Italiani e vacanze green: come cambiano le richieste dei viaggiatori

Quali sono i desideri che guidano i viaggiatori italiani quest’anno? A restituire una fotografia dai contorni piuttosto nitidi è l’osservatorio EY Future Travel Behaviours che ha condotto un’indagine su un campione di oltre mille soggetti, attraverso rilevazioni esplicite e tecniche di neuroscienze cognitive. Tra i fattori emersi dalla ricerca spicca un dato in particolare: il 46% degli intervistati considera essenziale l’impatto delle proprie scelte sull’ambiente. Cresce anche l’ansia verso i problemi climatici con il 75% del campione contro il 67% della scorsa edizione (i test condotti sono di natura implicita). Nell’analisi si rintraccia, in particolare, una preferenza sempre più netta verso esperienze diversificate e personali. Tra i profili dei viaggiatori del 2022 si registra una lieve crescita (+1%) dei cosiddetti Health and environmental concerned travelers, ovvero coloro che non hanno intenzione di aumentare il numero di viaggi per via di preoccupazioni legate all’ambiente e alla salute.

Una sensibilità ambientale che si accentua nelle generazioni più giovani. Utravel, corporate startup del Gruppo Alpitour dedicata agli under 30, ha stilato delle linee guida per viaggiare a impatto quasi zero. “Vogliamo farci portavoce di una nuova generazione di giovani viaggiatori – afferma Martina Antoniotti, Head of Marketing & Communication di Utravel che vuole scoprire il mondo con attenzione all’ambiente, curiosità, rispetto e voglia di integrarsi con i territori”. Tra i consigli redatti dall’azienda, che pianta un albero per ogni viaggio venduto, quello di “portarsi sempre dietro una borraccia, ma anche utilizzare sapone solido, non stampare le prenotazioni e mangiare piatti a km 0” conclude Antoniotti.

Più in generale, la consapevolezza ambientale inizia ad avere il suo peso nelle scelte di viaggio degli italiani. “È entrato a far parte della cultura un pensiero rivolto all’ambiente, anche per i numerosi provvedimenti che abbiamo preso in Europa. – spiega a Gea Ivana Jelinic, presidente di Fiavet (Federazione Italiana Imprese Viaggi e Turismo) – Si tendono a preferire destinazioni poco esplorate, una ricettività che rispetti l’ambiente, magari anche all’aria aperta senza perdere però nessuna comodità. Si preferiscono soluzioni di viaggio a minore impatto ambientale, se possibile con mezzi di trasporto ecosostenibili. L’esempio più importante sono proprio le navi da crociera che hanno fatto investimenti sulla sostenibilità molto all’avanguardia”.

Il Pnrr con i fondi stanziati per la competitività delle imprese turistiche arriva, in questo senso, a potenziare la transizione sostenibile delle attività ricettive e di accoglienza. La domanda di un turismo green non assomiglia, infatti, a una tendenza passeggera. “È una solida consapevolezza: lo dimostrano gli investimenti multimilionari delle aziende su questo tema. Se fosse un trend passeggero, non ci sarebbero piani industriali” dichiara la presidente di Fiavet.

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Turismo sempre più green, aumenta la sensibilità di vacanzieri e strutture

Puntare su strutture ricettive a basso impatto energico, fare attenzione alle emissioni generate con i propri spostamenti, preferire ristoranti che puntano su prodotti a km zero. Sono solo alcune delle principali regole su cui si basa il turismo ecosostenibile, un modo di viaggiare attento all’ambiente che negli ultimi anni sta facendo breccia nel cuore degli italiani.

Secondo l’11° Rapporto ‘Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo’, il 43% degli italiani si dice disponibile a spendere il 10 o il 20% in più per non danneggiare l’ambiente durante le proprie vacanze, mentre poco meno della metà (48%) prima di scegliere una struttura turistica si informa si informa sull’attenzione che ha per l’ambiente.

Dati citati anche da Paola Fagioli, esponente di Legambiente Turismo, realtà che ha l’obiettivo di consentire alle imprese turistiche e ricettive di avere una maggiore sensibilità ecologica e un riconoscimento ambientale. “Le varie indagini mostrano una maggiore attenzione all’ambiente degli italiani quando pianificano le ferie e nei comportamenti durante le vacanze. La sensibilità è cresciuta soprattutto con la ripresa dei viaggi dopo la pandemia. E anche le strutture ricettive si stanno muovendo nella stessa direzione, visto che in fase di prenotazione sono sempre di più le persone che si informano sull’attenzione alla sostenibilità della destinazione scelta“, afferma parlando con GEA. Chiari messaggi per tutti gli operatori del comparto turistico: investire sulla sostenibilità ambientale di strutture e proposte può essere anche una chiave decisiva per attrarre la clientela.

Per capire quanto incidano sull’ambiente le scelte fatte in tema di viaggi e vacanze basta considerare alcuni numeri. Uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista Journal Nature Climate Change ha stimato che il turismo è responsabile dell’8% delle emissioni di CO2 a livello globale. Non solo: secondo il programma ambientale delle Nazioni Unite il 14% dei rifiuti solidi prodotti ogni anno nel mondo è generato dall’industria turistica. Ogni singolo vacanziero ne produce in media fino a 2 kg al giorno, ben oltre il dato riferito a ogni cittadino italiano nel 2021 che è di 1,33 kg (fonte Ispra). Trasporti e rifiuti, dunque, ma secondo Fagioli (che è anche direttrice di Legambiente Emilia Romagna) il primo aspetto da migliorare è un altro: l’efficienza energetica delle strutture. “Il nostro Paese ha un patrimonio edilizio datato, e le strutture ricettive ovviamente non fanno eccezione. Migliorare le prestazioni energetiche è fondamentale. Basti pensare solo all’impatto generato d’estate da un impianto di climatizzazione poco efficiente“, spiega.

Una spinta può venire dal programma di investimenti legata al Pnrr, che prevede 2,4 miliardi di euro (cioè meno dell’1% del totale) per i progetti del settore Turismo e Cultura, in buona parte dedicati proprio all’ammodernamento delle strutture ricettive. Fagioli però rileva alcune criticità. “La somma destinata al turismo sembra davvero esigua se si pensa che parliamo di uno dei comparti più rilevanti di tutta l’economia nazionale“, sottolinea. Non solo. “Vanno anche semplificate le procedure e le modalità per accedere ai vari bandi e incentivi destinati alle imprese turistiche – aggiunge Fagioli -. Inutile puntare su formule come ad esempio i Click Day, che non danno alcuna importanza al merito di chi fa richiesta. Questa burocrazia rischia di scoraggiare chi opera nel settore, già alle prese con altre problematiche come, nell’ultimo periodo, la difficoltà di trovare manodopera“.

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L’alternativa etica alle piattaforme b&b? Arriva Fairbnb

Offrire ai viaggiatori e ai residenti l’opportunità di partecipare a un modello di turismo rigenerativo e più responsabile, supportando progetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale per le comunità ospitanti. Nasce con questo obiettivo Fairbnb, alternativa ‘etica’ alle più note piattaforme che consentono di prenotare stanze di albergo o interi appartamenti per vacanze e viaggi. Un progetto di homesharing responsabile capace di creare un circolo virtuoso tra turisti, host e comunità locali.

Ma come funziona? Fairbnb mette a disposizione dei viaggiatori centinaia di case, appartamenti o posti letto in Italia, Spagna, Francia e Belgio e, prossimamente, anche in Turchia, Regno Unito e Polonia. Come le piattaforme tradizionali, applica una commissione, ma a differenza degli altri, la condivide con i residenti, sostenendo concretamente progetti locali che mettono la sostenibilità – soprattutto quella sociale – al centro delle loro attività, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.

Il legame tra la piattaforma digitale e il territorio è fortissimo e imprescindibile. Se non c’è non lavoriamo”, racconta a GEA Emanuele Dal Carlo, co-founder e presidente di Fairbnb. Quando un host decide di utilizzare il sito per mettere a disposizione la propria casa, si mette in moto la macchina operativa: le associazioni del territorio o i gruppi locali si ‘candidano’ con progetti di interesse per la comunità e, se conformi ai valori della piattaforma, diventano a tutti gli effetti parte dell’iniziativa. I turisti, nel momento in cui acquistano il soggiorno possono scegliere a quale progetto aderire. Fairbnb destina il 50% della propria commissione per finanziarlo, mentre il restante 50% serve per mantenere la sua rete e le sue operazioni.

Tra le tante iniziative supportate, spiega Dal Carlo, ci sono, ad esempio, “i progetti di recupero delle eccedenze alimentari a Genova, quelli dedicati a interventi sul degrado della città come a Venezia o all’integrazione, come ad Amsterdam”.

La sostenibilità, per Fairbnb, è intesa nella sua accezione più ampia, da quella ambientale a quella – soprattutto – sociale. “Le case in affitto – dice il presidente – devono essere a norma con i regolamenti del posto e, in alcune città particolari come Venezia, verifichiamo che l’host sia residente”, per offrire un servizio migliore ai turisti. Grazie alla collaborazione con Legambiente, poi, spiega Dal Carlo, “chi affitta ha la possibilità di certificarsi per la sostenibilità ambientale”.

Gli host non possono inserire sulla piattaforma più di una casa “perché vogliamo che l’affitto sia considerato come una fonte extra di reddito e non come l’attività principale”. Qualche eccezione, ricorda il co-founder di Fairbnb, “possiamo farla, ad esempio, per i borghi sugli Appennini, dove il turismo può contribuire a ripopolare la zona e a dare prospettive economiche agli abitanti del posto”.

La pandemia ha sicuramente rallentato le attività, ma “siamo ripartiti. I nostri numeri non sono altissimi – dice Dal Carlo – perché chi sceglie la nostra piattaforma lo fa soprattutto perché ne condivide i valori”. L’interesse verso questo progetto “è tanto in Francia e nel nord Europa e i nostri turisti-tipo sono persone non più giovanissime che fanno scelte etiche anche nei viaggi”.

Nel 2018 Fairbnb è stata scelta insieme ad altre nove startup nell’ambito dell’Accelerathon ‘Change!’, la sfida sul turismo sostenibile e green di FactorYmpresa Turismo, il programma promosso dal MiBACT e gestito da Invitalia che ha permesso alla piattaforma di accedere a un finanziamento agevolato di Banca Etica.

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Venezia spinge sulla sostenibilità, la svolta green tocca anche il Lido

Il Mose per salvare la laguna, il dibattito sulle grandi navi e la prima banchina provvisoria a Marghera per limitarne il transito a San Marco. E ancora, la stazione Eni per il rifornimento di veicoli a idrogeno e il piano per contingentare le presenze in centro storico. Ora Venezia punta a diventare ancora più green sul turismo, vero e proprio motore per il Pil cittadino e del Veneto. E comincia dal Lido, promuovendo un nuovo modello di turismo rispettoso dell’ambiente attraverso il progetto ‘Litorale green’, presentato allo stabilimento balneare ‘Blue moon’. “Il primo e più importante intervento – ha commentato l’assessore comunale al Bilancio, Michele Zuinè stata la creazione di una rete urbana di trasporto pubblico del tutto elettrica, composta da 30 autobus con relative ricariche dotati ognuno di circa 90 posti, porte usb e schermi che forniscono informazioni ai cittadini su cui abbiamo investito 27 milioni di euro. Vogliamo portare anche i privati verso l’elettrico, perciò è stata stipulata una convenzione con Enel che ha installato finora quattro colonnine di ricarica. L’obiettivo sarà introdurre questi mezzi, sia elettrici che a idrogeno, anche in terraferma“.

Il progetto relativo al Lido, rientra nella prima edizione del ‘Summit del mare costa veneta green lab’, l’iniziativa promossa dalla Conferenza dei sindaci del litorale veneto, alla quale hanno aderito 10 comuni costieri tra i quali anche Venezia (oltre a San Michele al Tagliamento, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino Treporti, Chioggia, Rosolina, Porto Tolle e Porto Viro).

La Conferenza prevede che ognuna delle località coinvolte promuova una serie di attività di tutela ambientale. L’impegno in ottica sostenibilità del Lido era nato tuttavia tra il 2018 e il 2019, con la firma del protocollo condiviso con l’allora ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. “L’adesione alla Conferenza dei sindaci del litorale ci può aiutare, confrontandosi anche con altri Comuni, quali Jesolo o Caorle, a sviluppare per il Lido un tipo di turismo diverso e sostenibile“, ha rimarcato Zuin. Un particolare intervento del Comune mira dunque alla svolta per la mobilità elettrica. Verrà realizzata una nuova pista ciclabile (investimento di quasi 3 milioni di euro), che partirà da San Nicolò e arriverà a Pellestrina. “Abbiamo inoltre installato 109 rastrelliere in 33 aree del Lido, per un totale di 828 posti, e 17 in 9 aree di Pellestrina, per 141 posti. Altri 926 posti verranno creati tra l’estate e l’autunno“, spiega l’assessore della Giunta Brugnaro.

Altro caposaldo del ‘Lido sostenibile’ è la gestione accorta dei rifiuti, considerando il grande afflusso di turisti, soprattutto nella stagione estiva e durante i grandi eventi (primo tra tutti la Mostra del Cinema). La quota di raccolta differenziata è in effetti già al 75%, ovvero pari a quella della terraferma, ma l’obiettivo è arrivare all’80% e al contempo ridurre del 15% la produzione di rifiuti solidi urbani. Nella zona di santa Maria Elisabetta, dove sono situati gli attracchi dei traghetti, il Comune ha anche installato in via sperimentale un cestino compattatore alimentato a energia solare.

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Montani (Cai): Turismo dolce ed ecocompatibile, impariamo a goderci la natura

Dall’esplosione della pandemia di Covid, il turismo in montagna ha conosciuto un boom davvero notevole. Questa crescita di interesse spesso si scontra con la sostenibilità: molto si può fare per migliorare la situazione, con effetti positivi anche per gli stessi turisti. Il Club Alpino Italiano (CAI) da 159 anni si occupa della diffusione delle conoscenze – culturali, sociali, ambientali, alpinistiche ed escursionistiche – sulla montagna, della sua tutela e valorizzazione. L’Italia è circondata dal mare, ma è anche completamente innervata da montagne che costituiscono il suo scheletro, la struttura che regge il Paese e non solo da un punto di vista fisiologico-simbolico, ma anche sostanziale. La montagna, infatti, è da sempre fonte di materie prime, di energia, di cibo… Il ruolo del CAI, quindi, è storicamente prezioso. E lo è particolarmente in questi anni in cui il turismo nelle aree montane ha conquistato nuovi frequentatori e appassionati.

Il presidente Antonio Montani, piemontese di Verbania eletto da poche settimane alla guida nazionale del Club Alpino Italiano, racconta a GEA quanto e come l’impegno di questa immensa rete di volontari si stia sviluppando per accompagnare una nuova epoca d’oro – almeno potenziale – del turismo montano. “Incominciamo con qualche numero: siamo circa 330mila soci, quindi una grande organizzazione molto diffusa e radicata sul territorio attraverso 800 sezioni e sottosezioni che gestiscono 714 strutture tra rifugi e bivacchi per un totale di oltre 20mila posti letto. Attraverso questa rete e i gestori a cui sono affidate le strutture ci occupiamo di accoglienza e turismo in montagna, turismo sostenibile per definizione. La grande crescita nella frequentazione della montagna di questi ultimi tre anni ha comportato alcune conseguenze non positive: un aumento di oltre il 20 per cento degli interventi del Soccorso Alpino, passati da 8000 a circa 10mila, che è anche il risultato di un approccio poco consapevole e poco dolce alla montagna. Moltissimi si sono sentiti attratti dagli ambienti aperti, selvaggi, dai paesaggi meravigliosi e dalla natura incontaminata ma senza avere consapevolezza del fatto che la natura richiede rispetto, tempo e attenzione. Ad esempio: l’utilizzo di scarpe e abbigliamento adatti, una frequentazione che lasci l’impronta umana più leggera possibile per quello che riguarda rifiuti o emissioni con auto e moto. Al contrario, abbiamo avuto una frequentazione fatta soprattutto di gite giornaliere, per prendere un po’ di fresco qualche ora”.

La proposta del CAI è diversa. Spiega Montani: “Noi sconsigliamo questo tipo di approccio perché molto impattante e anche poco efficace per lo stesso turista: in primo luogo crea grossi volumi di traffico su ambienti che sono fragili; poi perché dal punto di vista economico è l’approccio che lascia meno ai territori; infine, perché chi resta tre-quattro ore su un prato o sulla riva di un ruscello a cento metri dal parcheggio non potrà apprezzare e godere granché. Noi, viceversa, proponiamo e promuoviamo una frequentazione più lenta, muovendosi a piedi e con soggiorni ed escursioni di più giorni. Ci sono livelli di difficoltà adatti a tutti, non è necessario essere provetti alpinisti per godere di luoghi meravigliosi. Questo consente di immergersi davvero nella bellezza e ricchezza della natura, apprezzando fino in fondo dei benefici che essa ci porta. E fermandoci a dormire e mangiare nelle strutture locali consentiamo anche a questi territori di sviluppare economia, di vivere e di continuare ad essere popolati, magari da famiglie giovani, contribuendo così alla loro buona conservazione. Inoltre, restare in montagna per alcuni giorni ci permette di apprezzare momenti speciali come la sera o il mattino presto, pieni di fascino e di meraviglia che ci perdiamo con le gite in giornata. Insomma: c’è un fattore economico, uno ambientale ma c’è un fattore culturale, se vogliamo, di percezione della immensa ricchezza rappresentata dalla natura nel suo insieme”.

È una questione in gran parte di sensibilizzazione e formazione delle persone che si avvicinano alla montagna con entusiasmo ma scarsa conoscenza e privi di consapevolezza. Basta veramente poco per assecondare questa fame di montagna e aprirla a una frequentazione attenta e più duratura nel tempo. “Considerando che non siamo un operatore economico ma una associazione di volontari – racconta il presidente del CAI – cerchiamo di fare la nostra parte in questo senso ogni giorno, anche con la divulgazione che ciascun socio fa nella propria rete di conoscenze. In particolare, però, ci stiamo concentrando su due progetti emblematici che fanno un po’ da calamita per attirare le persone sulla tipologia di turismo che intendiamo proporre. Il primo è il rilancio del grande progetto del Sentiero Italia CAI, che è stato definito il trekking più lungo del mondo: circa 7600 chilometri, 518 tappe attraverso tutte le regioni italiane. Ovviamente può essere affrontato a tratti di tre-sette giorni in base alle capacità, esigenze e possibilità di ciascuno. Ma la sua frequentazione negli anni ci permetterà di apprezzare la grande varietà e la grande bellezza del nostro Paese. Abbiamo realizzato una guida, 10 volumi e 3500 pagine per racchiudere tutto questo immenso patrimonio. Abbiamo realizzato un nuovo sito (https://sentieroitalia.cai.it/), lavoriamo sui social e adesso abbiamo in programma, proprio da quest’anno, una forte promozione all’estero, grazie anche ai fondi che abbiamo avuto dal Ministero del Turismo con cui stiamo sviluppando una collaborazione veramente eccellente in ogni sua articolazione”.

Perché i turisti stranieri, in particolare quelli del centro e nord Europa, apprezzano particolarmente questo tipo di vacanza: “Abbiamo già qualche riscontro positivo – chiosa Montani – attraverso le strutture. Sono già 300 quelle che hanno sottoscritto un disciplinare ed espongono la targa del punto accoglienza del Sentiero Italia CAI”. Un altro “elemento importante – racconta ancora il Presidente CAI – è quello che riguarda più in generale la grande infrastruttura per il turismo dolce e per il turismo ecocompatibile: la rete sentieristica italiana. Nel nostro Paese abbiamo 180.000 km di sentieri. Noi stiamo lavorando al catasto nazionale dei sentieri, che vuol dire attribuire a ogni singola tratta, da bivio a bivio per intenderci, un codice univoco che permetterà di poter programmare la manutenzione: tenere in buone condizioni questa infrastruttura, che è un’infrastruttura totalmente ecologica, è una delle basi necessarie per poter sviluppare un turismo sostenibile. Su 180.000 km totali il CAI si occupa della manutenzione su 64.000 km di sentieri: la rete Autostrade per l’Italia misura 6500 km, noi ne abbiamo 10 volte tanto e questo dà l’idea di quello che fanno i nostri volontari”.

Turismo sostenibile significa tutela della montagna, ambientale e sociale. “È una risorsa fondamentale per l’uomo, non solo per il nostro Paese. Per questo siamo impegnati su tutti i tavoli di Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, e proprio con un occhio particolare a questi valori ecosistemici. Pensiamo a quello che sta accadendo quest’anno con la siccità e lo scioglimento dei ghiacciai, in particolare al Nord. Portare le persone in montagna è importante anche per questo: camminando e stando sui luoghi ci si rende conto di quale sia la situazione e di quanto sia importante contribuire e fare la propria parte. Noi vogliamo stare sui territori anche per discutere gli ambiti di sviluppo, le opportunità di crescita, di vita in montagna, con un’attenzione particolare alle persone, alle popolazioni di montagna. Anche per questo un turismo sostenibile è la miglior chiave di sviluppo possibile”.

Aereo, treno, auto o nave: cosa inquina di più? Ferraris (Fs): “Noi i più green”

Sebbene di questi tempi non si possa considerarlo ‘lineare’, dato che è soggetto a rallentamenti, ripartenze e piccole deviazioni, il processo di transizione ecologica è irrevocabile. Non si può tornare indietro, ma è possibile scegliere diversi percorsi per arrivare agli obiettivi. Ed è necessario tenerne conto anche nell’organizzazione delle vacanze e delle modalità con le quali raggiungere i luoghi di villeggiatura.

Nel caso dei trasporti, il Green deal europeo prevede la riduzione del 90% entro il 2050 delle emissioni di gas a effetto serra (Ggh) rispetto al 1990. E facilitare il passaggio a modalità di trasporto più sostenibili può dare un contributo assai rilevante al raggiungimento della quota. La parola chiave è gradualità e non per nulla il periodo interessato dalla transizione è di 60 anni. Non è infatti possibile azzerare le emissioni solamente tramite le energie alternative e rinnovabili, men che meno in questo momento storico condizionato dalla carenza di materie prime e dalla crisi energetica. Considerati i rallentamenti indotti dalla situazione geopolitica, non appare dunque un errore ritenere il Green deal Ue molto ambizioso. Il settore dei trasporti è però quello che potrebbe contribuire maggiormente al successo dell’operazione ‘sostenibilità’.

Secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), il sistema trasporti rappresenta il 24,6% delle emissioni di gas serra nell’Ue 27, e i responsabili delle emissioni di CO2 sono in primis il trasporto su strada (71,8%), seguito dalla navigazione (14,1%), dall’aviazione (13,2%) e dal trasporto ferroviario (0,4%). L’Eea sottolinea che gli sforzi per ridurre le emissioni si sono moltiplicati nell’ultimo decennio, ma le concentrazioni di inquinanti atmosferici “sono ancora troppo elevate. All’inquinamento atmosferico dei trasporti, dal particolato (PM) al biossido di azoto (NO2), si aggiunge anche quello acustico, che rappresenta un altro problema per la sostenibilità ambientale, tanto che in Ue si stima che oltre 100 milioni di persone siano soggette a livelli nocivi causati dal traffico stradale, ferroviario e aereo.

Nel suo studio ‘Treno o aereo?’ pubblicato nel 2021, l’Eea conferma che comparando costi e benefici, il viaggio in treno è sempre una scelta meno dannosa per l’ambiente e che “l’impatto delle emissioni dell’aviazione è invariabilmente maggiore in base al chilometro per passeggero”. Tuttavia, secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente, “volare non è necessariamente la scelta più dannosa”, dato che spesso è l’auto ad avere il maggior impatto date le emissioni sulle lunghe percorrenze e l’occupazione bassa del mezzo (al massimo 5 persone per viaggio). Secondo l’Eea, infatti, il viaggio in treni ad alta velocità risulta essere l’opzione “più rispettosa dell’ambiente a causa dell’alto tasso di occupazione.

Il treno – spiega a GEA Luigi Ferraris, amministratore delegato di Ferrovie dello Statoè il mezzo di trasporto più sostenibile e green per eccellenza, e può giocare un ruolo chiave nel processo di transizione ecologica perché contribuisce in modo determinante a ridurre l’emissione di CO2, i picchi di traffico stradale e i conseguenti costi esterni della mobilità privata su gomma“. “Il nostro Piano Industriale 2022-2031, da 190 miliardi di euro di investimenti – aggiunge Ferraris – mira a realizzare infrastrutture sempre più moderne, interconnesse e resilienti e a rendere più attrattivo il treno, promuovendo un trasporto collettivo multimodale“. Si tratta quindi di indicazioni delle quali occorre tenere conto al momento di pianificare le vacanze: la scelta dell’opzione di trasporto più ecosostenibile (ovviamente in base alla meta da raggiungere) è il primo e forse più importante passo verso un turismo all’insegna del green.

L’Europa, contesto di riferimento del rapporto dell’Agenzia europea per l’Ambiente, è il nuovo mercato domestico per Fs, “divenuto tale anche grazie alla crescente liberalizzazione e alla spinta verso un trasporto collettivo e condiviso” precisa l’ad, che parla di sviluppo di una proposta di business, tra gli obiettivi del polo ‘Passeggeri’, uno dei quattro poli business nati per ridefinire la governance del Gruppo. “Facendo leva sui pregi della multimodalità, miriamo a sviluppare un trasporto sempre più integrato, economico, affidabile e sostenibile – spiega Ferraris -. Figura centrale sarà il cliente, al quale verranno offerte soluzioni di integrazione con un servizio che, grazie ad una piattaforma digitale, gli consentirà di pianificare, prenotare e pagare l’intero viaggio door-to-door, utilizzando più mezzi di trasporto con soluzioni su misura, basate sui bisogni individuali”.

Lo studio dell’Agenzia europea dell’Ambiente chiarisce anche la necessità di infrastrutture adeguate per la cosiddette rivoluzione green nei trasporti. La tecnologia in effetti non può essere considerata solamente per la riduzione dei consumi e la mitigazione delle emissioni, ma l’intero settore dei trasporti deve compiere il proverbiale balzo innovativo affinché anche le infrastrutture diventino sostenibili e maggiormente integrate nell’ambiente. Le reti dei trasporti al momento, infatti, hanno un grave impatto sul paesaggio perché dividono le aree naturali in appezzamenti più piccoli con effetti anche rilevanti su fauna e verde. Anche nel caso dell’innovazione infrastrutturale si può parlare di processo irrefrenabile ma, ancora una volta, è obbligatorio un equilibrio tra sviluppo e ambiente.

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Gli itinerari più green? Sono tutti in Europa

Cosa cerca oggi un turista in vacanza? Bel mare, attività culturali e divertimento non bastano più; sono sempre di più le persone che tra i criteri di ricerca inseriscono anche l’attenzione all’ambiente e, stando ai dati di Google e Booking.com, l’83% dei viaggiatori in tutto il mondo pensa che la sostenibilità sia vitale. Da questo punto di vista, il Vecchio Continente si dimostra al passo coi tempi. Il Sustainable Travel Index 2021, l’ultimo report presentato all’ITB Berlin Convention da Caroline Bremner, responsabile Travel Research di Euromonitor, premia infatti l’Europa, posizionandola al primo posto per territorio e pratiche green nel 2020.

LA SVEZIA TRA I PAESI PIU’ VIRTUOSI

In testa ai Paesi più virtuosi per viaggi sostenibili troviamo la Svezia, che vanta un’offerta turistica varia ed eco-friendly. La nazione è nota per il suo incredibile patrimonio naturale, che comprende ben 30 parchi nazionali, ma anche per l’alto livello di sostenibilità raggiunto in 23 centri urbani, specialmente in grandi città come Götheborg e Stoccolma, e per essere un modello per l’alloggio sostenibile, grazie alla sua rinomata architettura eco-chic di carattere nordico. Non a caso già nel 2010 era stata eletta prima Capitale verde d’Europa. Entro il 2045, inoltre, con buona probabilità la Svezia avrà ridotto del 100% le sue emissioni grazie all’incremento degli autobus elettrici, delle strade intelligenti e dell’agricoltura urbana.

Nella top five delle destinazioni più sostenibili, su un totale di 99 Paesi esaminati, troviamo poi la Slovacchia, l’Austria, la Finlandia e l’Estonia. L’Italia si piazza al 34esimo posto. Tra le prime 15 città più green stilate nel Sustainable Cities Index, inoltre, ben 12 si trovano in Europa, con in testa Madrid, Stoccolma, Dublino, Bruxelles e Berlino.

I PILASTRI DEL TURISMO SOSTENIBILE

Ma quali sono i fattori chiave del turismo sostenibile? Oltre che ambientale, la sostenibilità deve essere anche sociale ed economica. Deve tenere conto della domanda e dei possibili fattori di rischio per il Paese, come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno recentemente dimostrato. Il turismo sostenibile si basa quindi su alloggi green e strutture eco-friendy, ma anche sull’attenzione al trasporto, con possibilità di usufruire di bike sharing, piste ciclabili e mezzi pubblici a zero emissioni. “Il 66% dei consumatori globali vuole avere un impatto positivo sull’ambiente nella loro vita quotidiana, secondo la nostra indagine Euromonitor sugli stili di vita”, ha sottolineato Caroline Bremner, responsabile del report. Un’esigenza diventata ancora più evidente in seguito alla pandemia e alle restrizioni sui viaggi degli ultimi due anni. Un chiaro segnale del fatto che l’attenzione all’ambiente e le pratiche green sono sempre più fattori essenziali per il rilancio del turismo.

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Da Smart City a Smart Land, un futuro innovativo per le Langhe

Marco Andriano è il Sindaco di Roddino, piccolo Comune delle Langhe, ed è assessore dell’Unione di Comuni delle colline di Langa e del Barolo. Luoghi bellissimi e pieni di fascino, che hanno conosciuto la grande povertà e le sofferenze raccontate da scrittori come Cesare Pavese o Beppe Fenoglio nella prima metà del Novecento e lo straordinario successo, quindi il benessere, degli ultimi trenta anni con l’esplosione della passione per i grandi vini pimontesi, per il tartufo, le nocciole, le molte delizie del territorio e i paesaggi straordinari. Luoghi da sogno, in cui la qualità della vita è altissima. Si pensa. Ma qui inizia il nostro percorso di approfondimento. Andriano e alcuni dei suoi colleghi ci conducono in questo breve viaggio per comprendere le difficoltà di aree fortunate ma in cui il potenziale altissimo viene avvilito e ridotto dalla difficoltà ad accedere ai servizi. A qualunque servizio. Il futuro e il benessere stanno nell’innovazione e nella sostenibilità. Una visione strategica che è condivisa dall’Unione e anche da altri Comuni esterni ad essa, come Diano d’Alba, Albaretto Torre, Serralunga d’Alba, Montelupo Albese e Rodello.

Nei nostri comuni – spiega Andriano – oltre il 20 per cento della popolazione ha più di 70 anni, il turismo è in crescita esponenziale e registra un incremento continuo ma le giovani famiglie – che sarebbero la garanzia di un futuro florido – sono sempre meno: perché? È la domanda che abbiamo tenuto come riferimento nel pensare il nostro progetto per il bando Rigenerazione Urbana riservato ai piccoli Comuni: un progetto che vogliamo sia innovativo e ci permetta di disegnare un futuro sostenibile, sia socialmente che ambientalmente”.

La risposta a quella domanda è scritta nelle continue difficoltà in cui si incespica nello svolgersi della vita quotidiana: “Le giovani coppie sono sempre meno perché venire a vivere qui non è una scelta semplice. Il problema è la difficoltà nell’accedere a qualunque servizio, in particolare per le famiglie. Le scuole non ci sono in tutti i Paesi, non ci sono asili nido, l’ospedale è mediamente a 20-25 chilometri. Sarebbero tutte questioni non insormontabili, in teoria. Ma il trasporto pubblico è praticamente inesistente, gli scuolabus sono vecchi di oltre venti anni e inquinanti. E la connettività, la rete veloce, non c’è. E sarà così almeno fino al 2023. Se voi foste una giovane famiglia, giovani imprenditori o persone con un lavoro che è possibile svolgere da remoto come accade ormai a moltissimi, una famiglia attratta dalla possibilità di vivere tra le colline, in pace e tranquillità, potreste prendere in considerazione questi luoghi? La risposta è no, a queste condizioni”.

Prosegue il presidente dell’Unione Comuni delle colline di Langa e del Barolo, il sindaco di Novello, Roberto Passone: “Ci siamo dati allora alcuni obiettivi, molto pratici e non impossibili da raggiungere: trattenere e attrarre i giovani e le imprese creative; assicurare connettività stabile a imprese e cittadini; contrastare la desertificazione commerciale; promuovere il turismo e i produttori locali; attivare servizi di prossimità efficienti soprattutto per la presa in carico e il monitoraggio a domicilio delle persone fragili; attivare un servizio di consulenza specialistica diretta e in telemedicina di raccordo con i medici di base e i medici ospedalieri. E la recente crisi energetica ci sta portando ad un altro importante problema: il costo dell’energia e degli idrocarburi. Quindi abbiamo l’intenzione di realizzare infrastrutture e servizi di mobilità flessibile: mobilità scolastica; mobilità turistica che comprende lo spostamento meccanico, sentieristico e bike; mobilità sociale”.

Spiega Ezio Cardinale, sindaco di Diano d’Alba: “Se in molti comuni non c’è la scuola, il trasporto diventa un elemento chiave per garantire il diritto all’istruzione dei nostri giovani. Non parliamo di una questione di comodità. Ogni alunno paga oggi mediamente 280 euro l’anno solo per il trasporto, ma il costo reale del trasporto sfiora i 700 euro annui e la differenza la mettono le amministrazioni comunali. Questo costo comprende lo stipendio degli autisti, degli accompagnatori, del gasolio e delle manutenzioni: gli ultimi due punti inficiati dall’inefficienza dei mezzi che mediamente hanno almeno 20 anni di servizio. I nostri mezzi non sono né comodi e i costi tendono a salire. Potrebbero anche diventare insostenibili, sia per le famiglie che per i Comuni”.

In territori così vasti e comunità tanto diffuse, quello del trasporto è ‘il tema’ anche per altri aspetti della vita. Quello turistico, ad esempio.

Io scelgo le mie vacanze in base alla possibilità di avere un buon trasporto pubblico, a destinazione – racconta Marco Andriano -. Arrivo, poso l’auto e non voglio più utilizzarla. Negli anni ho quindi visto che in molti luoghi, sia in Italia che all’estero, questo è possibile, il sistema è sviluppato perfettamente. I turisti che vengono da noi, e in particolare gli stranieri, sarebbero disponibilissimi a utilizzarlo, se esistesse… Ma l’unico modo per raggiungere e vivere le Langhe è spostarsi in auto, il che comporta l’aumento del traffico, l’usura delle strade, aumento dell’inquinamento, problemi di sicurezza e anche un problema di costi”.

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Non solo: “Non esiste una mobilità ‘sociale’ volta a chi avrebbe bisogno di spostarsi per motivi sanitari o commerciali. E non sono soltanto gli anziani, ma pensiamo anche a giovani e giovanissimi e alla loro potenziale vita sociale”.

Conclude Andriano: “Da anni sentiamo parlare di ‘SMART CITY’ ma dobbiamo pensare allo ‘SMART LAND’. Vogliamo davvero dare vita a una rivoluzione per il nostro territorio. E passare al trasporto elettrico può essere una delle chiavi, una grande opportunità, perché possiamo agire su almeno tre leve: minor costo di manutenzione tipico dei mezzi elettrici, minor costo del carburante creando le infrastrutture rinnovabili sul territorio, ottimizzando le ore di impegno degli autisti che mediamente hanno tre ore settimanali per approvvigionamento gasolio e manutenzioni varie”. La progettazione legata a questa visione di futuro, però, non si ferma ai trasporti, ovviamente: “Pensiamo alla sicurezza sui percorsi, guida turistica online, mostre, abbattimento delle barriere architettoniche, percorsi culturali, spazi dedicati ai giovani per lo sport, socialità, autogestioni, ecc… un centro per l’infanzia e ovviamente la connessione veloce a internet: fondamentale”.

Questo grande disegno si scontra però, al momento, con la possibilità di accedere ai finanziamenti adeguati: “Il bando rigenerazione urbana non finanzia l’acquisto di mezzi e l’infrastrutturazione con le stazioni di ricarica. Nel bando si passa dal finanziare i sentieri alle reti della metropolitana: manca tutta la parte centrale, quella che aiuterebbe i territori come il nostro, tipici del nostro Paese, ad accelerare la svolta sostenibile. L’obiettivo, il disegno generale delle politiche nazionali è corretto ma poi mancano gli strumenti corretti: questa è l’impressione. Ma noi non ci arrendiamo di certo. Vogliamo diventare Smart Land, vogliamo un futuro sostenibile e connesso, vogliamo Langhe piene di giovani e bambini”.