tassonomia verde

Snam, forte crescita di investimenti nei primi 9 mesi (+46,1%). L’ad Venier: “Avanti con transizione green”

Salgono gli utili e gli investimenti, calano i ricavi. I primi nove mesi del 2024 di Snam consolidano l’andamento registrato nel corso dei trimestri precedenti, con “i principali indicatori in decisa crescita, pienamente coerenti con la nostra guidance”, come ricorda l’amministratore delegato, Stefano Venier. Si va avanti, quindi, con il Transition Plan, che ha l’obiettivo di “una transizione energetica sostenibile nel lungo periodo”, proseguendo nel “percorso di rafforzamento della sicurezza del sistema”. Il 50% degli investimenti, infatti, è allineato ai Sustainable Development Goals (SDGs) e il 30% alla Tassonomia Europea. Per il 2024 il gruppo attende investimenti pari a 3 miliardi di euro (di cui 2,8 miliardi in ambito infrastruttura gas e 0,2 miliardi di euro in ambito transizione energetica), una Rab tariffaria a 23,8 miliardi, un livello di Ebitda adjusted maggiore di 2,75 miliardi di euro e un livello di utile netto adjusted pari a circa 1,23 miliardi di euro. Aggiornato l’obiettivo per il debito netto a 16,5 miliardi di euro (rispetto al precedente di 17,5 miliardi) derivante della recente emissione ibrida (1 miliardo di euro).

L’utile netto adjusted del gruppo è salito a 996 milioni di euro, in crescita di 54 milioni (5,7%) rispetto allo stesso periodo del 2023, “per effetto della crescita dell’Ebitda, in parte assorbito da un incremento degli ammortamenti e un aumento degli oneri finanziari netti principalmente dovuto alla crescita dei tassi di interesse”. Crescita a doppia cifra per gli investimenti, in aumento del 46,1% a 1,8 miliardi di euro. Un risultato che è stato determinato principalmente dal business delle infrastrutture gas, riconducibili agli interventi di realizzazione del terminale di rigassificazione di Ravenna e del suo allacciamento alla rete di trasporto del gas oltre che all’avvio dei lavori della Linea Adriatica. Venier, in conference call con gli analisti, conferma che il terminale Fsru di Ravenna “sarà operativo entro il primo trimestre del 2025”. I lavori, spiega il ceo, sono completi “all’80%”, onshore quasi al 100% e offshore oltre il 70%. Da gennaio a settembre “i carichi di Gnl consegnati sono stati 120 e hanno coperto il 25% della domanda di gas: un terzo dagli Usa, un terzo da Quatar, un quarto dall’Algeria e il resto da altre fonti”.

Sul fronte della domanda di gas, quella globale “è aumentata di circa il 3% su base annua trainata dal settore industriale e dalla ripresa della domanda e Asia”, ricorda Venier, mentre quella italiana “è stata di circa 43 miliardi di metri cubi, in calo del 2,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. Un dato “trainato dalla debole produzione termoelettrica nel primo semestre e dal clima mite”. Complessivamente, nei primi 9 mesi sono stati immessi nella rete nazionale di trasporto 46,33 miliardi di metri cubi di gas, in riduzione di 2,70 miliardi di metri cubi (-5,5%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, proprio a seguito della minore domanda e del significativo calo delle esportazioni.

Aumenta, invece, lo stoccaggio, che al 30 settembre è pari a 16,88 miliardi di metri cubi (in aumento di 0,22 miliardi rispetto al 30 settembre 2023). Sul fronte delle acquisizioni, Venier conferma che Snam “continuerà a valutare opportunità”, mantenendo “la nostra flessibilità finanziaria”. Probabilmente “la prossima settimana”, dice l’ad, saranno presentati i documenti all’Antitrust per l’acquisizione al 100% di Edison Stoccaggio e la data possibile del closing “sarà nel primo trimestre del 2025”. L’accordo vincolante era stato sottoscritto il 25 luglio scorso per un controvalore di circa 560 milioni di euro.

 

Tags:
, ,
IMPIANTO SNAM RETE GAS

Snam, nel primo trimestre utile a 335 milioni. Investimenti record a +47,5%

Nel primo trimestre 2024 Snam ha registrato un utile netto adjusted di 335 milioni di euro, in crescita dell’11,3%. Lo rende noto il gruppo, che ha approvato i i risultati consolidati del primo trimestre 2024 (non sottoposti a revisione contabile). L’aumento dell’utile, si legge in una nota, è un effetto della crescita dell’Ebitda, “in parte assorbito dai maggiori ammortamenti connessi all’entrata in esercizio degli investimenti realizzati e alle svalutazioni di asset in corso, oltre che dall’incremento degli oneri finanziari attribuibile principalmente all’aumento dei tassi di interesse”.

Crescono anche gli investimenti totali, pari a 462 milioni di euro (+47,5% rispetto al primo trimestre 2023), per i maggiori investimenti connessi agli interventi di adeguamento dei terminali di Ravenna e Piombino. Il 55% degli investimenti totali è allineato ai Sustainable Development Goals e il 34% alla Tassonomia Europea.

 “I risultati del primo trimestre 2024 sono molto positivi, con gli investimenti e i principali indicatori in grande crescita, sia per le attività nazionali che per quelle delle nostre associates, a fronte di uno scenario di perdurante volatilità a livello globale. I solidi risultati ottenuti e la visibilità del nostro business ci consentono di migliorare la guidance 2024 di EBITDA e utile netto, con una significativa accelerazione sugli obiettivi previsti dal nostro piano industriale”, dice l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier.

I ricavi totali di Snam nel primo trimestre 2024 sono pari a 895 milioni di euro (-1,9% rispetto al primo trimestre 2023). In crescita i ricavi regolati connessi alla realizzazione del piano investimenti, all’incremento del WACC e ai maggiori incentivi output-based; in flessione i ricavi del business dell’efficienza energetica, in particolare in ambito residenziale. L’Ebitda è a 703 milioni di euro (+17,8%), per la crescita dei ricavi regolati, in parte assorbita dal minor contributo dei business della transizione energetica. L’indebitamento finanziario netto è di 15.793 milioni di euro (+523 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2023), in aumento principalmente per gli investimenti realizzati nel periodo e per il pagamento dell’acconto sul dividendo 2023.

Nel primo trimestre 2024 sono stati immessi nella rete nazionale di trasporto 15,75 miliardi di metri cubi DI GAS, in riduzione di 0,95 miliardi di metri cubi, pari al 5,7%, rispetto al primo trimestre 2023 a seguito del decremento della domanda e del calo delle esportazioni. La domanda di gas nel primo trimestre 2024 è stata pari a 20 miliardi di metri cubi, in riduzione di 0,53 miliardi di metri cubi, pari al 2,6%, rispetto al primo trimestre 2023 a causa, spiega il gruppo, “del calo dei consumi” attribuibile a diversi fattori. In primo luogo, “al settore termoelettrico (-0,32 miliardi di metri cubi; -4,8%) a seguito dell’aumento delle importazioni di energia elettrica, derivante essenzialmente dalla ripresa del nucleare francese, della maggiore produzione idroelettrica, effetti in parte assorbiti dal maggior ricorso al gas naturale nella generazione termoelettrica rispetto ad altri combustibili fossili”. Poi, al settore residenziale e terziario (-0,18 miliardi di metri cubi; -1,7%), “a fronte delle temperature medie più miti rispetto al primo trimestre 2023 e agli effetti del progressivo incremento delle misure di efficientamento energetico, effetti in parte assorbiti dal venir meno delle azioni di contenimento della domanda di gas per far fronte alla riduzione delle importazioni dalla Russia attive nel primo trimestre 2023”.
I consumi del settore industriale risultano sostanzialmente in linea con il trimestre precedente (+0,05 miliardi di metri cubi; +1,8%).

I volumi rigassificati nel primo trimestre 2024 sono pari a 1,24 miliardi di m3 (+0,36 miliardi di metri cubi rispetto al primo trimestre 2023; +40,6%), e sono state effettuate 20 discariche da navi metaniere (tanker loads), a fronte di 21 discariche effettuate nel primo trimestre 2023. L’incremento dei volumi rigassificati, spiega il gruppo, “è attribuibile all’entrata in esercizio dell’impianto FSRU di Piombino, operativo a partire dal mese di luglio 2023, che nel primo trimestre 2024 ha rigassificato complessivamente 0,74 miliardi di m3 , effettuando 8 discariche da navi metaniere”.

La situazione internazionale, assicura il gruppo, non sta avendo impatti diretti . “Il conflitto nella striscia di Gaza non comporta, al momento, impatti diretti sugli asset di Snam e sull’operatività della pipeline che collega Israele ed Egitto (EMG), che sta operando in maniera ordinaria”. Anche per quanto concerne la recente escalation degli attacchi marittimi nel Mar Rosso, spiega il gruppo, “non si registrano criticità in merito alla gestione delle attività operative e alla realizzazione del programma di investimenti”. Tuttavia, una prolungata interruzione dei transiti di navi– come ad esempio quelle Gnl – dal canale di Suez nell’anno in corso “potrebbe dar luogo a tensioni a livello internazionale, con il conseguente impatto sui prezzi dei beni energetici per i quali l’Italia, e in generale l’Europa, sono fortemente dipendenti dalle importazioni estere”. Queste turbolenze, dice Snam, “potrebbero pesare sull’economia mondiale, aumentando i costi di produzione e influenzando ulteriormente la stabilità economica e la crescita nazionale ed europea, oltre che determinare ulteriori sfide nella gestione delle fonti di approvvigionamento energetico”. Snam “continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione nell’area mediorientale, le possibili conseguenze e gli effetti sul gruppo”.

 

Ex Ilva, il Tar respinge il ricorso di Adi: si rischia lo stop alle forniture di gas

Una nuova tegola si abbatte sul futuro della produzione dell’ex Ilva: gli impianti rischiano una interruzione di fornitura di gas da parte di Snam. Per il momento, assicurano fonti vicine al dossier, la possibilità non è sul tavolo, ma il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso di Acciaierie d’Italia, che comunica la decisione di volersi rivolgere al Consiglio di Stato.

Dalla relazione depositata da Arera il 28 dicembre emerge che Adi non ha individuato il fornitore sul libero mercato del gas che possa far fronte al proprio fabbisogno dell’acciaieria, ponendo così termine al servizio di default fornito da Snam. L’Autorità ha evidenziato, in particolare, che “AdI, nel corso del 2023, ha ricevuto offerte di fornitura dalla sola Eni la quale da ultimo, nel mese di ottobre, ha comunicato l’impossibilità di formulare offerte, rilevando il mancato rispetto del piano di rientro previsto da un accordo transattivo stipulato tra le parti”.

In base alle informazioni trasmesse da Snam, risultano fatture non pagate per un totale di circa 109 milioni di euro, in scadenza al 31 dicembre 2023, a cui vanno aggiunti gli importi del servizio erogato nei mesi di novembre e dicembre 2023 per un totale stimato di circa 69 milioni di euro.

Il tribunale amministrativo, pur riconoscendo che gli impianti siderurgici dell’ex Ilva “costituiscono stabilimenti di interesse strategico nazionale”, respinge il ricorso di Adi “ritenuto che la mancata individuazione del fornitore sul libero mercato del gas naturale è di fatto imputabile ad una valutazione di convenienza economica della ricorrente, frutto quindi di libere scelte imprenditoriali” e che “non si può continuare a far gravare sulla fiscalità generale che sostiene la spesa per il servizio di default trasporto (come rilevato da ARERA), parte dei costi indispensabili per lo svolgimento dell’attività di impresa della ricorrente”.

L’azienda è al momento in forte mancanza di liquidità e ArcelorMittal, socio privato di maggioranza, non è riuscito a trovare un accordo con il governo, che aveva proposto una ricapitalizzazione dei franco-indiani e una salita del socio pubblico al 66% (Mittal detiene oggi il 62% del capitale e Invitalia il 38%). Al momento, il governo ha dichiarato di essere impegnato in un “divorzio consensuale” da ArcelorMittal e ha assicurato che si impegnerà per salvare l’acciaieria tutelando i lavoratori e la produzione. I sindacati del comparto, ricevuti giovedì 11 gennaio, sono riconvocati a palazzo Chigi giovedì 18: “Il metodo che si vuole continuare a portare avanti è quello di un ascolto reale, saranno ricevute tutte le parti sociali e produttive“, ha fatto sapere l’esecutivo dopo l’ultimo vertice. Chiuso il confronto con ArcelorMittal, partirà al ministero del Lavoro un tavolo sull’occupazione e sulla sicurezza sul lavoro.

Snam chiude i primi 9 mesi dell’anno con ricavi per 2,8 miliardi. Emissioni di metano giù del 25%

Ricavi totali in crescita, investimenti sempre più green, riduzione delle emissioni climateranti e una finanza sostenibile in crescita. Si chiudono in positivo per Snam i primi novi mesi dell’anno, con ricavi totali pari a 2,8 milioni di euro, in crescita del 17% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Crescita, spiega il gruppo, dovuta ai “ricavi regolati collegati alla realizzazione degli investimenti e agli incentivi “output-based” e per “il significativo contributo del business dell’efficienza energetica”. L’utile netto adjusted è stato di 942 milioni di euro, in aumento di 10 milioni di euro (+1,1%), rispetto all’utile netto adjusted dei primi nove mesi del 2022, per effetto della solida performance operativa in parte assorbita dall’aumento degli oneri finanziari e delle imposte sul reddito.

APPROVVIGIONAMENTI AL SICURO. Risultati che, come ricorda l’amministratore delegato Stefano Venier, “mostrano la solidità del gruppo e il ruolo di primo piano svolto nel garantire la sicurezza degli approvvigionamenti in uno scenario globale incerto e in costante evoluzione. Abbiamo incrementato i nostri investimenti tecnici su progetti infrastrutturali fondamentali per contribuire alla resilienza e alla transizione del sistema energetico del Paese, che oggi è in una condizione adeguata ad affrontare la stagione invernale”.  Anche se – è il timore –  la guerra in Medioriente “potrebbe dar luogo ad ulteriori tensioni a livello internazionale, con il loro conseguente impatto sui prezzi dei beni energetici per i quali l’Italia, ed in generale l’Europa, sono fortemente dipendenti dalle importazioni estere”. Turbolenze che “potrebbero pesare sull’economia mondiale, aumentando i costi di produzione e influenzando ulteriormente la stabilità economica e la crescita nazionale ed europea, oltre che determinare ulteriori sfide nella gestione delle fonti di approvvigionamento energetico”.

INVESTIMENTI SOSTENIBILI. Nei primi 9 mesi dell’anno, Snam ha investito 1,32 miliardi di euro (erano 1,3 nei primi 9 mesi del 2022, compreso l’acquisto della nave rigassificatrice Golar Tundra), di cui 1,14 miliardi per investimenti tecnici (+29,4%). Il 53% degli investimenti totali è allineato ai Sustainable Development Goals e il 37% alla Tassonomia Europea. A questi investimenti, si aggiungono 410 milioni di euro relativi all’acquisizione del 49,9% di SeaCorridor. “La nostra strategia volta ad una transizione energetica giusta e credibile – dice Venier – ci vede impegnati a realizzare investimenti importanti, per oltre il 50% allineati agli SDGs della Unione Europea, e a sviluppare progetti rilevanti come quello di SoutH2Corridor e per la Carbon Capture and Storage, a Ravenna, il cui ruolo chiave è stato riconosciuto anche nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima”. Prosegue anche ” l’impegno nel ricorrere a strumenti di finanza sostenibile e innovativa come il primo EU Taxonomy-aligned Transition Bond convertibile collocato con successo in settembre, che ci ha consentito di raggiungere in anticipo di tre anni l’obiettivo dell’80% di finanza sostenibile sulle fonti di finanziamento disponibili del Gruppo”.

SCENDONO LE EMISSIONI DI METANO. Buoni risultati anche per quanto riguarda l’ambiente. Nei primi nove mesi del 2023 Snam ha ridotto le emissioni di metano – classificate come Scope1 – del 25% rispetto allo stesso periodo del 2022. Proseguono, spiega il gruppo, “gli sforzi” per ridurre le emissioni e “l’impegno a supporto della transizione energetica”.

 

 

 

Tags:
, ,

Via a prima fase test per rigassificatore Piombino. Pichetto: “Grande servizio per il Paese”

Quasi trecento metri ‘blu Tirreno’, per non rovinare il paesaggio, proprio come ha chiesto la soprintendenza delle belle arti. Golar Tundra, il rigassificatore di Piombino, ormeggia accanto alla nave metaniera greca Maran Gas Kalymnos sulla banchina Est della darsena Nord del porto. La metaniera è arrivata nella notte tra il 4 e il 5 maggio per il primo carico da 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto da Damietta, in Egitto. Con questo carico, inizia oggi la prima fase di test del rigassificatore, che sarà operativo a fine maggio.

“Un grande servizio per il paese, come lo sarà la gemella che entrerà in funzione nel 2024 nel mare adriatico”, scandisce il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, arrivato a Piombino per l’avvio dei test. L’Autorizzazione integrata ambientale è già stata firmata e per il territorio, assicura, ci sarà il giusto riconoscimento, considerando che la nave resterà nel porto per tre anni. “Il governo mantiene tutti gli impegni assunti e negli impegni c’è il ripartire con la industrializzazione previa bonifica dell’area. È una grande area che deve avere un nuovo futuro”, afferma. Il nuovo sito per la Golar Tundra, dopo i 3 anni di Piombino, sarà comunicato entro il 26 giugno e, ribadisce Snam, sarà fuori dalla Toscana.

Con Pichetto, anche il Commissario straordinario per il rigassificatore e Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. “Siamo veramente contenti per come si è sviluppato tutto l’iter e ora il processo concreto di realizzazione di tutte le infrastrutture”, afferma Giani arrivando al porto. “Mi fanno veramente felice – dice – perché l’Italia avrà 5 miliardi di metri cubi in più all’anno. È un servizio che Piombino e la Toscana rendono al Paese, le cose sono andate esattamente come le avevamo programmate. Ora è il momento in cui si deve parlare, e lo faremo col ministro, delle compensazioni”.

La Maran Gas Kalymnos è entrata in porto con il supporto di 4 rimorchiatori e una manovra di circa due ore. Ma non ha impattato sul traffico del porto, assicura Snam, così come non impatteranno le altre metaniere che arriveranno per rifornire il rigassificatore, perché tutto avviene di notte, quando il traffico dei traghetti è ormai terminato. “L’arrivo del primo carico di gas ci consentirà di eseguire la fase di test e messa a punto dell’impianto e rappresenta un’altra tappa importante per dotare il Paese di un’infrastruttura fondamentale alla sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti”, spiega l’ad Stefano Venier. Riprova ne è il fatto che, rivela, “l’86% della capacità di ingresso già è stata venduta per 20 anni a più operatori, e nei prossimi tre anni la totalità”.

Il percorso è stato avviato 11 mesi fa, con l’acquisto della Golar Tundra, e da sei mesi Snam è al lavoro con 450 persone nei cantieri sulla terraferma e in banchina, impiegando 150 tra sub-contrattisti e fornitori, circa la metà toscani. “Un progetto complesso, innovativo ma non insolito – rivendica l’ad – per una realtà come Snam che da 80 anni garantisce le infrastrutture energetiche del Paese”.

Le operazioni di trasbordo del primo cargo di Gnl sono state effettuate da Eni, che ha acquisito capacità di rigassificazione a Piombino nell’ambito della strategia di diversificazione delle forniture di Gnl verso l’Italia attraverso il gas di propria produzione internazionale, facendo leva sulle relazioni con i Paesi produttori in cui opera, aumentando i volumi di gas disponibili da Algeria, Libia e Italia e incrementando i carichi di Gnl da Egitto, Congo, Qatar, Angola, Nigeria, Indonesia e Mozambico.

Primo carico di Gnl a Piombino: al via il test sul rigassificatore. Ma per comitati è allarme sicurezza

E’ sempre più vicino l’avvio delle attività della Golar Tundra, arrivata a Piombino tra il 19 e il 20 marzo, che avrà il compito di trasformare il gas naturale liquido proveniente dall’Algeria, per poi immetterlo nelle pipeline che lo porteranno ai punti di stoccaggio e, da lì, nelle case degli italiani. Dopo l’arrivo di Kalymnos, la prima metaniera che avrà il compito di rifornire la nave rigassificatrice di Snam, si aprirà ufficialmente la fase di test. A fare gli onori di casa venerdì mattina ci saranno il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e il governatore della Toscana, Eugenio Giani.

La Golar Tundra, costata 350 milioni di dollari (circa 330 milioni di euro) può operare sia come metaniera per il trasporto del gas naturale liquefatto, sia come Fsru. La nave, costruita nel 2015, ha una capacità di stoccaggio di circa 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto e una capacità di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno.

I diversi comitati di cittadini che da sempre si oppongono al progetto, sono sul piede di guerra e denunciano “condizioni tuttora di incertezza assoluta riguardante la sicurezza”. “Il gas arriverà – scrivono in una nota – e si comincerà a lavorarci per fare delle prove, come se le prove stesse non fossero potenzialmente pericolose. Senza neanche un piano di evacuazione, salvaguardati da 5 vigili del fuoco”. Chiedono, quindi, di attendere “come minimo le risposte e i chiarimenti” del Comitato tecnico regionale in merito al rapporto definitivo di sicurezza. Il Comitato salute pubblica Piombino si rivolge direttamente al ministro Pichetto: “perché viene a Piombino? Forse per Lei e per il Suo Governo è motivo di orgoglio essere riusciti a installare un impianto a rischio di incidente rilevante, in un arco temporale così breve?”.

Una richiesta condivisa anche da Alleanza Verdi Sinistra. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni ha presentato un’interrogazione parlamentare al governo, nella quale si chiede “uno stop cautelativo della fase di collaudo della nave rigassificatrice posizionata all’interno del porto della città di Piombino, in attesa di verificare che tutte le condizioni di sicurezza, con mezzi e personale adeguato, siano verificate dalle autorità nazionali e locali di prevenzione della sicurezza”.

Lo scorso 27 aprile si è svolta la conferenza dei servizi per la concessione dell’autorizzazione all’esercizio del rigassificatore e il Comune di Piombino ha confermato il proprio parere negativo. “Abbiamo ribadito e confermato la posizione di contrarietà del Comune a questo progetto, la cui sicurezza è dubbia ogni giorno di piùha detto Francesco Ferrari, sindaco di Piombino Così come molto dubbio è il percorso amministrativo che va dritto, purtroppo, verso l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto”.

E’ al largo della Malesia la nave rigassificatrice di Snam: a Piombino entro marzo

E’ partita. Sta arrivando. La nave rigassificatrice Golar Tundra, acquistata da Snam lo scorso anno per 350 milioni di dollari, ha lasciato il cantiere di Keppel a Singapore e ora – secondo il monitoraggio di Vesselfinder.com – si trova tra Malesia e Indonesia. Procedendo a una velocità di 12 nodi, dovrebbe arrivare a Piombino entro fine mese. Il rigassificatore, costruito nel 2015, è stato sistemato in questi mesi da Keppel, CoolCo e Golar Lng: gli hanno ovviamente apposto anche il logo di Snam. Ora scatta il conto alla rovescia, dopo mesi di polemiche politiche, seguite alla decisione dell’allora governo Draghi di puntare sulla località toscana – insieme a Ravenna – come nuova sede di uno dei due terminal che dovrebbero farci dimenticare il calo di forniture di gas russe via tubo. Il rigassificatore “dovrebbe entrare in funzione entro maggio, ovvero a 6 mesi dall’autorizzazione. Ci sono 200 persone che lavorano 24 ore su 24 per raggiungere l’obiettivo”, spiegava il 19 gennaio scorso Stefano Venier, Ceo di Snam, durante la conferenza stampa di presentazione del piano strategico 2022-2026. E proprio quel giorno la Conferenza dei Servizi concesse a Snam la famosa Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per l’installazione del rigassificatore nel porto di Piombino, nonostante le battaglie e il parere contrario del sindaco della città toscana.

La nave, che dovrà percorrere oltre 10mila km per giungere sulle coste toscane, ha una capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto e di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno. “Da sola – ricordava Venier – potrà contribuire a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda”. I rigassificatori galleggianti sono dei terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale, navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono il Gnl a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Snam possiede già il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia), è uno degli azionisti di controllo (con il 49%) di Olt (il rigassificatore galleggiante al largo di Livorno) e ha una quota di circa il 7,5% di Adriatic LNG, l’impianto al largo delle coste polesane.

Solo nel 2024 dovrebbe invece entrare in vigore l’altro “rigassificatore a Ravenna, a partire dal terzo trimestre. Sarà ancorato a un molo che deve essere ancora ristrutturato. Ci vuole più tempo rispetto a Piombino”, spiegava sempre Venier. “L’acquisizione della nave sarà invece completata entro settembre e costerà 400 milioni di euro”. Si tratta della BW Singapore, costruita nel 2015 come la Golar Tundra e, come la nave attualmente in navigazione verso l’Oceano Indiano, ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di Gnl e di rigassificazione continua per circa 5 miliardi di metri cubi. Snam infine ha firmato un accordo per convertire in metaniera la Golar Arctic dalla capacità di stoccaggio di 140mila metri cubi di gas, che sarà installata nei pressi dell’area portuale di Portovesme, in provincia di Cagliari.

Biometano, un mercato di nicchia in netta espansione

Biometano, fonte rinnovabile e programmabile che si ottiene dalle biomasse agricole e/o agroindustriali e che rappresenta un importante tassello di quella diversificazione delle fonti indispensabile per ridurre le emissioni di CO2

Il Piano europeo RepowerEu punta a produrre 35 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030. Oggi se ne producono 3 (miliardi)

L’Italia dovrebbe arrivare a produrne 5 mili ardi entro il 2030

A che punto è oggi il mercato del biometano? E quali le opportunità offerte da questa fonte? Ne parliamo con Marco Ortu, Managing Director di Bioenerys, società del gruppo Snam. Intervista di Marco Dipaola per WarRoom Business 

Guarda l’intervista completa 

 

Arriva l’autorizzazione ambientale per il rigassificatore di Piombino. Il sindaco: “Valutiamo se impugnare”

La Conferenza dei servizi sul rigassificatore di Piombino concede a Snam l’Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per l’installazione dell’impianto nel porto. Anche se il Comune ha espresso parere contrario, il Ruas e la Regione Toscana hanno invece espresso parere favorevole con prescrizioni.
Dovrebbe entrare in funzione entro maggio di quest’anno, ovvero a 6 mesi dall’autorizzazione. “Ci sono 200 persone che lavorano 24 ore su 24 per raggiungere l’obiettivo”, fa sapere Stefano Venier, Ceo di Snam. Ma il sindaco, Francesco Ferrari, non molla: “Tutte questioni profondamente legate alla sicurezza della città e dei cittadini che non possono continuare ad essere ignorate. Attendiamo l’udienza del Tar e, intanto, valuteremo con la Task force di legali e tecnici se impugnare anche questo ennesimo atto”, afferma.

Le argomentazioni del primo cittadino non cambiano: “Non c’è ancora chiarezza sulle molte criticità che abbiamo sollevato”, sostiene. Si discute di una nave sulla quale sono in corso, rileva, “significative opere che ne modificheranno sostanzialmente l’assetto”. Così, quella che rischia di arrivare a Piombino non sarà la nave che è stata studiata e valutata. Snam, denuncia Ferrari, “ha ammesso di non conoscere molti aspetti essenziali e che l’impianto non è ancora stato testato. Inoltre, si continua a non affrontare i temi degli incidenti rilevanti, dell’impatto dell’impianto sulla salute pubblica e dell’operatività del porto una volta installato il rigassificatore”.

La società però è convinta che il progetto andrà in porto nei tempi. “La situazione del mercato del gas è abbastanza buona. Grazie a un clima mite nelle ultime settimane e grazie a tutte le iniziative che abbiamo messo a terra, ora ci sono 2,5 miliardi di metri cubi di gas in più negli stoccaggi. Potremmo arrivare a 4 miliardi di metri cubi di gas di scorta ad aprile”, sostiene Venier. Considera l’obiettivo di arrivare a riempire 11 miliardi di metri cubi di gas per il prossimo inverno “più fattibili” e il rigassificatore di Piombino “darà un contributo di 2,5 miliardi dalla prossima estate”. Con i due rigassificatori di Piombino e Ravenna, Snam prevede che l’Italia avrà nel 2025-2026 il “40% del proprio fabbisogno copribile con forniture di gas liquefatto”. Si partiva dal 20% scarso, “mi sembra già un importante step”.

cdp

Energia, studio Cdp: Stoccaggi, infrastrutture e Gnl per uscire da emergenza

L’Italia è tra i Paesi europei energeticamente più dipendenti dall’estero e dispone di una capacità nominale di importazione di circa 130 miliardi di metri cubi di gas all’anno (115 via gasdotto e circa 15 via nave). Tuttavia il livello di effettivo utilizzo delle infrastrutture di interconnessione è al 57% della loro capacità. Senza contare che l’Italia ha riserve comprese tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi anche se produce poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno (4% dei consumi), con una diminuzione di circa 6 volte rispetto ai livelli di fine anni ’90 e il 2000. Sono solo alcuni dei dati presi in considerazione dallo studio di Cassa Depositi e Prestiti ‘Sicurezza energetica: quali prospettive oltre l’emergenza?’, che analizza la situazione italiana e individua le eventuali alternative percorribili per sostituire le importazioni di gas dalla Russia. Il documento conferma che l’Italia “principalmente a causa della scarsa dotazione di risorse naturali“, è tra i Paesi europei energeticamente più dipendenti delle importazioni: quasi tre quarti delle materie prime arrivano infatti da Paesi terzi (73% a fronte di una media Ue del 57%). Non sono dunque sorprendenti, in tal senso, le conseguenze della guerra in Ucraina. Secondo gli analisti di Cdp, “l’approvvigionamento italiano presenta una forte concentrazione in un numero limitato di Paesi caratterizzati da elevati profili di rischio geopolitico“.

LE STRADE DA PERCORRERE

Ma ci sono almeno tre vie percorribili per ridurre la dipendenza energetica, in special modo dalla Russia: pieno sfruttamento della capacità di stoccaggio nel brevissimo periodo, potenziamento della capacità di trasporto del gasdotto Tap, nuovi impianti per il gas naturale liquefatto per consentire una rimodulazione delle importazioni nel breve-medio periodo. A queste opzioni, spiega Cdp, “si aggiunge la necessità di accelerare la transizione verso un sistema più efficiente e meno dipendente dai combustibili fossili, puntando sulle energie rinnovabili”. Il legame di dipendenza energetica dall’estero si è creato infatti nel corso dei passati decenni, per questioni non meramente economiche. Lo studio sottolinea che “l’obiettivo di salvaguardia dell’ecosistema dai rischi ambientali e sismici ha portato l’Italia a rinunciare all’adozione delle tecnologie di fracking e in generale a ridurre drasticamente le aree di operatività“. Il risultato è che “dei 1.300 giacimenti presenti sul suolo nazionale, oggi poco più di 500 vengono coltivati con continuità” e inoltre “l’ammontare più significativo di riserve è localizzato nell’Adriatico settentrionale, dove è stato imposto il divieto di estrazione“.

L’ITALIA COME PLAYER INTERNAZIONALE

Sta di fatto che in un orizzonte di lungo periodo “gli attuali equilibri energetici e geopolitici potrebbero cambiare e alcuni Paesi potrebbero passare da importatori netti di energia a esportatori“. L’Italia potrebbe infatti giocare un ruolo chiave. Anzi da protagonista, grazie al posizionamento strategico e alla valorizzazione di reti e porti. Senza mezzi termini, Cdp spiega che l’Italia “potrebbe candidarsi a diventare un hub di accesso al gas naturale e in futuro anche dell’idrogeno, facendo da ponte tra le due sponde del Mediterraneo e riacquisendo quella centralità che il posizionamento geografico e storico le hanno sempre assegnato“. Dopotutto, l’Italia vanta una rete infrastrutturale per il trasporto del gas naturale tra le più estese d’Europa. Oltre 32.500 chilometri di gasdotti (la quasi totalità della rete) sono gestiti da Snam. Gli approvvigionamenti sono assicurati – prosegue il documento – da cinque gasdottiche trasportano il gas proveniente dalle principali aree di importazione (Russia, Nord Africa, Nord Europa e Asia Centrale) fino alla frontiera italiana in corrispondenza di sei punti di ingresso nella rete nazionale e tre terminali di rigassificazione”. L’interconnessione con l’estero è garantita dal gasdotto Tenp-Transitgas per il gas estratto nel Mare del Nord dai Paesi Bassi attraverso Germania e Svizzera fino al Passo di Gries, in Piemonte, per una capacità annua di circa 20 miliardi di metri cubi. A questo si aggiungono il Tag (40 miliardi), il Ttpc-Tmpc (34 miliardi), il Greenstream (10 miliardi), il Tap (8 miliardi), il terminale di rigassificazione di Panigaglia (3,5 miliardi), il terminale di rigassificazione offshore di Porto Viro (8 miliardi), il terminale galleggiante di Livorno (3,75 miliardi).

DAL BREVE AL LUNGO PERIODO

L’analisi di Cdp prevede dunque suggerimenti e possibili soluzioni, tenendo ben presente che “la prospettiva più efficace è quella di guardare alla sicurezza energetica in un’ottica integrata che consideri contemporaneamente l’esigenza di tutelare la continuità degli approvvigionamenti, presidiare e preservare le infrastrutture critiche di fornitura e sviluppare le fonti rinnovabili”. Tre le priorità, la prima delle quali prevede “il pieno sfruttamento della capacità di stoccaggio nel brevissimo periodo, arrivando ad una quota di riempimento dei siti pari al 90%, che consentirebbe di coprire circa il 20% dei consumi interni”. Lo studio spiega che “se dovessimo portare oggi lo stoccaggio al 90% delle nostre possibilità, dovremmo acquistare circa 120 terawattora di gas. Ipotizzando di applicare il prezzo che attualmente si utilizza sui mercati, si potrebbe immaginare un costo pari a 12 miliardi di euro“. La seconda leva individuata da Cdp è il “potenziamento della capacità di trasporto del Tap da 10 a 20 miliardi di metri cubi l’anno, equivalente quindi a circa due terzi del gas di importazione russa, e incremento dell’effettivo utilizzo dei metanodotti esistenti che trasportano il gas dal Nord Africa“. Nel documento viene rilevato come la “capacità di trasporto del Tap presso Meledugno è attesa salire a 10 miliardi di metri cubi l’anno già entro l’estate 2022 e il raddoppio della capacità potrebbe essere implementato nell’arco di 4 anni“. Infine, serve il “rafforzamento della capacità di rigassificazione, per consentire una rimodulazione delle importazioni di gas verso il Gnl nel breve-medio periodo. A tal fine – prosegue l’analisi – occorre da un lato portare a pieno regime l’impiego dei terminali esistenti, il cui utilizzo è pari a soltanto il 75% della loro capacità teorica, che coprirebbe circa il 20% del fabbisogno nazionale. Dall’altro, si può provvedere alla realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione“. E a questo proposito Cdp ricorda che “il governo italiano ha incaricato i principali operatori del settore di individuare due navi Fsru (floating storage regasification unit) che possano fungere da terminali galleggianti con caratteristiche analoghe a quelle dell’Olt di Livorno. I terminali galleggianti rappresentano una soluzione più rapida, economica e a minor impatto rispetto alla costruzione di impianti onshore30: dal momento della concessione sono necessari, infatti, dai 12 ai 18 mesi per la loro attivazione (quando le navi siano già disponibili)“.

LA ‘QUARTA’ SOLUZIONE

A queste tre possibili soluzioni ‘tecniche’, se ne deve aggiungere un’altra, più diplomatico-politica: “La gestione della crisi – si legge ancora nel documento -, per via dei livelli di interconnessione e interdipendenza tra Stati membri, impone in primo luogo un approccio comunitario alla sicurezza energetica. L’Ue nel suo complesso deve, infatti, trovare un’alternativa per i circa 150 miliardi di metri cubi di gas che nel 2021 ha importato dalla Russia (40% del consumo totale di gas)“.