Edison, rinnovabili spingono i risultati: ebitda +20,3% e utile +18,2%

Ottimi risultati per Edison nel primo semestre 2024. La semestrale si chiude con una “solida performance operativa complessiva“, spiega il gruppo.

Il Margine operativo lordo cresce del 20,3% a 967 milioni, da 804 milioni nello stesso periodo del 2023, spinto in particolare dalle rinnovabili, che nel periodo sono arrivate a rappresentare un terzo del mix produttivo del Gruppo, grazie soprattutto alla ripresa del comparto idroelettrico, dalle attività di ottimizzazione del portafoglio gas e dalle vendite ai segmenti Business e Retail (B2B e B2C) di Edison Energia, che nei primi 6 mesi dell’anno accresce la sua base clienti del 15% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Il primo semestre 2024 si chiude con un utile netto in crescita a 221 milioni di euro (+18,2%) da 187 milioni di euro del primo semestre 2023, anche tenendo conto d’un accantonamento materiale per le attività di rigenerazione territoriale. L’indebitamento finanziario al 30 giugno 2024 registra un saldo a credito di 226 milioni rispetto al saldo a credito di 160 milioni del 31 dicembre 2023, per effetto principalmente della significativa generazione di cassa dettata dai buoni risultati della gestione operativa.

Nel dettaglio, la domanda di energia elettrica in Italia nel primo semestre 2024 registra una lieve crescita (+1,1%) rispetto allo stesso periodo del 2023, attestandosi a 151,6 TWh. Diminuisce la produzione termoelettrica (-16,8% a 66,1 TWh), che comunque resta la prima fonte di produzione del Paese, soddisfacendo il 52,6% dei consumi e assicurando una produzione continuativa in grado di coprire anche i picchi di domanda. Nel contesto, è estremamente positivo il contributo delle rinnovabili che arrivano a coprire il 37,5% del fabbisogno: l’idroelettrico – prima fonte rinnovabile per produzione – presenta una crescita del 61,9% a 26,8 TWh, complici le abbondanti precipitazioni registrate nel Nord Italia; seguono il fotovoltaico (+17,4% a 17,6 TWh) e l’eolico (+10,9% a 12,6 TWh). In aumento anche l’import dall’estero (+3,8% a 27,1 TWh). La produzione nazionale (+0,6% a 125,7 TWh) da sola ha soddisfatto l’82,3% della richiesta. Sul fronte dei prezzi, nel semestre il Prezzo Unico Nazionale (PUN) ha registrato una contrazione del 31,3%, attestandosi su un valore medio di 93,5 euro/MWh rispetto a 136,1 euro/MWh dello stesso periodo dello scorso anno, per effetto della riduzione dei costi di generazione termoelettrica e dell’incremento della produzione idroelettrica.

La domanda di gas nel Paese nel primo semestre 2024 è in flessione del 6,5% a 31 miliardi di metri cubi rispetto a 33,2 miliardi di metri cubi del primo semestre 2023. Nel periodo diminuiscono i consumi residenziali (-1,8% a 15,3 miliardi di metri cubi) e quelli termoelettrici (-11,6% a 8,7 miliardi di metri cubi); mentre di segno opposto gli usi industriali che mostrano una lieve crescita (+1,7% a 6 miliardi di metri cubi). Sul fronte dei prezzi, il gas spot in Italia nel primo semestre 2024 continua la sua discesa, registrando un valore medio di 33 centesimi di euro a metro cubo, pari a una contrazione del 34% rispetto a 50,1 centesimi di euro a metro cubo del primo semestre 2023. Influiscono la bassa produzione termoelettrica, le temperature miti, che hanno ridotto il fabbisogno di gas e limitato i prelievi dai siti di stoccaggio, una minor domanda a livello europeo e un sistema globale attualmente in equilibrio, nonostante le tensioni geopolitiche in atto. Nel periodo sono in crescita le quotazioni del petrolio, con un valore medio di 83,4 dollari il barile (+4% rispetto allo stesso periodo del 2023).

In questo contesto, il Gruppo Edison ha chiuso il primo semestre 2024 con ricavi di vendita a 7.268 milioni di euro da 9.936 milioni di euro del primo semestre 2023, per effetto principalmente della riduzione dei prezzi di vendita delle commodity, nonostante l’aumento dei volumi di energia elettrica e gas venduti. In particolare, la Filiera Attività Gas ha riportato ricavi in diminuzione a 4.642 milioni di euro (-31% da 6.739 milioni di euro) e quelli della Filiera Energia Elettrica sono calati a 3.254 milioni di euro (-26% da 4.374 milioni di euro).

Nei primi sei mesi dell’anno le rinnovabili – che nel complesso crescono del 60,2% a oltre 3 Twh – sono arrivate a rappresentare il 33,5% del mix produttivo del Gruppo, complici le maggiori piogge (nei passati due anni le precipitazioni si erano attestate al di sotto delle medie storiche trentennali), l’elevata ventosità del periodo, unitamente all’entrata in esercizio di nuovi impianti fotovoltaici e al minor ricorso alla produzione termoelettrica a minor efficienza.

Positivo il contributo alla crescita della marginalità delle Attività Gas che nel primo semestre dell’anno hanno beneficiato del buon esito delle azioni di ottimizzazione del portafoglio.

Margini record (1,8 miliardi) per Edison trainati da rinnovabili: boom idroelettrico

Edison festeggia i 140 anni con un utile netto di oltre mezzo miliardo, rispetto ai 151 milioni del 2022, e un azzeramento dell’indebitamento. Anzi, addirittura il gruppo segnala 160 milioni a credito, rispetto ai -477 milioni di un anno fa, “per effetto principalmente della significativa generazione di cassa dettata dai robusti risultati della gestione operativa”. L’Ebitda, ovvero il margine lordo, ha infatti toccato il record di 1,8 miliardi, +71% annuale. Con questi risultati, la società guidata da Nicola Monti, ha deciso di distribuire un dividendo che per il 2023 è di euro 0,105 per ciascuna azione di risparmio (era 0,052 euro nel 2022) e di euro 0,075 per ciascuna azione ordinaria contro gli 0,022 euro dell’anno precedente.

A far volare i margini sono in particolare le attività rinnovabili e, in particolare, la ripresa della produzione idroelettrica dopo la forte siccità del 2022. Positivo poi l’apporto di Edison Energia nel segmento Gas&Power, che nel 2023 raggiunge i 2 milioni di contratti, e dei servizi energetici e ambientali di Edison Next. Al risultato ha concorso anche la buona performance del portafoglio gas, nonostante il forte impatto negativo causato dalla mancata consegna di Gnl dagli Stati Uniti, che ha indotto la società ad avviare un contezioso arbitrale contro Venture Global Calcasieu Pass LLC presso la London Court of International Arbitration.

Il fatturato invece si è ridotto, complice il crollo delle quotazioni energetiche. Il gruppo chiude l’esercizio 2023 con ricavi di vendita pari a 18,436 miliardi di euro da 30,309 miliardi del 2022. Una riduzione legata alla filiera Attività Gas che ha riportato ricavi in flessione del 47,8% a 12,132 miliardi, “in conseguenza appunto dell’evoluzione dello scenario prezzi e della contrazione dei volumi di vendita”. Stessa dinamica si osserva per la filiera Energia Elettrica con ricavi in diminuzione del 16,1% a 8,335 miliardi, per effetto soprattutto della minor produzione termoelettrica (-9,3%). Molto positivo invece l’apporto delle rinnovabili con la produzione idroelettrica che cresce del 63,4% anno su anno, e quella eolica e fotovoltaica che nel complesso registrano un incremento della produzione del 14,7%, grazie all’entrata in esercizio di nuovi impianti, alla maggiore ventosità e a una variazione di perimetro avvenuta a luglio 2022 (acquisizione Winbis Srl e Cerbis Srl).

Il contesto economico resta comunque stagnante. Il rallentamento del Pil si è riverberato sulla domanda annuale di energia in Italia, che risulta in flessione per il secondo anno consecutivo sia per l’elettricità che per il gas. Nel 2023 la domanda di energia elettrica è calata del 2,7% rispetto al 2022, attestandosi a 308,4 TWh. Ancora maggiore la flessione della domanda nazionale di gas che nel 2023 diminuisce dell’8,4% a 63,1 miliardi di metri cubi. Ciò nonostante, seppur “in considerazione dell’attuale contesto di mercato caratterizzato da un’elevata incertezza economica, geopolitica e da uno scenario prezzi di gas ed elettricità in flessione”, Edison prevede comunque per il 2024 un livello minimo di Ebitda di 1,5 miliardi di euro. I clienti Gas &Power infine punteranno verso quota 3 milioni, dopo che la società si è aggiudicata 4 lotti di circa 700.000 clienti con l’asta promossa da Arera, che si aggiungeranno ai 2 milioni attuali.

Edison investe 10 miliardi per decarbonizzazione e punta a due centrali nucleari entro 2040

Dieci miliardi sul tavolo entro il 2030 per raddoppiare i clienti, i margini, l’energia rinnovabile prodotta e persino i punti luce dell’illuminazione pubblica, abbattendo le emissioni da 293 grammi per kilowattora al 2022 a 190 grammi per kilowattora entro il termine del decennio. Dal 2030 in poi l’attenzione dovrebbe essere invece tutta sulla ripartenza del nucleare, con la possibilità di mettere a terra due nuove centrali, arrivando così ad abbassare ulteriormente bollette e costi oltre che l’inquinamento dato che la previsione è di poter produrre il 90% dell’energia decarbonizzata. Questi i punti principali della nuova strategia di Edison, svelata questa mattina nella sala degli azionisti in Foro Bonaparte, sede storica di un gruppo che festeggia 140 anni di storia.

“I tre pilastri della nostra strategia puntano su aumento della produzione di energia rinnovabili, fotovoltaico ed eolico correlata a sistemi di flessibilità. Vogliamo poi giocare un ruolo rilevante nella transizione con il gas, settore che ci vede occupare il 20% del mercato dove andremo a inserire idrogeno e gas verde. Terzo pilastro: accompagnare i nostri clienti a consumare meno e meglio, fornendo commodity sempre più decarbonizzate”, ha spiegato l’amministratore delegato Nicola Monti.

Per quanto riguarda la produzione elettrica, l’obiettivo è arrivare al 2030 con 5 GW di capacità rinnovabile installata tra eolico, fotovoltaico e idroelettrico rispetto agli attuali 2 GW. Questo significa incrementare la capacità fotovoltaica di 2 GW, quella eolica di 1 GW rispetto all’esistente e mantenere stabile 1 GW di idroelettrico. Si punta poi ad avere almeno 2 nuovi impianti termoelettrici di ultima generazione altamente efficienti e flessibili con una potenza installata complessiva di circa 2 GW totali, per compensare l’intermittenza delle fonti rinnovabili e rispondere alla loro crescente penetrazione. Inoltre il gruppo lavorerà per raggiungere 500 MW di sistemi di accumulo tra sistemi di pompaggio e batterie, a compendio della produzione rinnovabile e per dare stabilità alla rete, e ad almeno 1 sistema di cattura della CO2 approvato, da installare entro il 2035 presso una centrale termoelettrica.

Altro pilastro è quello del gas. “Vogliamo mantenere il 20% della copertura nazionale di gas ma puntiamo a una maggiore flessibilità sulla fornitura. Arriverà Gnl dagli Usa, abbiamo Porto Tolle, ma l’obiettivo è anche avere idrogeno e biometano. L’obiettivo è essere protagonisti nel gas liquido, vogliamo avere due depositi in funzione nel decennio. L’ambizione al 2040 è quella di avere una quota di gas verde al 15%”, ha evidenziato Monti. Terzo pilastro: i clienti. “Abbiamo raggiunto quest’anno 2 milioni di contratti, ma puntiamo a 4 milioni di contratti al 2030. Possiamo farcela rafforzando la nostra rete territoriale. L’obiettivo è dare vita a 1000 negozi. Vogliamo poi sviluppare oltre 2mila comunità energetiche condominiali e conquistare l’8% dell’energia necessaria per la ricarica”, ha sintetizzato l’amministratore delegato aggiungendo infine che “nell’illuminazione pubblica vogliamo raddoppiare i punti luce, arrivando a quota 2 milioni”.

In tutto ciò il gruppo ha anche l’obiettivo di raddoppiare l’Ebitda – l’utile lordo – in una forchetta tra 2 e 2,2 miliardi di euro al 2030 rispetto a 1,1 miliardi di euro nel 2022. Un target che sulla carta verrà raggiunto grazie a un significativo cambiamento del portafoglio industriale che porterà le attività a emissioni dirette nulle o quasi nulle a rappresentare il 70% dell’Ebitda rispetto alla media dell’ultimo triennio pari al 35%. Una evoluzione che sarà finanziata tramite flussi di cassa operativi e un livello di debito in linea con rating investment grade.

Il clou della strategia verso il 2040 è però il nucleare. La nuova tecnologia degli Small Modular Reactor (Smr) può essere utilizzata per produrre energia elettrica e termica, rispondendo in modo versatile alle esigenze dei distretti energivori e dei territori ed Edison ha l’ambizione di sviluppare il nuovo nucleare, se si creeranno le condizioni per il suo ritorno in Italia. In particolare, la società punta ad avviare due impianti da 340 MW ciascuno con tecnologia Smr tra il 2030 e il 2040, valorizzando in particolare le distintive competenze tecnologiche dell’azionista Edf. Nei prossimi anni “l’Italia dovrà spendere 300 miliardi per arrivare agli obiettivi vincolanti di decarbonizzazione”, ha ricordato Monti. Ebbene, ha fatto sapere Lorenzo Mottura, vicepresidente Edison area Strategy, Corporate Development & Innovation, “in uno scenario ottimizzato con rinnovabili, nucleare e produzione a gas decarbonizzata emerge che si può raggiungere il target di decarbonizzazione al 2050 con una riduzione degli investimenti pari a 400 miliardi di euro”.

“La stima è che per realizzare 15 nuovi impianti nucleari in Italia serviranno 30 miliardi”, ha aggiunto Mottura. “La centrale però avrà una durata di vita di 60 anni, e il costo sarà inferiore rispetto a quello delle rinnovabili, più adeguamento delle reti e stoccaggio”. E poi “gli Smr (i mini reattori nucleari, ndr) sono in grado di modulare molto di più rispetto alle centrali nucleari attuali. Sanno spostare la produzione tra energia elettrica e calore, che serve i distretti industriali e la produzione di idrogeno. Gli Smr sono poi modulabili in potenza. Nel complesso vediamo un nucleare flessibile al Nord e stoccaggi di energia che riequilibra le rinnovabili rendendo meno costosa l’interconnessione tra Nord e Sud Italia”.

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Intesa fra società energetiche: collaborazione per sviluppo e diffusione del nuovo nucleare

Una lettera di intenti per collaborare allo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e favorirne la diffusione, in prospettiva anche in Italia. E’ quanto sottoscritto da Ansaldo Energia, Ansaldo Nucleare, EDF e Edison. Obiettivo dell’accordo è di valorizzare nell’immediato le competenze della filiera nucleare italiana, di cui Ansaldo Nucleare è capofila, a supporto dello sviluppo dei progetti di nuovo nucleare del Gruppo EDF, e al contempo di avviare una riflessione sul possibile ruolo del nuovo nucleare nella transizione energetica in Italia. L’intesa sarà oggetto di successivi accordi vincolanti che le parti definiranno nel rispetto dei profili regolatori applicabili.

Nella visione dei quattro firmatari, l’energia nucleare può svolgere un ruolo complementare a quello delle fonti rinnovabili, garantendo stabilità e contribuendo alla sostenibilità ambientale del sistema elettrico, alla luce degli ambiziosi target di decarbonizzazione europei e italiani che fissano al 2050 il raggiungimento della neutralità climatica. “L’energia nucleare, infatti – si legge in una nota congiunta –, è una delle fonti di generazione con le minori emissioni di CO2, che assicura un ridotto consumo di suolo rispetto alla potenza elettrica installata e consente un’ottimale programmabilità della produzione. Inoltre, gli Small Modular Reactor hanno caratteristiche di sicurezza molto elevate, richiedono investimenti contenuti e possono essere utilizzati per produrre energia elettrica e termica, rispondendo in modo versatile alle esigenze del sistema elettrico e dei territori”.

In particolare, le parti si impegnano a esaminare le potenziali cooperazioni industriali, facendo leva sulle rispettive competenze: Ansaldo, in qualità di sviluppatore di componenti e fornitore di servizi per l’industria energetica e nucleare; EDF, in qualità di primo produttore di energia nucleare al mondo, impegnato nella realizzazione di nuovi progetti nucleari basati sul proprio portafoglio di tecnologie, come gli small modular reactor (SMR) NUWARD (Ansaldo Nucleare ed EDF hanno recentemente firmato anche un primo contratto per la fornitura di studi di ingegneria per NUWARD), i reattori mid-size EPR1200 e i reattori large-size EPR; Edison, in quanto tra i principali player del settore energetico impegnato in prima linea nella transizione energetica italiana. Il Gruppo Ansaldo Energia, EDF e Edison si impegnano, inoltre, a verificare le potenzialità di sviluppo e di applicazione del nuovo nucleare in Italia, date le crescenti esigenze di sicurezza e indipendenza energetica del sistema elettrico italiano.

Con questo accordo gettiamo le basi per una riflessione concreta e aperta sul ruolo del nuovo nucleare a supporto della transizione energetica italiana”, dichiara Nicola Monti, amministratore delegato di Edison. “Un’esigenza tanto più evidente a seguito degli sconvolgimenti dell’ultimo anno, che dimostrano l’importanza di scelte strategiche di lungo periodo. Il nuovo nucleare è complementare allo sviluppo delle fonti rinnovabili e può rappresentare una soluzione concreta a supporto degli obiettivi di neutralità carbonica al 2050, contribuendo all’indipendenza energetica del sistema europeo”.

Il Gruppo Ansaldo Energia dispone di un patrimonio di competenze di eccellenza che è di fondamentale importanza nel percorso di transizione energetica basato su tecnologie ad alto contenuto di know-how”, afferma Giuseppe Marino, amministratore delegato di Ansaldo Energia. “Oggi più che mai è fondamentale metterli a disposizione del mercato per vincere la sfida della decarbonizzazione”. “Il Gruppo Ansaldo Energia ha saputo mantenere vive le proprie competenze in ambito nucleare dopo la chiusura delle centrali nucleari italiane”, afferma Riccardo Casale, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. “La nostra società è fortemente impegnata proprio in questa missione e attivamente coinvolta in numerosi progetti in diversi paesi europei, insieme a industrie e organizzazioni di ricerca italiane, a testimonianza dell’alto valore aggiunto che l’Italia può portare al rinnovato interesse per il nucleare a livello europeo”.

EDF ha l’ambizione di promuovere partnership internazionali per implementare un portafoglio di tecnologie nucleari a sostegno dell’Europa verso i suoi obiettivi di ‘net zero’”, dichiara Vakis Ramany, direttore dello sviluppo internazionale per il nuovo nucleare di EDF. “Siamo convinti dell’interesse a rafforzare la cooperazione con l’industria italiana e la firma di questo accordo con Ansaldo Energia, Ansaldo Nucleare ed Edison è un primo importante passo verso una partnership più forte e duratura. Questo ci permetterà di potenziare la catena di fornitura europea delle nostre tecnologie in un contesto in cui molti paesi europei stanno pianificando nuovi programmi nucleari”.

Prezzi del gas ancora giù, bolletta verso taglio del 30-35%. Ma Arera resta prudente

Stoccaggi alti e meteo in miglioramento in Europa hanno rimandato sotto i 60 euro per megawattora il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam. Il contratto Ttf con scadenza febbraio 2023, crollato da lunedì, ha ceduto oltre un punto percentuale oggi terminando la seduta a 57,55 euro/Mwh. La quotazione del gas ad Amsterdam risente del forte “aumento nell’utilizzo di fonti di energia fossile a maggiore impatto emissivo, come il carbone”, spiegava al Sole 24 Ore il presidente di Proxigas, Cristian Signoretto, ma anche del boom dell’eolico in particolare in Germania, Paesi del Nord Europa e nella penisola Iberica. “Quella relativa ai prezzi è una buona notizia per le famiglie e le imprese che vedranno le bollette ridursi”, aggiungeva Signoretto. Infatti anche nel mercato italiano il prezzo del gas sta calando: è sceso a 66,182 euro per megawattora. La media di gennaio è così di 68,802 euro/Mwh, il 40% in meno rispetto alla media di dicembre. Una percentuale che ai primi di febbraio, in base al nuovo meccanismo di calcolo, spingerà Arera – l’autorità per l’energia – a ridurre le tariffe del metano nel mercato tutelato di un 30-35%. Una sensibile riduzione, che arriva dopo due mesi di rialzi (novembre e dicembre) legati alla risalita dei prezzi con i primi freddi invernali.

La riduzione “però non deve toglierci il senso di urgenza avuto fino ad ora. A questi prezzi l’Europa paga comunque l’energia un multiplo degli Stati Uniti e della Cina e l’energia è essenziale per sostenere sviluppo industriale, economico e sociale“, puntualizzava il presidente di Proxigas, l’associazione nazionale industriali gas nata dall’aggregazione fra Anigas e Igas, che oggi ha tenuto la sua assemblea. “Vedo un rilassamento complessivo sull’abbassamento dei prezzi e mi preoccupa perché la situazione non è risolta“, ha sottolineato Aurelio Regina, presidente del gruppo tecnico Energia di Confindustria, intervenendo all’evento di Proxigas: “Se nel 2023 dovesse venire a mancare il sostegno pubblico in termini di incentivi per la riduzione dei costi dei consumi noi ci troveremmo esattamente nella situazione del 2022“. “Siamo ancora nel problema, siamo certo in una fase migliore ma elementi di criticità all’orizzonte non mancano. Bisogna tenere una sana e prudente attenzione“, ha ribadito Stefano Besseghini, presidente Arera, perché “abbiamo minimizzato i problemi, ma non li abbiamo risolti e alcuni si presenteranno nelle prossime settimane”.

Rispetto ai timori di settembre però la situazione è migliorata. “Se continua così e se siamo fortunati dovremmo riuscire ad avere a marzo ancora disponibilità di stoccaggi di gas al 60-65%. Poi dovremo incominciare a riempirli e non avremo più il gas russo”, ha ricordato l’ad di Eni, Claudio Descalzi, davanti ai rappresentanti di Proxigas. “Il gas continua a crescere e se noi non siamo veloci questo gas avrà una richiesta sempre superiore e non avendolo lo pagheremo sempre di più. L’obiettivo di tornare a prezzi di 4-5 anni fa mi sembra difficilissimo, in quest’ottica“. La quotazione del gas ad Amsterdam o in Italia è in effetti ancora del 250% rispetto a gennaio 2021. “Difficilmente arriveremo a fine di quest’anno ai prezzi alti di sei mesi fa, i prezzi però resteranno alt. Credo però che in 2-3 anni, quando metteremo a punto tutte le infrastrutture ritorneremo a prezzi ragionevoli“, ha concluso l’ad di Edison, Nicola Monti.

La strategia di Edison per tornare all’energia della natura

Sostenibilità, transizione, ambiente. Tutte parole che spopolano nel dibattito pubblico degli ultimi anni. Spesso, però, si dà per scontato un elemento fondamentale per abbandonare l’era del carbonio e convertirsi all’energia pulita, ovvero la natura. Il cosiddetto “capitale naturale”, che è anche il titolo di un convegno organizzato da Edison a Milano per dimostrare il percorso della società nella lotta ai cambiamenti climatici e nella tutela della biodiversità. Come ha sostenuto, nel suo intervento, Andreas Kipar – architetto, docente e paesaggista, fondatore di Land – “il paesaggio non è più una cornice romantica, ma torna a essere produttivo per agricoltura, foreste, ambiente, energia. Green Deal vuol dire ‘going local’, tornare al locale. La gran parte degli impianti Edison infatti si trova infatti nelle zone interne. Siamo così di fronte a un rinascimento ambientale ed ecologico”, aggiunge Kipar. “Dobbiamo rendere visibile quello che ora appare invisibile. Da un modello centralizzato, bisogna accelerare verso un modello aperto che dialoga col territorio. Come? Partendo dagli oltre 200 impianti di Edison presenti sul territorio italiano, che coprono il 18% del territorio nazionale”.

La politica sostenibile di Edison ha visto proprio i 10 chilometri intorno alle proprie strutture diventare il terreno per investimenti green. Un’area che vale “55mila chilometri quadrati”, una zona dove “si può tornare al connubio territorio-energia per promuovere nuovi paesaggi produttivi. Ora i cittadini possono tornare a casa, alla natura, e usare al meglio quello che sta intorno a loro, dalle città alle campagne”, ha specificato Kipar.

Natura, energia, vita. “Negli anni scorsi abbiamo condotto un’analisi della vulnerabilità ecologica e del rischio biodiversità nei pressi dei nostri siti di generazione elettrica, esaminando un raggio di 10 km per ognuno degli oltre 200 nostri impianti: per ciascun sito produttivo è stato creato un profilo di biodiversità che tiene conto delle specie animali e vegetali presenti, degli habitat e biomi riconosciuti a livello scientifico, e delle aree naturali sottoposte a tutela”, sottolineano da Edison. “Ecologia e biodiversità sono state un po’ banalizzate in questi anni. Però la riduzione della biodiversità porta a un impoverimento del controllo e della regolazione all’interno degli ecosistemi. Salvaguardare la biodiversità significa salvaguardare gli ecosistemi, conservare i servizi ecosistemici che generano materiali e servizi per l’economia e quindi benefici sociale”, spiega Anna Occhipinti, professoressa di ecologia e coordinatrice del team di ricerca Ecologia Marina all’università di Pavia, durante il suo intervento che ha rivelato un numero terrorizzante proprio in funzione biodiversità. Un recente studio tedesco ha “monitorato 150 aree, studiando 16 servizi ecosistemici. Ebbene, c’è stato un declino del 68% delle specie dal 1970 al 2016. L’impatto antropico è determinante, in particolare quello dell’industria”.

Industria che, con le sue emissioni a livello globale, genera cambiamenti nella natura. “Abbiamo avuto ghiacciai che si sono ritirati di un km d’estate, cosa mai successa. Quello che è successo quest’anno di solito accadeva in tre anni”, puntualizza Valter Maggi, professore di glaciologia all’università Milano-Bicocca e vicepresidente comitato glaciologico italiano.

La situazione ambientale è sotto gli occhi di tutti, per questo Edison è in prima fila nella transizione. Anche per provare a restituire quello che da oltre un secolo il settore energetico ha sottratto alla natura. La sostenibilità, come precisa Elena Guarnone (Head of Sustainbility del gruppo), è “responsabilità delle aziende”. La restituzione al territorio è al centro, ad esempio, del progetto “i sentieri del vento”, dove gli impianti per la produzione di energia dialogano con i paesaggi che li ospitano. “Per questo, nel corso del 2021, abbiamo partecipato alla pubblicazione della Guida turistica dei parchi eolici italiani, un progetto pensato da Legambiente – si legge sul sito della società – per far scoprire territori speciali, poco conosciuti e che rappresentano oggi uno dei laboratori più interessanti per la transizione energetica. L’impianto Edison che ha trovato spazio in questa vetrina è il parco eolico di Santa Luce in provincia di Pisa“.

Barbara Terenghi, vicepresidente esecutivo Sustainbility Edison, ricorda così i target verdi della società: produrre energia pulita e accessibile, lottare contro il cambiamento climatico e difendere la biosfera. Senza quest’ultima, tra l’altro, “non si riesce nemmeno a risolvere il problema della fame” nel mondo, spiega Terenghi: “Cambiamento climatico e perdita della diversità sono due questioni da affrontare in modo parallelo. Il primo problema infatti si fortifica al crescere dell’altro, e viceversa”. Il tempo per operare è sempre meno e il 2030 è vicino, ovvero la data target che l’Unione Europea si è data con la strategia 30X30 per arrestare la perdita di biodiversità. La strategia Ue mira a rafforzare “la resilienza delle nostre società rispetto a minacce future quali effetti dei cambiamenti climatici, incendi boschivi, insicurezza alimentare ed epidemie”. A fine anno, a Montreal, la Cop15 della biodiversità proverà a dare una accelerata. Edison non aspetta altro per incrementare le proprie politiche ambientali.

Photo credit: Edison