Via libera della Camera al dl Energia2, ma M5S si astiene. Draghi al Colle da Mattarella
Il decreto Energia 2 passa alla Camera, nonostante la scelta del M5S di non partecipare al voto finale. Il governo, intanto, sta mettendo a punto un piano di risparmio del gas in vista dell’inverno, e in caso di stop improvvisi (e totali) delle forniture da Mosca. Le cui avvisaglie ci sono da settimane. Anche nelle ultime ore: Gazprom, infatti, ha annunciato la sospensione dei flussi verso l’Europa fino al 21 luglio per la manutenzione del gasdotto Nord Stream. Non solo, il colosso russo ha anche ridotto i volumi per la giornata di lunedì, comunica Eni, “a circa 21 milioni di metri cubi, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi”.
Aria pesante e nuvole di tempesta si affacciano, dunque, all’orizzonte sui cieli dei Palazzi della politica romana. Il fenomeno è frutto anche dello scontro tra il caldo intenso provocato dal dl Energia2 e il freddo del prossimo inverno contro cui il governo sta lottando con la corsa agli stoccaggi. L’effetto è una totale incertezza sul futuro prossimo. I due fattori sembrano slegati, invece sono interconnessi: se salta il primo, a cascata rischia di venire meno anche il secondo. In poche parole, se giovedì il M5S deciderà di non votare la fiducia al provvedimento, di fatto si porrebbe fuori dal perimetro della maggioranza, indebolendo le gambe su cui si regge l’esecutivo. Almeno per credere che si possa tirare avanti fino a fine legislatura. Del resto, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato chiaro nei giorni scorsi: ritiene impossibile portare avanti l’azione del suo governo senza il Movimento.
Se alla Camera l’incidente non ha prodotto danni irreparabili, visto che il voto di fiducia (accordato dai Cinquestelle) non coincide con quello finale, a Palazzo Madama sono contemporanei, dunque il rischio di stravolgere gli equilibri è altissimo. Certo, c’è ancora tempo per ricucire lo strappo, ma l’impressione è che l’ex premier – come riferiscono diverse fonti parlamentari – non sembri avere il pieno controllo del gruppo a Palazzo Madama. Dove molti senatori sono fortemente tentati dallo strappo con Draghi. Ma se fino ad oggi si è lasciato uno spiraglio aperto al dialogo tra il presidente del Consiglio e Conte, ora anche le forze di maggioranza alzano il pressing sui pentastellati. Silvio Berlusconi invita l’ex Bce a “sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria” e chiede, a nome di Forza Italia, “una verifica della maggioranza”. Incassando il plauso anche della Lega. Il Pd, che del M5S è alleato, non affonda colpi ma la posizione è chiara: se Conte facesse cadere Draghi mandando il Paese a elezioni anticipate in una situazione di crisi, sarebbe difficile pensare di proseguire il cammino insieme.
Le prossime ore saranno decisive. Lo si capisce anche dal colloquio avvenuto nel tardo pomeriggio al Colle, tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Draghi. Da quanto filtra, l’incontro è servito per un esame della situazione politica internazionale e nazionale. Il capo dello Stato, infatti, ha riferito del suo recente viaggio in Africa, in Mozambico e Zambia. Mentre non ha commentato eventuali scenari sul piano interno, dopo le turbolenze nell’aula di Montecitorio e quelle possibili a Palazzo Madama.
Anche perché il quadro attuale non consente previsioni a lunga scadenza. Proprio mentre il Paese è impegnato nell’altra grande sfida: riempire gli stoccaggi per trascorrere un inverno tranquillo, in attesa di far entrare a pieno regime le nuove forniture che sostituiranno quelle russe, frutto dell’opera di diversificazione delle fonti di questi mesi. “Dobbiamo assolutamente arrivare ad avere gli stoccaggi al 90% entro gli ultimi mesi dell’anno”, avvisa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Attualmente, rivela l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, “siamo a 6,1 miliardi di metri cubi, il 64% dell’obiettivo che ci siamo dati, ovvero 11 miliardi”. La strategia prevede anche una riduzione dei consumi di gas, da sostituire con l’accelerazione sulle rinnovabili.
In queste condizioni “il risparmio, in particolare quello residenziale, può giocare un ruolo enorme”, spiega ancora il ministro. Ma nessun piano drastico. Come conferma anche una nota del Mite “il Governo mantiene lo stato di pre-allerta necessario al monitoraggio costante dei flussi, senza alcun bisogno di misure emergenziali e di un passaggio allo stato di allerta”. Dunque, “non è prevista l’attuazione di piani di emergenza energetica con misure di risparmio straordinarie, come erroneamente riportato da diversi quotidiani oggi”.
Per il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, però, oltre alla parsimonia si devono prendere anche decisioni “spiacevoli”, come “andare tutto a carbone” o “chiedere alla Francia di darci più energia nucleare”, perché “le rinnovabili non bastano”. Soluzioni per tamponare la possibile crisi energetica, su cui però il governo non pare stia ragionando. Anche perché prima va chiarito se quelle nuvole sono passeggere o si trasformeranno presto in una tempesta politica.