siccità

La siccità 2022 sarà la peggiore degli ultimi 500 anni nell’Ue

La peggiore da almeno 500 anni, in tutto il continente. La siccità del 2022 in Europa potrebbe aver toccato un livello epocale, come anticipa la valutazione preliminare dell’ultimo rapporto del Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione Ue ‘Siccità in Europa – Agosto 2022’ e che dovrà essere confermata dai dati finali alla fine della stagione. L’emergenza potrebbe durare fino a novembre, avvertono gli esperti del Ccr: “È probabile che nella regione euro-mediterranea occidentale si verifichino condizioni più calde e secche del solito“.

siccità

L’aggiornamento della valutazione sulla situazione della siccità in Europa è basato sui dati e le analisi dell’Osservatorio europeo della siccità ed evidenzia la situazione “ancora grave” in molte regioni Ue. L’evoluzione e gli impatti della prolungata siccità sul territorio comunitario confermano la situazione di luglio, con il 64% del territorio dell’Unione europea complessivamente in stato di allerta: questo contribuisce a diffondere “ampiamente le aree a rischio incendio in tutta l’Ue“, si legge nel rapporto, a proposito dell’emergenza che sta colpendo le zone boschive dalla Francia al Portogallo e la Spagna. Il 47% del territorio è ancora “in condizioni di allerta” – e questo significa che le precipitazioni sono state inferiori alla norma e l’umidità del suolo è in deficit – mentre il 17% si trova “in allerta“, con la vegetazione e le colture che mostrano gli effetti negativi della siccità.

Le attuali previsioni di resa per il mais, la soia e i girasoli a livello europeo sono crollate rispettivamente del 16%, 15% e 12% al di sotto della media quinquennale e il “grave deficit di precipitazioni ha interessato quasi tutti i fiumi europei“. Le ripercussioni sono state avvertite in particolare sul settore energetico – sia per la produzione di energia idroelettrica sia per i sistemi di raffreddamento di altre centrali – ma anche sul trasporto fluviale. È per questo motivo che diversi Stati membri Ue hanno adottato quest’estate misure di restrizione idrica, considerato anche l’allarme per cui “le forniture potrebbero essere ancora compromesse nelle prossime settimane“. Il rapporto Centro comune di ricerca della Commissione avverte inoltre che, nonostante le precipitazioni degli ultimi giorni hanno alleviato le condizioni di siccità in alcune regioni europee, si sono presentate “nuove sfide” sotto la forma di forti fenomeni temporaleschi.

maltempo

Estate in crisi: atteso duplice attacco temporalesco

Estate in crisi, duplice attacco alla voglia di vacanze; arrivano temporali e grandine, ma non è tutto finito. Un ciclone dai Balcani sta spingendo aria instabile verso il meridione e parte delle regioni centrali con temporali anche intensi, durante il weekend si aprirà la porta atlantica e dalla Francia potrebbero arrivare piogge e temporali soprattutto verso il Nord.

L’estate caldissima, anomala, iniziata in anticipo a maggio, sembra aver perso il fiato, tanto da non avere più energia per portare il caldo africano e il sole verso l’Italia. I temporali saranno dunque sempre più frequenti, ma non è tutto finito: la prossima settimana potrebbe essere decisamente migliore, gradevole e soleggiata da Nord a Sud.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, indica la possibilità ancora di forti temporali al Sud nelle prossime ore, a causa del mare molto caldo, fino a 27/28°C e della convergenza dei venti, soprattutto intorno allo Stretto di Messina e alla Sicilia settentrionale. Anche in Calabria possibili nubifragi, fino alla Basilicata meridionale, il Metaponto. Al Centro insisterà un certa instabilità su Abruzzo, Molise e Basso Lazio, altri acquazzoni non si escludono tra Puglia e Campania mentre al Nord e sul resto del Centro il tempo sarà ottimo, seppur via via più caldo durante il giorno. Al mattino, ormai ci sono temperature settembrine.

Al Sud sono previsti temporali intensi tra Calabria e Sicilia orientale per la presenza di un ciclone sui Balcani meridionali che si sposterà lentamente verso la Grecia. Da domani i rovesci saranno meno diffusi e più concentrati a ridosso delle montagne, mentre il weekend vedrà un miglioramento al Sud. Tutto l’opposto per il Nord dove in queste ore stiamo vivendo una fase estiva molto gradevole con temperature massime sui 30°C e minime localmente inferiori ai 15°C.

Ma, come detto, ci sarà il mini-ribaltone nel weekend: dove adesso è brutto migliorerà, dove adesso è bello peggiorerà.

temporale

In arrivo grandine e temporali di forte intensità al Sud

Nel cuore dell’estate un ciclone dai Balcani porterà una nuova ondata di maltempo. L’area di bassa pressione centrata al momento sulla Serbia (si tratta della vecchia perturbazione che ha portato forte maltempo al Centro-Nord tra il 17 e il 19 agosto), tende ad espandersi verso l’Adriatico, colpendo anche il Sud.

Il ciclone balcanico non riuscirà a spostarsi verso Est a causa di una robusta alta pressione estesa sull’Europa orientale. Con il blocco anticiclonico ad Est, associato anche a un caldo anomalo dalla Turchia fino alla Lettonia, la bassa pressione ‘ondeggerà’ pigramente tra Serbia e Grecia portando aria molto instabile verso le regioni meridionali. In sintesi, ci saranno frequenti temporali soprattutto tra Campania, Basilicata, Calabria ed est Sicilia.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, informa che, come è successo la scorsa settimana al Centro-Nord a causa della temperatura del mare piuttosto elevata, i fenomeni temporaleschi potrebbero assumere carattere di forte intensità anche lungo le coste. I mari meridionali infatti hanno una temperatura dell’acqua ancora molto calda, sui 27/28°C; il Tirreno centro-settentrionale ed il Mar Ligure registrano circa 26°C, solo l’Adriatico è leggermente meno caldo con la temperatura dell’acqua a 24°C. Questo sensibile guasto temporalesco al Sud sarà parzialmente bilanciato da un deciso miglioramento al Nord dove fino a venerdì il tempo sarà decisamente soleggiato e gradevole; per il weekend, l’ultimo di agosto, potremmo vedere un miglioramento al Sud ed un parziale aumento dell’instabilità al Centro-Nord.

(Photo credits: NICOLAS TUCAT / AFP)

Arriva l’apice del caldo ma da domenica 10° in meno al Nord

Il 10 maggio per l’Italia è iniziata una delle peggiori e lunghe fasi calde degli ultimi anni, forse più intensa anche di quella dell’estate 2003: faremo i conti alla fine della stagione, ma numerosi record di caldo sono stati stracciati, polverizzati. Ben cinque ondate di calore africano hanno investito il nostro paese senza significative interruzioni, con temperature vicine o superiori ai 40° all’ombra: siamo più caldi di alcune zone del Marocco, abbiamo il mare bollente quasi come il Mar Rosso ed il Golfo Persico, Genova e molte altre città italiane registrano notti tropicali da giugno senza interruzione. Lo zero termico che ha raggiunto i 5.000 metri e stabilmente si è posizionato sui 4.800 metri da metà luglio, portando valori positivi di temperatura anche sul Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa. Insomma di freddo e pioggia abbiamo perso il ricordo.

Poi, all’improvviso, dalla Svezia, un colpo di scena. Una rapida incursione di aria leggermente più fresca dalle terre vichinghe provocherà dei temporali ad iniziare dal Nord: i fenomeni potranno essere anche intensi a causa dello scontro con l’aria umida, appiccicosa e calda presente al momento nel catino padano.

Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it, conferma dunque che l’attuale ondata di calore sarà molto intensa, ma di durata inferiore rispetto alle precedenti: al Nord avremo un calo delle temperatura già domenica, al Centro da lunedì e probabilmente da martedì torneremo a respirare anche al Sud, pure con qualche pioggia sparsa.

In sintesi, nelle prossime 24-36 ore vivremo l’apice del caldo con picchi di 38-40°C all’ombra, in particolare su Pianura Padana, Toscana, Umbria e Lazio: domani qualche primo temporale potrebbe già raggiungere le pianure del Nord, specialmente dal pomeriggio verso il Triveneto. Domenica sarà comunque la giornata della svolta al settentrione: dalla Svezia i temporali dovrebbero raggiungere Alpi e pianure già nella notte e fino alla prima parte della giornata in modo a tratti anche intenso; in seguito il tempo sarà più fresco e variabile con qualche acquazzone diretto anche verso la Toscana. Da lunedì gradualmente le correnti ‘vichinghe’ sono poi attese verso il resto del Centro ed al Sud dove potrebbero portare fresco e piogge sparse.

In questo contesto più dinamico troveremo, se la previsione sarà confermata, anche del vento più secco da Nord-Est soprattutto sulla fascia adriatica, ottimo per percepire temperature più ‘allegre’ e gradevoli.

zanzara

In città boom di zanzare e zecche a causa di alte temperature

Le alte temperature che stanno caratterizzando questo 2022 hanno una ripercussione non solo sull’ambiente (siccità e incendi), ma rappresentano un pericolo per la salute dell’uomo. E non parliamo di problemi cardio respiratori che potrebbero derivare da afa e caldo, ma della proliferazione degli insetti, fenomeno che gli esperti osservano già da tempo. Gea ne ha parlato con il presidente di Sima (Società italiana di medicina ambientale), Alessandro Miani. “L’aumento delle temperature estive – spiega -, con l’allungamento dei periodi torridi (una volta limitati alle prime tre settimane di agosto), è causa di incendi, ma anche di un’anomala invasione d’insetti quali zecche, cavallette e zanzare tigri. In questo contesto, insieme all’inesorabile deforestazione del pianeta, all’estinzione di numerose specie viventi e a una sempre minore biodiversità, vanno emergendo e diffondendosi nuove epidemie, malattie e zoonosi trasmesse da vettori (insetti, animali o pesci) che talora colonizzano nuovi habitat e aree dove non erano precedentemente presenti”.

Ma la siccità che sta caratterizzando buona parte del Paese in questi ultimi mesi, non può essere paradossalmente un aiuto contro la schiusa delle uova di questi insetti?

“La siccità porta a una ridotta produzione delle zanzare questi insetti hanno infatti bisogno di acqua stagnante in cui depositare le proprie uova. Ecco perché osserviamo una proliferazione particolare in città rispetto alla campagna. Nei centri abitati molti sindaci hanno emesso ordinanze per la chiusura delle fontane, ma resta comunque quella stagnante alla base delle fontane dove le zanzare possono deporre le proprie uova. Contemporaneamente poi, le temperature elevate e prolungate stanno portando alla presenza nel nostro Paese di specie aliene. Queste arrivano in Italia a causa delle globalizzazione e trovano qui un habitat ideale, perché simile al loro Paese di origine. Pensiamo al fenomeno della febbre West Nile che sta interessando particolarmente il Veneto in queste settimane. La zanzara tigre invece ormai può essere considerata di casa, ma sta proliferando anche la zanzara coreana e quella giapponese”.

Perché rappresentano un pericolo per la salute dell’uomo?

Tutte le zanzare sono insetti vettori che, nel pungere l’uomo, possono immettere nel nostro organismo un virus di cui sono portatrici. Questo fenomeno si chiama zoonosi e il rischio è che questi insetti possano portare in Italia patologie a noi sconosciute”.

All’origine di questi fenomeni c’è il cambiamento climatico.

La siccità e gli inverni caldi aumentano la proliferazione anche di altri insetti, come le zecche. Queste depositano le proprie uova nel periodo invernale e si schiudono sempre prima perché fa caldo. Questi insetti tendono a stare nascosti quando fa freddo e a uscire quando le temperature sono elevate, in più anche loro sono portatori di patogeni, pensiamo ad esempio alla meningite. Inoltre c’è da evidenziare il fatto, che proprio come per le zanzare, anche le zecche sono sempre più presenti in città. Un tempo si trovavano solo in campagna, in aree incolte con l’erba alta”.

L’ultimo insetto che prolifera con l’aumento delle temperature è poi la cavalletta che non rappresenta un rischio diretto per la salute dell’uomo, ma è capace di devastare campi e raccolti.

“Per Paesi più sfortunati del nostro come quelli africani, le cavallette portano alla morte perché determinano la carestia, ma anche da noi creano notevoli danni all’agricoltura“.

Quali soluzioni dunque si possono adottare per contenere questa proliferazione di insetti?

“Il problema generale è il surriscaldamento globale e su questo fronte si devono muovere gli Stati con politiche adeguate e rapide come lo stop all’utilizzo di fonti fossili per produrre energia. Sono infatti loro le principali responsabili del cambiamento climatico. A livello personale invece ogni Comune può fare qualcosa, come la raccolta puntuale della spazzatura nelle strade. Questa azione infatti riduce la proliferazione di insetti e roditori. Un’altra accortezza è poi quella di non lasciare acqua stagnante in giardini e campi, habitat prediletto dalle zanzare”.

siccità

Mai luglio tanto caldo e siccitoso: allarme dal Piemonte al Trentino

Primi del mese, tempo di bilanci del mese precedente. Le agenzie regionali per l’ambiente di Veneto e Piemonte insieme a Meteotrentino per il Trentino hanno diffuso i loro bollettini sulla situazione climatica del mese di luglio e sono dei veri bollettini di guerra: temperature ai massimi, portate dei fiumi ai minimi e scarsità di precipitazioni. Che la situazione stesse così i cittadini e le aziende agricole del nord Italia l’avevano già capito, ma ora c’è la certificazione degli esperti del settore.

Arpa Veneto già ieri aveva detto che per riequilibrare il deficit di precipitazioni, ad agosto dovrebbero cadere 477 mm di pioggia, oggi invece, sul fronte delle temperature, ha certificato che il mese scorso è stato il luglio più caldo degli ultimi 30 anni, battendo il record del 2015. “Sulla base dei dati della rete di stazioni Arpav – spiega l’agenzia per l’ambiente – il mese di luglio risulta infatti il più caldo dell’ultimo trentennio per quanto riguarda le temperature massime (il precedente record era del luglio 2015), mentre per le temperature minime si configura come il secondo luglio più caldo dopo quello del 2015. Luglio 2022 è più caldo di quello del 2003, in cui i picchi di temperatura erano stati registrati soprattutto a giugno e nella prima metà di agosto“.

Situazione analoga anche in Trentino, dove Meteotrentino ha riferito che “luglio 2022 è risultato con temperature molto superiori alla norma. La temperatura media mensile non è stata però da record risultando ovunque poco inferiore al massimo: il luglio più caldo è stato ovunque quello del 2015, fatta eccezione per Trento Laste dove il record, seppur di solo un decimo di grado, è ancora quello del luglio 1950. Da evidenziare però che a Trento Laste non si era mai registrata una temperatura minima così alta. La minima assoluta del mese di 16,4 °C è stata registrata il 9 luglio e risulta la più alta mai registrata; il record precedente era 16,0°C nel 1967“.

Il mese di luglio del 2022 dunque sarà ricordato per le temperature molto elevate, per le scarse precipitazioni fino al giorno 24, per il perdurare quindi del periodo siccitoso e per gli incendi che si sono verificati in diversi boschi soprattutto prima delle precipitazioni iniziate il giorno 25“.

Anche Arpa Piemonte ha certificato numeri record: “Analizzando i dati dell’anno 2022 – spiega l’agenzia per l’ambiente -, sul Piemonte sono caduti nel periodo 1 gennaio-31 luglio circa 272 mm medi di pioggia e/o neve, a fronte di una norma climatica del medesimo periodo che si assesta sui 528 mm, con un deficit significativo, pari al 49%, rispetto al valore medio degli ultimi 30 anni“. Concentrandosi sul mese di luglio, sull’intero bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino sono caduti in media 44 mm di pioggia, con uno scarto del 23% rispetto alla media storica mensile degli ultimi 70 anni”.

Dal punto di vista delle temperature, il mese appena trascorso si pone come il secondo luglio più caldo degli ultimi 65 anni, dopo quello del 2015, ma se consideriamo l’intero trimestre maggio-giugno-luglio, i tre mesi appena terminati sono stati nel complesso i più caldi mai osservati con la rete meteorologica di Arpa Piemonte, superando i trimestri corrispondenti del 2003 e il 2015. Soltanto per due brevi periodi ad inizio e fine di maggio, le temperature giornaliere sono state al di sotto della norma climatica 1991-2020: in tutte le altre giornate le temperature sono state al di sopra della norma, con 3 periodi record attorno alla metà di ciascuno degli ultimi tre mesi“.

Anche l’associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) ha evidenziato come la situazione sia stata e lo sia ancora, drammatica nel nord del Paese. In Valle d’Aosta ad esempio l’indice SPI (Standard Precipitation Index) a lungo termine (12 mesi) indica livelli di siccità estrema per tutta la fascia centro-meridionale della regione (fonte: Centro Funzionale Regionale), facendo tornare la mente al periodo medievale, quando in quei territori crescevano gli ulivi. Le recenti piogge hanno portato la media mensile di luglio a 25 millimetri, cioè circa il 30% di quella storica. Le precipitazioni fin qui registrate nel 2022 sono prossime ad inedite performances negative, ma le alte temperature, favorendo lo scioglimento anche delle nevi perenni, hanno per paradossale conseguenza, una delle stagioni più favorevoli per la Dora Baltea. Nel mese appena concluso la temperatura media è stata di ben 3 gradi superiore alla norma, sfiorando addirittura i 40 gradi nelle località Saint Marcel e Saint Christophe.

Ancora a proposito di record, la portata media del fiume Po a Pontelagoscuro (ultimo rilevamento prima del delta) è stata, in luglio, pari a 160,48 metri cubi al secondo, cioè addirittura il 32,29% in meno del precedente record negativo di portata media mensile, registrato a luglio 2006. Non solo: quest’anno è stato toccato anche il nuovo record di portata minima con soli 104,3 metri cubi al secondo (24 luglio). Tra i laghi del Nord continua a decrescere il livello del lago Maggiore (rimane solo il 10,8% di risorsa ancora utilizzabile), mentre il Lario segna -0,6% sullo zero idrometrico (nuovo apice negativo: – cm. 39.9), il Garda è al 29,3% e l’Iseo è al 5,7% del riempimento. Il fiume Po, corroborato da temporali localizzati, ha registrato leggeri aumenti di portata, ma le rilevazioni più recenti dimostrano quanto effimeri siano i benefici che le piogge hanno apportato (in Piemonte sono caduti circa 30 millimetri di pioggia in 7 giorni, nel Ferrarese meno di 17 millimetri in un mese).

(Photo credits: Marco SABADIN / AFP)

pioggia

Caldo in escalation fino a 40°: ma da domenica tornano i temporali

Breve fortissima fiammata africana con punte di 38-40°C e caldo insopportabile. Ma all’orizzonte arriva una buona notizia: da domenica il possente anticiclone africano potrebbe perdere potenza e lasciare spazio a temporali e veloci rinfrescate ad iniziare dal Nord. Le prossime ore vedranno l’ulteriore espansione di un cuneo di alta pressione nordafricana (con temperature 10-12°C superiori alle medie del periodo) lungo un asse sudovest-nordest: l’ondata di calore investirà in modo intenso Francia, Germania e regioni alpine. Anche in Italia vivremo una breve fortissima fiammata africana fino a sabato in estensione graduale dal centro-nord verso il meridione.

Gli ultimi aggiornamenti modellistici indicano la probabilità di un parziale cedimento del campo anticiclonico africano da domenica, con l’arrivo di temporali a tratti intensi al Nord: potremo avere anche un calo delle massime di 7-8°C. Buona notizia seguita da un’altra altrettanto buona: la prossima settimana, temporali e calo delle temperature potrebbero interessare quasi tutta l’Italia, soprattutto nel pomeriggio.

Andrea Garbinato, Responsabile Redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma la possibilità di rovesci dalle Alpi alla Sicilia per la prossima settimana, in un contesto più tardo primaverile che estivo: al mattino prevalenza di sole, nel pomeriggio acquazzoni a macchia di leopardo. Va detto che, essendo nel periodo del Solleone, quello climatologicamente più caldo per l’Italia, le temperature massime saranno ancora ben oltre i 30°C, ma decisamente più sopportabili.

mare liguria

Allarme mari italiani: tra i più caldi al mondo, 29-30 gradi come Caraibi

Il sole picchia duro, anche sull’acqua. L’ondata di calore dell’estate 2022, infatti, consegna alle cronache nuovi record negativi: secondo l’analisi della redazione di ilmeteo.it, la temperatura dell’acqua dei mari italiani ha raggiunto i 29-30 gradi centigradi, come quella del clima dei Caraibi, con 10 gradi in più rispetto alle coste californiane. Il clima fuori controllo, con la continua estrema espansione dell’anticiclone nordafricano verso il Mediterraneo, ha causato un aumento della temperatura dell’acqua fino a valori bollenti, eccezionali. L’acqua è così calda che difficilmente troviamo refrigerio anche al largo, neppure immergendosi di qualche metro l’acqua sembra quella di qualche anno fa. E se quest’anno il periodo è eccezionale, con valori fino a 5-6 gradi oltre la norma, l’Agenzia europea dell’Ambiente certifica che stiamo assistendo ad un aumento della temperatura dei mari da più di un secolo: in particolare il Mar Mediterraneo, solo negli ultimi 20 anni, ha fatto registrare un aumento medio di oltre 0,5 gradi, un valore molto alto a dispetto di quello che sembra.

In questo scenario, quale posizione occupa l’Italia tra i mari più caldi del mondo? Acque tropicali leggermente più calde delle ‘nostre’, oltre i 30 gradi centigradi e fino a 32-33 gradi, attualmente si registrano nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, nel Golfo del Bengala e nel Mar Cinese Meridionale. Altrove, in particolare sulle coste del Pacifico orientale i valori sono più bassi anche di 10 gradi rispetto ai mari italiani, anche a causa del fenomeno de La Niña. In buona sostanza l’Italia ha uno dei mari più caldi al mondo, in questo momento.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLmeteo.it, conferma che questa situazione anomala è legata alla ‘Pazza Calda Estate 2022’, iniziata in anticipo il 10 maggio e proseguita con valori termici eccezionali per quasi 3 mesi senza interruzione. Il calore del sole, l’assenza di perturbazioni o di temporali forti sul mare e l’assenza di venti freschi da Nord hanno bloccato il rimescolamento dell’acqua, non hanno permesso il raffreddamento superficiale del mare e, giorno dopo giorno, hanno fatto accumulare tanto calore: al momento, i bacini più caldi sono il Mar Ligure, il Mar Tirreno e il Canale di Sicilia con temperatura dell’acqua di 30 gradi. Tutto questo si traduce in un enorme stress per il mondo ittico, in stravolgimenti di cui non conosciamo le conseguenze, ma soprattutto di un pericolo reale: avremo temporali marittimi più forti appena arriverà una perturbazione. Il calore del mare infatti si trasformerà in energia per lo sviluppo di nubifragi e/o altri fenomeni violenti: ad essere pessimisti o catastrofisti (non ci piace esserlo, ma questa ricerca è pubblicata in vari articoli scientifici) con acque marine ad oltre 26,5 gradi è più probabile la formazione di Tlc, ovvero Tropical Like Cyclones, piccoli uragani anche sul Mar Mediterraneo.

Negli ultimi anni infatti, con l’aumento della temperatura dell’acqua del Mar Mediterraneo, si sono avuti a ripetizione Tlc, anche definiti Uragani Mediterranei o Medicane: 28 ottobre 2021, Apollo; 17 settembre 2020, Ianos (sulla Grecia), 11 novembre 2019, Detlef ad ovest della Sardegna, 28 settembre 2018, Zorbas a sud della Sicilia e così via con una frequenza che è aumentata sensibilmente a causa dei mari sempre più caldi. In sintesi, prendendola a ridere, è possibile fare una vacanza ai Caraibi senza prendere l’aereo: stesso mare ‘bollente’, simile probabilità (minore, ma in aumento) di trovare un uragano alla fine dell’estate.

caldo

Nuova ondata di caldo: 10° oltre la media, picco tra giovedì-venerdì

Il caldo non è ancora finito. Anche nel mese di agosto si prevedono temperature roventi, con una nuova fiammata africana in arrivo sull’Europa centro-occidentale. Secondo i rilevamenti di ilmeteo.it, infatti, nei prossimi giorni l’alta pressione nordafricana, come ha già fatto almeno 5 volte dallo scorso mese di maggio, si spingerà verso Nord attraversando (idealmente) lo Stretto di Gibilterra. Non a caso sarà proprio la Penisola Iberica la prima regione a risentire dell’espansione del ‘Cammello‘, come viene definito in gergo meteorologico l’anticiclone africano. Poi, dalla Spagna il caldo anomalo si dirigerà lungo un percorso ormai collaudato, dai Pirenei verso le Alpi. Sono attese temperature di 10 gradi centigradi oltre la media agostana, già elevata, inizialmente sulla Francia poi tra Svizzera, Germania ed Austria.

Non sfugge alla morsa nemmeno l’Italia, ovviamente. Il nostro Paese sarà raggiunto dal picco del caldo tra giovedì e venerdì, soprattutto sulle regioni settentrionali e sul versante tirrenico, con possibili 39-40 gradi all’ombra. La redazione di ilmeteo.it ricorda che 40 gradi ormai è un valore che non crea più sorpresa, meraviglia o angoscia, ma i valori medi climatologici di inizio agosto sono comunque molto più bassi. Stando alla climatologia del trentennio 1971-2000, a Torino e Genova normalmente si registrano 28 gradi di massima, a Milano 29, a Bologna 31, a Firenze 33, a Roma 32. Mentre al Sud i valori sono ‘normali’: 31 gradi a Napoli, 30 a Bari, 32 a Cagliari. Tra le più calde ‘climatologicamente’ troviamo la stazione di Catania Sigonella, con il dato della prima decade di agosto che riporta 34 gradi: si tratta di un sito meteo nelle zone interne roventi della Sicilia orientale non troppo distante da Floridia in provincia di Siracusa, dove un anno fa, l’11 agosto furono registrati 48,8 gradi, nuovo record assoluto europeo.

In poche parole, sempre più spesso in Italia tocchiamo valori di 10 gradi più caldi della media, localmente anche 15. Questi valori esagerati sono un esempio di evento meteo estremo previsto dai ricercatori del Riscaldamento Globale, rappresentano la proiezione che numerosi Stati industrializzati hanno negato per decenni. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma invece che è tutto vero, l’ennesima ondata di caldo africano investirà l’Europa centro-occidentale, a poco meno di 15 giorni dai record storici assoluti francesi e tedeschi. Probabilmente questa volta batteremo i record per il mese di agosto e non i valori annuali, ma la scaldata europea sarà molto importante e decisa. In Italia si prevedono temperature fino a 38-39 gradi a Firenze, Roma, Bologna, Milano e anche 40 gradi sulle zone interne della Sardegna. Ma anche altre zone saranno colpite dall’anticiclone africano, o come viene definito il ‘Cammello’, che con le sue ‘gobbe’ spingerà l’aria maghrebina verso Nord in un revival ‘caldo 2022’.

migranti

Migranti climatici causa siccità pari a due volte l’Ue. L’Europa deve agire

Non solo guerre e persecuzioni. I migranti, quelli di cui l’Unione europea deve iniziare a preoccuparsi, sono quelli climatici. Persone costrette a lasciare il proprio territorio per effetto dei cambiamenti climatici e del deterioramento delle condizioni di vita. Inondazioni, alluvioni e, soprattutto, desertificazione. Le Nazioni Unite stimano che il solo stress idrico, e dunque siccità e penuria d’acqua, “potrebbe sfollare 700 milioni di persone entro il 2030. Una popolazione pari a quasi due volte quelle dell’intera Ue (446 milioni, dato aggiornato all’1 gennaio 2022). La Banca mondiale, invece, suggerisce che “entro il 2050 potrebbero esserci 216 milioni di migranti interni” per ragioni legate al clima, a meno che non vengano prese misure correttive. Si tratta di una popolazione superiore a quelle di Italia, Francia e Germania messe insieme.

La sfida è quella del clima e dei suoi mutamenti, ma in prospettiva è soprattutto politica ed economica. L’impostazione di una certa politica poco incline all’accoglienza e arroccata sulla logica del “aiutiamoli a casa loro” rischia di dover fare i conti con interventi sempre più onerosi. Per evitare che le persone si mettano in marcia per venire a bussare alle porte di Nazioni e continenti più ricchi e meno flagellati da siccità si renderà necessario un investimento sempre più massiccio nei Paesi d’origine. Un fardello economico di cui sempre meno l’Europa rischia di potersi fare carico, soprattutto in tempi di nuove crisi e venti non solo recessivi, quanto addirittura stagflattivi.

Il fenomeno esiste già. Solo nel 2020 crisi di vario genere hanno costretto alla fuga 11,2 milioni di persone, portando il numero degli sfollati a oltre 82 milioni. Così recitano i numeri dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr). Di questi, circa 48 milioni erano sfollati interni. Gli altri 34 milioni di uomini, donne e bambini hanno chiesto rifugio e asilo all’estero, in altri Paesi. Numeri che rischiano di acquistare ordini di grandezza di ben altra dimensione a causa dell’impatto del cambiamento climatico.

A livello di Unione europea si è consapevoli della posta in gioco. Regioni come quella del Sahel sono “particolarmente a rischio”, come riconosciuto anche dal Parlamento europeo. La Commissione ha avviato programmi di collaborazione per il rimpatrio e il ritorno di immigrati. Ma gli sforzi in ambito migratorio rischiano di divenire vani di fronte all’impoverimento della terra. Nel Sahel come altrove, la tendenza all’aumento della siccità, del maltempo e degli incendi associati al riscaldamento globale è già evidente. “In assenza di un’azione decisa sulle emissioni globali, la temperatura globale potrebbe aumentare di 1,5°C o più entro il 2050”, avverte il Parlamento europeo in un documento di lavoro . “In un mondo più caldo, è più probabile che i disastri accadano simultaneamente. L’accesso al cibo e all’acqua sarà più difficile per molti”. Non solo, l‘innalzamento del livello del mare, l’accelerazione della desertificazione e il degrado del suolo determineranno “un aumento della migrazione climatica”.

Bisogna iniziare già adesso a prepararsi a questo scenario ma, soprattutto, ad adoperarsi perché non si traduca in realtà. L’Unione Europea è in prima linea in questo sforzo, avendo adottato il Green Deal europeo, la strategia dell’Ue sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la legge europea sul clima. “Strategie e piani a lungo termine sono necessari, ma non sufficienti; devono anche essere attuati in modo sistematico ed efficace”. Questo il monito dell’Eurocamera. Questa la sfida dell’Unione europea.