Attese prudenti per le imprese piemontesi nel terzo trimestre. Marsiaj: “Forti turbolenze, ma insieme possiamo farcela”

Stabile, seppure con riserva, il clima di fiducia delle imprese piemontesi per il terzo trimestre del 2024, così come emerge dalla consueta indagine trimestrale, realizzata a giugno da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte, raccogliendo le valutazioni di oltre 1.300 realtà manifatturiere e dei servizi. La parola d’ordine è ‘prudenza’. Dopo un secondo trimestre in recupero, i saldi ottimisti – pessimisti per produzione (-0,1%), ordini (-1,1%) e redditività (-1,1%) si attestano su valori negativi. Il dato peggiore è quello relativo all’export (-7,2%), segno che il nostro sistema economico risente dell’incertezza globale. Per la prima volta si inverte la forbice dimensionale, con le imprese di maggiori dimensioni che esprimono attese meno positive, rispetto a quelle più piccole.

Tuttavia, il dato complessivo piemontese è sintesi di un andamento settoriale divergente. Da un lato il comparto manifatturiero, in sofferenza, con indicatori in calo e cassa integrazione in aumento, soprattutto in alcuni settori. Dall’altro, un terziario che prosegue la crescita iniziata dopo la pandemia e sembra non risentire delle tensioni sui mercati internazionali.

I dati, ricorda Andrea Amalberto, neopresidente di Confindustria Piemonte, evidenziano che sulle previsioni pesano “da un lato le incertezze legate alle varie tornate elettorali appena concluse, ma soprattutto il rallentamento della produzione industriale sia in Francia che in Germania”. E, trattandosi dei nostri due principali partner commerciali, “l’effetto sulle nostre esportazioni e soprattutto sulle filiere dentro cui operano, è immediato”. Da qui, la necessità di “accelerare” anche su Industria 5.0 che, insieme a “ulteriori incentivi sul settore auto sono strumenti a disposizione del Governo, su cui le nostre imprese devono poter contare al più presto”.

“Bisogna spingere sugli investimenti”, rilancia anche Giorgio Marsiaj, presidente uscente di Unione Industriali Torino, perché “noi imprenditori non possiamo fermarci”, anche se l’economia globale “dovrà affrontare forti turbolenze”. Di fronte a questo scenario, dice, “la via d’uscita dalle situazioni di crisi si può e si deve trovare grazie alla stretta cooperazione e al continuo dialogo tra mondo economico-industriale ed istituzioni pubbliche forti ed autorevoli, a ogni livello”. Per Marsiaj si tratta dell’ultima congiunturale: il 15 luglio, infatti, l’assemblea generale voterà per Marco Gay – ex presidente di Confindustria Piemonte – alla guida dell’associazione. “Qui non è come in azienda o a casa tua, qui le decisioni vanno condivise, serve un progetto nazionale. Per me è stata una grande esperienza”, ricorda a margine della presentazione, sottolineando che “non si vince più come Paese, soprattutto in un settore importante come la manifattura, ma dobbiamo condividere con Bruxelles una politica industriale comune”.

A livello complessivo si mantengono positivi investimenti, tasso di utilizzo degli impianti e tempi di pagamento, varia poco il carnet ordini. Come già accennato, aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, soprattutto nell’industria, che resta comunque su livelli storicamente bassi. A livello settoriale, nell’industria si registrano andamenti differenziati. I saldi ottimisti – pessimisti sono sotto la media regionale per tessile, metalmeccanica, gomma plastica, chimica e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). Restano positivi alimentare, cartario-grafico, legno, edilizia. Nel terziario, come già nelle scorse rilevazioni, tutti i comparti esprimono attese favorevoli; in particolare ICT, servizi alle imprese e trasporti.

Per il terzo trimestre del 2024, le previsioni sulla produzione delle oltre 1.300 imprese piemontesi risentono dell’incertezza economica e politica globale: il 18,6% prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 18,8% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a -0,1% (era 7,7% a marzo). Stesso trend per le attese sugli ordini, con un saldo del -1,1% in calo di oltre 6 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione. Positive le attese sull’occupazione, con il 16,3% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 9,0% che ne prevede la riduzione e un bilancio ottimisti-pessimisti pari a +7,3% (era 11,6% la scorsa rilevazione). Come negli ultimi 5 trimestri, restano negative le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -7,2%. Buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 25,9% delle rispondenti (era il 24,1% a marzo). Aumenta leggermente il ricorso alla cassa integrazione, utilizzata dal 10,4% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (78%). Il calo delle esportazioni incide negativamente sulle attese delle imprese di grandi dimensioni, invertendo la tradizionale forbice rispetto alle aziende sotto i 50 addetti, generalmente più prudenti. Nella rilevazione di giugno, infatti, le grandi imprese registrano un saldo negativo (-3,0%), mentre le piccole esprimono attese più favorevoli (+1,2%).

 

In Piemonte stato di emergenza per maltempo: danni per 25 milioni. Domani allerta in 9 regioni

Italia nella morsa del maltempo. Se infatti nel week end a essere piegate da piogge e frane sono state Piemonte e Valle d’Aosta, per la giornata di domani il dipartimento di protezione civile ha diramato l’allerta gialla in 9 regioni,  con precipitazioni, in prevalenza temporalesche, in particolare sulle aree interne ed adriatiche del centro-sud. Attenzione dunque su  Veneto,parte di Toscana e Umbria, sull’intero territorio di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basificata e su parte della Calabria. Previsto, inoltre, un rinforzo dei venti da nord-ovest, con effetti maggiori su Sardegna, Sicilia ed estreme regioni meridionali, associata a un generale calo delle temperature.

In Piemonte intanto è il giorno della conta dei danni. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha firmato la richiesta dello stato di emergenza destinato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al ministro della Protezione civile Nello Musumeci e capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, a causa delle violente precipitazioni che hanno colpito soprattutto le province del Verbano Cusio Ossola, Torino e Vercelli. In particolare è stato coinvolto il territorio della Valle Anzasca e Valle Divedro della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, dell’Alta Val Sesia in provincia di Vercelli e dell’Alta Val Susa, Valli di Lanzo, Valli Orco e Soana e Canavese della Città Metropolitana di Torino. È stata anche completata una prima stima degli interventi necessari per le somme urgenze e per il ripristino immediato dei danni provocati dalla perturbazione che ammontano a circa 25 milioni di euro, sulla base dei sopralluoghi operati in queste ore dai tecnici della direzione opere pubbliche della Regione e dalle squadre della Protezione civile. “Voglio ringraziare quanti da giorni con il loro lavoro sono in campo a supporto delle località colpite dalle piogge e per consentire il ripristino della sicurezza di strade e fiumi. In tempi molto rapidi abbiamo inviato al governo la richiesta dello stato di emergenza per poter avere da subito risorse per le opere di somma urgenza da mettere a disposizione e dei Comuni. Siamo stati colpiti da un fenomeno violentissimo, che per fortuna non ha provocato vittime e che siamo riusciti a contenere grazie alla professionalità delle nostre squadre e anche grazie alle opere di messa in sicurezza del territorio realizzate in questi anni” dichiara Cirio.

In Valle d’Aosta le criticità persistono soprattutto nella valle di Cogne dove 250 persone risultano ancora isolate a causa dell’interruzione della strada, sul cui ripristino non è al momento possibile fare delle previsioni di breve periodo. Colpito anche l’abitato di Breuil-Cervinia, fortemente danneggiato. “È una situazione difficile, ma gestita con unità”, ha spiegato Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale. “Il monitoraggio e la chiusura della strada che collega Aosta a Cogne ha permesso di evitare situazioni peggiori”, ha detto Curcio. Sulle tempistiche di ripristino del collegamento stradale tra Cogne e il fondo valle ha detto: “I tecnici oggi verificheranno i danni, finora il livello del torrente era molto alto. La strada è parecchio compromessa. Ci vorrà tempo, per il ripristino della viabilità ci potrebbero volere settimane”. Si ipotizza circa un mese. La Giunta regionale, che ha espresso vicinanza ai cittadini coinvolti, ha voluto rassicurare i turisti intenzionati a venire in Valle d’Aosta sull’agibilità delle località turistiche e sullo sforzo che sarà intrapreso per rendere accessibile la Valle di Cogne nel minor tempo possibile.

Nella giornata di domenica, per le abbondanti piogge che hanno colpito l’area settentrionale del Piemonte, squadre dei vigili del fuoco hanno operato nelle province del Verbano e di Torino per frane, smottamenti e soccorsi a persone in difficoltà. A Locana (TO) sono state trasferite ieri in una zona sicura 37 persone che erano rimaste bloccate in un ristorante a causa di una frana. A Mathi, sempre provincia di Torino, sono state evacuate precauzionalmente due famiglie residenti in abitazioni minacciate dall’esondazione del fiume Stura di Lanzo. Nella notte fra sabato e domenica i vigili del fuoco sono intervenuti tra Montanaro e San Benigno Canavese per il salvataggio di due adulti e di una neonata di 3 mesi bloccati in auto per l’innalzamento dell’acqua del torrente Orco. A Noasca (TO) esperti nella conduzione di mezzi per il movimento terra sono stati al lavoro per tutta la domenica per liberare da frane la strada che porta a Ceresole Reale. Nell’alto Verbano a Macugnaga per l’esondazione in più punti del torrente Anza squadre hanno operato per evacuare e portare in zona sicura di diverse persone. Dalle ore 5.30 di domenica l’elicottero Drago del reparto volo Piemonte ha effettuato ricognizioni aeree sulle aree interessate dal maltempo.

Caldo anomalo e raffiche di vento nel Torinese. Coldiretti: “Danni per 1 milione”

Nottata e poi giornata di forte vento in Piemonte, con temperature, nel primo giorno ufficiale di inverno, praticamente primaverili. Un clima impazzito, che ha portato il Fhon (Favonio) a soffiare fino oltre i 200 chilometri all’ora sulle creste di confine con la Francia e che ha spinto le temperature fin sopra i 20 gradi centigradi. Spiccano i 22,3 °C di Villafranca Pellice, i 21,7°c di Bra e i 21,5°C di Torino.

Durante la notte tra giovedì e venerdì i vigili del fuoco del comando di Torino hanno svolto decine di interventi a causa del vento. Lamiere, elementi costruttivi e alberi pericolanti sono stati segnalati soprattutto nella bassa Val Susa e nel Pinerolese. Tra gli interventi dei vigili del fuoco, a Villar Perosa un pino è caduto sui cavi dell’energia elettrica. A Condove un’impalcatura montata su una palazzina di tre piani è in parte caduta ingombrando la strada. A Pinerolo reti metalliche da cantiere e teloni sono volati sulla strada. Per tutta la notte i vigili del fuoco del comando di Biella, Trivero/Ponzone e Cossato hanno operato sulle strade del Biellese per mettere in sicurezza la viabilità. A Torino danni al club di golf Royal Park I Roveri, dove il percorso Trent Jones è inagibile mentre l’Hurzdan Fry sarà riaperto sabato.

Nel Torinese inizia la conta dei danni per le strutture agricole. Secondo la Coldiretti dalle comunicazioni dei soci si tocca già il milione di euro. Al momento, i territori più colpiti sono il Canavese, il Ciriacese, la Bassa valle di Susa, la zona ovest di Torino. In queste zone, durante la notte sono stati scoperchiati tetti di pagliai e fienili oltre a tettoie di stalle e tunnel di coltivazione. Molte strade vicinali di accesso ai campi sono interrotte a causa degli alberi caduti: gli agricoltori le stanno liberando con i loro mezzi. Grande spavento, in particolare, per gli allevatori che hanno dovuto tranquillizzare gli animali terrorizzati. “I nostri soci – informa il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cicici stanno comunicando danni davvero rilevanti, anche su strutture di recente costruzione realizzate seguendo l’esperienza degli agricoltori che, da generazioni, abitano il territorio. Ma un vento così eccezionale non lo immaginava nessuno“. Di fronte al vento caldo e secco che soffia su boschi e pascoli senza neve, asciutti da settimane senza pioggia, è alto il rischio di incendi innescati da piromani. Per questo Coldiretti raccomanda “massima vigilanza”.

idrogeno

Il Piemonte punta alla Hydrogen valley: sul piatto 20 mln del Pnrr

Bisogna fare in fretta, questo è certo, perché i tempi del Pnrr stringono. Ma bisogna anche fare bene, per sfruttare al meglio le risorse – che sono tante – e spingere il territorio nel futuro. E una delle sfide più impegnative è quella dell’idrogeno green e di tutte le sue applicazioni, sulla quale il Piemonte – insieme a Puglia, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Basilicata – ha puntato molto. Perché investire in una delle fonti pulite che nei prossimi anni rivoluzionerà il settore energetico significa recuperare aree industriali dismesse, creare nuova occupazione (anche per chi perderà il lavoro con la transizione dal motore termico a quello elettrico), rispettare l’ambiente e ridare alla regione e alla sua vocazione industriale un ruolo da protagonista. 

A fine marzo 2023 – dopo la firma del protocollo d’intesa con Palazzo Chigi di giugno 2022 – il Piemonte ha completato la procedura di selezione delle candidature arrivate per il bando lanciato dal ministero dell’Ambiente a fine dicembre, sulla missione 2 del Pnrr, ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, e ha approvato la graduatoria. Sette progetti sono risultati idonei e tre sono stati immediatamente finanziati per un importo complessivo di 19,5 milioni di euro. Tutti produrranno idrogeno per uso industriale, aprendo ufficialmente le danze della Hydrogen Valley piemontese. 

Un milione e 200mila euro sono andati a RF-Idra srl, società del gruppo Redfield. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di generazione di idrogeno verde da 1 MW alimentato da un impianto fotovoltaico contiguo di nuova costruzione. Verrà utilizzata, come previsto, l’area industriale dismessa di una ex fornace nel comune di Gattinara, in provincia di Vercelli, e l’idrogeno prodotto potrà essere utilizzato per alimentare i moderni forni di cottura per mattoni delle fabbriche di laterizi nelle vicinanze. Il gruppo bresciano Redfield, guidato dall’Ad Paolo Candusso, è attivo in Piemonte e nel resto del Nord Italia, con numerose iniziative nel settore del fotovoltaico utility-scale per oltre 150 MWp di potenza in avanzata fase di sviluppo.

Il secondo progetto è quello proposto da Films Spa, che a fronte di un investimento complessivo di 3.5 milioni di euro, si è vista assegnare 1.5 milioni di euro dei fondi messi a disposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La nuova realtà nascerà all’interno di un’area industriale dismessa a Premosello Chiovenda, una zona acquisita anni fa dal Gruppo Omcd e che è già stata soggetta negli ultimi anni a diversi interventi di riqualificazione ambientale, tra cui lo smaltimento delle coperture in amianto.

Ma la fetta più sostanziosa del pacchetto, pari a 16,8 milioni di euro, è andata alla raffineria Sarpom Spa di Trecate, nel Novarese, che utilizzerà un’area dismessa dell’attuale impianto per la costruzione di un parco fotovoltaico da 6,7 MW di potenza di picco e per l’installazione di un elettrolizzatore da 4 MW con cui produrre idrogeno rinnovabile. L’impianto entrerà in funzione entro prima metà del 2026

I tre progetti prevedono l’installazione di elettrolizzatori per complessivi 6 megawatt e utilizzeranno impianti fotovoltaici di nuova realizzazione, per una potenza complessiva di circa 9 megawatt per produrre l’idrogeno rinnovabile che sarà utilizzato in processi industriali di realtà produttive piemontesi, ma in prospettiva l’utilizzo potrà essere esteso ad altri settori in cui il vettore green sarà richiesto, ad esempio per i trasporti.

I tre progetti si aggiungono a quelli per la realizzazione delle cinque stazioni di rifornimento per i veicoli che si sono aggiudicati un finanziamento sul bando nazionale. “Il Piemonte – dice il governatore Alberto Cirio –  conferma una vivacità imprenditoriale capace di raccogliere le sfide della transizione energetica”.

Intanto la Regione, fa sapere l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, “ha già chiesto al governo ulteriori fondi per poter potenziare la strategia del Piemonte sull’idrogeno”.

Auto, ok al decreto sugli Euro5: rinviato il blocco a ottobre 2024

L’obiettivo “più importante” da raggiungere, nel più breve tempo possibile, era quello di scongiurare il blocco dei veicoli Diesel Euro5 in Piemonte a partire dal 15 di settembre. “Ci siamo riusciti ma la soluzione non era semplice e il risultato per nulla scontato“, rivendica il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto legge che rimanda al 1 ottobre del 2024 il blocco delle vetture diesel Euro5 in 76 comuni del Piemonte.

È il risultato delle interlocuzioni avute nelle settimane scorse tra i ministeri competenti e le Regioni del bacino padano, principalmente con il Piemonte, che a seguito delle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 2020 e del 2022, aveva dovuto introdurre dal prossimo 15 settembre la limitazione della circolazione dei veicoli Euro5 nei comuni con popolazione al di sopra del 10 mila abitanti“, spiega. Il Governo è intervenuto con lo strumento del Decreto per “scongiurare una crisi sociale ed economica di famiglie e imprese“, smorza le polemiche. E tira in ballo anche l’importanza degli impegni assunti con l’Unione europea che “primi su tutti vanno incontro anche alla tutela della salute dei cittadini”.

Il decreto che gli uffici del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica hanno predisposto prevede la revisione e l’aggiornamento dei Piani sulla qualità dell’aria da parte delle Regioni che nel 2017 avevano firmato l’Accordo di Programma, al fine di riesaminare i contenuti dei provvedimenti adottati alla luce dei risultati già conseguiti di riduzione delle emissioni inquinanti.

Dal 2017, però, ricorda Pichetto in conferenza stampa, “il quadro è completamente cambiato, siamo intervenuti con decreto, vista l’urgenza“.

Nelle more degli esiti di tali valutazioni, le misure di limitazione della circolazione di veicoli di categoria diesel Euro 5, possono essere attuate esclusivamente a far data dal 1° ottobre 2024 e in via prioritaria nei comuni superiori ai 30mila abitanti, dotati di un’adeguata rete di trasporto pubblico locale e dove ci sono valori inquinanti alti che possono incidere sulla tutela della salute. E ancora, la facoltà che viene meno e che diventa un obbligo a partire dal 1° ottobre 2025, sempre nei comuni con le caratteristiche appena citate. Il provvedimento si è reso necessario, scandisce il ministro, anche perché “il passaggio all’elettrico non è completo. Le colonnine sono un provvedimento di questo governo, non sono installate completamente e dopo il Covid, con il problema dei chip, non sono stati consegnati moltissimi veicoli elettrici“.

Nella redazione del decreto si è quindi tenuto conto delle criticità legate all’indisponibilità dei materiali necessari alla produzione di batterie di veicoli elettrici, in grado da assicurare una tempestiva sostituzione dei veicoli Euro 5 e, assicura Pichetto, “abbiamo verificato che la tempistica proposta, non confliggesse con gli obiettivi del Pacchetto Ue For 55%“.

torino

Il governo blocca lo stop del Piemonte ai diesel Euro 5. Decreto oggi in Consiglio dei ministri

Il governo è pronto a bloccare lo stop ai diesel Euro 5 in Piemonte, che avrebbe dovuto prendere il via il 15 settembre, e lo farà con un decreto che verrà portato martedì in Consiglio dei ministri. Ad annunciarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che a margine di un convegno sull’acqua organizzato a Roma da Acea, ha offerto i primi dettagli di un provvedimento che, di fatto, fermerà la decisione del governatore piemontese, Alberto Cirio di anticipare di due anni una misura prevista dalle norme europee. Le limitazioni alle auto più inquinanti erano previste dal lunedì al venerdì tra le 8.30 e le 18.30 in 76 Comuni, inclusa la città di Torino. “Il decreto – spiega Pichetto – prevede una serie di azioni di blocco” di quanto previsto dalla delibera regionale “e una ripresa degli accordi del 2017, con una verifica dello stato di attuazione e del cronoprogramma dei nuovi interventi a partire dal 2024″.

Una decisione, quella annunciata dal titolare del Mase, condivisa da tutto l’esecutivo e anticipata poche ore prima dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che durante il question time alla Camera definisce “verosimile” che lo stop al provvedimento piemontese arrivi “già la prossima settimana”. E anche se “resta molto fermo l’impegno del governo a tutela dell’ambiente nel solco degli accordi con l’Europa”, serve un approccio, dice, “in grado di tenere conto delle trasformazioni in atto e delle stringenti regolamentazioni europee senza ricorrere ad azioni estemporanee che rischierebbero di indebolire l’efficacia dell’attuale impianto”. Insomma, va seguita la linea concordata e, allo stesso tempo, il governo lavora per “aumentare gli incentivi per chi ne ha davvero bisogno” così da poter “migliorare il parco circolante”. Anche perché, ricorda il ministro “un quarto dei veicoli circolanti in Italia è Euro 0, 1, 2, 3”, cioè circa “11 milioni”.

Lo stop al provvedimento raccoglie, naturalmente, il favore del vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che già a fine agosto aveva convocato un tavolo tecnico per evitare il “folle divieto” e “tutelare famiglie e imprese”. “Siamo determinati – dice – a difendere l’ambiente, senza estremismi ideologici che non migliorano la qualità dell’aria ma peggiorano le condizioni di centinaia di migliaia di famiglie e lavoratori”.

All’origine del provvedimento voluto da Cirio c’è la procedura di infrazione aperta dalla Commissione Ue verso l’Italia, che nel 2020 è stata condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti e non aver messo in campo azioni sufficienti per ridurre lo smog. Era stato, quindi, chiesto alle Regioni del bacino padano di irrigidire le misure e anticiparle, come il blocco dei motori diesel Euro 5, previsto in origine per il 2025.

Gay (Confindustria Piemonte): “Sì a decarbonizzazione, ma serve politica industriale che renda tempi raggiungibili”

Se sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione “siamo d’accordissimo”, è impossibile pensare di arrivarci “in maniera arbitraria, senza una politica industriale”. La visione di Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, è molto chiara: pianificazione e strategia per riuscire a perseguire i target ESG senza mettere in difficoltà le eccellenze del territorio, tenendo conto delle ragioni economiche e sociali.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come possono sposarsi questi tre ambiti per non penalizzare le imprese italiane?

“Ambiente, impatto sociale e governance sono centrali per avere un effetto positivo nelle nostre aziende. Questo però deve sposarsi e crescere con le ragioni economiche e sociali. Quindi scelte arbitrarie come quelle fatte nella prima ora sull’endotermico non tengono conto degli impatti non solo industriali ed economici ma anche sociali che possono seguire. Oggi piccole modifiche sono state fatte. Noi siamo un territorio che sull’attenzione alla sostenibilità, sul riciclo, sulla capacità di essere sostenibili a 360 gradi abbiamo fatto, stiamo facendo e faremo tanto. E’ un trend italiano su cui le industrie si distinguono. E’ sicuro che bisogna tenere chiaro l’obiettivo che condividiamo tutti, ma trovare un metodo che sia sostenibile anche dal punto di vista economico. Non stiamo guardando da lontano una cosa che non siamo in grado di cogliere. Stiamo guardando da vicino una cosa che stiamo già cogliendo, ma questo non può non tenere conto di una tradizione industriale e di una leadership culturale di competenze, di capacità di competere sul mercato”.

Dopo gli anni della pandemia e degli shock energetici causati dalla guerra in Ucraina le imprese sono più restie a proseguire sugli obiettivi di decarbonizzazione?

“Sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione noi siamo non d’accordo, d’accordissimo. Ma questa non può essere compiuta in maniera arbitraria e senza una politica industriale a discapito di quelle che sono le competenze e la capacità produttiva industriale di un territorio. Dovrebbe andare ad arricchire e trasformare e fare un percorso positivo, non a togliere con scelte arbitrarie. Perché poi i danni economici e sociali hanno un impatto che non è sostenibile”.

E quindi, cosa bisognerebbe fare? Rallentare sulle tempistiche?

“Sicuramente bisogna ragionare sui tempi, è importante. Ma è ancora più importante ragionare su una politica industriale che renda i tempi raggiungibili e che sia di consolidamento e coesione, non di separazione”.

Come presidente esecutivo di Digital Magics ha a che fare quotidianamente con startup. In questo ambito, soprattutto fra i più giovani, c’è un cambio di passo in tema di sostenibilità?

“I nuovi imprenditori ce l’hanno nel Dna. A volte devi fargli notare che stanno avendo un impatto positivo, perché per loro è l’unica maniera di fare impresa”.

E per le ‘vecchie’ generazioni di imprenditori? Anche per loro la sostenibilità e la necessità di decarbonizzare sono ormai interiorizzate o sono più una strategia di comunicazione?

“Sicuramente la partenza è stata portata dalla necessità, se no diremmo una cosa non vera. Poi credo che tutti quelli che sono partiti in questo percorso, e io come azienda ho fatto lo stesso, hanno scoperto che in realtà avevano già ottimi punti di forza. E quindi da lì è diventata una parte della crescita industriale che stiamo sostenendo. Probabilmente la partenza è stata molto stimolata, ma oggi credo sia molto consapevole. Ormai lo riteniamo una parte del nostro fare impresa. E’ stato interiorizzato anche in virtù di una evoluzione culturale dei manager, degli imprenditori, di cambi generazionali all’interno dei vertici delle aziende. La contaminazione positiva sta dando i suoi effetti. E’ un processo culturale che è iniziato, è stato interiorizzato ed è diventato parte del fare”.

A dare una spinta a decarbonizzazione e sostenibilità c’è anche il Pnrr. La situazione, però, è complessa al momento…

“Credo che oggi sia fondamentale parlare di come reindirizzare le risorse verso quegli investimenti e quelle attività che sono più velocemente realizzabili e con un impatto e un ritorno sull’investimento maggiore. Questo è quello che c’è da fare. Credo che il Governo stia lavorando molto intensamente in questa direzione. Il richiamo all’urgenza è un richiamo positivo, perché questo percorso si deve portare dietro le riforme che aspettiamo da 20-30 anni e che non si facevano perché non c’erano le risorse. Oggi le risorse ci sono e si devono fare le riforme che sono parte integrante del Pnrr italiano”.

Guardiamo in prospettiva. Oggi ci sono le risorse del Pnrr, e quando saranno finite?

“Si chiama NextGenerationEU: il nome ha sostanza. Se quello che facciamo, anche il reindirizzamento e la riorganizzazione, ha una strategia, allora saranno investimenti e non ci sarà il tema di cosa faremo quando finirà il Pnrr perché le aziende ne avranno beneficio, la società ne avrà beneficio e il Paese ne avrà un beneficio. Non parlo di tempi, perché allungarli lo trovo secondario se non c’è una strategia. Come ogni buon investimento, darà i suoi ritorni nel tempo e sarà un volano per la creazione del futuro”.

Po

Siccità, allerta dell’Anbi: In Piemonte ampie zone a rischio desertificazione

“Sembra senza fine la crisi idrica del Piemonte, la cui condizione è destinata ad aggravarsi per la mancata sommersione di oltre 8.000 ettari di risaie, che svolgevano una straordinaria funzione ambientale, contribuendo a rimpinguare le falde e ad irrorare i territori”. Lo afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). “E’ incredibile e preoccupante – aggiunge – che ampie zone della regione siano toccate da una siccità definita estrema, cioè l’anticamera della desertificazione“.

DEFICIT DI NEVE. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, il Piemonte, dove da inizio anno è piovuto e nevicato la metà del consueto, è sempre più stretto nella morsa della siccità con un deficit pluviometrico mensile, che si attesta al 40%, ma che a livello di bacini fluviali arriva a toccare l’81% sull’Orba, il 74% sulla Bormida il 67% sul Cervo, il 62% su Scrivia Curone. Per quanto riguarda la neve, nel bacino piemontese il deficit si attesta al 48%, ma solo perché nel macrobacino della Dora Baltea, in continuità con quanto rilevato nella vicina Valle d’Aosta, la situazione risulta essere nella media (per la pioggia c’è addirittura un surplus); negli altri bacini fluviali, invece, si registrano deficit di manto nevoso fino al 100% sul Cervo, 99% sul Tanaro, 85% sulla Stura di Demonte, 82% sul Ticino.

TUTTI I FIUMI SOTTO LA MEDIA. Calano le portate di tutti i fiumi: Tanaro ha oltre l’80% in meno di acqua, Toce -75%, Stura di Lanzo -72%, Stura di Demonte -70%. Le risorse idriche disponibili complessive sono inferiori del 45% alla media, ma solo perché a falsare i dati statistici è ancora il macrobacino della Dora Baltea (-7%), senza il quale lo scarto salirebbe addirittura al 73% nel Piemonte meridionale (Piemonte settentrionale -59%, orientale -54%, occidentale -52%). Ovviamente non va meglio per le acque sotterranee, le cui analisi evidenziano ovunque una situazione di criticità diffusa.

PO IN SITUAZIONE DRAMMATICA. Drammatica la situazione del Po, ora evidente lungo tutta l’asta: ovunque la portata decresce vistosamente ed è inferiore ai minimi storici e addirittura al siccitosissimo 2022; giorno dopo giorno i deficit di portata aumentano, tanto che all’ultimo rilevamento a Pontelagoscuro, dove lo scarto è del 72% sulla media storica, si è già scesi a 433,28 metri cubi al secondo, sfondando la soglia di mc/s 450, sotto cui il fiume non è in grado di opporre resistenza alla risalita del cuneo salino.

Extinction Rebellion scarica letame davanti al grattacielo della Regione Piemonte

Una montagna di letame scaricata al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. E’ l’ultima azione di Extinction Rebellion per denunciare che “siamo ancora nella merda”. Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e appeso l’enorme scritta ‘Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori’, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. Il gruppo in una nota denuncia “l’assenza di politiche concrete di contrasto alla crisi ecoclimatica, nonostante il grave stato di siccità che l’Italia sta vivendo. Gli effetti della crisi sono infatti aumentati e sono sempre più evidenti nella vita di tutti i giorni: dalle montagne senza neve, i fiumi in secca, i paesi senz’acqua fino ai drastici crolli del raccolto agricolo”.

Sentiamo ormai ogni giorno interviste e dichiarazioni del presidente e degli assessori regionali sul gravissimo stato di siccità in corso, ma tutti i progetti promossi da questa Giunta, come lo Skidome di Cesana e i chilometri di piste e infrastrutture nel Parco Naturale dell’Alpe Devero, raccontano un’altra storia”, afferma Paolo, uno degli attivisti saliti sulla tettoia. “Siamo in una crisi idrica gravissima, sintomo di un problema sistemico e ben più ampio, e la Regione Piemonte, insieme al governo italiano, sta letteralmente premendo l’acceleratore verso il collasso climatico”, aggiunge. “Siamo qui vestiti di fiori perché sappiamo che una rinascita è ancora possibile”, spiega Aurelia, l’altra attivista. “Di fronte alle inadempienze della Regione ci ribelliamo chiedendo di agire: finché non sarà fatto, come fiori continueremo a crescere da questa merda!”, conclude.

Nel pomeriggio, la risposta del presidente della Regione Alberto Cirio: “Fermo restando che ogni protesta è legittima fino a quando non viola la legge e i diritti altrui, e che manifestare a tutela dell’ambiente deturpando fontane, luoghi d’arte, edifici pubblici o privati risulta abbastanza paradossale, ringraziamo Extinction Rebellion per la cortese e utile fornitura di terriccio da concime che abbiamo già provveduto a destinare al giardino interno del Grattacielo Piemonte, al 43esimo piano, e alle aiuole del quartiere nei pressi del Palazzo a beneficio della comunità. Non si butta via niente: sono uomo di campagna, conosco bene rispetto il valore delle cose e soprattutto della terra“.

Cirio

Siccità in Piemonte critica. Cirio: “Sì, è emergenza. Ma transizione sia un percorso”

Il Piemonte crede fermamente nella transizione ecologica, di cui la sfida dell’elettrico rappresenta una grande ambizione, ma va gestita con un percorso adatto per evitare di perdere posti di lavoro e occupazione. Per cui, bene lo stop alle auto a motori termici, bene alle cosiddette case green, ma l’Europa deve aiutare economicamente imprese e famiglie italiane in questo passaggio. Soprattutto in un momento di crisi climatica con il rischio di un nuova estate di secca. Il presidente piemontese Alberto Cirio spiega a GEA la sua linea, improntata su un forte senso di appartenenza al territorio ma con uno sguardo mai perso all’Europa. Tanto che, ammette, “sarei onorato di continuare a guidare questa regione se i cittadini piemontesi vorranno” nelle elezioni del 2024, “così come sarei onorato di rappresentarla per la prima volta a Bruxelles in un ruolo importante”. “Io sono qua per fare gli interessi del mio territorio, che è il Piemonte che amo”, precisa. Ma, “avere rappresentanti a Bruxelles in ruoli apicali non è facile, non è scontato e se i pianeti si allineano è un’opportunità da cogliere proprio nell’interesse del Piemonte”. Questo perché, “i problemi che ci sono sono la prova che noi dobbiamo contare di più e quindi dare più attenzioni all’Europa”.

Seppur europeista convinta, Cirio ritiene giuste le battaglie del governo Meloni contro le direttive di Bruxelles sulle auto elettriche e sull’efficientamento energetico delle case. “Noi abbiamo responsabilità di essere competitivi per il futuro”, spiega. “Torino è una città che merita investimenti non per il passato, noi che qui abbiamo inventato l’auto dobbiamo essere i primi a volere l’auto elettrica che non inquini, che rispetti l’ambienti, e questo è l’obiettivo a cui tender e su cui lavorare ma va fatto con quella che Draghi ha chiamato transizione ecologica. Il primo è stato Draghi, che l”ha chiamata transizione proprio perché il termine indica un percorso”. Bene quindi tendere verso un’auto che non inquina ma è necessario “usare il buonsenso”. Stesso discorso per le case green: studi dell’Arpa mostrano che il pericolo più grave dal riscaldamento globale “è il riscaldamento degli edifici. Ma la transizione ecologica va fatta naturalmente aiutando le famiglie a farlo, perché ora faticano a pagare una bolletta”. Per cui, l’Europa se vuole che andiamo verso la casa green “e noi ci vogliamo andare” metta anche le risorse “perché le famiglie possano senza indebitarsi riuscire a farlo”.

D’altra parte la crisi ambientale è un dato di fatto: l’allarme degli scienziati è altissimo e non va sottovalutato, ammette Cirio. “L’ambiente è la nostra casa e l’aria che respiriamo e come stiamo attenti al cibo bisogna stare attenti all’ambiente. Non ci sono deroghe non ci sono sconti per la qualità dell’aria, per la tutela della salute delle persone”. Tra tutte le emergenze dettate dal riscaldamento globale quella dell’acqua lo è più di ogni altra cosa, ricorda il governatore, “perché è legata a colture che per loro definizione sono tempo-dipendenti. In agricoltura se non si interviene adesso garantendo il necessario apporto d’acqua alle risaie si compromette tutto il raccolto che faresti nei mesi successivi”. Quindi non si può aspettare, anche perché in Piemonte si fa il 70% di riso italiano. L’emergenza siccità in agricoltura è dunque forte, “mentre nei comuni piemontesi la situazione è critica”. Sono una decina i comuni che hanno necessità di riempimento notturno, per cui per questa estate la Regione prevede di mobilitare la protezione civile “per garantire che in quei paesi, che sono i paesi di montagna, gli usi civili vengano salvaguardati”.

Nella battaglia ambientale, che Cirio sposa in primo piano, non c’è però spazio per la violenza. “Non c’è rivendicazione di valori, di idee, di principi che giustifichi la violazione dei diritti degli altri”, commenta in riferimento all’azione di Ultima generazione a Firenze dove attivisti hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio salvo poi essere fermati dal sindaco Dario Nardella. “Per me è pari pari il palazzo di Nardella come la casa del privato. Se io vedessi chiunque che distrugge il bene di un altro proverei a intervenire. Ho apprezzato che Nardella lo abbia fatto. Ha fatto bene, è stato anche colorito nel suo eloquio, ma io forse avrei detto di peggio”. E se per il primo cittadino fiorentino ci sono parole di apprezzamento, lo stesso non si può dire per quello di Milano, Beppe Sala, che da mesi si oppone alla possibilità che Torino entri dalla finestra nel dossier olimpico per il 2026. Oggetto del contendere le gare di pattinaggio di velocità che potrebbero essere ospitata all’Oval dopo il forfait del Trentino. “Mi è piaciuta la frase del ministro Salvini: “Far pagare ai cittadini le scelte sbagliate di qualche governo del passato non è spirito olimpico”. Lo spirito olimpico è inclusione. E per quello che a chi giustamente, anche nella propria attività politica, fa dell’inclusione un suo valore, mi fa sorridere che pensi che non possa essere inclusivo il Piemonte in una città come Torino che è stata la prima capitale d’Italia”. Ma, precisa, noi “non siamo per le polemiche. Noi ringraziamo già, perché il nostro dossier è stato accolto e cercheremo nei numeri e nei fatti di dimostrare” che Torino “è la scelta migliore per gli italiani” nonostante la scelta sbagliata dell’amministrazione Appendino. “È stato un errore, credo uno dei peggiori errori che storicamente questo territorio abbia compiuto in passato è stato quello di rinunciare a Olimpiadi”. Detto questo, il Piemonte, precisa Cirio, “tifa Italia non tifiamo né Milano né Torino né Cortina, noi tifiamo Italia e le Olimpiadi che sono una grande opportunità”.