Tesla, maxi incentivo a Musk da 1 trilione in 10 anni. Intanto può incassare bonus da 29 miliardi

Un bonus in azioni da 29 miliardi e un maxi piano di incentivi che secondo le proiezioni raggiungerà quota 1,03 trilioni di dollari. L’ipotesi che Elon Musk possa diventare il primo triliardario della storia è remota ma è pur sempre una possibilità. Di sicuro l’estate del vulcanico patron di Tesla è stata fruttuosa. A inizio agosto il Cda aveva approvato un mega bonus da 96 milioni di azioni come “primo passo” per onorare il pacchetto retributivo da 56 miliardi di dollari del 2018 che era stato bloccato da un tribunale del Delaware perché “ingiustamente sproporzionato”. Nella lettera agli azionisti la presidente Robyn Denholm e la direttrice e membro del board, Kathleen Wilson-Thompson, avevano annunciato “un primo importante passo verso il compenso di Elon Musk per il suo straordinario lavoro in Tesla“. Secondo quanto stabilito dal Cda, a Musk è stato offerto di comprare 96 milioni di azioni al prezzo del 2018 (23,34 dollari per azione), quando valevano 2,2 miliardi. Il Ceo avrà l’obbligo di mantenere tale pacchetto per almeno 5 anni e dovrà rimanere al vertice dell’azienda fino al 2027. “È fondamentale trattenere e motivare i nostri straordinari talenti, a cominciare da Elon”, avevano spiegato Denholm e Wilson-Thomson nella lettera, sottolineando che la priorità era quella di “trattenere” Musk, evitando un suo eccessivo disimpegno a favore di altre attività (da X a SpaceX, OpenAi o Neuralink).

Una ‘missione’ ribadita poche ore fa, quando la stessa Denholm ha confermato il maxi piano di incentivi contenuto in un documento depositato alla Sec. Il Cda, stavolta, ha proposto agli azionisti un programma di remunerazione in 10 anni che potrebbe garantire a mister Tesla fino al 13% delle azioni totali: per maturare l’1,03 trilione di dollari (ovvero oltre mille miliardi, in base alla valutazione del mercato) sono previste 12 tranche di quote da assegnare qualora la compagnia, sotto la guida di Musk, raggiungesse determinati traguardi. Più che ambiziosi: Tesla in 10 anni dovrebbe raggiungere una capitalizzazione di 8,6 trilioni, aumentando dunque il valore di mercato di quasi 8 volte (ovvero +7,5 trilioni circa). Denholm lo ha confermato ad Andrew Ross Sorkin della Cnbc, spiegando che il piano è stato ideato “per mantenere l’amministratore delegato motivato e concentrato sul raggiungimento degli obiettivi aziendali”: “Se si comporta bene, se raggiunge i traguardi super ambiziosi previsti dal piano, allora otterrà un capitale azionario: l′1% per ogni mezzo trilione di dollari di capitalizzazione di mercato, più i traguardi operativi che deve raggiungere per riuscirci”, ha rivelato Denholm a ‘Squawk Box’ della Cnbc.

Ecco allora che agli azionisti, in previsione dell’assemblea annuale del prossimo 6 novembre, viene chiesto di approvare il ‘Premio alla performance del Ceo 2025’, che “sfida Elon” a raggiungere nuovamente una serie di obiettivi ancora più ambiziosi, tra cui traguardi operativi incentrati sul raggiungimento di obiettivi di Ebitda rettificato (soglie fino a 28 volte superiori al traguardo Ebitda rettificato più alto del Ceo Performance Award 2018) e il lancio di offerte di prodotti nuovi o ampliati: oltre alla consegna di 20 milioni di veicoli, viene chiesto di mettere su strada 1 milione di Robotaxi e di vendere 1 milione di Optimus, il robot basato sull’IA. “Se Elon raggiungesse tutti gli obiettivi di performance previsti, la sua leadership porterà Tesla a diventare l’azienda più preziosa della storia”, spiega Denholm nell’ultima lettera, anch’essa depositata alla Sec.

Si tratta del piano di incentivi più costoso di sempre, ed è stato proposto proprio nel momento di svolta storica per Tesla, chiamata a fare il salto di qualità nel campo dell’intelligenza artificiale e della robotica. Non solo Bev, quindi. Anche perchè cominciano a pesare non poco i ritardi sul lancio della nuova gamma di auto elettriche e gli effetti si fanno sentire ormai da mesi. Solo a luglio in Ue le immatricolazioni sono crollate del 42% annuale. Tra gennaio e luglio, a livello globale, Tesla si piazza al secondo posto per vendite (dietro a Volkswagen e davanti a Hyundai) ma con 525.000 unità consegnate ha registrato un calo del 16,4% su base annua, gravemente influenzato dal rallentamento della domanda. “Le consegne di Model Y e Model 3 sono diminuite rispettivamente dell’11% e del 19,7% – spiega un’analisi di Sne Research – diventando una delle principali cause del calo complessivo delle vendite”. Anche le vendite di berline premium, Model S e Model X, sono diminuite rispettivamente del 62,2% e del 48,8%, il che significa che la competitività di Tesla nel segmento premium si è indebolita. Sono state consegnate inoltre 13.000 unità di Cybertruck, ma rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le vendite sono diminuite del 17,4%. “Sembra che Cybertruck non abbia ancora contribuito in modo significativo alla ripresa delle vendite complessive“, concludono gli analisti di Sne Research.

Auto, mercato elettriche vola: leadership Byd, in picchiata Tesla

Nonostante le difficoltà generalizzate del mercato auto, il segmento delle elettrificate sembra vivere il suo momento d’oro. Da gennaio a maggio 2025, le consegne globali di veicoli a batteria e ibridi (auto e mezzi commerciali) sono balzate a 7,520 milioni di unità, con una crescita del 32,4% su base annua e +42,8% rispetto al 2017. Byd mantiene la sua leadership globale, davanti ai marchi della rivale cinese Geely e a Tesla.

Secondo l’ultima analisi di Sne Research, in particolare, i marchi legati a Byd hanno venduto 1,586 milioni di unità nei primi 5 mesi dell’anno, con un aumento del 34,8% su base annua. Il colosso cinese punta a vendere circa 6 milioni di unità di Bev e ibridi plug in quest’anno e sembra aver reagito meglio di altri ai cambiamenti nelle politiche tariffarie e in materia di sussidi, costruendo linee di produzione locali o espandendole in Europa (Ungheria e Turchia) e nel Sud-est asiatico (Thailandia, Indonesia e Cambogia). “Grazie a prezzi competitivi e alla tecnologia di base – spiegano gli analisti di Sne – Byd ha continuato a migliorare la notorietà del marchio e a diversificare il suo portafoglio prodotti in vari segmenti, dai micro veicoli elettrici ai veicoli commerciali, per rafforzare la sua competitività nell’ecosistema complessivo dei veicoli elettrici. Tuttavia, sono emerse preoccupazioni sulla sua solvibilità finanziaria, poiché il gruppo si è recentemente espansa in modo un po’ troppo rapido, con conseguente aumento del debito. In questo contesto, il settore sta prestando attenzione a come l’aggressività e gli investimenti audaci di Byd influenzeranno la sua futura redditività e quota di mercato”.

Crescita a doppia cifra anche per il gruppo Geely (+77,3% annuale da gennaio a maggio), a circa 793.000 unità, grazie soprattutto al successo del modello Star Wish. I suoi marchi premium Zeekr, Galaxy (dedicato all’ibrido), e Lynk & Co puntano al mercato globale e si rivolgono a diverse fasce di clientela. In particolare, spiega Sne Research, Geely sta lavorando attivamente per convertire i veicoli a combustione interna in veicoli elettrici, sviluppando tecnologie proprietarie per batterie, sistemi elettronici e software, oltre a rafforzare le proprie capacità produttive. “Queste strategie di integrazione verticale e sviluppo interno della tecnologia sono considerate fattori chiave per promuovere la competitività di Geely, il che fa prevedere un’elevata probabilità di espansione della sua presenza sul mercato globale”, spiega l’analisi.

Continua invece il momento nero di Tesla: nonostante rimanga al terzo posto globale per vendite (esclusivamente Bev) il calo è stato del 16% su base annua, vendendo circa 537.000 unità: tra le cause, il calo rilevato da Model Y e Model 3 e l’attivismo politico di Elon Musk (ridotto nelle ultime settimane e addirittura in aperto contrasto con il presidente Usa, Donald Trump), con possibili ripercussioni negative sul marchio e sulla sua affidabilità. In particolare, le vendite globali della Model Y si sono ridotte del 22,8% (da 421.000 a 325.000 unità), aggravando il peso sull’intero marchio. In Europa le vendite sono diminuite del 34,3%, registrando 79.000 unità, mentre in Nord America le vendite sono diminuite del 13,8%, a 218.000 unità.

Meno accentuata la frenata in in Cina, -7,8% a 202.000 unità. In Europa, calo a due cifre sia per la Model Y (-38,1%) sia per la Model 3 (-25,4%), mentre in Nord America le vendite di Model Y sono diminuite del 16,6%, mostrando un evidente rallentamento. In Cina, le vendite della Model 3 sono invece aumentate del 43,8%, mentre la Model Y ha registrato un -24%. Tesla sembra perdere il suo vantaggio competitivo anche nel segmento premium, spiegano gli analisti di Sne Research: le vendite globali di modelli di punta come la Model S e la Model X sono diminuite rispettivamente del 66,1% e del 43,4%. “Affinché Tesla possa aspettarsi una ripresa delle vendite in futuro, sarà necessario per Musk e i suoi manager elaborare misure per mitigare i rischi derivanti dall’immagine del marchio compromessa”, spiega lo studio. Su base geografica, da gennaio a maggio 2025 il mercato globale dei veicoli elettrici ha mostrato andamenti diversi a seconda delle politiche correlate e delle strutture della domanda in ciascun Paese.

In Cina, che rappresenta la quota maggiore (62,7%) del mercato globale, sono state vendute complessivamente 4,718 milioni di unità di veicoli elettrici, con un aumento del 39,2% su base annua. Concentrandosi sulle grandi città cinesi, la domanda di veicoli elettrici entry-level è aumentata e l’elettrificazione dei veicoli elettrici commerciali è aumentata. In Europa, sono stati venduti complessivamente 1,538 milioni di veicoli elettrici, con una crescita del 27,9% su base annua, e la quota di mercato europea dei veicoli elettrici è leggermente scesa al 20,5%. Sebbene gli indicatori mostrino una continua ripresa, l’aumento complessivo della sensibilità al prezzo ha notevolmente accelerato la crescita delle quote di mercato dei veicoli elettrici cinesi a scapito dei marchi tradizionali. Le case automobilistiche cinesi come Byd, Nio e Xpeng stanno lavorando intensamente per investire in impianti di produzione locali in paesi come Ungheria e Spagna.

A questo proposito, sono emersi conflitti tra la politica dell’Ue, volta a promuovere la produzione locale, e le misure per limitare la penetrazione dei modelli asiatici. Rallentamento conclamato delle elettriche invece nel mercato nordamericano, dove sono state vendute 714.000 unità, con un aumento di solo l’1,4% su base annua e una quota globale di Bev e Phev scesa al 9,5%. “Grazie ai benefici del credito d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act (Ira) statunitense, importanti produttori come GM, Ford e Hyundai Motor Group stanno aumentando la loro quota di produzione locale in Nord America, ma la domanda di veicoli elettrici è stata inferiore alle aspettative – spiega Sne Research -. Dall’insediamento dell’amministrazione Trump, con l’orientamento politico che si sposta verso maggiori tagli fiscali e un allentamento delle normative ambientali, le discussioni a livello federale per ridurre i sussidi ai veicoli elettrici stanno guadagnando slancio. Di conseguenza, le prospettive per la domanda di veicoli elettrici vengono riviste al ribasso e le case automobilistiche stanno iniziando a riallineare le loro strategie, ad esempio tornando a portafogli incentrati sui motori a combustione interna”.

Tesla fa retromarcia: -13,4% vendite in 4 mesi. Un’auto elettrica su 5 nel mondo è Byd

Tra tutti i principali marchi automobilistici dell’elettrico, Tesla è l’unico che tra gennaio e aprile, a livello globale, ha registrato un calo. A due cifre: -13,4% con 422.000 unità consegnate. Un terzo rispetto a Byd: 1 milione 242mila auto consegnate e una crescita del 43,2%. Secondo l’ultimo report di settore di Sne Research, si comportano bene, in generale, tutti i principali marchi cinesi, al momento unici competitors della compagnia di Elon Musk a livello internazionale. Giusto per dare una dimensione, nei primi quattro mesi dell’anno le consegne di veicoli elettrici a batteria (Bev) e ibridi plug in (pur considerando la quota – minoritaria – di veicoli commerciali) sono balzate a 5 milioni e 808mila unità, con un aumento di circa il 34,6% su base annua.

Byd si è classificata al primo posto nella classifica mondiale delle vendite di veicoli elettrici ed è sulla buona strada per raggiungere il target di 6 milioni di unità vendute nell’anno. Secondo l’analisi di Sne Research, il colosso cinese ha risposto “attivamente” ai cambiamenti nelle politiche tariffarie e in materia di sussidi, costruendo linee di produzione locali o espandendole in Europa (Ungheria e Turchia) e nel sud-est asiatico (Thailandia, Indonesia e Cambogia). “Grazie alla sua competitività di prezzo e alla sua tecnologia, Byd ha effettuato una mossa strategica per migliorare la notorietà del suo marchio e rafforzare il vantaggio competitivo nell’intero ecosistema dei veicoli elettrici”, spiegano gli analisti. In pratica oltre un quinto delle vetture elettriche vendute nel periodo era una Byd (21,4% di quota di mercato globale nel segmento Bev-Phev). Ma anche il gruppo Geely (di Hangzhou), al secondo posto in classifica, ha registrato una crescita significativa (+79,4%), vendendo 616.000 unità.

Tesla, al terzo posto della classifica globale di vendite sull’elettrico, ha registrato invece un calo delle vendite del 13,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a causa di un rallentamento delle vendite di Model 3 e Y. In Europa, le vendite sono diminuite del 34,6% e in Nord America del 9,1%. Nello specifico, nel Vecchio continente, il calo delle vendite è stato causato principalmente dalla sospensione della produzione decisa per lanciare Juniper, la versione rinnovata della Model Y, e dalla carenza di scorte. Tesla aveva pianificato di lanciare un nuovo modello entry-level, ma il programma di produzione è stato ritardato di almeno tre mesi, con la produzione di massa ora prevista per iniziare tra la seconda metà del 2025 e l’inizio del 2026. Inoltre, Tesla sta lavorando al perfezionamento del software di guida autonoma e all’espansione dei suoi servizi in abbonamento per rafforzare il suo modello di ricavi basato sul software. “Tuttavia, l’impegno politico del Ceo Elon Musk ha avuto un impatto negativo sull’immagine del marchio, portando a un calo della fiducia dei consumatori”, spiega Sne Research.

Su base geografica, l’Europa ha registrato una ripresa della crescita, registrando un aumento del 26,2% nelle vendite di veicoli elettrici rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il lancio di nuovi modelli come Renault R5, Stellantis e-C3, Kia EV3 e Hyundai Casper Electric (Inster) sta trainando la ripresa della domanda sul mercato. Il mercato del vecchio continente, non è un mistero, è uno dei più appetibili per i marchi cinesi: Byd sta facendo base in Ungheria, ma anche Nio (da Shanghai) e MG (di proprietà di Saic) e Leapmotor hanno deciso di entrare nel mercato europeo o di espandere la propria presenza. Nel frattempo, l’Ue ha rinviato l’attuazione delle normative sulle emissioni di CO₂ al 2027, con i criteri di conformità modificati per consentire l’utilizzo delle emissioni medie dal 2025 al 2027.

Rallenta invece il mercato nordamericano, che nei primi quattro mesi dell’anno, ha registrato una crescita di appena il 4%, pari al 9,6% della quota di mercato globale. Grazie ai benefici del credito d’imposta previsti dall’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense, importanti produttori come General Motors, Ford e Hyundai stanno aumentando la produzione locale in Nord America. “Tuttavia l’incertezza politica sta aumentando sotto l’amministrazione Trump a causa di potenziali tagli ai sussidi e della revisione di dazi aggiuntivi. Le case automobilistiche sono ora tenute a mantenere un portafoglio bilanciato tra veicoli a motore a combustione interna e veicoli elettrici, insieme a strategie di risposta flessibili”.

Guardando al mercato asiatico (Cina esclusa) la crescita del quadrimestre si è attestata a +37,1% su base annua. Sne research sottolinea ad esempio che il Giappone si sta allontanando dalla sua tradizionale strategia incentrata sull’ibrido, come si evince dalle recenti iniziative di Toyota e Lexus per il lancio di nuovi modelli Bev. L’India si è posta l’obiettivo di raggiungere una quota del 30% di veicoli elettrici entro il 2030 e sta attivamente rinnovando i suoi programmi di sussidi e ampliando le infrastrutture di ricarica. Nel sud-est asiatico, Paesi come Thailandia e Indonesia stanno emergendo come hub chiave per la produzione di veicoli elettrici, con i loro governi che offrono incentivi come agevolazioni fiscali e supporto per attrarre stabilimenti di produzione locali.

Guerra aperta tra Trump e Musk. Il presidente: “E’ impazzito per lo stop ai sussidi sulle auto elettriche”

E’ ormai guerra aperta tra Elon Musk e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e all’indomani della “litigata” a distanza la situazione non accenna a migliorare. Così come la loro alleanza è stata spettacolare e intensa, lo è altrettanto loro rottura: il tycoon e il patron di Tesla hanno litigato pubblicamente, accusandosi di “follia” da una parte e “ingratitudine” dall’altra. Ma di ‘fare la pace’ il presidente non ci pensa proprio, almeno non adesso. Una fonte della Casa Bianca assicura che non ci sarà alcuna telefonata chiarificatrice tra i due. Anzi, intervistato da Abc News, Trump ha mostrato indifferenza verso la questione. Alla domanda di un eventuale colloquio con l’imprenditore, il repubblicano ha risposto: “Ti riferisci all’uomo che ha perso la testa? Non sono particolarmente interessato” a parlargli. Ma non solo: secondo il Wall Street Journal sarebbe anche pronto a vendere la Tesla che aveva acquistato. 

Ma cosa è successo tra i due? Trump ha confermato sul suo social network Truth Social di aver posto fine alla missione governativa di Musk, secondo lui “impazzito”, a causa di una decisione sfavorevole ai contributi sui veicoli elettrici. “Il modo più semplice per risparmiare miliardi e miliardi di dollari nel nostro bilancio sarebbe quello di annullare i sussidi e i contratti governativi” del capo di Tesla e SpaceX, ha scritto. Il botta e risposta si è poi trasferito su X, di cui l’ormai ex capo del Doge è proprietario. SpaceX “inizierà immediatamente a mettere fuori servizio la sua navicella spaziale Dragon”, utilizzata in particolare dalla Nasa per trasportare gli astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ha promesso Musk. Salvo poi fare marcia indietro poche ore dopo: “Va bene, non metteremo fuori servizio Dragon”. Nel frattempo, la disputa ha mandato in picchiata le azioni Tesla, che hanno perso decine di miliardi di dollari di capitalizzazione a Wall Street, chiudendo a -14,26%.

Da quando l’uomo più ricco del mondo ha lanciato la scorsa settimana un attacco frontale contro un megaprogetto di legge finanziaria dell’amministrazione Trump, era chiaro che fosse solo questione di tempo prima che il divorzio fosse definitivamente consumato. È stato durante una riunione nell’Ufficio Ovale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, ridotto al ruolo di comparsa muta, che il presidente ha ufficializzato la rottura. Durante uno scambio con i giornalisti, trasmesso in diretta, Donald Trump si è detto “molto deluso”. “Elon e io avevamo un buon rapporto. Non so se sia ancora così”, ha ammesso riferendosi al suo ex “consigliere speciale”, che venerdì scorso ha lasciato l’incarico di responsabile della riduzione della spesa pubblica alla Casa Bianca.

“Assurdità”, ha commentato Musk in un commento a un video del presidente in cui affermava che la sua rabbia era dovuta alla perdita dei sussidi per i veicoli elettrici. “Falso”, ha poi postato sopra un estratto in cui Trump spiegava che l’imprenditore conosceva in anticipo il contenuto del testo. Una “grande e bella legge” per il tycoon, un “abominio” per le finanze pubbliche per Elon Musk. Da qui in poi l’escalation. Il multimiliardario, che ha generosamente finanziato la campagna del repubblicano nel 2024, ha assicurato che “Trump avrebbe perso le elezioni” senza di lui e lo ha accusato di “ingratitudine”. Non ha esitato a colpire sotto la cintura, affermando, senza fornire prove, che il nome del presidente era presente nel fascicolo di Jeffrey Epstein, il finanziere americano al centro di un vasto scandalo di crimini e sfruttamento sessuale che si è suicidato in prigione prima di essere processato. In risposta, la Casa Bianca si è limitata a definire questi attacchi “deplorevoli”.

Nell’Ufficio Ovale, Trump ha descritto il suo ex alleato come un amante respinto: “Diceva le cose più belle su di me”. “Le persone lasciano il nostro governo, ci amano, e a un certo punto ne sentono così tanto la mancanza… E alcuni di loro diventano ostili”, ha continuato il repubblicano.

Fin dal fragoroso ingresso di Elon Musk nella campagna di Donald Trump lo scorso anno, sono sorti dubbi sulla longevità del rapporto tra i due. All’inizio l’idillio sembrava perfetto. Il repubblicano aveva difeso il suo alleato dalle critiche e aveva persino organizzato un’operazione promozionale per il marchio Tesla alla Casa Bianca. Musk aveva definito il presidente “re” il giorno del suo insediamento e aveva indossato un cappellino con la scritta “Trump aveva ragione su tutto” durante il consiglio dei ministri. Ma le tensioni sono cresciute tra il multimiliardario molto impopolare e i ministri e i consiglieri del presidente.

Secondo alcuni esperti, ciò che potrebbe aver segnato il destino di Elon Musk non è avvenuto a Washington, ma nel Wisconsin, dove ha fortemente sostenuto un giudice conservatore in una recente elezione alla Corte Suprema locale. Ma è stata la candidata democratica a vincere, con un ampio margine. Trump, che detesta essere associato alla sconfitta, ha inevitabilmente seguito con attenzione questa prima avventura politica in solitaria del suo alleato, che non sembra comunque essersi scoraggiato. Il sudafricano, che non può diventare presidente perché naturalizzato, ha chiesto se non fosse arrivato il tempo di “creare un nuovo partito politico” negli Stati Uniti.

La Cnn, poi, arricchisce di un nuovo tassello lo scontro tra Donald Trump e il suo ex consigliere, Elon Musk, Dopo l’addio del patron di Tesla al dipartimento Doge, con tanto di polemiche sulla legge finanziaria, e la risposta del tycoon durante il punto stampa alla Casa Bianca durante la visita del cancelliere tedesco, Merz, ora è il sito dell’emittente a rivelare che il presidente degli Stati Uniti avrebbe chiesto al suo vice, JD Vance, di parlare in termini “diplomatici della situazione con Musk, almeno pubblicamente. Cnn cita una “fonte bene informata“.

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Vendite di Tesla in Europa dimezzate ad aprile. Volano case cinesi

Aprile nero per le vendite di Tesla in Europa, dove le immatricolazioni si sono più che dimezzate. Buoni risultati, invece, per i costruttori cinesi nel Vecchio Continente. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili. Frenata dalla reputazione del suo amministratore delegato Elon Musk e da una gamma ormai obsoleta, il marchio americano ha visto le immatricolazioni nell’Unione Europea diminuire del 52,6% ad aprile e del 46,1% dall’inizio dell’anno. Tesla è scesa all’1,1% di quota di mercato nei primi quattro mesi del 2025, con 41.677 veicoli venduti contro i 77.314 dello stesso periodo dell’anno scorso.

Leader nelle vendite di auto elettriche fino al 2024, Tesla è stata superata in questa categoria in Europa nel mese di aprile da un totale di dieci marchi, tra cui Volkswagen (che recupera così il suo ritardo nel settore elettrico), Bmw, Renault ma anche la cinese Byd, secondo la società Jato Dynamics. Il nuovo piccolo Suv elettrico di Skoda (gruppo Volkswagen), l’Elroq, si è posizionato in testa alle vendite. La Tesla Model Y, ex regina del mercato, è nona.

Le auto elettriche continuano tuttavia la loro conquista del mercato europeo (+26,4% su base annua), raggiungendo il 15,3% delle vendite ad aprile, secondo l’Acea. In questo settore l’andamento è molto contrastante nei vari paesi europei, in particolare a seconda dei bonus e dei vantaggi fiscali distribuiti dai governi. Germania, Belgio, Italia e Spagna hanno visto esplodere le vendite di auto elettriche, mentre la Francia è in leggero calo. “Le vendite di veicoli elettrici stanno lentamente prendendo piede, ma la crescita rimane molto graduale e disomogenea tra i paesi dell’Ue”, dice Sigrid de Vries, direttore generale dell’Acea. “Affinché i veicoli elettrici diventino una scelta comune – sottolinea – è essenziale che i governi continuino a creare le condizioni necessarie, come incentivi all’acquisto e fiscali, infrastrutture di ricarica e prezzi (bassi) dell’elettricità”, ha sottolineato Sigrid de Vries.

In questo contesto, con i prezzi di vendita più accessibili, le auto ibride (con una piccola batteria elettrica che si ricarica durante la guida) continuano a dominare il mercato europeo (+20,8% dall’inizio dell’anno), conquistando quote di mercato finora riservate alle auto a benzina (-20,6%). Il gruppo Volkswagen continua a dominare il mercato europeo (+2,9% ad aprile) e il numero 2 Stellantis inizia a limitare i danni dopo mesi difficili (-1,1%), spinto dai suoi marchi Peugeot, Jeep e Alfa Romeo. “I risultati di aprile in Europa – spiega un portavoce di Stellantis – confermano che il gruppo è sulla strada giusta per recuperare il terreno perduto”.

Le auto ibride ricaricabili (con motore a benzina e batteria elettrica che si ricarica collegandola alla rete elettrica) hanno registrato una ripresa (+7,8%), in particolare in Germania e Spagna, e rappresentano il 7,9% del mercato. Secondo l’analisi di Jato, le auto cinesi hanno contribuito “in modo significativo” al successo delle auto elettriche e ibride ricaricabili. I marchi come Byd, MG, Xpeng o Leapmotor hanno registrato un aumento del 59% in un anno in queste categorie, contro il 26% degli altri marchi. “Resta da vedere se l’Unione Europea risponderà al boom delle ibride ricaricabili cinesi imponendo dazi doganali”, come ha fatto per le auto elettriche, osserva Felipe Munoz della società Jato.

Musk e Tesla nel mirino degli anti-Trump. E il presidente ne acquista una

Musk chiama? Trump risponde. Tesla a picco? Il presidente Usa si mette al volante. Poco dopo il forte calo del prezzo delle azioni della casa automobilistica fondata dal suo più stretto consigliere e mentre gli oppositori del governo repubblicano lanciano appelli al boicottaggio, il repubblicano ha invitato i suoi sostenitori a un’azione di “soccorso” .“Domani mattina comprerò una Tesla nuova di zecca in segno di fiducia e sostegno a Elon Musk”, ha annunciato Trump. “Ai repubblicani, ai conservatori e a tutti i grandi americani, Elon Musk si mette in prima linea per aiutare la nostra nazione, e sta facendo un lavoro fantastico”, ha scritto sul suo account Truth Social. “Grazie presidente”, gli ha risposto il miliardario su X.

Consigliere di Trump, Musk è un elemento essenziale dell’amministrazione Usa e guida in particolare il lavoro della Commissione incaricata di ridurre drasticamente le spese del governo federale (il Doge). “I pazzi della sinistra radicale, come spesso fanno, stanno cercando di boicottare illegalmente Tesla, uno dei più grandi produttori di automobili al mondo e il ‘bambino’ di Elon, per attaccarlo e danneggiarlo per tutto ciò che rappresenta”, ha accusato Trump. Il miliardario, che è anche proprietario del social network X, è diventato un capro espiatorio per gli oppositori di Trump, che lo accusano, tra le altre cose, di aver fatto il saluto nazista, di aver oltrepassato i suoi doveri di consigliere e di mettere a rischio il funzionamento delle attività pubbliche federali.

Il sostegno da parte di Trump arriva in un momento difficile per il costruttore. Lunedì, le azioni del pioniere dei veicoli elettrici sono calate di oltre il 15% alla Borsa di New York, a causa del crollo delle vendite e di un netto calo del settore tecnologico a Wall Street. Il suo valore di mercato è stato dimezzato da dicembre.
Le prese di posizione di Elon Musk hanno raffreddato alcuni acquirenti, anche se è ancora difficile valutare quanto il miliardario e il suo sostegno all’estrema destra europea possano aver spaventato potenziali clienti di Tesla. Nelle ultime settimane, invece, sono stati lanciati appelli al boicottaggio.

“Tesla è in caduta libera. I suoi prodotti sono attaccati. I suoi clienti sono derisi”, ha reagito su X l’influencer tecnologico e scrittore Robert Scoble. “Ho visto diversi adesivi per paraurti nella Silicon Valley” contro Musk. “Anch’io continuo a subire le critiche della mia famiglia e dei miei amici perché sono pro-Elon. Mi aspetto che la situazione peggiori per gli investitori e i fan di Tesla”.

Martedì, la casa automobilistica sudcoreana Kia ha dichiarato di non aver approvato una campagna pubblicitaria ostile a Elon Musk, trasmessa in Norvegia, che mostrava un’auto Kia con un adesivo che diceva “L’ho comprata dopo che Elon è impazzito”. Su diverse piattaforme anarchiche francofone circolano appelli a prendere di mira le Tesla e persone che si dichiarano appartenenti a un collettivo anarchico ne hanno bruciato una dozzina all’inizio di marzo a Tolosa. Negli Stati Uniti, le autorità stanno indagando sulle cause dell’incendio di quattro veicoli Tesla a Seattle (Ovest) domenica sera, come riporta il New York Times, ricordando che diverse stazioni di ricarica erano state precedentemente incendiate vicino a Boston. Inoltre, sempre lunedì, Elon Musk ha dichiarato che X ha subito un “massiccio attacco informatico”, dopo ore di problemi di accesso alla piattaforma segnalati da migliaia di utenti.

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Tesla contro Byd: ricercatori smontano le batterie per scoprirne i segreti

Sono due i principali produttori che dominano il mercato dei veicoli elettrici: Tesla, che è più popolare in Europa e Nord America, e BYD, che è leader in Cina. Tuttavia, entrambi hanno sempre rilasciato dati limitati sulle loro batterie, quindi la struttura meccanica e le caratteristiche delle celle sono rimaste un mistero. Ma un team di ricercatori ha deciso di smontarle, per conoscere più da vicino il loro funzionamento. I risultati, pubblicati il 6 marzo sulla rivista Cell Reports Physical Science di Cell Press, mostrano che le batterie Tesla danno priorità all’alta densità energetica e alle prestazioni, mentre quelle BYD all’efficienza del volume e ai materiali a basso costo. Nel complesso, lo studio ha rivelato che la batteria BYD è più efficiente perché consente una più facile gestione termica.

“I dati e le analisi approfondite disponibili sulle batterie all’avanguardia per le applicazioni automobilistiche sono molto limitati”, spiega Jonas Gorsch, ricercatore presso il dipartimento di ingegneria della produzione di componenti per la mobilità elettrica dell’Università RWTH di Aquisgrana in Germania e autore principale dello studio.

Per risolvere questo problema, i ricercatori hanno esaminato la batteria Tesla, la cella Tesla 4680, e la batteria BYD, la cella BYD Blade, concentrandosi sul design specifico e sulle caratteristiche prestazionali di ciascuna. Hanno valutato i design meccanici e le dimensioni delle celle, le esatte composizioni dei materiali dei loro elettrodi e le prestazioni elettriche e termiche. Hanno anche dedotto i processi utilizzati per assemblarle e i costi dei materiali utilizzati per realizzarle. “Siamo rimasti sorpresi di non trovare traccia di silicio negli anodi di nessuna delle due celle, specialmente nella cella di Tesla, poiché il silicio è ampiamente considerato nella ricerca come un materiale chiave per aumentare la densità energetica”, dice Gorsch.

Il team ha scoperto che i due tipi di batterie presentavano differenze significative nella velocità di carica (o scarica) rispetto alla loro capacità massima. Ma hanno anche mostrato somiglianze inaspettate: entrambe utilizzano un modo insolito di collegare i loro sottili fogli di elettrodo, cioè con la saldatura laser invece della saldatura a ultrasuoni, utilizzata da molti altri nel settore. Inoltre, sebbene la cella BYD sia molto più grande di quella Tesla, la frazione dei componenti passivi della cella, come i collettori di corrente, l’alloggiamento e le sbarre collettrici, è simile.

I risultati di questo studio mettono in luce come la batteria di Tesla, la cella 4680, e quella di BYD, la cella Blade, adottino due approcci progettuali “altamente innovativi” ma “fondamentalmente diversi”, afferma Gorsch. Sono necessari ulteriori studi per determinare l’impatto delle scelte progettuali meccaniche delle celle sulle prestazioni degli elettrodi nelle batterie dei veicoli elettrici, nonché la durata delle celle Tesla e BYD.

Auto elettrica

Byd, Tesla, Volkswagen e Stellantis nel mirino dell’Antitrust sulle auto elettriche

Byd, Tesla, Volkswagen e Stellantis sono finite nel mirino dell’Antitrust per possibili pratiche commerciali scorrette. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato quattro istruttorie che riguardano le informazioni fornite ai consumatori sulla autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici, sulla perdita di capacità della batteria e sulle informazioni relative alle limitazioni di operabilità della garanzia convenzionale sulle batterie, “in possibile violazione del Codice del consumo”. Giovedì i funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso le sedi delle quattro società coinvolte con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

“In particolare, gli operatori, sui relativi siti internet, avrebbero fornito informazioni generiche – e talvolta contraddittorie – sull’autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici commercializzati, senza chiarire quali siano i fattori che incidono sul chilometraggio massimo pubblicizzato e a quanto ammonti questa incidenza sul chilometraggio effettivo”, afferma l’Antitrust.

Inoltre, gli operatori, sempre sui propri siti web, “non avrebbero indicato al consumatore in maniera chiara e completa le informazioni sulla perdita di capacità delle batterie che deriva dall’uso normale delle vetture, né le condizioni/limitazioni applicate alla garanzia convenzionale sulle batterie”. 

Stellantis, conferma di “aver collaborato pienamente ieri con il personale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, presente a Torino insieme al personale del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, e di aver fornito le risposte, le informazioni e le documentazioni necessarie in merito all’oggetto dell’indagine”. Stellantis Europe S.p.A., spiega il gruppo in una nota, “è convinta di aver fornito risposte adeguate, precise ed esaustive alle domande poste dai funzionari presenti a Torino e continuerà a collaborare per approfondire ogni ulteriore aspetto rilevante relativo all’oggetto dell’indagine. Stellantis pone al centro di tutte le proprie attività le esigenze e la soddisfazione dei propri clienti e ritiene che l’istruttoria in corso potrà confermare tale circostanza”.

Per il Codacons in tema di auto elettriche, ricariche, autonomia delle batterie e chilometri percorribili “le informazioni rilasciate ai consumatori sono troppo spesso poco trasparenti se non addirittura ingannevoli. Indicazioni errate o poco chiare su aspetti che sono alla base delle scelte d’acquisto dei consumatori alterano le decisioni dei consumatori creando un danno economico evidente”. “Per tale motivo riteniamo fondamentale l’indagine avviata dall’Antitrust e, se saranno accertati illeciti e irregolarità, siamo pronti ad avviare azioni risarcitorie in favore di tutti i proprietari dei veicoli coinvolti, spinti all’acquisto delle auto elettriche sulla base di informazioni non veritiere”, conclude il Codacons.

“L’autonomia di percorrenza chilometrica che viene indicata ai consumatori deve essere reale, così come i tempi di ricarica, che variano moltissimo a seconda della potenza dell’infrastruttura di ricarica” dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Auto, Ue rende definitivi dazi su import elettriche cinesi ma si continua a trattare

La Commissione europea ha deciso: sulle auto elettriche cinesi importate nell’Unione europea i dazi compensativi diventano definitivi. Pur “rimanendo impegnato a trovare una soluzione negoziata“, come ricordano da giorni e settimane da Palazzo Berlaymont, l’esecutivo Ue ha concluso oggi la sua indagine anti-sovvenzioni, che ha rilevato che la filiera dei veicoli elettrici a batteria (Bev) in Cina beneficia di sovvenzioni ingiuste che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori dell’Ue.

Per questo motivo, l’esecutivo Ue impone dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (Bev) dalla Cina per un periodo di cinque anni. Le tariffe, che si aggiungeranno a quelle già esistenti del 10%, entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. “Parallelamente, l’Ue e la Cina continuano a lavorare per trovare soluzioni alternative compatibili con l’Omc che sarebbero efficaci nell’affrontare i problemi identificati dall’indagine. La Commissione rimane inoltre aperta a negoziare impegni sui prezzi con singoli esportatori, come consentito dalle norme dell’Ue e dell’Omc”, riporta una nota ufficiale.

A partire dall’entrata in vigore delle misure, i produttori esportatori cinesi inclusi nel campione saranno soggetti a dazi compensativi. Nello specifico, si tratta del 17% per BYD; del 18,8% per Geely; del 35,3% per SAIC. Le altre società che hanno collaborato saranno soggette a un dazio del 20,7%, mentre a tutte le altre società che non l’hanno fatto saranno imposte tariffe del 35,3%. A seguito di una richiesta motivata di esame individuale, a Tesla verrà assegnato un dazio del 7,8%. I dazi definitivi saranno riscossi a partire dall’entrata in vigore e la Commissione monitorerà che non vengano elusi. “Ogni produttore esportatore che ha collaborato ed è soggetto al dazio medio del campione, o che è un nuovo esportatore, ha il diritto di richiedere una revisione accelerata per stabilire un’aliquota di dazio individuale“, precisa ancora la Commissione. Inoltre, “gli importatori possono richiedere un rimborso se ritengono che il loro produttore esportatore non sia sovvenzionato o se il margine di sovvenzione è inferiore ai dazi pagati dagli importatori. Tale richiesta deve essere debitamente comprovata e supportata dalle rispettive prove“.

Le misure adottate saranno valide per un periodo di 5 anni, a meno che non venga avviata una revisione della scadenza prima. “L’Ue rimane il campione mondiale del commercio aperto, equo e basato sulle regole. Accogliamo con favore la concorrenza, anche nel settore dei veicoli elettrici, ma deve essere sostenuta dall’equità e da condizioni di parità“, ha evidenziato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. “Adottando queste misure proporzionate e mirate dopo un’indagine rigorosa, stiamo difendendo pratiche di mercato eque e la base industriale europea. Parallelamente, rimaniamo aperti a una possibile soluzione alternativa che sarebbe efficace nell’affrontare i problemi identificati e compatibile con l’Omc“, ha puntualizzato.

La decisione di oggi arriva dopo mesi di negoziati per tentare di trovare una soluzione amichevole e concordata con Pechino. Ma se a parole le due parti hanno più volte evidenziato la volontà di raggiungerla, nei fatti i tentativi sono andati a vuoto. Con Bruxelles ferma sul punto, ora, ma anche preoccupata per l’attuale procedimento anti-dumping cinese contro il brandy e per le azioni avviate su carne di maiale e latticini, che la parte Ue ritiene infondate.

Auto, Urso: “Stellantis non basta, interlocuzioni con Tesla e cinesi”

L’obiettivo del ministero delle Imprese era dichiarato: arrivare a produrre in Italia 1,3 milioni di veicoli per far sopravvivere la componentistica del Paese. Nello specifico, un milione di automobili e 300mila veicoli commerciali leggeri. Dopo mesi di confronti, frecciate al vetriolo e riavvicinamenti con Stellantis, Adolfo Urso non ha dubbi: una casa non basta, servono altri competitor che garantiscano il lavoro e non internazionalizzino. Per questo, da tempo sono in corso interlocuzioni con Tesla, la casa statunitense di Elon Musk (ricevuto due volte a Palazzo Chigi e ospite al Festival Atreju 2023) e tre case cinesi produttrici di auto elettriche.

Il titolare del dicastero di via Veneto viene sentito in commissione Attività produttive della Camera, per fare il punto sul settore auto. La componentistica in Italia è composta da 2.200 imprese, che danno occupazione a oltre 167mila addetti. Se si guarda alla filiera allargata, oltre 5.500 aziende occupano 273mila addetti diretti nelle attività produttive e 1,2 milioni inclusi gli indiretti. “Il tutto genera circa 90 miliardi di euro di fatturato, pari al 9,9% di tutto il settore manufatturiero, con una incidenza sul Pil del 5,2%“, ricorda il ministro. In sintesi, è il settore produttivo a più elevato moltiplicatore di valore aggiunto.

I fattori di rischio da monitorare sono sostanzialmente tre: l’andamento produttivo che è “fortemente influenzato dalla produzione di veicoli sia a livello nazionale che europeo”, le sfide imposte dalla decarbonizzazione e le strategie del principale produttore italiano.

Le immatricolazioni sono cresciute nel 2023, segnando un +19% sul 2022, ma non raggiungono i livelli pre-Covid e sono lontane dal picco di 2,2 milioni raggiunto nel 2017. “Secondo le previsioni di mercato, nei prossimi anni il mercato dell’auto si stabilizzerà su 1,5-1,7 milioni di veicoli immatricolati“, informa Urso.

Al momento, in Italia si fabbricano veicoli a combustione interna, e seguire la strada della totale elettrificazione, mette in guardia il ministro, è rischioso: “Comporterebbe un significativo restringimento del campo di attività economica, perché con l’elettrico si riduce il numero delle componenti necessarie all’assemblaggio dei mezzi e, allo stesso tempo, il principale componente è la batteria, la cui catena del valore è per l’80% di dominio asiatico“. Alla nuova Commissione europea chiederà, assicura, di “abbandonare l’approccio ideologico che ha sacrificato le esigenze delle imprese“.

Intanto, le interlocuzioni con le altre case proseguono, anche perché l’Italia è un caso unico in Europa: “Solo qui – lamenta Urso – c’è un solo produttore di auto. In Germania ce ne sono sei, ai quali se ne aggiunge uno ulteriore per i veicoli commerciali leggeri. In Francia i produttori sono quattro, in Spagna sono sette. Persino nella Repubblica Ceca sono tre e in Ungheria quattro“.
Stellantis potrebbe decidere di internazionalizzare ancora, ma Urso si smarca da qualsiasi responsabilità: “E’ nata nel 2019-2020. Fu presentato al governo il progetto, secondo la golden power. In quel momento, si ritenne di non esercitare quella facoltà. A me risulta che si prospettava una ipotesi di fusione, invece poi fu incorporazione; che dovesse esserci governance paritetica che non fu paritetica; che i soci non avrebbero dovuto aumentare le quote, invece avvenne. In quel momento il governo doveva intervenire, ma se ne lavò le mani“, tuona.

Ora, la sua, è una corsa ai ripari. A metà dello scorso anno, una delegazione del governo ha visitato le principali case cinesi produttrici di veicoli elettrici. Dopo quella missione, tre aziende leader cinesi sono venute in Italia per vagliare le possibilità offerte dal Paese e visitare luoghi di possibili stabilimenti. “Questi gruppi, tutti e tre, hanno esplicitamente detto che i preconcetti con cui sono arrivate in Italia, dal costo del lavoro alla burocrazia, sono stati fugati dagli incontri – garantisce il ministro -. Hanno trovato un paese con un ecosistema molto favorevole agli investimenti“.