Confcommercio: “Nel 2025 crescita Pil +0,8%”. Meloni: “Vicini a chi crea ricchezza”

I fondamentali dell’economia italiana sono positivi. Nel 2024, rispetto al 2023, il reddito disponibile è cresciuto infatti dell’1,3% e i consumi dello 0,4%, mentre il mercato del lavoro nel 2025 risulta ai suoi massimi storici con gli occupati saliti a 24,2 milioni (+2,1 milioni rispetto al 2021) e i disoccupati scesi da 2,5 a 1,5 milioni. L’inflazione è calcolata in un +1,7% tendenziale, mentre il Pil italiano registra un +0,8% nel 2025 e un +0,9% nel 2026. A dirlo è l’Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l’Italia nella sua analisi per l’economia italiana 2025-2026, diffusa in occasione dell’assemblea annuale della Confederazione oggi a Roma.

“L’incertezza globale – si legge nell’analisi – è cresciuta bruscamente per effetto delle politiche commerciali annunciate dagli Stati Uniti, alimentando timori di rallentamento dell’economia mondiale. Questo clima di instabilità può avere ripercussioni anche sull’Europa. Eppure, in questo scenario, l’Italia mostra segnali di stabilità: lo spread Btp-Bund si è ridotto grazie a una gestione prudente della finanza pubblica. Per quel che riguarda il mercato del lavoro, invece, nel 2025 i settori del commercio, della ristorazione e dell’alloggio non riusciranno a trovare circa 260mila lavoratori. Un dato in crescita rispetto al 2024 (+4%) “che rappresenta una vera e propria emergenza”.

L’analisi ha poi mostrato che esiste una contraddizione tra percezione e realtà: incertezza e fiducia in calo, ma in crescita le intenzioni di spesa (elettrodomestici, ristrutturazione abitazione, auto, arredamento) e quelle sulle vacanze estive (37,7% contro il 26,2% nel 2024). “Combinando la tenuta e i possibili effetti dei fondamentali economici con l’articolato e contraddittorio quadro che vede un calo della fiducia ma una crescita delle dichiarazioni d’acquisto – si legge ancora – sembra possibile ancora raggiungere l’obiettivo di crescita dei consumi reali pari all’1% nel 2025 e nel 2026″.

In un videomessaggio inviato all’Assemblea generale di Confcommercio, la premier Giorgia Meloni si è complimentata col mondo delle aziende del terziario, “motore dell’economia nazionale”: “Abbiamo creato le condizioni migliori per la crescita della competitività. Fin dal primo giorno a Palazzo Chigi ci siamo schierati al fianco di chi crea ricchezza e di chi crea occupazione”. E ancora: “Stiamo creando un ambiente favorevole per chi vuole investire in Italia e allo stesso tempo siamo impegnati per aiutare le nostre aziende a rafforzare l’export e la loro presenza sui mercati internazionali”. La premier snocciola dati: negli ultimi due anni e mezzo è stato creato quasi un milione di posti di lavoro, è stato raggiunto il record di numero di occupati e la disoccupazione è ai minimi da 18 anni a questa parte. Inoltre il precariato diminuisce e i contratti stabili aumentano. E per il futuro promette di abbassare le tasse per tutti, guardando “con un’attenzione particolare al ceto medio”. Ottimista il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che riconosce il “momento difficile” causato da guerre e dazi. Eppure, “in questo mare in tempesta la nave Italia appare più sicura, stabile, consapevole, responsabile e capace di tenere il mare”.

Turismo, gli italiani cercano la sostenibilità. Federalberghi: “Si torna a scenario pre Covid”

Sostenibilità e social. Sono le parole chiave che nel 2024 hanno guidato le scelte turistiche degli italiani, in uno scenario che pare essere tornato ai livelli pre Covid, dopo la battuta di arresto causata dalla pandemia. E’ un quadro positivo quello che emerge dall’indagine realizzata da Federalberghi e Tecnè in occasione della 75esima assemblea di Federalberghi che si svolge a Merano. Il settore ha dimostrato di saper tenere testa alle avversità e di essere capace di superare fasi di emergenza con un consolidamento strutturale della domanda, ma anche con il mutamento delle abitudini.

“Siamo di fronte ad uno scenario che invita a fare grandi cose. Dopo gli anni della pandemia che hanno colpito duramente il settore, si è tornati ai livelli pre-covid. Il settore si conferma come una infrastruttura economica fondamentale per il Paese”, dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. Gli italiani, spiega, “stanno dimostrando di prediligere le strutture alberghiere, in particolare quelle votate alla sostenibilità. L’auspicio è che possano rappresentare una massa critica sempre maggiore”. I dati, in effetti, vanno in quella direzione: il 12,7% degli italiani preferisce una struttura certificata e il 38,8% quelle che adottano pratiche sostenibili. “Posso dire con orgoglio – dice Bocca – che l’ospitalità italiana sposa la modernità: ci siamo adeguati velocemente alle tendenze in atto, senza dare nulla per scontato e lavorando sulla qualità dell’offerta, riqualificando le nostre strutture secondo i canoni dell’era green”.

Ma c’è un altro elemento di novità che condiziona il settore, ed è quello legato all’influenza dei social sulle scelte degli italiani. In particolare, dall’indagine emerge che il 12,1% si dice molto influenzato, il 43,9% abbastanza. I tre quarti verifica le recensioni prima di scegliere la destinazione: il 27,7% lo fa sempre, il 49,8% qualche volta.

I dati, in ogni caso, sono buoni. Nel 2024 le presenze in albergo in Italia sono state 283.566.417 e gli arrivi 89.087.262 per una permanenza media di 3,2 giorni. In particolare, i pernottamenti sono stati maggiori del +3% rispetto al 2023 e del +0,9% rispetto al 2019, anno del precedente record. Questo risultato è la sintesi di due andamenti contrapposti tra loro: i nostri connazionali hanno visto un calo di presenze del -1,2% sul 2023 e del -4,2% sul 2019. Al contrario, gli stranieri sono aumentati rispettivamente del +7,1% e del +6,1%. Nel primo trimestre 2025 le presenze alberghiere hanno sfiorato i 44,5 milioni con un calo del -1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Secondo l’indagine, quindi, “a fare la differenza è il turismo internazionale: gli stranieri tornano in Italia con maggiore continuità, il che va a compensare la ripresa timida del turismo domestico”. Tanto è vero che lo scorso anno la spesa dei turisti stranieri in Italia è stata pari a 54,2 miliardi di euro, con un aumento del 4,9% rispetto al 2023. Nel primo bimestre è già stata di 5,5 miliardi, in aumento del 6,2% rispetto ai 5,2 miliardi dello stesso periodo del 2024.

Ciò che serve ora, è una spinta in più. “Non si può lavorare in solitaria”, avverte Bocca, ed è necessario “avere i supporti necessari affinché l’offerta possa essere attrattiva fino in fondo”. E sotto questo profilo “siamo ancora carenti in termini di infrastrutture: il turismo vive e si esprime sul territorio. Non si possono fare miracoli se non si è agevolati nella raggiungibilità di una destinazione. Auspico che su questo tema si facciano veloci e risolutivi passi in avanti”.

Fai del bene all’ambiente? Copenaghen premia i turisti più virtuosi

Premiare i viaggiatori rispettosi dell’ambiente è l’obiettivo dell’ufficio del turismo di Copenaghen, che ha annunciato di voler offrire vantaggi ai più virtuosi, in particolare a coloro che arrivano in treno nella capitale danese. L’iniziativa, denominata CopenPay, testata su piccola scala nel 2024, “mira a sensibilizzare i viaggiatori a viaggiare in modo più responsabile”, ha spiegato all’AFP il ceo di Wonderful Copenhagen, Søren Tegen Pedersen.

L’accento è posto sui trasporti, il settore più inquinante. I viaggiatori sono incoraggiati ad arrivare in treno e a rimanere più di quattro giorni sul posto. In cambio, potranno usufruire del noleggio gratuito di biciclette. Compiendo azioni a favore del clima, i turisti potranno anche beneficiare di visite a prezzo ridotto, lezioni di yoga o pasti vegetariani gratuiti e saranno sensibilizzati tramite cartelloni pubblicitari e annunci disponibili in tutta la città e sui social network. La campagna inizierà il 17 giugno e durerà nove settimane. In totale partecipano 90 luoghi nella capitale e nei dintorni, tra cui il museo nazionale e la pista da sci urbana Copenhill. Per Goboat, servizio di noleggio di barche a motore elettrico alimentate da pannelli solari, partecipare all’esperienza permette di dimostrare il proprio impegno.

L’anno scorso, 500 persone hanno approfittato della nostra offerta che consisteva in un’ora di navigazione gratuita in cambio della raccolta dei rifiuti nelle acque del porto, non siamo nemmeno riusciti a soddisfare la domanda”, ha dichiarato all’AFP uno dei responsabili dell’azienda, Mads Pilegaard Sander. Nel 2024, in un mese, 75.000 turisti hanno partecipato all’iniziativa. Il noleggio di biciclette è aumentato del 29%, sono state raccolte tonnellate di rifiuti e il 98% dei partecipanti ha dichiarato che raccomanderebbe l’iniziativa, ha sottolineato l’ufficio del turismo

INFOGRAFICA INTERATTIVA La spesa dei turisti in Italia è di 5,2 miliardi, crescita del 17%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, l’andamento della spesa dei turisti in Italia. Secondo l’ultimo bollettino di Bankitalia, lo scorso maggio il saldo della bilancia dei pagamenti turistica ha registrato un avanzo di 2,8 miliardi di euro, in aumento rispetto a quello dello stesso mese del 2023 (2,2 miliardi). La spesa dei viaggiatori stranieri in Italia (5,2 miliardi) è cresciuta del 17%, a fronte di un incremento del 9 per cento di quella dei viaggiatori italiani all’estero (2,4 miliardi).
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Turismo e bollette fanno risalire l’inflazione in Italia, ma per quest’anno sarà a +1%

A luglio la variazione mensile dei prezzi al consumo è stata la più grande da un anno: +0,4%, rivista comunque al ribasso rispetto alla stima flash di +0,5%, dopo mesi di crescita zero o addirittura di decrescita del carovita. L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la ripresa dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+5,9%) e non regolamentati (+3,4%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (+0,4%). E gli effetti di questi incrementi sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,5%).

Come spiega l’Istat a luglio i prezzi nel mercato libero dell’energia elettrica sono cresciuti del 3,6% mese su mese e quelli del ‘Gas di città e gas naturale’ hanno registrato un +0,4%. Più caro del 2% invece il ‘Gasolio per mezzi di trasporto’ solo in parte compensata dal rallentamento dei prezzi del Gasolio per riscaldamento (+0,8% sul mese) e della benzina (+0,5% da giugno). Per quanto riguarda invece la componente regolamentata, c’è stata invece un’accelerazione su base congiunturale del 18,4% per i prezzi dell’elettricità nel mercato tutelato, mentre il gas nel tutelato è sceso dello 0,7%. Nel comparto dei servizi, +0,8% rispetto a giugno per i prezzi dei ‘Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona’. In particolare c’è stato un rincaro del 9,3% mensile dei ‘Servizi ricreativi e sportivi’ e del 9,5% dei Pacchetti vacanza. A luglio nel frattempo si amplia la flessione sia i prezzi di ‘Frutta fresca e refrigerata’ (-4,8% rispetto al mese precedente) sia quelli dei ‘Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate’ (-2,6% il congiunturale).

Per rivedere invece un +1,3% annuale dell’inflazione bisogna tornare al quarto trimestre 2023. Una risalita che si deve in primo luogo all’accelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,7%) e all’attenuarsi della flessione degli energetici non regolamentati (da -10,3% a -6,0%). Un sostegno al carovita deriva inoltre dall’andamento dei prezzi dei tabacchi (da +3,4% a +4,1%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,0% a +4,4%). In rallentamento risultano, per contro, i prezzi dei beni alimentari non lavorati (che scendono a -0,4%, dal +0,3% del mese precedente) e dei beni alimentari lavorati (da +2,0% a +1,6%), il contribuisce “al rallentamento del tasso di crescita dei prezzi del ‘carrello della spesa’ (+0,7% da +1,2%)”, commenta l’Istat. Detto questo l’inflazione acquisita per il 2024 è comunque pari a +1% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo, al netto di energia e cibo, ovvero quella preferita dalla Bce. L’Italia quest’anno è già dunque in target con gli obiettivi della Banca Centrale Europea, che invece prevede di raggiungere a fine 2025. Per questo ha solo tagliato i tassi di un quarto di punto a giugno lasciandoli al 4,25%: oltre tre punti sopra l’inflazione. Una stretta monetaria fra le più forti nell’eurozona.

Sempre meno neve sulle Alpi. E in Austria è boom di mountain bike

Con l’inevitabile scioglimento dei ghiacciai, l’Austria sta cercando di reinventarsi come regina della mountain bike alpina e sta accelerando la sua transizione: nella terra dello sci, il turismo estivo è ora più importante degli sport invernali e di altri piaceri della stagione più fredda.

Dopo la pandemia di Covid-19, la stagione estiva, da maggio a ottobre, ha soppiantato la stagione invernale in termini economici, generando 15 miliardi di euro dei 29,5 di entrate annuali dello scorso anno. Dopo le escursioni, secondo un recente sondaggio governativo, più di un quarto dei turisti va in Austria in estate per andare in bicicletta. E all’interno del Paese le vendite stanno esplodendo: nel 2022 sono state acquistate più di 500.000 due ruote, quasi la metà delle quali mountain bike, con un aumento del 15% rispetto al 2019. Nella terra delle leggende Marcel Hirscher e Hermann Maier, dove si impara a camminare con un paio di sci, è una rivoluzione.

A Leogang-Saalbach, le stesse funivie e gli stessi impianti di risalita vengono utilizzati per issare la bicicletta in cima ai 90 km di piste. E in risposta alla popolarità della mountain bike, all’inizio dell’anno il governo ha lanciato un piano ad hoc. L’obiettivo? Aiutare le località turistiche ad aumentare il numero di circuiti dedicati esclusivamente alle due ruote, stipulando un maggior numero di contratti con i proprietari dei terreni, che attualmente limitano l’accesso. Esistono, infatti, ben oltre venti parchi adattati, ma l’offerta è poco sviluppata rispetto alla domanda.

Con il “cambiamento climatico” e le stagioni sciistiche sempre più brevi a causa della mancanza di neve, “i professionisti del turismo devono ripensare le loro attività e cogliere le nuove tendenze”, spiega Martin Schnitzer, economista dello sport presso l’Università di Innsbruck. Ed è “giunto il momento” che Vienna si occupi seriamente dell’argomento. La legge del 1975 sulle foreste consente di attraversarle a piedi, ma vieta le biciclette a meno che il proprietario non abbia dato un’autorizzazione scritta nero su bianco.

Rene Sendlhofer-Schag del Club Alpino Austriaco ritiene che “nessun altro Paese alpino esclude uno sport in modo così radicale”, deplorando la legislazione “obsoleta”. Fuori dal circuito, c’è persino il rischio di una multa salata – 730 euro – per “sconfinamento”, che a volte può arrivare a “diverse migliaia di euro”.

Gli escursionisti non sono abituati a condividere il territorio e ci sono molti potenziali conflitti. Il Parco di Leogang è stato un pioniere nel trovare soluzioni per diversificare le attività fin dalla sua creazione nel 2001, firmando accordi per disinnescare le controversie. Questo successo ha dato i suoi frutti: in dieci anni, il numero di nuovi visitatori estivi è aumentato del 70%, raggiungendo i 260.000 l’anno scorso, e il numero di pernottamenti è ora superiore a quello della stagione invernale, dice Kornel Grundne. Qui si svolgono regolarmente anche le gare della Coppa del Mondo di Mountain Bike.

Altrove, invece, la convivenza tra locali, escursionisti e mountain biker rimane “difficile”, dice Isabella Hummel, 33 anni, arrivata dalla Svizzera, dove in “certi cantoni” gli amanti della natura in cerca di tranquillità non vedono di buon occhio i mountain biker. Per non parlare dei cacciatori, che temono che questi nuovi ‘invasori’ con i loro abiti dai colori sgargianti possano spaventare la loro selvaggina. Questa deve essere la priorità del governo, insiste l’economista Oliver Fritz, dell’istituto di riferimento Wifo: “assicurare una coesistenza pacifica” tra le varie parti.

Al via la tassa d’accesso al Monte Fuji: escursionisti favorevoli

Entra in vigore oggi l’introduzione di una tassa d’accesso e di quote per scalare il Monte Fuji, un’operazione accolta con favore dagli escursionisti che stanno iniziando la stagione estiva sul famoso vulcano giapponese. Nonostante il vento che spazza i pendii e il cielo coperto, i turisti continuano ad affollare il sentiero Yoshida, raggiungibile in autobus. Una novità della stagione 2024 è la presenza di biglietterie dove gli escursionisti possono pagare una quota per raggiungere la cima della montagna.

Mi piace molto questa idea. Penso che il Giappone abbia fatto un buon lavoro nell’imporre restrizioni per limitare il numero di persone. E la somma non è molto alta“, ha dichiarato all’AFP Chetna Joshi, un escursionista indiano di 47 anni. Per percorrere il sentiero Yoshida, il più popolare dei quattro che conducono alla vetta del Monte Fuji (3.776 m), è ora richiesta una tassa di 2.000 yen (11,50 euro) ed è consentito un numero massimo di 4.000 persone al giorno. Tremila pass possono essere ottenuti ogni giorno tramite un sito di prenotazione online, e i restanti 1.000 sono disponibili in loco il giorno stesso. D’altra parte, gli altri tre sentieri, utilizzati dal 40% degli escursionisti, rimangono liberi di essere utilizzati.

Coperto di neve per la maggior parte dell’anno, il Monte Fuji, immortalato da Hokusai e situato a circa due ore da Tokyo in treno o in autobus, attira più di 220.000 visitatori durante la stagione escursionistica da luglio a settembre. David Grosshode, un escursionista americano, non ha nulla contro queste misure. “Ci sono molte montagne dove vivo e hanno introdotto un tetto di 100-120 (scalatori), quindi 4.000 è ancora molto. Ma si vede che hanno le infrastrutture necessarie per preservare la natura. Penso che anche il prezzo d’ingresso non sia male, proprio per preservare la natura“, spiega il 35enne.

Le nuove misure sono state introdotte “innanzitutto per proteggere la vita” degli escursionisti, ma non per impedire loro di venire, come ha spiegato recentemente il governatore della prefettura di Yamanashi, Kotaro Nagasaki. La scorsa settimana sono stati trovati quattro corpi vicino alla vetta, secondo i media locali. Ogni anno, i media giapponesi riferiscono di turisti che scalano il Monte Fuji senza l’equipaggiamento adeguato. “A volte mi sento a disagio a causa della folla. E per la sicurezza delle persone, penso che sia una buona idea limitare il numero massimo di persone consentite in un’area specifica“, dice Sylvain Wagner, un turista francese di 32 anni con un berretto avvitato sulla testa.

L’anno scorso, il Giappone ha attirato più di 25 milioni di turisti stranieri e il mese scorso il suo capo del turismo ha presentato un obiettivo ambizioso di 60 milioni di visitatori all’anno. A marzo, il Giappone ha superato il traguardo dei tre milioni per la prima volta nella sua storia. Questo livello è stato nuovamente raggiunto in aprile e maggio. L’eccesso di turismo a volte costringe le autorità locali a prendere misure radicali. Un esempio è la città di Fujikawaguchiko, vicino al Monte Fuji, che a maggio ha eretto un grande telone che oscurava una vista popolare del vulcano per scoraggiare i turisti a scattare fotografie. I residenti della città erano stufi dell’inciviltà dei visitatori alla ricerca di una foto da condividere sui social network.

Non ci sono teloni sulle pendici del Monte Fuji, e chiaramente non è il diritto di accesso che impedirà agli escursionisti di realizzare il loro sogno. L’unico ostacolo è il cielo. Come è successo lunedì con gli elementi naturali, il vento e la pioggia, che hanno fatto crollare molte speranze di raggiungere la vetta. “Amo la montagna. Non credo che questa volta mi abbia dato il permesso, ma va bene così. Lo accetto“, ha spiegato l’indiana Chetna Joshi, comunque felice di aver vissuto una “grande esperienza“.

In Spagna scoppia la rabbia dei residenti per il turismo ‘insostenibile’

Dalle Isole Baleari alle Canarie, passando per Barcellona e Malaga, i movimenti contro il turismo si moltiplicano in Spagna, la seconda destinazione turistica al mondo, spingendo le autorità ad agire per conciliare il benessere dei residenti locali con un settore economico cruciale.

“Le Canarie non ne possono più”: con questo slogan è stato lanciato un appello a manifestare sulle isole di questo arcipelago al largo della costa nord-occidentale dell’Africa, apprezzato per i suoi paesaggi vulcanici e il sole costante. L’obiettivo è fermare la costruzione di due complessi alberghieri a Tenerife, l’isola principale dell’arcipelago, e fare in modo che i residenti locali e l’ambiente siano tenuti in maggiore considerazione di fronte a quello che viene visto come un boom incontrollato del turismo. “Le nostre isole sono un tesoro che deve essere difeso”, afferma ‘Canarias se agota’ (‘Le Canarie sono esauste’), il collettivo che sta dietro a questo movimento, alcuni dei cui membri hanno iniziato uno sciopero della fame la scorsa settimana per fare pressione sulle autorità.

L’anno scorso le Canarie hanno ricevuto 16 milioni di visitatori, sette volte di più dei suoi 2,2 milioni di abitanti. Victor Martin, portavoce del collettivo, ha deplorato la situazione durante un briefing con la stampa, denunciando uno “sviluppo suicida”.

Questa rabbia non è isolata, poiché nelle ultime settimane sono emersi diversi movimenti “anti-turisti”, ampiamente diffusi sui social network, in altre parti del Paese. A Malaga, centro del turismo “sol y playa” (sole e spiaggia) dell’Andalusia (sud), sono spuntati adesivi con slogan ostili sui muri e sulle porte degli alloggi turistici (“Questa era la mia casa”, “Puzza di turista”, “Torna a casa”…).

Lo stesso vale per Barcellona e le Isole Baleari, dove gli attivisti hanno affisso finti cartelli all’ingresso di alcune spiagge per avvertire, in inglese, del rischio di “caduta massi” o di punture di “meduse pericolose”, al fine di spaventare i potenziali visitatori. Tra le lamentele dei residenti ci sono le pressioni sulla proprietà, con la proliferazione di affitti turistici che costringono molti residenti a lasciare i centri urbani, e l’inquinamento acustico e ambientale.

In Catalogna, che da tre anni sta affrontando una storica siccità, la pressione esercitata sulle riserve idriche dagli hotel della Costa Brava sta causando fastidio, anche se le autorità hanno posto quasi tutta la regione in stato di emergenza all’inizio di febbraio.

“Ci sono destinazioni turistiche che sono al limite della loro capacità”, ha ammesso recentemente José Luis Zoreda, vicepresidente dell’organizzazione dei datori di lavoro Exceltur. “È un problema che si presenta occasionalmente in alta stagione e in alcune zone del Paese, ma sta peggiorando”.

Già negli anni 2010 i residenti locali si erano mobilitati contro l’overtourism, soprattutto a Barcellona. Ma dopo la pausa causata da Covid-19, l’esasperazione sembra essere aumentata di una tacca, visto che l’anno scorso la Spagna ha accolto un record di 85,1 milioni di visitatori stranieri.

Per evitare il sovraffollamento, diverse città hanno preso alcune iniziative, come San Sebastian, nei Paesi Baschi, che a fine marzo ha deciso di limitare i gruppi di turisti nel suo iper-centro a 25 persone dopo aver vietato l’uso di altoparlanti durante le visite guidate. Alla fine di marzo, invece, Siviglia ha annunciato che potrebbe far pagare ai non residenti l’accesso alla sua famosa Plaza de España. Barcellona, da parte sua, ha deciso di rimuovere da Google Maps un percorso di autobus molto frequentato dai turisti per restituirlo ai residenti.

Per le autorità, tuttavia, queste decisioni non sono facili da prendere. In Spagna, il turismo rappresenta il 12,8% del Pil e il 12,6% dei posti di lavoro: innumerevoli famiglie dipendono da questo settore e il Paese non farebbe bene ad allontanarsi dalla sua tradizione di accoglienza.

Le conseguenze dell’eccessivo turismo sul mercato immobiliare implicano la necessità di “intervenire per limitare il numero di appartamenti turistici”, ma il governo è anche “consapevole dell’importanza del settore”, come ha ribadito il ministro dell’edilizia abitativa Isabel Rodríguez, difendendo un approccio equilibrato in un’intervista al quotidiano El País.

Nuotare con gli squali? Mette a rischio la loro ricerca di cibo e la capacità riproduttiva

(Photocredit: AFP)

E’ una delle attrazioni più amate dai turisti avventurosi, ma nuotare insieme ai grandi predatori marini rischia di mettere a repentaglio i loro modelli di comportamento. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports questa forma di “intrattenimento” turistico può aumentare la probabilità che gli squali balena (Rhincodon typus) mostrino modelli di comportamento disturbati che assomigliano ai movimenti veloci e a zig-zag associati alla fuga dai predatori. I risultati suggeriscono anche che l’ecoturismo può avere un effetto significativo sul comportamento di foraggiamento e riproduttivo di questa specie.

L’ecoturismo con gli squali è un’industria multimilionaria, ma i potenziali impatti ecologici sono ancora poco conosciuti. Studi precedenti hanno dimostrato potenziali legami tra questo fenomeno e la diminuzione del numero di specie di squali incontrate in alcuni siti, ma gli studi sugli effetti dell’ecoturismo sul comportamento degli squali sono stati finora poco chiari.

Joel Gayford dell’Imperial College London e i suoi colleghi hanno analizzato 39 video aerei di squali balena nella baia di La Paz, in Messico, per valutare se il loro comportamento cambiasse in presenza di un nuotatore che imitava il comportamento degli ecoturisti rispetto agli squali che nuotavano liberamente. Gli autori hanno osservato un aumento dei modelli di comportamento disturbati in presenza di un nuotatore, che porterebbe gli squali a spendere più energia rispetto a quando nuotano in isolamento. Questo cambiamento potrebbe potenzialmente rendere più difficile per gli squali balena la ricerca di cibo e potrebbe anche influire sul successo riproduttivo.
I risultati suggeriscono che gli operatori del turismo ecologico con gli squali “dovrebbero essere incoraggiati a valutare lo stato comportamentale dei singoli” predatori “prima di permettere ai nuotatori di entrare in acqua e che la distanza minima regolamentata tra squali e turisti dovrebbe essere rivista”. Gli autori suggeriscono inoltre di condurre ulteriori studi sull’impatto ecologico dell’ecoturismo con gli squali per valutare adeguatamente le conseguenze del settore sulle diverse specie.

spiagge

Boom prezzi voli e alberghi ma un italiano su 3 non rinuncia al ponte del 2 giugno

Un italiano su 3 si metterà in viaggio per il ponte del 2 giugno. Ma saranno vacanze decisamente più care rispetto a quelle degli scorsi anni. L’Unione Nazionale Consumatori parla infatti di una vera e propria stangata, per effetto dei prezzi lievitati nel mese di maggio. “In un solo mese gli alberghi sono rincarati del 5,8%, andare in piscina, palestra o in uno stabilimento balneare costa già il 9,8% in più rispetto ad aprile, il record per quanto riguarda gli aumenti congiunturali”, ha spiegato il presidente Massimiliano Dona.
Per quanto riguarda la top ten annua delle voci legate alle vacanze, al primo posto i voli nazionali che decollano del 43,2% rispetto a maggio 2022. Medaglia d’argento per i voli internazionali che volano del 36,6%. Sul gradino più basso del podio i gelati che salgono del 22%. In quarta posizione i pacchetti turistici nazionali che si impennano del 19,2%, a differenza di quelli internazionali che sono fuori dalla classifica con un ben più contenuto +2,4%. Al quinto posto alberghi, motel, pensioni e simili per i quali bisogna sborsare il 15,2% in più rispetto allo scorso anno.
Seguono parchi di divertimento e i servizi sportivi con +10,8%, i fast food con +8,4%, i villaggi vacanze e i campeggi con +8,2%, ristoranti, bar e locali da ballo con +5,7%. Chiudono la classifica piscine, palestre, stabilimenti balneari, discoteche con +4,9%. Fuori dalla graduatoria il Trasporto ferroviario passeggeri (+3,8%).

Nonostante l’aumento dei costi, a mettersi in viaggio per questa 3 giorni sarà il 15% in più rispetto allo scorso anno, con oltre 15 milioni di italiani adulti in vacanza. Le mete più gettonate, spiega la Coldiretti, sono quelle lungo la Penisola che consentono di ottimizzare il tempo limitato a disposizione, con la quasi totalità dei vacanzieri che ha scelto una destinazione nazionale. Tra quelle preferite, il mare batte le città d’arte, seguite dalla montagna e della campagna con il boom dei piccoli borghi. A livello territoriale, la saturazione dell’offerta si presenta abbastanza differenziata: le regioni con i tassi di occupazione più elevati sono Liguria e Lazio (89%), e Toscana e Campania (88%), secondo una stima resa nota da Assoturismo Confesercenti. Risultati decisamente positivi sono previsti anche per Lombardia, Veneto e Umbria. Recuperano le prenotazioni in Emilia-Romagna: si scontano però gli effetti dell’alluvione con una percentuale (70%) più bassa rispetto agli anni scorsi ma comunque incoraggiante per la ripresa turistica ed economica della regione. Si segnala, comunque, negli scorsi dieci giorni, la perdita di 250mila pernottamenti, con un danno di almeno 35 milioni di euro di mancato fatturato per le strutture ricettive; a mancare soprattutto gli stranieri che in questo periodo affollavano già le spiagge della riviera romagnola.

In generale, in vista delle vacanze estive,  l’aumento dei prezzi spingerà 3 italiani su 4 a rivedere i propri piani e a orientarsi nella maggior parte dei casi verso soggiorni più brevi. Secondo un’indagine di Udicon sulla fiducia dei consumatori realizzata dall’Istituto Piepoli, alla domanda se l’attuale aumento dei prezzi indurrà gli italiani a fare meno vacanze rispetto a qualche anno fa, il 72% degli intervistati ha risposto di sì. Le vacanze saranno più brevi per il 43%, mentre una percentuale non trascurabile (37%) sarà costretto a rinunciarci. 3 italiani su 5 hanno riscontrato un aumento dei prezzi, anche se per il 18% i rincari restano comunque nella media. Tra i fattori determinanti nella scelta di una vacanza ci sono la qualità dei servizi offerti (49%), il prezzo conveniente (34%) e le recensioni (13%). Proprio riguardo alle recensioni, 2 italiani su 3 affermano di consultarle sistematicamente, anche se il 70% di questi dichiara di essere incappato, in qualche caso, in delusioni rispetto alle aspettative.