Draghi in pressing su Ue per misure concrete su energia: “Soddisfatto, cose si muovono”

L’intesa in Europa non c’è ancora, ma sul fronte energia “le cose si stanno muovendo. Uscendo dal vertice informale di Praga, al termine del suo mandato di governo, Mario Draghi si dice “soddisfatto.

Nella riunione, il premier ha ripercorso le tappe del dibattito europeo da marzo ad oggi. Ha ricordato come già sette mesi fa l’Italia avesse avanzato una proposta sul price cap e sottolineato che ora ci sono Paesi che hanno esaurito il proprio spazio fiscale. Per l’ex capo della Bce, insomma, l’Europa si trova di fronte a una scelta. E’ per questo che spinge Commissione e leader dei Paesi a dare una risposta forte e comune per far fronte alla crisi energetica. Il che significa anche poter disporre di fondi comuni, in modo che tutti i Paesi europei possano stare sullo stesso terreno di gioco sul piano finanziario. Al termine del vertice di Praga, il prezzo del gas è sceso a 155 euro, -12% al Ttf.

Dopo il maxi piano tedesco, da 200 miliardi di euro, è infatti difficile non immaginare un nuovo strumento di debito comune, per evitare frammentazioni. In questo senso, Draghi condivide la proposta dei commissari per l’Energia, Paolo Gentiloni, e per il Mercato interno, Thierry Breton, di rilanciare “l’Europa della solidarietà” dando vita a un nuovo prestito congiunto da parte dell’Unione Europea, sulla falsariga di quello emesso durante la pandemia da Covid-19 con Sure. E’, in fondo, quello che lo stesso Draghi aveva avanzato “cinque o sei mesi fa” , rivendica parlando ai cronisti a margine dell’incontro: “E’ molto naturale in questa situazione, soprattutto dopo la decisione tedesca. E’ quello che serve per cercare di mettere tutti i Paesi, sia quelli che hanno spazio fiscale sia quelli che non hanno spazio fiscale, su un livello uguale“.

Al Consiglio Ue, il 20 e 21 ottobre, la Commissione porterà una proposta per “tentare di diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e iniziare la riforma del mercato dell’elettricità“, fa sapere. Però ammette di aspettarsi di più per quell’appuntamento: “Non più vaghe proposte, ma qualcosa di chiaro e concreto e in parte, addirittura, già proposte di regolamento“. “È in gioco l’unità tra di noi, a livello europeo” ha ricordato Draghi nel suo intervento, invitando a dare alla Commissione un “mandato ampio” per presentare quanto prima le proposte sui temi all’ordine del giorno del dossier energetico.

Tra le opzioni al vaglio del vertice per far fronte al caro energia, c’era anche la proposta di Italia, Belgio, Polonia e Grecia, di applicare un “corridoio dinamico di prezzo” a tutte le transazioni all’ingrosso di gas, non solo a quello importato dalla Russia e non solo sul gas usato per la generazione di energia elettrica. Un’idea che Gentiloni appoggia: “Un price cap bloccato può avere delle controindicazioni nel senso che l’andamento dei mercati, il trattamento verso i Paesi, richiedono uno strumento abbastanza sofisticato – ha spiegato su Radio 1 -. Un price cap dinamico potrebbe andare incontro a questa necessità“. Per il momento, confessa Draghi, non si è parlato nel dettaglio di tutte le proposte, perché si attende che la presidenza ceca convochi, prima del 20 ottobre, “tanti consigli dell’energia quanti sono necessari ad arrivare a una proposta concreta“.

Mattarella

Mattarella sprona l’Ue: Coesi contro speculazioni su energia. Draghi a Praga: Lavorare insieme

L’Unione Europea deve essere coesa per far fronte all’emergenza energetica. E’ il leitmotiv della giornata che arriva da Draghi e Mattarella, geograficamente ben distanti ma uniti nella stessa convinzione. Il presidente della Repubblica, a Malta per il 17esimo vertice informale dei Capi di Stato del Gruppo Arraiolos, punta l’accendo sul valore della solidarietà. L’unico in grado di “dare risposte sostenibili socialmente e economicamente”. Soprattutto perché, “di fronte a chi fa dell’energia uno strumento di pressione e speculazione internazionale, l’Unione è chiamata a rispondere con un senso di coesione e unità accresciuto, con un senso di comunità molto forte”. Durante il vertice il capo dello Stato coglie l’occasione per un bilaterale con il presidente tedesco Frank Steinmeier. Impossibile non parlare dei rincari dei prezzi dell’energia. Mattarella si augura, alla vigilia del Consiglio europeo straordinario di venerdì, che si possano superare le divergenze sul tema, nonostante le preoccupazioni che serpeggiano in Europa per il piano straordinario da 200 miliardi della Germania. E ha anche l’assoluta certezza che “dobbiamo attenuare le conseguenze degli aumenti del costo dell’energia sulla vita di famiglie e imprese“.

Da parte sua, a Praga per la tavola rotonda ‘Energia, clima, economia’ della prima riunione della Comunità politica europea, il presidente del Consiglio uscente è ancora più esplicito: “Dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l’unità europea“. Seduti al tavolo, insieme all’Italia, i leader di Germania, Portogallo, Irlanda, Belgio, Bulgaria, Liechtenstein, Norvegia , Ucraina e Serbia. Che si sono soffermati in particolare sulla risposta europea all’aumento dei prezzi, evidenziando come l’aggressione russa all’Ucraina abbia colpito il mercato del gas, generando incertezza sulle forniture in molti Paesi Ue. Inoltre, gli alti prezzi del gas stanno incidendo sul costo dell’energia per famiglie e imprese, e rappresentano un ostacolo alla competitività globale, è il ragionamento. Anche in questo caso, il tentativo è quello di trovare delle soluzioni comuni, con l’obiettivo di ripristinare una “corretta dinamica di mercato e dei prezzi“, tenendo sotto controllo anche l’inflazione.

(photo credits: Quirinale)

Clima, l’annuncio di Draghi: Youth4Climate sarà annuale

Lo ha ricordato anche nell’ultima conferenza stampa, per Mario Draghi la lotta ai cambiamenti climatici è fondamentale. Il presidente del Consiglio, a New York per la 77esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo ribadisce anche nel suo intervento alla sessione di apertura dello ‘Youth4Climate: Powering Action’, accanto al suo ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Anzi, fa di più e dà una notizia importante per il nostro Paese: “Sulla scia del successo dello scorso anno, abbiamo deciso di rendere l’incontro un evento annuale, in stretta collaborazione con le Nazioni Unite. Sono orgoglioso di annunciare che l’Italia sarà co-leader dell’hub d’azione globale Youth4Climate, in collaborazione con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite“.

Il premier, che a margine dell’Assemblea Onu incontra il presidente del Consiglio presidenziale dello Stato di Libia, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, il presidente svizzero Ignazio Cassis e il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, si rivolge direttamente ai giovani in sala, legge il foglio con il suo discorso limato nei dettagli, poi però prende il microfono e parla scostandosi dal podio. “Sono pienamente consapevole delle vostre aspettative e della vostra grande fame di cambiamento. Entrambe sono estremamente gradite: dobbiamo fare meglio, più velocemente“. Nella sua esperienza a Palazzo Chigi, seppur caratterizzata dagli interventi per programmare il post-pandemia e mettere le basi del Pnrr, ha comunque voluto dare spazio all’ambiente. Con le semplificazioni sulle rinnovabili, ma anche avviando un lavoro di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, non dettata solo dalla crisi che sta mordendo la carne viva degli italiani. “Contiamo su di voi per aiutarci a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e ad attuare gli Accordi di Parigi – continua Draghi, rivolgendosi alla platea -. Il vostro legame con le comunità, la vostra capacità di trovare soluzioni innovative, la vostra determinazione a costruire società più sostenibili sono necessari oggi più che mai“.

Da questi concetti nasce la decisione di rendere ‘strutturale’ l’appuntamento dello ‘Youth4Climate’. Ricordando che “durante l’evento dello scorso anno, a Milano, più di 400 giovani, uomini e donne, provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per lavorare con i responsabili politici e discutere su come affrontare al meglio il cambiamento climatico“. Quell’incontro – continua il capo del governo – “ha posto i giovani al centro del dibattito e in una posizione forte per plasmare le discussioni alla Cop26“, contribuendo “a incanalare il sostegno all’impegno dei giovani a livello locale, nazionale e internazionale“. Questo è motivo di vanto per il Paese: “Sono estremamente orgoglioso della leadership italiana in questa iniziativa“, sottolinea Draghi. Che conclude il suo intervento con una frase non di circostanza: “Siamo ansiosi di ascoltare le vostre idee e i vostri progetti: auguro a tutti voi un evento di successo“. L’Italia c’è, dunque. E ci sarà anche dopo la fine della campagna elettorale.

mario draghi

Dl Aiuti, verso Cdm domani. Oggi Draghi vede sindacati

Il passaggio tecnico è fatto, ora inizia il countdown per il nuovo decreto Aiuti. Dopo il via libera in Cdm alla Relazione per il Parlamento, che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e il relativo piano di rientro (che sarà presentata alle Camere per l’autorizzazione), la strada è spianata per portare in Consiglio dei ministri il testo entro la fine di questa settimana, o al massimo la prossima. Sarà una boccata d’ossigeno per famiglie e filiere produttive, schiacciate dal caro bollette, ma non proprio quello che Mario Draghi sperava di portare a casa: in sostanza, sarà una proroga fino al 31 dicembre delle misure già varate in questi mesi. Compreso il taglio di 30 centesimi alle accise sui carburanti, oltre a una prima tranche di interventi per mitigare i danni causati dalla siccità.

Il quadro è molto più chiaro dopo il primo ciclo di incontri voluti dal premier, che a Palazzo Chigi riceve i vertici di Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Cna, Confimi, Casartigiani e Confapi, assieme a una parte dei suoi ministri, Daniele Franco (Economia), Giancarlo Giorgetti (Mise), Andrea Orlando (Lavoro), Renato Brunetta (Pa), Stefano Patuanelli (Mipaaf), oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli.

Draghi ribadisce la volontà di “coinvolgere tutti” in questa fase di emergenza, per fronteggiare la flessione dell’economia e in vista di una stagione autunnale che si prevede molto complessa. “Le attività del governo non si fermano” – è stato il ragionamento dell’ex Bce -, perché l’Esecutivo “ha ancora tanto da fare“, sebbene nel perimetro delle funzioni che gli competono in questa fase. Un atteggiamento molto apprezzato dai rappresentanti delle associazioni datoriali del comparto agricolo e artigianato. “L’aumento dei costi energetici impatta drammaticamente sulla vita dei nostri imprenditori, il credito di imposta diventa una misura di fondamentale importanza“, spiega il numero uno di Coldiretti, Ettore Prandini, all’uscita da Palazzo Chigi. Il presidente dei coltivatori diretti chiede che in materia di rinnovabili si arrivi “realmente ad avere i decreti attuativi per gli impianti di biogas e biometano” ma anche per il fotovoltaico “che serve alle imprese agricole“.

L’energia è centrale nei colloqui. “In questo momento è il ‘Covid’ della manifattura“, alza il tiro Maurizio Casasco, presidente di Confapi. Mentre punta sulla “necessità di abbattere il costo per la parte della produzione, considerando l’agricoltura al pari della grande industria alimentare, con gli stessi benefici per quello che riguarda gli oneri fiscali sul costo energetico“, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Che mette sul piatto un’altra richiesta: “Le aziende agricole hanno bisogno di avere sempre di più manodopera“, dunque serve mettere mano al “cuneo fiscale e la decontribuzione a favore delle imprese che stabilizzano i dipendenti“, oltre agli interventi “sul costo degli alimentari per consumatori“, quest’ultimo, se possibile, “velocemente“. In realtà la scelta se azzerare l’Iva sui beni di prima necessità, come pane e pasta, e ridurla al 5% per carne e pesce, è ancora al vaglio dei tecnici.

Il decreto che vedrà la luce nelle prossime ore, invece, riparerà di sicuro all’errore sulla norma del de minimis: “Verrà modificato al prossimo Cdm“, assicura il presidente di Confimi, Paolo Agnelli, riportando le informazioni ricevute direttamente da Palazzo Chigi. Draghi, del resto, con i suoi interlocutori garantisce l’impegno del governo a rispondere in modo positivo ai molti punti sollevati dalle associazioni. Non prima di aver completato il giro. Stamattina, infatti, riceverà Cgil, Cisl e Uil, anche se difficilmente potrà portare avanti i propositi esposti a Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri nell’incontro della settimana scorsa: la crisi che ha portato allo scioglimento delle Camere e l’avvio delle procedure per il voto anticipato non permette di andare oltre un certo limite su salario minimo e taglio del cuneo fiscale. Alle 15.30, infine, vedrà Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Alleanza cooperative, Federterziario, Confservizi, Confetra e in agenda c’è anche il confronto con Ania e Abi. Dopodiché il testo arriverà in Consiglio dei ministri. Con la speranza – del premier – di convogliare almeno questa volta la responsabilità di tutte (o quasi) le forze politiche. Nonostante la crisi e la campagna elettorale.

Mattarella firma il decreto di scioglimento delle Camere

Governo Draghi al capolinea, ma prima al lavoro su interventi urgenti

Ora è ufficiale: Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni nelle mani del capo dello Stato, che non ha potuto far altro se non firmare il decreto di scioglimento delle Camere. Si voterà il prossimo 25 settembre, come deciso dal Cdm, che non sarà affatto l’ultimo sotto la guida dell’ex Bce. Perché – questa è la vera novità di giornata – il perimetro entro il quale dovrà svolgere il disbrigo degli affari correnti, sarà molto più ampio della prassi consolidata. Il motivo lo spiega direttamente Sergio Mattarella: “È noto che il governo” dimissionario “incontra limitazioni nella sua attività“, ma comunque “dispone di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi e l’insediamento del nuovo governo che sarà determinato dal voto degli elettori“.

Il presidente della Repubblica non usa formule politiche, va dritto al punto: “Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese“. In poche parole, quel nuovo decreto aiuti da oltre 10 miliardi di euro che Draghi avrebbe voluto approvare, non finirà nel cassetto a prendere polvere. Nel testo ci sono misure importanti di contrasto all’inflazione, per mitigare gli effetti della nuova ondata di rincari sulle bollette, i primi interventi per alleviare i danni della siccità sull’agricoltura, altre semplificazioni per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. “Interventi indispensabili” per “fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli“, sono le esatte parole di Mattarella. Che aggiunge: “Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale“.

Per centrare almeno questi obiettivi, però, serve un’ultima assunzione di responsabilità delle forze politiche. Ecco perché l’appello è a tutti e ciascuno: “Mi auguro che, pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale, vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia“.

La situazione, in effetti, è complicata. La mossa dell’Ungheria ne è una prova concreta: il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, è volato a Mosca per chiudere l’acquisto di altri 700 milioni di metri cubi di gas naturale, in aggiunta agli accordi già sottoscritti. Non proprio una bella notizia per chi – come l’Italia – ancora aspetta segnali distensivi da Gazprom sulla riattivazione del gasdotto Nord Stream 1, che sta rallentando le operazioni di stoccaggio in vista dell’inverno. Sono questi i pensieri più foschi che agitano le giornate delle alte cariche istituzionali. Finché non ci saranno una maggioranza e un governo nuovo, però, si andrà avanti con Draghi. Che in aula, alla Camera, prima di annunciare l’intenzione di salire al Colle per dimettersi prende il lungo applauso di almeno metà dell’emiciclo, che scioglie anche il suo solito aplomb concedendosi una battuta: “Vi ringrazio di questo… anche il cuore dei banchieri a volte viene usato“.

La giornata si chiude ancora con Draghi, che in Cdm – quello per stabilire la data delle elezioni e delineare il perimetro degli affari correnti descritto da Mattarella – dice ai suoi ministri: “Dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia” e “dobbiamo portare avanti l’implementazione del Pnrr, anche per favorire il lavoro del governo che ci succederà. Ci sarà tempo per i saluti, ora rimettiamoci al lavoro“.

(Photo credits Presidenza della Repubblica)

Draghi

La crisi italiana spaventa Bruxelles. Quale futuro per Pnrr e sostenibilità?

Se Roma è nella bufera, Bruxelles trema. È sempre stato così, per le crisi politiche in Italia e nei Paesi chiave dell’Unione, ma questa volta c’è qualche preoccupazione in più. Se, come ci spiegava un membro di un gabinetto di vertice della Commissione europea “che ci sia una crisi di governo in Italia, in sé, non ci sorprende più di tanto, ci siano abituati da decenni”, ora, di fronte al più grande intervento finanziario mai organizzato dall’Unione europea e disegnato proprio attorno alle esigenze dell’Italia “siamo davvero preoccupati, e tanto”. Perché il piano Next Generation Eu, all’interno del quale è il Pnrr italiano, riguarda tutta l’Unione ma non può funzionare senza l’Italia, alla quale sono andate ben la metà delle risorse messe a disposizione dei 27.

Il pacchetto di interventi è stato pensato per dare a Roma la possibilità di agganciarsi al carro delle economie più forti dell’Unione, ammodernando il suo sistema produttivo in chiave sostenibile. Non è un progetto come tanti altri, e parole come “rivoluzionario”, “storico”, “epocale” si sono sprecate per descriverne l’importanza. All’inizio il piano era stato affidato nelle mani del governo Pd/5 Stelle ma poi, con grande sollievo, chiaramente percepito qui a Bruxelles, era passato alle cure di Mario Draghi, considerato in Europa e nel Mondo una delle persone più esperte e affidabili. Insomma, a Bruxelles ci si sentiva relativamente tranquilli che questa volta l’Italia avrebbe in primo luogo speso i soldi (cosa che non avviene regolarmente con i fondi Ue) e che li avrebbe spesi bene, sostenendo con la sua crescita quella del resto dell’Unione.

Nel frattempo era arrivata la pandemia, e poi la guerra, e il comportamento lineare, chiaramente europeista, del governo Draghi ha permesso all’Italia di giocare un ruolo da protagonista negli ultimi mesi, che sempre più avrebbe potuto crescere viste le incertezze del governo tedesco e le obiettive difficoltà parlamentari di quello francese.

Eppure, come ha sintetizzato senza celare la rabbia il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, il balletto degli irresponsabili contro Draghi può provocare una tempesta perfetta“. L’ex presidente del Consiglio ha poi invitato a “voler bene all’Italia” nei “mesi difficili” che arriveranno, con i timori all’orizzonte per l’attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) e gli investimenti necessari per la transizione verde. Essendo italiano Gentiloni ha potuto dirlo, il bon ton brussellese impedisce ai commissari di esprimere giudizi su Paesi che non siano il loro, ma il sentimento espresso è con ogni probabilità condiviso da molti.

Anche per l’incertezza di quel che seguirà. L’Unione europea un po’ per interesse, un po’ perché ama evitare i rischi, ama la stabilità, la continuità. Così come ha apprezzato che Giuseppe Conte, anche se non particolarmente stimato, rimanesse alla guida anche nel secondo governo della legislatura che sta per chiudersi, così ha imparato che storicamente, seppur con alcuni forti strattoni, di solito i governi italiani che si sono succeduti hanno conservato un atteggiamento per lo meno tendenzialmente collaborativo ed europeista.

Ora invece l’Italia pare muoversi verso qualcosa di radicalmente nuovo, con la possibilità di avere una presidente del Consiglio strettissimamente legata al premier ungherese Victor Orban, la bestia nera per l’Unione, quello che mette regolarmente i bastoni tra le ruote dei meccanismi dell’Ue, quello che ammicca a Vladimir Putin. Giorgia Meloni da mesi gira l’Europa (è la leader dei Conservatori europei) spiegando la sua idea sul futuro del 27, che è pieno di paletti e di punti ancora non espressi.

Per Bruxelles sarebbe un vero salto nel buio, e non può non tremare.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra il Presidente della Repubblica algerina democratica e popolare Abdelmadjid Tebboune, per il IV Vertice intergovernativo italia-Ageria.

Draghi firma 15 nuovi accordi con l’Algeria. Ma la crisi di governo non è risolta

La firma sui 15 nuovi accordi tra Italia e Algeria potrebbe essere l’ultimo atto internazionale del governo di Mario Draghi. Il premier tiene fede agli accordi con il presidente della Repubblica algerina, Abdelmadjid Tebboune, e prende parte al quarto Vertice intergovernativo Italia-Algeria, prima di rituffarsi nella crisi della politica italiana, per preparare le comunicazioni di mercoledì prossimo nei due rami del Parlamento. Sarà una vera e propria verifica di maggioranza, alla quale si presentano tutte abbastanza divise le varie forze di unità nazionale, qualcuna anche dilaniata al proprio interno, come il Movimento 5 Stelle, alle prese con una possibile, nuova scissione di ‘governisti’ in rotta con il leader, Giuseppe Conte. Anche il centrodestra non sembra remare nella direzione auspicata da chi spera ancora di convincere il premier a restare, facendo sapere che Lega e Forza Italia ci sono a patto che i Cinquestelle escano e tolgano il disturbo.

Draghi incamera informazioni e riflette, ma dal suo volto non traspare nulla. Il suo impegno è concentrato sull’Algeria, per portare a casa quei 4 miliardi di metri cubi di gas naturale che sono “un’accelerazione rispetto a quanto previsto” dagli accordi già firmati tra Eni e Sonatrach, ma anche un fondamentale “anticipo” di forniture “ancora più cospicue” che arriveranno nei prossimi anni. Perché qualunque sarà la decisione sulle dimissioni, il presidente del Consiglio vuole avere una rete di protezione già attiva in caso la Russia decidesse di chiudere i rubinetti e impedire così lo stoccaggio di gas. Eventualità non proprio remota, peraltro, visto che Gazprom continua a rimandare l’avvio di Nord Stream 1, dando le colpe ai ritardi sulla consegna della turbina da riparare della stazione di compressione di Portovaya.

Ecco perché l’Algeria assume sempre più il ruolo di “Paese chiave per le nostre forniture energetiche“. Draghi, però, porta a casa, assieme ai ministri della sua delegazione (Luigi Di Maio, Roberto Cingolani, Luciana Lamorgese, Marta Cartabia, Enrico Giovannini, Elena Bonetti) e vertici di aziende pubbliche e private che lo accompagnano ad Algeri, altre importanti intese in diversi campi: dall’agricoltura al bio-medico, dalla farmaceutica all’agricoltura, ma anche giustizia, sicurezza, agroindustria e lotta alla corruzione. Tutti segmenti che l’Italia – almeno quella disegnata da questo Governo – intende sviluppare con lo storico partner. Rafforzando la cooperazione nei settori strategici nei quali le relazioni sono già buone e stanno diventando ottime: “L’amicizia tra Italia e Algeria è essenziale – aggiunge l’ex Bce – per affrontare le sfide che abbiamo davanti, dalle crisi regionali alla transizione energetica”. La collaborazione si estende, dunque, “anche alle forniture e allo sviluppo di fonti rinnovabili, in particolare dell’idrogeno verde, dell’energia solare, eolica e geotermica“.

Altro capitolo importante degli accordi sottoscritti ad Algeri riguarda l’agricoltura. “Dobbiamo lavorare insieme – spiega Draghi – e contribuire alla sicurezza alimentare” nella regione africana, “oggi minacciata dall’aumento dei prezzi dovuto all’invasione russa dell’Ucraina“. Il Mediterraneo, infatti, è un asse geopolitico fondamentale, la cui instabilità è acuita dallo stop al grano fermo sulle navi nei porti del Mar Nero, a causa della guerra scatenata da Mosca. Italia e Algeria, però, si propongono come argine diplomatico a una crisi alimentare “catastrofica“. Sempre se mercoledì, prima al Senato e poi alla Camera, questa maggioranza confermerà l’appoggio al governo. Possibilmente con una certa convinzione. Altrimenti le dimissioni di Draghi sono già sul tavolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: basterebbe solo cambiare data. Mentre l’Italia, molto probabilmente, cambierebbe obiettivi. Dopo le elezioni anticipate, ovviamente.

 

(Foto Palazzo Chigi)

Draghi

L’Ue alla finestra: si guarda con preoccupazione alla crisi governo Draghi

Bruxelles guarda “con interesse” agli sviluppi della crisi di governo in Italia. Nessun commento dalla Commissione europea, ma traspare preoccupazione per la possibilità che con una – ancora non scritta – fine del governo Draghi siano arrivate al capolinea anche le ambizioni italiane sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e sulla transizione verde. “La Commissione non commenta mai gli sviluppi politici negli Stati membri“, aveva specificato a poche ore dallo scoppio della crisi il portavoce capo, Eric Mamer, e all’alba del giorno dopo la situazione non è diversa. La portavoce Dana Spinant non si è sbilanciata (“molte cose possono succedere“), ma ha precisato che la presidente Ursula von der Leyen ha condiviso con il premier dimissionario “molti progetti, come il Global Health Summit a Roma” e che “lavora molto bene” con Draghi.

È soprattutto dal Parlamento europeo che emergono con più chiarezza gli umori di Bruxelles. “Una notizia terribile per l’Italia e l’Europa, nel bel mezzo di una guerra e di una crisi energetica“, commenta l’eurodeputata portoghese del Partito Popolare Europeo, Maria Da Graça Carvalho. Una visione che si sposa con quella dei colleghi italiani di Forza Italia, come Salvatore De Meo: “L’Italia non può permettersi di perdere Draghi in questo momento storico e dopo il lavoro fatto per ridare al Paese la credibilità e la fiducia in Europa e nel mondo“. A seguire “con preoccupazione” le notizie da Roma sono anche i Socialisti e Democratici Europei, che per voce della presidente all’Eurocamera, Iratxe García Peres, sottolineano il bisogno di stabilità” per l’Italia e di “un governo forte e pro-europeo, in particolare “con la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi e il difficile contesto geopolitico“. Sulla stessa linea d’onda anche i liberali di Renew Europe. Se l’italiano Nicola Danti (Italia Viva) chiede di “andare avanti” e “non darla vinta al populismo“, lo spagnolo José Ramón Bauza Diaz lancia un grido d’allarme per l’eventualità che questo sia solo il primo governo europeo a crollare, “e presto vedremo altre rivolte in Europa“.

Ma a sorprendere è il gruppo dei Verdi, per i commenti diametralmente opposti dei membri italiani e tedeschi. Damian Boeselager avverte che una crisi in questo momento “non è un bene, mentre meno criptico è il collega di partito Rasmus Andresen: “Abbiamo bisogno di un governo stabile nei prossimi mesi, l’instabilità politica in Italia è una minaccia per l’Ue e l’Eurozona“. Di ben altro tenore sono le prese di posizione delle due ex-eurodeputate M5S, Rosa D’Amato ed Eleonora Evi. “Il Movimento 5 Stelle fuori dal governo? Meglio tardi che mai“, dichiara senza mezzi giri di parole la prima, che si oppone alle “politiche energetica ed estera e soprattutto all’idea di fondo che, tutto sommato, l’Italia sta tenendo“. Anche per l’eurodeputata approdata in Europa Verde, “è chiaro che la maggioranza di governo non esiste più” e che la genesi di questa crisi” risiede nelle larghe intese, che “non possono dare risposte alla crisi sociale, economica e ambientale. In una nota congiunta con Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde, e Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, Evi attacca in modo frontale il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, colpevole di aver definito la transizione ecologica “un bagno di sangue“. In vista delle prossime elezioni “serve un’alleanza che non consenta tentennamenti” sulla politica energetica, “che deve puntare sulle rinnovabili e certamente non sul nucleare“, è l’ultimo affondo al governo Draghi.

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Draghi lunedì in Algeria prima del redde rationem con M5S

Mario Draghi riflette sul da farsi, ma dovrà prendere una decisione definitiva entro mercoledì, quando con le comunicazioni alle Camere sarà parlamentarizzata la crisi di governo. Prima, ha un altro appuntamento, altrettanto importante, in Algeria.

Lunedì 18 luglio sarà, in giornata, ad Algeri con sei ministri italiani per il quarto vertice intergovernativo: incontrerà il presidente Abdelmadjid Tebboune, mentre i ministri saranno a colloquio con i loro omologhi. Nella delegazione italiana Luigi Di Maio (Esteri), Luciana Lamorgese (Interni), Marta Cartabia (Giustizia), Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità sostenibili), Elena Bonetti (Pari opportunità). Dopo la plenaria, l’adozione delle dichiarazioni finali del Vertice e la firma degli accordi. Un altro tassello di diplomazia energetica per compensare le riduzioni di gas dalla Russia.

Intanto, la compagnia algerina Sonatrach fa sapere che fornirà a Eni e agli altri partner italiani altri 4 miliardi di metri cubi di gas a partire dalla prossima settimana. L’Algeria ha già consegnato all’Italia dall’inizio dell’anno 13,9 miliardi di metri cubi superando del 113% i volumi previsti, e mette in conto di consegnarne all’Italia, entro la fine del 2022, altri sei miliardi. “Prosegue con successo il percorso di diversificazione dei fornitori di gas per l’Italia”, commentano il ministero della Transizione ecologica e la Farnesina. Il nostro Paese si assicura 4 miliardi aggiuntivi di metri cubi di gas dall’Algeria, in aggiunta ai 21 miliardi già previsti sulla base degli accordi internazionali siglati dal Governo nelle scorse settimane. “Un ulteriore passo nella strategia portata avanti dall’esecutivo e che, grazie anche al lavoro degli operatori italiani, mette in sicurezza il Paese, già nel breve termine, sul fronte dell’approvvigionamento di gas“.

Se non ci sarà un atto di maturità di tutti i partiti che stavano nella maggioranza, personalmente vedo molto complicata la giornata di mercoledì prossimo“, avverte Di Maio. Se da mercoledì prossimo non ci sarà un governo, si andrà in ordinaria amministrazione, “in una situazione in cui di ordinario non c’è proprio nulla”, tuona. Di conseguenza, l’esecutivo non avrà i poteri per firmare nuovi contratti del gas, che dovrebbero garantire all’Italia un inverno più sereno.

Sul fronte politico, il centrodestra di governo chiude al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che ha innescato la crisi: “Non si può più contare su di loro“, dichiarano Lega e Forza Italia in una nota congiunta, dopo una telefonata tra i due leader, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. “Faremo il bene dell’Italia e degli italiani”, assicura Salvini. “Dubito che questa crisi rientrerà“, punge la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni intervistata su Corriere.it. “Non escludo che si possa convincere Draghi a restare né che si possa ragionare su altre alchimie, ma non mi pare che ci siano molti margini“.
Il Pd chiede a Draghi di tornare sui suoi passi: “Una crisi in questo momento apre prospettive molto incerte per il Paese. Si è aperta nelle scorse settimane una interlocuzione sull’agenda sociale, dare una risposta è una priorità“, twitta il ministro del lavoro e capodelegazione dei dem al Governo, Andrea Orlando.
Oggi a Roma Italia Viva è in assemblea nazionale con il leader Matteo Renzi che ha lanciato una petizione per il Draghi-bis.
Ieri in giornata, è trapelata la richiesta di dimissioni ai ministri pentastellati da parte del leader, indiscrezione poi smentita da fonti del Movimento: “C’è stato un confronto tra il presidente e la delegazione di Governo sulla complessità della situazione. Confronto che ha ribadito l’unità e la compattezza del M5S. Rispetto ad alcune ricostruzioni apparse sugli organi di stampa, si smentisce che Conte abbia chiesto le dimissioni dei ministri”, si precisa.

Fuori dalla politica, è forte la preoccupazione della Chiesa italiana: “La situazione rischia di sovrapporsi a una fase di crisi più generale che sta già incidendo in modo pesante sulla vita delle persone e delle famiglie”, puntualizza il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi. L’inflazione a livelli eccezionali, “richiede continuità e tempestività di interventi urgenti”, osserva. E chiede il “massimo della convergenza e della stabilità”, oltre che uno “scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del Paese”.
Possibilmente con un premier che ha saputo attutire l’onda d’urto della crisi, come rileva Bankitalia nel terzo bollettino economico dell’anno: “La riduzione del potere d’acquisto, che colpisce in particolare le famiglie meno abbienti – precisa nel rapporto – è stata mitigata dai provvedimenti del Governo volti ad alleviare il peso dei più elevati prezzi dell’energia“.

M5S non vota fiducia, Draghi si dimette. Ma Mattarella respinge

La maggioranza di unità nazionale che sosteneva Mario Draghi “non c’è più”, il governo Draghi invece ha ancora una chance. E’ il risultato di una giornata frenetica, rocambolesca, frutto di giorni di tribolazioni, soprattutto nel campo del Movimento 5 Stelle, che non partecipando al voto di fiducia, in Senato, sul decreto Energia 2, innesca di fatto la crisi che porta alle dimissioni del presidente del Consiglio, respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che rimanda il premier alle Camere (mercoledì prossimo) per verificare se c’è ancora una maggioranza o certificare la fine dell’esecutivo. E con molta probabilità della legislatura. Letta tutta d’un fiato, la situazione appare quasi indecifrabile, proprio come è accaduto ai mercati: le principali piazze europee, infatti, chiudono tutte in ribasso (Francoforte -1,86%, Parigi -1,41%, Londra -1,63%). Ma è la Borsa di Milano a farne maggiormente le spese, con un calo del 3,44%. Meglio riavvolgere il nastro, quindi.

Che i pentastellati non avrebbero mai votato la fiducia sul decreto Energia 2 era ormai chiaro sin dalla tarda serata di mercoledì. Giuseppe Conte e i suoi confermano la linea seguita in Cdm, non votando il dl, e alla Camera, votando la fiducia ma non lo scrutinio finale, protestando contro la norma che autorizza il termovalorizzatore a Roma e – a loro giudizio – la scarsità di fondi per i bonus alle famiglie contro il rincaro delle bollette. Il problema è che a Montecitorio il voto disgiunto è possibile, mentre a Palazzo Madama coincide con la fiducia. Dunque, anche l’astensione è un fatto politico. Eppure il ministro per i rapporti con il Parlamento, il Cinquestelle Federico D’Incà, ci prova fino alla fine a evitare lo strappo, tentando un accordo con le forze di maggioranza per un voto ordinario. La verifica si infrange nella scelta di Draghi, che giudica però la questione di fiducia l’unica via percorribile.

In aula la tensione si taglia con il coltello. I partiti di centrodestra affondano colpi su colpi sul M5S, anche il Pd è in evidente imbarazzo, costretto all’equilibrio tra il totale dissenso rispetto alle scelte dell’alleato del campo largo e la responsabilità di non avallare la caduta del governo in una fase di crisi economica e geopolitica mondiale. Tutte le mediazioni falliscono: il risultato è che il decreto viene trasformato in legge dal Senato (172 sì e 39 no), ma Draghi trae la conclusione che “è venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo”. Così dopo il via libera di Palazzo Madama sale al Colle per un’ora di colloquio con il presidente della Repubblica, dal quale non esce nemmeno la minima indiscrezione. Nel tardo pomeriggio, quando si riunisce il Cdm, convocato e poi spostato a chiusura dei mercati, si capisce il perché. Draghi infatti annuncia ai suoi ministri le dimissioni, spiegando “le votazioni di oggi sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico“, nonostante “in questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche“. Alla fine prende atto che “come è evidente dal dibattito e dal voto in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente“.

Le parole sono dure ma non pietre tombali. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia – dice ancora in Cdm -. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più“. Poi, dopo aver ringraziato i colleghi, invitandoli a “essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto“, il premier è salito al Quirinale. Mentre i siti mondiali rilanciano la notizia, che arriva anche a Mosca, dove l’ex premier russo, Dmitri Medvedev, esulta su Telegram: “Dopo le dimissioni di Boris Johnson e Draghi, chi sarà il prossimo?“.

E’ quasi calato il sole su Roma quando Mattarella scrive ancora un nuovo capitolo di questa giornata, respingendo le dimissioni. E invitando l’ex Bce “a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica“. Comunicazioni e non informativa, dunque con voto. In pratica quella verifica invocata anche dagli altri partiti della maggioranza. Alla quale non è escluso che possa partecipare anche il Movimento 5 Stelle. Del resto, già il 18-19 luglio l’Italia è attesa a un appuntamento internazionale importante, il vertice intergovernativo con l’Algeria, in programma ad Algeri. Dove si discuterà di prospettive con il nostro nuovo principale partner-fornitore di gas. Presentarsi con un governo debole, di scopo elettorale o, peggio ancora, non presentarsi proprio sarebbe un passo falso grave. Sono tante le ragioni, dunque, che spingono la situazione politica a restare estremamente fluida. Nonostante il caldo e la confusione che regna nel panorama italiano