Addio a Gorbaciov: l’impegno per l’ambiente e la perestrojka della sostenibilità

È morto a 91 anni Michail Gorbaciov. Ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1985 al 1991, fu propugnatore dei processi di riforma legati alla perestrojka e alla glasnost’, e protagonista nella catena di eventi che portarono alla dissoluzione dell’URSS e alla riunificazione della Germania. Artefice, con la sua politica, della fine della guerra fredda, fu insignito nel 1989 della Medaglia Otto Hahn per la Pace e, nel 1990, del Nobel per la pace. Non tutti, però, ricordano il suo fervente impegno per l’ambiente.

Fu proprio Gorbaciov, infatti, a fondare nel 1993 la Green Cross International, un’organizzazione ambientalista indipendente presente in più di 30 Paesi, e a diventarne presidente. Nel gennaio 1990, durante un discorso al ‘Global Forum on Environment and Development for Survival’, Gorbaciov propose di dar vita ad un’organizzazione che rispondesse ai problemi ecologici quasi nello stesso modo in cui la Croce Rossa rispondeva a quelli riguardanti la medicina, come se fosse una ‘Croce Rossa dell’ambiente’. Sviluppando questa idea, i delegati al Summit della Terra di Rio de Janeiro (giugno 1992), condivisero le idee di Gorbaciov e gli chiesero di creare e lanciare un’organizzazione simile. Nel frattempo, il parlamentare svizzero Roland Wiederkehr fondò la World Green Cross con lo stesso obiettivo. Le due organizzazioni si fusero nel 1993 per formare Green Cross International che fu formalmente lanciato a Kyōto il 18 aprile 1993.

Nel 2013, in occasione del ventennale di Green Cross, Gorbaciov spiegò che “negli ultimi due decenni la comunità internazionale ha fallito miseramente nel tentativo di rispondere alle minacce per l’umanità e l’ambiente, e sta, invece, mettendo i profitti al di sopra delle persone con il suo approccio miope e pericoloso nell’occuparsi dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile”. Secondo l’ex presidente dell’Urss, l’origine della crisi era chiara: “La popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone entro il 2050. Una simile pressione demografica, accoppiata a un’economia mondiale fatiscente e allo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali, non farà che alimentare la sofferenza, diffondere la povertà, ridurre la sicurezza umana, causare ulteriori conflitti e degradare ulteriormente l’ambiente”. Ecco perché riteneva una ‘perestrojka’ della sostenibilità necessaria “per rivoluzionare il modo in cui le persone danno valore alla vita: alla propria, a quella dei loro figli e a quella dell’unico pianeta che condividiamo”.

La missione di Green Cross consiste nell’aiutare ad assicurare un futuro equo, sostenibile e sicuro per tutti attraverso l’incoraggiamento del cambiamento dei valori e lo sviluppo di un nuovo senso di interdipendenza globale e responsabilità condivisa nelle relazioni umane con la natura. Green Cross interviene per prevenire e risolvere i conflitti che scaturiscono dal degrado ambientale; fornisce un aiuto integrato di tipo umanitario e ambientale alle persone che sono colpite dalle conseguenze ambientali delle guerre e dei conflitti; promuove normative etiche e legali che assicurano i fondamentali cambiamenti di valori, comportamenti e atteggiamenti dei governi, del settore privato della società e della società civile, necessari a costruire una comunità globale sostenibile.

(Photo credits: Odd ANDERSEN / AFP)

 

Il Pnrr non si tocca? No, ma c’è uno spazio nuovo, grande, ancora tutto da scrivere

Attenti a toccare il Pnrr. Lo strumento europeo inteso per fare arrivare fondi per 200 miliardi all’Italia (e, in misura molto minore agli altri Paesi Ue) per sostenere il rilancio dell’economia e la modernizzazione del Paese è potente, può essere decisivo, ma è anche estremamente delicato da maneggiare. Ma uno spazio, importante, offerto proprio da Bruxelles esiste, anche se in Italia non se ne parla.

Dopo lunghe e complicate trattative, il Piano per l’Italia è stato messo a punto, e le sue prime scadenze, sotto la guida del governo di Mario Draghi, sono state rispettate ed anche i primi soldi sono arrivati. Ma è solo l’inizio, il grosso deve ancora venire e il patto è il rispetto degli impegni presi. Ogni sei mesi la Commissione controlla quel che si è fatto e come lo si è fatto. Se qualcosa di importante non va ecco che saltano i finanziamenti.

Il Pnrr d’altra parte non è un taboo intoccabile, di fronte a mutate condizioni (ma devono esserci davvero grandi novità nel quadro generale rispetto a quanto concordato solo pochi mesi fa) è possibile discutere qualche riallineamento, ma ad oggi, dopo che anche la guerra russa in Ucraina è stata presa in considerazione, dopo che i governi sono stati invitati a presentare un aggiornamento del Piano per quanto riguarda le infrastrutture di produzione e trasporto dell’energia, per rendersi il più indipendenti possibili dalle forniture di Mosca, a Bruxelles si ritiene non vi sia necessità di rimettere in discussione le decisioni prese.

E qui, proprio qui, nel settore che occupa ben il 37 per cento del valore del Piano che il prossimo governo, nel progetto RepoweEu, ha spazi grandi per intervenire. Ma non si tratta di “rinegoziare” il Pnrr, si tratta proprio di riempire un nuovo capitolo, che in origine non c’era. Dunque un approccio positivo, costruttivo e non “rivendicativo” sarebbe quello giusto, quello che i partner si attendono e che i maggiori frutti potrebbe portare.

Per il resto del Piano fonti Ue confermano che gli Stati membri “dovrebbero attuare in via prioritaria i Piani di ripresa e resilienza approvati dal Consiglio nelle relative decisioni di attuazione”, con inclusi “obiettivi e tappe con tempistiche chiare, anche per quanto riguarda le riforme trasformative incluse in ciascun Piano”. A proposito del Pnrr italiano, “le raccomandazioni, così come le riforme e gli investimenti inclusi, rimangono valide”, sottolineano le fonti, che evidenziano il fatto che il Piano comprende “un’ampia serie di riforme e investimenti che si rafforzano a vicenda” e che contribuiscono ad “affrontare efficacemente un sottoinsieme significativo delle sfide economiche e sociali delineate nelle raccomandazioni specifiche rivolte all’Italia dal Consiglio nell’ambito del semestre europeo nel 2019 e nel 2020”.

Insomma, a voler imporre un tavolo per discutere modifiche sostanziali, o comunque importanti, si rischia lo scontro con la Commissione e con gli altri partner che potrebbe portare anche alla perdita di una ventina di miliardi che sono attesi con la prossima verifica di fine anno, un tempo troppo stretto perché un governo riesca a mettere a punto delle modifiche e che queste siano approvate da esecutivo Ue e governi partner.

Werner Baumann, Chairman of the Board of Management of Bayer AG

Bayer cresce anche nel settore agricolo: Nessun impatto da carenza gas

Il Gruppo Bayer ha registrato una crescita sostanziale nel secondo trimestre del 2022, non vedendo alcun impatto finanziario rilevante nel 2022 da eventuali strozzature nelle forniture di gas a causa della guerra in Ucraina. Lo ha dichiarato Werner Baumann, presidente del Consiglio di Amministrazione, presentando la relazione finanziaria semestrale dell’azienda. L’azienda ha adottato misure per garantire che l’impatto diretto di eventuali carenze di gas sulle proprie capacità produttive quest’anno sia contenuto al massimo, ha spiegato. “Da un punto di vista tecnico, siamo ben preparati a ridurre significativamente la nostra dipendenza dal gas naturale passando a fonti di energia alternative e rinnovabili. Abbiamo anche avviato programmi per il risparmio energetico e abbiamo accumulato le scorte di prodotti dove possibile“. Un maggior grado di incertezza deriva dall’esposizione indiretta dell’azienda attraverso la sua rete globale di fornitori, ha detto Baumann. “Per questo motivo stiamo ampliando la nostra rete di fornitori e accumulando ulteriori scorte di materie prime e materiali di imballaggio fondamentali“.

Nel settore agricolo (Crop Science), Bayer ha aumentato le vendite del 17,2% (Fx & portfolio adj.) a 6,461 miliardi di euro, grazie a un sostanziale miglioramento del contesto di mercato. La divisione ha registrato una crescita percentuale a due cifre in America Latina e in Europa/Medio Oriente/Africa, oltre a un’espansione delle attività in Nord America e Asia/Pacifico. Gli erbicidi hanno registrato la crescita più forte, pari al 51,3% (Fx & portfolio adj.), con un aumento delle vendite soprattutto in America Latina e in Nord America, oltre che in Europa/Medio Oriente/Africa, grazie ai prezzi ancora elevati dei prodotti a base di glifosato. Le vendite di Corn Seed & Traits sono aumentate del 9,5% (Fx & portfolio adj.), soprattutto grazie agli aumenti dei prezzi in Nord America, Europa/Medio Oriente/Africa e America Latina. Inoltre, i volumi sono aumentati in tutte le regioni ad eccezione del Nord America. Le vendite di fungicidi sono aumentate del 4,3% (Fx & portfolio adj.), con una crescita in tutte le regioni ad eccezione del Nord America, dove i volumi sono diminuiti a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli. Le vendite di Soybean Seed & Traits sono diminuite del 16,1% (Fx & portfolio adj.), soprattutto a causa della significativa riduzione delle vendite dovuta alla sovrapproduzione in Nord America e al ritiro dell’unità dal mercato argentino.

Bayer ha inoltre continuato a fare buoni progressi anche in termini di sostenibilità. L’azienda sostiene lo Zero Hunger Pledge, che prevede di aiutare i piccoli agricoltori ad accedere a sementi innovative, pratiche agricole sostenibili e soluzioni agricole, offrendo loro nuove opportunità di reddito. Bayer ha inoltre compiuto progressi in un’importante valutazione ESG: MSCI ESG Research ha recentemente aggiornato il suo rapporto sulle controversie ESG e ha revocato la bandiera rossa relativa alle “preoccupazioni ambientali sulle colture OGM” e la relativa accusa di violazione dei principi del Global Compact delle Nazioni Unite. Questo segna un’altra importante pietra miliare nel miglioramento del profilo di rating ESG di Bayer.

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Investimenti green: obbligatorio in Ue questionario per i risparmiatori

Volete fare investimenti verdi o sociali?“. Chiedere ai risparmiatori informazioni sugli investimenti sostenibili diventerà obbligatorio nell’Ue a partire da martedì (2 agosto), ma tenere conto delle risposte sarà un bel grattacapo per le banche. “La sostenibilità è un obiettivo d’investimento importante per voi?”. D’ora in poi, i clienti che desiderano investire parte dei loro risparmi nei prodotti finanziari de La Banque Postale dovranno rispondere a questa domanda, come già accadeva per il grado di assunzione del rischio. Se la risposta sarà negativa, le domande non andranno oltre. Se la risposta sarà invece positiva, la seconda domanda sarà se il cliente desidera definire da solo le proprie preferenze o lasciare che sia il suo consulente a farlo. Se il cliente avrà il controllo, dovrà dare una proporzione, con una cifra o un grado di intensità che il consulente dovrà rispettare per stabilire vari criteri sostenibili. Il compito sembra semplice, ma il settore finanziario non si sente attrezzato per affrontare questi nuovi requisiti, imposti dalle normative europee. Tanto che l’Autorità francese per i mercati finanziari ha chiesto un rinvio dell’applicazione per i consulenti in investimenti finanziari (FIA) al 1° gennaio 2023, anche se la normativa si applicherà da martedì per i consulenti bancari.

RITARDI

Abbiamo messo il carro davanti ai buoi“, ha sintetizzato Laurence Caron-Habib, responsabile degli affari pubblici di BNP Paribas AM, durante una presentazione all’inizio di luglio. In effetti, il nuovo questionario viene messo in atto anche se non si conoscono ancora del tutto i criteri per definire cosa esattamente costituisca un investimento sostenibile. Mentre i criteri per due dei sei obiettivi ambientali (mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici) sono stati definiti da Bruxelles come parte della sua tassonomia verde, ne restano quattro da specificare su acqua, inquinamento, economia circolare e biodiversità. E non sono previsti prima dell’autunno. Inoltre, l’obbligo per le aziende di pubblicare i dati ambientali non scatterà prima del gennaio 2023. Un altro simbolo di questa falsa partenza: l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha condotto una consultazione con gli operatori finanziari per stabilire regole di buona pratica sulla presa in considerazione delle preferenze. Ma le conclusioni non sono attese prima della fine dell’anno. Deplorando questo calendario, l’associazione europea dei gestori patrimoniali (Efama) ha chiesto all’Esma una maggiore “flessibilità” nell’attuazione. “Sarà frequente che nessun prodotto di finanza sostenibile corrisponda pienamente alle preferenze iniziali del cliente“, teme l’associazione. Secondo BNP Paribas AM, meno del 2% degli investimenti in società del CAC 40 è allineato alla tassonomia. Per evitare di aspettare il “prodotto perfetto” per iniziare a investire nella finanza sostenibile, Efama ha proposto di lasciare spazio per riorientare le aspettative verso “le migliori alternative possibili.

CONCORRENZA E GREENWASHING

Oltre alla tassonomia verde europea, i distributori di fondi, che vengono offerti agli investitori, possono fare riferimento alla nozione di “investimento sostenibile, secondo il regolamento europeo sulla pubblicazione di informazioni sulla sostenibilità per i prodotti finanziari. Ma questa nozione è meno ben definita dall’Unione Europea. Si tratta solo di “un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo ambientale” o “sociale“, senza causare “danni significativi” ad altri obiettivi. Spetta ai gestori dei fondi stabilire, in base alla loro metodologia, se ciascuno dei loro investimenti rientra in questa definizione per calcolare la loro percentuale di investimenti sostenibili. La percentuale sostenibile di un determinato fondo può quindi variare” a seconda della “flessibilità del gestore, ha dichiarato all’AFP Léonard Pirollet, membro del team SRI Solutions di Banque Postale AM. Ciò evidenzia il timore di una concorrenza distorta tra i gestori, o addirittura di “greenwashing“. Tuttavia, questa nuova normativa ha permesso di ripensare l’offerta di fondi sostenibili e ha stimolato uno sforzo di formazione. I team delle diverse linee di business “hanno parlato molto di questo argomento. E non sarà l’ultima volta“, anticipa Pierre-Alexis Binet, direttore degli affari istituzionali della Banque Postale.

bce

Bce riduce consumi. Ma non può spegnere macchinette del caffè

Verde e sostenibile, anche più del dovuto. Tra risparmio energetico, riduzione degli sprechi idrici, impianti di riscaldamento e climatizzazione di nuova generazione, la Banca centrale europea porta l’agenda sostenibile dell’Ue in ufficio. L’Eurosistema non vuole certe dare il cattivo esempio quando si parla di transizione green, e gli edifici che ospitano i lavori del board, dei tecnici, degli analisti e dei funzionari si allineano alle nuove ambizioni dell’Ue. A cominciare dall’edificio Sonnemannstrasse 20, quello principale, nel quartiere Ostenda di Francoforte sul Meno, dove avviene la maggior parte dei lavori dell’istituzione comunitaria.

Inaugurato nel novembre 2014, supera del 29% i requisiti della direttiva federale tedesca sul risparmio energetico (“Energiesparverordnung”). Un immobile ancor più virtuoso del minimo richiesto grazie alla facciata del grattacielo che presenta un triplo strato ad alta efficienza energetica. Inoltre le facciate e il tetto della Grossmarkthalle sono isolati in modo efficiente dal punto di vista energetico così da non avere dispersioni né indurre ad aumentare la temperatura interna a seconda delle stagioni. All’interno a ventilazione naturale è assicurata da elementi di facciata azionabili, schermature solari elettriche e illuminazione a basso consumo energetico, fornendo condizioni di lavoro ottimali con la massima luce diurna. Ancora, è presente un sistema di raccolta del l’acqua piovana per l’alimentazione dei servizi sanitari così come l’irrigazione degli spazi verdi interni. Il calore in eccesso generato dal centro di calcolo non viene dissipato, bensì ri utilizzato per riscaldare gli uffici. La Bce ha inoltre provveduto a piantare alberi attorno all’edificio. Questo inverdimento dell’area intorno all’edificio principale si è aggiunto al la rete di parchi cittadini, contribuendo ad accrescere la superficie boschiva di Francoforte.

Prima di Grossmarkthalle tutto si svolgeva tra l’Eurotower e il Japan Center, nel centro della città, e che oggi forniscono quasi la metà dei posti di lavoro totali della Bce, ospitando il personale di supervisione bancaria. Nel 2020 l’Eurotower ha ottenuto la certificazione Gold nell’ambito dell’iniziativa Leadership in Energy and Environmental Design (Leed), grazie ai miglioramenti apportati alla sua infrastruttura tecnica tra il 2015 e il 2016. Tra questi si segnalano l’ installazione di sistemi di schermatura solare ad alta efficienza energetica, l’ isolamento del nucleo in calcestruzzo, l’installazione di nuove centrali termoelettriche combinate, il rinnovo degli impianti di condizionamento per ridurre consumi e migliorare l’efficienza energetica, oltre alla conversione degli impianti elettrici per gli uffici, oggi interamente a Led.

Tutti questi interventi rispondono all’obiettivo che la Bce si è data di ridurre del 20% i consumi energetici entro il 2030. Alla fine del 2021 il taglio registrato è del 16,1%, in linea con le politiche interne. Merito anche della politica per l’area parcheggi, dove si è deciso di mettere lampadine più tenui. Curiosità: tutte le macchinette del caffè presenti negli edifici della Bce non vengono spente mai. “Per ragioni di igiene non si può”, spiegano a Francoforte. Si è dunque provveduto a fare in modo che durante la notte e per tutto il week-end entrino in modalità ‘risparmio energetico’.

(Photo credits: Daniel ROLAND / AFP)

Da pneumatici fuori uso ad accessori d’alta moda: in via Veneto il défilé circolare

Sono lontani i ruggenti anni ’60 della Dolce Vita, quando Via Veneto non si trovava solo al centro di Roma, era metaforicamente al centro del mondo. Per un giorno però la storica via degli hotel di lusso e dell’Harry’s Bar è tornata vetrina di un nuovo modo di intendere l’alta moda.

Una serata in cui tessuti di alto pregio, con tagli sartoriali e design innovativi, sono stati abbinati a manufatti in gomma riciclata da pneumatici fuori uso, in una dimensione distopica e onirica, per raccontare attraverso l’arte l’importanza sempre più urgente della tutela dell’ambiente.

Roma è di Moda‘, spettacolo-evento curato da Stefano Dominella, diretto da Guillermo Mariotto e coordinato da Zètema, il 28 luglio ha raccontato l’alto artigianato Made in Italy attraverso la moda ecosostenibile.

E’ Ecopneus, in Italia, il principale operatore della gestione dei Pneumatici Fuori Uso. Li trasforma in elementi ornamentali in gomma riciclata che impreziosiscono le creazioni di stilisti sensibili alla sostenibilità e che grazie a processi di upcycling e recycling hanno dato una seconda vita a tessuti e a materiali di scarto.

Le potenzialità della gomma riciclata sono “infinite“, per il Direttore Generale di Ecopneus Federico Dossena: “Il materiale è al tempo stesso versatile, elastico, resistente, con molteplici possibilità di personalizzazione. Noi ci rivolgiamo a un pubblico tradizionalmente industriale, promuoviamo la gomma nelle sue applicazioni tecniche e pratiche. Qui l’obiettivo che ci siamo posti è di portare un messaggio di sostenibilità’ ed economia circolare per ispirare ogni ambito delle attività produttive. E l’arte rappresenta senza dubbio un volano importante, un settore apparentemente lontano dal nostro ma con cui condividiamo una visione comune, l’impegno ad essere sempre più sostenibile”. Rendendo tangibile e reale un contenuto di grande attualità, gli abiti contribuiscono alla mission di Ecopneus di informare e sensibilizzare a una “cultura del riciclo”, unica strada possibile per il futuro.

Un connubio artistico e una collaborazione che pone l’attenzione sulla sostenibilità attraverso un linguaggio universale, la moda. Sono “abiti-messaggio”, creazioni che, grazie a inserti in materiale riciclato da Pfu, diventano un manifesto ambientalista.

La gomma riciclata si declina in  settori anche molto diversi tra loro: dai prodotti per l’edilizia come gli isolanti acustici e antivibranti, allo sport, con playground per parco giochi, campi da calcio, pavimentazioni sportive polivalenti e prodotti per il benessere animale. C’è anche il settore delle strade e infrastrutture dove accanto agli asfalti “modificati” silenziosi e duraturi, si possono produrre piste ciclabili, arredi urbani ed elementi per sicurezza stradale. Poi ci sono i prodotti di design, l’oggettistica e anche nuovi compound realizzati unendo gomma riciclata e materiali termoplastici.

Ogni anno Ecopneus gestisce raccolta, trattamento e recupero di mediamente circa 200mila tonnellate di PFU, trasformate in gomma riciclata per applicazioni nello sport, nelle infrastrutture, il benessere animale, l’arredo, l’energia. In 10 anni di attività è stata evitata l’immissione in atmosfera di oltre 3,36 milioni di tonnellate di CO2, risparmiati materiali per 3,3 milioni di tonnellate ed evitato il consumo di circa 15,5 milioni di m3 di acqua.

Zdeněk Hřib

Hřib: “La mia Praga green tra alberi, trasporto verde e pannelli solari”

Non c’è tempo da perdere, e l’intera Unione europea deve agire senza esitazione”. Zdeněk Hřib avverte il senso di urgenza. Il sindaco di Praga rilancia con forza l’agenda sostenibile dell’Ue, che è anche l’agenda della sua città, oggi anche ‘capitale d’Europa’ visto che la Repubblica ceca detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. “L’aggressione russa e la conseguente perturbazione del mercato energetico mondiale hanno solo messo in evidenza la necessità di trasformare il sistema energetico dell’Ue e porre fine alla sua dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal gas proveniente dalla Russia, per affrontare la crisi climatica”.

Indietro non si torna, quindi. Semmai, si va avanti più spediti che mai, come sta facendo l’amministrazione comunale. Nell’intervista concessa a Gea spiega che già nel 2019 è stato adottato un piano per il clima. L’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per tradurre tutto questo in pratica grande attenzione è stata messa sulla mobilità sostenibile e l’elettrificazione del settore dei trasporti pubblici attraverso veicoli elettrici, biometano o varie forme di trasporto non motorizzato. “Tutto questo è al centro della transizione di Praga verso l’economia verde, tiene a sottolineare. Ricorda in particolare “l’espansione record delle linee tranviarie”, i lavori della quarta linea della metropolitana, che sarà in funzione “entro la fine del 2022”, a cui si aggiungono “altri progetti del valore di 300 milioni di euro per i prossimi cinque anni”. E poi c’è il rinverdimento urbano. Tra il 2018 e il 2022 la città di Praga ha piantato oltre 500 mila alberi, e “stiamo pianificando di piantarne altri 500 mila entro il 2026 per raggiungere il nostro obiettivo di un milione di alberi per Praga entro otto anni”.

Hřib e la sua squadra hanno capito che gli alberi sono fondamentali anche per la qualità della vita di città. “Possono aiutare a ridurre le isole di calore in città, raffreddano notevolmente l’ambiente circostante, intrappolano la polvere, assorbono CO2 e generalmente rendono l’ambiente più adatto alla vita”. Ma lo sforzo non si esaurisce qui. La rivoluzione verde della capitale ceca passa anche attraverso altre azioni, già in cantiere. C’è l’impianto urbano di purificazione dell’acqua, “un nuovo progetto di installazione di centrali solari sui tetti delle case a schiera”, a cui si aggiungono “diversi progetti a sostegno di tetti verdi, facciate o il cosiddetto verde verticale”, tutti “in preparazione”.

Il momento di agire è ora. Certo, Praga ha già avviato il suo percorso di trasformazione, ma il semestre di presidenza è “una grande opportunità. Con gli occhi di tutti puntati sulla città, che ospita incontri, dibattiti, conferenze e anche riunioni informali di ministri e leader, la politica locale sa di avere la chance di “far sentire la propria voce su questioni così importanti” come la rivoluzione sostenibile, soprattutto in un momento in cui tentennamenti non sono ammessi.

Questa situazione non farà che accelerare il processo di rendere le nostre città più sostenibili e autosufficienti”, ribadisce una volta di più il primo cittadini riferendosi alla guerra in Ucraina e le sue ripercussioni. In questo momento, la vera sfida di Praga è però quella di spendere bene e per tempo le risorse che restano disponibili. “Nell’ambito del piano RepowerEu gli Stati membri dell’Ue hanno già a disposizione 225 miliardi di euro in prestiti nell’ambito dell’RRF e sono stati proposti finanziamenti aggiuntivi sotto forma di sovvenzioni, fondi di coesione o investimenti aggiuntivi”. Sembrano pochi, ma non lo sono. L’inflazione alle stelle e la necessità di ripensare l’utilizzo di fondi europei possono non aiutare, ma le risorse sono lì. E bisogna farne tesoro. Praga lavora anche su questo.

(Photo credits: SAM YEH / AFP)

Carlo Buttaroni

Buttaroni: “Temi ambientali al secondo posto per i cittadini. Al primo l’inflazione”

È il carrello della spesa che guida l’orientamento di voto“. Non azzarda ancora percentuali Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, che con GEA commenta la crisi di governo in un momento di estrema fragilità sociale.

In questo contesto, i temi ambientali avranno un ruolo importante e trasversale, sostenuti da tutti i partiti, ma non prioritario per il sondaggisti: “Il tema del cambiamento climatico lo stiamo vivendo con il caldo asfissiante, è importante, la gran parte degli italiani ne è consapevole. Ma per i cittadini viene in secondo piano rispetto all’inflazione“.

L’aumento dei prezzi è determinato da fattori esogeni forti: la guerra, il costo dell’energia, le politiche energetiche, ma, insiste Buttaroni, “alla fine la messa a terra scarica tutta sul carrello. La maggioranza delle persone ha un reddito che si aggira tra i mille e i 1.100 euro, va da sé che il tema dirimente diventa questo“.

Non si può ignorare, però, che la crisi ha imposto un’accelerazione sui temi ambientali: “Tutti si sono espressi, è difficile fare una graduatoria. La campagna elettorale sarà breve e impegnativa, i partiti devono organizzarsi a costruire una proposta politica che tenga insieme tutto. Ripeto, i temi ambientali non contano quanto l’inflazione, la priorità è arrivare non alla quarta, ma alla terza settimana del mese“, è la posizione del sondaggista.

La sostenibilità è, in quest’ottica, un “impreziosimento” delle campagne, il cui focus sarà “esclusivamente di tipo economico: “In questo momento servono soluzioni sulle priorità“. Buttaroni chiede una riflessione alle forze politiche: “La gente si dice, ‘io ho bisogno di mettere a tavola un pasto. Sono disposto a mettere da parte un pasto per una migliore qualità dell’aria?’ Stiamo parlando di bisogni primari. Alla base della piramide di Maslow c’è il mangiare e il dormire. Noi siamo siamo proprio a questo punto qui, la crisi è drammatica. Mi stupisco che non si ponga l’attenzione su quello che sta per accadere“.

La grande incognita di come mettere insieme il pranzo con la cena è quella che ha guidato l’astensionismo alle ultime elezioni. Questa volta come andrà? “Siamo molto lontani dalla geometria di un consenso stabile. Siamo stati colti tutti di sorpresa“, precisa. Due elementi cozzano sulla velocità, fa notare: “I collegi sono cambiati e la crisi è iniziata da qualche mese, la tempesta economica deve ancora esprimersi in tutta la sua violenza. Non è facile pensare a delle soluzioni ragionevoli formulate in breve tempo. Per di più, capiterà ad agosto, nel periodo meno propizio“.

Gli elettori avranno nostalgia di Mario Draghi?La maggior parte dei cittadini nei esprime apprezzamento nei confronti di Draghi, è sicuramente una persona seria, competente, che ha autorevolezza. Per noi aveva una percentuale di gradimento del 53%, tantissimo per un premier, Monti scivolò verso il basso molto velocemente“. Questo però, puntualizza, “non significa che la grande maggioranza degli italiani pensi che andare al voto sia una sciagura. Ho trovato eccessive le drammatizzazioni sulla crisi di governo, per gli italiani non accelera la crisi che già vivono nelle proprie case“.

Fridays for Future

A Torino va in onda il futuro: giovani da tutto il mondo uniti per il clima

A Torino va in onda il futuro. Il Meeting europeo di Fridays for Future, con la partecipazione di attivisti extraeuropei dai molti Paesi colpiti più duramente dalle conseguenze della crisi climatica, e il Climate Social Camp rappresentano il punto di rilancio dell’azione per il clima dopo oltre due anni di interruzione degli eventi pubblici a causa della pandemia. Un momento chiave, che getterà le basi per i molti appuntamenti dell’autunno, a partire dal grande sciopero globale del 23 settembre. Cinque giorni di confronti, incontri, approfondimenti con un unico obiettivo: il futuro. Inutile aggiungere ‘sostenibile’, perché il futuro o sarà sostenibile o non sarà.

Da quando Greta Thunberg – che non sarà a Torino ma si collegherà dalla sua Svezia – iniziò a manifestare ogni venerdì di fronte al Parlamento svedese con il cartello ‘Skolstrejk For Klimatet’ (‘Sciopero della scuola per il clima’) sono passati quattro anni, ma paiono decenni per il precipitare degli eventi mondo. Intensificarsi della crisi climatica e delle sue ricadute, pandemia (che molto ha a che fare con il mutamento del clima), guerra… Era il 20 agosto 2018 e quel giorno partì l’onda, divenuta sempre più grande, dei giovani che in tutto il mondo chiedono alla politica, all’impresa e agli adulti tutti di ascoltare gli scienziati e agire per il clima e per preservare il futuro. Adottare tutte le scelte necessarie per un domani migliore, sotto ogni punto di vista.

Come sempre capita, arrivarono ironie, mediamente becere. Prima su di lei: ‘Chi la manovra?’ fu la più classica, come se – anche fosse manovrata da qualche interesse economico – gli interessi dei petrolieri e di chi ne fa le veci (in politica, nell’industria, nell’informazione) fossero invece nobili e non avessero prodotto danni devastanti. Poi sul movimento: ‘Ma cosa vogliono questi ragazzini, pensino a studiare’, detto normalmente da gente che ha costruito la propria fortuna con (o contro) il ’68. Poi sui contenuti: ‘Invece di protestare, dite cosa si dovrebbe fare, siate costruttivi’, che tra tutte mi è sempre sembrata la più comica, visto che fin dal primo minuto Greta e i ragazzi di Fridays for Future hanno chiesto chiaramente e semplicemente di ascoltare le indicazioni degli scienziati per elaborare al meglio (compito della politica) i piani per il futuro.

I fatti hanno dato ragione a questi ragazzi e prima ancora alla scienza e agli uomini che da almeno 40 anni stanno lottando contro l’ostilità di una (buona) parte della politica e dell’industria spiegando che senza scelte drastiche ma anche strategicamente convenienti abbiamo davanti prospettive molto complicate. Incendi, siccità, alluvioni, trombe d’aria, carestie, pandemie non sono ‘catastrofismo’, accusa con cui se la cavano normalmente molti critici, ma semplice cronaca. Occorre cambiare strategia, è evidente.

E un pezzo della (potenzialmente) bellissima storia futura viene scritto in questi giorni a Torino, tra Campus Einaudi (nuova sede dell’Università) e Parco Colletta, in uno scambio costante tra giovani attivisti e mondo dell’università, dell’informazione, dell’associazionismo e dell’attivismo non solo ambientale. Ascoltiamoli con entusiasmo, il futuro è lì.

reamerei

Reamerei, passamontagna e uncinetto: l’eco-rivoluzione delicata

Per i vicoli acciottolati del centro storico di Roma si respirano ancora gli echi di The Beginning, la grande sfilata Coture di Valentino, un omaggio di Pierpaolo Piccioli a Garavani e alla sua piazza Mignanelli. Il defilee, seicento metri tra la Maison e la scalinata di Trinità dei Monti a Piazza di Spagna, è andato in scena alla vigilia di Altaroma, come ogni anno vetrina importante per la moda del futuro. E qui, non si può non parlare di Showcase, l’iniziativa nata per connettere i giovani designer con buyer e giornalisti nazionali e internazionali.

Assaggi di avanguardia, nuove sensibilità, percezione della direzione che prenderà la moda, seguendo tempi, esigenze, elaborando crisi.
Parola agli emergenti, che, specchio dei giovani attivisti nel mondo, hanno dimostrato di avere una priorità che li accomuna: la tutela del Pianeta.

Uno su tutti, perfetta sintesi delle nuove tendenze, è Reamerei, un collettivo, un trio composto dalla fondatrice Marzia Geusa con Enrico Micheletto e Davide Melis. 100% Made in Italy, attento ai materiali biologici rigenerati, ‘praticante’ dell’upcycling. Una moda genderless e consapevole: “Interrogativi riguardanti il futuro ed i binomi tecnologia-natura e atomico-anatomico ci portano a intraprendere un processo simile ad un trip eterotopico, tramite il quale riflettiamo sul superamento del dualismo di genere, combattendo un’ironica guerra contro il dimorfismo sessuale”, spiegano.

Si gioca ad armonizzare tecnologia e natura, in un futuro che è anche presente, con forme che ridisegnano il corpo e dettagli che emergono inaspettati, per creazioni “slow-fashion” narrative, con riferimenti punk. Ma anche richiami a vecchie e nuove ribellioni, associati a materiali e forme gentili: “Una risposta emotiva e disillusa alla ricerca del senso delle cose”, scrivono, postando su Instagram la foto di una sfilata al Teatro India di Roma, dove top e pantaloni stretti di velluto arricciato vengono indossati con passamontagna all’uncinetto: “Li abbiamo pensati come giovani creature ribelli nate da un fiore magico”.

(Photo credits: Instagram @REAMEREI)