Ue, Consiglio pronto al negoziato col Parlamento su eco-crimini
Nuovi reati e soprattutto nuove pene, in nome dell’ambiente. Il Consiglio dell’Ue ha approvato la posizione per direttiva sulla criminalità ambientale, e può procedere adesso al negoziato inter-istituzionale con il Parlamento. I 27 Stati membri sostengono il principio per cui il patrimonio faunistico e floreale dell’Ue vada protetto e, in caso di azioni che lo compromettano, rendere indagini più snelle per una migliore certezza della pena.
Una delle principali novità è l’armonizzazione a livello europeo delle sanzioni persone fisiche e, per la prima volta, giuridiche. Nel caso di persone fisiche si prevede la reclusione non inferiore a dieci anni per i delitti colposi che causano la morte di chiunque; reclusione fino a cinque anni per i delitti commessi con “negligenza almeno grave” che cagiona la morte di chiunque. Prevista poi reclusione massima di cinque anni per gli altri reati dolosi. Nel caso delle persone giuridiche, invece, il testo prevede per i reati più gravi una sanzione pecuniaria massima non inferiore al 5% del fatturato mondiale complessivo della persona giuridica, o in alternativa 40 milioni di euro.
Per tutti gli altri reati scatterà una sanzione pecuniaria non inferiore al 3% del fatturato mondiale complessivo della persona giuridica, o in alternativa 24 milioni di euro.
In base al testo su cui i rappresentanti degli Stati membri hanno saputo trovare l’intesa, possono inoltre essere adottati anche ulteriori provvedimenti, tra cui l’obbligo per il trasgressore di ripristinare l’ambiente o di risarcire il danno, l’esclusione dall’accesso a finanziamenti pubblici o la revoca di permessi o autorizzazioni.
In aggiunta il testo contempla la necessità di fornire formazione a coloro che lavorano per individuare, indagare e perseguire i reati ambientali e di destinare risorse adeguate. Include anche disposizioni sul sostegno e l’assistenza alle persone che denunciano reati ambientali, ai difensori dell’ambiente e alle persone colpite da tali reati.
L’intervento legislativo dell’Unione europea si è reso necessario per un fenomeno, quello degli eco-reati, in aumento e difficile da rilevare, perseguire e punire. Una libertà che fa male all’ambiente e, di conseguenza sulla salute umana. In tal senso, recita il testo, i sistemi sanzionatori esistenti allo stato attuale “non sono stati sufficienti in tutti i settori della politica ambientale per garantire la conformità con il diritto dell’Unione per la protezione dell’ambiente”. Da qui la necessità di intervenire e porre rimedio. “Oggi abbiamo compiuto un passo avanti verso l’ottenimento di uno strumento giuridico per proteggere l’ambiente”, sottolinea un soddisfatto Pavel Blazek, ministro della Giustizia della Repubblica ceca, Paese con la presidenza di turno del Consiglio Ue . “La protezione dell’ambiente è una delle principali sfide della nostra generazione, sia nell’UE che nel resto del mondo”. Come Unione europea, aggiunte, “dobbiamo assicurare alla giustizia gli individui e le organizzazioni che traggono profitto da attività che mettono a rischio la nostra salute e danneggiano i nostri ecosistemi”.