Meloni vede Weber per sponda Ue su Fitto. Venerdì Cdm e vertice, opposizioni attaccano su clima

L’estate sta finendo. Se non a livello climatico, almeno per la politica. Giorgia Meloni è tornata a Palazzo Chigi e riapre i dossier in scadenza, primo tra tutti il nome da indicare per la prossima Commissione europea. Non che ci sia troppo da discutere, da settimane ormai è Raffaele Fitto il profilo individuato per la nuova squadra di Ursula von der Leyen. Semmai c’è da sfruttare anche il più piccolo margine di trattativa per ottenere una delega prestigiosa e, soprattutto, una vicepresidenza. Incarico che, al momento, non sembra spettare all’Italia nelle intenzioni della presidente della Commissione Ue: per la scelta politica di Meloni (come leader dei Conservatori europei) di non votare Udl, dicono quelli che sanno come gira il vento a Bruxelles.

La premier, però, non si dà per vinta e gioca anche la carta della sponda per arrivare al suo scopo, invitando a Palazzo Chigi Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo (famiglia a cui appartiene anche la presidente della Commissione europea), che prima incontra Fitto per circa un’ora e, successivamente, verso le 15, varca a piedi il portone principale che da su Piazza Colonna, per uscirne dopo circa novanta minuti, stavolta in auto, direttamente dal cortile d’onore, evitando i cronisti in attesa all’esterno. Bocche cucite, perché la situazione è delicata. Weber, nel viaggio di lavoro a Roma, fa tappa anche nella sede dell’Udc per incontrare il segretario, Lorenzo Cesa, e il presidente del partito, Antonio De Poli, i quali ribadiscono l’opportunità di sostenere Fitto, ritenendo “fondamentale” riconoscere una delega di peso all’Italia. In sostanza la portata principale anche della cena serale tra il capo del Ppe e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Del resto, il tempo a disposizione è poco e il countdown è partito: entro il 30 agosto va spedita la missiva di Chigi (in realtà una più moderna Pec) per Bruxelles con la candidatura italiana, che von der Leyen dovrà poi lavorare per assegnare le deleghe e decidere se riconoscere al nostro Paese il peso che merita (secondo Meloni e alleati) o premiare altri Paesi con la vicepresidenza, magari quelli che a differenza della presidente del Consiglio hanno deciso di appoggiarla.

Venerdì sarà una giornata pienissima per il governo, di quelle segnate con la penna rossa sull’agenda. Oltre alla partita europea, c’è anche un altro match (intenso) da giocare, stavolta tutto interno, con il vertice tra Meloni e i suoi vice e alleati, Matteo Salvini e Antonio Tajani, cui potrebbe aggiungersi anche Maurizio Lupi. Premier e segretario leghista si erano già visti il pomeriggio del 18 agosto nella masseria in Puglia dove Meloni e famiglia hanno trascorso le vacanze, ma il ministro degli Esteri era solo collegato al telefono. Ragion per cui avevano deciso di darsi appuntamento al 30 per fare il punto sul programma di lavoro per l’inverno: legge di Bilancio in primis (che dovrà sciogliere il nodo pensioni), ma anche per discutere guardandosi negli occhi della proposta sullo Ius Scholae rimessa un po’ a sorpresa sul tavolo proprio da Tajani. Alle 17, invece, è in calendario il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa.

Quello che, invece, le opposizioni continuano a non trovare tra i dossier più urgenti dell’esecutivo è la transizione ecologica. Non usa giri di parole Angelo Bonelli: “Non solo nessuno dal governo profferisce parola, ma la Manovra che la Premier Meloni si accinge a proporre e approvare non considera minimamente la crisi climatica”. Eppure, avverte il portavoce di Europa Verde e deputato Avs, gli “eventi estremi meteo saranno sempre più frequenti e il calore accumulato dal mare si trasformerà in energia distruttiva come sta capitando negli eventi delle ultime ore. Mentre in altre parti d’Italia il caldo e la siccità stanno determinando situazioni di estrema crisi per le persone”. Bonelli chiede che al vertice di maggioranza “il governo prenda l’impegno di dichiarare lo stato di crisi climatica e adottare i provvedimenti conseguenti. E’ questione di sicurezza nazionale e globale, ma il governo Meloni fa finta di non vedere, con gravi conseguenze presenti e future”.

Sullo sfondo c’è anche la furia del maltempo che nelle ultime ore ha colpito duramente la zona del Casertano, con la frana nel territorio di San Felice a Cancello, dove al momento risultano disperse due persone, una madre e suo figlio. Il sindaco del comune campano ha già inviato la richiesta di riconoscere lo stato di calamità naturale, intanto il Pd attiva anche il canale parlamentare. Il deputato casertano, Stefano Graziano, ha infatti presentato un’interrogazione al ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, “per chiedere quali misure intenda attivare il governo con la massima urgenza per supportare le comunità del comprensorio casertano”. Perché, spiega l’esponente dem, “di fronte alla eccezionalità dell’evento meteo serve una tempestiva risposta da parte di tutte le istituzioni”. La ‘tregua’ politica estiva è ufficialmente terminata.

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Meeting Rimini al via da domani al 25/8: energia, acqua e IA tra i temi

Torna, da domani 20 agosto a domenica 25 agosto, il Meeting di Rimini, organizzato come ogni anno da Comunione e Liberazione. Ventitrè padiglioni ospiteranno l’evento, distribuiti su una superficie di circa 120mila metri quadrati, decorati con 1.500 piante, tra le quali 63 betulle alte fino a 4 metri.

Per gli allestimenti, saranno impiegati 7mila mq di legno e 3.580 metri lineari di legno listellare. Sei piazze-giardino arricchiranno gli spazi, mentre gli uffici occuperanno 5mila metri quadrati. Centrale l’attenzione all’ambiente: 250 chili di plastica PET saranno raccolti grazie alla collaborazione tra il Meeting e Coca Cola e sono già stati installati 5 eco-compattatori.

Dall’energia alla tutela dell’acqua, passando per le sfide della transizione ecologica e digitale, sono tanti gli appuntamenti green in programma, che coinvolgeranno esponenti del governo, del mondo universitario, della ricerca, delle imprese.

Domani, 20 agosto, alle 17 si terrà l’appuntamento ‘Come conservare, utilizzare e condividere una risorsa così preziosa come l’acqua?‘, si parlerà della risorsa idrica a 360 gradi, dall’utilizzo personale a quello industriale fino alla gestione del bene, presente in modo non omogeneo sul territorio.

Mercoledì 21 agosto sarà la volta di ‘Social e intelligenza artificiale: non serve lo schermo per crescere smart‘, alle 12. Si parlerà di come la società sia mediata nell’interazione da dispositivi digitali connessi a servizi complessi e opachi, gestiti da imprese globali. Un dialogo tra un informatico, uno psicologo dell’età evolutiva e un esperto di educazione digitale, per far luce sul compito educativo.
Alle 19 si discuterà di solidità dei nodi e mobilità delle reti con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini; Arrigo Giana, amministratore delegato Atm; Marco Piuri, direttore generale Fnm Group; Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci; Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato Rfi; Roberto Tomasi, amministratore delegato Autostrade per l’Italia. Si parlerà del collegamento tangibile tra le infrastrutture fisiche (con i suoi nodi e le sue peculiarità morfologiche) e le reti di relazioni locali che compongono le comunità e che costituiscono vere e proprie reti di prossimità, resilienti e solidali.

Giovedì 22 agosto, alle 12, sarà la volta di ‘Made in Italy e filiere produttive‘, con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso; Francesco Maria Chelli, presidente Istat; Andrea Dellabianca, presidente Compagnia delle Opere; Maria Porro, presidente Salone del Mobile; Luigi Sbarra, segretario generale Cisl. Focus sulle filiere composte da grandi aziende capaci di operare globalmente, che a loro volta coinvolgono piccole e medie imprese locali con elevate capacità produttive: un sistema combinato che favorisce lo sviluppo del Made in Italy. Ma l’attuale tendenza a coinvolgere produzioni estere poco controllate mette a rischio le condizioni di lavoro. Lo sviluppo sul territorio italiano permetterebbe un maggiore controllo della filiera e una qualità superiore, sebbene a costi più elevati. Nel panel si parlerà quindi dell’importanza di identificare ciò che rende il Made in Italy di qualità e di sanzionare chi non rispetta le regole del lavoro.
Alle 13, al centro dei lavori ci sarà ‘La sicurezza energetica del Mediterraneo‘, con Mario Antonio Scino, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; Gianna Elisa Berlingerio, direttrice del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia; Marco Bernardi, presidente Illumia; Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia Enel; Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam; Carla Napolitano, responsabile Innovazione all’interno della Direzione Strategia, Digitale e Sostenibilità Gruppo Terna. Sul tavolo, il problema di resilienza dell’attuale sistema energetico dovuto alle scosse geopolitiche. In questo contesto, il ruolo dell’Italia risulta potenzialmente decisivo soprattutto in chiave europea, con l’obbiettivo dell’attuale esecutivo di rendere l’Italia l’hub energetico del Mediterraneo. Questi shock si sono inseriti all’interno di un faticoso percorso di transizione, in cui da un lato sarà necessario il ruolo del gas come bridge fuel, ma dall’altro sarà prevedibile aspettarsi un’impennata della domanda per le materie prime necessarie affinché gli obiettivi ambientali possano essere conseguiti. In questo senso, solo gli Stati in grado di agganciarsi alla nuova catena di approvvigionamento per la transizione saranno quelli destinati a subire minori costi, altri, al contrario, rimarranno indietro e ne pagheranno ben più elevati.
Alle 15, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sarà sul palco con mons. Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la Vita e Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS per il tavolo ‘Percorsi di pace‘: un confronto su questioni cruciali legate alla pace e alla cooperazione internazionale, con l’obiettivo di promuovere una maggiore comprensione reciproca e di individuare azioni concrete per costruire un mondo più sicuro e solidale. Dal Meeting verrà lanciato un messaggio al mondo intero: un messaggio di amicizia fra i popoli, essenziale oggi più che mai.
Nello stesso giorno, alle 17, si tornerà a parlare di IA nel panel ‘Strumento o limite per la libertà?‘ con Paolo Benanti, docente Pontificia Università Gregoriana di Roma, esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation, membro del New Artificial Intelligence Advisory Board dell’Onu, presidente commissione per l’Intelligenza Artificiale; Mario Rasetti, professore Emerito di Fisica Teorica del Politecnico di Torino e presidente del Scientific Board di Centai; Luca Tagliaretti, direttore esecutivo del Centro europeo di competenza sulla cyber-sicurezza. Ci si chiederà se l’Intelligenza artificiale cambierà il mondo e se lo cambierà in meglio o in peggio. Lo stesso Papa Francesco ha dedicato al tema dell’Ia il suo messaggio per la pace di quest’anno e ha ripetuto il suo pensiero davanti ai capi di stato del G7 in Puglia. Come ogni novità prodotta dall’ingegno umano anche l’IA può essere un fattore di crescita e sviluppo ma, allo stesso tempo, come ogni occasione in cui la potenza dell’uomo cresce, occorre che cresca proporzionalmente la sua responsabilità.

Venerdì 23 agosto, alle 13, salirà sul palco della Sala Conai il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per il panel ‘Qual è l’essenziale nella sostenibilità?‘. Con lui, Stefano Berni, direttore Generale Consorzio di Tutela del Grana Padano; Igor Boccardo, amministratore delegato Leone Alato Gruppo Generali; Fabrizio Gavelli, presidente e amministratore delegato Danone Italia. L’ambito di analisi sarà quello del settore agroalimentare e dell’equilibrio tra innovazione e tradizione. Dirigenti di imprese da sempre impegnate nella sostenibilità come Danone, Leone Alato e Grana Padano, insieme al Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste discuteranno di come promuovere pratiche che preservino la biodiversità, riducano l’impatto ambientale e garantiscano il benessere delle comunità locali. La collaborazione tra industria, agricoltura e istituzioni è cruciale per un futuro alimentare responsabile e rigenerativo.
Alla stessa ora, nell’Auditorium Isybank, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parteciperà all’incontro ‘Il primo capitale dell’impresa è la persona’. Con lui sul palco Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo; Elena Bonetti, deputata al Parlamento Italiano, Azione; Andrea Gnassi, deputato al Parlamento Italiano, PD; Maurizio Lupi, presidente Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà; Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze Camera dei Deputati, FdI. Mentre l’investimento in macchinari può essere ammortizzato, formare i lavoratori è un onere solo delle imprese. L’Intergruppo sta introducendo novità legislative che permettano di superare questo gap rendendo più attuale anche in Italia la formazione continua.
Alle 15 si tornerà a parlare di energia nel panel ‘Transizione: costi e competitività‘, con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin; Ignazio Capuano, presidente Conai; Francesco Gattei, Chief Financial Officer (CFO) Eni; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura; Maximo Ibarra, amministratore delegato Engineering; Fabrizio Palermo, amministratore delegato Acea; Roberto Sancinelli, presidente Montello spa. Si parlerà di come fornire soluzioni al cambiamento climatico e rispondere adeguatamente a un contesto macroeconomico sfavorevole. Si tratterà di comprendere quale sia il prezzo sociale che si è disposti a pagare per limitare l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5°C. La direzione di questo cammino, che non può non partire dall’industria energetica, dipende dalla spinta impressa da governi e decisori pubblici nel trovare soluzioni capaci di conciliare tutte le esigenze in campo.
Alle 17 sarà la volta di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, che discuterà con Lorenza Violini, professoressa di Diritto costituzionale di Milano di ‘Europa: tra crescita e incertezze’: di come in altri termini il tramonto della globalizzazione e le crescenti incertezze richiedano un ripensamento profondo del modello di crescita e dell’assetto istituzionale dell’Unione Europea. Le recenti emergenze hanno spinto le istituzioni europee a intraprendere numerosi interventi di politica economica, dimostrando quanto sia fondamentale l’interdipendenza tra la dimensione politica, economica ed istituzionale per lo sviluppo dell’Europa intera.

Sabato 24 agosto, alle 13, si terrà ‘Cantiere Europa‘, panel con Carlo Fidanza, capo delegazione FdI del Gruppo ECR; Pina Picierno, vicepresidente Parlamento europeo; Massimiliano Salini, vicepresidente del Gruppo PPE; Antonella Sberna, vicepresidente Parlamento europeo. Sarà un’occasione di confronto e dialogo in cui approfondire le linee culturali, sociali ed economiche del futuro dell’Unione europea. Tra i temi, le sfide dell’intelligenza artificiale e i nuovi equilibri internazionali.
Sempre alle 13, ci sarà ‘Mobilità e Reti‘ con Alfredo Maria Becchetti, presidente Infratel; Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti; Pierluigi Di Palma, Presidente ENAC. Si farà il punto sul nesso tra infrastrutture e trasporti attraverso l’esperienza di grandi player del settore.

Domenica 25 agosto, alle 17, si parlerà di ‘Mercato unico, euro e Pnrr‘ con Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei; Piero Cipollone, membro comitato esecutivo Banca Centrale Europea; Enrico Letta, estensore del Rapporto strategico sul Mercato unico europeo. Le elezioni europee sono alle spalle ma le domande sul futuro dell’Europa e dell’Italia sono tutte aperte: al centro del dibattito lo sviluppo economico caratterizzato dal mercato unico, dall’euro governato dalla banca Centrale europea e dal grande piano di investimento del Next generation.

Pnrr, Commissione Ue versa all’Italia quinta rata da 11 miliardi

La Commissione europea versa all’Italia la quinta rata del Pnrr, 11 miliardi di euro. ll pagamento segue la valutazione positiva della Commissione, adottata formalmente lo scorso 2 luglio, connessa al conseguimento di 53 traguardi e obiettivi della quinta rata del Pnrr italiano.

L’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto“, rivendica la premier, Giorgia Meloni, ricordando che Roma è stata anche prima a richiedere il pagamento della quinta rata e il pagamento della sesta. “I recenti dati Istat sul PIL, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del PIL nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%, sono la riprova dell’efficace lavoro portato avanti dal Governo e dalle Amministrazioni titolari per il conseguimento degli obiettivi programmati e per l’attuazione di misure virtuose per la crescita economica strutturale dell’Italia”, spiega Meloni.

Con l’incasso della quinta rata, l’ammontare complessivo di finanziamento ricevuto sale a 113,5 miliardi di euro, corrispondente al 58,4% delle risorse del Piano. I traguardi e gli obiettivi conseguiti con questo pagamento riguardano quattordici riforme e ventidue investimenti in settori “strategici per la modernizzazione del Paese”, sottolinea Palazzo Chigi, tra cui la concorrenza, gli appalti pubblici, la giustizia, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, l’istruzione secondaria e terziaria, le infrastrutture, la sanità, la cultura, l’università e la pubblica amministrazione, con la messa a terra degli interventi per la transizione al digitale.

Nei prossimi mesi, insieme all’attività di assessment propedeutica al pagamento della sesta rata, annuncia il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, “il Governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le Amministrazioni titolari, finalizzato al conseguimento degli obiettivi della settima rata, riservando particolare attenzione alle misure inserite nelle ultime tre rate, all’allineamento della piattaforma ReGiS, all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano”.

Pnrr, cabina regia su VII rata: trasporti net zero e reti elettriche tra 69 goal

Trasporti a emissioni zero, potenziamento delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, istallazione di oltre 16mila colonnine stradali di ricarica per veicoli elettrici, 480 Centrali cliniche Operative Territoriali, 55mila borse di studio per studenti meritevoli meno abbienti e 7.200 borse di dottorato. Sono solo alcuni dei 69 obiettivi contenuti nella settima rata del Pnrr, che vale 18,2 miliardi.

Dentro anche le maxi-opere. Come il Tyrrhenian Link, che con Terna collegherà la Sicilia alla Sardegna e alla penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo lungo 970 chilometri che tra l’altro favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Salendo più a Nord, tra gli obiettivi della settima rata c’è anche il ‘Sa.Co.I.3’, progetto che prevede il rinnovo, l’ammodernamento e il potenziamento dello storico elettrodotto in corrente continua a 200 kV tra Sardegna, Corsica e Toscana (Sa.Co.I.2), attivo dal 1992 e giunto al termine della sua vita utile.

Dopo l’ok della Commissione europea al pagamento della quinta rata e l’invio della richiesta della sesta (da 8,5 miliardi), a Palazzo Chigi la cabina di regia sul Pnrr presieduta da Raffaele Fitto fa il punto su monitoraggio e verifica dello stato di attuazione dei 69 obiettivi della settima rata del Piano. Con il ministro per gli Affari europei, i ministri e i sottosegretari responsabili, l’Anci, l’Upi e la Conferenza delle Regioni. Le istituzioni devono coordinarsi sull’aggiornamento sulla piattaforma ReGiS dei dati di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure previste.

Un incontro di “particolare importanza” spiega Fitto, rivendicando il primato in Europa sulla richiesta di pagamento della quinta rata e della sesta, sugli obiettivi raggiunti e l’importo complessivo ricevuto. Roma, finora, ha ricevuto l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo di euro a fronte dei 194 miliardi quasi e mezzo previsti, ovvero il 58,4% del totale.

Alle misure legate agli investimenti si aggiungono diverse riforme, che sono al centro di un confronto con la Commissione europea, come quelle legate alla legge sulla concorrenza, all’entrata in vigore del Testo unico delle rinnovabili, all’efficientamento energetico degli edifici che ospitano le famiglie più vulnerabili, al completamento delle misure per velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione, alla revisione della disciplina del servizio civile universale per agevolare la partecipazione dei giovani.

Il Piano, evidenzia il ministro, “nella fase più delicata” di messa a terra delle misure programmate e della verifica dei cronoprogrammi vede impegnato il governo nel progetto di “rilancio economico e sociale dell’Italia, volto a ridurre strutturalmente i divari territoriali di produttività“. Un impegno congiunto che, scandisce, “ne sono certo, consentirà all’Italia di essere all’altezza delle sfide dei prossimi anni”.

Il lavoro prosegue domani, con altre due cabine di regia tematiche, la prima per gli insediamenti abusivi in agricoltura e la seconda collegata agli studentati.

Pnrr, ok Commissione a pagamento V rata. Meloni: “Smentito chi puntava sul fallimento”

Due obiettivi e 400 milioni in più. Il governo italiano festeggia un “altro record” in Europa sul Pnrr, con il pagamento della quinta rata, che vale nel complesso 11 miliardi di euro.

La richiesta inviata a dicembre era per 10 miliardi e 600 milioni. Avendo raggiunto 53 e non 51 obiettivi, una parte è quindi l’anticipo della sesta rata. I due goal aggiuntivi riguardano il contrasto all’evasione fiscale e si riferiscono in modo particolare all’aumento del 40% rispetto al 2019 delle lettere di conformità inviate dall’amministrazione fiscale ai contribuenti e all’aumento del 30% rispetto al 2019 del gettito fiscale derivante da queste lettere di conformità.

Una “ottima notizia” per la premier Giorgia Meloni che, tiene a ribadire, “smentisce quanti avevano scommesso sul fallimento di questo governo, quanti speravano in cuor loro che l’Italia potesse perdere i soldi dell’Europa per ottenere magari un vantaggio elettorale“. Il lavoro di questi mesi ha pagato, rivendica, dimostrando “che stiamo facendo quello che sappiamo fare meglio”, e cioè “studiare i dossier, lavorare, portare a casa i risultati concreti”. La messa a terra del Pnrr “rimarrà una priorità assoluta dell’intero governo“, assicura Meloni, perché ogni obiettivo raggiunto è “un passo avanti per rendere la nostra nazione più forte, più moderna, più attenta ai bisogni delle famiglie e delle imprese“.

A questo punto, l’Italia è al primo posto in Europa per “obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario”, sostiene la presidente del Consiglio. Roma, finora, ha ricevuto l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo di euro a fronte dei 194 miliardi quasi e mezzo previsti, ovvero il 58,4% del totale. Pochi giorni fa, inoltre, è stata inoltrata la sesta richiesta di pagamento da 8 miliardi e mezzo di euro e “anche su questo siamo i primi in Europa“, ricorda la premier, che per domani ha convocato un’altra cabina di regia per verificare lo stato d’attuazione degli obiettivi previsti per chiedere il versamento della settima rata da 18,2 miliardi di euro. Giovedì invece ci saranno due cabine di regia tematiche, una per gli insediamenti abusivi in agricoltura e la seconda collegata agli studentati.

E’ stato un iter complesso“, spiega il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, che ha visto una “proficua collaborazione tra la Commissione europea e il governo italiano“. Sono stati compiuti, ricorda il ministro per gli Affari europei, “importanti progressi nell’attuazione di 14 riforme e 32 investimenti“: digitalizzazione uffici pubblici, costruzione di nuovi edifici scolastici, trasporti pubblici, telemedicina, l’ efficientamento energetico di tribunali e dei luoghi della cultura. Il via libera della Commissione europea alla quinta rata, insieme alla richiesta inviata per la sesta, “mette il nostro Paese in una condizione positiva di approccio rispetto all’avanzamento del Piano“, ribadisce, sottolineando la sua “piena soddisfazione“.

Top Jobs Ue, intesa su von der Leyen e Costa. Fitto chiede un ruolo di primo piano per l’Italia

I rumors che arrivano da Bruxelles, da quei palazzi di mattoni e vetro, sono forti e chiari. Anche se sono ancora rumors. Perché, a quanto si apprende, i sei negoziatori dell’Ue che stanno trattando i posti di vertice dell’Ue hanno trovato un accordo per sostenere Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, il portoghese Antonio Costa al Consiglio europeo e l’estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue. Domande: sarà così? Andrà davvero così? Lo scopriremo a breve.

I sei negoziatori sono il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il primo ministro polacco Donald Tusk (per il Partito popolare europeo), il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz (per i socialisti), il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro olandese Mark Rutte. (per i liberali).

Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì e venerdì a Bruxelles, al Consiglio europeo, dove i tre nomi saranno presentati ai Ventisette capi di Stato e di governo per la loro approvazione. In queste ore la situazione potrebbe cambiare ma non stravolgersi, anche se il ministro Raffaele Fitto ha ribadito qual è la posizione italiana. “Il prossimo vertice dei capi di Stato e di governo sarà un’occasione molto importante per discutere dei nuovi assetti istituzionali dell’Unione europea e l’Italia intende esercitare in questa discussione un ruolo di primo piano, adeguato al suo status di Paese fondatore”, ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, dopo aver partecipato, a Lussemburgo, al Consiglio Affari generali dell’Ue. “Abbiamo discusso soprattutto della preparazione del prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno”, ha spiegato. “Quello delle nomine non è l’unico tema rilevante dell’agenda del Consiglio europeo”, ha proseguito Fitto. “Per noi è molto importante che dal vertice esca un messaggio chiaro su temi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’Agenda strategica oltre, ovviamente, ai temi di politica estera come l’Ucraina ed il Medio Oriente sui quali si sono registrati molti progressi grazie al recente Vertice del G7 presieduto dal presidente Meloni”.

Più o meno è la stessa linea tenuta ieri da Antonio Tajani. Il vicepremier e ministro degli Esteri ha parlato “come minimo” per l’Italia della vicepresidenza della Commissione e un commissario “di peso”. Tajani ha infatti rivendicato un peso importante per il nostro Paese: “Credo che l’Italia non possa non avere un vice presidente della Commissione europea e non possa non avere un commissario con un portafoglio di peso. Credo che questo sia il minimo che possiamo chiedere e pretendere”. Anche perché, è il ragionamento, l’Italia “ha il diritto di avere un riconoscimento di alto livello”, visto che è “un Paese fondatore” e ha “una manifattura” al secondo posto in Europa. Una convinzione tale che ha portato Tajani a sbilanciarsi persino sul nome: Fitto. “Sarebbe un eccellente commissario, perché ha conoscenza, esperienza”, anche se “non c’è nessuna decisione. Sarà il presidente del Consiglio a dire l’ultima parola dopo aver ascoltato la maggioranza e dopo aver valutato con il governo il da farsi”.

Coesione, al Molise 445 milioni. Meloni: “Fondamentale nesso ambiente-energia”

Quasi mezzo miliardo di euro (445 milioni) va alla Regione Molise grazie agli accordi di Sviluppo e coesione con il Governo. Quello di oggi è il 16esimo siglato dalla premier Giorgia Meloni con i presidenti – 13 Regioni e due Province autonome -, nel solco della riforma per ridurre i divari e le disparità tra i territori.

In molte zone – ricorda Meloni – buona parte dei fondi per lo sviluppo e la coesione non veniva spesa“. Sulla programmazione 2014-2020 su 126 miliardi disponibili ne erano stati spesi 47. “In una nazione come l’Italia non possiamo permetterci che miliardi e miliardi di euro fondamentali per i cittadini vengano disperse“, osserva la presidente del Consiglio.
I fondi sono destinati a 42 progetti, divisi in diverse aree di interesse, che vanno dalla ricerca sull’intelligenza artificiale al campo biomedico, dai servizi per le università a quelli a sostegno delle persone fragili, fino alla valorizzazione dell’attrattività turistica, alla tutela ambientale e alla mobilità stradale.

Tra questi, “sul nesso ambiente-energia stanziamo 60 milioni di euro, anche per impianti di energia idroelettrica“, precisa la premier. Un ambito quanto mai fondamentale, scandisce Meloni: “Nel dramma che affrontiamo, delle conseguenze del conflitto in Ucraina, si nasconde un’occasione e una di queste è il tema dell’energia. C’è in Europa un problema di approvvigionamento. Si guarda a forme di energia pulita, il Mezzogiorno d’Italia è un potenziale produttore di energia pulita. Nel Sud Italia, con i giusti investimenti possiamo costruire un futuro e un pezzo di strategia per la nazione“.

Siamo al sedicesimo Accordo per la Coesione finanziato con le risorse Fsc per il periodo 2021-2027 – ribadisce il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto -, il terzo per il Mezzogiorno e, a dimostrazione che il Governo sta lavorando alacremente anche per definire gli Accordi con le regioni del Sud, tra poche ore sigleremo il quarto con la regione Basilicata”, rivendica.
La Regione è piccola, ma “con tanta voglia di fare, i numeri lo dimostrano“, evidenzia il governatore Francesco Roberti. Questi fondi, è certo, “faranno da volano per la nostra realtà”.

Pnrr, l’Italia ha incassato 102 mld e ne aspetta altri 10 dalla V rata

Ad oggi l’Italia ha incassato 102 miliardi di euro in quattro rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ in attesa di concludere l’iter di valutazione sulla richiesta di pagamento della quinta (presentata entro il 31 dicembre 2023) da 10,6 miliardi e ha avviato i confronti per la sesta e la settima che sono gli obiettivi posti dal governo per il 2024.  E’ il quadro tracciato dal ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, nelle comunicazioni in Senato sullo stato di attuazione del Pnrr. Un discorso ampio, pur senza entrare nei dettagli, che abbraccia diversi aspetti, anche quelli spinosi, di un tema che resta al centro dibattito politico.

Fitto si sofferma soprattutto sull’aspetto legato al definanziamento di alcune opere originariamente inserite nel Piano, ma poi uscite dal perimetro dopo la rimodulazione concordata con la Commissione europea. “Quasi 68 miliardi di euro di progetti che erano precedenti e, quindi, non avevano i requisiti” e “non essendo adeguati ai nuovi scenari, avrebbero certamente ‘bucato’ la data di giugno 2026, che è imprescindibile“. Nulla, però, è stato cancellato – sottolinea ancora l’esponente di governo -, perché “abbiamo messo in campo la strategia di individuare tali progetti e di spostarli fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza” prevedendo “la copertura finanziaria di tutti gli interventi che sono stati definanziati“. Una posizione per la quale ha subito le dure critiche di una parte delle opposizioni, alle quali però replica a tono: “Non ci sono fondi rimandati indietro, la rimodulazione non lo prevede. Sono progetti opportunamente spostati dal piano, se non avessimo fatto la rimodulazione avremmo mancato gli obiettivi“. A proposito del negoziato con l’Ue, Fitto rivendica il lavoro fatto con Bruxelles, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe rispetto a chi prevedeva un “fallimento“, come ha ribadito il Pd in aula, ad esempio.

Parola che, però, proprio non va giù al ministro: “Sono deluso da alcune considerazioni fatte a prescindere, come quello della senatrice Rojc. Utilizzare parole come ‘fallimento’ o ‘propaganda’, sinceramente lo trovo eccessivo. serve un approccio rispettoso“. Anche perché la visione che offre al Senato è che il Pnrr “non può essere uno strumento statico, un piano di tale portata ha bisogno di un adeguamento costante in funzione di dati oggettivi, come la crisi energetica“. Infatti, l’esponente di FdI promuove l’operato della cabina di regia (“un modello di lavoro“). Sempre parlando della rimodulazione, ricorda che “è stata aumentata la dotazione finanziaria del Pnrr nell’ambito del settore agricolo con interventi concreti pari a circa 3 miliardi” ma “non sulla spinta dei trattori in piazza che polemizzavano con il governo – ci tiene a chiarire -. La scelta risale al dicembre 2023 dà l’idea della visione e della lungimiranza” dell’esecutivo. Espressione, quest’ultima, che usa anche toccando il tema del RePowerEu, inserendo “oltre sei miliardi di euro per la transizione energetica del sistema delle imprese” e “risorse importanti sulle infrastrutture energetiche strategiche del Paese“. Senza contare il Testo unico sulle rinnovabili. “Dà coerenza agli obiettivi che mettiamo in campo sul fronti degli investimenti per l’approvvigionamento energetico del nostro Paese“, aggiunge ancora Fitto. Infine, il ministro ribadisce la propria analisi sulla recente relazione della Corte dei conti. Il responsabile degli Affari Ue ripercorre i mesi di discussione sulla precedente relazione dei magistrati contabili, puntualizzando che c’è “una omissione, perché si riferiva al primo semestre del 2023 e prendeva come dati di riferimento quelli di febbraio 2023“, mentre da quella dei giorni scorsi “emerge in modo molto chiaro un sostanziale apprezzamento“. Le opposizioni, ovviamente, sostengono il contrario di Fitto, ma alla fine la mozione di maggioranza passa e il dibattito si sposta ora alla Camera, dove domani bisserà le comunicazioni.

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Pnrr, spesa metà fondi ottenuti. Fitto: “Cifre sottodimensionate”

L”interlocuzione con l’Europa corre più veloce dell’attuazione del Pnrr. Quello appena trascorso, è stato un semestre di “intensa attività”, illustra la quarta relazione. Ci sono state le trattative per la revisione, poi, il 9 ottobre, il pagamento della terza rata, l’8 dicembre l’approvazione finale del nuovo Piano da parte del Consiglio dell’Unione europea, il 28 dicembre il pagamento della quarta rata e il 29 dicembre la presentazione formale della richiesta di pagamento della quinta rata.

Con l’approvazione della richiesta di quinta rata, l’Italia avrà conseguito 113 miliardi di euro, cioè oltre il 58% dei 194,4 miliardi di euro stanziati in sede europea. Al 31 dicembre 2023, il Paese ha incassato 101,93 miliardi di euro (il 52% del totale). Di questi fondi, però, tra il 2021 e il 2023, sono stati spesi 45,6 miliardi di euro, quindi meno della metà. In più, il dato si riferisce al Pnrr prima della revisione, che considera anche le spese (circa 2,7 miliardi di euro) relative alle misure spostate dal Piano.

Ma ci sono due fattori da tenere in considerazione. Il primo riguarda il sistema di monitoraggio Regis: ”E’ importante segnalare che il dato si riferisce alla spesa effettuata dai soggetti attuatori come riscontrabile dal sistema di monitoraggio e potrebbe, quindi, in alcuni casi risultare incompleto qualora le amministrazioni non abbiano provveduto a registrare le singole operazioni”, viene sottolineato. Il secondo riguarda la quantità di fondi spesa, che è stata incrementale nel tempo: 24,48 miliardi sono stati spesi in due anni (2021-2022), 21,17 miliardi sono stati spesi solo nel 2023. “Leggere in modo disaggregato i dati fa capire quanto lavoro ci sia dietro“, spiega il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, che osserva come la spesa comunicata, in considerazione del monitoraggio Regis sia quasi sicuramente “sottodimensionata”.

Il lavoro non è finito“, ricorda la premier, Giorgia Meloni, nella premessa alla relazione. “Abbiamo ancora molto da fare, ma i tanti obiettivi centrati finora ci rendono fieri e ci incoraggiano a dare sempre di più. Nell’interesse dell’Italia e degli italiani“, chiosa.

Ora il governo lavora al decreto legge in cui ci saranno le indicazioni per le coperture finanziarie per i progetti usciti dal piano dopo la revisione e per l’attuazione degli obiettivi oggetto di revisione. “I tempi non sono lunghi e stiamo lavorando bene, il compito è di dare risposte. Confermo quindi l’impegno del governo nel finanziare tutti i progetti“, assicura Fitto. “Con Giorgetti – tranquillizza – stiamo lavorando da sempre in modo positivo, c’è un’interlocuzione aperta perché parliamo di un decreto che non ha scadenza, ed è necessario fare bene e velocemente ma non in fretta, perché dovrà dare copertura a tutti i progetti e che dovrà affrontare la questione sulla loro attuazione“. Molte misure riguarderanno la revisione del Piano Transizione 5.0, “penso a quelle per le imprese sulla transizione energetica“, precisa il ministro.

A valle della revisione dei Piani nazionali di tutti gli Stati membri, l’Italia si conferma il maggiore beneficiario del dispositivo di ripresa e resilienza e “si distingue per una significativa allocazione di fondi al capitolo REPowerEU per nuovi investimenti e riforme di ampia portata”, mette in luce la relazione. “Questo – viene spiegato – non solo sottolinea l’importanza attribuita dall’Italia alla transizione ecologica e alla digitalizzazione, ma evidenzia anche una gestione attenta e proattiva delle risorse a disposizione per massimizzarne l’impatto sul tessuto economico e sociale del Paese”.
Nel Rapporto della Commissione europea sulla valutazione intermedia “si riconosce che l’Italia è la prima nazione europea per numero di obiettivi e traguardi raggiunti”, ribadisce la premier, rivendicando un lavoro “incessante” per raggiungere tutti gli obiettivi programmati e “rafforzare la portata strategica del Piano”. I nuovi investimenti e le nuove riforme permetteranno all’Italia, scandisce Meloni, “di rispondere alle sfide del mutato scenario internazionale e di salvaguardare le risorse e la realizzazione delle opere già pianificate”.

La premier non perde occasione per difendere la scelta di rivedere il piano dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e le nuove esigenze energetiche del Paese: “L’Italia si è dotata a tutti gli effetti di un nuovo Piano caratterizzato dall’introduzione della missione REPowerEU, da sette ulteriori riforme mirate all’ammodernamento e alla semplificazione normativa e dal finanziamento di investimenti aggiuntivi per circa 25 miliardi di euro, volti a rafforzare la competitività del tessuto produttivo, favorendo la transizione verso energie pulite e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia e dell’Europa”.

Ex Ilva, salta tavolo governo-Mittal: No aumento capitale e Stato al 66%

Il tavolo tra governo e Arcelor Mittal sul futuro ex Ilva di Taranto salta. La delegazione dell’esecutivo (i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, degli Affari Ue e Pnrr, Raffaele Fitto, delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Lavoro, Elvira Calderone, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano) propone ai vertici dell’azienda un aumento di capitale sociale pari a 320 milioni di euro e un aumento della partecipazione pubblica al 66%. ArcelorMittal, però, alza il muro e si dichiara indisponibile a qualunque impegno finanziario e di investimento, anche come socio di minoranza. Palazzo Chigi incarica Invitalia di “assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale” e convoca i sindacati il pomeriggio di giovedì 11 gennaio.

Un esito che “conferma quello che Fim, Fiom e Uilm hanno denunciato e per cui hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori“, rivendicano le parti sociali, che ribadiscono la “necessità” di un controllo pubblico, data la “mancanza di volontà” del socio privato di voler investire risorse. I sindacati giudicano l’indisponibilità di Mittal “gravissima“, soprattutto di fronte alla situazione in cui versano i lavoratori e gli stabilimenti. Un atteggiamento che, denunciano, “conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese“. L’attesa, dall’incontro di giovedì, avvertono i segretari Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, è che si arrivi a una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto, e si garantisca il “controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale“.

Se per il senatore di FdI, Matteo Gelmetti, il governo fa “finalmente politica industriale” e per il presidente dei senatori Dem Francesco Boccia mette in atto oggi “quello che il Pd chiedeva da tempo“, il risultato, per Angelo Bonelli di AVS, è lo “schiaffo di una multinazionale in faccia allo Stato italiano“. Nulla di imprevisto, ricorda: “Il suo modo di agire era noto nel mondo ancor prima che fosse scelta per rilevare lo stabilimento ex Ilva“. Lo Stato, è il timore, va incontro a una “esposizione economica di centinaia e centinaia di milioni di euro” che rischierà di dover versare ad Arcerol-Mittal, ed é a suo avviso “quello che la multinazionale ha sempre avuto in testa in questo contenzioso legale, che si sta delineando in tutta la sua drammaticità“.