Italia-Grecia, partnership si amplia. Accordo Terna-Ipto per 2 mld. Fs in campo su trasporti

Italia e Grecia stringono ancora di più i nodi della partnership. Il Vertice intergovernativo di Roma porta in dote diverse intese firmate in molti campi strategici: dall’energia con i quasi 2 miliardi di investimenti di Terna e Ipto sulle interconnessioni elettriche, ai trasporti, all’industria della difesa.

Senza le nostre nazioni non esisterebbe l’idea stessa di Occidente che conosciamo”, dice Giorgia Meloni al termine del summit. La premier ricorda come fino a qualche anno fa Roma e Atene fossero considerate le ‘cicale’ d’Europa, perché “sarebbe stato difficile immaginare che Paesi storicamente considerati frugali e molto spesso, a torto, definiti poco seri, un po’ allegri, si incontrassero e parlassero delle grandi questioni che riguardano la sicurezza, la difesa”. Oggi, invece, lo scenario è cambiato. La dichiarazione congiunta adottata dai due governi prevede un’azione congiunta in ambito Ue per una strategia industriale comune, compatibile con i valori Nato, ma che porti al progresso di tutti gli Stati membri.

Allo stesso modo, toccando un altro tasto dolentissimo per le imprese europee, spingeranno per realizzare “una vera Unione dell’energia” che abbatta finalmente costi diventati insopportabili, anzi un ostacolo per la competitività. La collaborazione in quest’ambito avrà confini molto ampi: dal gas naturale all’elettricità, all’idrogeno, i progetti di cattura della Co2 e, ovviamente, le rinnovabili. Ma anche infrastrutture, sfruttando il “vantaggio straordinario della nostra collocazione geografica nel Mediterraneo, tornato centrale nelle dinamiche globali come via più breve tra Atlantico e Indo-Pacifico”. Per non parlare, poi, dei trasporti e la mobilità, visto che Ferrovie dello Stato italiano ha firmato un memorandum di intesa con il ministero dei Trasporti ellenico “che rilancia un’importante collaborazione strategica”, sottolinea Meloni. “Una rinascita delle nostre relazioni, dopo la tragedia di Tempe, dove hanno perso la vita 57 dei nostri connazionali”, conferma conferma il primo ministro greco, Kiriakos Mitsotakis. Al momento gli scambi commerciali tra i due Paesi si aggirano sui 12 miliardi di euro, ma “vorremmo rafforzarli”, ammette ancora Mitsotakis.

La sintonia è forte anche sulla sicurezza e la gestione dei flussi migratori, con la ‘battaglia’ politica condotta a Bruxelles sulla difesa dei confini, i rimpatri e la lotta ai trafficanti da due nazioni che sono per ragioni geografiche il primo approdo naturale per chi parte dal Nordafrica. Sull’economia il capitolo è corposo, soprattutto in considerazione del fatto che le aziende operanti sui due territori sono tante e impegnate in vari campi.

In questo senso l’intesa siglata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con il ministro dello Sviluppo della Repubblica Ellenica, Takis Theodorikakos, e il ministro per la Governance Digitale, Dimitris Papastergiou, abbraccia una moltitudine di settori, per affrontare le “sfide comuni della politica industriale europea”. Il rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali e le sinergie si svilupperanno nei campi dell’Intelligenza artificiale, le tecnologie emergenti, la meccanica quantistica, l’industria farmaceutica e la microelettronica. Scenario nel quale anche le pmi avranno uno spazio importante, riconoscendo il valore di un tessuto produttivo caratteristico dei due Paesi.

Per quanto riguarda l’agricoltura, poi, Italia e Grecia, che già hanno una storica tradizione di cooperazione, confermano di voler portare avanti la comune visione per una Pac “Pac rinnovata e innovativa, che includa la sicurezza alimentare e un sostegno sostanziale semplificato per i piccoli agricoltori”.

Inoltre, considerando che “le catastrofi naturali incidono notevolmente sulla produzione agricola”, Roma e Atene sottolineano la necessità di un “sostegno speciale dell’Ue per le misure di adattamento” al cambiamento climatico. Argomento che si lega anche a uno dei maggiori campi di cooperazione, quello sulla prevenzione degli incendi boschivi, piaga che negli ultimi anni sta mettendo a dura prova sia Italia che Grecia. Sulla protezione civile i due Paesi saranno dalla stessa parte “nel chiedere all’Unione europea un cambio di passo nella mitigazione del rischio terremoti e una iniziativa concreta nel rinnovo della flotta aerea antincendio dei Canadair”. Meloni e

Mitsotakis, infine, condividono la visione per una “pace giusta e duratura” tra Ucraina e Russia, nell’attesa che Vladimir Putin risponda alla disponibilità di Volodimyr Zelensky a incontrarlo giovedì prossimo in Turchia: “chiarendo in pochi minuti, rispetto a una certa propaganda, quale tra le parti coinvolte nel conflitto sia certamente a favore della pace e quale, invece, sia ancora una volta responsabile della Guerra”, sottolinea la presidente del Consiglio. Così come in Medio Oriente tra Israele Palestina la traiettoria non devia dalla necessità di avere “due Stati”. La richiesta ribadita da Villa Doria Pamphilj è per un cessate il fuoco immediato su tutti i territori dove c’è conflitto, appoggiando i negoziati intavolati da Donald Trump. Perché, ribadisce Meloni ma annuisce anche Mitsotakis, “dagli Stati Uniti può arrivare un impulso decisivo”.

Italgas

Italgas investe in Grecia: 1 miliardo al 2030 per transizione ecologica

Un miliardo di euro di investimento complessivo in Grecia nell’ambito del Piano Strategico 2024-2030. E’ quanto ha annunciato Italgas con un programma di attività che la consociata Enaon svilupperà lungo quattro direttrici principali, a supporto del processo di transizione ecologica in corso. Vale a dire: metanizzazione dei territori non ancora raggiunti dal servizio di distribuzione del gas e contributo al phase out da combustibili più inquinanti come lignite e carbone; trasformazione digitale del network, comprensiva della sostituzione degli smart meter tradizionali con tecnologia ‘H2 ready’; sviluppo dei gas rinnovabili, biometano e idrogeno verde in primis, per rafforzare il contributo alla decarbonizzazione dei consumi; repurposing della rete esistente per rendere l’infrastruttura energetica più flessibile, pronta per un futuro energetico più sostenibile. Il Piano illustrato oggi si sviluppa lungo un arco temporale di 7 anni, coerentemente con la traiettoria di crescita del Gruppo.

Questo Piano mette a disposizione della Grecia un miliardo di euro – ha commentato l’amministratore delegato di Italgas, Paolo Galloe disegna il percorso di sviluppo dell’infrastruttura energetica del Paese. Un percorso che passa dalla capacità di continuare a valorizzare il know-how locale, utilizzando l’esperienza maturata in Italia per ridurre i tempi di applicazione delle tecnologie all’avanguardia e lo sviluppo della rete. La trasformazione digitale del network, l’introduzione della piattaforma DANA per la sua piena automazione e l’installazione di Nimbus, lo smart meter ‘H2 ready’ permetteranno di abilitare rapidamente la rivoluzione dei green gas. Il contributo di Enaon allo sviluppo del Paese è concreto e visibile: promuovere attivamente una transizione ecologica che, al netto delle ideologie, garantisca sicurezza, sostenibilità e competitività dei costi per famiglie e imprese”.

Nel dettaglio, il Piano destina 650 milioni di euro alla realizzazione di oltre 3.000 chilometri di nuova rete, funzionale a portare il servizio in aree non ancora raggiunte. Tale sviluppo consentirà di alimentare con una nuova fonte di energia altre 18 città (tra cui Patra, Ioannina, Kastoria, Florina, Grevena, Orestiada) e ampliare il bacino dei clienti serviti da Enaon dagli attuali 615.000 ai 920.000 nel 2030. Nell’ambito dello sviluppo del network è anche prevista l’applicazione del sistema di distribuzione basato sui depositi criogenici di GNL, che risulta particolarmente efficace per aree remote non raggiunte dalle grandi dorsali di trasporto del metano, permettendo così di superare l’isolamento energetico. Saranno 9 i depositi GNL realizzati nella prima parte di Piano.

Nel 2025 sarà digitalizzato il 100% degli asset e nel 2026 sarà integrato il software proprietario DANA (Digital Advanced Network Automation) per la gestione automatizzata e il controllo da remoto di reti e impianti. La tecnologia DANA, applicata con successo alla rete italiana, sarà estesa a Enaon tenendo conto delle sue peculiarità, a dimostrazione della flessibilità di una tecnologia unica al mondo, in grado di combinare intelligenza artificiale e principi di machine learning, così da garantire maggiore efficienza, sicurezza e sostenibilità. Il percorso di trasformazione digitale prevede anche la sostituzione degli attuali contatori tradizionali con Nimbus, lo smart meter ‘H2 ready’, che garantisce le migliori performance in termini di telegestione e telelettura, in grado di gestire miscele di gas naturale e rinnovabili. L’installazione di Nimbus inizierà già nel 2025 e interesserà circa 570.000 misuratori. È già consolidato anche in Grecia, inoltre, l’impiego di Picarro per la ricerca programmata delle dispersioni gas. La tecnologia più all’avanguardia a livello globale nel monitoraggio preventivo della rete, a partire dal 2025 consentirà di sottoporre a ispezione il 200% del network, dopo aver raggiunto il 150% già nel 2024.

Significativo è l’impegno per lo sviluppo della produzione dei gas rinnovabili. Una rete smart, digitale e flessibile è il presupposto chiave per distribuire biometano e idrogeno, anche in blending con il gas naturale. È per questo che, oltre a lavorare allo sviluppo digitale dell’infrastruttura, Enaon è impegnata in uno screening dei principali impianti di biogas del Paese per promuovere il loro upgrade a biometano e per la connessione alla rete di distribuzione. Sul fronte dell’idrogeno, invece, è già in corso un assesment sull’intero network di distribuzione per valutarne la compatibilità e mettere a punto gli interventi necessari all’ulteriore evoluzione dell’infrastruttura.

Incendi, l’estate dei record in Europa. E la Grecia continua a bruciare

Il bilancio, superata la metà del guado, è quasi disastroso. Gli incendi dell’estate 2023 nei Paesi dell’Ue hanno già mandato in fumo una superficie complessiva pari a quasi 400 mila ettari, il 44% in più della media registrata tra il 2006 e il 2022. È questo quello che emerge dai dati incrociati forniti dal servizio di gestione delle emergenze (Ems) di Copernicus e dal Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc): “Siamo ancora nel mezzo della stagione di incendi, che sta diventando sempre più lunga e ora non possiamo chiuderla prima di ottobre avanzato“, ha messo in chiaro il Programme Officer dell’Ercc, Jesus San-Miguel-Ayanz, durante un’audizione in commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) del Parlamento Europeo.

Quello che emerge dai dati ormai molto più che allarmanti è “un aumento del trend degli incendi di vasta portata, maggiori di 500 ettari“, che a fronte di un numero più limitato di roghi (al 26 di ottobre poco più di mille) sta bruciando una quantità di terra e boschi in proporzione mai vista prima. Desta particolare preoccupazione a Bruxelles il fatto che a bruciare sono in particolare i siti protetti Natura 2000: “Nel 2023 quasi 120 mila ettari, pari al 27% del totale, notiamo che queste aree tendono a bruciare più di altre“, ha avvertito San-Miguel-Ayanz. E il problema è continentale, a causa di un trend “spinto dal cambiamento climatico” non solo nell’area mediterranea, visto che “la proporzione del numero di incendi e dell’area bruciata nei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale è in crescita costante dal 2006“. Con conseguenze pesanti anche sul piano economico: “Vediamo che i costi diretti sono pari a 2,5 miliardi di euro ogni anno, possono essere anche molto più alti di quelli calcolati perché ci sono molti costi che non si tengono in considerazione“.

Uno scenario particolarmente critico, anche e soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Grecia. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha stimato che le aree bruciate quest’estate supereranno i 150mila ettari, in gran parte per la devastazione nel Nord-est, dove si trova la foresta di Dadia. Nella regione di Alexandroupolis-Feres sono già andati in fumo 83.152 ettari, un’area che ha superato da giorni il punto di riferimento dell’estensione della città di New York (78.380 ettari). Il triste record del rogo peggiore mai registrato nella storia dell’Ue – da quando nel 2000 sono iniziate le rilevazioni del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis) – ha così portato alla decisa risposta di Bruxelles: in Grecia è stata dispiegata la più grande operazione aerea mai messa in campo dall’Unione Europea.

Nei cieli greci sta volando quasi la metà della riserva antincendio rescEu: su 28 mezzi (4 elicotteri e 24 aerei) a disposizione dei Ventisette per quest’estate, 1 elicottero Blackhawk dalla Repubblica Ceca e 11 aerei antincendio di stanza in Croazia, Cipro, Francia, Germania, Spagna e Svezia. Si aggiungono poi i 407 vigili del fuoco e 62 veicoli da 7 Paesi aderenti al Meccanismo di protezione civile Ue: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Romania, Serbia e Slovacchia. “Continueremo a lavorare instancabilmente per proteggere le vite, le proprietà e l’ambiente“, ha aggiunto il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janex Lenarcic: “L’unità e la cooperazione dell’Ue sono i nostri punti di forza per superare queste sfide“.

Strage del fuoco in Grecia: 18 migranti muoiono nell’incendio di una foresta al confine turco

(Photocredit: AFP)

Diciotto persone, presumibilmente migranti, sono stati trovate morti in una foresta devastata dalle fiamme nel nord-est della Grecia. Lo hanno annunciato i vigili del fuoco. I corpi sono stati trovati nel parco nazionale di Dadia, vicino al confine con la Turchia, un punto di ingresso frequente per i migranti, ha riferito il portavoce dei vigili del fuoco Yiannis Artopios.  Secondo quanto riportano i media greci, le vittime sono state trovate in due gruppi distinti. Come riferisce Artopioros , “dato che da ieri non vi è stata alcuna dichiarazione di persone scomparse, si sta indagando sulla possibilità” che le vittime “siano entrate illegalmente nel Paese”. Ieri nell’area erano stati mandati numerosi messaggi di allerta “anche a telefoni cellulari di reti straniere presenti nella zona”. La squadra di identificazione delle vittime del disastro è già stata attivata e proseguono le indagini in tutta l’area.

La Grecia sta combattendo una nuova ondata di incendi mortali, la seconda nel giro di un mese, che ha già provocato due morti e costretto molti residenti ad evacuare. Fiamme incontrollate stanno imperversando nel nord-est del Paese, sulle isole di Eubea, vicino ad Atene, e di Kythnos, e nella regione centrale della Beozia, a nord della capitale, con un pericoloso mix di venti forti e temperature fino a 41°. “Ci sono nove fronti attivi”, spiegano i vigili del fuoco. “È una situazione simile a quella di luglio”, ha aggiunto, riferendosi a una precedente ondata di incendi che ha causato cinque vittime.

Lunedì sera è stato dato l’ordine di evacuazione all’ospedale di Alexandroupolis, una città portuale della Grecia nord-orientale situata in un’area in cui gli incendi stanno imperversando per il quarto giorno consecutivo. La guardia costiera ha dichiarato di aver evacuato via mare 65 pazienti. Nell’Eubea centrale, è stata ordinata l’evacuazione della città industriale di Nea Artaki, dove l’incendio ha danneggiato allevamenti di pollame e maiali.

Un anziano pastore è stato trovato morto lunedì in Beozia. Il parco di Dadia, vicino ad Alexandopoulis, è una delle aree protette più importanti d’Europa, ospita uccelli rari ed è l’unico sito di riproduzione dell’avvoltoio nero nei Balcani.

L’Unione europea sta inviando aiuti attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Oltre ai 2 aerei RescEu da Cipro e ai 56 vigili del fuoco e 12 mezzi antincendio dalla Romania annunciati ieri, altri 5 aerei e un elicottero della flotta rescEu con altri vigili del fuoco sono in arrivo da Germania, Croazia, Svezia e Repubblica Ceca.

Secondo i servizi meteorologici, le condizioni molto calde e secche, che aumentano il rischio di incendi, persisteranno in Grecia fino a venerdì. Il 18 luglio, un incendio alimentato da forti venti, in 10 giorni ha devastato quasi 17.770 ettari nel sud dell’isola di Rodi

PAPA FRANCESCO

Papa Francesco vicino a popolazioni colpite dal maltempo: “Prendiamoci cura della nostra casa”

Papa Francesco da sempre osserva con attenzione e preoccupazione il cambiamento climatico. E le ultime settimane hanno ancor più evidenziato la fragilità del nostro Pianeta, sempre più colpito da eventi estremi. Per questo il Pontefice, tramite un telegramma inviato dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Petros Stefànou, Presidente della Conferenza Episcopale della Grecia, rinnova la sua speranza che “i rischi per la nostra casa comune, esacerbati dall’attuale crisi climatica, spronino tutte le persone a rinnovare i loro sforzi per prendersi cura del dono della Creazione, per il bene delle generazioni future”, dicendosi “profondamente preoccupato per la minaccia alla vita e per i danni causati dagli incendi diffusi in varie parti della Grecia, e non solo, a seguito dell’attuale ondata di caldo che sta affliggendo diversi Paesi europei”.

Un pensiero anche ai territori italiani, colpiti da incendi e maltempo. Papa Francesco chiede infatti al presidente della Cei Matteo Maria Zuppidi farsi interprete della sua affettuosa vicinanza alle popolazioni colpite da questi eventi atmosferici che evidenziano la necessità di porre in atto sforzi coraggiosi e lungimiranti per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e proteggere responsabilmente il creato, prendendosi cura della casa comune. Sua Santità invoca dal Signore, per intercessione della vergine Maria, il conforto per quanti soffrono le conseguenze di così gravi disastri e, mentre esprime apprezzamento per quanti si sono prodigati generosamente nei soccorsi, in particolare i vigili del fuoco, invia la benedizione apostolica”.

La Grecia brucia: 30mila turisti evacuati a Rodi. Fiamme a Corfù

Photo credit: AFP

La lotta contro gli incendi boschivi in Grecia, in particolare quello sull’isola turistica di Rodi, prosegue anche oggi, una giornata segnata da un “leggero calo” della temperatura prima di una nuova ondata di calore prevista per martedì, secondo il servizio meteorologico nazionale. Più di 266 vigili del fuoco stanno lavorando per contenere l’incendio nel sud e nell’ovest dell’isola di Rodi, nell’arcipelago del Dodecaneso nel Mar Egeo, dove nel fine settimana sono stati evacuati 30.000 turisti nella “più grande operazione” di questo tipo “mai realizzata in Grecia“, schiacciata da una nuova ondata di caldo.  La Grecia è “in guerra” contro gli incendi boschivi che stanno devastando il paese e ha davanti a sé “altri tre giorni difficili” a causa delle alte temperature, ha detto il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis parlando davanti al Parlamento. “Siamo in guerra contro (…) gli incendi” e “abbiamo ancora tre giorni difficili davanti a noi“, ha spiegato.

Centinaia di turisti, in particolare britannici, tedeschi e francesi, erano in attesa all’aeroporto internazionale di Rodi domenica sera in cerca di un volo di ritorno, mentre diverse compagnie aeree hanno sospeso i voli per l’isola. All’alba di lunedì mattina, due elicotteri e due bombardieri d’acqua hanno ripreso a operare a supporto dei vigili del fuoco sull’isola, una delle destinazioni turistiche più popolari del Paese, che negli ultimi decenni è stata più volte avvolta dalle fiamme. Lo scorso fine settimana sono scoppiati altri quattro incendi, tra cui uno sull’isola di Corfù, nel Mar Ionio (nord-ovest), anch’essa molto popolare tra i turisti. Secondo i vigili del fuoco, oggi stanno operando 62 vigili del fuoco supportati da due elicotteri e due bombardieri d’acqua. Quasi 2.500 persone sono state evacuate nella notte dall’isola. Oggi sono divampati incendi anche ad Aigio, nel nord del Peloponneso, a Karystos, nel sud dell’isola di Eubea, e in Beozia, una regione a nord di Atene.

Secondo le autorità, oggi molte regioni del Paese sono rimaste in “allarme rosso“, cioè in “estremo pericolo” di incendi boschivi, ma “nessuna località era minacciata dalle fiamme domenica sera“, ha dichiarato all’AFP un funzionario dell’ufficio stampa dei vigili del fuoco. Come ogni estate, la Grecia è afflitta da incendi boschivi, spesso mortali, che devastano decine di migliaia di ettari di foreste e vegetazione. Quest’estate il Paese ha vissuto una delle più lunghe ondate di calore degli ultimi anni, secondo gli esperti del servizio meteorologico nazionale EMY, con temperature fino a 45°C nel centro del Paese durante il fine settimana. Oggi la temperatura “scenderà leggermente“, con 37°C ad Atene, mentre nel centro e nel Peloponneso la colonnina di mercurio dovrebbe raggiungere i 42°C, mentre nel Mar Egeo sono previsti forti venti fino a 50 km/h, secondo l’EMY. Martedì il caldo dovrebbe aumentare ancora, con temperature fino a 44°C, secondo l’EMY.

La Grecia si prepara al weekend più caldo degli ultimi 50 anni

Questo fine settimana in Grecia “sarà probabilmente il più caldo degli ultimi cinquant’anni“. A lanciare l’allarme è Panagiotis Giannopoulos, meteorologo del canale televisivo pubblico ERT, secondo il quale “Atene avrà temperature superiori ai 40°C per 6-7 giorni, fino alla fine di luglio“, un periodo eccezionalmente lungo anche per una capitale europea abituata al caldo estivo. A mezzogiorno di venerdì sono state registrate temperature di 41°C in Attica, nella regione di Atene, e fino a 44°C in Tessaglia, nel centro del Paese. Domenica si preannuncia la giornata peggiore, con temperature prossime ai 44°C nella capitale.

L’opinione dell’esperto è condivisa da Yannis Kallianos, meteorologo del canale televisivo privato Mega, che ha descritto la situazione attuale come una “interminabile e potente ondata di calore“. “Secondo le ultime previsioni, l’ondata di calore potrebbe durare fino a giovedì e venerdì prossimi, 27 e 28 luglio“, ha spiegato. Domenica e lunedì, inoltre, venti settentrionali fino a 60 km/h potrebbero favorire l’innesco di incendi, ha avvertito l’esperto.

Il ministero della Cultura ha annunciato che tutti i siti archeologici del Paese, compresa l’Acropoli di Atene, rimarranno chiusi durante la parte più calda della giornata fino a domenica. E il ministero del Lavoro ha invitato i datori di lavoro a incoraggiare il telelavoro, mentre il Ministero della Salute ha raccomandato di evitare tutti gli spostamenti non necessari nelle ore centrali della giornata. “Ci aspettano tre giorni difficili. Dobbiamo essere vigili“, ha avvertito il ministro della Protezione civile Vassilis Kikilias alla ERT.

Secondo l’Osservatorio nazionale di Atene, nella capitale greca è stato registrato il record assoluto di temperatura di 44,8°C nel giugno 2007, mentre il record assoluto in Grecia è stato raggiunto nel luglio 1977 con 48°C a Elefsina, vicino alla capitale.

Da Mohenjo Daro a Olimpia: cambiamenti climatici minacciano patrimoni Unesco

Di una delle prime città della storia, rischiava di non restare nulla dopo le tragiche alluvioni di questa estate in Pakistan. Mohenjo Daro è sopravvissuta, ma il sito incarna la minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per il patrimonio mondiale dell’umanità.
Apparsa intorno al 3000 a.C., la metropoli costruita dal popolo dell’Indo, una misteriosa civiltà fiorita nell’Età del Bronzo nel bacino dell’omonimo fiume, deve probabilmente la sua salvezza al genio dei suoi ideatori. Infatti, questo vastissimo sito in mattoni con strade geometriche, costruito in alto rispetto al corso d’acqua, era dotato di antiche condutture e di un sistema fognario sorprendentemente funzionale, che ha permesso di evacuare parte delle acque dell’alluvione che ha colpito il Pakistan.

Mentre i monsoni eccezionali tra giugno e settembre, corredati da precipitazioni da sette a otto volte superiori al normale in agosto, hanno trasformato il sud del paese in un gigantesco lago, a Mohenjo Daro è stato registrato un “deflusso estremamente importante”, spiega Thierry Joffroy, specialista in terre architettura. I “20-40 cm” d’acqua che “hanno riempito stanze” e causato “molti crolli”, secondo l’esperto che ha visitato il sito in ottobre per conto dell’Unesco, sono però niente rispetto a quanto vissuto nel resto del Paese, a volte letteralmente inghiottito dal fango. Quasi 1.600 pakistani sono morti, altri 33 milioni sono stati colpiti dalle piogge torrenziali “probabilmente” aggravate dal cambiamento climatico, secondo il World weather attribution, una rete di ricercatori. Ma “la situazione non è stata catastrofica” a Mohenjo Daro, che “potrebbe essere restaurata”, stima Joffroy.

Il sito pakistano è comunque “vittima” del clima nonostante la “fortuna”, concorda Lazare Eloundou Assamo, direttore del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Mohenjo Daro doveva infatti celebrare il centenario della sua scoperta, nel 1922, quest’anno. Ma la metropoli rischia di “essere scomparsa con tutte le tracce archeologiche” che contiene, sospira. Dei 1.154 siti del Patrimonio Mondiale, di cui 897 sono beni culturali, 218 sono aree naturali e 39 un misto delle due, molti sono minacciati dai cambiamenti climatici: inondazioni, uragani, cicloni e tifoni ma anche gli incendi “molto più frequenti” hanno un “impatto enorme” sui siti storici.

I mega-incendi boschivi, che stanno aumentando sulla costa del Mediterraneo, sono arrivati molto vicini a Olimpia, in Grecia, nell’estate del 2021. In Perù, quest’anno si sono verificate frane ai piedi di Machu Picchu.
Anche nelle sue variazioni meno spettacolari, il clima sconvolge l’equilibrio dei luoghi. In Australia, la Grande Barriera Corallina sta vivendo episodi di sbiancamento dovuti all’innalzamento della temperatura dell’acqua. In Ghana, l’erosione ha spazzato via parte del forte di Prinzenstein, utilizzato per la tratta degli schiavi.

Il Mar Egeo vittima dell’inquinamento: sul fondale pneumatici, sedie e telefoni

Sull’isola greca di Naxos la pesca è abbondante. Eppure, nelle reti, non ci sono calamari o orate destinate alle taverne che costeggiano il mare. Sulle banchine assolate di quest’isola dell’arcipelago delle Cicladi si svolge il dramma ambientale dell’Egeo: pneumatici, sedie, vecchi telefoni cellulari, forchette e cucchiai, CD, suole, tappetini da bagno e una scopa. Accanto, decine di lattine di metallo, pezzi di plastica sparsi, bottiglie a bizzeffe, macchiate di limo. Improvvisamente, tra le barche dei pescatori che si agitano nel porto, emergono due sommozzatori che si affannano a tirare su una matassa di cavi, corde, sezioni di rete da pesca e persino vecchi vestiti.

In due giorni, “abbiamo tirato fuori dal porto più di una tonnellata di rifiuti marini”, spiega George Sarelakos, cofondatore e responsabile dell’Ong greca Aegean Rebreath. “E nell’altra parte del porto c’è una vera e propria discarica”, continua il 44enne subacqueo. Negli ultimi cinque anni, l’organizzazione ha setacciato le coste greche per estrarre i rifiuti che sporcano i fondali di questo mare cristallino che attrae milioni di turisti ogni estate.

PNEUMATICI, RETI E PLASTICA. Dopo Zante e Creta, la squadra si è fermata a Naxos per il fine settimana. Tra quindici giorni, effettuerà un’ultima missione a Corfù, un’altra isola turistica greca nel Mar Ionio, prima di riporre le bombole di ossigeno e le pinne per l’inverno. In 75 operazioni di ‘pulizia’, i circa 300 subacquei volontari di Aegean Rebreath hanno recuperato più di 1.700 pneumatici, 21 tonnellate di reti abbandonate o perse, 90.000 bottiglie di plastica, per non parlare delle centinaia di migliaia di sacchetti di plastica, uno dei principali flagelli del mare. “I pescatori gettano i rifiuti in mare. Non sono consapevoli dei problemi ambientali”, dice Theodora Francis, 29 anni, una delle sub di Aegean Rebreath. Anche il sindaco di Naxos, Dimitrios Lianos, deplora l’atteggiamento di alcuni isolani. I pescatori “vivono del mare e quindi devono proteggere l’ambiente marino, è la loro ricchezza!”.

LE RESPONSABILITA’ DEI TURISTI. Da diversi anni l’Ong ambientalista Wwf lancia l’allarme, visto che il settore turistico rappresenta un quarto del Pil greco. “Circa il 25% della produzione di rifiuti di plastica in Grecia è dovuta all’afflusso di turisti durante l’estate”, afferma Achilleas Plitharas, responsabile del programma di riduzione dei rifiuti di plastica del Wwf Grecia. La Grecia, che ha una popolazione pari a circa un sesto di quella della Francia o dell’Italia, produce circa 700.000 tonnellate di rifiuti di plastica all’anno, pari al 2,5% dei rifiuti di plastica prodotti dai Paesi del Mediterraneo, contro il 21,1% dell’Italia e il 15,1% della Francia, secondo uno studio della Ong. “Molte delle misure adottate nelle direttive europee purtroppo non sono applicate in Grecia”, spiega l’esperto ambientale. I sacchetti di plastica vengono ancora distribuiti nei mercati e nelle panetterie. E le cannucce di plastica non sono rare, nonostante l’Ue ne abbia vietato la commercializzazione da oltre un anno. Eppure la Grecia ha imposto una tassa di 9 centesimi sui sacchetti di plastica dal 2018.

foca monaca

Sea Shepherd alla difesa della foca monaca del Mediterraneo

L’Ong Sea Shepherd ha lanciato all’inizio di giugno una campagna per difendere la foca monaca mediterranea nel parco marino protetto di Alonissos, in Grecia, dove questo mammifero marino a rischio di estinzione vive in comunità. La MV Emanuel Bronner, una delle sette navi della flotta di Sea Shepherd, ha iniziato i suoi giri giorno e notte per monitorare l’area di 3.000 chilometri quadrati e prevenire “qualsiasi minaccia, specialmente durante l’alta stagione estiva“, per la foca mediterranea Monachus monachus, secondo una dichiarazione dell’Ong inviata a Afp.

Nel luglio 2021, una di queste foche simbolo dell’isola greca di Alonissos è stata uccisa da un colpo di arpione, suscitando l’indignazione dei residenti e degli ambientalisti. Quest’estate, Sea Shepherd-Grecia e Sea Shepherd-Italia “uniranno le forze per la prima volta” in questa campagna per proteggere la foca monaca, una specie che è stata recentemente classificata come “in pericolo critico“. Quasi la metà della popolazione mondiale di questi mammiferi marini risiede nelle acque greche, in particolare sulle spiagge di Alonissos e delle sue isolette nel Mar Egeo. Nel 2015 si stimava che fossero circa 600 in tutto il mondo.

In collaborazione con il ministero dell’Ambiente greco, la Guardia Costiera greca e le autorità del Parco Nazionale di Alonissos, Sea Shepherd afferma che prenderà di mira la pesca illegale in queste acque protette, il trasporto marittimo dove è vietato a causa dei rischi per l’ecosistema e il degrado delle piante acquatiche di Posidonia, che favoriscono la vita acquatica e sono protette nel Mediterraneo. Tutte queste pratiche sono le maggiori minacce per la foca monaca, ma anche per le altre specie protette di Alonissos.

(Photo credits: James Watt / NOAA / AFP)