mediterraneo

Il Mediterraneo scotta, Bonino (Feversea Esa): “Caldo anomalo, ecosistemi a rischio”

Il Mediterraneo sta vivendo un’ondata di calore marino molto violenta, raggiungendo nel Golfo di Taranto i 5 gradi di sforamento rispetto alla media dei trent’anni precedenti. Un’ondata di calore marino si verifica quando le temperature superano una soglia estrema per più di cinque giorni consecutivi: nel mar Ligure a maggio questa ondata è durata tre settimane, per poi riprendere da metà giugno. Partita da Ovest a metà primavera, l’ondata si è diffusa e spostata verso est raggiungendo un’intensità ancora maggiore tra Ionio e Adriatico. È quanto emerge osservando i dati satellitari forniti dal Copernicus Marine Service. Il CMCC, Centro Euro Mediterraneo sul Cambiamento Climatico, è l’istituzione scientifica italiana che gestisce il Mediterranean Forecasting System per la produzione di previsioni per i successivi dieci giorni e la ricostruzione del passato recente. Ma in chiave strategica è molto rilevante il lavoro che, sempre al CMCC, viene fatto sul progetto Feversea Esa coordinato dalla ricercatrice Giulia Bonino. Il progetto, che si concluderà nel 2023, ha l’obiettivo di arrivare a produrre previsioni a breve e medio termine per consentire di elaborare strategie di adattamento più efficaci e attutire le conseguenze pesantissime di questi fenomeni legati al cambiamento climatico.

Perché il Mediterraneo ha un ruolo fondamentale per l’economia e il benessere dei molti e popolosi Paesi che vi si affacciano, a partire dal nostro. Pur avendo una superficie inferiore all’1 per cento rispetto all’intera superficie oceanica terrestre, il Mediterraneo conta sull’8 per cento della biodiversità marina globale. Queste ondate di calore possono avere conseguenze molto pesanti sulla biodiversità, con ricadute ecologiche, economiche e sociali importanti: pensiamo ad esempio alla pesca e all’acquacoltura, agli allevamenti di molluschi ecc… oltre alla potenziale enorme perdita dei servizi ecosistemici che il mare ci fornisce costantemente.

Giulia Bonino ci racconta il lavoro in corso, frutto del finanziamento di una borsa di ricerca da parte dell’Agenzia Spaziale Europea: “Partiamo dai dati satellitari per capire al meglio le ondate di calore oceaniche. Si tratta, quindi, soprattutto di temperatura della superficie del mare. La prima fase è quella di studiare e documentare questi eventi estremi. Abbiamo quindi analizzato i dati che vanno dal 1981 fino al 2016, documentando questi eventi. L’obiettivo successivo è quello di caratterizzare quali siano i precursori di questi eventi, le cause insomma. Cosa ha portato alle ondate di calore? Infine, ed è questa la fase del progetto in cui stiamo entrando in questo momento, creare uno strumento che possa permetterci di prevedere gli eventi e permettere almeno di programmare e applicare qualche strategia di adattamento”. Perché una cosa è sapere cosa accadrà con dieci giorni di anticipo, altra cosa è poter eventualmente prevedere con mesi di anticipo. Prosegue la ricercatrice del CMCC: “Partiamo dalla creazione di un database sugli eventi di questo tipo in un periodo di oltre 30 anni, ne studiamo le cause e quindi cerchiamo di elaborare un metodo per predire le ondate di calore. Per adesso ci siamo concentrati soprattutto sul Mar Mediterraneo, il Mar Nero e il mar Caspio, ma gli obiettivi vorrebbero essere globali”.

Le conseguenze più importanti sono quelle per gli ecosistemi. Spiega ancora Giulia Bonino: “Nel mese di maggio sono state rilevate importanti ondate di calore nel mar Ligure, ricchissimo di biodiversità, e successivamente nel Golfo di Taranto, area in cui c’è un’intensa attività di mitilicoltura. È evidente che questi eventi hanno un potenziale impatto anche sociale molto forte. In questo momento stiamo raggiungendo i 5 gradi di sforamento rispetto alla media trentennale di temperatura della superficie dello stesso mare: un dato enorme. Gli eventi di questo tipo, le ondate di calore, sono in crescendo e questo è dovuto al cambiamento climatico. Quello che sta accadendo quest’anno ci permette di fare similitudini con l’ondata di calore del 2003: anche nel 2003 era iniziato a maggio, prosegue nello stesso mese di giugno. Allora, dopo una prima caduta, il fenomeno si estese anche a luglio e agosto con gli eventi più gravi, duraturi ed ecologicamente devastanti mai registrati. Dobbiamo aspettarci che l’evento estremo in corso si prolunghi anche nei prossimi due mesi”.

analisi mediterraneo

ONDATA DI CALDO

Weekend di fuoco con Caronte, ma poi arriva la pioggia

La parentesi di pioggia di giovedì sera non è stata sufficiente: Caronte si rinforza e torna prepotente su tutta l’Italia riportando 38-40°C diffusi, domenica anche a Roma. Il caldo sarà opprimente, ma per la prima volta da tanto tempo, le previsioni portano un po’ di ottimismo. Dopo un weekend di fuoco le temperature caleranno e arriverà la tanto attesa pioggia.

Il giorno della svolta dovrebbe essere mercoledì 6 luglio quando il probabile cedimento di Caronte favorirà un calo termico e porterà temporali sparsi al nord, anche in Pianura Padana. L’aria più fresca ed instabile in arrivo dall’Atlantico scivolerà poi verso il centro nella giornata successiva e arriverà anche al sud dove potrebbe causare anche piogge persistenti. Il weekend tra l’8 e il 10 luglio potrebbe essere addirittura caratterizzato da maltempo diffuso al sud e su parte delle regioni del medio Adriatico.

Antonio Sanò, direttore del sito www.iLMeteo.it , conferma la ‘scaldata’ repentina con Caronte anche al nord, dopo i temporali degli ultimi giorni. Le temperature in Pianura Padana toccheranno i 38-39°C all’ombra fino a martedì, con un alto tasso di umidità. Al centro e al sud, come è successo negli ultimi giorni, il termometro sfiorerà i 45°C o addirittura li oltrepasserà.

La cappa asfissiante terrà prigioniero il Paese fino a metà della prossima settimana poi potrebbe arrivare aria più fresca e una perturbazione da nord-ovest. All’orizzonte sembra profilarsi anche la discesa di aria polare direttamente dalla Finlandia verso le regioni adriatiche.

siccità

Fa sempre più caldo: entro il weekend punte fino a 44°C

Il caldo continua a dominare incontrastato sull’Italia ormai dal 10 maggio e non si arresterà nemmeno nei prossimi giorni. Caronte sta insistendo con temperature africane dal 20 giugno e durerà almeno un’altra settimana, con i primi segnali di cedimento attesi al nord da mercoledì 6 luglio. E nel weekend si rinforzerà ancora.

Finora sono tanti i record – tristi – che l’anticiclone ha lasciato. Roma ha vissuto il periodo più caldo della storia, 2-3 giorni consecutivi con 40°C all’ombra non si ricordavano a memoria d’uomo: per cercare refrigerio non sarebbe stato sufficiente salire sull’Appennino a 800 metri: L’Aquila e Campobasso hanno stracciato i propri record con 36-37°C in montagna.

E nei prossimi giorni? Andrea Garbinato, responsabile della redazione del sito www.iLMeteo.it, indica ancora la possibilità di qualche temporale forte sulle Alpi fino a domani, poi nel weekend e nei primi giorni della nuova settimana il picco massimo di Caronte tornerà a padroneggiare anche in montagna al Nord.

Ci saranno temperature fino a 39-40°C a Firenze e Roma, 36-37°C anche a Milano e in Val Padana con valori ‘algerini’ anche al Sud. Ma come è successo anche negli ultimi giorni, il Centro potrebbe essere colpito in modo più intenso rispetto al resto dell’Italia: si attendono punte di 42°C nelle zone interne di Umbria, Lazio ed Abruzzo.

maltempo

In arrivo nubifragi al nord. Caldo record a Roma: 40,7°C all’ombra

Un po’ di Scirocco, l’umidità scesa al 15%, la temperatura salita a 40,7°C all’ombra, ed ecco che ieri intorno alle ore 14 Roma ha disintegrato di 2 gradi il precedente record del 2019 per quanto riguarda giugno e superato di 0,2°C il record storico assoluto di sempre che risaliva all’agosto 2007. Ma anche a Firenze e Latina il valore massimo delle temperature è stato da record. Una breve intensa pausa temporalesca, però, è in arrivo oggi: i fenomeni più violenti colpiranno Piemonte, Lombardia e Liguria ma anche Emilia, nord Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli.

Saranno possibili downbursts, i colpi di vento associati ai temporali, grandine grossa e tornado, una situazione potenzialmente molto pericolosa nelle prossime ore. E questa situazione è strettamente legata al caldo infernale di Caronte: tutto il vapore, il calore, tutta l’energia accumulata in questi giorni fungerà da combustibile per la formazione di supercelle temporalesche, in particolare nell’umido catino padano.

La parentesi temporalesca colpirà il nord, mentre al centro-sud ci sarà ancora il super-picco di caldo: non sono esclusi 45-46°C nelle zone interne della Sicilia, 43-44°C tra Calabria, Basilicata e Puglia, 38-40°C ancora da record tra Firenze e Napoli.

I valori prossimi ai 45-46°C attesi in Sicilia potrebbero far vacillare anche il record europeo di caldo dell’anno scorso a Floridia, in provincia di Siracusa: l’11 agosto 2021 si erano toccati i 48,8°C battendo il precedente record di 48°C ad Atene nel 1977. Temperature tipiche dell’Algeria o del Medio Oriente in pieno giugno.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma infatti che Caronte ci accompagnerà per almeno altri 10 giorni al sud con frequenti 40°C all’ombra e oltre; al nord e in parte del Centro domani ci sarà una breve parentesi più fresca, ma poi il caldo africano tornerà almeno fino al 6 luglio.

acqua

Continua la morsa di Caronte: oltre 40 gradi in Sicilia e Sardegna

L’anticiclone africano Caronte non dà tregua all’Italia. Anche in questa settimana i termometri si manterranno su temperature ben al di sopra delle medie stagionali, con picchi che potranno facilmente superare i 40°C in molte città.

Lo scenario meteorologico è bloccato da diverse settimane, con l’alta pressione africana che prende di mira tutta l’Italia, concedendo pochi spazi alle più fresche e instabili correnti oceaniche.

Oggi un alito bollente raggiungerà gran parte del Centro-Sud, insistendo in misura maggiore sulle due Isole maggiori. Nelle aree più interne di Sardegna e Sicilia le colonnine di mercurio potranno toccare punte record superando la soglia dei 40°C, spiega Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito ilmeteo.it. Non sono da escludere picchi massimi oltre i 43-44°C nelle zone interne della Sardegna e della Sicilia, che potrebbero segnare dei record per la fine di giugno.

Tanto sole e caldo in aumento anche sul resto d’Italia dove però le colonnine di mercurio non riusciranno ancora a salire così tanto, complici un fronte temporalesco che, nella giornata di martedì 28 giugno, interesserà le regioni settentrionali dispensando piogge e temporali che, dalle Alpi raggiungeranno le zone pianeggianti del Nordovest. In questo frangente assisteremo a un generale calo dei valori massimi, al Nord come su parte del Centro.

Nella seconda parte della settimana Caronte tornerà però più forte, estendendo la sua rovente influenza ovunque; non avremo solo condizioni votate a una totale stabilità atmosferica, ma le temperature saranno destinate a salire nuovamente su tutto il territorio nazionale con valori che torneranno a toccare i 40°C sulla Sardegna e su parte del Sud, con picchi prossimi ai 37/38°C sul resto del Paese.

Nel dettaglio, lunedì 27 si avrà al Nord cielo sereno o al più poco nuvoloso, con temporali pomeridiani sui settori alpini. Al Centro: alternanza tra nubi e schiarite in un contesto sempre asciutto. Al Sud: bel tempo prevalente, clima molto caldo con punte di 38-39 gradi. Martedì 28 al Nord: pressione in calo, temporali fino in pianura al Nordovest, verso nordest entro sera. Al Centro: un po’ instabile sul Nord della Toscana, sole prevalente altrove. Al Sud: condizioni di tempo stabile e soleggiato dappertutto. Mercoledì 29 al Nord: ultime note instabili sulle Alpi e Prealpi orientali, sole prevalente altrove e clima più caldo. Al Centro: bel tempo prevalente, tutto sole e clima un po’ meno caldo. Al Sud: tanto sole ovunque, fino a 40 gradi a Bari.

 

(Photo credits: Sajjad HUSSAIN / AFP)

termometro

Con Caronte l’Italia è bollente: previsto un peggioramento

L’ondata di caldo africano di Caronte è appena iniziata con i primi 44°C in Sardegna e le temperature sono previste in ulteriore aumento durante il fine settimana. Localmente, a causa di alcuni temporali in transito, al Nord le massime stanno subendo leggere e temporanee flessioni, ma in compenso aumenta l’umidità relativa e quindi l’afa. Ma le brutte notizie, secondo ilmeteo.it, non finiscono qui, Caronte tornerà prepotente anche al Nord dal weekend e il peggio arriverà ad inizio settimana prossima: 40°C all’ombra ovunque, dal Sud al Centro e anche sulla Pianura Padana, che da afosa diventerà opprimente.

Caronte per 2 settimane? Sembra proprio di sì: una bassa pressione sulla Spagna spingerà aria sahariana verso il nostro Paese: una configurazione classica, con un ciclone sulla Penisola Iberica che invierà le masse d’aria algerine-tunisine verso Nord, quindi verso l’Italia. In questo momento sull’Algeria e sulla Tunisia le massime sono intorno ai 44/49°C: possiamo immaginare cosa succederà spostando verso nord nord-est queste temperature analizzando le ultime previsioni numeriche del Team iLMeteo: 40°C a Firenze, 39°C a Bologna e Roma tra domenica 26 e martedì 28, 37°C a Milano e Napoli, per non parlare delle estreme regioni del Sud, più vicine all’Algeria e alla Tunisia, dove diffusamente la previsione indica 41/44°C con possibili picchi superiori in Sardegna e Sicilia.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, per adesso conferma che Caronte fa sul serio, in modo decisamente anomalo per il periodo: ricorda infatti che a fine giugno la temperatura massima ‘normale’ sarebbe intorno ai 26°C al Nord, 27 al Centro e 28 al Sud: un rapido calcolo indica che saliremo 13/15°C oltre la media. La Terra sta diventando bollente e la siccità di questi giorni ne è una conferma: il 40% dei terreni agricoli al nord è in stato di severa difficoltà idrica. Va però ricordato che questa siccità nasce dall’anno senza inverno: il 2022 ha visto temperature molto calde, pochissima neve e valori di 3/4°C superiori anche al 2003. Negli ultimi 20 anni si registra la scomparsa dell’inverno classico ed adesso sperimentiamo anche la scomparsa dell’estate classica.

Cos’è il cuneo salino e perché è così dannoso per uomo e ambiente

Intere aree desertificate, acqua razionata e addirittura erogazioni interrotte nelle ore notturne, orti e giardini a secco, autobotti in movimento. L’emergenza della primavera-estate 2022 è la ‘grande sete’ che colpisce l’intero Paese e che rischia di compromettere l’agroalimentare Made in Italy con conseguenze disastrose su disponibilità dei prodotti e costi, già influenzati dal caro-energia. La situazione del Po d’altronde può essere definita allarmante: da circa 70 anni non si registrava un livello così basso dell’acqua. Senza pioggia, lo scenario rischia addirittura di peggiorare con l’ondata di calore che in alcune zone ha già portato le temperature oltre i 35 gradi per due settimane. Risultato: le falde sono sempre più basse e contaminate dal cuneo salino che rende inservibile l’acqua per potabilizzazione e per l’irrigazione.

Sul delta del Po, in particolare, la sofferenza idrica si è presentata con almeno un mese d’anticipo. Il cuneo salino consiste nella risalita alla foce di un fiume dell’acqua marina che si incunea sul fondo dell’alveo fluviale. Si tratta di un fenomeno che colpisce quasi sempre il Po in maniera più o meno pronunciata a seconda dei periodi dell’anno, ma che negli ultimi due lustri si è intensificato. Si è infatti assistito a una progressiva intrusione di acqua marina verso l’interno del corso fluviale, che ora ha superato i 15 chilometri.

La risalita è dovuta dall’intervento umano diretto (prelievi incontrollati di acqua e gestione poco accorta della risorsa), ma principalmente dai cambiamenti climatici: scarse precipitazioni, ridotti rilasci idrici montani e dai laghi, portate molto contenute dei fiumi, abbassamento dell’alveo per minore apporto di sedimenti dagli affluenti e innalzamento del livello del mare.

po

Alcune conseguenze dell’aumento di salinità dell’acqua dolce sono ovvie, altre meno. L’intrusione dell’acqua marina nei corsi d’acqua comporta infatti l’interruzione delle irrigazioni per l’agricoltura, la salinizzazione delle falde e l’inaridimento delle zone litoranee con successive micro-desertificazioni. A ciò si aggiunge la difficoltà di approvvigionamento dagli acquedotti (visto che le centrali di potabilizzazione non sono in grado di desalinizzare l’acqua) e le modifiche delle caratteristiche biologiche dei fiumi, con gravi conseguenze per flora e fauna (dalla scomparsa si zone forestali e umide fino alla sparizione di alcune specie).

Ecco Caronte, anticiclone africano che porterà temperature record

Dopo Hannibal e Scipione sta per arrivare il terzo e durissimo anticiclone africano dell’Estate 2022, sebbene da un punto di vista strettamente astronomico la stagione debba ancora iniziare: si sta già preparando lui, Caronte.

Caronte nella letteratura e nel mito è uno dei guardiani dell’inferno dantesco, raffigurato con gli occhi rossi come braci accese ed intento a traghettare le anime peccatrici che verranno punite per l’eternità nell’Ade. Caronte nell’immaginario popolare negli ultimi anni è diventato sempre più sinonimo di caldo soffocante, e sarà proprio così a partire da oggi.

Dunque ci avviamo ad affrontare almeno una settimana (forse10 giorni) tra le più calde di sempre per il mese di giugno e in assoluto della stagione estiva con punte di 38°C in Valpadana e 40/43° nel Foggiano e nelle zone interne della Sardegna e della Sicilia. Caronte rappresenterà una doppia metafora: da un lato ci trasporterà in un periodo caratterizzato da caldo cosiddetto ‘infernale’, dall’altro ci traghetterà nel cuore dell’estate, quel periodo appunto a cavallo tra il solstizio del 21 giugno e l’inizio di luglio, storicamente e climatologicamente tra i più caldi. A proposito di solstizio, ricordiamo per dovere di cronaca che è il giorno più lungo dell’anno (dura 15 ore e 14 minuti) e alle 13.12 il sole raggiunge il punto più alto nel cielo. In questo giorno il sole sorge alle 5.35 circa e tramonta verso le 20.50.

Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it, avvisa che il cuore pulsante di Caronte inizierà a surriscaldare dapprima il Nord già da oggi, quindi interesserà il Centro e infine anche il Sud. Nel giorno del solstizio d’estate in alcune città italiane si batteranno i record di temperatura massima che resistevano dal 2003. Per esempio, a Bologna sono previsti 36°C rispetto ai 34 del 2003, così come a Milano e in molte città del Veneto e dell’Emilia. Al Centro-Sud le temperature cominceranno l’escalation a partire da mercoledì/giovedì con valori massimi fino a 38°C a Roma, 37 a Firenze, 40 a Foggia, Matera, Catanzaro, Taranto e anche oltre sulle zone interne delle due Isole maggiori.

Oltre al caldo di giorno dovremo fare i conti pure con le notti tropicali. Queste si verificano quando la temperatura notturna non scende mai sotto i 20°C e le notti della prossima settimana in molte città italiane avranno proprio questa caratteristica.

STR / AFP

Il surriscaldamento colpisce gli abitanti delle città: quali soluzioni?

Strade asfaltate, mancanza di vegetazione, emissione di calore da parte dei condizionatori. I centri urbani si trasformano in veri e propri termosifoni durante le ondate di calore, ma ci sono modi per ridurre il disagio degli abitanti delle città, che sono più asfissiati rispetto ai vicini di campagna.

MICROCLIMA URBANO

In campagna, la vegetazione utilizza il sole e l’acqua del suolo per la fotosintesi e restituisce all’atmosfera l’acqua prelevata. Di notte, questa ‘evapotraspirazione’ si ferma. Ma nelle città, le superfici in gran parte impermeabili immagazzinano l’energia solare. E di notte, questi edifici, strade e marciapiedi asfaltati rilasciano nell’aria il calore accumulato. Di conseguenza, in città fa spesso più caldo che fuori, con differenze ancora maggiori durante le ondate di calore e di notte, quando può essere di diversi gradi più calda rispetto alla campagna circostante. Questo meccanismo è noto come ‘isole di calore urbane’ (UHI), ma diventa ‘surriscaldamento urbano’ quando si aggiunge il disagio termico degli abitanti, che dipende anche da diversi parametri individuali (età, tetti poco isolati, metabolismo, ecc.). Con importanti impatti sulla salute. “La situazione degli abitanti delle città sottoposti a queste condizioni estreme può portare a colpi di calore e disidratazione, fino alla morte delle persone più fragili“, sottolinea Ademe (Agenzia per la transizione ecologica francese) nella sua guida ‘Rinfrescare le città’. Ad esempio, durante la storica ondata di caldo del 2003, che ha causato più di 15.000 morti in Francia, il tasso di mortalità in eccesso ha raggiunto il 141% a Parigi e l’80% a Lione (sud-est), rispetto al 40% nelle città di piccole e medie dimensioni, secondo Santé Publique France.

FATTORI IDENTIFICATI

I fattori che contribuiscono a queste ‘bolle di calore’ urbane sono ben noti: molte superfici scure, minerali e artificiali, che assorbono il calore, poca vegetazione, proprietà dei materiali da costruzione, acqua insufficiente, attività umane, orientamento degli edifici, forma delle città, ecc. Per non parlare del circolo vizioso dell’aria condizionata che, raffreddando chi se la può permettere, riscalda l’aria esterna attraverso le sue emissioni.

SOLUZIONI

Il tema del raffreddamento urbano è ancora un campo di ricerca recente ma cruciale, poiché le isole di calore urbane rischiano di amplificare gli effetti delle ondate di calore, che si stanno moltiplicando e intensificando con il riscaldamento globale. Esistono soluzioni per far scoppiare queste bolle di calore, come spiega Ademe nella sua guida, che presenta 19 tipi di misure “emergenti o collaudate” tra cui le città possono scegliere in base alle loro esigenze specifiche. In primo luogo, soluzioni basate sulla natura, in breve sulla vegetazione e sull’acqua: sviluppo di parchi che formino vere e proprie isole di freschezza, piantumazione di alberi per l’ombra, tetti verdi per il comfort interno, facciate verdi per limitare il disagio dei pedoni, o anche corpi idrici e fiumi con le loro sponde verdi. Tra le soluzioni “grigie“, Ademe evidenzia le forme urbane “bioclimatiche” che consentono una migliore circolazione dell’aria, l’irrigazione degli spazi urbani, le strutture di ombreggiamento, i pannelli solari per sostituire le superfici che accumulano calore, le pavimentazioni drenanti e l’isolamento degli edifici. Infine, sono citate soluzioni “soft” legate all’uso della città, come la riduzione del traffico stradale e dei motori che producono calore o la limitazione dell’aria condizionata.

NESSUN MIRACOLO

Ma attenzione, “nessuna singola soluzione può risolvere il problema del surriscaldamento urbano“, avverte Ademe, che suggerisce una combinazione di più tecniche. “È quindi importante tenere conto del fatto che alcune soluzioni non sono compatibili, o addirittura si annullano a vicenda, mentre altre agiscono in sinergia”, spiega. Nella scelta delle possibili soluzioni, è necessario considerare anche l’effetto desiderato di ciascuna soluzione: raffreddamento complessivo della città o a livello di comfort dei pedoni. Ad esempio, le fontane e i getti d’acqua hanno un forte impatto sul comfort termico, ma non a livello cittadino. Al contrario, i rivestimenti che riflettono la luce (vernice bianca o materiali innovativi) su pavimenti, pareti o tetti riducono l’isola di calore urbana, ma possono creare disagio ai passanti a causa dell’irraggiamento.

infografica

(Photo credits: STR / AFP)

siccità

Scipione, aiutaci a scacciare gli Inattivisti

Ci prepariamo a un’altra forte ondata di caldo e di siccità, lo potete leggere anche nei nostri articoli e lanci di agenzia. È l’occasione per ricordarci di stare all’erta nei confronti del cosiddetto ‘inattivismo’, il veleno più tossico a cui dobbiamo far fronte mentre siamo alle prese con il cambiamento climatico. Ne parlava una ricerca pubblicata due anni fa (l’1 luglio 2020) dalla Cambridge University Press: Discourses of climate delay (William F. Lamb et altri), ovvero ‘Discorsi sul ritardo climatico’). Ne ha parlato anche il climatologo Michael Mann nel suo libro ‘La guerra del clima’.

Lamb e i suoi colleghi scrivevano che “I ‘discorsi sul ritardo climatico’ pervadono gli attuali dibattiti sull’azione per il clima. Questi discorsi accettano l’esistenza del cambiamento climatico, ma giustificano l’inazione o gli sforzi inadeguati. Nelle discussioni contemporanee su quali azioni dovrebbero essere intraprese, da chi e con quale velocità, i sostenitori del ritardo climatico sostengono la necessità di un’azione minima o di un’azione intrapresa da altri. Concentrano l’attenzione sugli effetti sociali negativi delle politiche climatiche e sollevano il dubbio che la mitigazione sia possibile”. In pratica, non abbiamo ancora capito nulla. Gli stessi che fino a pochissimo tempo fa negavano l’esistenza stessa del cambiamento climatico, oggi non possono più farlo di fronte all’evidenza assoluta ma trovano un altro modo per ostacolare ogni possibile azione. Lo fanno, spiegano i ricercatori, sostenendo che qualcun altro deve iniziare ad agire prima di me/noi, che non è possibile mitigare il cambiamento climatico, che un cambiamento radicale non è necessario, che il cambiamento sarà devastante, enfatizzante ogni possibile effetto negativo del cambiamento e ‘dimenticando’ tutti gli effetti positivi (anche economici e geopolitici) compreso il fatto che la direzione in cui stiamo andando senza cambiamenti renderebbe la vita umana sempre più complessa.

Oggi siamo già in attesa di Scipione. Parliamo di un anticiclone, ovvero una zona di alta pressione in cui la condizione meteorologica è stabilmente serena. Si prospettano temperature fino a 40 gradi e soprattutto l’acuirsi della siccità, già grave date le scarse precipitazioni invernali e le ormai quasi esaurite riserve di neve in alta montagna (anch’essa scarsissima nel corso dello scorso inverno).

L’emergenza è seria e tra gli altri ce lo ricordano le associazioni degli agricoltori che hanno già lanciato l’allarme perché sono a rischio coltivazioni di cereali e frutta. Ma ce lo hanno ricordato nei giorni scorsi i gestori dei rifugi alpini, che potrebbero non avere acqua (o energia) già a fine giugno anticipando gli effetti di quanto potrebbe accadere più a valle. E ce lo hanno ricordato gli scienziati che hanno rilevato la mancano di due metri di neve su uno dei ghiacciai del Gran Paradiso, in Valle d’Aosta.

Ma l’inattivismo è in agguato, sempre. E assume risvolti grotteschi. Mentre ascolto e leggo questa serie di appelli mi torna alla mente un episodio: l’intervista ascoltata – incredulo – in tv a Pasqua, quando il presidente di una delle società che gestiscono impianti sciistici sulle Alpi (inutile fare il nome, interessa il concetto non la gogna sulla persona) tracciava gongolante un bilancio della stagione: “È andata benissimo, per noi l’assenza di precipitazioni è stata un bene perché c’era sempre il sole e quindi eravamo regolarmente pieni di sciatori. La neve potevamo spararla con i cannoni, tanto l’acqua da queste parti per il momento non manca”. Va bene la soddisfazione per il risultato economico positivo, ma vantare anche un disastro ambientale come fattore positivo mi è parso davvero incredibile. Speriamo che Scipione ci aiuti almeno a cancellare un po’ di Inattivismo.