Un miliardo e 380 milioni alle imprese turistiche per digitale e sostenibilità

Al via il nuovo incentivo per le imprese turistiche ‘FRI-Tur’ che punta a migliorare i servizi di ospitalità e a potenziare le strutture ricettive, in un’ottica di digitalizzazione e sostenibilità ambientale. L’incentivo è gestito da Invitalia ed è promosso dal ministero per il Turismo. La domanda potrà essere presentata dalle ore 12 del 1° marzo 2023 fino alle ore 12 del 31 marzo 2023, mentre dallo scorso 30 gennaio – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – sulla piattaforma web di Invitalia è possibile scaricare la documentazione”. Per inviare la domanda è necessario essere in possesso di un’identità digitale, di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata.

Il 50% delle risorse è destinato agli interventi di riqualificazione energetica, mentre un altro 40% – prosegue Santomauro – delle risorse stanziate per il contributo diretto alla spesa è destinato alle imprese con sede in una delle regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia”. Va precisato che l’investimento deve essere riferito ad una o più unità dell’impresa richiedente situate sul territorio nazionale e deve prevedere spese ammissibili, al netto dell’IVA, comprese tra 500.000 euro e 10 milioni di euro. Inoltre, i progetti devono essere realizzati entro il 31 dicembre 2025 ed essere conformi alla normativa ambientale nazionale ed europea, alla Comunicazione della Commissione UE (2021/C 58/01) e agli orientamenti tecnici sull’applicazione del principio DNSH, a norma dell’art. 17 del Regolamento UE 2020/852.

Zaia: Le rinnovabili sono il futuro, ma vanno tutelati paesaggio e turismo

Dal futuro dell’energia al turismo, passando per agroalimentare, Pnrr e inflazione. E’ a tutto campo l’intervista concessa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a GEA nella quale analizza la situazione attuale del suo territorio e dello sviluppo del Paese.

Presidente, “I pessimisti non fanno fortuna” è il suo nuovo libro però con guerra e bollette alle stelle è difficile non essere pessimisti. Si parla di possibile recessione, qual è la temperatura delle aziende venete?

Lo scrivo anche nel libro che parlare di ottimismo in questo momento storico non è facile. Stiamo vivendo le conseguenze di due cigni neri, come il matematico libanese Nassim Nicholas Taleb definisce gli eventi eccezionali ed imprevedibili dalle grandi ripercussioni sulla vita umana. Con una grave pandemia non ancora conclusa, da alcuni mesi ci dobbiamo misurare con una terribile guerra alle porte d’Europa, le cui conseguenze non sono solo umanitarie ma anche economiche e finanziarie toccando direttamente le tasche e la vita della gente. Ma nel bagaglio di memoria del nostro popolo ci sono altre e numerose esperienze che sembravano insormontabili e sono state sempre superate anche quando sembrava impossibile: due cigni neri non sono il black out dell’umanità. Gli stessi dati ci disegnano per il Veneto un tessuto produttivo che sta affrontando grandi difficoltà ma ancora sano. Nonostante le dinamiche negative, che frenano la vitalità produttiva a causa dell’aumento della bolletta energetica, infatti, i bollettini di dicembre delineavano una crescita del Pil veneto del 3,4%, prevedendo un sostanziale equilibrio nell’anno appena iniziato.

Per ridurre le bollette si punta sempre di più sulle rinnovabili. In estate la sua Regione ha approvato una legge per il fotovoltaico a terra. Prevede un aumento di impianti solari o eolici in Veneto?

La legge approvata è una norma di buon senso, come la ho definita appena varata. Ha lo scopo di condurre la nostra Regione verso la transizione energetica, raggiungendo l’obiettivo di decarbonizzazione fissato entro il 2050. Per farlo, va a determinare quali sono le aree idonee e non per l’installazione di impianti fotovoltaici, specificando in modo approfondito quali sono gli indicatori necessari per distinguere un’area destinabile all’installazione da un’altra; questo con l’obbiettivo di produrre energia rinnovabile ma senza stravolgere il paesaggio che contraddistingue il Veneto e i nostri preziosi terreni agricoli. Ritengo che le energie rinnovabili sono il futuro e soprattutto una necessità imprescindibile ma la sfida si gioca non solo sui numeri delle installazioni ma anche sulla capacità di darsi regole equilibrate in modo da conciliare lo sviluppo con l’evidente necessità di tutela della bellezza del territorio; non solo dal punto di vista ambientale ma anche come patrimonio che contribuisce a fare del Veneto la regione più turistica d’Italia con 70 milioni di presenze all’anno.

Altro tema legato alle rinnovabili è quello legato alla siccità. Si parla da tempo del piano invasi. A che punto siamo?

Una rete appropriata di invasi è fondamentale per disporre di un serbatoio che sia una vera riserva idrica. Per farla puntiamo sullo sfruttamento di un sistema di microinvasi, approfittando di cave non più in attività oltre che di quelli già esistenti. Questa estate ci siamo trovati di fronte a difficoltà oggettive con il cuneo salino che ha risalito i fiumi, arrivando come nel caso di Caorle, a minacciare le riserve di acqua potabile. La stessa situazione ne Po’ e nell’Adige può configurarsi una gravissima minaccia per l’irrigazione della produzione agricola. La soluzione della rete di invasi è quindi fondamentale, affiancata ad altre azioni anche affidate al singolo. La dispersione idrica è enorme, arrivando in alcuni casi al 70%. Le riserve sono indispensabili e strategiche ma anche le accortezze che ognuno può prendere sono più che utili.

Il Pnrr. Secondo lei va sempre cambiato come sostiene anche il governo?

Torno a citare il Cigno nero di Nassim Nicholas Taleb. La guerra in Ucraina ha cambiato la storia e, purtroppo, anche la vita di tutti i giorni. Pensavamo che il covid fosse stato un punto estremo nella nostra vita ma, invece, ci siamo visti costretti a misurarci con le ripercussioni di un conflitto che ci coinvolge estremamente da vicino. La ripresa dalla pandemia è stata ragionata con una visione che oggi dovrà essere ricalibrata sulle esigenze che si sono sommate di conseguenza ai nuovi scenari internazionali”.

Sempre restando in ambito Pnrr, secondo lei si riuscirà a spendere tutti gli oltre 200 miliardi o c’è il rischio di aumentare il debito pubblico e di non utilizzare le risorse?

Duecentotrenta miliardi di euro sono un’occasione irripetibile. Sarebbe poco piacevole, nelle condizioni di questo paese, ritrovarsi che non si riescono a pendere. Come Veneto abbiamo presentato 16 progetti per un valore di oltre 7 miliardi di euro. Siamo certi del fatto nostro e stiamo parlando un quadro che potrebbe creare 110.000 posti di lavoro.

Fra 3 anni ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina. Come procedono le opere?

Di pochi giorni fa è la notizia che la variante di Longarone è stata inserita in un elenco di opere Anas per le quali a gennaio partiranno gli appalti. È un ulteriore passo avanti verso le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina perché l’arteria è un nodo centrale dell’infrastrutturazione olimpica in Veneto. Si tratta di un investimento di quasi 400 milioni di euro, una struttura viaria che accoglierà, poco dopo l’uscita dall’A27, nel miglior modo possibile squadre, atleti, sportivi e turisti diretti a Cortina e provenienti dalla pianura via gomma. Un’opera che resterà in eredità dopo i Giochi, facilitando e rendendo più sicuro l’accesso alle nostre montagne. È prevista anche la variante di Cortina che qualora non dovesse essere pronta per l’evento olimpico resterà comunque come opera successiva, senza contare numerose altre opere che giorno dopo giorno prenderanno forma. Realizzeremo poi la nuova pista bob, dimettendo quella vecchia risalente al 1928, recupereremo il trampolino e faremo il villaggio olimpico, che rimarrà in eredità al territorio.

Ogni tanto spuntano polemiche ambientalistiche sui Giochi invernali. Lei però ribatte dicendo che saranno Olimpiadi sostenibili. In che senso?

I giochi olimpici, a Cortina, si svolgeranno in un ambiente Patrimonio dell’Umanità Unesco. Questo ci impone un’attenzione particolare al territorio che per definizione è unico e di valore. Questo significa che quindi qualsiasi intervento dovrà essere improntato con il mantenimento dell’ambiente, anche perché oltre a quello green c’è pure un interesse turistico nella tutela del paesaggio. Per comprendere sostenibilità finanziaria e ambientale, è stato condotto uno studio specifico. È stato dato particolare risalto alle opere per più consono inserimento dell’opera nell’ambiente boschivo della zona. Verranno piantate molte essenze, mirate al recupero di un ciclo delle piante che dovranno essere abbattute o a quelle che già erano giunte al limite della vita utile. Per gli spostamenti saranno prediletti mezzi a basso impatto ambientale.

Oltre ai rincari energetici ci sono quelli alimentari. Lei è un sostenitore, anche quando era ministro dell’Agricoltura, dell’indipendenza alimentare. Cosa intende? Il governo ha creato un fondo per la sovranità alimentare, sta andando nella giusta direzione?

Ero ministro a via XX Settembre, quando parlai io per la prima volta di ‘Sovranità alimentare’. Trovo inconcepibile che, fino ad oggi, un paese come il nostro non abbia mai compiutamente e approfonditamente guardato in faccia la materia. In un momento storico dove la guerra in Ucraina sta mettendo in difficoltà le grandi produzioni e la catena attraverso la quale arrivano agli utenti è necessario dare una risposta. Non ricercare la via per l’indipendenza alimentare significa dover essere sempre dipendenti dagli altri totalmente”.

Rimanendo in ambito agro-alimentare, non si può non sottolineare comunque il record storico di fatturato del vino, in particolare del Prosecco. È una tendenza che continuerà? Quali conseguenze potrà avere anche nel turismo?

Il Prosecco è per noi l’emblema di una viticoltura eroica. Il fatturato raggiunto possiamo definirlo un traguardo storico per la nostra terra che si accompagna ad altre grandi realtà enologiche come, ad esempio, l’Amarone. Sono immagini di un successo produttivo che si configura non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. Quando nel mondo si parla di bollicine si associano subito al Prosecco in tutti i continenti. Certamente, il settore enologico è anche un grande richiamo turistico per la nostra regione, confermato anche dal riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità Unesco delle Colline del Prosecco. Un territorio simbolo della nostra storia e della nostra cultura rurale, vero anello di congiunzione tra un altro patrimonio Unesco come le Dolomiti e la pianura con le città d’arte e il litorale, di grandissimo richiamo, con Venezia e la sua Laguna. Dove si mangia e si beve ci si torna; se poi anche l’arte e il paesaggio sono vere eccellenze…

Ultima domanda: la Regione Veneto ha creato la fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità. Lei l’ha definita “un nuovo rinascimento”. Dopo pandemia, guerra e crisi energetica, può nascere veramente un nuovo mondo sostenibile?

Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità è un progetto innovativo che coinvolge le istituzioni amministrative e culturali attorno a un piano condiviso di rilancio della città e del suo territorio per fare di Venezia un modello che guarda al futuro. È un momento importante per la storia del Veneto che si consacra un modello internazionale di sinergia tra enti pubblici, istituzioni accademiche e forze imprenditoriali a beneficio del territorio e della sua gente. Il lavoro svolto fino ad ora conferma che in tutta questa emergenza pandemica non abbiamo mai smesso di pensare al domani della nostra regione, anzi. Noi crediamo in questo processo perché la Regione assegna la massima importanza al futuro di Venezia come Capitale Mondiale della Sostenibilità e l’obbiettivo. La sostenibilità è l’unico futuro plausibile per la città più bella del mondo ma anche più fragile. Per preservarla e valorizzarla servirà fare un grande lavoro di squadra, e la squadra c’è ed è ai massimi livelli.

Ministero Turismo, Trenitalia ed Enel uniti per ‘Turismo lento’ e sostenibile

Unire energia, mobilità e servizi per dare slancio al ‘Turismo lento’ e sostenibile. È questo il senso del Protocollo d’intesa firmato oggi dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, il direttore di Enel Italia, Nicola Lanzetta, e l’amministratore delegato di Trenitalia, Luigi Corradi, per valorizzare le rispettive competenze e adottare soluzioni innovative per incrementare l’attrattività di particolari siti strategici ad alto flusso turistico, in direzione di una sempre più ampia diffusione di un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. “Il cosiddetto ‘turismo lento’ in realtà sta correndo e ha numeri sempre più importanti”, spiega Garavaglia durante la presentazione. Spiegando che in particolare “i giovani hanno preso consapevolezza di questo turismo” e il fatto che scelgano le destinazioni in base al turismo sostenibile “è un dato consolidato”.

L’obiettivo è conquistare la fiducia della ‘Generazione X’: “Circa 2 miliardi di giovani, di cui ci auguriamo che almeno 1 miliardo prima o poi possa venire in Italia”, sottolinea ancora il ministro, specificando che “questo accadrà se gli daremo servizi e offerte di turismo sostenibile”. La sinergia tra le istituzioni e le due grandi aziende vedrà ognuno dei player mettere a disposizione il rispettivo patrimonio di conoscenze e competenze. Il ministero del Turismo si impegna a sostenere e far conoscere le iniziative a favore del turismo lento.

Trenitalia, capofila del Polo Passeggeri del Gruppo Fs Italiane, si impegna invece ad aumentare l’attrattività di particolari località attraverso collegamenti ferroviari connessi anche con altre modalità di trasporto sostenibili. Rientra in questo ambito anche il sostegno a iniziative di promozione territoriale e accessibilità sostenibile a località ad alto interesse culturale in tutto il Paese, anche con itinerari su treni storici. Sono un esempio i Travel Book, semplici guide che indicano le località ad alto valore paesaggistico e culturale raggiungibili con i treni regionali di Trenitalia. “A settembre nascerà è una new company di Trenitalia dedicata al ‘turismo lento’, con cui daremo ancora più attenzione sulle trattate regionali e a quelle storiche”, annuncia Corradi. “In treno si possono raggiungere dei borghi particolari o sviluppare il cicloturismo, cioè prendere il treno per fare un viaggio e visitare una cittadina e tornare a casa con la bicicletta”.

Il contributo di Enel, poi, sarà offrire soluzioni per la valorizzazione turistica sostenibile e per incentivare il turismo di prossimità: progetti di mobilità elettrica, “panchine intelligenti” dotate di prese di ricarica, la costituzione di comunità energetiche, ma anche l’installazione di proiezioni scenografiche per eventi, sistemi smart-lighting agli ingressi e alle uscite delle stazioni, juice media in aree di sosta (un’unica struttura che offre sia la ricarica elettrica che servizi di advertising multimediali) e moduli fotovoltaici sui tetti delle stazioni. “L’Italia ha fatto una scelta molto forte sulle rinnovabili, il risultato è poter viaggiare in modo completamente elettrico. Penso sia un punto di partenza, non di arrivo: si aprono prospettive enormi anche perché abbiamo imparato in questa situazione tragica che parlare di energia elettrica sostenibile è anche un vantaggio economico”.

Sempre nell’ottica dell’approccio collaborativo, e allo scopo di realizzare le condizioni per il miglior coordinamento delle iniziative di rispettiva competenza, i tre attori costituiranno una cabina di regia (composta da almeno un rappresentante per ogni parte) che avrà il compito di favorire la condivisione di utili informazioni e lo svolgimento periodico di attività coordinate di monitoraggio circa l’attuazione del Protocollo, l’individuazione di possibili progetti ed il relativo andamento in fase di implementazione.

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Italiani e vacanze green: come cambiano le richieste dei viaggiatori

Quali sono i desideri che guidano i viaggiatori italiani quest’anno? A restituire una fotografia dai contorni piuttosto nitidi è l’osservatorio EY Future Travel Behaviours che ha condotto un’indagine su un campione di oltre mille soggetti, attraverso rilevazioni esplicite e tecniche di neuroscienze cognitive. Tra i fattori emersi dalla ricerca spicca un dato in particolare: il 46% degli intervistati considera essenziale l’impatto delle proprie scelte sull’ambiente. Cresce anche l’ansia verso i problemi climatici con il 75% del campione contro il 67% della scorsa edizione (i test condotti sono di natura implicita). Nell’analisi si rintraccia, in particolare, una preferenza sempre più netta verso esperienze diversificate e personali. Tra i profili dei viaggiatori del 2022 si registra una lieve crescita (+1%) dei cosiddetti Health and environmental concerned travelers, ovvero coloro che non hanno intenzione di aumentare il numero di viaggi per via di preoccupazioni legate all’ambiente e alla salute.

Una sensibilità ambientale che si accentua nelle generazioni più giovani. Utravel, corporate startup del Gruppo Alpitour dedicata agli under 30, ha stilato delle linee guida per viaggiare a impatto quasi zero. “Vogliamo farci portavoce di una nuova generazione di giovani viaggiatori – afferma Martina Antoniotti, Head of Marketing & Communication di Utravel che vuole scoprire il mondo con attenzione all’ambiente, curiosità, rispetto e voglia di integrarsi con i territori”. Tra i consigli redatti dall’azienda, che pianta un albero per ogni viaggio venduto, quello di “portarsi sempre dietro una borraccia, ma anche utilizzare sapone solido, non stampare le prenotazioni e mangiare piatti a km 0” conclude Antoniotti.

Più in generale, la consapevolezza ambientale inizia ad avere il suo peso nelle scelte di viaggio degli italiani. “È entrato a far parte della cultura un pensiero rivolto all’ambiente, anche per i numerosi provvedimenti che abbiamo preso in Europa. – spiega a Gea Ivana Jelinic, presidente di Fiavet (Federazione Italiana Imprese Viaggi e Turismo) – Si tendono a preferire destinazioni poco esplorate, una ricettività che rispetti l’ambiente, magari anche all’aria aperta senza perdere però nessuna comodità. Si preferiscono soluzioni di viaggio a minore impatto ambientale, se possibile con mezzi di trasporto ecosostenibili. L’esempio più importante sono proprio le navi da crociera che hanno fatto investimenti sulla sostenibilità molto all’avanguardia”.

Il Pnrr con i fondi stanziati per la competitività delle imprese turistiche arriva, in questo senso, a potenziare la transizione sostenibile delle attività ricettive e di accoglienza. La domanda di un turismo green non assomiglia, infatti, a una tendenza passeggera. “È una solida consapevolezza: lo dimostrano gli investimenti multimilionari delle aziende su questo tema. Se fosse un trend passeggero, non ci sarebbero piani industriali” dichiara la presidente di Fiavet.

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Turismo sempre più green, aumenta la sensibilità di vacanzieri e strutture

Puntare su strutture ricettive a basso impatto energico, fare attenzione alle emissioni generate con i propri spostamenti, preferire ristoranti che puntano su prodotti a km zero. Sono solo alcune delle principali regole su cui si basa il turismo ecosostenibile, un modo di viaggiare attento all’ambiente che negli ultimi anni sta facendo breccia nel cuore degli italiani.

Secondo l’11° Rapporto ‘Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo’, il 43% degli italiani si dice disponibile a spendere il 10 o il 20% in più per non danneggiare l’ambiente durante le proprie vacanze, mentre poco meno della metà (48%) prima di scegliere una struttura turistica si informa si informa sull’attenzione che ha per l’ambiente.

Dati citati anche da Paola Fagioli, esponente di Legambiente Turismo, realtà che ha l’obiettivo di consentire alle imprese turistiche e ricettive di avere una maggiore sensibilità ecologica e un riconoscimento ambientale. “Le varie indagini mostrano una maggiore attenzione all’ambiente degli italiani quando pianificano le ferie e nei comportamenti durante le vacanze. La sensibilità è cresciuta soprattutto con la ripresa dei viaggi dopo la pandemia. E anche le strutture ricettive si stanno muovendo nella stessa direzione, visto che in fase di prenotazione sono sempre di più le persone che si informano sull’attenzione alla sostenibilità della destinazione scelta“, afferma parlando con GEA. Chiari messaggi per tutti gli operatori del comparto turistico: investire sulla sostenibilità ambientale di strutture e proposte può essere anche una chiave decisiva per attrarre la clientela.

Per capire quanto incidano sull’ambiente le scelte fatte in tema di viaggi e vacanze basta considerare alcuni numeri. Uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista Journal Nature Climate Change ha stimato che il turismo è responsabile dell’8% delle emissioni di CO2 a livello globale. Non solo: secondo il programma ambientale delle Nazioni Unite il 14% dei rifiuti solidi prodotti ogni anno nel mondo è generato dall’industria turistica. Ogni singolo vacanziero ne produce in media fino a 2 kg al giorno, ben oltre il dato riferito a ogni cittadino italiano nel 2021 che è di 1,33 kg (fonte Ispra). Trasporti e rifiuti, dunque, ma secondo Fagioli (che è anche direttrice di Legambiente Emilia Romagna) il primo aspetto da migliorare è un altro: l’efficienza energetica delle strutture. “Il nostro Paese ha un patrimonio edilizio datato, e le strutture ricettive ovviamente non fanno eccezione. Migliorare le prestazioni energetiche è fondamentale. Basti pensare solo all’impatto generato d’estate da un impianto di climatizzazione poco efficiente“, spiega.

Una spinta può venire dal programma di investimenti legata al Pnrr, che prevede 2,4 miliardi di euro (cioè meno dell’1% del totale) per i progetti del settore Turismo e Cultura, in buona parte dedicati proprio all’ammodernamento delle strutture ricettive. Fagioli però rileva alcune criticità. “La somma destinata al turismo sembra davvero esigua se si pensa che parliamo di uno dei comparti più rilevanti di tutta l’economia nazionale“, sottolinea. Non solo. “Vanno anche semplificate le procedure e le modalità per accedere ai vari bandi e incentivi destinati alle imprese turistiche – aggiunge Fagioli -. Inutile puntare su formule come ad esempio i Click Day, che non danno alcuna importanza al merito di chi fa richiesta. Questa burocrazia rischia di scoraggiare chi opera nel settore, già alle prese con altre problematiche come, nell’ultimo periodo, la difficoltà di trovare manodopera“.

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L’alternativa etica alle piattaforme b&b? Arriva Fairbnb

Offrire ai viaggiatori e ai residenti l’opportunità di partecipare a un modello di turismo rigenerativo e più responsabile, supportando progetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale per le comunità ospitanti. Nasce con questo obiettivo Fairbnb, alternativa ‘etica’ alle più note piattaforme che consentono di prenotare stanze di albergo o interi appartamenti per vacanze e viaggi. Un progetto di homesharing responsabile capace di creare un circolo virtuoso tra turisti, host e comunità locali.

Ma come funziona? Fairbnb mette a disposizione dei viaggiatori centinaia di case, appartamenti o posti letto in Italia, Spagna, Francia e Belgio e, prossimamente, anche in Turchia, Regno Unito e Polonia. Come le piattaforme tradizionali, applica una commissione, ma a differenza degli altri, la condivide con i residenti, sostenendo concretamente progetti locali che mettono la sostenibilità – soprattutto quella sociale – al centro delle loro attività, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.

Il legame tra la piattaforma digitale e il territorio è fortissimo e imprescindibile. Se non c’è non lavoriamo”, racconta a GEA Emanuele Dal Carlo, co-founder e presidente di Fairbnb. Quando un host decide di utilizzare il sito per mettere a disposizione la propria casa, si mette in moto la macchina operativa: le associazioni del territorio o i gruppi locali si ‘candidano’ con progetti di interesse per la comunità e, se conformi ai valori della piattaforma, diventano a tutti gli effetti parte dell’iniziativa. I turisti, nel momento in cui acquistano il soggiorno possono scegliere a quale progetto aderire. Fairbnb destina il 50% della propria commissione per finanziarlo, mentre il restante 50% serve per mantenere la sua rete e le sue operazioni.

Tra le tante iniziative supportate, spiega Dal Carlo, ci sono, ad esempio, “i progetti di recupero delle eccedenze alimentari a Genova, quelli dedicati a interventi sul degrado della città come a Venezia o all’integrazione, come ad Amsterdam”.

La sostenibilità, per Fairbnb, è intesa nella sua accezione più ampia, da quella ambientale a quella – soprattutto – sociale. “Le case in affitto – dice il presidente – devono essere a norma con i regolamenti del posto e, in alcune città particolari come Venezia, verifichiamo che l’host sia residente”, per offrire un servizio migliore ai turisti. Grazie alla collaborazione con Legambiente, poi, spiega Dal Carlo, “chi affitta ha la possibilità di certificarsi per la sostenibilità ambientale”.

Gli host non possono inserire sulla piattaforma più di una casa “perché vogliamo che l’affitto sia considerato come una fonte extra di reddito e non come l’attività principale”. Qualche eccezione, ricorda il co-founder di Fairbnb, “possiamo farla, ad esempio, per i borghi sugli Appennini, dove il turismo può contribuire a ripopolare la zona e a dare prospettive economiche agli abitanti del posto”.

La pandemia ha sicuramente rallentato le attività, ma “siamo ripartiti. I nostri numeri non sono altissimi – dice Dal Carlo – perché chi sceglie la nostra piattaforma lo fa soprattutto perché ne condivide i valori”. L’interesse verso questo progetto “è tanto in Francia e nel nord Europa e i nostri turisti-tipo sono persone non più giovanissime che fanno scelte etiche anche nei viaggi”.

Nel 2018 Fairbnb è stata scelta insieme ad altre nove startup nell’ambito dell’Accelerathon ‘Change!’, la sfida sul turismo sostenibile e green di FactorYmpresa Turismo, il programma promosso dal MiBACT e gestito da Invitalia che ha permesso alla piattaforma di accedere a un finanziamento agevolato di Banca Etica.

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Venezia spinge sulla sostenibilità, la svolta green tocca anche il Lido

Il Mose per salvare la laguna, il dibattito sulle grandi navi e la prima banchina provvisoria a Marghera per limitarne il transito a San Marco. E ancora, la stazione Eni per il rifornimento di veicoli a idrogeno e il piano per contingentare le presenze in centro storico. Ora Venezia punta a diventare ancora più green sul turismo, vero e proprio motore per il Pil cittadino e del Veneto. E comincia dal Lido, promuovendo un nuovo modello di turismo rispettoso dell’ambiente attraverso il progetto ‘Litorale green’, presentato allo stabilimento balneare ‘Blue moon’. “Il primo e più importante intervento – ha commentato l’assessore comunale al Bilancio, Michele Zuinè stata la creazione di una rete urbana di trasporto pubblico del tutto elettrica, composta da 30 autobus con relative ricariche dotati ognuno di circa 90 posti, porte usb e schermi che forniscono informazioni ai cittadini su cui abbiamo investito 27 milioni di euro. Vogliamo portare anche i privati verso l’elettrico, perciò è stata stipulata una convenzione con Enel che ha installato finora quattro colonnine di ricarica. L’obiettivo sarà introdurre questi mezzi, sia elettrici che a idrogeno, anche in terraferma“.

Il progetto relativo al Lido, rientra nella prima edizione del ‘Summit del mare costa veneta green lab’, l’iniziativa promossa dalla Conferenza dei sindaci del litorale veneto, alla quale hanno aderito 10 comuni costieri tra i quali anche Venezia (oltre a San Michele al Tagliamento, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino Treporti, Chioggia, Rosolina, Porto Tolle e Porto Viro).

La Conferenza prevede che ognuna delle località coinvolte promuova una serie di attività di tutela ambientale. L’impegno in ottica sostenibilità del Lido era nato tuttavia tra il 2018 e il 2019, con la firma del protocollo condiviso con l’allora ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. “L’adesione alla Conferenza dei sindaci del litorale ci può aiutare, confrontandosi anche con altri Comuni, quali Jesolo o Caorle, a sviluppare per il Lido un tipo di turismo diverso e sostenibile“, ha rimarcato Zuin. Un particolare intervento del Comune mira dunque alla svolta per la mobilità elettrica. Verrà realizzata una nuova pista ciclabile (investimento di quasi 3 milioni di euro), che partirà da San Nicolò e arriverà a Pellestrina. “Abbiamo inoltre installato 109 rastrelliere in 33 aree del Lido, per un totale di 828 posti, e 17 in 9 aree di Pellestrina, per 141 posti. Altri 926 posti verranno creati tra l’estate e l’autunno“, spiega l’assessore della Giunta Brugnaro.

Altro caposaldo del ‘Lido sostenibile’ è la gestione accorta dei rifiuti, considerando il grande afflusso di turisti, soprattutto nella stagione estiva e durante i grandi eventi (primo tra tutti la Mostra del Cinema). La quota di raccolta differenziata è in effetti già al 75%, ovvero pari a quella della terraferma, ma l’obiettivo è arrivare all’80% e al contempo ridurre del 15% la produzione di rifiuti solidi urbani. Nella zona di santa Maria Elisabetta, dove sono situati gli attracchi dei traghetti, il Comune ha anche installato in via sperimentale un cestino compattatore alimentato a energia solare.

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Montani (Cai): Turismo dolce ed ecocompatibile, impariamo a goderci la natura

Dall’esplosione della pandemia di Covid, il turismo in montagna ha conosciuto un boom davvero notevole. Questa crescita di interesse spesso si scontra con la sostenibilità: molto si può fare per migliorare la situazione, con effetti positivi anche per gli stessi turisti. Il Club Alpino Italiano (CAI) da 159 anni si occupa della diffusione delle conoscenze – culturali, sociali, ambientali, alpinistiche ed escursionistiche – sulla montagna, della sua tutela e valorizzazione. L’Italia è circondata dal mare, ma è anche completamente innervata da montagne che costituiscono il suo scheletro, la struttura che regge il Paese e non solo da un punto di vista fisiologico-simbolico, ma anche sostanziale. La montagna, infatti, è da sempre fonte di materie prime, di energia, di cibo… Il ruolo del CAI, quindi, è storicamente prezioso. E lo è particolarmente in questi anni in cui il turismo nelle aree montane ha conquistato nuovi frequentatori e appassionati.

Il presidente Antonio Montani, piemontese di Verbania eletto da poche settimane alla guida nazionale del Club Alpino Italiano, racconta a GEA quanto e come l’impegno di questa immensa rete di volontari si stia sviluppando per accompagnare una nuova epoca d’oro – almeno potenziale – del turismo montano. “Incominciamo con qualche numero: siamo circa 330mila soci, quindi una grande organizzazione molto diffusa e radicata sul territorio attraverso 800 sezioni e sottosezioni che gestiscono 714 strutture tra rifugi e bivacchi per un totale di oltre 20mila posti letto. Attraverso questa rete e i gestori a cui sono affidate le strutture ci occupiamo di accoglienza e turismo in montagna, turismo sostenibile per definizione. La grande crescita nella frequentazione della montagna di questi ultimi tre anni ha comportato alcune conseguenze non positive: un aumento di oltre il 20 per cento degli interventi del Soccorso Alpino, passati da 8000 a circa 10mila, che è anche il risultato di un approccio poco consapevole e poco dolce alla montagna. Moltissimi si sono sentiti attratti dagli ambienti aperti, selvaggi, dai paesaggi meravigliosi e dalla natura incontaminata ma senza avere consapevolezza del fatto che la natura richiede rispetto, tempo e attenzione. Ad esempio: l’utilizzo di scarpe e abbigliamento adatti, una frequentazione che lasci l’impronta umana più leggera possibile per quello che riguarda rifiuti o emissioni con auto e moto. Al contrario, abbiamo avuto una frequentazione fatta soprattutto di gite giornaliere, per prendere un po’ di fresco qualche ora”.

La proposta del CAI è diversa. Spiega Montani: “Noi sconsigliamo questo tipo di approccio perché molto impattante e anche poco efficace per lo stesso turista: in primo luogo crea grossi volumi di traffico su ambienti che sono fragili; poi perché dal punto di vista economico è l’approccio che lascia meno ai territori; infine, perché chi resta tre-quattro ore su un prato o sulla riva di un ruscello a cento metri dal parcheggio non potrà apprezzare e godere granché. Noi, viceversa, proponiamo e promuoviamo una frequentazione più lenta, muovendosi a piedi e con soggiorni ed escursioni di più giorni. Ci sono livelli di difficoltà adatti a tutti, non è necessario essere provetti alpinisti per godere di luoghi meravigliosi. Questo consente di immergersi davvero nella bellezza e ricchezza della natura, apprezzando fino in fondo dei benefici che essa ci porta. E fermandoci a dormire e mangiare nelle strutture locali consentiamo anche a questi territori di sviluppare economia, di vivere e di continuare ad essere popolati, magari da famiglie giovani, contribuendo così alla loro buona conservazione. Inoltre, restare in montagna per alcuni giorni ci permette di apprezzare momenti speciali come la sera o il mattino presto, pieni di fascino e di meraviglia che ci perdiamo con le gite in giornata. Insomma: c’è un fattore economico, uno ambientale ma c’è un fattore culturale, se vogliamo, di percezione della immensa ricchezza rappresentata dalla natura nel suo insieme”.

È una questione in gran parte di sensibilizzazione e formazione delle persone che si avvicinano alla montagna con entusiasmo ma scarsa conoscenza e privi di consapevolezza. Basta veramente poco per assecondare questa fame di montagna e aprirla a una frequentazione attenta e più duratura nel tempo. “Considerando che non siamo un operatore economico ma una associazione di volontari – racconta il presidente del CAI – cerchiamo di fare la nostra parte in questo senso ogni giorno, anche con la divulgazione che ciascun socio fa nella propria rete di conoscenze. In particolare, però, ci stiamo concentrando su due progetti emblematici che fanno un po’ da calamita per attirare le persone sulla tipologia di turismo che intendiamo proporre. Il primo è il rilancio del grande progetto del Sentiero Italia CAI, che è stato definito il trekking più lungo del mondo: circa 7600 chilometri, 518 tappe attraverso tutte le regioni italiane. Ovviamente può essere affrontato a tratti di tre-sette giorni in base alle capacità, esigenze e possibilità di ciascuno. Ma la sua frequentazione negli anni ci permetterà di apprezzare la grande varietà e la grande bellezza del nostro Paese. Abbiamo realizzato una guida, 10 volumi e 3500 pagine per racchiudere tutto questo immenso patrimonio. Abbiamo realizzato un nuovo sito (https://sentieroitalia.cai.it/), lavoriamo sui social e adesso abbiamo in programma, proprio da quest’anno, una forte promozione all’estero, grazie anche ai fondi che abbiamo avuto dal Ministero del Turismo con cui stiamo sviluppando una collaborazione veramente eccellente in ogni sua articolazione”.

Perché i turisti stranieri, in particolare quelli del centro e nord Europa, apprezzano particolarmente questo tipo di vacanza: “Abbiamo già qualche riscontro positivo – chiosa Montani – attraverso le strutture. Sono già 300 quelle che hanno sottoscritto un disciplinare ed espongono la targa del punto accoglienza del Sentiero Italia CAI”. Un altro “elemento importante – racconta ancora il Presidente CAI – è quello che riguarda più in generale la grande infrastruttura per il turismo dolce e per il turismo ecocompatibile: la rete sentieristica italiana. Nel nostro Paese abbiamo 180.000 km di sentieri. Noi stiamo lavorando al catasto nazionale dei sentieri, che vuol dire attribuire a ogni singola tratta, da bivio a bivio per intenderci, un codice univoco che permetterà di poter programmare la manutenzione: tenere in buone condizioni questa infrastruttura, che è un’infrastruttura totalmente ecologica, è una delle basi necessarie per poter sviluppare un turismo sostenibile. Su 180.000 km totali il CAI si occupa della manutenzione su 64.000 km di sentieri: la rete Autostrade per l’Italia misura 6500 km, noi ne abbiamo 10 volte tanto e questo dà l’idea di quello che fanno i nostri volontari”.

Turismo sostenibile significa tutela della montagna, ambientale e sociale. “È una risorsa fondamentale per l’uomo, non solo per il nostro Paese. Per questo siamo impegnati su tutti i tavoli di Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, e proprio con un occhio particolare a questi valori ecosistemici. Pensiamo a quello che sta accadendo quest’anno con la siccità e lo scioglimento dei ghiacciai, in particolare al Nord. Portare le persone in montagna è importante anche per questo: camminando e stando sui luoghi ci si rende conto di quale sia la situazione e di quanto sia importante contribuire e fare la propria parte. Noi vogliamo stare sui territori anche per discutere gli ambiti di sviluppo, le opportunità di crescita, di vita in montagna, con un’attenzione particolare alle persone, alle popolazioni di montagna. Anche per questo un turismo sostenibile è la miglior chiave di sviluppo possibile”.

Aereo, treno, auto o nave: cosa inquina di più? Ferraris (Fs): “Noi i più green”

Sebbene di questi tempi non si possa considerarlo ‘lineare’, dato che è soggetto a rallentamenti, ripartenze e piccole deviazioni, il processo di transizione ecologica è irrevocabile. Non si può tornare indietro, ma è possibile scegliere diversi percorsi per arrivare agli obiettivi. Ed è necessario tenerne conto anche nell’organizzazione delle vacanze e delle modalità con le quali raggiungere i luoghi di villeggiatura.

Nel caso dei trasporti, il Green deal europeo prevede la riduzione del 90% entro il 2050 delle emissioni di gas a effetto serra (Ggh) rispetto al 1990. E facilitare il passaggio a modalità di trasporto più sostenibili può dare un contributo assai rilevante al raggiungimento della quota. La parola chiave è gradualità e non per nulla il periodo interessato dalla transizione è di 60 anni. Non è infatti possibile azzerare le emissioni solamente tramite le energie alternative e rinnovabili, men che meno in questo momento storico condizionato dalla carenza di materie prime e dalla crisi energetica. Considerati i rallentamenti indotti dalla situazione geopolitica, non appare dunque un errore ritenere il Green deal Ue molto ambizioso. Il settore dei trasporti è però quello che potrebbe contribuire maggiormente al successo dell’operazione ‘sostenibilità’.

Secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), il sistema trasporti rappresenta il 24,6% delle emissioni di gas serra nell’Ue 27, e i responsabili delle emissioni di CO2 sono in primis il trasporto su strada (71,8%), seguito dalla navigazione (14,1%), dall’aviazione (13,2%) e dal trasporto ferroviario (0,4%). L’Eea sottolinea che gli sforzi per ridurre le emissioni si sono moltiplicati nell’ultimo decennio, ma le concentrazioni di inquinanti atmosferici “sono ancora troppo elevate. All’inquinamento atmosferico dei trasporti, dal particolato (PM) al biossido di azoto (NO2), si aggiunge anche quello acustico, che rappresenta un altro problema per la sostenibilità ambientale, tanto che in Ue si stima che oltre 100 milioni di persone siano soggette a livelli nocivi causati dal traffico stradale, ferroviario e aereo.

Nel suo studio ‘Treno o aereo?’ pubblicato nel 2021, l’Eea conferma che comparando costi e benefici, il viaggio in treno è sempre una scelta meno dannosa per l’ambiente e che “l’impatto delle emissioni dell’aviazione è invariabilmente maggiore in base al chilometro per passeggero”. Tuttavia, secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente, “volare non è necessariamente la scelta più dannosa”, dato che spesso è l’auto ad avere il maggior impatto date le emissioni sulle lunghe percorrenze e l’occupazione bassa del mezzo (al massimo 5 persone per viaggio). Secondo l’Eea, infatti, il viaggio in treni ad alta velocità risulta essere l’opzione “più rispettosa dell’ambiente a causa dell’alto tasso di occupazione.

Il treno – spiega a GEA Luigi Ferraris, amministratore delegato di Ferrovie dello Statoè il mezzo di trasporto più sostenibile e green per eccellenza, e può giocare un ruolo chiave nel processo di transizione ecologica perché contribuisce in modo determinante a ridurre l’emissione di CO2, i picchi di traffico stradale e i conseguenti costi esterni della mobilità privata su gomma“. “Il nostro Piano Industriale 2022-2031, da 190 miliardi di euro di investimenti – aggiunge Ferraris – mira a realizzare infrastrutture sempre più moderne, interconnesse e resilienti e a rendere più attrattivo il treno, promuovendo un trasporto collettivo multimodale“. Si tratta quindi di indicazioni delle quali occorre tenere conto al momento di pianificare le vacanze: la scelta dell’opzione di trasporto più ecosostenibile (ovviamente in base alla meta da raggiungere) è il primo e forse più importante passo verso un turismo all’insegna del green.

L’Europa, contesto di riferimento del rapporto dell’Agenzia europea per l’Ambiente, è il nuovo mercato domestico per Fs, “divenuto tale anche grazie alla crescente liberalizzazione e alla spinta verso un trasporto collettivo e condiviso” precisa l’ad, che parla di sviluppo di una proposta di business, tra gli obiettivi del polo ‘Passeggeri’, uno dei quattro poli business nati per ridefinire la governance del Gruppo. “Facendo leva sui pregi della multimodalità, miriamo a sviluppare un trasporto sempre più integrato, economico, affidabile e sostenibile – spiega Ferraris -. Figura centrale sarà il cliente, al quale verranno offerte soluzioni di integrazione con un servizio che, grazie ad una piattaforma digitale, gli consentirà di pianificare, prenotare e pagare l’intero viaggio door-to-door, utilizzando più mezzi di trasporto con soluzioni su misura, basate sui bisogni individuali”.

Lo studio dell’Agenzia europea dell’Ambiente chiarisce anche la necessità di infrastrutture adeguate per la cosiddette rivoluzione green nei trasporti. La tecnologia in effetti non può essere considerata solamente per la riduzione dei consumi e la mitigazione delle emissioni, ma l’intero settore dei trasporti deve compiere il proverbiale balzo innovativo affinché anche le infrastrutture diventino sostenibili e maggiormente integrate nell’ambiente. Le reti dei trasporti al momento, infatti, hanno un grave impatto sul paesaggio perché dividono le aree naturali in appezzamenti più piccoli con effetti anche rilevanti su fauna e verde. Anche nel caso dell’innovazione infrastrutturale si può parlare di processo irrefrenabile ma, ancora una volta, è obbligatorio un equilibrio tra sviluppo e ambiente.

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Gli itinerari più green? Sono tutti in Europa

Cosa cerca oggi un turista in vacanza? Bel mare, attività culturali e divertimento non bastano più; sono sempre di più le persone che tra i criteri di ricerca inseriscono anche l’attenzione all’ambiente e, stando ai dati di Google e Booking.com, l’83% dei viaggiatori in tutto il mondo pensa che la sostenibilità sia vitale. Da questo punto di vista, il Vecchio Continente si dimostra al passo coi tempi. Il Sustainable Travel Index 2021, l’ultimo report presentato all’ITB Berlin Convention da Caroline Bremner, responsabile Travel Research di Euromonitor, premia infatti l’Europa, posizionandola al primo posto per territorio e pratiche green nel 2020.

LA SVEZIA TRA I PAESI PIU’ VIRTUOSI

In testa ai Paesi più virtuosi per viaggi sostenibili troviamo la Svezia, che vanta un’offerta turistica varia ed eco-friendly. La nazione è nota per il suo incredibile patrimonio naturale, che comprende ben 30 parchi nazionali, ma anche per l’alto livello di sostenibilità raggiunto in 23 centri urbani, specialmente in grandi città come Götheborg e Stoccolma, e per essere un modello per l’alloggio sostenibile, grazie alla sua rinomata architettura eco-chic di carattere nordico. Non a caso già nel 2010 era stata eletta prima Capitale verde d’Europa. Entro il 2045, inoltre, con buona probabilità la Svezia avrà ridotto del 100% le sue emissioni grazie all’incremento degli autobus elettrici, delle strade intelligenti e dell’agricoltura urbana.

Nella top five delle destinazioni più sostenibili, su un totale di 99 Paesi esaminati, troviamo poi la Slovacchia, l’Austria, la Finlandia e l’Estonia. L’Italia si piazza al 34esimo posto. Tra le prime 15 città più green stilate nel Sustainable Cities Index, inoltre, ben 12 si trovano in Europa, con in testa Madrid, Stoccolma, Dublino, Bruxelles e Berlino.

I PILASTRI DEL TURISMO SOSTENIBILE

Ma quali sono i fattori chiave del turismo sostenibile? Oltre che ambientale, la sostenibilità deve essere anche sociale ed economica. Deve tenere conto della domanda e dei possibili fattori di rischio per il Paese, come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno recentemente dimostrato. Il turismo sostenibile si basa quindi su alloggi green e strutture eco-friendy, ma anche sull’attenzione al trasporto, con possibilità di usufruire di bike sharing, piste ciclabili e mezzi pubblici a zero emissioni. “Il 66% dei consumatori globali vuole avere un impatto positivo sull’ambiente nella loro vita quotidiana, secondo la nostra indagine Euromonitor sugli stili di vita”, ha sottolineato Caroline Bremner, responsabile del report. Un’esigenza diventata ancora più evidente in seguito alla pandemia e alle restrizioni sui viaggi degli ultimi due anni. Un chiaro segnale del fatto che l’attenzione all’ambiente e le pratiche green sono sempre più fattori essenziali per il rilancio del turismo.