Meloni vola a Praga: fronte comune Italia-Repubblica Ceca su energia e auto

Energia, auto, transizione green e politiche europee. Il viaggio della premier Giorgia Meloni a Praga punta a rafforzare la cooperazione tra i due Paesi che, soltanto in termini commerciali, nel 2022 ha segnato un volume d’affari di 18 miliardi. Una partnership che, come ha ricordato la presidente del Consiglio, viaggia spedita su più fronti. A cominciare proprio da quello dell’energia. “L’Europa – ha detto – ha un problema di dipendenza che deve risolvere” e per questo l’Italia sta facendo “un lavoro importante” sull’autonomia “che noi chiamiamo il Piano Mattei per l’Africa”, destinato a cioè “diversificare la produzione, garantire un mix energetico, coinvolgere le nazioni che sono più vicine a noi e quelle mediterranee”. E smarcarsi dalla dipendenza dalla Russia.

Una porta d’ingresso in Europa – come ha ricordato più volte – che conquista anche il plauso di Praga. “L’Italia ha un mercato grandissimo di gas naturale, vuole diventare e, anzi, sta diventando un hub del Mediterraneo per le forniture, e questo per la Repubblica Ceca è importante”, ha detto il premier ceco, Petr Fiala, dopo il colloquio con Meloni, la quale “ci ha presentato la propria visione su come sviluppare questa politica energetica e devo dire che offre molte per tutta l’Europa”. Ecco perché con l’Italia è importante la collaborazione nel settore energetico”.

Il fronte comune Roma-Praga guarda anche a Bruxelles e al tema dello stop ai motori a combustione dal 2035. “La transizione verde – ha detto la premier – deve essere economicamente e socialmente sostenibile e non mossa da intenti utopici o ideologici ma pragmatica”. Italia e Repubblica Ceca, ha ribadito, sono Paesi “che difendono la neutralità tecnologica: crediamo negli obiettivi della transizione verde, ci impegniamo a raggiungerli, ma vogliamo essere liberi di lavorare su tutte le tecnologie”, compresi quindi i biocarburanti. In Europa, “abbiamo fatto insieme questo lavoro per l’industria automobilistica, ma è una battaglia che continueremo a portare avanti”. Così come quella sull’Euro 7: “Temiamo – ha detto Fiala – che questa norma possa compromettere la competenza della nostra industria e l’accessibilità di queste auto per i nostri cittadini”.

Tra price cap e Fit for 55, si chiude la presidenza di Praga alla guida dell’Unione europea

Non c’è dubbio che il semestre di presidenza della Repubblica ceca alla guida dell’Ue che si concluderà il 31 dicembre sarà ricordato per la risposta che l’Unione europea ha dato alla crisi dell’energia e dei prezzi innescata dalla guerra di Russia in Ucraina. Dall’ultimo (in ordine di tempo) difficile accordo sul price cap raggiunto a dicembre, allo sblocco dei principali dossier del pacchetto climatico ‘Fit for 55’ che porterà l’Ue ad abbattere le emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050.

Otto Consigli Ue dell’Energia (due ordinari, uno informale e cinque straordinari), cinque pacchetti di emergenza contro il caro prezzi adottati nel giro di sei mesi, sei accordi politici con l’Europarlamento sui file del ‘Fit for 55’, oltre che centinaia di riunioni e incontri informali. I numeri del semestre ceco alla guida dell’Ue danno la misura della gravità dell’emergenza che l’Unione europea si è trovata ad affrontare, in genere si convocano due o al massimo tre riunioni a livello ministeriale durante una sola presidenza. Il ministro ceco dell’Industria e del commercio, Jozef Síkela, che ha presieduto tutte le riunioni, lo aveva detto fin dall’inizio sposando il motto diventato celebre a Bruxelles del “Convocherò tutti i Consigli Energia straordinari che saranno necessari” per affrontare la crisi. E così ha fatto.
L’Ue ha assistito a tensioni sui mercati dell’energia già alla fine del 2021, con la ripresa post-Covid che ha spinto al rialzo i prezzi del gas e dell’elettricità, una situazione aggravata dalla Russia che ha mantenuto provocatoriamente bassi i suoi flussi di gas verso l’Europa. Nulla in confronto all’impatto che poi l’invasione russa dell’Ucraina e la successiva manipolazione delle risorse hanno avuto sul sistema energetico dell’Ue.

Sei mesi fa, Praga assumeva la guida dell’Ue scegliendo il motto ‘Rethink, Rebuild, Repower’ (Ripensare, rinnovare e “ripotenziare” l’UE) vista la necessità per il Paese di concentrarsi sull’attuazione del pacchetto energetico ‘RePowerEU’, presentato il 18 maggio dalla Commissione Europea come una tabella di marcia per liberare l’Unione dalla dipendenza dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027. La presidenza è riuscita a raggiungere un’intesa con gli Stati membri lo scorso 14 dicembre sul piano per l’indipendenza energetica, che ora dovrà essere attuato dalla futura presidenza di Svezia che sarà alla guida dell’Ue dal primo gennaio e fino a giugno.
L’eredità di Praga alla testa dell’Ue sarà però l’accordo raggiunto in extremis lo scorso 19 dicembre sul tetto al prezzo del gas, quel meccanismo di correzione del mercato proposto dalla Commissione europea il 22 novembre (dopo mesi di pressione e insistenza da parte dei governi, in particolare l’Italia) che per mesi ha diviso l’Europa ed è stato un nodo difficile da sbrogliare, con l’opposizione di Germania e Paesi Bassi. In attesa di capire se il cap verrà mai attivato (sarà in vigore dal 15 febbraio), Praga è riuscita a trovare un’intesa tra i governi anche su una serie di misure di emergenza proposte dalla Commissione europea per affrontare la riduzione delle forniture in arrivo da Mosca e i prezzi alti dell’energia: la riduzione dei consumi di gas del 15% (rispetto alla media dei consumi degli ultimi cinque anni) tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023; la riduzione della domanda di elettricità e l’introduzione di un tetto massimo a 180 euro/MWh sui ricavi dei produttori di elettricità a costi bassi (i cosiddetti inframarginali) oltre che un contributo di solidarietà pari al 33% dei profitti per le aziende del settore dei combustibili fossili.

Poi, ancora, lo scorso 19 dicembre l’accordo sul price cap ha ‘sbloccato’ anche il via libera dei ministri dell’energia alle nuove regole sulla solidarietà, gli acquisti congiunti di gas (che dovrebbero partire nel 2023 per l’acquisto congiunto di 13,5 miliardi di metri cubi di gas), un nuovo indice di riferimento per il Gnl complementare al TTF olandese (anche questo atteso a inizio 2023) e l’accelerazione delle autorizzazioni per le rinnovabili, gli ultimi due regolamenti di emergenza proposti da Bruxelles rispettivamente il 18 ottobre e il 9 novembre.
Sul fronte ambientale e climatico, il più grande successo della presidenza ceca è legato all’approvazione di tutte le sezioni climatiche del ‘Fit for 55’. Tra queste, l’accordo raggiunto il 18 dicembre con l’Eurocamera per riformare il sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (l’Ets – Emission Trading System) – il mercato europeo del carbonio -, l’intesa per creare un Fondo sociale per il clima per ammortizzare i costi della transizione e la tassa sul carbonio alle frontiere. A fine ottobre, raggiunta anche l’intesa con l’Eurocamera per porre fine a partire dal 2035 alla vendita delle auto a combustione, diesel e benzina. Poi ancora, accordo raggiunto sull’aumento della capacità delle foreste e dei suoli di assorbire le emissioni di CO2 (il cosiddetto regolamento LULUCF) e limiti più severi alle emissioni di CO2 da trasporti, edifici, rifiuti e agricoltura (il regolamento sulla condivisione degli sforzi). Resta in eredità alla presidenza svedese la revisione delle direttive di efficienza energetica ed energie rinnovabili (entrambe del 2018), su cui però ora il Consiglio Ue ha una posizione negoziale per avviare i colloqui con l’Europarlamento. Fuori dal ‘Fit for 55’, la presidenza ceca ha raggiunto un accordo con gli Stati membri anche sulle norme per le batterie sostenibili e sulla revisione delle reti TEN-T, che dovrebbe tradursi in viaggi di migliore qualità e maggiori finanziamenti per la costruzione dei trasporti.

Alla presidenza svedese, che ha posto la transizione energetica tra le sue priorità, resta l’attuazione di parte degli accordi che Praga ha contribuito a realizzare. Così come nuovi interventi di cui la Commissione europea ha già annunciato la presentazione nella prima parte del 2023, dalla riforma del mercato elettrico – che dovrebbe includere il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità – al nuovo indice di riferimento per il gas naturale liquefatto che sarà complementare al TTF olandese.

Zdeněk Hřib

Hřib: “La mia Praga green tra alberi, trasporto verde e pannelli solari”

Non c’è tempo da perdere, e l’intera Unione europea deve agire senza esitazione”. Zdeněk Hřib avverte il senso di urgenza. Il sindaco di Praga rilancia con forza l’agenda sostenibile dell’Ue, che è anche l’agenda della sua città, oggi anche ‘capitale d’Europa’ visto che la Repubblica ceca detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. “L’aggressione russa e la conseguente perturbazione del mercato energetico mondiale hanno solo messo in evidenza la necessità di trasformare il sistema energetico dell’Ue e porre fine alla sua dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal gas proveniente dalla Russia, per affrontare la crisi climatica”.

Indietro non si torna, quindi. Semmai, si va avanti più spediti che mai, come sta facendo l’amministrazione comunale. Nell’intervista concessa a Gea spiega che già nel 2019 è stato adottato un piano per il clima. L’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per tradurre tutto questo in pratica grande attenzione è stata messa sulla mobilità sostenibile e l’elettrificazione del settore dei trasporti pubblici attraverso veicoli elettrici, biometano o varie forme di trasporto non motorizzato. “Tutto questo è al centro della transizione di Praga verso l’economia verde, tiene a sottolineare. Ricorda in particolare “l’espansione record delle linee tranviarie”, i lavori della quarta linea della metropolitana, che sarà in funzione “entro la fine del 2022”, a cui si aggiungono “altri progetti del valore di 300 milioni di euro per i prossimi cinque anni”. E poi c’è il rinverdimento urbano. Tra il 2018 e il 2022 la città di Praga ha piantato oltre 500 mila alberi, e “stiamo pianificando di piantarne altri 500 mila entro il 2026 per raggiungere il nostro obiettivo di un milione di alberi per Praga entro otto anni”.

Hřib e la sua squadra hanno capito che gli alberi sono fondamentali anche per la qualità della vita di città. “Possono aiutare a ridurre le isole di calore in città, raffreddano notevolmente l’ambiente circostante, intrappolano la polvere, assorbono CO2 e generalmente rendono l’ambiente più adatto alla vita”. Ma lo sforzo non si esaurisce qui. La rivoluzione verde della capitale ceca passa anche attraverso altre azioni, già in cantiere. C’è l’impianto urbano di purificazione dell’acqua, “un nuovo progetto di installazione di centrali solari sui tetti delle case a schiera”, a cui si aggiungono “diversi progetti a sostegno di tetti verdi, facciate o il cosiddetto verde verticale”, tutti “in preparazione”.

Il momento di agire è ora. Certo, Praga ha già avviato il suo percorso di trasformazione, ma il semestre di presidenza è “una grande opportunità. Con gli occhi di tutti puntati sulla città, che ospita incontri, dibattiti, conferenze e anche riunioni informali di ministri e leader, la politica locale sa di avere la chance di “far sentire la propria voce su questioni così importanti” come la rivoluzione sostenibile, soprattutto in un momento in cui tentennamenti non sono ammessi.

Questa situazione non farà che accelerare il processo di rendere le nostre città più sostenibili e autosufficienti”, ribadisce una volta di più il primo cittadini riferendosi alla guerra in Ucraina e le sue ripercussioni. In questo momento, la vera sfida di Praga è però quella di spendere bene e per tempo le risorse che restano disponibili. “Nell’ambito del piano RepowerEu gli Stati membri dell’Ue hanno già a disposizione 225 miliardi di euro in prestiti nell’ambito dell’RRF e sono stati proposti finanziamenti aggiuntivi sotto forma di sovvenzioni, fondi di coesione o investimenti aggiuntivi”. Sembrano pochi, ma non lo sono. L’inflazione alle stelle e la necessità di ripensare l’utilizzo di fondi europei possono non aiutare, ma le risorse sono lì. E bisogna farne tesoro. Praga lavora anche su questo.

(Photo credits: SAM YEH / AFP)

fiori

Uniti nella biodiversità, Praga rilancia l’Ue ‘green’ in Consiglio

‘Uniti nella diversità’, e perché no?, ‘uniti nella biodiversità’. La Repubblica ceca rivisita il motto dell’Unione europea e lo coniuga in chiave ambientale, con una installazione floreale a richiamare la ricchezza naturale del club dei Ventisette in un chiaro invito a rispettare, preservare e sfruttare quanto offre l’ambiente. Dodici tappeti a forma di fiore, tutti diversi, tutti raffiguranti diverse varietà di steli, corolle e petali, sistemati nell’atrio del Justus Lipsius, l’edificio consacrato alle riunioni tecniche e politiche degli Stati membri dell’Ue. La presidenza di turno arricchisce e orna la sede del Consiglio dell’Unione europea con questa opera simbolica e politica.

È ormai prassi consolidata che ogni governo, in occasione dei sei mesi di presidenza di turno, porti a Bruxelles contributi artistico-culturali volti a promuovere il proprio Paese, la propria agenda, e accrescere il senso di appartenenza al progetto comune. Praga sceglie la via ‘green’. Dodici fiori quante le stelle nella bandiera dell’Unione, dodici tappeti realizzati con materiale recuperato e riciclato, chiara espressione dell’impegno per la lotta a sprechi e alla realizzazione di quell’economia circolare che vuole un sistema produttivo incapace di produrre rifiuti e scarti.

Una margherita, un girasole, una gerbera, stelle alpine. Tanti esempi di patrimonio naturale tipico di ogni Stato membro a tappezzare la casa degli Stati in un voluto riferimento e omaggio a bellezza, diversità e interconnessione della natura, in cui gli artisti vedono parallelismi con la cooperazione degli Stati dell’Ue. “Anche gli stati differiscono l’uno dall’altro, ma crescono dallo stesso terreno e insieme formano un’unione intrecciata, e la loro identità locale non preclude la loro unità complessiva e sono più forti grazie alla loro alleanza nell’Ue”, spiega la presidenza ceca.

Flower Union’, ovvero l’unione dei fiori, è il titolo del contributo artistico e non solo che Praga, alla seconda presidenza di turno da quanto ha avuto accesso all’Ue, ha deciso di organizzare per richiamare l’attenzione su diverse tematiche, tutte diverse e trasversali ma interconnesse, a cominciare dall’attenzione per ambiente, natura e biodiversità.

Praga alla presidenza Ue. Von der Leyen punta su attuazione ‘RePower’

Se c’è una sfida su cui Bruxelles si aspetta tanto dal semestre di presidenza della Repubblica ceca alla guida del Consiglio Ue – che ha preso il via ieri (primo luglio) e andrà avanti per i prossimi sei mesi – è proprio quella dell’energia e della sicurezza dell’Ue di fronte ai tagli alle forniture di gas da parte della Russia.

La crisi “non è alle nostre spalle” e Bruxelles dovrà lavorare a stretto contatto con la presidenza di Praga per presentare “verso metà luglio un piano d’emergenza per l’energia”. La conferma arriva dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa a Litomyšl, in Repubblica ceca, al fianco del primo ministro, Petr Fiala, per l’avvio della presidenza di turno alla guida dell’Ue. E’ consuetudine per il collegio dei commissari europei, quando prende il via una nuova presidenza di turno dell’Ue, recarsi nel Paese che per i successivi sei mesi detterà l’agenda politica del Consiglio.

Il piano di riduzione della domanda di energia in questione era stato annunciato dalla stessa leader dell’Esecutivo comunitario al termine dell’ultimo Consiglio europeo del 23-24 giugno. Ieri è arrivata la conferma che arriverà a metà luglio e che sarà fondato sulla doppia priorità di tagliare la domanda e quindi i consumi “in maniera intelligente e di dimostrare solidarietà” tra gli Stati membri quando si parla di forniture di energia, principalmente attraverso accordi bilaterali con chi non dispone di strutture sotterranee per stoccare le riserve di gas in vista dell’inverno. Un piano che si rende urgente e necessario visti i tagli repentini alle forniture di gas da parte della Russia nei confronti di oltre dieci Stati membri dell’Ue, tra chi è andato incontro allo stop totale alle forniture russe e chi solo parziale.

Von der Leyen ricorda che gli Stati membri sono già ben collegati “attraverso gasdotti, abbiamo tutti questi interconnettori e possiamo sempre avere i flussi inversi” di gas. Ma di fronte ai tagli alle forniture “ci serve un buon piano comune che permetta all’energia e al gas di fluire dove è più necessario”, per non andare incontro a un inverno senza riscaldamento. Il colosso energetico russo Gazprom ha già annunciato una sospensione parziale delle forniture all’Europa per “lavori di manutenzione” che andranno avanti dall’11 al 21 luglio, che porteranno a un’ulteriore contrazione dei flussi all’Europa.

L’agenda di Praga alla guida dell’Ue sarà legata, senza dubbio, alla stretta attualità, tanto da non essere casuale la scelta del motto ‘Rethink, Rebuild, Repower’ (Ripensare, rinnovare e “ripotenziare” l’Ue) dal momento che il Paese dovrà concentrarsi sull’attuazione del pacchetto energetico ‘RePowerEu’, presentato lo scorso 18 maggio dalla Commissione Europea come una tabella di marcia per affrancare l’Unione dalla dipendenza dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027. “Contiamo su Praga per raggiungere un rapido accordo tra Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori – sull’adozione del regolamento che ha istituito il piano”. L’adozione del regolamento porterà gli Stati membri a iniziare a disporre delle risorse previste dal piano, che la Commissione Ue stima in 300 miliardi di euro. Il piano – ha ricordato la presidente – si basa su tre pilastri: la diversificazione dei fornitori di energia “in particolare per quanto riguarda il gas e il petrolio”, la riduzione della domanda di energia e soprattutto “massicci investimenti in energie rinnovabili, che hanno il vantaggio di essere prodotte a casa nostra e creare posti di lavoro”.

Che la sicurezza energetica sarà al centro del semestre di presidenza ceca lo ha confermato lo stesso primo ministro, Petr Fiala, al fianco di von der Leyen in conferenza stampa. Indipendenza dell’Unione Europea e abbassare i prezzi insostenibili dell’energia, che stanno “soffocando la nostra economia e creando problemi ai nostri cittadini”, saranno le sfide di Praga e più in generale dell’Ue di domani. La sicurezza energetica è una delle cinque priorità messe nero su bianco nell’agenda della presidenza e come nei piani di Bruxelles, il focus sarà sulla diversificazione dei fornitori di energia e l’accelerazione della transizione alle energie rinnovabili e a basse emissioni. “La Presidenza ceca è pronta a lavorare sull’attuazione della regolamentazione delle riserve di gas”, si legge sul sito della presidenza, in riferimento all’obbligo disposto dall’Esecutivo comunitario di riempire gli stoccaggi di gas prima dell’inverno.

Ma per Praga la sicurezza energetica dell’Ue passa anche per l’energia nucleare che sarà centrale nella sua agenda “anche per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue”. Il nucleare è un’importante fonte di energia nella Repubblica Ceca, rappresentando circa il 40 per cento del suo mix energetico, e Praga ha già chiarito l’intenzione di rilanciarne l’uso. La presidenza della Francia che si è appena conclusa, lascia nelle mani di Praga anche l’avvio dei negoziati interistituzionali con il Parlamento europeo sui principali dossier del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, dalla riforma del sistema Ets alla tassa sul carbonio alle frontiere su cui entrambi i co-legislatori ormai hanno definito la loro posizione. “Ora la presidenza è nella posizione ideale per guidare i triloghi (i negoziati a tre) sul ‘Fit for 550 tra Consiglio e Parlamento”, ha ricordato von der Leyen, che spera in un accordo prima della prossima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a novembre in Egitto. Ma su questo Praga già mette le mani e fa sapere che si concentrerà soprattutto sui dossier dell’efficienza energetica e dell’uso delle energie rinnovabili, su cui Bruxelles ha proposto di alzare i target alla luce della guerra in Ucraina.