INFOGRAFICA INTERATTIVA La spesa dei turisti in Italia è di 5,2 miliardi, crescita del 17%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, l’andamento della spesa dei turisti in Italia. Secondo l’ultimo bollettino di Bankitalia, lo scorso maggio il saldo della bilancia dei pagamenti turistica ha registrato un avanzo di 2,8 miliardi di euro, in aumento rispetto a quello dello stesso mese del 2023 (2,2 miliardi). La spesa dei viaggiatori stranieri in Italia (5,2 miliardi) è cresciuta del 17%, a fronte di un incremento del 9 per cento di quella dei viaggiatori italiani all’estero (2,4 miliardi).
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Turismo e bollette fanno risalire l’inflazione in Italia, ma per quest’anno sarà a +1%

A luglio la variazione mensile dei prezzi al consumo è stata la più grande da un anno: +0,4%, rivista comunque al ribasso rispetto alla stima flash di +0,5%, dopo mesi di crescita zero o addirittura di decrescita del carovita. L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la ripresa dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+5,9%) e non regolamentati (+3,4%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (+0,4%). E gli effetti di questi incrementi sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,5%).

Come spiega l’Istat a luglio i prezzi nel mercato libero dell’energia elettrica sono cresciuti del 3,6% mese su mese e quelli del ‘Gas di città e gas naturale’ hanno registrato un +0,4%. Più caro del 2% invece il ‘Gasolio per mezzi di trasporto’ solo in parte compensata dal rallentamento dei prezzi del Gasolio per riscaldamento (+0,8% sul mese) e della benzina (+0,5% da giugno). Per quanto riguarda invece la componente regolamentata, c’è stata invece un’accelerazione su base congiunturale del 18,4% per i prezzi dell’elettricità nel mercato tutelato, mentre il gas nel tutelato è sceso dello 0,7%. Nel comparto dei servizi, +0,8% rispetto a giugno per i prezzi dei ‘Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona’. In particolare c’è stato un rincaro del 9,3% mensile dei ‘Servizi ricreativi e sportivi’ e del 9,5% dei Pacchetti vacanza. A luglio nel frattempo si amplia la flessione sia i prezzi di ‘Frutta fresca e refrigerata’ (-4,8% rispetto al mese precedente) sia quelli dei ‘Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate’ (-2,6% il congiunturale).

Per rivedere invece un +1,3% annuale dell’inflazione bisogna tornare al quarto trimestre 2023. Una risalita che si deve in primo luogo all’accelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,7%) e all’attenuarsi della flessione degli energetici non regolamentati (da -10,3% a -6,0%). Un sostegno al carovita deriva inoltre dall’andamento dei prezzi dei tabacchi (da +3,4% a +4,1%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,0% a +4,4%). In rallentamento risultano, per contro, i prezzi dei beni alimentari non lavorati (che scendono a -0,4%, dal +0,3% del mese precedente) e dei beni alimentari lavorati (da +2,0% a +1,6%), il contribuisce “al rallentamento del tasso di crescita dei prezzi del ‘carrello della spesa’ (+0,7% da +1,2%)”, commenta l’Istat. Detto questo l’inflazione acquisita per il 2024 è comunque pari a +1% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo, al netto di energia e cibo, ovvero quella preferita dalla Bce. L’Italia quest’anno è già dunque in target con gli obiettivi della Banca Centrale Europea, che invece prevede di raggiungere a fine 2025. Per questo ha solo tagliato i tassi di un quarto di punto a giugno lasciandoli al 4,25%: oltre tre punti sopra l’inflazione. Una stretta monetaria fra le più forti nell’eurozona.

Sempre meno neve sulle Alpi. E in Austria è boom di mountain bike

Con l’inevitabile scioglimento dei ghiacciai, l’Austria sta cercando di reinventarsi come regina della mountain bike alpina e sta accelerando la sua transizione: nella terra dello sci, il turismo estivo è ora più importante degli sport invernali e di altri piaceri della stagione più fredda.

Dopo la pandemia di Covid-19, la stagione estiva, da maggio a ottobre, ha soppiantato la stagione invernale in termini economici, generando 15 miliardi di euro dei 29,5 di entrate annuali dello scorso anno. Dopo le escursioni, secondo un recente sondaggio governativo, più di un quarto dei turisti va in Austria in estate per andare in bicicletta. E all’interno del Paese le vendite stanno esplodendo: nel 2022 sono state acquistate più di 500.000 due ruote, quasi la metà delle quali mountain bike, con un aumento del 15% rispetto al 2019. Nella terra delle leggende Marcel Hirscher e Hermann Maier, dove si impara a camminare con un paio di sci, è una rivoluzione.

A Leogang-Saalbach, le stesse funivie e gli stessi impianti di risalita vengono utilizzati per issare la bicicletta in cima ai 90 km di piste. E in risposta alla popolarità della mountain bike, all’inizio dell’anno il governo ha lanciato un piano ad hoc. L’obiettivo? Aiutare le località turistiche ad aumentare il numero di circuiti dedicati esclusivamente alle due ruote, stipulando un maggior numero di contratti con i proprietari dei terreni, che attualmente limitano l’accesso. Esistono, infatti, ben oltre venti parchi adattati, ma l’offerta è poco sviluppata rispetto alla domanda.

Con il “cambiamento climatico” e le stagioni sciistiche sempre più brevi a causa della mancanza di neve, “i professionisti del turismo devono ripensare le loro attività e cogliere le nuove tendenze”, spiega Martin Schnitzer, economista dello sport presso l’Università di Innsbruck. Ed è “giunto il momento” che Vienna si occupi seriamente dell’argomento. La legge del 1975 sulle foreste consente di attraversarle a piedi, ma vieta le biciclette a meno che il proprietario non abbia dato un’autorizzazione scritta nero su bianco.

Rene Sendlhofer-Schag del Club Alpino Austriaco ritiene che “nessun altro Paese alpino esclude uno sport in modo così radicale”, deplorando la legislazione “obsoleta”. Fuori dal circuito, c’è persino il rischio di una multa salata – 730 euro – per “sconfinamento”, che a volte può arrivare a “diverse migliaia di euro”.

Gli escursionisti non sono abituati a condividere il territorio e ci sono molti potenziali conflitti. Il Parco di Leogang è stato un pioniere nel trovare soluzioni per diversificare le attività fin dalla sua creazione nel 2001, firmando accordi per disinnescare le controversie. Questo successo ha dato i suoi frutti: in dieci anni, il numero di nuovi visitatori estivi è aumentato del 70%, raggiungendo i 260.000 l’anno scorso, e il numero di pernottamenti è ora superiore a quello della stagione invernale, dice Kornel Grundne. Qui si svolgono regolarmente anche le gare della Coppa del Mondo di Mountain Bike.

Altrove, invece, la convivenza tra locali, escursionisti e mountain biker rimane “difficile”, dice Isabella Hummel, 33 anni, arrivata dalla Svizzera, dove in “certi cantoni” gli amanti della natura in cerca di tranquillità non vedono di buon occhio i mountain biker. Per non parlare dei cacciatori, che temono che questi nuovi ‘invasori’ con i loro abiti dai colori sgargianti possano spaventare la loro selvaggina. Questa deve essere la priorità del governo, insiste l’economista Oliver Fritz, dell’istituto di riferimento Wifo: “assicurare una coesistenza pacifica” tra le varie parti.

Al via la tassa d’accesso al Monte Fuji: escursionisti favorevoli

Entra in vigore oggi l’introduzione di una tassa d’accesso e di quote per scalare il Monte Fuji, un’operazione accolta con favore dagli escursionisti che stanno iniziando la stagione estiva sul famoso vulcano giapponese. Nonostante il vento che spazza i pendii e il cielo coperto, i turisti continuano ad affollare il sentiero Yoshida, raggiungibile in autobus. Una novità della stagione 2024 è la presenza di biglietterie dove gli escursionisti possono pagare una quota per raggiungere la cima della montagna.

Mi piace molto questa idea. Penso che il Giappone abbia fatto un buon lavoro nell’imporre restrizioni per limitare il numero di persone. E la somma non è molto alta“, ha dichiarato all’AFP Chetna Joshi, un escursionista indiano di 47 anni. Per percorrere il sentiero Yoshida, il più popolare dei quattro che conducono alla vetta del Monte Fuji (3.776 m), è ora richiesta una tassa di 2.000 yen (11,50 euro) ed è consentito un numero massimo di 4.000 persone al giorno. Tremila pass possono essere ottenuti ogni giorno tramite un sito di prenotazione online, e i restanti 1.000 sono disponibili in loco il giorno stesso. D’altra parte, gli altri tre sentieri, utilizzati dal 40% degli escursionisti, rimangono liberi di essere utilizzati.

Coperto di neve per la maggior parte dell’anno, il Monte Fuji, immortalato da Hokusai e situato a circa due ore da Tokyo in treno o in autobus, attira più di 220.000 visitatori durante la stagione escursionistica da luglio a settembre. David Grosshode, un escursionista americano, non ha nulla contro queste misure. “Ci sono molte montagne dove vivo e hanno introdotto un tetto di 100-120 (scalatori), quindi 4.000 è ancora molto. Ma si vede che hanno le infrastrutture necessarie per preservare la natura. Penso che anche il prezzo d’ingresso non sia male, proprio per preservare la natura“, spiega il 35enne.

Le nuove misure sono state introdotte “innanzitutto per proteggere la vita” degli escursionisti, ma non per impedire loro di venire, come ha spiegato recentemente il governatore della prefettura di Yamanashi, Kotaro Nagasaki. La scorsa settimana sono stati trovati quattro corpi vicino alla vetta, secondo i media locali. Ogni anno, i media giapponesi riferiscono di turisti che scalano il Monte Fuji senza l’equipaggiamento adeguato. “A volte mi sento a disagio a causa della folla. E per la sicurezza delle persone, penso che sia una buona idea limitare il numero massimo di persone consentite in un’area specifica“, dice Sylvain Wagner, un turista francese di 32 anni con un berretto avvitato sulla testa.

L’anno scorso, il Giappone ha attirato più di 25 milioni di turisti stranieri e il mese scorso il suo capo del turismo ha presentato un obiettivo ambizioso di 60 milioni di visitatori all’anno. A marzo, il Giappone ha superato il traguardo dei tre milioni per la prima volta nella sua storia. Questo livello è stato nuovamente raggiunto in aprile e maggio. L’eccesso di turismo a volte costringe le autorità locali a prendere misure radicali. Un esempio è la città di Fujikawaguchiko, vicino al Monte Fuji, che a maggio ha eretto un grande telone che oscurava una vista popolare del vulcano per scoraggiare i turisti a scattare fotografie. I residenti della città erano stufi dell’inciviltà dei visitatori alla ricerca di una foto da condividere sui social network.

Non ci sono teloni sulle pendici del Monte Fuji, e chiaramente non è il diritto di accesso che impedirà agli escursionisti di realizzare il loro sogno. L’unico ostacolo è il cielo. Come è successo lunedì con gli elementi naturali, il vento e la pioggia, che hanno fatto crollare molte speranze di raggiungere la vetta. “Amo la montagna. Non credo che questa volta mi abbia dato il permesso, ma va bene così. Lo accetto“, ha spiegato l’indiana Chetna Joshi, comunque felice di aver vissuto una “grande esperienza“.

In Spagna scoppia la rabbia dei residenti per il turismo ‘insostenibile’

Dalle Isole Baleari alle Canarie, passando per Barcellona e Malaga, i movimenti contro il turismo si moltiplicano in Spagna, la seconda destinazione turistica al mondo, spingendo le autorità ad agire per conciliare il benessere dei residenti locali con un settore economico cruciale.

“Le Canarie non ne possono più”: con questo slogan è stato lanciato un appello a manifestare sulle isole di questo arcipelago al largo della costa nord-occidentale dell’Africa, apprezzato per i suoi paesaggi vulcanici e il sole costante. L’obiettivo è fermare la costruzione di due complessi alberghieri a Tenerife, l’isola principale dell’arcipelago, e fare in modo che i residenti locali e l’ambiente siano tenuti in maggiore considerazione di fronte a quello che viene visto come un boom incontrollato del turismo. “Le nostre isole sono un tesoro che deve essere difeso”, afferma ‘Canarias se agota’ (‘Le Canarie sono esauste’), il collettivo che sta dietro a questo movimento, alcuni dei cui membri hanno iniziato uno sciopero della fame la scorsa settimana per fare pressione sulle autorità.

L’anno scorso le Canarie hanno ricevuto 16 milioni di visitatori, sette volte di più dei suoi 2,2 milioni di abitanti. Victor Martin, portavoce del collettivo, ha deplorato la situazione durante un briefing con la stampa, denunciando uno “sviluppo suicida”.

Questa rabbia non è isolata, poiché nelle ultime settimane sono emersi diversi movimenti “anti-turisti”, ampiamente diffusi sui social network, in altre parti del Paese. A Malaga, centro del turismo “sol y playa” (sole e spiaggia) dell’Andalusia (sud), sono spuntati adesivi con slogan ostili sui muri e sulle porte degli alloggi turistici (“Questa era la mia casa”, “Puzza di turista”, “Torna a casa”…).

Lo stesso vale per Barcellona e le Isole Baleari, dove gli attivisti hanno affisso finti cartelli all’ingresso di alcune spiagge per avvertire, in inglese, del rischio di “caduta massi” o di punture di “meduse pericolose”, al fine di spaventare i potenziali visitatori. Tra le lamentele dei residenti ci sono le pressioni sulla proprietà, con la proliferazione di affitti turistici che costringono molti residenti a lasciare i centri urbani, e l’inquinamento acustico e ambientale.

In Catalogna, che da tre anni sta affrontando una storica siccità, la pressione esercitata sulle riserve idriche dagli hotel della Costa Brava sta causando fastidio, anche se le autorità hanno posto quasi tutta la regione in stato di emergenza all’inizio di febbraio.

“Ci sono destinazioni turistiche che sono al limite della loro capacità”, ha ammesso recentemente José Luis Zoreda, vicepresidente dell’organizzazione dei datori di lavoro Exceltur. “È un problema che si presenta occasionalmente in alta stagione e in alcune zone del Paese, ma sta peggiorando”.

Già negli anni 2010 i residenti locali si erano mobilitati contro l’overtourism, soprattutto a Barcellona. Ma dopo la pausa causata da Covid-19, l’esasperazione sembra essere aumentata di una tacca, visto che l’anno scorso la Spagna ha accolto un record di 85,1 milioni di visitatori stranieri.

Per evitare il sovraffollamento, diverse città hanno preso alcune iniziative, come San Sebastian, nei Paesi Baschi, che a fine marzo ha deciso di limitare i gruppi di turisti nel suo iper-centro a 25 persone dopo aver vietato l’uso di altoparlanti durante le visite guidate. Alla fine di marzo, invece, Siviglia ha annunciato che potrebbe far pagare ai non residenti l’accesso alla sua famosa Plaza de España. Barcellona, da parte sua, ha deciso di rimuovere da Google Maps un percorso di autobus molto frequentato dai turisti per restituirlo ai residenti.

Per le autorità, tuttavia, queste decisioni non sono facili da prendere. In Spagna, il turismo rappresenta il 12,8% del Pil e il 12,6% dei posti di lavoro: innumerevoli famiglie dipendono da questo settore e il Paese non farebbe bene ad allontanarsi dalla sua tradizione di accoglienza.

Le conseguenze dell’eccessivo turismo sul mercato immobiliare implicano la necessità di “intervenire per limitare il numero di appartamenti turistici”, ma il governo è anche “consapevole dell’importanza del settore”, come ha ribadito il ministro dell’edilizia abitativa Isabel Rodríguez, difendendo un approccio equilibrato in un’intervista al quotidiano El País.

Nuotare con gli squali? Mette a rischio la loro ricerca di cibo e la capacità riproduttiva

(Photocredit: AFP)

E’ una delle attrazioni più amate dai turisti avventurosi, ma nuotare insieme ai grandi predatori marini rischia di mettere a repentaglio i loro modelli di comportamento. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports questa forma di “intrattenimento” turistico può aumentare la probabilità che gli squali balena (Rhincodon typus) mostrino modelli di comportamento disturbati che assomigliano ai movimenti veloci e a zig-zag associati alla fuga dai predatori. I risultati suggeriscono anche che l’ecoturismo può avere un effetto significativo sul comportamento di foraggiamento e riproduttivo di questa specie.

L’ecoturismo con gli squali è un’industria multimilionaria, ma i potenziali impatti ecologici sono ancora poco conosciuti. Studi precedenti hanno dimostrato potenziali legami tra questo fenomeno e la diminuzione del numero di specie di squali incontrate in alcuni siti, ma gli studi sugli effetti dell’ecoturismo sul comportamento degli squali sono stati finora poco chiari.

Joel Gayford dell’Imperial College London e i suoi colleghi hanno analizzato 39 video aerei di squali balena nella baia di La Paz, in Messico, per valutare se il loro comportamento cambiasse in presenza di un nuotatore che imitava il comportamento degli ecoturisti rispetto agli squali che nuotavano liberamente. Gli autori hanno osservato un aumento dei modelli di comportamento disturbati in presenza di un nuotatore, che porterebbe gli squali a spendere più energia rispetto a quando nuotano in isolamento. Questo cambiamento potrebbe potenzialmente rendere più difficile per gli squali balena la ricerca di cibo e potrebbe anche influire sul successo riproduttivo.
I risultati suggeriscono che gli operatori del turismo ecologico con gli squali “dovrebbero essere incoraggiati a valutare lo stato comportamentale dei singoli” predatori “prima di permettere ai nuotatori di entrare in acqua e che la distanza minima regolamentata tra squali e turisti dovrebbe essere rivista”. Gli autori suggeriscono inoltre di condurre ulteriori studi sull’impatto ecologico dell’ecoturismo con gli squali per valutare adeguatamente le conseguenze del settore sulle diverse specie.

spiagge

Boom prezzi voli e alberghi ma un italiano su 3 non rinuncia al ponte del 2 giugno

Un italiano su 3 si metterà in viaggio per il ponte del 2 giugno. Ma saranno vacanze decisamente più care rispetto a quelle degli scorsi anni. L’Unione Nazionale Consumatori parla infatti di una vera e propria stangata, per effetto dei prezzi lievitati nel mese di maggio. “In un solo mese gli alberghi sono rincarati del 5,8%, andare in piscina, palestra o in uno stabilimento balneare costa già il 9,8% in più rispetto ad aprile, il record per quanto riguarda gli aumenti congiunturali”, ha spiegato il presidente Massimiliano Dona.
Per quanto riguarda la top ten annua delle voci legate alle vacanze, al primo posto i voli nazionali che decollano del 43,2% rispetto a maggio 2022. Medaglia d’argento per i voli internazionali che volano del 36,6%. Sul gradino più basso del podio i gelati che salgono del 22%. In quarta posizione i pacchetti turistici nazionali che si impennano del 19,2%, a differenza di quelli internazionali che sono fuori dalla classifica con un ben più contenuto +2,4%. Al quinto posto alberghi, motel, pensioni e simili per i quali bisogna sborsare il 15,2% in più rispetto allo scorso anno.
Seguono parchi di divertimento e i servizi sportivi con +10,8%, i fast food con +8,4%, i villaggi vacanze e i campeggi con +8,2%, ristoranti, bar e locali da ballo con +5,7%. Chiudono la classifica piscine, palestre, stabilimenti balneari, discoteche con +4,9%. Fuori dalla graduatoria il Trasporto ferroviario passeggeri (+3,8%).

Nonostante l’aumento dei costi, a mettersi in viaggio per questa 3 giorni sarà il 15% in più rispetto allo scorso anno, con oltre 15 milioni di italiani adulti in vacanza. Le mete più gettonate, spiega la Coldiretti, sono quelle lungo la Penisola che consentono di ottimizzare il tempo limitato a disposizione, con la quasi totalità dei vacanzieri che ha scelto una destinazione nazionale. Tra quelle preferite, il mare batte le città d’arte, seguite dalla montagna e della campagna con il boom dei piccoli borghi. A livello territoriale, la saturazione dell’offerta si presenta abbastanza differenziata: le regioni con i tassi di occupazione più elevati sono Liguria e Lazio (89%), e Toscana e Campania (88%), secondo una stima resa nota da Assoturismo Confesercenti. Risultati decisamente positivi sono previsti anche per Lombardia, Veneto e Umbria. Recuperano le prenotazioni in Emilia-Romagna: si scontano però gli effetti dell’alluvione con una percentuale (70%) più bassa rispetto agli anni scorsi ma comunque incoraggiante per la ripresa turistica ed economica della regione. Si segnala, comunque, negli scorsi dieci giorni, la perdita di 250mila pernottamenti, con un danno di almeno 35 milioni di euro di mancato fatturato per le strutture ricettive; a mancare soprattutto gli stranieri che in questo periodo affollavano già le spiagge della riviera romagnola.

In generale, in vista delle vacanze estive,  l’aumento dei prezzi spingerà 3 italiani su 4 a rivedere i propri piani e a orientarsi nella maggior parte dei casi verso soggiorni più brevi. Secondo un’indagine di Udicon sulla fiducia dei consumatori realizzata dall’Istituto Piepoli, alla domanda se l’attuale aumento dei prezzi indurrà gli italiani a fare meno vacanze rispetto a qualche anno fa, il 72% degli intervistati ha risposto di sì. Le vacanze saranno più brevi per il 43%, mentre una percentuale non trascurabile (37%) sarà costretto a rinunciarci. 3 italiani su 5 hanno riscontrato un aumento dei prezzi, anche se per il 18% i rincari restano comunque nella media. Tra i fattori determinanti nella scelta di una vacanza ci sono la qualità dei servizi offerti (49%), il prezzo conveniente (34%) e le recensioni (13%). Proprio riguardo alle recensioni, 2 italiani su 3 affermano di consultarle sistematicamente, anche se il 70% di questi dichiara di essere incappato, in qualche caso, in delusioni rispetto alle aspettative.

Un miliardo e 380 milioni alle imprese turistiche per digitale e sostenibilità

Al via il nuovo incentivo per le imprese turistiche ‘FRI-Tur’ che punta a migliorare i servizi di ospitalità e a potenziare le strutture ricettive, in un’ottica di digitalizzazione e sostenibilità ambientale. L’incentivo è gestito da Invitalia ed è promosso dal ministero per il Turismo. La domanda potrà essere presentata dalle ore 12 del 1° marzo 2023 fino alle ore 12 del 31 marzo 2023, mentre dallo scorso 30 gennaio – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – sulla piattaforma web di Invitalia è possibile scaricare la documentazione”. Per inviare la domanda è necessario essere in possesso di un’identità digitale, di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata.

Il 50% delle risorse è destinato agli interventi di riqualificazione energetica, mentre un altro 40% – prosegue Santomauro – delle risorse stanziate per il contributo diretto alla spesa è destinato alle imprese con sede in una delle regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia”. Va precisato che l’investimento deve essere riferito ad una o più unità dell’impresa richiedente situate sul territorio nazionale e deve prevedere spese ammissibili, al netto dell’IVA, comprese tra 500.000 euro e 10 milioni di euro. Inoltre, i progetti devono essere realizzati entro il 31 dicembre 2025 ed essere conformi alla normativa ambientale nazionale ed europea, alla Comunicazione della Commissione UE (2021/C 58/01) e agli orientamenti tecnici sull’applicazione del principio DNSH, a norma dell’art. 17 del Regolamento UE 2020/852.

Zaia: Le rinnovabili sono il futuro, ma vanno tutelati paesaggio e turismo

Dal futuro dell’energia al turismo, passando per agroalimentare, Pnrr e inflazione. E’ a tutto campo l’intervista concessa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a GEA nella quale analizza la situazione attuale del suo territorio e dello sviluppo del Paese.

Presidente, “I pessimisti non fanno fortuna” è il suo nuovo libro però con guerra e bollette alle stelle è difficile non essere pessimisti. Si parla di possibile recessione, qual è la temperatura delle aziende venete?

Lo scrivo anche nel libro che parlare di ottimismo in questo momento storico non è facile. Stiamo vivendo le conseguenze di due cigni neri, come il matematico libanese Nassim Nicholas Taleb definisce gli eventi eccezionali ed imprevedibili dalle grandi ripercussioni sulla vita umana. Con una grave pandemia non ancora conclusa, da alcuni mesi ci dobbiamo misurare con una terribile guerra alle porte d’Europa, le cui conseguenze non sono solo umanitarie ma anche economiche e finanziarie toccando direttamente le tasche e la vita della gente. Ma nel bagaglio di memoria del nostro popolo ci sono altre e numerose esperienze che sembravano insormontabili e sono state sempre superate anche quando sembrava impossibile: due cigni neri non sono il black out dell’umanità. Gli stessi dati ci disegnano per il Veneto un tessuto produttivo che sta affrontando grandi difficoltà ma ancora sano. Nonostante le dinamiche negative, che frenano la vitalità produttiva a causa dell’aumento della bolletta energetica, infatti, i bollettini di dicembre delineavano una crescita del Pil veneto del 3,4%, prevedendo un sostanziale equilibrio nell’anno appena iniziato.

Per ridurre le bollette si punta sempre di più sulle rinnovabili. In estate la sua Regione ha approvato una legge per il fotovoltaico a terra. Prevede un aumento di impianti solari o eolici in Veneto?

La legge approvata è una norma di buon senso, come la ho definita appena varata. Ha lo scopo di condurre la nostra Regione verso la transizione energetica, raggiungendo l’obiettivo di decarbonizzazione fissato entro il 2050. Per farlo, va a determinare quali sono le aree idonee e non per l’installazione di impianti fotovoltaici, specificando in modo approfondito quali sono gli indicatori necessari per distinguere un’area destinabile all’installazione da un’altra; questo con l’obbiettivo di produrre energia rinnovabile ma senza stravolgere il paesaggio che contraddistingue il Veneto e i nostri preziosi terreni agricoli. Ritengo che le energie rinnovabili sono il futuro e soprattutto una necessità imprescindibile ma la sfida si gioca non solo sui numeri delle installazioni ma anche sulla capacità di darsi regole equilibrate in modo da conciliare lo sviluppo con l’evidente necessità di tutela della bellezza del territorio; non solo dal punto di vista ambientale ma anche come patrimonio che contribuisce a fare del Veneto la regione più turistica d’Italia con 70 milioni di presenze all’anno.

Altro tema legato alle rinnovabili è quello legato alla siccità. Si parla da tempo del piano invasi. A che punto siamo?

Una rete appropriata di invasi è fondamentale per disporre di un serbatoio che sia una vera riserva idrica. Per farla puntiamo sullo sfruttamento di un sistema di microinvasi, approfittando di cave non più in attività oltre che di quelli già esistenti. Questa estate ci siamo trovati di fronte a difficoltà oggettive con il cuneo salino che ha risalito i fiumi, arrivando come nel caso di Caorle, a minacciare le riserve di acqua potabile. La stessa situazione ne Po’ e nell’Adige può configurarsi una gravissima minaccia per l’irrigazione della produzione agricola. La soluzione della rete di invasi è quindi fondamentale, affiancata ad altre azioni anche affidate al singolo. La dispersione idrica è enorme, arrivando in alcuni casi al 70%. Le riserve sono indispensabili e strategiche ma anche le accortezze che ognuno può prendere sono più che utili.

Il Pnrr. Secondo lei va sempre cambiato come sostiene anche il governo?

Torno a citare il Cigno nero di Nassim Nicholas Taleb. La guerra in Ucraina ha cambiato la storia e, purtroppo, anche la vita di tutti i giorni. Pensavamo che il covid fosse stato un punto estremo nella nostra vita ma, invece, ci siamo visti costretti a misurarci con le ripercussioni di un conflitto che ci coinvolge estremamente da vicino. La ripresa dalla pandemia è stata ragionata con una visione che oggi dovrà essere ricalibrata sulle esigenze che si sono sommate di conseguenza ai nuovi scenari internazionali”.

Sempre restando in ambito Pnrr, secondo lei si riuscirà a spendere tutti gli oltre 200 miliardi o c’è il rischio di aumentare il debito pubblico e di non utilizzare le risorse?

Duecentotrenta miliardi di euro sono un’occasione irripetibile. Sarebbe poco piacevole, nelle condizioni di questo paese, ritrovarsi che non si riescono a pendere. Come Veneto abbiamo presentato 16 progetti per un valore di oltre 7 miliardi di euro. Siamo certi del fatto nostro e stiamo parlando un quadro che potrebbe creare 110.000 posti di lavoro.

Fra 3 anni ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina. Come procedono le opere?

Di pochi giorni fa è la notizia che la variante di Longarone è stata inserita in un elenco di opere Anas per le quali a gennaio partiranno gli appalti. È un ulteriore passo avanti verso le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina perché l’arteria è un nodo centrale dell’infrastrutturazione olimpica in Veneto. Si tratta di un investimento di quasi 400 milioni di euro, una struttura viaria che accoglierà, poco dopo l’uscita dall’A27, nel miglior modo possibile squadre, atleti, sportivi e turisti diretti a Cortina e provenienti dalla pianura via gomma. Un’opera che resterà in eredità dopo i Giochi, facilitando e rendendo più sicuro l’accesso alle nostre montagne. È prevista anche la variante di Cortina che qualora non dovesse essere pronta per l’evento olimpico resterà comunque come opera successiva, senza contare numerose altre opere che giorno dopo giorno prenderanno forma. Realizzeremo poi la nuova pista bob, dimettendo quella vecchia risalente al 1928, recupereremo il trampolino e faremo il villaggio olimpico, che rimarrà in eredità al territorio.

Ogni tanto spuntano polemiche ambientalistiche sui Giochi invernali. Lei però ribatte dicendo che saranno Olimpiadi sostenibili. In che senso?

I giochi olimpici, a Cortina, si svolgeranno in un ambiente Patrimonio dell’Umanità Unesco. Questo ci impone un’attenzione particolare al territorio che per definizione è unico e di valore. Questo significa che quindi qualsiasi intervento dovrà essere improntato con il mantenimento dell’ambiente, anche perché oltre a quello green c’è pure un interesse turistico nella tutela del paesaggio. Per comprendere sostenibilità finanziaria e ambientale, è stato condotto uno studio specifico. È stato dato particolare risalto alle opere per più consono inserimento dell’opera nell’ambiente boschivo della zona. Verranno piantate molte essenze, mirate al recupero di un ciclo delle piante che dovranno essere abbattute o a quelle che già erano giunte al limite della vita utile. Per gli spostamenti saranno prediletti mezzi a basso impatto ambientale.

Oltre ai rincari energetici ci sono quelli alimentari. Lei è un sostenitore, anche quando era ministro dell’Agricoltura, dell’indipendenza alimentare. Cosa intende? Il governo ha creato un fondo per la sovranità alimentare, sta andando nella giusta direzione?

Ero ministro a via XX Settembre, quando parlai io per la prima volta di ‘Sovranità alimentare’. Trovo inconcepibile che, fino ad oggi, un paese come il nostro non abbia mai compiutamente e approfonditamente guardato in faccia la materia. In un momento storico dove la guerra in Ucraina sta mettendo in difficoltà le grandi produzioni e la catena attraverso la quale arrivano agli utenti è necessario dare una risposta. Non ricercare la via per l’indipendenza alimentare significa dover essere sempre dipendenti dagli altri totalmente”.

Rimanendo in ambito agro-alimentare, non si può non sottolineare comunque il record storico di fatturato del vino, in particolare del Prosecco. È una tendenza che continuerà? Quali conseguenze potrà avere anche nel turismo?

Il Prosecco è per noi l’emblema di una viticoltura eroica. Il fatturato raggiunto possiamo definirlo un traguardo storico per la nostra terra che si accompagna ad altre grandi realtà enologiche come, ad esempio, l’Amarone. Sono immagini di un successo produttivo che si configura non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. Quando nel mondo si parla di bollicine si associano subito al Prosecco in tutti i continenti. Certamente, il settore enologico è anche un grande richiamo turistico per la nostra regione, confermato anche dal riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità Unesco delle Colline del Prosecco. Un territorio simbolo della nostra storia e della nostra cultura rurale, vero anello di congiunzione tra un altro patrimonio Unesco come le Dolomiti e la pianura con le città d’arte e il litorale, di grandissimo richiamo, con Venezia e la sua Laguna. Dove si mangia e si beve ci si torna; se poi anche l’arte e il paesaggio sono vere eccellenze…

Ultima domanda: la Regione Veneto ha creato la fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità. Lei l’ha definita “un nuovo rinascimento”. Dopo pandemia, guerra e crisi energetica, può nascere veramente un nuovo mondo sostenibile?

Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità è un progetto innovativo che coinvolge le istituzioni amministrative e culturali attorno a un piano condiviso di rilancio della città e del suo territorio per fare di Venezia un modello che guarda al futuro. È un momento importante per la storia del Veneto che si consacra un modello internazionale di sinergia tra enti pubblici, istituzioni accademiche e forze imprenditoriali a beneficio del territorio e della sua gente. Il lavoro svolto fino ad ora conferma che in tutta questa emergenza pandemica non abbiamo mai smesso di pensare al domani della nostra regione, anzi. Noi crediamo in questo processo perché la Regione assegna la massima importanza al futuro di Venezia come Capitale Mondiale della Sostenibilità e l’obbiettivo. La sostenibilità è l’unico futuro plausibile per la città più bella del mondo ma anche più fragile. Per preservarla e valorizzarla servirà fare un grande lavoro di squadra, e la squadra c’è ed è ai massimi livelli.

Ministero Turismo, Trenitalia ed Enel uniti per ‘Turismo lento’ e sostenibile

Unire energia, mobilità e servizi per dare slancio al ‘Turismo lento’ e sostenibile. È questo il senso del Protocollo d’intesa firmato oggi dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, il direttore di Enel Italia, Nicola Lanzetta, e l’amministratore delegato di Trenitalia, Luigi Corradi, per valorizzare le rispettive competenze e adottare soluzioni innovative per incrementare l’attrattività di particolari siti strategici ad alto flusso turistico, in direzione di una sempre più ampia diffusione di un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. “Il cosiddetto ‘turismo lento’ in realtà sta correndo e ha numeri sempre più importanti”, spiega Garavaglia durante la presentazione. Spiegando che in particolare “i giovani hanno preso consapevolezza di questo turismo” e il fatto che scelgano le destinazioni in base al turismo sostenibile “è un dato consolidato”.

L’obiettivo è conquistare la fiducia della ‘Generazione X’: “Circa 2 miliardi di giovani, di cui ci auguriamo che almeno 1 miliardo prima o poi possa venire in Italia”, sottolinea ancora il ministro, specificando che “questo accadrà se gli daremo servizi e offerte di turismo sostenibile”. La sinergia tra le istituzioni e le due grandi aziende vedrà ognuno dei player mettere a disposizione il rispettivo patrimonio di conoscenze e competenze. Il ministero del Turismo si impegna a sostenere e far conoscere le iniziative a favore del turismo lento.

Trenitalia, capofila del Polo Passeggeri del Gruppo Fs Italiane, si impegna invece ad aumentare l’attrattività di particolari località attraverso collegamenti ferroviari connessi anche con altre modalità di trasporto sostenibili. Rientra in questo ambito anche il sostegno a iniziative di promozione territoriale e accessibilità sostenibile a località ad alto interesse culturale in tutto il Paese, anche con itinerari su treni storici. Sono un esempio i Travel Book, semplici guide che indicano le località ad alto valore paesaggistico e culturale raggiungibili con i treni regionali di Trenitalia. “A settembre nascerà è una new company di Trenitalia dedicata al ‘turismo lento’, con cui daremo ancora più attenzione sulle trattate regionali e a quelle storiche”, annuncia Corradi. “In treno si possono raggiungere dei borghi particolari o sviluppare il cicloturismo, cioè prendere il treno per fare un viaggio e visitare una cittadina e tornare a casa con la bicicletta”.

Il contributo di Enel, poi, sarà offrire soluzioni per la valorizzazione turistica sostenibile e per incentivare il turismo di prossimità: progetti di mobilità elettrica, “panchine intelligenti” dotate di prese di ricarica, la costituzione di comunità energetiche, ma anche l’installazione di proiezioni scenografiche per eventi, sistemi smart-lighting agli ingressi e alle uscite delle stazioni, juice media in aree di sosta (un’unica struttura che offre sia la ricarica elettrica che servizi di advertising multimediali) e moduli fotovoltaici sui tetti delle stazioni. “L’Italia ha fatto una scelta molto forte sulle rinnovabili, il risultato è poter viaggiare in modo completamente elettrico. Penso sia un punto di partenza, non di arrivo: si aprono prospettive enormi anche perché abbiamo imparato in questa situazione tragica che parlare di energia elettrica sostenibile è anche un vantaggio economico”.

Sempre nell’ottica dell’approccio collaborativo, e allo scopo di realizzare le condizioni per il miglior coordinamento delle iniziative di rispettiva competenza, i tre attori costituiranno una cabina di regia (composta da almeno un rappresentante per ogni parte) che avrà il compito di favorire la condivisione di utili informazioni e lo svolgimento periodico di attività coordinate di monitoraggio circa l’attuazione del Protocollo, l’individuazione di possibili progetti ed il relativo andamento in fase di implementazione.

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