vicepresidente di Coldiretti e presidente di Unaprol, ha evidenziato come, nonostante la crisi, l’olio extravergine d’oliva 100% Made in Italy sia stato l’unico a vedere un incremento nei consumi lo scorso anno. “Un risultato che evidenzia come il nostro Evo non debba essere considerato più una commodity legata alla logica del prezzo, ma un vero e proprio alimento, che peraltro innumerevoli studi indicano come prezioso elisir di lunga vita, oltre che caposaldo della Dieta Mediterranea. Da qui la necessità di tenere alta la guardia contro ogni tentativo di speculazione che possono trovare terreno fertile – sottolinea Granieri – nella scarsità di prodotto a livello mondiale, nell’inevitabile incremento delle quotazioni e nella riduzione del differenziale di prezzo tra l’olio extravergine italiano e quello dei principali paesi produttori”. In questo contesto, Unaprol e Coldiretti si stanno adoperando per combattere le frodi, che tendono ad aumentare in periodi appunto di scarsità. Le due associazioni hanno proposto di abbassare i parametri di acidità per l’olio extravergine d’oliva da 0,8% a 0,5% e hanno lavorato per un nuovo decreto sulla registrazione delle olive, aumentando trasparenza e tracciabilità nel mercato.

Resta però il tema dei cambiamenti climatici. Coldiretti e Unaprol chiedono dunque un’accelerazione nei piani per la gestione della risorsa idrica per realizzare “invasi con pompaggi e cambiare passo per una gestione programmata dell’acqua, senza la quale anche l’olivicoltura italiana non può più garantire una produzione costante e di qualità”.

 

Maltempo, via libera da Consiglio Ue ad aiuti all’Italia per 446 milioni

L’Unione europea si mobilita a sostegno delle popolazioni colpite dagli eventi alluvionali del 2023 e dei mesi passati. Nell’ordine, oggi sono arrivati, prima, l’ok dei Paesi membri dell’Unione europea – riuniti nel Consiglio Agricoltura e Pesca – allo stanziamento di oltre un miliardo di euro dal Fondo di solidarietà dell’Unione europea per fornire assistenza a Italia, Slovenia, Austria, Grecia e Francia, colpite da sei calamità naturali l’anno scorso, e, poi, la proposta della Commissione europea di aiuti per 119,7 milioni di euro dalla riserva agricola per sostenere direttamente gli agricoltori di Bulgaria, Germania, Estonia, Italia e Romania che hanno subito eventi climatici avversi eccezionali in primavera e all’inizio dell’estate.
Per quanto riguarda il sostegno alle calamità dell’anno scorso, il Consiglio ha precisato che “il Fondo di solidarietà dell’Unione europea sarà mobilitato per un importo totale di 1.028,54 milioni di euro in stanziamenti di impegno e di pagamento, incluso l’importo di 231,78 milioni di euro come anticipi”.

Nello specifico, l’Italia avrà la quota maggiore delle risorse, con 446,64 milioni di euro totali – 378,83 milioni di euro per le inondazioni causate da piogge estremamente intense nella regione Emilia-Romagna a maggio 2023, incluso l’importo di 94,71 milioni di euro come anticipo, e 67,81 milioni di euro per le alluvioni registrate nella regione Toscana a ottobre e novembre 2023. A seguire, la Slovenia, con 428,41 milioni di euro per le inondazioni subite ad agosto 2023, incluso l’importo di 100 milioni di euro come anticipo. La Grecia otterrà 101,53 milioni di euro per le inondazioni causate dalla tempesta mediterranea ‘Daniel’ in più posti nel centro del Paese, in particolare nella regione della Tessaglia, a settembre 2023, incluso l’importo di 25,38 milioni di euro come anticipo. Alla Francia andranno 46,76 milioni di euro per riparare i danni subiti dalle inondazioni causate dalle forti piogge nell’ex regione Nord-Pas-de-Calais a novembre 2023, incluso l’importo di 11,69 milioni di euro come anticipo. L’Austria è destinataria di 5,20 milioni di euro per far fronte ai danni registrati dopo le forti piogge nel sud ad agosto 2023. La proposta, che nel pomeriggio è stata approvata anche dalla commissione per i bilanci del Parlamento europeo, ora dovrà incassare il sì della plenaria dell’Aula tra il 7 e il 10 ottobre a Strasburgo. Una volta approvata dal Parlamento, il testo ripasserà dal Consiglio per l’ultimo ok prima di entrare in vigore e permettere l’erogazione degli aiuti finanziari ai Paesi.

Per quanto riguarda gli aiuti al settore agricolo, l’esecutivo Ue ha proposto di stanziare di stanziare 10,9 milioni di euro alla Bulgaria, 46,5 milioni di euro alla Germania, 3,3 milioni di euro all’Estonia, 37,4 milioni di euro all’Italia e 21,6 milioni di euro alla Romania per contribuire “a compensare gli agricoltori di questi Paesi che hanno perso parte della loro produzione e, di conseguenza, parte del loro reddito. Gli importi presentati oggi sono un segno della solidarietà dell’Ue con gli agricoltori colpiti, che può essere integrata fino al 200% con fondi nazionali”. La proposta della Commissione ora sarà discussa con tutti gli Stati membri, prima che decidano sulla sua approvazione durante la riunione del Comitato per l’organizzazione comune dei mercati agricoli del 7 ottobre. Una volta adottati, le autorità nazionali dovranno distribuire questo aiuto entro il 30 aprile 2025 e garantire che gli agricoltori siano i beneficiari finali. Gli Stati membri interessati dovranno inoltre notificare alla Commissione entro il 31 dicembre 2024 i dettagli dell’attuazione delle misure, in particolare i criteri utilizzati per determinare la concessione di aiuti individuali, l’impatto previsto della misura, le previsioni di pagamenti suddivisi per mese fino alla fine di aprile e il livello di sostegno aggiuntivo da fornire.

La notifica dovrebbe anche includere le azioni intraprese per evitare distorsioni della concorrenza e sovracompensazioni. Va ricordato che tale forma di sostegno è possibile perché la politica agricola comune (Pac) 2023-2027 include una riserva agricola di almeno 450 milioni di euro all’anno per far fronte a perturbazioni del mercato o eventi eccezionali che incidono sulla produzione o sulla distribuzione. Per attivarla, gli Stati membri devono inviare alla Commissione una relazione che giustifichi le loro richieste di risarcimento e dimostri la loro valutazione dei danni subiti dall’evento meteorologico eccezionale o dalle misure sanitarie. Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione ha evidenziato che, nella prima metà del 2024, sono state registrate “temperature insolitamente calde e condizioni di siccità di portata senza precedenti nella parte meridionale dell’Italia continentale e nelle isole” e “ciò ha influito sulla produzione di frutta e verdura, vino e seminativi”.

G7, Lollobrigida si prepara a ministeriale Agricoltura: Africa e siccità sul tavolo

Il G7 Agricoltura di Ortigia avrà il compito di “spiegare l’Italia in modo semplice”. Francesco Lollobrigida si prepara ad accogliere i grandi della Terra in Sicilia. Sceglie Ortigia perché, spiega, “quasi tutto ciò che è passato in Italia ha lasciato il segno in quel piccolo lembo di mondo“.

Ha scelto la location prima dell’ennesima emergenza siccità che colpisce l’Isola, ma inevitabilmente la crisi idrica sarà uno degli elementi sul tavolo sia della ministeriale, che dell’Expo ‘DiviNazione’ che la anticiperà. Ad ogni modo, sottolinea, “L’Italia ha bisogno di presentarsi con il massimo delle sue potenzialità, lo può fare e lo deve fare e il G7 in Puglia ha dato già un ottimo segnale in questo senso“. Spinge l’evento al Sud anche perché il sistema fieristico italiano, ricorda il ministro, “è sbilanciato verso Nord, il meridione non ha un sistema capace di accogliere grandi eventi, ma ha un vantaggio rispetto ai luoghi all’aperto che possono ospitare manifestazioni di lungo periodo“.

Sulla scia del Piano Mattei, le porte saranno aperte anche ad alcuni Paesi africani, quelli “più vicini al nostro contesto di sviluppo, che abbiamo individuato con l’Unione africana“, fa sapere Lollobrigida, parlando di “un grande entusiasmo” da parte dei Paesi africani selezionati.

Innovazione, cooperazione e reciprocità nel commercio saranno temi determinanti per riaffermare il ruolo dell’agricoltura nella produzione di cibo di qualità e nella gestione dei territori. Nel complesso, i due grandi eventi si svolgeranno dal 21 al 29 settembre. Nel dettaglio il G7 sarà il primo dedicato non solo all’agricoltura ma anche alla pesca, tra i comparti più strategici per l’Italia e il sistema Paese.
Dialogheremo con le associazioni agricole, con il mondo della ricerca e dell’innovazione, con i giovani, con la nostra industria e i nostri produttori, non solo dell’agricoltura ma anche della pesca”, scandisce il ministro. Tanti gli ospiti annunciati, i Commissari per agricoltura, ambiente e pesca del Parlamento europeo e dell’Unione Africana e i vertici delle tre agenzie Onu del polo romano (Fao, Ifad, Wfp), dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e il Cgiar, partenariato globale che unisce organizzazioni internazionali impegnate nelle ricerche sulla sicurezza alimentare. La premier, Giorgia Meloni, sarà presente alla visita inaugurale del ‘Divinazione-Expo 24’ il 21 settembre.

I lavori si si svilupperanno attraverso quattro aree tematiche prioritarie individuate dalla Presidenza italiana: scienza e innovazione in agricoltura per l’adattamento ai cambiamenti climatici; le giovani generazioni come agenti di cambiamento in agricoltura; il contributo della pesca e dell’acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare; il contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura nel continente africano.

Sono più di 150 gli incontri e i convegni in programma, animati dalla partecipazione di oltre 10 ministri ad esponenti delle istituzioni e del mondo agricolo. Gli stand saranno circa 200 stand e più di 600 le aziende in rappresentanza delle eccellenze nazionali dell’agricoltura, della pesca, dell’acquacoltura e del settore vivaistico-forestale, delle tecnologie innovative connesse a pesca e agricoltura, oltre a stand istituzionali e delle forze dell’ordine.

L’Africa sarà al centro della prima sessione di lavoro il 26 settembre che vedrà la partecipazione a Ortigia di una rappresentanza di ministri dell’Agricoltura africani provenienti dalle varie regioni del continente. Il processo dell’Agenda post Malabo e l’attuazione dell’Agenda dopo il 2025; gli investimenti nel settore agricolo in Africa e il rafforzamento della cooperazione tra il G7 e l’Africa nel settore agricolo i tre filoni protagonisti del Forum.

Studenti di scuole agrarie, insegnanti e giovani agricoltori in rappresentanza dei Paesi G7 saranno coinvolti direttamente in una riunione sulle stesse tematiche che precede la Ministeriale. Durante la sessione di lavoro del 27 settembre gli studenti avranno l’opportunità di presentare direttamente ai Ministri i propri risultati e conclusioni dei lavori.

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Siccità al centro del Med Cyprus. Lollobrigida: Italia capofila Ue per strategia comune

Tra le conseguenze della crisi climatica, l’inasprimento della siccità è una delle più evidenti. E l’Italia è pienamente investita dal fenomeno, soprattutto in Sicilia e in Sardegna. In futuro, il problema non potrà che peggiorare, soprattutto nel Mediterraneo.

I ministri dell’agricoltura dei nove Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum (Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Malta, Slovenia, Portogallo, Croazia e Italia) si danno appuntamento a Cipro per condividere una strategia europea sul tema e individuare risorse finanziarie adeguate.

Un incontro, fa sapere Francesco Lollobrigida, “sollecitato” da Roma. Con i titolari dei dicasteri c’è il commissario europeo uscente, Janusz Wojciechowski. “Abbiamo condiviso il ‘Documento di Famagosta’, dove ribadiamo la nostra determinazione ad affrontare il problema della scarsità d’acqua e ad assicurare un futuro ai nostri agricoltori“, spiega il ministro italiano, rivendicando come il Governo Meloni sia “ancora una volta capofila in Europa a difesa dell’agricoltura”.

Il Masaf, assicura Lollobrigida, “sta lavorando come mai accaduto prima nei passati governi per tutelare gli agricoltori e fornire ascolto, risposte puntuali e centralità al settore agricolo“.
Parla di investimenti “mai visti prima” per sostenere le filiere in crisi e di una “svolta” impressa nella gestione delle emergenze che affliggono il settore, a partire da un rafforzamento del sistema dei controlli.

Il tema sarà sul tavolo del G7 Agricoltura e Pesca, che si terrà sull’isola di Ortigia a Siracusa, dal 26 e al 28 settembre. “Sottolineeremo l’importanza del sistema agroalimentare, zootecnico, dell’itticoltura e della pesca e la centralità che devono ricoprire – ribadisce Lollobrigida -. Un principio che dovrà diventare una priorità concreta per tutti i Paesi del G7 e non solo”.

Lollobrigida si prepara a G7 Agricoltura: tra Piano Mattei e guerra dei dazi con la Cina

Dal palco del Meeting di Rimini, Francesco Lollobrigida si prepara al G7 dell’Agricoltura e della Pesca, che si svolgerà dal 26 al 28 settembre a Ortigia, in Sicilia.

Il primo che non coinvolgerà solo le nazioni più industrializzate, ma sarà innanzitutto un “ponte con l’Africa“, anticipa. Due giorni e mezzo in cui una parte preponderante sarà dedicata al Piano Mattei, al rapporto con i paesi africani, che in qualche modo si intreccia con uno sviluppo che definisce “coerente” del Pianeta, che metta in condizione di rispondere anche alle grandi domande.

Una tra tutte: “Come diamo da mangiare 10 miliardi di persone?“. L’approccio del ministro italiano continua a essere quello in cui alla quantità si aggiunge la qualità. Continua quindi la guerra in Italia e in Europa ai cibi sintetici. Come fare con l’Africa? “Investendo sulle grandi potenzialità del continente“, scandisce. Perché l’Africa ha il 65% delle terre arabili del pianeta e, sottolinea Lollobrigida, “ha i giovani“. L’età media è di 25 anni, significa “forza lavoro e capacità di rigenerazione molto elevata“. La sinergia con i paesi “cosiddetti ‘progrediti’ – dice – può portare a uno sviluppo integrato che mette in condizione in particolare l’Europa di condividere nuovamente una stagione virtuosa di rapporti come Enrico Mattei prevedeva con l’Africa“.

Ma, a livello internazionale, il ministro dovrà gestire anche il nodo della guerra dei dazi tra Unione Europea e Cina che parte dalle auto, ma finisce dritta sugli agricoltori, soprattutto su quelli che si occupano di latte e formaggi. Il settore agroalimentare è preoccupato, più volte nei rapporti tesi con alcuni Paesi, è diventato bersaglio di ritorsioni.

“Se l’Europa colpisce i prodotti industriali, a subire il contraccolpo sono le eccellenze agroalimentari a partire dalle DOP“, tuona il consorzio del Grana Padano, leader mondiale nel consumo con 5.456.500 forme prodotte lo scorso anno e con un export che già nei primi mesi del 2024 è ulteriormente cresciuto, arrivando a rappresentare circa il 50% del prodotto commercializzato. “I dazi ipotizzati dalla Cina contro i prodotti lattiero-caseari dell’Europa zootecnica saranno negativi per l’intero continente e soprattutto per la Francia o altri paesi di forte esportazione in Cina“, osserva il direttore generale del Consorzio di Tutela, Stefano Berni. “Anche l’Italia rischia delle conseguenze, ma in misura meno rilevante – ricorda -. Per il Grana Padano la Cina, pur non avendo raggiunto livelli di importazione del nostro prodotto in quantità rilevanti, è comunque un mercato in decisa crescita e quindi saremmo sicuramente penalizzati”. Sulla vicenda, Berni promette battaglia e chiede di usare anche il palco della ministeriale dei 7 grandi: “Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità usando anche l’occasione del G7 Agricolo“, annuncia. “Siamo a favore della libera scelta del consumatore, purché sia essa correttamente informata e legata a prezzi corretti che non vengano eccessivamente gravati da dazi di ingresso. Quindi ci batteremo per questo a tutela dei consumatori italiani e mondiali che non devono vedere la loro capacità di spesa compromessa da costi aggiuntivi di derivazione politica oltre a quelli fisiologici dettati dalla qualità dei prodotti posti in vendita“.

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Agricoltura, quasi 1/4 di patate prodotte in Ue viene da Germania

Nel 2023 nell’Ue sono state raccolte 48,3 milioni di tonnellate di patate, un leggero aumento rispetto al 2022, quando sono state raccolte 47,5 milioni di tonnellate. Tuttavia, si è verificato un calo a lungo termine nella produzione di patate raccolte; il livello di produzione nel 2023 è stato di 27,9 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2000, pari a un calo del 36,7%. Sono i dati di Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Ue. A livello nazionale, la Germania è stata il maggiore produttore di patate nell’Ue nel 2023 (11,6 milioni di tonnellate, il 24,0% del totale dell’Ue), seguita da Francia (17,9%) e Paesi Bassi (13,4%). Nell’infografica INTERATTIVA di GEA è riportata la produzione Paese per Paese.

Caporalato, nuova strategia congiunta Agea-Inps

In arrivo una nuova strategia congiunta contro il caporalato nel settore agricolo, come previsto dal Dl n.63/2024.

L’iniziativa prevede la creazione di un sistema informativo inter-operativo che coinvolge i Ministeri del Lavoro, dell’Agricoltura, dell’Interno, l’INPS, l’INAIL, l’INL, l’AGEA e l’ISTAT e che ha il compito di migliorare l’analisi, il monitoraggio e la vigilanza contro lo sfruttamento dei lavoratori agricoli.

“Agea fornirà informazioni dettagliate sulle aziende agricole, inclusi dati sulle coltivazioni, gli allevamenti e le particelle catastali, inseriti in una banca dati comune per facilitare la verifica delle informazioni. Inoltre – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – sarà creata una piattaforma geospaziale con algoritmi di Intelligenza Artificiale per identificare automaticamente i rischi legati al caporalato, mappando serre, baraccopoli e allevamenti”.

Grazie ai dati che verranno inseriti nel fascicolo aziendale agricolo, Agea faciliterà la precompilazione delle dichiarazioni Inps, migliorando la gestione degli aiuti, contributi e premi agricoli con dati certificati e validati, come previsto dalla nuova PAC.

“L’accordo con Agea, permetterà all’INPS di intensificare i controlli, come previsto dal nuovo Piano della Vigilanza approvato dal CdA presieduto da Gabriele Fava. Nel 2023 – conclude Santomauro – l‘INPS ha annullato oltre 27.000 contratti irregolari nel settore agricolo, denunciato 425 lavoratori e effettuato 669 ispezioni, con un totale di 9.202 controlli che hanno portato a un accertamento complessivo di 982,4 milioni di euro”.