Ia, Urso lancia ‘quadrilatero’ italiano e Hub: “Presto decreto collegato alla Manovra in Cdm”

Un “quadrilatero” dell’innovazione e l’hub per lo sviluppo sostenibile. E’ la strategia italiana per mettere a servizio del mondo produttivo l’Intelligenza artificiale. Durante l’audizione in commissione Ambiente del Senato il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, mette in fila le mosse del governo per indirizzare le enormi potenzialità di questa tecnologia tutta nuova (e ancora da scoprire appieno) e ridurre al minimo i rischi che potrebbe generare. Partendo da due eventi: la partecipazione del Mimit al Summit sulla sicurezza a Bletchley Park e la riunione trilaterale con Francia e Germania del novembre scorso a Palazzo Piacentini, fondamentali tappe negoziali per un approccio sulle regole per per le imprese Ue.

Poi ci sono i passi europei, come l’Ai Act approvato lo scorso mese di marzo dall’Europarlamento, al quale l’Italia per prima ha voluto ispirare il proprio disegno di legge per indirizzare lo sviluppo e l’adozione di tecnologie di Intelligenza artificiale. “Ma il governo non si è solo concentrato sulle regole – spiega Urso -, iniziando anche a tratteggiare un quadro di politica industriale che andrà via via sempre più concretizzandosi, non solo grazie al ddl ora al vaglio del Parlamento, ma anche grazie al disegno di legge collegato alla manovra economica sulle nuove tecnologie abilitanti, che presenteremo in Cdm e poi in Parlamento nei prossimi mesi” e che sarà “finanziato col fondo sulla sostenibilità“.

Le direttrici su cui l’esecutivo si sta muovendo riguardano “le nuove politiche industriali“, sintetizzabili “su tre livelli – sottolinea il responsabile del Mimit -. Favorire la ricerca applicata industriale per far emergere nuove idee, ricerche e brevetti, e di questo di occuperemo nel collegato. C’è poi un secondo livello, sostenere lo sviluppo strumentale e un terzo su come aumentare la diffusione della Ia tra le imprese in generale e, soprattutto, tra le pmi“. Sul primo punto “siamo all’opera con l’avvio fondazione ‘Ia for industry’, che si è insediata a Torino e che completa il quadro di una ricerca industriale italiana sull’Ia volta ad ammodernare il comparto industriale in tutte le sue componenti critiche“, spiega. Aggiungendo che questo era “l’elemento che mancava” alla strategia italiana, perché la fondazione lavorerà assieme “anche ad altre strutture che già operano in questo campo e che potremo delineare come una sorta di quadrilatero: Genova, Bologna, Torino e Pavia“.

Nel capoluogo ligure “si trova l’Istituto italiano di tecnologia, con una dotazione annuale di circa 100 milioni di euro, che opera già da tempo e dedicherà una parte consistente del suo bilancio all’Intelligenza artificiale, concentrandosi sulla ricerca di base“, continua Urso. “Il secondo angolo è Bologna, con il Cineca e il Supercomputer Leonardo, tra i primi 5 al mondo per capacità di calcolo sull’Ia, dove si allenano molti algoritmi Ia prodotti da aziende europee, non soltanto italiane“. A completare il quadro è “il necessario sviluppo dell’hardware, che soprattutto per quanto riguarda i semiconduttori è rappresentato dal quarto angolo, quello che si sta sviluppando a Pavia con la fondazione Chips.IT“.

La partita dell’Ia è centrale anche in chiave G7, di cui l’Italia detiene la Presidenza. Infatti, in questo consesso è stata avanzata la proposta di un AI Hub per lo sviluppo sostenibile, “grazie al lavoro congiunto con Undp – continua il ministro – per rafforzare il ruolo del nostro Paese come parte integrante, trainante e innovativa dell’ecosistema globale sull’Intelligenza artificiale“. L’idea è di portar avanti il progetto “nel pieno spirito del Piano Mattei, volto a rafforzare la cooperazione e lo sviluppo dei paesi del Sud del Mondo, e dell’Africa in particolare, nella logica di mutuo scambio e mutuo sviluppo“. E per questo, conclude Urso, “ritengo che l’apertura di un centro internazionale in materia di intelligenza artificiale in Italia, auspicabilmente in congiunzione con la neo inaugurata Fondazione di Torino, possa rappresentare una grande opportunità per le imprese italiane, che si troverebbero così al cuore di un ecosistema industriale dell’Ia che guarda al mondo“.

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Vola il mercato italiano intelligenza artificiale (+53%). Ma 3,8 milioni di posti di lavoro sono a rischio

Non solo ChatGPT. Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia cresce in maniera impetuosa, tanto da aver fatto registrare nel 2023 un aumento del 53%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro. Gran parte degli investimenti riguarda soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali, mentre sono ancora limitati al 5% (38 milioni di euro) i progetti di Generative AI. Sei grandi imprese italiane su dieci hanno già avviato un qualche progetto di intelligenza artificiale, almeno a livello di sperimentazione. A rivelarlo è la ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno ‘AI al centro: novità, applicazioni e regole’.

L’argomento incuriosisce, e molto. Nel 2023 quasi tutti gli italiani (98%) ne hanno sentito parlare e più di uno su quattro (29%) ne ha una conoscenza medio-alta. C’è grande interesse, dunque, ma anche una certa confusione: 3 su 4 hanno sentito parlare di ChatGPT (e uno su 4 ha interagito), ma solo il 57% conosce il termine ‘Intelligenza Artificiale Generativa’. Ben il 77% degli italiani (+4 punti percentuali rispetto al 2022) guarda con timore al tema, soprattutto in relazione ai possibili impatti sul mondo del lavoro. Tuttavia, solo il 17% è fermamente contrario all’ingresso dell’IA nelle attività professionali.

Perché il vero tema del futuro è proprio questo. Già oggi, in Italia, l’intelligenza artificiale ha un potenziale di automazione del 50% di posti di lavoro equivalenti, ma da qui a 10 anni, le nuove capacità delle macchine potrebbero svolgere il lavoro di 3,8 milioni di persone in Italia. Come spiega Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence nel valutare il reale impatto sul lavoro, però, bisogna tenere in considerazione le previsioni demografiche che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, prospettano un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti entro il 2033. In questa prospettiva, “la possibile automazione di 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti appare quasi una necessità per ribilanciare un enorme problema che si sta creando, più che un rischio”.

Gli investimenti, però, non si fermano e il 90% del mercato dell’IA è dovuto alle grandi imprese. Il resto è suddiviso in modo equilibrato tra Pmi e pubblica amministrazione. La quota più significativa del mercato italiano (29%) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati, il 27% è per progetti di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato, il 22% per algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze, il 10% analisi di video ed immagini, 7% Process Orchestration Systems, il 5% Generative AI.

Mattarella: “Giovani disorientati da mondo debole nel contrastare crisi ambientale sempre più minacciosa”

Guerre, ascolto, pace, lavoro, diritti, unità. Sono alcune delle parole chiave utilizzate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio consegnato agli italiani nell’ultimo giorno dell’anno, il nono tra il primo mandato e l’inizio del secondo. Dallo studio della sala della Vetrata, al Quirinale, con alle spalle l’albero di Natale e le bandiere italiana, europea e della Repubblica, il capo dello Stato guarda al 2024 ricordando che “non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo”.

Perché “sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità”. Ma allo stesso tempo il presidente sottolinea: “Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. La violenza. Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate”.

Il pensiero corre alle “devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla”. E alla “orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”.

Il monito di Mattarella è chiaro: “La guerra, ogni guerra, genera odio. E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti”.

Il presidente della Repubblica lancia un messaggio semplice, ma potente. “È indispensabile – dice – fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”. Mattarella aggiunge: “Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”. Ma “sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace”. E “per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi”.

Il capo dello Stato si rivolge, poi, come spesso accade, direttamente ai giovani, con i quali costruisce fin dal suo primo mandato un filo diretto. “L’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete”.

Mattarella mette in luce che “rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento – continua – che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”. Ma “in una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Un passaggio importante del suo discorso, il presidente della Repubblica lo dedica all’importanza di “ascoltare”, a cui attribuisce anche il significato di “saper leggere la direzione e la rapidità dei mutamenti che stiamo vivendo. Mutamenti che possono recare effetti positivi sulle nostre vite. La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali”.

Mattarella afferma: “Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile”. Per il capo dello Stato “viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto” per “definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”. Perché “la democrazia è fatta di esercizio di libertà” che “quanti esercitano pubbliche funzioni, a tutti i livelli, sono chiamati a garantire” e che sia “indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.

Mattarella, infine, ricorda, a tutti, che “la forza della Repubblica è la sua unità”, ma “non come risultato di un potere che si impone”. L’unità della Repubblica “è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace”. Valori che ha incontrato “nella composta pietà della gente di Cutro”, nella “operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano Romagna mia” o “negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà”.

Il presidente della Repubblica, prima di augurare buon anno alle italiane e agli italiani, lascia un ultimo messaggio: “Uniti siamo forti”.

 

 

Photo credit: sito Presidenza della Repubblica

L’intelligenza artificiale farà triplicare il consumo di energia dei data center

Secondo un nuovo rapporto della società di venture capital Accel, i giganti tecnologici statunitensi hanno aggiunto 2,4 trilioni di dollari alle loro capitalizzazioni di mercato in un anno grazie anche al boom dell’intelligenza artificiale generativa. Accel, nel suo rapporto annuale Euroscape , ha indicato i valori dei prezzi delle azioni di grandi aziende tecnologiche come Apple, Microsoft, Alphabet, Amazone Nvidiaè aumentato in media del 36% anno su anno. Proprio Nvidia è entrata per la prima volta nel club dei trilionari, con il colosso statunitense dei chip che ora vale oltre mille miliardi di dollari.

I chip ad alte prestazioni di Nvidia alimentano molti modelli avanzati di intelligenza artificiale generativa, che producono nuovi contenuti da enormi volumi di dati di addestramento. Tutti questi movimenti di dati potrebbero però far lievitare di molto e in fretta il consumo globale di elettricità, che ora secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, vale tra l’1 e l’1,5% considerando i data center. E David Groarke, amministratore delegato del consulente Indigo Advisory Group, in una recente intervista a S&P, ha rivelato: “In termini di numeri macro, entro il 2030 l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare dal 3% al 4% della domanda globale di energia. Google ha affermato che in questo momento l’intelligenza artificiale rappresenta dal 10% al 15% del loro consumo energetico, ovvero 2,3 TWh all’anno”.

Un’analisi pubblicata recentemente su Joule è una delle prime a quantificare la domanda che si sta rapidamente materializzando. Il proseguimento delle attuali tendenze in termini di capacità e adozione dell’intelligenza artificiale porterà Nvidia a spedire 1,5 milioni di unità server di intelligenza artificiale (Ai) all’anno entro il 2027. Questi 1,5 milioni di server, funzionanti a piena capacità, consumerebbero almeno 85,4 terawattora di elettricità all’anno: più di quello che molti piccoli paesi consumano in un anno, secondo la nuova valutazione.

L’analisi è stata condotta da Alex de Vries, data scientist presso la banca centrale dei Paesi Bassi e Ph.D. candidato alla Vrije University Amsterdam, dove studia i costi energetici delle tecnologie emergenti. In precedenza de Vries era diventato famoso per aver lanciato l’allarme sugli enormi costi energetici del mining e delle transazioni di criptovalute. Ora ha rivolto la sua attenzione all’ultima moda tecnologica. De Vries ha stimato che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa come ChatGPT in ogni ricerca su Google richiederebbe più di 500.000 server A100 HGX di Nvidia, per un totale di 4,1 milioni di elaborazioni unità grafiche o GPU. Con una richiesta di potenza di 6,5 kW per server, ciò comporterebbe un consumo giornaliero di elettricità di 80 GWh e un consumo annuale di 29,2 Twh. Ma un’adozione così diffusa con gli attuali hardware e software è improbabile a causa dei vincoli economici e della catena di fornitura dei server, ha affermato de Vries nel commento. Quel volume di server Nvidia attualmente non esiste e il costo per produrne un numero simile potrebbe arrivare fino a 100 miliardi di dollari. “In sintesi, mentre la rapida adozione della tecnologia AI potrebbe potenzialmente aumentare drasticamente il consumo energetico di aziende come Google, ci sono vari fattori legati alle risorse che potrebbero impedire il verificarsi di scenari peggiori“, ha sottolineato De Vries a S&P.

Dal 2023 al 2030, prevediamo un aumento dell’80% circa nella domanda di energia dei data center statunitensi, passando da circa 19 GW a circa 35 GW“, ha affermato Stephen Oliver, vicepresidente del marketing aziendale e delle relazioni con gli investitori di Navitas Semiconductor. La domanda di energia iniziale per l’addestramento dell’intelligenza artificiale è elevata ed è più concentrata rispetto alle applicazioni tradizionali dei data center. “Un tipico rack (la struttura meccanica di sostegno su cui sono poi montate le parti hardware vere e proprie, ndr) che consuma da 30 kW a 40 kW, con processori AI, come Nvidia Grace Hopper H100, è 2-3 volte la potenza nello stesso rack, quindi abbiamo bisogno di una nuova tecnologia nei convertitori di potenza“, ha continuato Oliver intervistato da S&P. “Lo vediamo spuntare in tutto il mondo e mentre nomi familiari come Amazon Web Services, Microsoft e Google gestiscono i data center stessi, l’hardware è progettato e costruito da aziende con sede a Taiwan come Delta, Lite On e Chicony“.

Nel dettaglio per David Groarke, amministratore delegato del consulente Indigo Advisory Group, la fascia di applicazioni che consuma davvero molta energia è quella relativa all’apprendimento delle lingue, che necessita di più memoria e spazio di archiviazione. Queste sono cose come le reti neurali che necessitano di migliaia di GPU. Constance Crozier, assistente professore presso la H. Milton Stewart School of Industrial and Systems Engineering della Georgia Tech, ha affermato che l’addestramento di qualcosa come ChatGPT utilizza circa 1 miliardo di volte la potenza necessaria per eseguirlo, ma per usi finali così popolari, la potenza aggregata consumata dall’esecuzione può diventare significativo o addirittura più grande.

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L’algoritmo che prevede forti repliche di scosse di terremoto

Un algoritmo per valutare la probabilità di forti repliche di scosse di terremoto, basato su dati e informazioni dei cataloghi sismici della California.

Il nuovo studio arriva da Stefania Gentili dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS e Rita Di Giovambattista dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ed è stato pubblicato su Physics of the Earth and Planetary Interiors.

I terremoti non si verificano in maniera omogenea né nel tempo né nello spazio: una prima scossa sismica particolarmente forte, infatti, è spesso seguita da una serie di repliche successive, anche a distanza di settimane o mesi nella medesima area. A volte può accadere che ad una scossa di magnitudo elevata, seguano repliche simili o di magnitudo maggiore. Algoritmi di machine learning, una branca dell’intelligenza artificiale, sono stati applicati per valutare la probabilità che un evento di magnitudo superiore a 4 sia seguito da un forte evento.

Gli algoritmi di machine learning funzionano per apprendimento e hanno bisogno di una grande quantità di dati per essere addestrati. Quello che abbiamo proposto, chiamato NESTORE, sin dalle prime ore dopo il primo forte evento fornisce indicazioni sulla probabilità che avvengano repliche di intensità simile o maggiore“ racconta Stefania Gentili del Centro di Ricerche Sismologiche dell’OGS. “In questo studio, abbiamo utilizzato cataloghi di terremoti avvenuti in California, una zona sismicamente molto attiva e per questo molto ben monitorata e analizzata. NESTORE è stato in grado di prevedere l’accadimento di forti terremoti anche con ampio anticipo nell’ottanta percento dei casi analizzati, con un numero di falsi allarmi inferiore al 20%. Le repliche di magnitudo rilevante possono avere ulteriori impatti su edifici, strutture e infrastrutture già danneggiati dai sismi precedenti e comportare nuovi rischi per la popolazione”, continua la ricercatrice, precisando che “avere possibili indicazioni probabilistiche sul loro accadimento sarebbe estremamente utile”.

Per validare statisticamente il metodo e favorirne l’applicazione ad un ampio numero di eventi in diverse aree tettoniche, il software verrà reso disponibile alla comunità scientifica.

Il paper, intitolato Forecasting strong subsequent earthquakes in California clusters by machine learning, è frutto di una lunga ricerca che si inserisce nell’ambito del progetto ‘Analisi di sequenze sismiche per la previsione di forti repliche’, coordinato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, e a cui partecipano l’INGV e l’ente di ricerca giapponese The Institute of Statistical Mathematics (ISM).

Il progetto è inserito nel Protocollo Esecutivo 2021-2023 di cooperazione scientifico-tecnologica bilaterale tra Italia e Giappone e compreso tra gli undici progetti di grande rilevanza ammessi dall’accordo sottoscritto a gennaio dello scorso anno.

L’obiettivo è di migliorare le capacità di stimare la probabilità di futuri forti repliche, già a partire da poche ore dopo la prima scossa rilevante, rendendo l’algoritmo sempre più robusto, ovvero addestrandolo affinché fornisca stime di probabilità sempre più affidabili.

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IA e agricoltura 4.0 vanno di pari passo con il Green Deal Ue

Digitalizzazione e transizione verde sono un binomio inscindibile nella strategia a lungo termine dell’Ue, ma, come ha recentemente ammesso il vicepresidente della Commissione europea per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, “dobbiamo calcolare l’impatto ambientale della trasformazione digitale, perché i settori delle nuove tecnologie diventeranno i più inquinanti”. A questo obiettivo può contribuire l’intelligenza artificiale (IA), in particolare nei suoi risvolti positivi nel settore agricolo, come ha rilevato uno studio pubblicato dalla commissione speciale per l’Intelligenza artificiale (Aida) del Parlamento europeo.

Le applicazioni di intelligenza artificiale in questo ambito si concentrano principalmente sui sistemi agricoli intensivi e industrializzati: i dati necessari sono generati da tecnologie di telerilevamento (satelliti, aerei e droni) e attraverso sensori a terra, per l’identificazione dello stress idrico, il monitoraggio delle malattie delle colture, la mappatura delle erbe infestanti e la previsione della resa delle colture. Il caso più avanzato è l’agricoltura di precisione, dove l’elaborazione dei dati attraverso l’IA consente agli agricoltori di prendere decisioni sulla gestione più efficiente di fertilizzanti e pesticidi: per esempio, le telecamere installate sulle macchine agricole possono generare immagini delle piante sul campo da elaborare attraverso deep learning per riconoscere in tempo reale le erbacce, che saranno estirpate in modo mirato dalle macchine stesse. Con questo processo si prevede di ridurre l’uso degli erbicidi del 77%.

Ma è soprattutto sul piano della riduzione delle emissioni che l’intelligenza artificiale può fare la differenza. L’agricoltura è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra dell’Ue e una soluzione per la riduzione del consumo di carburante delle macchine agricole può arrivare dallo sviluppo delle pratiche di precisione implementate dalle nuove tecnologie. Non va poi dimenticato il contributo per diminuire le emissioni di diossido di azoto dai terreni agricoli. Un effetto noto delle nuove tecnologie è l’aumento delle rese e la gestione della salute del suolo, portando a una minore pressione per l’espansione della superficie agricola e liberando colture e pascoli su suoli organici: l’intelligenza artificiale può diminuire i costi del monitoraggio e analizzare l’efficacia delle misure sul contenuto di carbonio nel suolo.

C’è poi un ultimo aspetto su cui le tecnologie di IA possono dare un contributo alle ambizioni del Green Deal europeo: la riduzione del consumo d’acqua. L’intelligenza artificiale può essere utilizzata – attraverso immagini satellitari e informazioni sui volumi delle precipitazioni – per determinare l’umidità del suolo e altri parametri rilevanti per gli agricoltori, guidandoli a fare un uso più efficiente dell’irrigazione. L’ottimizzazione della gestione idrica dipende anche da informazioni meteorologiche accurate e l’IA può essere sfruttata sia migliorare le previsioni (anche a livello di singola azienda agricola), sia per sviluppare modelli di adattamento ai cambiamenti climatici.

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Al centro degli obiettivi verdi Ue c’è l’intelligenza artificiale

Al servizio della transizione verde. Energia, trasporti, agricoltura, economia circolare: sono innumerevoli i benefici dell’uso dell’intelligenza artificiale (IA) per gli obiettivi del Green Deal dell’Ue, che consentono il pieno dispiegamento delle nuove tecnologie nell’economia e nella società dei 27 Paesi membri. Lo ha rilevato uno studio pubblicato dalla commissione speciale per l’Intelligenza artificiale (Aida) del Parlamento europeo, che ha costituito la base per la relazione finale non-legislativa. Tra le applicazioni più promettenti ci sono quelle che nell’ambito energetico permettono di ridurre i consumi nelle costruzioni, nel trasporto e nell’efficienza energetica.

Il settore dell’edilizia è responsabile di circa il 40% del consumo di energia nell’Ue e per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni di gas serra non è possibile prescindere dalla promozione del rinnovamento edilizio. L’intelligenza artificiale può contribuire alla profilazione e alla stima della domanda, oltre al rilevamento dei guasti: per esempio, con le nuove tecnologie si possono individuare comportamenti anomali di consumo energetico degli utenti. Inoltre, l’IA ha il potenziale per sostenere l’efficienza delle risorse, la riduzione dei rifiuti nelle costruzioni e contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di raddoppiare il tasso di rinnovamento edilizio indicato dalla Commissione Ue.

Decisivo l’uso dell’intelligenza artificiale per l’integrazione delle energie rinnovabili nei sistemi energetici. Un processo che porterà a produttori più decentralizzati e a forniture influenzate dalle condizioni meteorologiche (come l’eolico) e dalle ore del giorno (il fotovoltaico), con la necessità di soluzioni flessibili per lo stoccaggio. Di qui la possibilità di utilizzare reti elettriche intelligenti ( smart grid ) con sistemi di controllo centrale basati sull’IA che ottimizzi la generazione, l’immagazzinamento e il consumo di energia, bilanciando le fluttuazioni di potenza delle rinnovabili. Attraverso queste applicazioni si può anche attingere alle previsioni meteorologiche, alla domanda di energia, ai prezzi e ai dati dei dispositivi di rete per automatizzare i processi di previsione in tempo reale.

Tra i benefici dell’IA non può essere dimenticato il settore dei trasporti, dal momento in cui lo sviluppo di veicoli elettrici è cruciale per gli obiettivi della decarbonizzazione, a condizione che si passi alle energie rinnovabili per la produzione di elettricità. L’intelligenza artificiale può impattare sulla gestione delle batterie – permettendo di utilizzarle come opzione di stoccaggio per la rete – oltre a ottimizzare la ricarica dei veicoli nei momenti di alta fornitura. Da tenere in considerazione anche il fatto che il consumo di energia dei veicoli dipende da diversi fattori, come l’efficienza del motore, l’aerodinamica, il peso e la resistenza degli pneumatici: tutti aspetti che l’IA può aiutare a ottimizzare in fase di progettazione, in particolare per la gestione della potenza e la riduzione dei consumi di risorse.