
Scattano dazi Usa 50% su acciaio e alluminio. Sefcovic: “Accordo con Usa ancora possibile”
Partiti: sono ufficialmente entrati in vigore i dazi Usa su acciaio e alluminio made in Ue raddoppiati con decreto dal presidente Donald Trump al 50%. Washington ha giustificato il rialzo – che non si applica al Regno Unito dove le tariffe restano al 25% – con la volontà di “garantire che (le importazioni) non mettano a repentaglio la sicurezza nazionale” e il Tycoon ha sottolineato che la misura proteggerà “le nostre industrie dell’acciaio e dell’alluminio (che) saranno più forti che mai”, aveva assicurato durante un discorso in Pennsylvania.
La nuova ondata di tensioni tariffarie arriva in concomitanza dell’incontro, a Parigi, tra il rappresentante della Casa Bianca per il Commercio (Ustr), Jamieson Greer, e il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, a margine di una riunione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). “Gli ho detto che ci rammarichiamo fortemente di questa ultima decisione degli Stati Uniti e gli ho spiegato che chiaramente non aiuta le negoziazioni in corso, specialmente considerando che stiamo facendo progressi“, ha dichiarato Sefcovic in un punto stampa dopo il suo faccia a faccia con Greer. Per Bruxelles, il 50% “è stato davvero una sorpresa“, ha ammesso. Perché “fin dall’inizio delle mie conversazioni con i nostri omologhi era chiaro che noi non rappresentiamo un problema reale per gli Stati Uniti nel settore dell’acciaio, dell’alluminio e dei derivati: esportiamo poco più di 4 milioni di tonnellate, si tratta di acciaio altamente specializzato, necessario per l’industria americana per produzioni specifiche”, ha puntualizzato Sefcovic.
L’acciaio e l’alluminio sono stati il primo settore interessato dai dazi doganali voluti da Donald Trump, con l’entrata in vigore di una sovrattassa del 25% il 12 marzo, con l’obiettivo dichiarato di incoraggiare gli investimenti nel Paese. Questi dazi settoriali, applicati anche all’industria automobilistica e che presto saranno estesi ai prodotti farmaceutici e ai semiconduttori, sono gli unici a non essere stati bloccati da una recente sentenza della Corte di giustizia, che ha preso di mira i dazi applicati senza distinzioni.
L’aumento non sembra, però, offuscare oltre l’andamento dei negoziati tra Ue e Usa. Anzi, Sefcovic si è detto “ottimista” rispetto ai progressi. Questa mattina, subito dopo l’incontro, ha definito “giusti” la direzione e il ritmo tenuti. E nel punto stampa pomeridiano ha alzato l’asticella: “Credo che possiamo raggiungere un risultato positivo”, ha affermato. “Ciò che mi rende ottimista è il progresso. So da dove siamo partiti, conosco le posizioni iniziali e vedo che oggi le discussioni sono molto concrete”, ha illustrato. “Stiamo parlando di settori specifici, aree precise, e anche di una possibile zona di atterraggio dell’accordo. Questo fa sì che io rimanga ottimista”, ha puntualizzato Sefcovic.
Ma mentre a Parigi Sefcovic ostenta calma e ottimismo e con Greer concorda di restare “in stretto contatto per mantenere lo slancio”, a Bruxelles l’associazione europea dell’acciaio, Eurofer, lancia l’allarme. “Con il raddoppio dei dazi generali statunitensi sull’acciaio al 50% senza eccezioni, prevediamo una massiccia deviazione dei 27 milioni di tonnellate di acciaio precedentemente destinate agli Stati Uniti verso il mercato europeo”, ha affermato il direttore generale Axel Eggert. “Senza un intervento rapido, non saremo solo sommersi, ma affogheremo. Abbiamo bisogno della ‘misura commerciale altamente efficace’ promessa dalla Commissione come àncora di salvezza, e ne abbiamo bisogno ora“, ha precisato. “Se aspettiamo fino al 2026, quando scadrà l’attuale salvaguardia Ue sull’acciaio, gran parte del nostro settore sarà già sommerso irrimediabilmente”, ha proseguito. Allo stesso tempo, per il settore “una soluzione negoziata tra Ue e Stati Uniti è fondamentale per preservare le nostre esportazioni in questo momento critico per il settore europeo” e “gli Stati Uniti e l’Ue dovrebbero riaprire i negoziati, bloccati nel 2024, per affrontare congiuntamente la sovraccapacità globale”.