Fitto a Parlamento Ue: “Impegno per attuazione Pnrr entro il 2026”

Cresciuto in un’Europa profondamente divisa, la mia formazione è stata ispirata dal rispetto per i valori e i principi sanciti nei Trattati europei”. Esordisce così Raffaele Fitto, designato vice presidente esecutivo della Commissione europea a Coesione e riforme, nelle sue risposte alle 13 domande che la commissione per lo sviluppo regionale (Regi) del Parlamento europeo gli ha presentato in forma scritta in vista dell’audizione del 12 novembre in cui verrà ulteriormente esaminato. Questo accade, in base al processo di valutazione dell’Eurocamera, a tutti i commissari e vice presidenti designati dalla presidente Ursula von der Leyen: un vero e proprio esame, scritto e orale.

L’audizione del candidato italiano si presenta come una delle più tese dato che l’ala progressista del Parlamento europeo non vede di buon occhio l’inclusione di un membro di Fratelli d’Italia nel prossimo esecutivo Ue. E sarà forse per questo motivo che Fitto, nel presentarsi, in risposta alla prima domanda, spiega di aver iniziato la sua carriera politica nella Democrazia Cristiana ma non menziona il suo passaggio a FdI. E precisa: “Sono sempre stato un fermo sostenitore del progetto europeo, nonché dei principi e dei valori fondamentali dello Stato di diritto che lo sostengono”.

Fitto ricorda che “nei prossimi cinque anni, l’Unione europea dovrà affrontare sfide importanti”, come la transizione verde e digitale e il rilancio della competitività, e “sarà essenziale garantire risorse adeguate e lavorare insieme per un bilancio solido”. Ed è qui che puntella le sue competenze, cioè l’esperienza come ministro responsabile dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia, “il più grande in Europa per dimensioni”. In questo contesto Fitto si attiene alle regole concordate e non annuncia alcun cambiamento sulla scadenza del Recovery: “Se sarò confermato, intendo mettere a frutto questa esperienza collaborando con il commissario per l’Economia e la produttività per realizzare, come indicato nella mia lettera di missione, le riforme e gli investimenti concordati nel Piano di ripresa e resilienza degli Stati membri, entro il termine di spesa del 2026”. E assicura che – nel caso di difficoltà dei governi a rispettare gli impegni – lavorerà con gli Stati per “modificare i loro piani e garantire che i fondi siano concentrati su investimenti alternativi altrettanto ambiziosi che possano essere completati entro la durata dello strumento”. Ma se “alcune delle ultime tappe od obiettivi saranno ancora considerati non soddisfatti”, “la corrispondente erogazione non verrà effettuata”.

Fitto precisa che “la politica di coesione deve essere in grado di adattarsi alle sfide emergenti” e che, nonostante “innegabili progressi”, “le disparità regionali persistono e ne sorgono di nuove”. E qui, “gli investimenti e le riforme della politica di coesione dovrebbero andare di pari passo per affrontare le sfide di lunga data, accelerando la convergenza verso l’alto dei nostri territori e la fornitura di investimenti sul campo”. Per questo motivo, “è necessaria un’ulteriore semplificazione, la riduzione degli oneri amministrativi e la possibilità per i beneficiari, in particolare le piccole e medie imprese e le comunità locali, di accedere ai fondi in modo più efficiente”.

Infine, Fitto rassicura sulla gestione dei fondi di Coesione in rapporto al rispetto dello Stato di diritto: “Il Regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto si applica a tutti i fondi dell’Ue, inclusa la politica di coesione. Sono pienamente impegnato a rispettare questi principi”, scrive.

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Da Giorgia Meloni appello alle opposizioni: “Su nomina Fitto prevalga l’interesse nazionale”

Un appello, anche e soprattutto alle opposizioni, affinché siano unite almeno su una questione: la nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della prossima Commissione Europea. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni decide di iniziare così le sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio Europeo che si svolgerà il 17 e 18 ottobre. “Ci sono momenti in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte e mi auguro sinceramente che questo momento sia uno di quelli, senza distinguo e senza tentennamenti“, richiama all’unità la premier, ricordando come nella scorsa legislatura lo stesso Fitto si espresse a favore della nomina di Paolo Gentiloni. La nomina dell’attuale ministro per gli Affari europei a Bruxelles rappresenterebbe “un notevole miglioramento per la nostra nazione rispetto alla composizione della commissione uscente, atteso che vedeva 4 Vicepresidenti esecutivi e 7 Vicepresidenti complessivi ma nessuno di questi era italiano“. Miglioramento che confermerebbe “una ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in una fase storica in cui tutto intorno a noi è instabile. Una realtà, insomma, molto distante dal continuo mantra di un presunto isolamento internazionale italiano“, sottolinea Meloni. D’altronde, alle deleghe assegnate a Fitto “si aggiunge anche quella al Pnrr, che vale ulteriori 600 miliardi di euro circa. E questo rappresenta una garanzia per tutti, perché grazie all’ottimo lavoro svolto in questi due anni dallo stesso Fitto, l’Italia è oggi la Nazione più avanti di tutte nella realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante abbia anche il piano più corposo“. Ed è un ruolo che rappresenta “l’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria, maggiore flessibilità, sugli investimenti. Una posizione storicamente italiana che ha trovato soltanto un primo, parziale, accoglimento nella riforma del Patto di stabilità appena entrata in vigore”.

Sul tavolo a Bruxelles, però, al netto della composizione della futura Commissione, sono tanti i temi. A partire dalla situazione geopolitica internazionale, con il conflitto in Medio Oriente e la “preoccupazione per l’escalation in corso in Libano” che ha portato all’attacco da parte dell’esercito israeliano al contingente italiano della missione Unifil: “Pur se non si sono registrate vittime o danni ingenti, io penso che non si possa considerare accettabile”, sottolinea, confermando che nelle prossime settimane si recherà in Libano. E poi il lavoro per la costruzione della pace in Ucraina e il contrasto all’immigrazione illegale.

Fra i discorsi che dovrà riaprire la prossima Commissione Europea c’è però sicuramente il Green deal, su cui la presidente del Consiglio ha le idee chiarissime: “l’approccio ideologico” che ne ha accompagnato la nascita “ha creato effetti disastrosi”, perché “non è vero che per difendere l’ambiente e la natura l’unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata”. Anzi, “inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è, semplicemente, un suicidio. Non c’è nulla di verde in un deserto, e nessuna transizione verde, alla quale guardiamo con favore, è possibile in una economia in ginocchio“. Tutti temi che saranno necessariamente sul tavolo della prossima legislatura europea.

Coesione, siglato accordo con Campania: Governo assegna 3,5 mld di euro

Altri tre miliardi e mezzo alla Campania, con l’accordo di Coesione siglato a Palazzo Chigi tra il governatore Vincenzo De Luca e la premier Giorgia Meloni. I fondi utilizzati sono quelli per lo Sviluppo e Coesione (Fsc) 2021-2027 e quello di rotazione, 3.478 milioni di euro per investimenti strategici per cittadini e imprese del territorio.

L’Accordo completa il percorso di assegnazione delle risorse FSC 2021-2027 previste da programma alla Campania, di 6,5 miliardi di euro. Una prima quota di 582,18 milioni è stata assegnata nel 2021 su progetti ‘di immediato avvio’ presentati dalla Regione. In seguito, per rispondere alle esigenze emerse dal territorio, sono stati assegnati fondi del FSC 2021-2027 per completare gli interventi della precedente programmazione, soprattutto di competenza dei Comuni (388 milioni), per il risanamento e la riqualificazione dell’area di Bagnoli-Coroglio (1.218 milioni), per interventi infrastrutturali strategici e di pronta cantierabilità in campo ambientale, trasportistico e culturale (1.973 milioni), e, per rispondere all’emergenza bradisismo nell’area dei Campi Flegrei (206 milioni).

Dei 6,5 miliardi programmati per la Campania, quindi, il Governo aveva già finalizzato 4,3 miliardi, a cui si aggiungono oggi i 2,2 miliardi di euro per il finanziamento di 181 interventi negli ambiti della riqualificazione urbana, incluso il potenziamento delle infrastrutture sportive, della salute, con interventi infrastrutturali sugli ospedali regionali, e della competitività delle imprese.
L’Accordo include, oltre alle risorse FSC, anche la finalizzazione delle risorse del Fondo di Rotazione ex lege 183/1987, pari a ulteriori 1.277 milioni di euro, quale quota non utilizzata dalla Regione a cofinanziamento dei Programmi europei regionali 2021-2027. A valere su questa ulteriore disponibilità, si prevedono in accordo altri 72 interventi in ambito culturale, per ridurre il costo del trasporto pubblico per gli studenti, per aiutare le famiglie e la natalità nonché per completare il programma di investimenti infrastrutturali.

Palazzo Chigi considera la firma di oggi l’esito di un percorso “a ritmo serrato“, per individuare le priorità, compatibilmente con le tempistiche di realizzazione. La previsione di tempi certi per l’utilizzo dei fondi, pena la revoca, è proprio l’elemento caratterizzante della riforma della politica di coesione nazionale varata dal Governo nel settembre 2023.

Quello con la Campania è il diciannovesimo Accordo per la Coesione in poco meno di un anno dalla riforma varata dal Governo. “Abbiamo sottoscritto gli accordi con le due Province Autonome e quasi tutte le Regioni – ricorda Meloni -, assegnando 22,6 miliardi di euro per investimenti, soprattutto in infrastrutture, finalizzati alla riduzione degli storici divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese”. Si tratta di interventi che, afferma, “incidono profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani e sulla competitività del tessuto produttivo del territorio, con l’obiettivo di imprimere un’accelerazione nel percorso di crescita e sviluppo della Regione e nella sua capacità di sfruttare appieno le risorse nazionali destinate alle politiche di coesione”.
Con l’accordo di oggi si completa quindi il quadro degli interventi per la Campania promossi dal Governo attraverso il Fondo Sviluppo e Coesione, tra i quali l’azione di bonifica di Bagnoli, gli interventi urgenti di messa in sicurezza per affrontare l’emergenza bradisismo nei Campi Flegrei, il completamento di progetti della precedente programmazione per i Comuni, gli interventi per l’ambiente, i trasporti e la cultura. “Un’attenzione alle esigenze espresse dal territorio – aggiunge Meloni – che trovano nelle risorse nazionali per la coesione un’occasione concreta di tempestiva realizzazione”.

Io credo che il risultato finale sia importante e positivo per la Campania“, commenta De Luca, che ha avuto in passato non poche divergenze con la premier: “Si poteva fare prima? Benissimo, siamo arrivati adesso ma abbiamo difeso la sostanza“, rivendica. “Ci sono tutte le condizioni per fare un lavoro eccellente”, sostiene, dicendosi pronto con una struttura amministrativa e di gestione “di grande qualità e di grande efficienza“. Quanto al rapporto con Meloni, è “assolutamente tranquillo e cordiale, non ci sono problemi“, assicura il governatore.

Grande soddisfazione arriva anche dal ministro Raffaele Fitto, appena nominato vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario per la Coesione e le Riforme. La sottoscrizione dell’Accordo per la Campania, afferma, è “un traguardo che corona gli sforzi profusi nel coniugare le istanze provenienti dal territorio con la strategia del Governo in materia di politiche di coesione”. “A Fitto ho fatto gli auguri e una raccomandazione, ‘cerca di difendere le politiche di coesione‘”, riferisce De Luca lasciando Palazzo Chigi. Il tema è delicato, ricorda, perché “avremo sicuramente una spinta da alcuni Paesi, in particolare dalla Germania, a eliminare le politiche di coesione e sostegno ai Paesi e ai territori più deboli”.

A Fitto la vicepresidenza esecutiva della Commissione Ue: deleghe su coesione e riforme. Meloni: “Italia protagonista”

Raffaele Fitto è stato designato vicepresidente esecutivo della nuova Commissione europea. Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa a Strasburgo. Al ministro è stato assegnato il portafoglio ‘Coesione e riforme’. Fitto, ha detto von der Leyen, “ha un’esperienza di lungo corso che ci potrà aiutare per la crescita e le politiche degli investimenti”.  “L’Italia  – ha aggiunto – è un Paese molto importante, un Paese fondatore, e questo è stato considerato. L’importanza del Paese è riflessa nella distribuzione dei portafogli”.

“Congratulazioni a Raffaele Fitto per la nomina a Vice Presidente Esecutivo della Commissione europea con delega alla Coesione e alle Riforme. Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito UE”, ha commentato su X la premier, Giorgia Meloni. “L’Italia torna finalmente protagonista in Europa. In bocca al lupo Raffaele, siamo certi che svolgerai benissimo il tuo incarico nell’interesse dell’Europa e dell’Italia”, ha aggiunto.

Il prossimo collegio dei commissari Ue comprenderà sei vicepresidenti esecutivi. Oltre a Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera e vicepresidente di diritto, gli altri vicepresidenti esecutivo sono Raffaele Fitto (Italia, responsabile per Coesione e riforme), Teresa Ribero (Spagna, Transizione), Stephane Sejourné (Francia, Strategia industriale), Henna Virkunnen (Finlandia, Sovranità tecnologica), e Roxana Minzatu (Romania, Competenze e lavoro).

La popolare svedese Jessica Roswall sarà la commissaria per l’Ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare competitiva del prossimo collegio dei commissari.

Wopke Hoekstre, commissario uscente per il Clima, continuerà a mantenere il portafoglio per l’Azione climatica anche nel prossimo collegio dei commissari.

La socialista spagnola Teresa Ribera è stata designata per il ruolo di vicepresidente esecutiva della nuova Commissione europea. A lei va il portafoglio della Transizione.

Alla Francia la vicepresidenza esecutiva della Commissione europea, con Stephane Sejourné investito della responsabilità per la Strategia industriale.

Il prossimo commissario per l’Energia sarà Dan Jorgensen. Socialdemocratico danese, sarà anche “il primo commissario per le politiche abitative”, ha sottolineato von der Leyen.

 

(articolo in aggiornamento)

Ue, ‘no’ di S&d, Renew e Greens a Fitto vicepresidente esecutivo

L’incarico di vicepresidente esecutivo della Commissione europea che Ursula von der Leyen starebbe riservando a Raffaele Fitto sta creando non pochi malumori nella coalizione europeista che ha supportato la rielezione della popolare tedesca alla guida dell’esecutivo Ue. Prima si sono sbottonati i liberali, ora anche i Verdi e soprattutto i socialisti: il rischio è che salti la maggioranza.

A far discutere non è tanto il possibile portafoglio previsto per Fitto, che nel nuovo Collegio potrebbe occuparsi di economia e dei fondi del Pnrr, ma la sua nomina nel cerchio ristretto dei vicepresidenti. Insieme alla socialista spagnola, Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per le transizione climatica, digitale e sociale, al liberale francese, Thierry Breton, responsabile per l’industria e l’autonomia strategica, e al popolare lettone Valdis Dombrovskis vicepresidente esecutivo per l’allargamento e la ricostruzione dell’Ucraina.

Ma Fitto è un fedelissimo di Meloni, membro di un partito che non ha sostenuto la rielezione di von der Leyen e di un gruppo – i Conservatori e Riformisti europei – considerato dai più di estrema destra alla stregua dei Patrioti per l’Europa di Viktor Orbán. Socialisti, liberali e verdi aspettavano von der Leyen al varco, consci degli ammiccamenti tra la leader Ue e Meloni prima delle elezioni europee. Tant’è che, nel patto con i popolari che ha garantito a von der Leyen i voti necessari per rimanere a palazzo Berlaymont, i tre gruppi progressisti hanno ribadito più volte la linea rossa nei confronti di Ecr.

Dopo le preoccupazioni per una nomina “inaccettabile” espresse dai liberali di Renew direttamente a von der Leyen, anche Terry Reintke – capogruppo dei Verdi – ha dichiarato che “proporre un politico del gruppo dei conservatori come parte della leadership della Commissione minerebbe intenzionalmente la coalizione democratica ed europeista di luglio“. Posizione confermata da Benedetta Scuderi, eurodeputata di Avs, che ha dichiarato che la delegazione dei verdi italiani all’Eurocamera si opporrà alla “sorprendente e sconfortante” decisione di von der Leyen su Fitto.

Nel pomeriggio di oggi (10 settembre), ha preso posizione anche la famiglia socialista. In una nota, il gruppo S&d all’Eurocamera ha avvertito che – stando così le cose – “sarà molto difficile, se non impossibile, sostenere i commissari presentati da Ursula von der Leyen”. Per la capogruppo Iratxe Garcia Perez, le criticità vanno oltre Fitto. C’è anche la questione della parità di genere del Collegio, che difficilmente sarà raggiunta, e la delega all’Occupazione e gli Affari sociali, che von der Leyen potrebbe consegnare al popolare austriaco Magnus Brunner, “il cui impegno per i diritti sociali è discutibile nella migliore delle ipotesi”. Se a questo si aggiunge “portare proattivamente Ecr nel cuore della Commissione”, per gli S&d siamo di fronte alla “ricetta per perdere il sostegno dei progressisti”.

A difesa di Fitto si sono schierati gli alleati di governo, Lega e Forza Italia: Paolo Borchia, capodelegazione del Carroccio a Bruxelles, si è detto ottimista che il ministro riceva l’incarico di vicepresidente, mentre Letizia Moratti, eurodeputata azzurra, ha sottolineato la sua “grandissima esperienza a livello europeo e sui dossier che verranno discussi in Europa”. Per questo, e per il fatto che l’Italia è “uno dei Paesi fondatori e la seconda manifattura europea, ci aspettiamo che il nome indicato sia preso in considerazione per le giuste deleghe e la vicepresidenza esecutiva”. Per il capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, “le minacce dei socialisti di non votare i commissari europei sono come una pistola scarica”.

Il candidato commissario italiano incassa a sorpresa il sostegno del Partito Democratico, voce fuori dal coro nella famiglia socialista europea. Di cui è la compagine più numerosa a Bruxelles. Nicola Zingaretti, capodelegazione dem all’Eurocamera, ha ridimensionato l’opposizione del Pse parlando di “una dialettica nella quale la sinistra europea fa bene a chiedere garanzie” e “coerenza con il programma politico votato 90 giorni fa in Parlamento, con pilastri molto chiari e un impianto europeista”. Ma ha poi aggiunto: “Ben venga un ruolo di peso per l’Italia, difendiamo questa prerogativa. Giudicheremo il commissario Fitto senza nessun pregiudizio”.

Visto il quadro intricato, gioca a favore di von der Leyen il rinvio di una settimana dell’appuntamento – previsto per domani 11 settembre – in cui la leader Ue dovrà presentare ai capigruppo del Parlamento europeo la struttura e i portafogli del prossimo Collegio dei commissari. La Slovenia ha infatti ceduto alle pressioni di von der Leyen per ritirare la candidatura iniziale di Tomaž Vesel a favore di Marta Kos, ma il Parlamento di Lubiana di pronuncerà sulla nomina solo venerdì 13. Ora von der Leyen ha tempo fino al 17 settembre per sciogliere le riserve: mantenere saldo il patto con socialisti, liberali e verdi o consegnare per la prima volta una vicepresidenza a un partito di estrema destra.

Meloni ufficializza Fitto per Ue: “Scelta dolorosa ma necessaria”. Il ministro: “Sono pronto”

Ora è ufficiale: Raffaele Fitto è il nome scelto dall’Italia per la nuova Commissione europea. Ad annunciarlo in Consiglio dei ministri è la premier, Giorgia Meloni, spiegando che si tratta di “una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma necessaria”, perché è un profilo di “grandissima esperienza, che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate in questo governo con ottimi risultati”.

La presidente del Consiglio da tempo aveva individuato nel ministro per gli Affari europei, il Sud, la Coesione e il Pnrr la figura adatta a rappresentare il nostro Paese nella squadra di Ursula von der Leyen, alla quale spetta ora il compito di distribuire le deleghe e, soprattutto, assegnare le vicepresidenze. Anche se i rumors da Bruxelles continuano a dare Roma ai margini di questa partita. Uno scenario che, ovviamente, a Meloni proprio non va giù. E ai suoi ministri lo dice apertamente: “Continuiamo a lavorare sul ruolo che chiediamo venga affidato all’Italia. Nonostante veda molti italiani che tifano contro un ruolo adeguato alla nostra nazione, non ho motivo di credere che quel ruolo non verrà riconosciuto”.

In questa partita conterà molto anche la mediazione dello stesso Fitto, che in questi anni ha svolto il compito di trait d’union con l’Ue. Il futuro ex ministro lo sa e si dice pronto: “Nei prossimi cinque anni, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen avrà un ruolo fondamentale per il rafforzamento dell’Unione europea, del benessere e della sicurezza dei suoi cittadini nonché per favorire la soluzione delle maggiori crisi internazionali – commenta -. Sono pronto a dare il mio contributo per raggiungere questi obiettivi”.

Tanti i commenti a sostegno della candidatura di Fitto. Non solo dai colleghi di governo e dalla maggioranza, ma anche dalle associazioni di categoria, come Confagricoltura o Coldiretti, che accoglie “con soddisfazione” la scelta dell’esecutivo, lo giudica poi “un importante passo avanti anche per il settore agroalimentare”, auspicando addirittura che “possa occuparsi, tra le sue competenze, anche del comparto agroalimentare europeo, sfruttando la sua vasta esperienza e il grande impegno mostrato negli anni a sostegno delle filiere agricole nazionali”.

Nel futuro europeo di Fitto, però, sembra esserci ancora il Pnrr, delega sulla quale von der Leyen sta ancora ragionando, anche per il dibattito aperto da alcuni Paesi membri sul possibile rinvio dei termini di scadenza oltre il 2026. L’Italia è ovviamente spettatore interessato. Nel frattempo, da qui alle prossime settimane, Fitto continuerà a portare avanti il lavoro per raggiungere target e milestone utili ad avanzare nei pagamenti delle varie rate. Perché, come la stessa Meloni spiega in Cdm, il Piano nazionale di ripresa e resilienza “non consente soste”. In questi giorni, infatti, “siamo impegnati nella fase di verifica con la Commissione europea per il pagamento” della sesta tranche di fondi europei “entro il 31 dicembre”. E a staccare l’assegno potrebbe essere proprio il suo ormai ex ministro.

Meloni vede Weber per sponda Ue su Fitto. Venerdì Cdm e vertice, opposizioni attaccano su clima

L’estate sta finendo. Se non a livello climatico, almeno per la politica. Giorgia Meloni è tornata a Palazzo Chigi e riapre i dossier in scadenza, primo tra tutti il nome da indicare per la prossima Commissione europea. Non che ci sia troppo da discutere, da settimane ormai è Raffaele Fitto il profilo individuato per la nuova squadra di Ursula von der Leyen. Semmai c’è da sfruttare anche il più piccolo margine di trattativa per ottenere una delega prestigiosa e, soprattutto, una vicepresidenza. Incarico che, al momento, non sembra spettare all’Italia nelle intenzioni della presidente della Commissione Ue: per la scelta politica di Meloni (come leader dei Conservatori europei) di non votare Udl, dicono quelli che sanno come gira il vento a Bruxelles.

La premier, però, non si dà per vinta e gioca anche la carta della sponda per arrivare al suo scopo, invitando a Palazzo Chigi Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo (famiglia a cui appartiene anche la presidente della Commissione europea), che prima incontra Fitto per circa un’ora e, successivamente, verso le 15, varca a piedi il portone principale che da su Piazza Colonna, per uscirne dopo circa novanta minuti, stavolta in auto, direttamente dal cortile d’onore, evitando i cronisti in attesa all’esterno. Bocche cucite, perché la situazione è delicata. Weber, nel viaggio di lavoro a Roma, fa tappa anche nella sede dell’Udc per incontrare il segretario, Lorenzo Cesa, e il presidente del partito, Antonio De Poli, i quali ribadiscono l’opportunità di sostenere Fitto, ritenendo “fondamentale” riconoscere una delega di peso all’Italia. In sostanza la portata principale anche della cena serale tra il capo del Ppe e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Del resto, il tempo a disposizione è poco e il countdown è partito: entro il 30 agosto va spedita la missiva di Chigi (in realtà una più moderna Pec) per Bruxelles con la candidatura italiana, che von der Leyen dovrà poi lavorare per assegnare le deleghe e decidere se riconoscere al nostro Paese il peso che merita (secondo Meloni e alleati) o premiare altri Paesi con la vicepresidenza, magari quelli che a differenza della presidente del Consiglio hanno deciso di appoggiarla.

Venerdì sarà una giornata pienissima per il governo, di quelle segnate con la penna rossa sull’agenda. Oltre alla partita europea, c’è anche un altro match (intenso) da giocare, stavolta tutto interno, con il vertice tra Meloni e i suoi vice e alleati, Matteo Salvini e Antonio Tajani, cui potrebbe aggiungersi anche Maurizio Lupi. Premier e segretario leghista si erano già visti il pomeriggio del 18 agosto nella masseria in Puglia dove Meloni e famiglia hanno trascorso le vacanze, ma il ministro degli Esteri era solo collegato al telefono. Ragion per cui avevano deciso di darsi appuntamento al 30 per fare il punto sul programma di lavoro per l’inverno: legge di Bilancio in primis (che dovrà sciogliere il nodo pensioni), ma anche per discutere guardandosi negli occhi della proposta sullo Ius Scholae rimessa un po’ a sorpresa sul tavolo proprio da Tajani. Alle 17, invece, è in calendario il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa.

Quello che, invece, le opposizioni continuano a non trovare tra i dossier più urgenti dell’esecutivo è la transizione ecologica. Non usa giri di parole Angelo Bonelli: “Non solo nessuno dal governo profferisce parola, ma la Manovra che la Premier Meloni si accinge a proporre e approvare non considera minimamente la crisi climatica”. Eppure, avverte il portavoce di Europa Verde e deputato Avs, gli “eventi estremi meteo saranno sempre più frequenti e il calore accumulato dal mare si trasformerà in energia distruttiva come sta capitando negli eventi delle ultime ore. Mentre in altre parti d’Italia il caldo e la siccità stanno determinando situazioni di estrema crisi per le persone”. Bonelli chiede che al vertice di maggioranza “il governo prenda l’impegno di dichiarare lo stato di crisi climatica e adottare i provvedimenti conseguenti. E’ questione di sicurezza nazionale e globale, ma il governo Meloni fa finta di non vedere, con gravi conseguenze presenti e future”.

Sullo sfondo c’è anche la furia del maltempo che nelle ultime ore ha colpito duramente la zona del Casertano, con la frana nel territorio di San Felice a Cancello, dove al momento risultano disperse due persone, una madre e suo figlio. Il sindaco del comune campano ha già inviato la richiesta di riconoscere lo stato di calamità naturale, intanto il Pd attiva anche il canale parlamentare. Il deputato casertano, Stefano Graziano, ha infatti presentato un’interrogazione al ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, “per chiedere quali misure intenda attivare il governo con la massima urgenza per supportare le comunità del comprensorio casertano”. Perché, spiega l’esponente dem, “di fronte alla eccezionalità dell’evento meteo serve una tempestiva risposta da parte di tutte le istituzioni”. La ‘tregua’ politica estiva è ufficialmente terminata.

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Meeting Rimini al via da domani al 25/8: energia, acqua e IA tra i temi

Torna, da domani 20 agosto a domenica 25 agosto, il Meeting di Rimini, organizzato come ogni anno da Comunione e Liberazione. Ventitrè padiglioni ospiteranno l’evento, distribuiti su una superficie di circa 120mila metri quadrati, decorati con 1.500 piante, tra le quali 63 betulle alte fino a 4 metri.

Per gli allestimenti, saranno impiegati 7mila mq di legno e 3.580 metri lineari di legno listellare. Sei piazze-giardino arricchiranno gli spazi, mentre gli uffici occuperanno 5mila metri quadrati. Centrale l’attenzione all’ambiente: 250 chili di plastica PET saranno raccolti grazie alla collaborazione tra il Meeting e Coca Cola e sono già stati installati 5 eco-compattatori.

Dall’energia alla tutela dell’acqua, passando per le sfide della transizione ecologica e digitale, sono tanti gli appuntamenti green in programma, che coinvolgeranno esponenti del governo, del mondo universitario, della ricerca, delle imprese.

Domani, 20 agosto, alle 17 si terrà l’appuntamento ‘Come conservare, utilizzare e condividere una risorsa così preziosa come l’acqua?‘, si parlerà della risorsa idrica a 360 gradi, dall’utilizzo personale a quello industriale fino alla gestione del bene, presente in modo non omogeneo sul territorio.

Mercoledì 21 agosto sarà la volta di ‘Social e intelligenza artificiale: non serve lo schermo per crescere smart‘, alle 12. Si parlerà di come la società sia mediata nell’interazione da dispositivi digitali connessi a servizi complessi e opachi, gestiti da imprese globali. Un dialogo tra un informatico, uno psicologo dell’età evolutiva e un esperto di educazione digitale, per far luce sul compito educativo.
Alle 19 si discuterà di solidità dei nodi e mobilità delle reti con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini; Arrigo Giana, amministratore delegato Atm; Marco Piuri, direttore generale Fnm Group; Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci; Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato Rfi; Roberto Tomasi, amministratore delegato Autostrade per l’Italia. Si parlerà del collegamento tangibile tra le infrastrutture fisiche (con i suoi nodi e le sue peculiarità morfologiche) e le reti di relazioni locali che compongono le comunità e che costituiscono vere e proprie reti di prossimità, resilienti e solidali.

Giovedì 22 agosto, alle 12, sarà la volta di ‘Made in Italy e filiere produttive‘, con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso; Francesco Maria Chelli, presidente Istat; Andrea Dellabianca, presidente Compagnia delle Opere; Maria Porro, presidente Salone del Mobile; Luigi Sbarra, segretario generale Cisl. Focus sulle filiere composte da grandi aziende capaci di operare globalmente, che a loro volta coinvolgono piccole e medie imprese locali con elevate capacità produttive: un sistema combinato che favorisce lo sviluppo del Made in Italy. Ma l’attuale tendenza a coinvolgere produzioni estere poco controllate mette a rischio le condizioni di lavoro. Lo sviluppo sul territorio italiano permetterebbe un maggiore controllo della filiera e una qualità superiore, sebbene a costi più elevati. Nel panel si parlerà quindi dell’importanza di identificare ciò che rende il Made in Italy di qualità e di sanzionare chi non rispetta le regole del lavoro.
Alle 13, al centro dei lavori ci sarà ‘La sicurezza energetica del Mediterraneo‘, con Mario Antonio Scino, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; Gianna Elisa Berlingerio, direttrice del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia; Marco Bernardi, presidente Illumia; Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia Enel; Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam; Carla Napolitano, responsabile Innovazione all’interno della Direzione Strategia, Digitale e Sostenibilità Gruppo Terna. Sul tavolo, il problema di resilienza dell’attuale sistema energetico dovuto alle scosse geopolitiche. In questo contesto, il ruolo dell’Italia risulta potenzialmente decisivo soprattutto in chiave europea, con l’obbiettivo dell’attuale esecutivo di rendere l’Italia l’hub energetico del Mediterraneo. Questi shock si sono inseriti all’interno di un faticoso percorso di transizione, in cui da un lato sarà necessario il ruolo del gas come bridge fuel, ma dall’altro sarà prevedibile aspettarsi un’impennata della domanda per le materie prime necessarie affinché gli obiettivi ambientali possano essere conseguiti. In questo senso, solo gli Stati in grado di agganciarsi alla nuova catena di approvvigionamento per la transizione saranno quelli destinati a subire minori costi, altri, al contrario, rimarranno indietro e ne pagheranno ben più elevati.
Alle 15, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sarà sul palco con mons. Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la Vita e Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS per il tavolo ‘Percorsi di pace‘: un confronto su questioni cruciali legate alla pace e alla cooperazione internazionale, con l’obiettivo di promuovere una maggiore comprensione reciproca e di individuare azioni concrete per costruire un mondo più sicuro e solidale. Dal Meeting verrà lanciato un messaggio al mondo intero: un messaggio di amicizia fra i popoli, essenziale oggi più che mai.
Nello stesso giorno, alle 17, si tornerà a parlare di IA nel panel ‘Strumento o limite per la libertà?‘ con Paolo Benanti, docente Pontificia Università Gregoriana di Roma, esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation, membro del New Artificial Intelligence Advisory Board dell’Onu, presidente commissione per l’Intelligenza Artificiale; Mario Rasetti, professore Emerito di Fisica Teorica del Politecnico di Torino e presidente del Scientific Board di Centai; Luca Tagliaretti, direttore esecutivo del Centro europeo di competenza sulla cyber-sicurezza. Ci si chiederà se l’Intelligenza artificiale cambierà il mondo e se lo cambierà in meglio o in peggio. Lo stesso Papa Francesco ha dedicato al tema dell’Ia il suo messaggio per la pace di quest’anno e ha ripetuto il suo pensiero davanti ai capi di stato del G7 in Puglia. Come ogni novità prodotta dall’ingegno umano anche l’IA può essere un fattore di crescita e sviluppo ma, allo stesso tempo, come ogni occasione in cui la potenza dell’uomo cresce, occorre che cresca proporzionalmente la sua responsabilità.

Venerdì 23 agosto, alle 13, salirà sul palco della Sala Conai il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per il panel ‘Qual è l’essenziale nella sostenibilità?‘. Con lui, Stefano Berni, direttore Generale Consorzio di Tutela del Grana Padano; Igor Boccardo, amministratore delegato Leone Alato Gruppo Generali; Fabrizio Gavelli, presidente e amministratore delegato Danone Italia. L’ambito di analisi sarà quello del settore agroalimentare e dell’equilibrio tra innovazione e tradizione. Dirigenti di imprese da sempre impegnate nella sostenibilità come Danone, Leone Alato e Grana Padano, insieme al Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste discuteranno di come promuovere pratiche che preservino la biodiversità, riducano l’impatto ambientale e garantiscano il benessere delle comunità locali. La collaborazione tra industria, agricoltura e istituzioni è cruciale per un futuro alimentare responsabile e rigenerativo.
Alla stessa ora, nell’Auditorium Isybank, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parteciperà all’incontro ‘Il primo capitale dell’impresa è la persona’. Con lui sul palco Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo; Elena Bonetti, deputata al Parlamento Italiano, Azione; Andrea Gnassi, deputato al Parlamento Italiano, PD; Maurizio Lupi, presidente Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà; Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze Camera dei Deputati, FdI. Mentre l’investimento in macchinari può essere ammortizzato, formare i lavoratori è un onere solo delle imprese. L’Intergruppo sta introducendo novità legislative che permettano di superare questo gap rendendo più attuale anche in Italia la formazione continua.
Alle 15 si tornerà a parlare di energia nel panel ‘Transizione: costi e competitività‘, con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin; Ignazio Capuano, presidente Conai; Francesco Gattei, Chief Financial Officer (CFO) Eni; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura; Maximo Ibarra, amministratore delegato Engineering; Fabrizio Palermo, amministratore delegato Acea; Roberto Sancinelli, presidente Montello spa. Si parlerà di come fornire soluzioni al cambiamento climatico e rispondere adeguatamente a un contesto macroeconomico sfavorevole. Si tratterà di comprendere quale sia il prezzo sociale che si è disposti a pagare per limitare l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5°C. La direzione di questo cammino, che non può non partire dall’industria energetica, dipende dalla spinta impressa da governi e decisori pubblici nel trovare soluzioni capaci di conciliare tutte le esigenze in campo.
Alle 17 sarà la volta di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, che discuterà con Lorenza Violini, professoressa di Diritto costituzionale di Milano di ‘Europa: tra crescita e incertezze’: di come in altri termini il tramonto della globalizzazione e le crescenti incertezze richiedano un ripensamento profondo del modello di crescita e dell’assetto istituzionale dell’Unione Europea. Le recenti emergenze hanno spinto le istituzioni europee a intraprendere numerosi interventi di politica economica, dimostrando quanto sia fondamentale l’interdipendenza tra la dimensione politica, economica ed istituzionale per lo sviluppo dell’Europa intera.

Sabato 24 agosto, alle 13, si terrà ‘Cantiere Europa‘, panel con Carlo Fidanza, capo delegazione FdI del Gruppo ECR; Pina Picierno, vicepresidente Parlamento europeo; Massimiliano Salini, vicepresidente del Gruppo PPE; Antonella Sberna, vicepresidente Parlamento europeo. Sarà un’occasione di confronto e dialogo in cui approfondire le linee culturali, sociali ed economiche del futuro dell’Unione europea. Tra i temi, le sfide dell’intelligenza artificiale e i nuovi equilibri internazionali.
Sempre alle 13, ci sarà ‘Mobilità e Reti‘ con Alfredo Maria Becchetti, presidente Infratel; Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti; Pierluigi Di Palma, Presidente ENAC. Si farà il punto sul nesso tra infrastrutture e trasporti attraverso l’esperienza di grandi player del settore.

Domenica 25 agosto, alle 17, si parlerà di ‘Mercato unico, euro e Pnrr‘ con Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei; Piero Cipollone, membro comitato esecutivo Banca Centrale Europea; Enrico Letta, estensore del Rapporto strategico sul Mercato unico europeo. Le elezioni europee sono alle spalle ma le domande sul futuro dell’Europa e dell’Italia sono tutte aperte: al centro del dibattito lo sviluppo economico caratterizzato dal mercato unico, dall’euro governato dalla banca Centrale europea e dal grande piano di investimento del Next generation.

Pnrr, Commissione Ue versa all’Italia quinta rata da 11 miliardi

La Commissione europea versa all’Italia la quinta rata del Pnrr, 11 miliardi di euro. ll pagamento segue la valutazione positiva della Commissione, adottata formalmente lo scorso 2 luglio, connessa al conseguimento di 53 traguardi e obiettivi della quinta rata del Pnrr italiano.

L’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto“, rivendica la premier, Giorgia Meloni, ricordando che Roma è stata anche prima a richiedere il pagamento della quinta rata e il pagamento della sesta. “I recenti dati Istat sul PIL, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del PIL nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%, sono la riprova dell’efficace lavoro portato avanti dal Governo e dalle Amministrazioni titolari per il conseguimento degli obiettivi programmati e per l’attuazione di misure virtuose per la crescita economica strutturale dell’Italia”, spiega Meloni.

Con l’incasso della quinta rata, l’ammontare complessivo di finanziamento ricevuto sale a 113,5 miliardi di euro, corrispondente al 58,4% delle risorse del Piano. I traguardi e gli obiettivi conseguiti con questo pagamento riguardano quattordici riforme e ventidue investimenti in settori “strategici per la modernizzazione del Paese”, sottolinea Palazzo Chigi, tra cui la concorrenza, gli appalti pubblici, la giustizia, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, l’istruzione secondaria e terziaria, le infrastrutture, la sanità, la cultura, l’università e la pubblica amministrazione, con la messa a terra degli interventi per la transizione al digitale.

Nei prossimi mesi, insieme all’attività di assessment propedeutica al pagamento della sesta rata, annuncia il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, “il Governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le Amministrazioni titolari, finalizzato al conseguimento degli obiettivi della settima rata, riservando particolare attenzione alle misure inserite nelle ultime tre rate, all’allineamento della piattaforma ReGiS, all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano”.

Pnrr, cabina regia su VII rata: trasporti net zero e reti elettriche tra 69 goal

Trasporti a emissioni zero, potenziamento delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, istallazione di oltre 16mila colonnine stradali di ricarica per veicoli elettrici, 480 Centrali cliniche Operative Territoriali, 55mila borse di studio per studenti meritevoli meno abbienti e 7.200 borse di dottorato. Sono solo alcuni dei 69 obiettivi contenuti nella settima rata del Pnrr, che vale 18,2 miliardi.

Dentro anche le maxi-opere. Come il Tyrrhenian Link, che con Terna collegherà la Sicilia alla Sardegna e alla penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo lungo 970 chilometri che tra l’altro favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Salendo più a Nord, tra gli obiettivi della settima rata c’è anche il ‘Sa.Co.I.3’, progetto che prevede il rinnovo, l’ammodernamento e il potenziamento dello storico elettrodotto in corrente continua a 200 kV tra Sardegna, Corsica e Toscana (Sa.Co.I.2), attivo dal 1992 e giunto al termine della sua vita utile.

Dopo l’ok della Commissione europea al pagamento della quinta rata e l’invio della richiesta della sesta (da 8,5 miliardi), a Palazzo Chigi la cabina di regia sul Pnrr presieduta da Raffaele Fitto fa il punto su monitoraggio e verifica dello stato di attuazione dei 69 obiettivi della settima rata del Piano. Con il ministro per gli Affari europei, i ministri e i sottosegretari responsabili, l’Anci, l’Upi e la Conferenza delle Regioni. Le istituzioni devono coordinarsi sull’aggiornamento sulla piattaforma ReGiS dei dati di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure previste.

Un incontro di “particolare importanza” spiega Fitto, rivendicando il primato in Europa sulla richiesta di pagamento della quinta rata e della sesta, sugli obiettivi raggiunti e l’importo complessivo ricevuto. Roma, finora, ha ricevuto l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo di euro a fronte dei 194 miliardi quasi e mezzo previsti, ovvero il 58,4% del totale.

Alle misure legate agli investimenti si aggiungono diverse riforme, che sono al centro di un confronto con la Commissione europea, come quelle legate alla legge sulla concorrenza, all’entrata in vigore del Testo unico delle rinnovabili, all’efficientamento energetico degli edifici che ospitano le famiglie più vulnerabili, al completamento delle misure per velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione, alla revisione della disciplina del servizio civile universale per agevolare la partecipazione dei giovani.

Il Piano, evidenzia il ministro, “nella fase più delicata” di messa a terra delle misure programmate e della verifica dei cronoprogrammi vede impegnato il governo nel progetto di “rilancio economico e sociale dell’Italia, volto a ridurre strutturalmente i divari territoriali di produttività“. Un impegno congiunto che, scandisce, “ne sono certo, consentirà all’Italia di essere all’altezza delle sfide dei prossimi anni”.

Il lavoro prosegue domani, con altre due cabine di regia tematiche, la prima per gli insediamenti abusivi in agricoltura e la seconda collegata agli studentati.