Pelù

Il ‘green’ della rock band italiana Litfiba sul palco dell’Ultimo Girone

Energie rinnovabili, pulite, green, risparmio dell’acqua. E, ancora, difesa del popolo curdo e di quello palestinese, critiche all’occupazione russa dell’Ucraina e al nucleare ‘pulito’. L’ambientalismo e le denunce sociali dei Litfiba sono tornati e lo hanno fatto sui palchi dell’ultimo tour della storica rock band italiana (lasciatemi dire, anche l’unica, ma chi scrive è di parte). La tappa torinese di sabato 9 luglio, nella meravigliosa cornice della Palazzina di caccia di Stupinigi, non ha fatto eccezione.

E mentre si chiude il cerchio inaugurato nel 1980 in via de’ Bardi a Firenze (cosa faranno al termine del tour Piero Pelù e Ghigo Renzulli?), intorno c’è un caos senza precedenti. Crollano letteralmente le montagne, la terra ha sete, i popoli hanno fame. E il bandido Piero lo ricorda, come sempre: “Energia e acqua non vanno sprecate“, urla dal palco fasciato nei consueti pantaloni di pelle, con il petto a vista e una camicia rossa maculata. Perché è pur sempre un’icona del rock. E quando le icone parlano, la platea ascolta. In migliaia applaudivano quelle parole non certo nuove – sono anni che Pelù ne parla – ma questa volta lo hanno fatto con gli occhi lucidi (e tanti con il posacenere portatile appeso alla cintura, altro che sesso-droga-rock’n’roll).

E lui rincara la dose: Parlare di nucleare pulito è come” parlare dell’onestà “di un mafioso. Da sempre i Litfiba (Pelù soprattutto) sensibilizzano la fan base sui rischi di un eventuale ritorno al nucleare, di cui nel pieno della crisi energetica si è tornati a parlare. Dagli appelli pubblici per il referendum del 2011 al palco di Stupinigi, snocciolando i ricordi delle tragedie di Chernobyl e Fukushima “sulla pelle – ricorda il frontman – della nostra tiroide“.

Questa volta non ha citato Greta Thunberg, ma sappiamo che ce l’ha nel cuore. È del 2020, infatti, il brano solista ‘Picnic all’inferno’ nel quale faceva letteralmente parlare la giovane simbolo del movimento Fridays For Future (“Piccola guerriera, scesa dalla luna, come una nave di vichinghi nella notte scura”). L’artista aveva ripreso il discorso di Greta in occasione della COP24 nel dicembre 2018 a Katowice (Polonia) inserendolo nella canzone e ‘duettando’ con lei. E poi, come dimenticare il Clean beach tour con Legambiente per ripulire le spiagge dai rifiuti.

C’era tutto questo sul palco sabaudo che più sabaudo non si poteva, tra una ‘Fata Morgana’ e un ‘Terremoto’, tra una ‘Regina di cuori’ (che ha costretto Pelù a raccogliere reggiseni per tutto il palco) e ‘Resta’, seguendo un ideale percorso che dal 1980 a oggi ha portato la band all’Ultimo Girone.

Purtroppo per chi scrive questa volta non c’è stato un ‘greendez-vous’ vero e proprio (in passato sì e ancora sventolo le foto ricordo come santini da conservare gelosamente nella scatola dei ricordi), ma anche a dieci metri dal palco la coscienza ambientale dei Litfiba si è sentita forte. Certo, pensare che questa è stata l’ultima volta insieme sul palco per la coppia Pelù-Renzulli lascia un po’ di amaro in bocca, ma dopo 42 anni – forse – è ora di voltare pagina. O forse no.

Italiani e vacanze green: come cambiano le richieste dei viaggiatori

Quali sono i desideri che guidano i viaggiatori italiani quest’anno? A restituire una fotografia dai contorni piuttosto nitidi è l’osservatorio EY Future Travel Behaviours che ha condotto un’indagine su un campione di oltre mille soggetti, attraverso rilevazioni esplicite e tecniche di neuroscienze cognitive. Tra i fattori emersi dalla ricerca spicca un dato in particolare: il 46% degli intervistati considera essenziale l’impatto delle proprie scelte sull’ambiente. Cresce anche l’ansia verso i problemi climatici con il 75% del campione contro il 67% della scorsa edizione (i test condotti sono di natura implicita). Nell’analisi si rintraccia, in particolare, una preferenza sempre più netta verso esperienze diversificate e personali. Tra i profili dei viaggiatori del 2022 si registra una lieve crescita (+1%) dei cosiddetti Health and environmental concerned travelers, ovvero coloro che non hanno intenzione di aumentare il numero di viaggi per via di preoccupazioni legate all’ambiente e alla salute.

Una sensibilità ambientale che si accentua nelle generazioni più giovani. Utravel, corporate startup del Gruppo Alpitour dedicata agli under 30, ha stilato delle linee guida per viaggiare a impatto quasi zero. “Vogliamo farci portavoce di una nuova generazione di giovani viaggiatori – afferma Martina Antoniotti, Head of Marketing & Communication di Utravel che vuole scoprire il mondo con attenzione all’ambiente, curiosità, rispetto e voglia di integrarsi con i territori”. Tra i consigli redatti dall’azienda, che pianta un albero per ogni viaggio venduto, quello di “portarsi sempre dietro una borraccia, ma anche utilizzare sapone solido, non stampare le prenotazioni e mangiare piatti a km 0” conclude Antoniotti.

Più in generale, la consapevolezza ambientale inizia ad avere il suo peso nelle scelte di viaggio degli italiani. “È entrato a far parte della cultura un pensiero rivolto all’ambiente, anche per i numerosi provvedimenti che abbiamo preso in Europa. – spiega a Gea Ivana Jelinic, presidente di Fiavet (Federazione Italiana Imprese Viaggi e Turismo) – Si tendono a preferire destinazioni poco esplorate, una ricettività che rispetti l’ambiente, magari anche all’aria aperta senza perdere però nessuna comodità. Si preferiscono soluzioni di viaggio a minore impatto ambientale, se possibile con mezzi di trasporto ecosostenibili. L’esempio più importante sono proprio le navi da crociera che hanno fatto investimenti sulla sostenibilità molto all’avanguardia”.

Il Pnrr con i fondi stanziati per la competitività delle imprese turistiche arriva, in questo senso, a potenziare la transizione sostenibile delle attività ricettive e di accoglienza. La domanda di un turismo green non assomiglia, infatti, a una tendenza passeggera. “È una solida consapevolezza: lo dimostrano gli investimenti multimilionari delle aziende su questo tema. Se fosse un trend passeggero, non ci sarebbero piani industriali” dichiara la presidente di Fiavet.

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Turismo sempre più green, aumenta la sensibilità di vacanzieri e strutture

Puntare su strutture ricettive a basso impatto energico, fare attenzione alle emissioni generate con i propri spostamenti, preferire ristoranti che puntano su prodotti a km zero. Sono solo alcune delle principali regole su cui si basa il turismo ecosostenibile, un modo di viaggiare attento all’ambiente che negli ultimi anni sta facendo breccia nel cuore degli italiani.

Secondo l’11° Rapporto ‘Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo’, il 43% degli italiani si dice disponibile a spendere il 10 o il 20% in più per non danneggiare l’ambiente durante le proprie vacanze, mentre poco meno della metà (48%) prima di scegliere una struttura turistica si informa si informa sull’attenzione che ha per l’ambiente.

Dati citati anche da Paola Fagioli, esponente di Legambiente Turismo, realtà che ha l’obiettivo di consentire alle imprese turistiche e ricettive di avere una maggiore sensibilità ecologica e un riconoscimento ambientale. “Le varie indagini mostrano una maggiore attenzione all’ambiente degli italiani quando pianificano le ferie e nei comportamenti durante le vacanze. La sensibilità è cresciuta soprattutto con la ripresa dei viaggi dopo la pandemia. E anche le strutture ricettive si stanno muovendo nella stessa direzione, visto che in fase di prenotazione sono sempre di più le persone che si informano sull’attenzione alla sostenibilità della destinazione scelta“, afferma parlando con GEA. Chiari messaggi per tutti gli operatori del comparto turistico: investire sulla sostenibilità ambientale di strutture e proposte può essere anche una chiave decisiva per attrarre la clientela.

Per capire quanto incidano sull’ambiente le scelte fatte in tema di viaggi e vacanze basta considerare alcuni numeri. Uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista Journal Nature Climate Change ha stimato che il turismo è responsabile dell’8% delle emissioni di CO2 a livello globale. Non solo: secondo il programma ambientale delle Nazioni Unite il 14% dei rifiuti solidi prodotti ogni anno nel mondo è generato dall’industria turistica. Ogni singolo vacanziero ne produce in media fino a 2 kg al giorno, ben oltre il dato riferito a ogni cittadino italiano nel 2021 che è di 1,33 kg (fonte Ispra). Trasporti e rifiuti, dunque, ma secondo Fagioli (che è anche direttrice di Legambiente Emilia Romagna) il primo aspetto da migliorare è un altro: l’efficienza energetica delle strutture. “Il nostro Paese ha un patrimonio edilizio datato, e le strutture ricettive ovviamente non fanno eccezione. Migliorare le prestazioni energetiche è fondamentale. Basti pensare solo all’impatto generato d’estate da un impianto di climatizzazione poco efficiente“, spiega.

Una spinta può venire dal programma di investimenti legata al Pnrr, che prevede 2,4 miliardi di euro (cioè meno dell’1% del totale) per i progetti del settore Turismo e Cultura, in buona parte dedicati proprio all’ammodernamento delle strutture ricettive. Fagioli però rileva alcune criticità. “La somma destinata al turismo sembra davvero esigua se si pensa che parliamo di uno dei comparti più rilevanti di tutta l’economia nazionale“, sottolinea. Non solo. “Vanno anche semplificate le procedure e le modalità per accedere ai vari bandi e incentivi destinati alle imprese turistiche – aggiunge Fagioli -. Inutile puntare su formule come ad esempio i Click Day, che non danno alcuna importanza al merito di chi fa richiesta. Questa burocrazia rischia di scoraggiare chi opera nel settore, già alle prese con altre problematiche come, nell’ultimo periodo, la difficoltà di trovare manodopera“.

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Gli itinerari più green? Sono tutti in Europa

Cosa cerca oggi un turista in vacanza? Bel mare, attività culturali e divertimento non bastano più; sono sempre di più le persone che tra i criteri di ricerca inseriscono anche l’attenzione all’ambiente e, stando ai dati di Google e Booking.com, l’83% dei viaggiatori in tutto il mondo pensa che la sostenibilità sia vitale. Da questo punto di vista, il Vecchio Continente si dimostra al passo coi tempi. Il Sustainable Travel Index 2021, l’ultimo report presentato all’ITB Berlin Convention da Caroline Bremner, responsabile Travel Research di Euromonitor, premia infatti l’Europa, posizionandola al primo posto per territorio e pratiche green nel 2020.

LA SVEZIA TRA I PAESI PIU’ VIRTUOSI

In testa ai Paesi più virtuosi per viaggi sostenibili troviamo la Svezia, che vanta un’offerta turistica varia ed eco-friendly. La nazione è nota per il suo incredibile patrimonio naturale, che comprende ben 30 parchi nazionali, ma anche per l’alto livello di sostenibilità raggiunto in 23 centri urbani, specialmente in grandi città come Götheborg e Stoccolma, e per essere un modello per l’alloggio sostenibile, grazie alla sua rinomata architettura eco-chic di carattere nordico. Non a caso già nel 2010 era stata eletta prima Capitale verde d’Europa. Entro il 2045, inoltre, con buona probabilità la Svezia avrà ridotto del 100% le sue emissioni grazie all’incremento degli autobus elettrici, delle strade intelligenti e dell’agricoltura urbana.

Nella top five delle destinazioni più sostenibili, su un totale di 99 Paesi esaminati, troviamo poi la Slovacchia, l’Austria, la Finlandia e l’Estonia. L’Italia si piazza al 34esimo posto. Tra le prime 15 città più green stilate nel Sustainable Cities Index, inoltre, ben 12 si trovano in Europa, con in testa Madrid, Stoccolma, Dublino, Bruxelles e Berlino.

I PILASTRI DEL TURISMO SOSTENIBILE

Ma quali sono i fattori chiave del turismo sostenibile? Oltre che ambientale, la sostenibilità deve essere anche sociale ed economica. Deve tenere conto della domanda e dei possibili fattori di rischio per il Paese, come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno recentemente dimostrato. Il turismo sostenibile si basa quindi su alloggi green e strutture eco-friendy, ma anche sull’attenzione al trasporto, con possibilità di usufruire di bike sharing, piste ciclabili e mezzi pubblici a zero emissioni. “Il 66% dei consumatori globali vuole avere un impatto positivo sull’ambiente nella loro vita quotidiana, secondo la nostra indagine Euromonitor sugli stili di vita”, ha sottolineato Caroline Bremner, responsabile del report. Un’esigenza diventata ancora più evidente in seguito alla pandemia e alle restrizioni sui viaggi degli ultimi due anni. Un chiaro segnale del fatto che l’attenzione all’ambiente e le pratiche green sono sempre più fattori essenziali per il rilancio del turismo.

Cingolani: “Transizione ecologica rapida, ma senza lasciare indietro nessuno”

Il percorso verso la transizione energetica, in Italia, procede nonostante la crisi legata alle forniture di gas e petrolio e la riattivazione delle miniere di carbone. Il Consiglio europeo su energia e ambiente si è concluso con risultati che lasciano ben sperare. Al rientro dalla sua missione in Lussemburgo, il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ripercorre le tappe più salienti toccate nel corso dell’incontro. Lo fa, innanzi tutto, con una breve ma trasparente introduzione: “Questi due giorni di lavori hanno dimostrato ancora una volta che stiamo mettendo in atto molte iniziative e stiamo facendo qualcosa di unico al mondo. Le scelte che sono state prese vanno nell’auspicata direzione di una transizione ecologica rapida ma che non lascia nessuno indietro”.

Per quanto riguarda il pacchetto ‘Fit for 55‘ è stato concordato l’orientamento generale sul testo di due direttive cruciali: ‘Fonti Rinnovabili’ ed ‘Efficienza Energetica’. I ministri hanno raggiunto un accordo che impegnerà i Paesi dell’Unione a produrre almeno il 40% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e di realizzare interventi di efficientamento, che permettano di ridurre il consumo di energia del 9% rispetto ai livelli previsti nel 2030.

Ridurre le emissioni è anche il motivo per cui c’è stata la conferma del phase-out per i motori a benzina e diesel entro il 2035. Una misura che, nonostante risulti appropriata per l’obiettivo di riduzione delle emissioni, preoccupa, non poco, il Paese a livello di posti di lavoro. Tuttavia, Cingolani assicura: “Per il settore automotive sono stati raggiunti importanti risultati per assicurare una transizione verso una mobilità a zero emissioni sostenibile sia dal punto di vista tecnico che socio-economico”. Infatti, in tale ambito l’Italia ha ottenuto un percorso di transizione senza strappi per garantire l’eccellenza italiana delle piccole produzioni di automobili e furgoni. “È stata inoltre raggiunta un’apertura importante per l’utilizzo di carburanti sintetici a impatto ambientale zero (o comunque molto basso) che consentono la riduzione sostanziale della Co2 anche utilizzando motori tradizionali”, la sottolineatura.

Questa soluzione ripristina il principio della neutralità tecnologica del pacchetto normativo garantendo che tutte le tecnologie possano contribuire al processo di decarbonizzazione a tutela dei paesi e le fasce più deboli che potrebbero non essere in grado di completare la transizione alla mobilità elettrica entro la data prevista, garantendo comunque la decarbonizzazione.

Dalla differenziata alla doggy bag: le nostre scelte ‘sostenibili’

Cresce l’impegno personale e l’attenzione alla sostenibilità ambientale da parte dei cittadini. Poco alla volta, quelle che prima erano accortezze saltuarie, diventano consuetudini volte a rendere il pianeta più vivibile, per noi e per le generazioni future. L’osservatorio sugli sprechi Waste Watcher creato da Last Minute Market ha condotto un’indagine internazionale sulle ‘scelte sostenibili’ prendendo in considerazione otto Paesi del mondo: Cina, Usa, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia, con campione statistico di 8mila interviste.

Il risultato? La medaglia d’oro va alla raccolta differenziata: quasi un plebiscito che il 92% dei cittadini dichiara di realizzare ogni giorno. Segue l’attenzione alla prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari (91%), la riduzione degli acquisti con imballaggi di plastica (90%), il consumo di cibo proveniente da allevamenti rispettosi degli animali (88%) e la riduzione dell’acquisto dei prodotti con imballaggi usa e getta (88%).

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LISTA DELLA SPESA

Lo studio evidenzia inoltre diverse strategie messe in atto dai consumatori del pianeta. Risulta – ad esempio – che la vecchia economia domestica non è ancora stata prevaricata dalla tecnologia. Dall’indagine diffusa da Spreco Zero emerge, infatti, che la classica lista della spesa è ancora di moda per il 70% della popolazione e che il ricorso alle app salvacibo resta un’abitudine ristretta a non più del 9% degli intervistati.

CIBO IN SCADENZA

È pratica diffusa nei Paesi europei e anglofoni l’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo: lo fanno soprattutto spagnoli, inglesi, tedeschi e canadesi (oltre 4 cittadini su 5), a ruota seguono Italia e Stati Uniti, meno convinti di questa pratica i cinesi, solo 1 cittadino su 2.

DOGGY BAG

Gli italiani e in generale i cittadini europei sembrano piuttosto timidi e impacciati con la ‘doggy bag‘ al ristorante: la chiedono solo 4 clienti su 10 che non riescono a consumare il proprio pasto.

È emergenza oceanica, Onu: “Agire subito”

Migliaia di politici, esperti e attivisti ambientali si sono riuniti a Lisbona per sostenere l’appello delle Nazioni Unite a lavorare per preservare la fragile salute degli oceani ed evitare “effetti a cascata” che minacciano l’ambiente e l’umanità.

Purtroppo, abbiamo dato per scontato l’oceano. Attualmente stiamo affrontando quello che definirei uno stato di emergenza oceanica“, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite. “La nostra incapacità di preservare l’oceano avrà effetti a cascata“, ha sottolineato nel suo discorso di apertura della conferenza, che durerà cinque giorni, più volte rinviata a causa della pandemia.

I mari, che coprono più di due terzi della superficie del pianeta, generano metà dell’ossigeno che respiriamo e rappresentano una fonte vitale per la vita quotidiana di miliardi di persone. L’oceano svolge anche un ruolo chiave per la vita sulla Terra mitigando gli impatti dei cambiamenti climatici. Ma pagano un prezzo altissimo.

Assorbendo circa un quarto dell’inquinamento da CO2, con un aumento di emissioni del 50% negli ultimi 60 anni, il mare è diventato più acido, destabilizzando le catene alimentari acquatiche e riducendo la sua capacità di catturare sempre più gas carbonici. E, assorbendo oltre il 90% del calore in eccesso causato dal riscaldamento globale, l’oceano sta subendo potenti ondate di calore che stanno distruggendo preziose barriere coralline e diffondendo zone morte prive di ossigeno.

Abbiamo ancora poca idea dell’entità della devastazione provocata dai cambiamenti climatici sulla salute degli oceani“, ha spiegato Charlotte de Fontaubert, la principale esperta di economia blu della Banca mondiale. Al ritmo attuale, l’inquinamento da plastica triplicherà entro il 2060, raggiungendo un miliardo di tonnellate all’anno, secondo un recente rapporto dell’Ocse. Le microplastiche causano già la morte di un milione di uccelli e di oltre 100mila mammiferi marini ogni anno. I partecipanti alla riunione di Lisbona discuteranno proposte per affrontare questo problema, che vanno dal riciclaggio al divieto totale dei sacchetti di plastica.

All’ordine del giorno c’è anche il problema della pesca intensiva. “Almeno un terzo degli stock ittici selvatici è sovrasfruttato e meno del 10% dell’oceano è protetto“, ha detto Kathryn Mathews, direttrice scientifica dell’Ong americana Oceana. “I pescherecci illegali devastano impunemente le acque costiere e in alto mare“, ha aggiunto.

I dibattiti verteranno anche su una possibile moratoria volta a proteggere i fondali marini dall’attività mineraria alla ricerca di metalli rari necessari alla fabbricazione delle batterie per il fiorente settore dei veicoli elettrici. Molti ministri e alcuni capi di Stato, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, atteso giovedì, prenderanno parte alla conferenza che, però, non vuole diventare una sessione formale di negoziazione. Alcuni partecipanti coglieranno comunque l’occasione per difendere un’ambiziosa politica a favore degli oceani in vista dei due vertici cruciali che si terranno a fine anno: la conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP27, che si svolgerà a novembre in Egitto, seguita a dicembre dalla tanto attesa conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità COP15, che si svolgerà in Canada sotto la presidenza cinese.

 

(Photo credits: CARLOS COSTA / AFP)

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Gli italiani dicono ‘no’ a gas fossile e nucleare ‘verdi’

Gas fossile e energia nucleare sono ‘verdi’? Per la maggioranza dei cittadini italiani no. Un nuovo sondaggio del Wwf mostra che solo il 29% della popolazione pensa che l’Unione Europea dovrebbe classificare l’energia nucleare come sostenibile dal punto di vista ambientale. Per quanto riguarda il gas fossile, solo il 35% ritiene che l’Ue dovrebbe assegnare a questa fonte energetica un’etichetta verde. Plebiscitario invece il sì all’energia solare (92%) e a quella eolica (88%). In particolare, in Italia, solo il 26% degli intervistati ritiene che l’energia nucleare dovrebbe essere classificata come energia ambientalmente sostenibile, mentre il 96% dei cittadini è d’accordo che l’etichetta verde sia assegnata all’energia solare e il 91% pensa altrettanto per l’eolico. Solo il 38% degli intervistati pensa che l’Unione Europea dovrebbe ritenere il gas fossile una fonte sostenibile.

Non c’è assolutamente alcun consenso pubblico per il piano della Commissione di considerare come ’sostenibili’ il gas fossile e gli impianti nucleari. Ciò che i cittadini considerano ‘verdi’ sono l’energia solare ed eolica, non i combustibili sporchi e obsoleti”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, lanciando un appello agli eurodeputati, ovvero quello di ascoltare il loro elettorato e di bloccare questa proposta. L’Ue sta per approvare, infatti, l’elenco di fonti di energia ‘verdi’ come parte della sua nuova guida agli investimenti, la Tassonomia Ue. Di conseguenza, c’è il forte rischio che miliardi di euro siano dirottati dall’eolico, dal solare e da altre tecnologie verdi verso il gas fossile e l’energia nucleare, di fatto rallentando ancora la transizione e con essa la sicurezza e l’indipendenza energetica. Se gli eurodeputati non respingeranno l’Atto sulla tassonomia verde, questa diventerà legge dell’Ue.

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Il 98% aziende del Food investe in sostenibilità: attenzione ai packaging

Il 2021 ha segnato una forte ripresa nel settore del food, con una crescita record del 6,8%, superiore a quella del Pil (6,6%). La crescita si protrarrà anche nel 2022 e nel 2023, con tassi intorno al 4% annuo, più del doppio del Pil. È quanto emerge dal Food Industry Monitor (FIM), l’Osservatorio sul settore food realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e da Ceresio Investors. Giunto alla sua ottava edizione, l’Osservatorio è dedicato quest’anno all’analisi del rapporto tra innovazione e crescita sostenibile delle aziende alimentari, con un focus sulle aziende familiari e le specificità dei loro modelli di business.

PREZZI MATERIE PRIME

La redditività commerciale (ROS) ha raggiunto il 6,5% nel 2021, e le proiezioni indicano una sostanziale tenuta anche per 2022, nonostante le forti tensioni sui prezzi delle materie prime. La struttura finanziaria delle aziende del settore resta solida, con una lieve crescita del tasso di indebitamento. Nel 2021 le esportazioni hanno ripreso a crescere con un tasso superiore al 10%, in forte rimbalzo rispetto al -0,4% del 2020. Le esportazioni continueranno a crescere, ma a tassi molto più contenuti fino al 2023. I comparti delle farine e del caffè saranno interessati nel 2022 da una crescita a due cifre, questo anche per effetto dell’aumento dei costi delle materie prime. Faranno bene anche i comparti dell’olio, dei surgelati e del latte. Il vino crescerà del 4,8%, appena al di sotto della media settoriale. I comparti più dinamici per le esportazioni nel 2022 saranno: distillati, birra, latte e soft drink, ma anche vino e pasta fanno bene nell’export.

PERFORMANCE DI SOSTENIBILITÀ

L’analisi delle performance di sostenibilità evidenzia che il 98% delle aziende utilizza del tutto o in parte materie prime a ridotto impatto ambientale. Circa l’88% delle aziende usa in via esclusiva o prevalente packaging sostenibili. Circa il 57% ha ottenuto una o più certificazioni inerenti alla sostenibilità ambientale e il 30% circa pubblica un bilancio di sostenibilità, mediamente da almeno tre anni. “Materie prime a ridotto impatto ambientale significa che sono state prodotte secondo criteri quali il km zero o l’agricoltura biologica, con fonti di energia rinnovabile e/o packaging da materie prime riciclate. La tendenza è molto diffusa, anche se utilizzata in modo non esclusivo”, ha precisato Carmine Garzia, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, docente di Management presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. “Se dunque il 98% delle aziende utilizza del tutto o in parte materie prime sostenibili, solo un 22% le utilizza in modo prevalente. Rispetto ai dati dello scorso anno, le imprese stanno comunque incrementando in modo significativo gli investimenti in sostenibilità”, ha aggiunto.

SOCIETÀ FAMILIARI

Le società familiari hanno un ruolo preponderante nel settore del food. Il 78% del campione di aziende analizzato è controllato da una o più famiglie. L’86% ha un Consiglio d’Amministrazione interamente composto da membri della famiglia, l’11% è caratterizzato da una composizione del CdA mista, che comprende membri esterni e interni alla famiglia; il 3% ha un CdA composto interamente da membri esterni. Solo l’8% delle imprese analizzate ha un CEO esterno alla famiglia: “Un elemento su cui riflettere – sottolinea Alessandro Santini, Head of Corporate & Investment Banking per Ceresio Investors – se si considera che circa il 65% delle aziende è attualmente gestito dalla prima generazione di imprenditori, il 30% dalla seconda e poco più del 4,5% riesce a giungere alla terza e quarta generazione. In molti casi insomma non si considerano i benefici di un modello gestionale aperto, che preveda l’affiancamento di manager esterni a membri familiari, e questo è spesso una delle cause di forte freno allo sviluppo. In taluni casi può minare la continuità familiare dell’azienda”. In generale, comunque, le aziende familiari che riescono a mantenere una guida solida e stabile hanno performance di redditività e produttività superiori a quelle con un CEO non familiare. “I dati dimostrano che la scelta vincente è un management team con membri della famiglia affiancati da manager professionisti, cosa che consentirebbe alle aziende di ottenere migliori performance di redditività (ROS) e soprattutto di costruire un profilo di sostenibilità più solido”, conclude Gabriele Corte, direttore generale di Banca del Ceresio.

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Gio Evan, cantautore green: “Condizioniamo il sistema”

Chi si immagina la vita dell’artista come un continuo ballo in maschera forse non ha mai conosciuto Gio Evan. Scrittore, poeta, cantautore, all’attivo persino una partecipazione al Festival di Sanremo. Ma la sua quotidianità è ben lontana dal glitterato mondo dello spettacolo. È fatto di spiritualità e, soprattutto, è molto ‘green’. Tanto che il cantautore vive in montagna e lì, racconta a GEA, “si pratica la tranquillità, è una terra contadina, si segue il calendario dell’agricoltura. Non ci interessa il giorno della settimana ma se piove, così non dobbiamo annaffiare, o se c’è il sole così possiamo arare. Noi pratichiamo la lentezza da ben prima che ci fosse la pandemia. E siamo contenti di continuare a esercitarla”.

Evan, però, non ha problemi a conciliare i due stili di vita. Anzi. “Quel che faccio al di fuori del mondo agricolo è che pratico arte e l’arte si sposa bene con tutto, è come un abito nero. Sono molto contento di essere un personaggio pubblico, vuol dire che c’è un interesse per persone come me che non c’entrano niente con questo ambiente. Dovrebbe essere così per tutti, più naturale”. L’indicazione del cantautore è chiara: “Bisognerebbe riavvicinarsi a una vita green, più ecosostenibile e più bella. Spesso quando vado in città vedo una marea di tristezza e penso: ‘Da quanto non vedete un bosco? Ma cavolo, vacci’. Siamo tristi perché non possiamo esercitare la natura che è fondamentale. Prendersi tempo per andare al fiume, in montagna, al mare: quello è riallacciarsi alla vita”.

E, forse anche per questo, Gio Evan non è contrario alla ‘moda’ della sostenibilità. “Certo – riflette -, c’è una strumentalizzazione. Ma la moda non è sempre un male. Anzi, a volte lascia un’impronta forte. Il sistema deve per forza seguire dove va il cliente e se tutti ci spostiamo possiamo dirigerlo. È un potere che dovremmo sfruttare di più, il sistema ci ascolterebbe”.

Il suo stile di vita, il cantautore lo porta anche nella musica. Come nel suo nuovo singolo, ‘Hopper‘, ispirato dal pittore che definisce “un perfezionista della solitudine”. Proprio come lui, che ama stare da solo in mezzo alla natura e praticare la lentezza. Ma che poi è anche bravissimo a radunare le persone che hanno la sua stessa visione. Come succederà con ‘Evanland’, il Festival Internazionale che si svolgerà al Carroponte il 1 luglio. Una giornata di workshop, incontri, laboratori, spettacoli, concerti e letture che spazieranno fra il gioco, la spiritualità, la sostenibilità e l’arte. “Perché – sintetizza Gio Evan – in un mondo dove i malvagi sono ben organizzati tra loro, occorre che i buoni si riuniscano e scendano dalle loro montagne per darsi appuntamento”.

(Photo credits: Valentina Ceccatelli)