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Continua la morsa di Caronte: oltre 40 gradi in Sicilia e Sardegna

L’anticiclone africano Caronte non dà tregua all’Italia. Anche in questa settimana i termometri si manterranno su temperature ben al di sopra delle medie stagionali, con picchi che potranno facilmente superare i 40°C in molte città.

Lo scenario meteorologico è bloccato da diverse settimane, con l’alta pressione africana che prende di mira tutta l’Italia, concedendo pochi spazi alle più fresche e instabili correnti oceaniche.

Oggi un alito bollente raggiungerà gran parte del Centro-Sud, insistendo in misura maggiore sulle due Isole maggiori. Nelle aree più interne di Sardegna e Sicilia le colonnine di mercurio potranno toccare punte record superando la soglia dei 40°C, spiega Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito ilmeteo.it. Non sono da escludere picchi massimi oltre i 43-44°C nelle zone interne della Sardegna e della Sicilia, che potrebbero segnare dei record per la fine di giugno.

Tanto sole e caldo in aumento anche sul resto d’Italia dove però le colonnine di mercurio non riusciranno ancora a salire così tanto, complici un fronte temporalesco che, nella giornata di martedì 28 giugno, interesserà le regioni settentrionali dispensando piogge e temporali che, dalle Alpi raggiungeranno le zone pianeggianti del Nordovest. In questo frangente assisteremo a un generale calo dei valori massimi, al Nord come su parte del Centro.

Nella seconda parte della settimana Caronte tornerà però più forte, estendendo la sua rovente influenza ovunque; non avremo solo condizioni votate a una totale stabilità atmosferica, ma le temperature saranno destinate a salire nuovamente su tutto il territorio nazionale con valori che torneranno a toccare i 40°C sulla Sardegna e su parte del Sud, con picchi prossimi ai 37/38°C sul resto del Paese.

Nel dettaglio, lunedì 27 si avrà al Nord cielo sereno o al più poco nuvoloso, con temporali pomeridiani sui settori alpini. Al Centro: alternanza tra nubi e schiarite in un contesto sempre asciutto. Al Sud: bel tempo prevalente, clima molto caldo con punte di 38-39 gradi. Martedì 28 al Nord: pressione in calo, temporali fino in pianura al Nordovest, verso nordest entro sera. Al Centro: un po’ instabile sul Nord della Toscana, sole prevalente altrove. Al Sud: condizioni di tempo stabile e soleggiato dappertutto. Mercoledì 29 al Nord: ultime note instabili sulle Alpi e Prealpi orientali, sole prevalente altrove e clima più caldo. Al Centro: bel tempo prevalente, tutto sole e clima un po’ meno caldo. Al Sud: tanto sole ovunque, fino a 40 gradi a Bari.

 

(Photo credits: Sajjad HUSSAIN / AFP)

termometro

Con Caronte l’Italia è bollente: previsto un peggioramento

L’ondata di caldo africano di Caronte è appena iniziata con i primi 44°C in Sardegna e le temperature sono previste in ulteriore aumento durante il fine settimana. Localmente, a causa di alcuni temporali in transito, al Nord le massime stanno subendo leggere e temporanee flessioni, ma in compenso aumenta l’umidità relativa e quindi l’afa. Ma le brutte notizie, secondo ilmeteo.it, non finiscono qui, Caronte tornerà prepotente anche al Nord dal weekend e il peggio arriverà ad inizio settimana prossima: 40°C all’ombra ovunque, dal Sud al Centro e anche sulla Pianura Padana, che da afosa diventerà opprimente.

Caronte per 2 settimane? Sembra proprio di sì: una bassa pressione sulla Spagna spingerà aria sahariana verso il nostro Paese: una configurazione classica, con un ciclone sulla Penisola Iberica che invierà le masse d’aria algerine-tunisine verso Nord, quindi verso l’Italia. In questo momento sull’Algeria e sulla Tunisia le massime sono intorno ai 44/49°C: possiamo immaginare cosa succederà spostando verso nord nord-est queste temperature analizzando le ultime previsioni numeriche del Team iLMeteo: 40°C a Firenze, 39°C a Bologna e Roma tra domenica 26 e martedì 28, 37°C a Milano e Napoli, per non parlare delle estreme regioni del Sud, più vicine all’Algeria e alla Tunisia, dove diffusamente la previsione indica 41/44°C con possibili picchi superiori in Sardegna e Sicilia.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, per adesso conferma che Caronte fa sul serio, in modo decisamente anomalo per il periodo: ricorda infatti che a fine giugno la temperatura massima ‘normale’ sarebbe intorno ai 26°C al Nord, 27 al Centro e 28 al Sud: un rapido calcolo indica che saliremo 13/15°C oltre la media. La Terra sta diventando bollente e la siccità di questi giorni ne è una conferma: il 40% dei terreni agricoli al nord è in stato di severa difficoltà idrica. Va però ricordato che questa siccità nasce dall’anno senza inverno: il 2022 ha visto temperature molto calde, pochissima neve e valori di 3/4°C superiori anche al 2003. Negli ultimi 20 anni si registra la scomparsa dell’inverno classico ed adesso sperimentiamo anche la scomparsa dell’estate classica.

Cos’è il cuneo salino e perché è così dannoso per uomo e ambiente

Intere aree desertificate, acqua razionata e addirittura erogazioni interrotte nelle ore notturne, orti e giardini a secco, autobotti in movimento. L’emergenza della primavera-estate 2022 è la ‘grande sete’ che colpisce l’intero Paese e che rischia di compromettere l’agroalimentare Made in Italy con conseguenze disastrose su disponibilità dei prodotti e costi, già influenzati dal caro-energia. La situazione del Po d’altronde può essere definita allarmante: da circa 70 anni non si registrava un livello così basso dell’acqua. Senza pioggia, lo scenario rischia addirittura di peggiorare con l’ondata di calore che in alcune zone ha già portato le temperature oltre i 35 gradi per due settimane. Risultato: le falde sono sempre più basse e contaminate dal cuneo salino che rende inservibile l’acqua per potabilizzazione e per l’irrigazione.

Sul delta del Po, in particolare, la sofferenza idrica si è presentata con almeno un mese d’anticipo. Il cuneo salino consiste nella risalita alla foce di un fiume dell’acqua marina che si incunea sul fondo dell’alveo fluviale. Si tratta di un fenomeno che colpisce quasi sempre il Po in maniera più o meno pronunciata a seconda dei periodi dell’anno, ma che negli ultimi due lustri si è intensificato. Si è infatti assistito a una progressiva intrusione di acqua marina verso l’interno del corso fluviale, che ora ha superato i 15 chilometri.

La risalita è dovuta dall’intervento umano diretto (prelievi incontrollati di acqua e gestione poco accorta della risorsa), ma principalmente dai cambiamenti climatici: scarse precipitazioni, ridotti rilasci idrici montani e dai laghi, portate molto contenute dei fiumi, abbassamento dell’alveo per minore apporto di sedimenti dagli affluenti e innalzamento del livello del mare.

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Alcune conseguenze dell’aumento di salinità dell’acqua dolce sono ovvie, altre meno. L’intrusione dell’acqua marina nei corsi d’acqua comporta infatti l’interruzione delle irrigazioni per l’agricoltura, la salinizzazione delle falde e l’inaridimento delle zone litoranee con successive micro-desertificazioni. A ciò si aggiunge la difficoltà di approvvigionamento dagli acquedotti (visto che le centrali di potabilizzazione non sono in grado di desalinizzare l’acqua) e le modifiche delle caratteristiche biologiche dei fiumi, con gravi conseguenze per flora e fauna (dalla scomparsa si zone forestali e umide fino alla sparizione di alcune specie).

Ecco Caronte, anticiclone africano che porterà temperature record

Dopo Hannibal e Scipione sta per arrivare il terzo e durissimo anticiclone africano dell’Estate 2022, sebbene da un punto di vista strettamente astronomico la stagione debba ancora iniziare: si sta già preparando lui, Caronte.

Caronte nella letteratura e nel mito è uno dei guardiani dell’inferno dantesco, raffigurato con gli occhi rossi come braci accese ed intento a traghettare le anime peccatrici che verranno punite per l’eternità nell’Ade. Caronte nell’immaginario popolare negli ultimi anni è diventato sempre più sinonimo di caldo soffocante, e sarà proprio così a partire da oggi.

Dunque ci avviamo ad affrontare almeno una settimana (forse10 giorni) tra le più calde di sempre per il mese di giugno e in assoluto della stagione estiva con punte di 38°C in Valpadana e 40/43° nel Foggiano e nelle zone interne della Sardegna e della Sicilia. Caronte rappresenterà una doppia metafora: da un lato ci trasporterà in un periodo caratterizzato da caldo cosiddetto ‘infernale’, dall’altro ci traghetterà nel cuore dell’estate, quel periodo appunto a cavallo tra il solstizio del 21 giugno e l’inizio di luglio, storicamente e climatologicamente tra i più caldi. A proposito di solstizio, ricordiamo per dovere di cronaca che è il giorno più lungo dell’anno (dura 15 ore e 14 minuti) e alle 13.12 il sole raggiunge il punto più alto nel cielo. In questo giorno il sole sorge alle 5.35 circa e tramonta verso le 20.50.

Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it, avvisa che il cuore pulsante di Caronte inizierà a surriscaldare dapprima il Nord già da oggi, quindi interesserà il Centro e infine anche il Sud. Nel giorno del solstizio d’estate in alcune città italiane si batteranno i record di temperatura massima che resistevano dal 2003. Per esempio, a Bologna sono previsti 36°C rispetto ai 34 del 2003, così come a Milano e in molte città del Veneto e dell’Emilia. Al Centro-Sud le temperature cominceranno l’escalation a partire da mercoledì/giovedì con valori massimi fino a 38°C a Roma, 37 a Firenze, 40 a Foggia, Matera, Catanzaro, Taranto e anche oltre sulle zone interne delle due Isole maggiori.

Oltre al caldo di giorno dovremo fare i conti pure con le notti tropicali. Queste si verificano quando la temperatura notturna non scende mai sotto i 20°C e le notti della prossima settimana in molte città italiane avranno proprio questa caratteristica.

STR / AFP

Il surriscaldamento colpisce gli abitanti delle città: quali soluzioni?

Strade asfaltate, mancanza di vegetazione, emissione di calore da parte dei condizionatori. I centri urbani si trasformano in veri e propri termosifoni durante le ondate di calore, ma ci sono modi per ridurre il disagio degli abitanti delle città, che sono più asfissiati rispetto ai vicini di campagna.

MICROCLIMA URBANO

In campagna, la vegetazione utilizza il sole e l’acqua del suolo per la fotosintesi e restituisce all’atmosfera l’acqua prelevata. Di notte, questa ‘evapotraspirazione’ si ferma. Ma nelle città, le superfici in gran parte impermeabili immagazzinano l’energia solare. E di notte, questi edifici, strade e marciapiedi asfaltati rilasciano nell’aria il calore accumulato. Di conseguenza, in città fa spesso più caldo che fuori, con differenze ancora maggiori durante le ondate di calore e di notte, quando può essere di diversi gradi più calda rispetto alla campagna circostante. Questo meccanismo è noto come ‘isole di calore urbane’ (UHI), ma diventa ‘surriscaldamento urbano’ quando si aggiunge il disagio termico degli abitanti, che dipende anche da diversi parametri individuali (età, tetti poco isolati, metabolismo, ecc.). Con importanti impatti sulla salute. “La situazione degli abitanti delle città sottoposti a queste condizioni estreme può portare a colpi di calore e disidratazione, fino alla morte delle persone più fragili“, sottolinea Ademe (Agenzia per la transizione ecologica francese) nella sua guida ‘Rinfrescare le città’. Ad esempio, durante la storica ondata di caldo del 2003, che ha causato più di 15.000 morti in Francia, il tasso di mortalità in eccesso ha raggiunto il 141% a Parigi e l’80% a Lione (sud-est), rispetto al 40% nelle città di piccole e medie dimensioni, secondo Santé Publique France.

FATTORI IDENTIFICATI

I fattori che contribuiscono a queste ‘bolle di calore’ urbane sono ben noti: molte superfici scure, minerali e artificiali, che assorbono il calore, poca vegetazione, proprietà dei materiali da costruzione, acqua insufficiente, attività umane, orientamento degli edifici, forma delle città, ecc. Per non parlare del circolo vizioso dell’aria condizionata che, raffreddando chi se la può permettere, riscalda l’aria esterna attraverso le sue emissioni.

SOLUZIONI

Il tema del raffreddamento urbano è ancora un campo di ricerca recente ma cruciale, poiché le isole di calore urbane rischiano di amplificare gli effetti delle ondate di calore, che si stanno moltiplicando e intensificando con il riscaldamento globale. Esistono soluzioni per far scoppiare queste bolle di calore, come spiega Ademe nella sua guida, che presenta 19 tipi di misure “emergenti o collaudate” tra cui le città possono scegliere in base alle loro esigenze specifiche. In primo luogo, soluzioni basate sulla natura, in breve sulla vegetazione e sull’acqua: sviluppo di parchi che formino vere e proprie isole di freschezza, piantumazione di alberi per l’ombra, tetti verdi per il comfort interno, facciate verdi per limitare il disagio dei pedoni, o anche corpi idrici e fiumi con le loro sponde verdi. Tra le soluzioni “grigie“, Ademe evidenzia le forme urbane “bioclimatiche” che consentono una migliore circolazione dell’aria, l’irrigazione degli spazi urbani, le strutture di ombreggiamento, i pannelli solari per sostituire le superfici che accumulano calore, le pavimentazioni drenanti e l’isolamento degli edifici. Infine, sono citate soluzioni “soft” legate all’uso della città, come la riduzione del traffico stradale e dei motori che producono calore o la limitazione dell’aria condizionata.

NESSUN MIRACOLO

Ma attenzione, “nessuna singola soluzione può risolvere il problema del surriscaldamento urbano“, avverte Ademe, che suggerisce una combinazione di più tecniche. “È quindi importante tenere conto del fatto che alcune soluzioni non sono compatibili, o addirittura si annullano a vicenda, mentre altre agiscono in sinergia”, spiega. Nella scelta delle possibili soluzioni, è necessario considerare anche l’effetto desiderato di ciascuna soluzione: raffreddamento complessivo della città o a livello di comfort dei pedoni. Ad esempio, le fontane e i getti d’acqua hanno un forte impatto sul comfort termico, ma non a livello cittadino. Al contrario, i rivestimenti che riflettono la luce (vernice bianca o materiali innovativi) su pavimenti, pareti o tetti riducono l’isola di calore urbana, ma possono creare disagio ai passanti a causa dell’irraggiamento.

infografica

(Photo credits: STR / AFP)

siccità

Scipione, aiutaci a scacciare gli Inattivisti

Ci prepariamo a un’altra forte ondata di caldo e di siccità, lo potete leggere anche nei nostri articoli e lanci di agenzia. È l’occasione per ricordarci di stare all’erta nei confronti del cosiddetto ‘inattivismo’, il veleno più tossico a cui dobbiamo far fronte mentre siamo alle prese con il cambiamento climatico. Ne parlava una ricerca pubblicata due anni fa (l’1 luglio 2020) dalla Cambridge University Press: Discourses of climate delay (William F. Lamb et altri), ovvero ‘Discorsi sul ritardo climatico’). Ne ha parlato anche il climatologo Michael Mann nel suo libro ‘La guerra del clima’.

Lamb e i suoi colleghi scrivevano che “I ‘discorsi sul ritardo climatico’ pervadono gli attuali dibattiti sull’azione per il clima. Questi discorsi accettano l’esistenza del cambiamento climatico, ma giustificano l’inazione o gli sforzi inadeguati. Nelle discussioni contemporanee su quali azioni dovrebbero essere intraprese, da chi e con quale velocità, i sostenitori del ritardo climatico sostengono la necessità di un’azione minima o di un’azione intrapresa da altri. Concentrano l’attenzione sugli effetti sociali negativi delle politiche climatiche e sollevano il dubbio che la mitigazione sia possibile”. In pratica, non abbiamo ancora capito nulla. Gli stessi che fino a pochissimo tempo fa negavano l’esistenza stessa del cambiamento climatico, oggi non possono più farlo di fronte all’evidenza assoluta ma trovano un altro modo per ostacolare ogni possibile azione. Lo fanno, spiegano i ricercatori, sostenendo che qualcun altro deve iniziare ad agire prima di me/noi, che non è possibile mitigare il cambiamento climatico, che un cambiamento radicale non è necessario, che il cambiamento sarà devastante, enfatizzante ogni possibile effetto negativo del cambiamento e ‘dimenticando’ tutti gli effetti positivi (anche economici e geopolitici) compreso il fatto che la direzione in cui stiamo andando senza cambiamenti renderebbe la vita umana sempre più complessa.

Oggi siamo già in attesa di Scipione. Parliamo di un anticiclone, ovvero una zona di alta pressione in cui la condizione meteorologica è stabilmente serena. Si prospettano temperature fino a 40 gradi e soprattutto l’acuirsi della siccità, già grave date le scarse precipitazioni invernali e le ormai quasi esaurite riserve di neve in alta montagna (anch’essa scarsissima nel corso dello scorso inverno).

L’emergenza è seria e tra gli altri ce lo ricordano le associazioni degli agricoltori che hanno già lanciato l’allarme perché sono a rischio coltivazioni di cereali e frutta. Ma ce lo hanno ricordato nei giorni scorsi i gestori dei rifugi alpini, che potrebbero non avere acqua (o energia) già a fine giugno anticipando gli effetti di quanto potrebbe accadere più a valle. E ce lo hanno ricordato gli scienziati che hanno rilevato la mancano di due metri di neve su uno dei ghiacciai del Gran Paradiso, in Valle d’Aosta.

Ma l’inattivismo è in agguato, sempre. E assume risvolti grotteschi. Mentre ascolto e leggo questa serie di appelli mi torna alla mente un episodio: l’intervista ascoltata – incredulo – in tv a Pasqua, quando il presidente di una delle società che gestiscono impianti sciistici sulle Alpi (inutile fare il nome, interessa il concetto non la gogna sulla persona) tracciava gongolante un bilancio della stagione: “È andata benissimo, per noi l’assenza di precipitazioni è stata un bene perché c’era sempre il sole e quindi eravamo regolarmente pieni di sciatori. La neve potevamo spararla con i cannoni, tanto l’acqua da queste parti per il momento non manca”. Va bene la soddisfazione per il risultato economico positivo, ma vantare anche un disastro ambientale come fattore positivo mi è parso davvero incredibile. Speriamo che Scipione ci aiuti almeno a cancellare un po’ di Inattivismo.

caldo record

Dopo Hannibal, Scipione. Torna il caldo in tutta Italia

Dopo la breve parentesi instabile del weekend, nel corso della settimana appena iniziata assisteremo al ritorno dell’anticiclone africano su tutta l’Italia. Si chiamerà Scipione e potrebbe essere più forte di Hannibal, il suo predecessore, con picchi di temperatura che si attendono davvero elevati per il periodo. Rispetto ad Hannibal, il previsto anticiclone potrebbe essere decisamente più caldo per due fattori: in primis, perché l’aria è già piuttosto calda; in secondo luogo, perché la profonda discesa del ciclone dal Regno Unito verso la Penisola Iberica attiverà una ‘Warm conveyor belt’ più intensa, una specie di nastro trasportatore di aria calda dalle zone sub sahariane verso l’Italia, carico di energia e umidità.

I valori massimi potrebbero toccare picchi di 37/38°C all’ombra in molte località del Belpaese, spingendosi addirittura fino a 40°C nelle zone interne delle Isole maggiori, ha fatto sapere Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it.

Da mercoledì 1 giugno sono previsti valori elevati di pressione e temperature massime, fino a 37/39°C: al momento le zone più colpite sembrerebbero quelle del Centro-Sud e le due Isole maggiori, ma anche in Pianura Padana, complice l’aumento dell’afa, ci sarà da soffrire. Al Nord la fase calda ed umida non impedirà lo sviluppo di forti temporali pomeridiani sull’arco alpino, mentre al Centro-Sud Scipione potrebbe dominare incontrastato per almeno 5/6 giorni, sfiorando anche i 40°C sulle estreme regioni meridionali e sulle due Isole maggiori a cavallo del prossimo weekend.

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Hannibal raggiunge il picco: temperature record fino a 36 gradi

Hannibal arriva alla sua massima potenza: nel corso delle prossime ore, ed in particolare nel weekend, le temperature saliranno ulteriormente. Sono già stati raggiunti valori record con 33°C all’ombra in Pianura Padana ma il termometro salirà ancora, anche di 2-3 gradi. Si arriverà a 35-36°C in pianura, in particolare al Nord ed in Sardegna con uno scarto rispetto alla norma fino a 12-13°C. A maggio in Italia le temperature massime oscillano normalmente intorno ai 22-23°C: esattamente 1 mese prima del solstizio d’estate potrebbero essere battuti numerosi record assoluti per questo mese.

In altre parole potrebbe essere il mese di maggio più caldo della storia meteo italiana, soprattutto per la Pianura Padana. Alcuni record che rischiano di essere stravolti dal picco del caldo previsto nel weekend sono attualmente intorno ai 32-33°C, verrebbero battuti ampiamente dal rovente Hannibal.

Caratteristica ancora più allarmante di questa fase anticiclonica nordafricana è la persistenza: siamo in compagnia del ‘Cammello’, come viene definito l’anticiclone africano, da più di una settimana, e non ci sono segnali di cedimento importanti a breve.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma che il caldo raggiungerà il suo apice sabato 21 Maggio, un mese esatto prima dell’inizio dell’estate astronomica. Intanto già adesso c’è chi si trova in una situazione peggiore dell’Italia. Sulla Penisola Iberica e sulla Francia le temperature sono di ben 12 gradi oltre la media, in Spagna una località ha toccato i 37°C: si tratta di Andujar, città della comunità autonoma dell’Andalusia.

ONDATA DI CALDO

Torna l’Estate di maggio: arriva Hannibal con temperature fino a 35 gradi

Le temperature iniziano a salire su tutta la Penisola e anche tanto. È in arrivo dal Nord Africa Hannibal, il cosiddetto ‘Cammello meteorologico’, l’anticiclone che ingloberà l’Italia almeno fino al 20-22 maggio. La prossima settimana potrebbe essere ancora più calda, con valori record al Nord-Ovest, ma la tendenza è da confermare.

Da domani l’alta pressione si espanderà dal Nord verso le regioni meridionali, lasciando un po’ più scoperto il settore alpino a deboli infiltrazioni fresche atlantiche: nel weekend non si esclude un temporaneo aumento dell’instabilità con temporali al Nord.

Si prevedono temperatura anche di 12 gradi oltre la media dalla Francia alle Repubbliche Baltiche e in Italia il termometro potrebbe sfiorare i 35 gradi. Il record del mese di maggio a Milano risale al 2009 ed è di 35,2 gradi.

Sarà una “Estate di Maggio“, scrive il Meteo.it che, si spiega, “data l’inclinazione dell’asse terrestre è identica all’Estate di fine Luglio come radiazione solare: prudenza massima, immaginiamo di essere al 25 luglio, usciamo con crema solare, ombrellone, cappellino, tanta acqua ed evitiamo le ore più calde della giornata. Il tormentone ‘evitiamo le ore più calde’ inizia ufficialmente, ben in anticipo, e ci porterà fino alla fine di Settembre“.

Una notizia drammatica sul fronte della siccità, che insiste ancora soprattutto al Nord. Il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche lancia un allarme sulla condizione toccata dai livelli di falda in Veneto, le cui riserve idriche sotterranee, in aprile, hanno registrato valori pari e in alcuni casi inferiori al minimo storico.

Le situazioni più gravi sono state rilevate nell’alta pianura tra i fiumi Brenta e Piave e nel settore centrale della regione dove, in località Schiavon, è stato verificato un livello inferiore di ben 14 centimetri al minimo storico, toccando quasi il “fondo del pozzo”; il mese scorso, sul Veneto, il deficit pluviometrico si è mediamente attestato sul 33% (- 41% nel bacino Brenta-Tartaro-Canal Bianco), mentre manca il 40% della neve sulle Dolomiti (-246 centimetri) ed il 51% sulle Prealpi (-202 centimetri). Tra i fiumi cresce l’Adige, ma resta quasi 1 metro sotto il livello del 2021, rimanendo al livello più basso dal 2014; anche Piave, Livenza. Brenta e Bacchiglione si attestano su altezze idrometriche da record negativo.