Inflazione, ad agosto +0,2% mensile e +1,1% annuale

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, l’andamento dell’Inflazione in Italia. Secondo Istat, ad agosto l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e dell’1,1% su base annua (da +1,3% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

Ad agosto l’inflazione rallenta a +1,1%, beni energetici accentuano calo a -6,1%

Ad agosto, secondo le stime preliminari, l’inflazione rallenta, scendendo a +1,1% (dall’1,3% di luglio). La decelerazione si deve all’ampliarsi della flessione dei prezzi dei beni (da -0,1% a -0,5%), che si confronta con l’accelerazione della dinamica dei prezzi dei servizi (da +3,0% a +3,2%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni si porta dunque a +3,7 punti percentuali (dai +3,1 di luglio). Lo rileva l’Istat.

L’evoluzione dei prezzi dei beni riflette, in primo luogo, quella dei prezzi dei Beni energetici, che accentuano la loro discesa su base annua (da -4,0% a -6,1%; -0,6% sul mese), nonostante le spinte al rialzo registrate nel settore dei Beni energetici regolamentati. Più in dettaglio, nell’ambito dei Beni energetici non regolamentati (da -6,0% a -8,6%; -1,0% rispetto a luglio), pesa l’inversione di tendenza dei prezzi del Gasolio per mezzi di trasporto (da +3,1% a -5,8%; -2,2% il congiunturale), della Benzina (da +0,7% a -5,3; -1,9 da luglio) e del Gasolio per riscaldamento (da +3,1% a -5,6%; -2,6% da mese), solo in parte compensata dalla flessione meno marcata dei prezzi di Gas di città e gas naturale mercato libero (da -19,7% a -13,4%; -0,5% su base mensile) e di Energia elettrica mercato libero (da -18,2% a -17,4%; +0,6% da luglio).

Per quanto riguarda la componente regolamentata, l’accelerazione su base tendenziale dei prezzi (da +11,7% a +14,0%; +3,2% il congiunturale) è interamente condizionata dall’andamento di quelli del Gas di città e gas naturale mercato tutelato (da +32,4% a +36,3%; +5,3% da luglio), mentre i prezzi dell’Energia elettrica mercato tutelato restano stabili (a -9,7%; nullo il congiunturale).

I prezzi dei Beni alimentari nel complesso tendono ad accelerare lievemente (da +0,9% a +1,0%; +0,3% rispetto al mese precedente), mostrando andamenti contrapposti delle sue sotto-componenti: quella dei Beni alimentari lavorati è in moderata accelerazione (da +1,6% a +1,8%; +0,9% da luglio); quella dei Beni alimentari non lavorati, invece, amplia seppur di poco la sua flessione (da -0,4% a -0,5%; -0,6% su base mensile). In particolare, per la componente non lavorata, ampliano la flessione sia i prezzi di Frutta fresca e refrigerata (da -2,4% a -2,8%; -3,7% da luglio) sia quelli dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da -3,3% a -3,9%; -0,4% il congiunturale).

Nel comparto dei servizi, il ritmo di crescita su base annua dei prezzi aumenta del 3,2% (da +3,0%; +0,4% sul mese). A un maggiore livello di dettaglio, accelerano i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,2% a +2,9%; +1,9% da luglio), a causa soprattutto degli andamenti dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri (da -12,6% a -4,8%; +16,3% il congiunturale) e del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da -5,7% a -1,0%; +31,4% rispetto al mese precedente), connessi a fattori stagionali; di contro, decelerano seppur di poco i prezzi dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,7% a +2,5%; +0,1% da mese).

L’impatto dell’evoluzione dei prezzi delle diverse tipologie di prodotto sul tasso di inflazione del mese di agosto è misurato dai contributi alla variazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo.

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Inflazione in lieve rialzo a giugno, ma resta stabile rispetto a un anno fa

L’inflazione resta stabile a giugno rispetto a un anno fa. Lo dicono i dati elaboratori dall’Istituto nazionale di statistica, che nello scorso mese stima che “l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua come nel mese precedente, confermando la stima preliminare“.

Risultano in rallentamento principalmente i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +0,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,3% a +4,0%), dei Beni durevoli (la cui flessione si amplia da -0,7% a -1,0%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +2,2%); per contro, si attenua ancora la flessione dei prezzi degli energetici non regolamentati (da -13,5% a -10,3%), accelerano quelli dei regolamentati (da +0,7% a +3,5%) e dei Beni alimentari lavorati (da +1,8% a +2,0%).

Bene anche il cosiddetto ‘Carrello della spesa’, che continua a reggere. “I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +1,8% a +1,2%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,5% a +2,0%)“, spiega l’Istat. “L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+2,3%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei Beni alimentari lavorati (+0,3%)“.

Gli effetti di questi aumenti “sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,0%), dei Beni energetici non regolamentati (-0,9%) e dei Beni durevoli (-0,3%)“, prosegue l’analisi. “L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,9% per la componente di fondo“, inoltre “l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dello 0,9% su base annua (da +0,8% di maggio), confermando la stima preliminare“, sottolinea l’Istituto nazionale di statistica. Infine, “l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione congiunturale nulla e un aumento dello 0,8% su base annua“.

Il tasso di risparmio e di investimento delle famiglie dell’eurozona

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Nell’infografica interattiva di GEA, il tasso di risparmio e di investimento delle famiglie dell’eurozona. Secondo Eurostat, il tasso di risparmio si è attestato al 15,3% nel primo trimestre del 2024 (rispetto al 14,1% del quarto trimestre del 2023), ovvero il valore più alto dal secondo trimestre del 2021. Allo stesso tempo, il tasso di investimento delle famiglie nell’area dell’euro è leggermente diminuito dal 9,6% al 9,5% nel primo trimestre del 2024. Si tratta del valore più basso dal primo trimestre 2021. Una leggera diminuzione, poiché, spiega Eurostat, “gli investimenti fissi lordi sono aumentati dell’1,1%, a un ritmo inferiore rispetto al reddito disponibile lordo (+2,1%)”.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Inflazione, gli indici dei prezzi al consumo per divisioni di spesa

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA gli indici dei prezzi al consumo per divisioni di spesa. Istat stima che a maggio “la dinamica tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo resta stabile a +0,8%, principalmente a causa dell’ampliarsi della flessione dei prezzi della divisione di spesa Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -9,0% a -9,5%) e della decelerazione dei prezzi di Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +2,5% a +2,0%), Bevande alcoliche e tabacchi (da +2,7% a +2,2%), Mobili, articoli e servizi per la casa (da +1,0% a +0,7%) e Abbigliamento e calzature (da +1,5% a +1,2%)”. Un sostegno all’inflazione si deve, invece, all’accelerazione su base tendenziale dei prezzi di altre divisioni, tra cui Trasporti (da +2,0% a +2,5%) e Ricreazione, spettacoli e cultura (da +0,8% a +1,5%).

INFOGRAFICA INTERATTIVA Un anno di inflazione in Italia

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA l’andamento dell’inflazione in Italia. A maggio l’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua (come nel mese precedente), confermando la stima preliminare.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Inflazione, ad aprile rallenta a +0,1% mensile e +0,8% annuale

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, l’andamento dell’inflazione in Italia. Ad aprile, secondo quanto comunicato dall’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +1,2% del mese precedente): la stima preliminare era +0,9%.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Inflazione, i prezzi al consumo per settori

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, gli indici dei prezzi al consumo per divisione di spesa. Secondo Istat, ad aprile la dinamica tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo torna a +0,8% (come a inizio anno), principalmente a causa dell’ampliarsi della flessione dei prezzi della divisione di spesa Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da -6,9% a -9%) e della decelerazione dei prezzi di Mobili, articoli e servizi per la casa (da +1,5% a +1,0%), di Altri beni e servizi (da +3,1% a +2,6%), di Trasporti (da +2,4% a +2,0%) e di Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +2,9% a +2,5%). Un sostegno all’inflazione si deve, invece, all’accelerazione su base tendenziale dei prezzi di altre divisioni, tra cui Bevande alcoliche e tabacchi (da +1,5% a +2,7%) e Servizi ricettivi e di ristorazione (da +4% a +4,4%).

INFOGRAFICA INTERATTIVA Il rischio di povertà in Italia: Regioni del Sud ai primi posti

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, gli indicatori di povertà o esclusione sociale per regione. Secondo Istat, nel 2023, il 22,8% della popolazione era a rischio di povertà o esclusione sociale: valore in calo rispetto al 2022 (24,4%) a fronte di una riduzione della quota di popolazione a rischio di povertà, che si attesta al 18,9% (da 20,1% dell’anno precedente). Rispetto al 2022 si osserva un aumento delle condizioni di grave deprivazione (la quota era del 4,5%) in particolare al Centro e al Sud e nelle Isole. A livello regionale, si osserva una riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale in particolare in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, e Campania, dovuto alla diminuzione di tutti e tre gli indicatori (rischio di povertà, grave deprivazione e bassa intensità di lavoro). Inoltre, il rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce in Lombardia con una riduzione marcata degli individui in famiglie a bassa intensità di lavoro ma con un aumento della grave deprivazione. In Calabria, invece, peggiorano i tre indicatori e aumenta soprattutto la grave deprivazione.

Record storico famiglie in povertà assoluta: cresce al Nord. Inflazione spinge spesa

Sono 5,7 milioni gli italiani in povertà assoluta nel 2023, pari all’8,5% delle famiglie residenti. Un aumento rispetto al 2022 (8,3%), toccando così il massimo storico. È quanto mette in evidenza l’Istat nelle sue stime preliminari che mettono in luce un peggioramento rispetto al 2022 della condizione delle famiglie che hanno come persona di riferimento un lavoratore dipendente: l’incidenza di povertà assoluta raggiunge il 9,1%, dall’8,3% del 2022, e riguarda oltre 944mila famiglie. A pesare sulle famiglie è anche l’inflazione che spinge la spesa: la spesa media delle famiglie è cresciuta da 2.519 a 2.728 euro mensili, con un aumento in valori correnti dell’8,3%.
In generale, secondo l’Istat, la presenza di figli minori continua a essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio nel 2023, e dunque l’incidenza di povertà assoluta si conferma più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%. I minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono pari a 1,3 milioni.

Nel Nord, dove le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022, l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è sostanzialmente stabile (8,0%), mentre si osserva una crescita dell’incidenza individuale (9,0%, dall’8,5% del 2022). Il Mezzogiorno mostra anch’esso valori stabili e più elevati delle altre ripartizioni (10,3%, dal 10,7 del 2022), anche a livello individuale (12,1%, dal 12,7% del 2022). Rispetto al 2022, le incidenze di povertà sono stabili tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico.

In totale, secondo la Coldiretti sulla base dei dati del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead), sono 3,1 milioni le persone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. L’emergenza riguarda ben 630mila bambini sotto i 15 anni – rileva Coldiretti -, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni.

Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori si tratta di “dati drammatici e vergognosi, non degni di un Paese civile”. “Un dato che dipende in primo luogo dal caro bollette e dall’inflazione che hanno fatto decollare i prezzi di beni necessari ed essenziali, dalla pasta all’olio, dal riso al latte, rincari contro i quali il Governo Meloni non solo non ha fatto nulla, inventandosi solo la sceneggiata del Trimestre Anti-inflazione, ma ha peggiorato le cose, togliendo gli sconti su luce, gas e carburanti sia alle famiglie che alle imprese”, spiega. Secondo il presidente del Codacons Carlo Rienzi “le misure attuate dal Governo per mitigare gli effetti dell’inflazione, a partire dal paniere salva-spesa, non hanno prodotto gli effetti sperati”. Per questo, i rincari “vanno contrastati con misure efficaci e strutturali e non con provvedimenti spot inadeguati a tutelare le tasche delle famiglie”, conclude Rienzi.

Per quanto riguarda la spesa delle famiglie, il dato cresce in termini correnti del 3,9% rispetto all’anno precedente. In termini reali invece si riduce dell’1,8% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo), senza particolari differenze tra le famiglie più o meno abbienti. L’aumento è stato più accentuato nel Mezzogiorno (+14,3%), dove la spesa è salita da 1.955 a 2.234 euro mensili, e nel Centro (+11,4%), dove è cresciuta da 2.651 a 2.953 euro mensili. Nel Nord, invece, l’incremento è stato del 4,5% (dai 2.837 euro mensili del 2014 ai 2.965 del 2023), ben al di sotto del dato nazionale. Al netto dell’inflazione, nel 2023, la spesa delle famiglie diminuisce in termini reali del 10,5% rispetto al 2014.