
Tajani apre la Via del Cotone alla Croazia: “Non può non essere protagonista”
Photo credit: account X ministero degli Esteri
Il momento “è complicato”. Lo sa bene Antonio Tajani, che da ministro degli Esteri si è visto piombare sulla scrivania, dal giorno zero, il dossier dazi. Da quel momento qualcosa, anzi tutto, è cambiato nei piani dell’Occidente. Da quando Washington ha deciso di alzare il muro commerciale sulle importazioni negli Usa, l’Europa ha dovuto ritrovare prima l’unità e poi elaborare una exit strategy per non veder crollare la crescita degli Stati membri.
L’Italia ha fatto un proprio piano, ma riguarda principalmente i mercati da ‘aggredire’: termine tecnico un po’ duro, perché in realtà serve armonia per non perdere terreno. E alleati, altra cosa che Tajani sa perfettamente. Una nuova occasione in questo senso se l’è giocata a Zagabria, al business forum Italia-Croazia, aprendo le porte di un progetto a cui il nostro Paese tiene molto, e non solo per la fine della Via della Seta. O meglio, non più solo per quello, visto che Donald Trump rinvia l’entrata in vigore dei dazi, ma non li cancella (per ora). “Sosteniamo il lavoro del commissario Ue Maros Sefcovic per cercare di raggiungere un accordo con gli Usa”, dice il vicepremier alla platea di imprenditori dei due Paesi, “nel frattempo dobbiamo lavorare insieme e credo che una delle opportunità che abbiamo di fronte è il corridoio Imec, che noi chiamiamo la Via del Cotone, quello che parte dall’India, attraversa Israele, i paesi del Golfo, l’Africa e poi sale sul Mediterraneo verso il nord”. Il ragionamento di Tajani è semplice: “Riteniamo che il porto di Trieste possa essere il terminale o il punto di partenza di questo corridoio commerciale, infrastrutturale e, naturalmente, la Croazia, paese che si affaccia sul mare Adriatico, non può non essere protagonista anche di questa nuova stagione infrastrutturale e commerciale”.
Il ministro rivela di avere in mente “di riunire, alla fine dell’anno, i ministri dei Paesi coinvolti e credo che la Croazia non possa non essere protagonista di un’iniziativa del genere, perché se pensiamo che si debba realizzare una ferrovia da Belgrado a Trieste, Zagabria non può non essere uno dei punti fermi di questo nuovo percorso che deve favorire commercio e sviluppo economico”.
Alleati, dunque. “Gli imprenditori croati sono benvenuti nel nostro Paese: credo che insieme, come joint venture, si possa lavorare anche al di fuori dell’Unione europea. Penso al continente africano, al Sudamerica, all’Asia, l’India – sottolinea il vicepresidente del Consiglio -. Si possono creare cooperazioni tra noi Paesi europei per avere una presenza che favorisca la crescita delle nostre economie”.
Giusto per capire la portata che avrebbe un’operazione del genere, bisogna partire dal livello di interscambi bilaterali che c’è tra Italia e Croazia: stabilmente sugli 8,35 miliardi di euro, con Roma che nel 2024 ha totalizzato 5,6 miliardi di export, un punto percentuale in più dell’anno precedente. Il settore più incisivo è quello petrolifero, ma sono ottimi i risultati anche sui metalli di base e prodotti in metallo, il tessile, l’agroalimentare. In Croazia lavorano oltre 300 imprese italiane, dal campo bancario e assicurativo a quello del turismo, ma pure meccanica, tessile, energia, legname e trasporti. L’interesse è forte anche nel settore ferroviario e nell’energia. Non a caso Tajani, sul punto, dedica un passaggio del suo intervento: “Speriamo che le guerre finiscano presto e si possa abbassare il costo dell’energia. Ma proprio perché ci sono tante opportunità di collaborazione comune, credo che anche da questo punto di vista si possa fare qualche passo in avanti per cercare di ridurre i costi”. Tutti motivi più che validi per provare a stringere una partnership che vada anche oltre il mercato interno europeo. Perché “il momento è complicato”, appunto.