Energia e carburanti, nuovi aiuti: accise tagliate fino a luglio

Il governo vara i nuovi decreti per fronteggiare il rincaro dei prezzi. Con due Consigli dei ministri. Il primo dedicato alla proroga del taglio delle accise sui carburanti, che resterà in vigore fino all’8 luglio, e riguarderà la benzina in 478,40 euro per mille litri, gli oli da gas o gasolio usato come carburante per 367,40 euro per mille litri, gas di petrolio liquefatti (Gpl) usati come carburanti per 182,61 euro per mille chilogrammi. La novità riguarda il metano, le cui imposte saranno a zero euro per metro cubo. Inoltre, l’Iva applicata al gas naturale usato per autotrazione scende al 5%, mentre il garante dei prezzi potrà monitorare su questi nuovi tagli delle accise avvalendosi anche della collaborazione della Guardia di finanza. Misure che trovano il plauso della maggioranza (da Lega a Pd e in un certo modo anche M5S), ma anche delle opposizioni. “Sono state accolte integralmente tutte le nostre richieste“, esulta infatti Fratelli d’Italia. Mentre Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetanoaccolgono con favore le misure approvate dal Consiglio dei ministri e revocano lo sciopero indetto per i giorni del 4, 5 e 6 maggio“.

L’altro Consiglio dei ministri, invece, dà il via libera agli aiuti per le filiere produttive e le famiglie colpite dal rincaro dei prezzi, conseguenti all’invasione russa in Ucraina, e le semplificazioni per accelerare sulla diversificazione degli approvvigionamenti energetici. La norma più attesa concede, infatti, la possibilità di nominare commissari i presidenti delle Regioni in cui verranno istallati impianti di rigassificazione, anche galleggianti, dimezzando i tempi di approvazione delle Valutazioni di impatto ambientali. “Non si tratta di strutture permanenti, che durano 30 anni. Ne saranno due: uno all’inizio del 2023 l’altro alla fine del 2023“, chiarisce il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Le autorizzazioni per le opere di impianti dovranno arrivare entro 120 giorni dalle istanze. Buone notizie per le imprese, perché “il contributo straordinario sotto forma di credito d’imposta” a favore delle aziende a forte consumo di gas naturale, per il primo trimestre dell’anno 2022 aumenta al 25%. Il decreto, poi, introduce un bonus nella misura del 28% della spesa sostenuta nel primo trimestre dell’anno 2022 per l’acquisto del gasolio impiegato dalle aziende di autotrasporto. “Il provvedimento approvato oggi vale 14 miliardi, insieme allo scorso siamo a un totale di 30 miliardi già spesi. Il tutto, senza ricorrere a scostamenti di bilancio“, dice il premier, Mario Draghi, in conferenza stampa. “Questo decreto testimonia l’impegno del governo nel sostenere le famiglie, in particolare le più povere, nel sostenere le imprese – sottolinea -. In un clima di grandissima incertezza il governo fa il possibile per poter dare un senso di direzione, di vicinanza a tutti gli italiani. Le azioni di oggi rappresentano bene quella che è la determinazione del governo. In un certo senso, è il senso del governo stesso“.

Le imprese del settore agricolo, forestale e nelle zone rurali, per aumentare la capacità di produzione di energia elettrica rinnovabile, sarà consentito realizzare impianti fotovoltaici sui tetti delle proprie strutture produttive aventi potenza eccedente il consumo medio annuo di energia elettrica, compreso quello familiare, consentendo anche la vendita in rete dell’energia elettrica prodotta. Anche per le Regioni arrivano novità, perché entro il 31 luglio prossimo (e limitatamente al 2022) dovranno aggiornare i prezzari del Codice dei contratti pubblici, che saranno validi fino al 31 dicembre ma potranno essere transitoriamente utilizzati fino al 31 marzo 2023 per i progetti a base di gara la cui approvazione sia già intervenuta. Per le imprese che hanno subito ripercussioni economiche negative dovute alla crisi internazionale in Ucraina, poi, per il 2022 è istituito, nello stato di previsione del ministero dello Sviluppo economico, un Fondo con una dotazione di 200 milioni di euro, con contributi a fondi perduto, per far fronte alle perdite di fatturato derivanti dalla contrazione della domanda, dall’interruzione di contratti e progetti esistenti e dalla crisi nelle catene di approvvigionamento.

Per le famiglie, infine, viene confermato il bonus sociale, per tutto il terzo trimestre dell’anno, con effetti anche retroattivi, per il pagamento delle somme eccedenti bollette elettriche e del gas. In poche parole, chi deve pagare riceverà un aiuto, mentre chi ha già provveduto a saldare l’addebito sarà “oggetto di automatica compensazione da effettuare nelle bollette immediatamente successive“. L’importante sarà l’ottenimento di attestazione Isee che certifichi la difficoltà a ottemperare agli impegni. E aumenta di 200 milioni di euro anche il “finanziamento corrente del Servizio sanitario corrente, per far fronte “ai maggiori costi per gli enti del Ssn determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche“. Ora si attende di capire la reazione dei sindacati, che in mattinata, dopo l’incontro con il premier, Mario Draghi, ha detto chiaro e tondo di ritenere insufficienti gli aiuti di 6-7 miliardi, chiedendo interventi su lavoro, pensioni e, soprattutto, uno scostamento di bilancio.

ROBERTO CINGOLANI

Pnrr, 450 milioni per l’idrogeno verde: Cingolani firma il decreto

Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha firmato il Decreto che dà attuazione all’Investimento 5.2 (M2C2) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La misura mette a disposizione 450 milioni di euro per finanziare progetti finalizzati allo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde, elemento fondamentale nel processo di decarbonizzazione dell’industria, dei trasporti e del terziario. Il Decreto ripartisce le risorse del Pnrr tra le diverse linee progettuali individuate per la realizzazione di impianti per la produzione di elettrolizzatori, i macchinari che consentono di scomporre le molecole di acqua in ossigeno e idrogeno, utilizzando energia pulita da fonti rinnovabili.

L’obiettivo dell’Investimento 5.2 è di realizzare entro giugno 2026 una filiera tutta italiana con stabilimenti che producano elettrolizzatori e componenti associati, per una potenza complessiva annua di almeno 1 gigawatt, che consentirà di soddisfare la domanda di idrogeno verde. Dei 450 milioni complessivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Decreto assegna 250 milioni a progetti Ipcei (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo) per la realizzazione di impianti per la produzione di elettrolizzatori e 200 milioni ad ulteriori progetti che saranno selezionati attraverso avvisi pubblici di prossima pubblicazione, finalizzati alla realizzazione sia di ulteriori impianti per la produzione di elettrolizzatori, sia di impianti per la produzione di componenti a servizi degli elettrolizzatori stessi.

Attraverso questo investimento l’Italia punta a espandere il mercato dell’idrogeno e a diventare leader in un settore altamente innovativo, creando nuove competenze e posti di lavoro.

ROBERTO CINGOLANI

Cingolani: “Con baricentro del gas in Africa, Italia hub per il Mediterraneo”

La missione africana porta in dote all’Italia nuove partnership per divincolarsi dalla morsa della Russia. In pochi giorni sono stati chiusi accordi importanti, a partire da quello firmato con l’Algeria, dalla quale prenderemo altri 9 miliardi di metri cubi di gas in più (rispetto agli attuali 22,6), a partire dal 2023-2024, che arriverà tramite il gasdotto TransMed/Enrico Mattei grazie alla Dichiarazione di intenti tra Eni e Sonatrach.

Il secondo tassello ha visto la delegazione composta dai ministri, Luigi Di Maio e Roberto Cingolani (il premier, Mario Draghi, ha dovuto declinare dopo essere risultato positivo al Covid-19) in Angola, lo scorso 20 aprile. “Si tratta di un importante intesa che dà impulso alla partnership fra i nostri Paesi nei settori delle rinnovabili, dei biocarburanti, del Gnl e della formazione in ambito tecnologico ed ambientale”, ha detto il responsabile del Mite. Spiegando che non si tratta “solo un passo avanti nella diversificazione delle sorgenti di gas, ma anche un’importante contributo al sostegno della transizione ecologica globale”. La terza tappa della missione italiana, poi, è avvenuta il 21 aprile in Congo e prevede l’accelerazione e l’aumento la produzione di gas, in primo luogo tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi l’anno). In questo modo – sottolinea Eni – l’export di Gnl permetterà di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese.

Nella trattativa sono state definite anche di iniziative di decarbonizzazione per la promozione della transizione energetica sostenibile nel Paese africano, in particolare negli ambiti delle energie rinnovabili, dell’agricoltura con lo sviluppo di una filiera agricola – non in competizione con la catena alimentare – per la produzione di feedstock per la bioraffinazione, la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste, l’adozione di sistemi di clean cooking, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della Co2. “Stiamo mettendo in atto con grande fatica una strategia di diversificazione di fornitura di gas, stiamo spostando il baricentro delle forniture in Africa – dice Cingolani al Tg1 -. E’ chiaro che si pone un’opportunità non solo per l’Africa, ma anche per l’Italia, che diventa un Hub per il Mediterraneo. E’ un’opportunità energetica e geopolitica importante per l’Italia. Stiamo sostituendo il gas che potrebbe venire a mancare dalla Russia, ma è importante ricordare che non bruceremo più gas, ci impegniamo a mantenere la rotta della decarbonizzazione“, chiarisce.

In questo scenario, si aggiunge anche un altro accordo quadro, quello raggiunto al Cairo lo scorso 13 aprile tra il presidente di Egas, Magdy Galal, e il direttore generale Natural resources di Eni, Guido Brusco, che consentirà di massimizzare la produzione di gas e le esportazioni di Gnl, promuovendo così l’esportazione di gas egiziano verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia. I due manager hanno pattuito di valorizzare le riserve di gas egiziane aumentando le attività gestite congiuntamente e identificando opportunità per massimizzare la produzione di gas a breve termine. Eni ottimizzerà inoltre le campagne esplorative nei blocchi esistenti e nelle aree di nuova acquisizione nelle regioni del Delta del Nilo, del Mediterraneo Orientale e del Deserto Occidentale. Questo accordo, insieme a quello firmato per il riavvio dell’impianto di liquefazione di Damietta lo scorso anno, fornirà carichi di Gnl per volumi complessivi fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022 per il portafoglio Eni di gas naturale liquefatto diretto in Europa e in Italia.

La strategia italiana, però, prosegue perché l’obiettivo del governo resta quello di rimpiazzare il 50% del gas russo entro il 2023. Ecco perché nelle prossime settimane verranno concretizzati gli accordi anche con Azerbaijan, Mozambico, Qatar. Mentre, a livello europeo, resta alto il pressing per varare il tetto massimo al prezzo del gas, “che – ribadisce Di Maio – consentirà alle famiglie di pagare di meno sia sulla bolletta energetica e alle imprese di non vedere intaccata la propria competitività”. Del tema il ministro degli Esteri ne ha parlato anche oggi alla Farnesina, nell’incontro con l’omologo spagnolo, José Manuel Albares. Italia e Spagna, infatti, “lavorano a un Trattato di cooperazione rafforzata per relazioni bilaterali sempre più solide”. Segno che i tempi diventano sempre più serrati e la determinazione a chiudere il dossier aumenta.

cappotto termico

Corsa all’Ecobonus: l’intervento più richiesto è il cappotto termico

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e il presidente dell’Enea, Gilberto Dialuce, hanno recentemente lanciato il portale nazionale sulla prestazione energetica degli edifici (Pnpe2), destinato a svolgere una funzione informativa e di assistenza per cittadini, imprese e pubblica amministrazione. “Si tratta di uno strumento – spiegano dall’Enea – che risponde a più esigenze e che offre un insieme di servizi nel campo dell’efficienza energetica. Innanzitutto, il singolo cittadino può trovare dati ed elaborazioni personalizzate per orientarsi sulle opportunità di investimento per il proprio immobile. Le stesse informazioni sono rese disponibili, in forma aggregata, per finalità statistiche e di studio, grazie all’integrazione nel sistema del portale dei dati degli Attestati di prestazione energetica degli immobili (Ape) contenuti nelle piattaforme regionali”.

ecobonus

PORTALE IN LINEA CON LE DIRETTIVE EUROPEE

Il portale è una assoluta novità prevista dai decreti attuativi della direttiva europea 2018/844/UE, che modifica le precedenti su efficienza energetica, in un’ottica di ottimizzazione del rapporto tra oneri e benefici delle misure di sostegno e degli investimenti in efficienza energetica per la collettività. Il portale è stato inserito tra le ‘riforme abilitanti’ indicate nel Pnrr per la misura M2C3 (efficienza energetica e riqualificazione degli edifici). “Il portale è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050 – spiega il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani – in uno dei settori in cui è più difficile farlo, quello degli edifici”. “Siamo orgogliosi di poter mettere a disposizione dei cittadini, della PA e del Ministero un pacchetto di informazioni cruciali per una programmazione efficace e ottimale degli investimenti in efficienza energetica – sottolinea il Presidente dell’Enea, Gilberto Dialuce – per il singolo utente che intende intervenire sulla propria abitazione, per supportare i livelli amministrativi territoriali nelle scelte di indirizzo della spesa pubblica, per fornire al governo centrale un’informazione precisa e in tempo reale sugli avanzamenti compiuti dal Paese riguardo a misure di cruciale importanza nel contesto nazionale e internazionale”. Dando un’occhiata alle statistiche nazionali che riguardano gli interventi di miglioramento edilizio degli stabili italiani, si nota che negli anni che vanno dal 2018 al 2021 il numero di richieste è stato 1.811.632 per un totale di 1.901.351 interventi. Poco esaltante invece la fotografia scattata sul numero di Ape (attestato di prestazione energetica) parametro che serve a misurare quanto un edificio consuma ed è ‘prestante’ dal punto di vista energetico. In Italia nell’ultima classe energetica, ovvero la G ci sono 758.427 unità abitative; in quella appena sopra, la F, 537.703. Le classi ‘peggiori’ D, E, F e G assorbono quasi il 90% del totale delle unità abitative. Quelle in classe A4 sono appena 30.453.

INVOLUCRI E CLIMATIZZAZIONE INVERNALE GLI INTERVENTI PIÙ RICHIESTI

Passando poi al numero di richieste per tipo di intervento, si nota come quello per l’involucro (il cosiddetto ‘cappotto’ termico dei palazzi) sia quello più richiesto: 913.073 interventi. Segue la climatizzazione invernale 856.558 casi e poi il solare termico con 20.537 casi. Fanalini di coda la riqualificazione globale dell’unità abitativa, il building automation, le facciate e gli interventi nei condomini.

IL PORTALE È INTERCONNESSO CON DIVERSI DATABASE

Chiave di volta per la completa realizzazione del portale, spiegano dall’Enea, è l’interconnessione con diversi database. Ad oggi, sono già interoperative nel sistema le basi di dati sviluppate da Enea. In particolare, sono stati integrati i dati presenti nelle piattaforme regionali di attestati delle prestazioni energetiche (Ape-R), nei siti regionali di catasto impianti termici (Cit-R), nei portali per le politiche di sviluppo territoriale (Espa-Paes) e in quelli per le diagnosi energetiche delle imprese (Audit 102), tutte raccolte e gestite dal dipartimento efficienza energetica dell’Agenzia. In ottemperanza alla normativa, conclude l’Enea, verranno in futuro integrate anche gli ulteriori database relativi alla gestione di altre amministrazioni.

gas

Via alla partnership Italia-Angola per aumento fornitura di gas

Chiudere in fretta con il gas russo. È questo l’obiettivo dell’Italia che stringe i tempi per nuove partnership che consentano di diversificare le forniture energetiche necessarie a coprire il fabbisogno del Paese. Su delega del presidente del Consiglio, Mario Draghi (bloccato a Roma dal Covid), i ministri degli Esteri, Luigi Di Maio, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, accompagnati dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno sottoscritto una Dichiarazione d’intenti in Angola per sviluppare nuove attività nel settore del gas naturale, dirette anche ad aumentare l’export verso l’Italia, e per porre in essere progetti congiunti a favore della decarbonizzazione e transizione energetica del Paese africano. I responsabili di Farnesina e Mite sono atterrati a Luanda nel tardo pomeriggio, dove hanno incontrato il presidente della Repubblica, Joao Manuel Goncalves Lourenco, con il quale Draghi ha avuto un colloquio telefonico in mattinata, per confermare la comune volontà di rafforzare il partenariato bilaterale in tutti i settori di reciproco interesse, con particolare riguardo all’ambito energetico, oltre ad auspicare un incontro nelle prossime settimane.

Abbiamo raggiunto un altro importante accordo con l’Angola per l’aumento delle forniture di gas“, ha commentato Di Maio. Aggiungendo: “A un mese esatto dalla mia prima visita, si conferma l’impegno dell’Italia a differenziare le fonti di approvvigionamento energetico. Un’azione costante a difesa delle famiglie e delle imprese italiane“. Per il ministro della Transizione ecologica “si tratta di un importante accordo che dà impulso alla partnership fra Italia e Angola nei settori delle rinnovabili, dei biocarburanti, del Gnl e della formazione in ambito tecnologico ed ambientale. Non solo un passo avanti nella diversificazione delle sorgenti di gas – continua Cingolani -, ma anche un’importante contributo al sostegno della transizione ecologica globale“. La missione proseguirà domani in Congo, dove saranno ricevuti dal presidente della Repubblica, Denis Sassou N’Guesso, per sottoscrivere un’altra intesa sulla cooperazione rafforzata in ambito energetico. Ma la missione dei due ministri e del vertice di Eni “testimonia l’attenzione e l’interesse con cui l’Italia guarda all’Africa, un continente che è stato al centro della presidenza italiana del G20 lo scorso anno e con il quale si punta a rafforzare il partenariato in tutti i settori“, sottolinea una nota del ministero degli Esteri.

La strategia di approvvigionamento energetico del governo punta a rimpiazzare il 50% del gas russo entro il 2023: un terzo dall’Algeria, mentre il resto da Congo, Angola, Mozambico e altri Paesi africani con i quali sono in corso trattative molto importanti, compresi Egitto e Qatar. Il piano italiano, comunque, non si ferma. Draghi ha sentito al telefono il primo ministro della Repubblica socialista del Vietnam, Pham Minh Chinh, per parlare della collaborazione fra Italia e Asean e dei rapporti Ue-Vietnam e degli sviluppi nell’Indopacifico. Nel colloquio, i due leader hanno affrontato le principali sfide globali, con particolare attenzione a quella contro il Covid-19, alla lotta contro i cambiamenti climatici e in favore della transizione verde. Segno che la strategia del nostro Paese diventa sempre più ampia e rapida. Come conferma l’indiscrezione del ‘il Sole 24 ore’, secondo cui l’esecutivo starebbe valutando la nomina di un commissario per accelerare l’iter relativo ai rigassificatori galleggianti (è stato dato incarico a Snam di reperirne due sul mercato), aggiungendo che questa soluzione rientra nel decreto aiuti.

Nello scenario geopolitico attuale, infatti, restano le forti incertezze legate al prosieguo del conflitto tra Russia e Ucraina. Ne ha parlato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la visita al Quirinale della presidente della Repubblica Slovacca, Zuzana Caputova, cui ha preso parte anche il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. “Occorre rafforzare la collaborazione europea su tutti i fronti per affrontare uniti le minacce provocate dalla guerra”, ha detto il capo dello Stato, secondo quanto si apprende, nel corso del colloquio. Sottolineando la necessità di “continuare a mantenere la compattezza nell’Ue e con la Nato e a operare come abbiamo già fatto – con le sanzioni economiche, con l’aiuto all’Ucraina – per impedire che il governo della Federazione Russa consolidi l’idea che è possibile risolvere le controversie con l’aggressione militare“. Perché, ha ribadito Mattarella, “questo è l’unico modo per fermare l’allargamento del conflitto che avrebbe conseguenze gravissime“.

Cingolani: “Contento di come stiamo gestendo la crisi del gas”

Non sono settimane facili per Roberto Cingolani, il ministro della Transizione Ecologica, costretto dal conflitto tra Russia e Ucraina a gestire situazioni inimmaginabili e di estrema delicatezza. “Se rifarei il ministro? E chi se lo immaginava un anno fa, quando mi ha chiamato il presidente Draghi, che sarebbe scoppiata una guerra? Ma quando uno dà la sua parola e presta questo servizio non si può tirare indietro perché è troppo difficile”, dice con un filo di voce. Aggiungendo che “la vita non è giusta, ma la vita è quella e va affrontata. Bisogna andare avanti e tenere la barra dritta”. Anche perché la congiuntura geopolitica non consente alternative.

Ministro Cingolani, saremo banali ma cominciamo dal gas. Kadri Simson, commissaria europea per l’Energia, sostiene che il gas sarà comunque imprescindibile nel futuro. Gas che noi italiani stiamo cercando di acquistare da nuovi interlocutori per liberarci dal giogo russo. Così, però, invece che da Mosca dipenderemo da altri.

“Noi intanto dobbiamo rimpiazzare al più presto 29 miliardi di metri cubi di gas che ci fornisce ogni anno la Russia per questioni umanitarie e politiche. Adesso ci stiamo occupando di questo a tempo pieno, siamo molto avanti, c’è un percorso di differenziazione che procede speditamente. Anche perché stiamo accelerando le rinnovabili e possiamo mantenere la nostra road map -55%. Sono già contento di poter dire che con questa catastrofe bellica, a differenza di altri Paesi, non abbiamo alcun piano con sorgenti sporche, lo scenario peggiore è che rimaniamo sul track attuale”.

Sì ma la dipendenza?

“Sono vent’anni che questo paese dice no a tutto… Vent’anni fa producevamo tra i 15 e i 20 miliardi di metri cubi di gas nostro, da nostri giacimenti, Si è deciso di andare sostanzialmente a zero. Oggi ne produciamo tre. Questa cosa avrebbe avuto senso se avessimo ridotto di altrettanto la quota di consumo globale. Invece abbiamo ferito gravemente l’industria del nostro gas andando a comprare il gas fuori e facendo esattamente lo stesso danno ambientale. Allora: dopo 20 anni in cui nessuno ammette l’errore, adesso ci lamentiamo di dipendere dagli altri pagando Iva e trasporti, chiudendo le nostre aziende? In un mese questo problema non si risolve. La differenziazione che stiamo portando avanti sfrutta il fatto che l’Italia ha la fortuna di avere 5 gasdotti, siamo connessi a Sud a Nord e a Est, e questo ci consente anche di differenziare geograficamente. Poi avremo due rigassificatori nuovi, non permanenti. Già il fatto di poter distribuire la pressione su 4-5 Paesi, per quanto instabili, è diverso che aver un unico interlocutore, che è la Russia. Comunque la colpa è legata agli errori del passato, per non aver sfruttato le nostre risorse naturali ma anche per aver detto no a qualunque tipo di alternativa energetica. Speriamo che questa lezione ci serva per allargare il portafoglio energetico“.

A proposito di fonti alternative. Lei ha accennato una volta al nucleare ed è scoppiato il finimondo…

“Io ho detto quello che pensavo sul nucleare e l’Europa ha dimostrato che avevo ragione al di là delle ideologie. Molti Paesi hanno reagito a Chernobyl e Fukushima con una chiusura, noi avevamo già i referendum che stabilivano qualcosa e io non posso che rispettare la volontà popolare. In questo momento non mi imbarcherei nella costruzione di una centrale di seconda o terza generazione, quelle francesi per essere chiari. Credo che iniziare oggi con questa tecnologia significa che quando potrà essere utilizzabile sarà vecchia. Io penso sia giusto spingere sull’innovazione. La quarta generazione, che poi sono motori di rompighiaccio nucleari, sono progetti piccoli modulari che si assemblano e possono anche essere messi sotto terra. Un energy mix ampio deve avere tutto”.

In tutto questo, con il ritorno al carbone per colpa della guerra, la transizione ecologica rallenterà? Greta direbbe blablabla…

“Non ritengo che Greta sia un riferimento dal punto di vista delle competenze. Il blablabla è una semplificazione di chi non ha mai fatto nulla e proclamarsi primi della classe è una semplificazione di chi è presuntuoso. Noi abbiamo gas e rinnovabili, paghiamo un energy mix stretto, un portafogli di energia non molto ampio, però il nostro phase out del carbone va avanti rapidamente. Direi anche che sulle rinnovabili ora c’è un’accelerazione impressionante. Non sono fautore di una nazione che va tutta a rinnovabili, tecnicamente in questo momento non è possibile per un problema di rete, di distribuzione regionale delle capacità di spostamento della rete e anche per un problema di accumuli. Quindi è troppo semplicistico dire installiamo in fretta grandissime quantità di rinnovabili perché tanto la rete non gestirebbe bene e gli accumuli sarebbero un problema”.

L’idrogeno affascina ma costa

“Costa quello verde, perché quanto più sei pulito tanto più costi. Ricordiamoci che l’idrogeno è un ottimo accumulatore”.

Come si pone il greenwashing? È diventata una necessità?

“Greenwashing mi sembra un neologismo che serva in queste infinite battaglie da tastiera. Quando una azienda o uno Stato ha un piano di decarbonizzazione o di recupero acqua, queste sono azioni che hanno ‘kpi’ misurabili, per cui al netto delle chiacchiere se io riesco a ridurre in un processo la Co2 o lo spreco di acqua, queste sono cose che si misurano, non c’è greenwash che tiene. Che poi qualcuno in nome del green dica cosa gli pare, ci sta anche, ma non condannerei per il gusto di condannare”.

Come vede l’Italia tra 8 anni, nel 2030?

“Prima della guerra avevo un’idea, adesso vorrei capire come va a finire. Due mesi fa, sembra due ere fa, vedevo un’Italia che aveva 5 anni per mettersi in una traiettoria virtuso a livello ambientale, tecnologico e sociale. Che poi avrebbe vissuto 25 anni sulle sue forze. Speriamo che questa guerra, finisca perché la decarbonizzazione è andata in secondo piano e si devono recuperare gli interessi generali per i grandi temi”.

ROBERTO CINGOLANI

Price cap in Italia? Per Cingolani e Di Maio battaglia a livello europeo

Se price cap dovrà essere, che sia europeo e non italiano. Parole e musica di Roberto Cingolani. Il ministro della Transizione ecologica, ai microfoni di Radio24, torna con forza su uno dei temi più caldi del momento, con l’incertezza sui futuri approvvigionamenti energetici dovuti alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, che ha portato ai pacchetti di sanzioni Ue verso Mosca, tra i principali fornitori dei Paesi del Vecchio continente. In particolare dell’Italia. “La madre di tutte le battaglie è il limite al prezzo del gas non nazionale ma internazionale”, sottolinea Cingolani. Che avverte: “Se fosse nazionale, gli esportatori non venderebbero più in Italia perché non gli converrebbe”. Ecco perché “stiamo facendo una battaglia a livello europeo”. Al suo fianco si schiera anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che da Zagabria, dove si è svolta la Trilaterale dell’Alto Adriatico con gli omologhi di Slovenia e Croazia, rilancia: “Chiediamo alla Ue di accelerare tutte le iniziative che servono per tutelare famiglie e imprese: il tetto massimo al prezzo del gas”.

Il responsabile della Farnesina spiega che, “a maggior ragione” oggi che c’è in ballo l’ipotesi di un blocco dell’import di gas dalla Russia, dopo la strage di civili a Bucha, in Ucraina, durante il ritiro delle truppe russe, “è importante che il price cap venga stabilito il prima possibile”. Da associare a “un fondo compensativo per aiutare famiglie e imprese europee che stanno pagando l’impatto e il costo di questa guerra”. Nel governo l’idea di un embargo totale del gas russo viene considerata una strada “percorribile”. Almeno stando alle parole del ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, in un’intervista alla Stampa, “perché entriamo in una stagione in cui viene usato meno gas e perché stiamo affrontando bene la diversificazione dei nostri approvvigionamenti”. Ma, sottolinea il capodelegazione M5S, “i Paesi europei però devono aiutarsi a vicenda, agevolando chi ha un maggior danno dalle sanzioni o dall’embargo”. Una linea che si rivela abbastanza trasversale: “Bisogna avere una strategia a medio e lungo termine. Io penso soprattutto all’estrazione del gas nel nostro Paese – e il governo sta andando nella giusta direzione – ma anche all’acquisto di stock europei e a un tetto europeo del prezzo del gas”, dice ad esempio Antonio Tajani a Gea.

Chi la pensa diversamente è la Germania, che “nel breve termine” ritiene le forniture di gas russe “non sostituibili”. Interromperle, sottolinea il ministro dell’Economia Robert Habeck, “ci danneggerebbe più della Russia”. Da Berlino arriva anche l’annuncio che il governo ha assunto temporaneamente il controllo della filiale tedesca del colosso russo Gazprom, per la sua “importanza per l’approvvigionamento” di energia. Anche se, è bene chiarirlo, l’azienda aveva già comunicato venerdì scorso la scelta di uscire dalla sua controllata.

Tornando all’Italia, in attesa di una linea comune europea sia sull’embargo all’import energetico dalla Russia e al price cup sul gas, va avanti il lavoro sulle rinnovabili, altro asset su cui il Paese intende puntare. “Non abbiamo alternative all’indipendenza, e l’emergenza ecologica è altrettanto importante. Tutti parlano di rinnovabili, ma il tempo delle chiacchiere è finito. Ora bisogna vedere se tutti ci credono”, tuona Cingolani, che avverte: “C’è una discussione in corso in conferenza Stato-Regioni, a breve incontreremo anche le Regioni più interessate. Ma si deve arrivare a un punto di sintesi. Non abbiamo molto tempo. Ci sarà una discussione serrata, poi a un certo punto bisognerà prendere le decisioni”. L’argomento è al centro anche dell’intervento dell’amministratore delegato di Enel, Francesco Storace, al convegno organizzato da Fondazione Merita in collaborazione con Matching Energies Foundation dal titolo ‘Il ruolo del Mezzogiorno per la sicurezza energetica italiana ed europea’: l’idea che lancia è “creare task force, regione per regione, per dare una mano alle amministrazioni pubbliche” a smaltire le domande di autorizzazioni ancora, colpevolmente ferme.

Il manager usa i numeri per farsi capire: “Se soltanto 60mila di 95mila gigawatt di fonti rinnovabili venissero autorizzati, si svilupperebbe un investimento di 80 miliardi, che vanno ad aggiungersi al Pnrr e genererebbero alla fine, nel giro di qualche anno, un quantitativo di energia pari a circa 90 terawattora e quindi ridurrebbero in maniera drastica di circa l’80% l’attuale produzione energetica elettrica Italia servita da gas. Quindi farebbero crollare i consumi di gas di circa 20 miliardi di metri cubi all’anno”. E tutto questo potenziale è sviluppato solo su 5 regioni: Molise, Puglia e Basilicata, Sicilia e Sardegna. La discussione è avviata e il tempo delle decisioni si avvicina. Quantomeno non è più rinviabile.

eolico

Cingolani: “Con la crisi più rinnovabili, ma occhio al risparmio”

La crisi energetica attuale accelererà la transizione verde”. Lo afferma il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al Berlin energy transition dialogue 2022, sottolineando che “la situazione che stiamo affrontando ora sta costringendo i nostri Paesi ad accelerare verso le energie rinnovabili”. Nonostante le difficoltà a livello internazionale, “in Italia stiamo cercando di mantenere la tabella di marcia sulla decarbonizzazione esattamente come era prima della guerra”. Questo significa che “stiamo sostituendo il gas importato dalla Russia esattamente nella stessa quantità, o forse un po’ meno”, considerato che “nel frattempo stiamo accelerando le installazioni rinnovabili e il programma di risparmio energetico”. Tuttavia, secondo il ministro Cingolani, “in questo momento, non credo che Paesi ad alta intensità energetica come la Germania o l’Italia possano farcela solo con le energie rinnovabili, serve ancora un po’ di gas per la programmabilità”.

Come la Germania – infatti – anche l’Italia importa molto gas dalla Russia, circa il 40%, ovvero 29 miliardi di metri cubi ogni anno”. Il Ministro, tuttavia, ricorda che “ci stiamo affrettando a ottenere l’indipendenza dal gas russo, abbiamo cinque gasdotti che collegano il Paese”, di cui “tre sono lungo il percorso meridionale e orientale”. Se l’obiettivo è “essere molto veloci nel sostituire” questi 29 miliardi di metri cubi, precisa Cingolani, “ci sono altre strategie che in parallelo dovrebbero essere impiegate”, come un “approccio maturo al risparmio energetico” o la chimica di trasformazione: “Produciamo 30 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno e una gran parte di questi può essere trasformata in energia o compost”. In questo modo “possiamo ridurre la dipendenza dall’estero, ma anche mostrare la strada verso una transizione energetica sostenibile”.

Il ministro per la Transizione ecologica va oltre, insistendo sul fatto che nei prossimi “tre o quattro decenni”, l’Europa dovrà considerare “seriamente” nuove alternative. “Non ho detto fissione, ma fusione, con reattori più piccoli da utilizzare in specifici distretti ad alta intensità energetica”. “Per il futuro – aggiunge – dobbiamo pensare a qualcosa di stabile, duraturo, sicuro, programmabile, una fonte di energia globale” e “questo è il momento di investire e fare sforzi per trovare il modo migliore per produrre energia”. In caso contrario, “tra 20 anni saremo qui a discutere sempre più degli stessi problemi, e forse con una situazione ambientale peggiore”.

Il risparmio – secondo Cingolani – è una rivoluzione culturale, non può essere solo imposta con la legge, ma bisogna investire nelle nuove generazioni”. La riflessione sulla sostenibilità riguarda prima di tutto il risparmio energetico: “Ridurre e migliorare la gestione dell’energia nelle abitazioni è una questione di sistema nazione, di educazione e di consapevolezza pubblica”, che “non riguarda solo il controllo termostatico o il riscaldamento della casa” ma anche i settori produttivi, come quello alimentare e automobilistico.

Roberto Cingolani

Caro energia, Europa paga il gas russo 1 miliardo al giorno

Ridurre la dipendenza dal gas russo che ai prezzi di oggi costa all’Europa un miliardo al giorno”, questione che “implica anche altri aspetti”. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, non dice apertamente che stiamo finanziando indirettamente la guerra ma apre la riflessione sugli effetti a cascata della dipendenza energetica. I numeri li fornisce durante l’informativa al Senato: i flussi di gas dalla Russia sono aumentati in dieci anni da 21 agli attuali 29 miliardi di metri cubi l’anno pari a circa il 40 per cento dei volumi importati. Ciò avviene a consumi sostanzialmente invariati.

Per Cingolani le soluzioni per limitare questa dipendenza nel breve e medio termine ci sono, tanto da garantire una ragionevole sicurezza energetica anche in previsione del prossimo inverno. In questo caso il problema riguarda però gli stoccaggi: per farvi fronte “al prezzo attuale di un euro e mezzo per metro cubo, ci servirebbero 15 miliardi di euro”. Il ministro è tornato anche sulla polemica nata dalle dichiarazioni su possibili speculazioni: “Forse un’affermazione un po’ dura ma non è possibile che oggi il gas costi cinque volte di più. Sappiamo che gli hub non lavorano sulla materia prodotta ma sugli scambi” e altri meccanismi di mercato ma questo fenomeno sta “causando problemi non solo in Italia ma in tutta Europa”.

Nei recenti incontri a Bruxelles anche con il presidente del Consiglio Mario Draghi, il titolare del Mite, ricorda la proposta di un ‘price cap’. “Se venisse adottato un tetto al prezzo del gas sarebbe una grande notizia, questo porterebbe benefici non solo ai consumatori ma avrebbe effetti anche sui prezzi del mercato elettrico all’ingrosso”. Ciò andrebbe ovviamente negoziato, tuttavia ha ricordato che “l’Europa compra i tre quarti del gas mondiale in tubazione”, un rapporto domanda e offerta che è possibile fare pesare. Al price cap andrebbe aggiunto anche “lo sganciamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas“.

Entrando nel merito dell’esplosione dei prezzi dei carburanti, ha annunciato che il Governo interverrà già nel prossimo Consiglio dei ministri sull’Accisa mobile, con un meccanismo da agganciare al maggiore gettito dell’Iva per coprire riduzioni di prezzo alla pompa. I rincari dei carburanti da autotrazione, per Cingolani sono causati in parte dai costi energetici sostenuti dalle raffinerie e in parte da un incremento del “costo del brent che ha toccato punte di oltre 130 dollari a barile dagli iniziali 78 dollari”. Ciò in seguito a un calo della disponibilità di circa l’8 per cento di prodotto come conseguenza del conflitto in corso.

Sulle misure a breve termine per ridurre la dipendenza energetica da Mosca, il ministro spiega che oltre alla diversificazione delle rotte con l’aumento delle forniture da Algeria, Libia e Azerbaijan, si dovrà potenziare la capacità di gassificazione del gas naturale liquefatto nei tre impianti di La Spezia Rovigo e Livorno. Per favorire il riempimento degli stoccaggi, per il ministro “è necessario ricorrere a strumenti regolatori come il contingentamento della domanda, l’accelerazione dell’efficientamento energetico e con misure di flessibilità sui consumi”. In pratica c’è la possibilità di interruzioni programmate nel settore industriale per brevi periodi in caso di picchi della domanda.

Nel lungo periodo il Governo conta di uscire totalmente dalla dipendenza dal gas della Russia entro due-tre anni. Per raggiungere l’obiettivo, aumenteranno i terminali di gassificazione con nuove unità galleggianti. Inoltre, sarà possibile anche il raddoppio della capacità del gasdotto TAP. Dal “rilancio dell’estrazione di gas nazionale dai giacimenti esistenti” è previsto un “incremento di 2,2 miliardi di metri cubi e arrivare ad una produzione nazionale fino a circa 5 miliardi di metri cubi”. Sul fronte delle energie rinnovabili, il ministro Cingolani ha sollecitato lo sviluppo dei progetti off shore e on shore, partendo dagli “oltre 40 gigawatt di richieste con gli interventi di semplificazione e accelerazione”.