pioggia

Caldo in escalation fino a 40°: ma da domenica tornano i temporali

Breve fortissima fiammata africana con punte di 38-40°C e caldo insopportabile. Ma all’orizzonte arriva una buona notizia: da domenica il possente anticiclone africano potrebbe perdere potenza e lasciare spazio a temporali e veloci rinfrescate ad iniziare dal Nord. Le prossime ore vedranno l’ulteriore espansione di un cuneo di alta pressione nordafricana (con temperature 10-12°C superiori alle medie del periodo) lungo un asse sudovest-nordest: l’ondata di calore investirà in modo intenso Francia, Germania e regioni alpine. Anche in Italia vivremo una breve fortissima fiammata africana fino a sabato in estensione graduale dal centro-nord verso il meridione.

Gli ultimi aggiornamenti modellistici indicano la probabilità di un parziale cedimento del campo anticiclonico africano da domenica, con l’arrivo di temporali a tratti intensi al Nord: potremo avere anche un calo delle massime di 7-8°C. Buona notizia seguita da un’altra altrettanto buona: la prossima settimana, temporali e calo delle temperature potrebbero interessare quasi tutta l’Italia, soprattutto nel pomeriggio.

Andrea Garbinato, Responsabile Redazione del sito www.iLMeteo.it, conferma la possibilità di rovesci dalle Alpi alla Sicilia per la prossima settimana, in un contesto più tardo primaverile che estivo: al mattino prevalenza di sole, nel pomeriggio acquazzoni a macchia di leopardo. Va detto che, essendo nel periodo del Solleone, quello climatologicamente più caldo per l’Italia, le temperature massime saranno ancora ben oltre i 30°C, ma decisamente più sopportabili.

mare liguria

Allarme mari italiani: tra i più caldi al mondo, 29-30 gradi come Caraibi

Il sole picchia duro, anche sull’acqua. L’ondata di calore dell’estate 2022, infatti, consegna alle cronache nuovi record negativi: secondo l’analisi della redazione di ilmeteo.it, la temperatura dell’acqua dei mari italiani ha raggiunto i 29-30 gradi centigradi, come quella del clima dei Caraibi, con 10 gradi in più rispetto alle coste californiane. Il clima fuori controllo, con la continua estrema espansione dell’anticiclone nordafricano verso il Mediterraneo, ha causato un aumento della temperatura dell’acqua fino a valori bollenti, eccezionali. L’acqua è così calda che difficilmente troviamo refrigerio anche al largo, neppure immergendosi di qualche metro l’acqua sembra quella di qualche anno fa. E se quest’anno il periodo è eccezionale, con valori fino a 5-6 gradi oltre la norma, l’Agenzia europea dell’Ambiente certifica che stiamo assistendo ad un aumento della temperatura dei mari da più di un secolo: in particolare il Mar Mediterraneo, solo negli ultimi 20 anni, ha fatto registrare un aumento medio di oltre 0,5 gradi, un valore molto alto a dispetto di quello che sembra.

In questo scenario, quale posizione occupa l’Italia tra i mari più caldi del mondo? Acque tropicali leggermente più calde delle ‘nostre’, oltre i 30 gradi centigradi e fino a 32-33 gradi, attualmente si registrano nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, nel Golfo del Bengala e nel Mar Cinese Meridionale. Altrove, in particolare sulle coste del Pacifico orientale i valori sono più bassi anche di 10 gradi rispetto ai mari italiani, anche a causa del fenomeno de La Niña. In buona sostanza l’Italia ha uno dei mari più caldi al mondo, in questo momento.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLmeteo.it, conferma che questa situazione anomala è legata alla ‘Pazza Calda Estate 2022’, iniziata in anticipo il 10 maggio e proseguita con valori termici eccezionali per quasi 3 mesi senza interruzione. Il calore del sole, l’assenza di perturbazioni o di temporali forti sul mare e l’assenza di venti freschi da Nord hanno bloccato il rimescolamento dell’acqua, non hanno permesso il raffreddamento superficiale del mare e, giorno dopo giorno, hanno fatto accumulare tanto calore: al momento, i bacini più caldi sono il Mar Ligure, il Mar Tirreno e il Canale di Sicilia con temperatura dell’acqua di 30 gradi. Tutto questo si traduce in un enorme stress per il mondo ittico, in stravolgimenti di cui non conosciamo le conseguenze, ma soprattutto di un pericolo reale: avremo temporali marittimi più forti appena arriverà una perturbazione. Il calore del mare infatti si trasformerà in energia per lo sviluppo di nubifragi e/o altri fenomeni violenti: ad essere pessimisti o catastrofisti (non ci piace esserlo, ma questa ricerca è pubblicata in vari articoli scientifici) con acque marine ad oltre 26,5 gradi è più probabile la formazione di Tlc, ovvero Tropical Like Cyclones, piccoli uragani anche sul Mar Mediterraneo.

Negli ultimi anni infatti, con l’aumento della temperatura dell’acqua del Mar Mediterraneo, si sono avuti a ripetizione Tlc, anche definiti Uragani Mediterranei o Medicane: 28 ottobre 2021, Apollo; 17 settembre 2020, Ianos (sulla Grecia), 11 novembre 2019, Detlef ad ovest della Sardegna, 28 settembre 2018, Zorbas a sud della Sicilia e così via con una frequenza che è aumentata sensibilmente a causa dei mari sempre più caldi. In sintesi, prendendola a ridere, è possibile fare una vacanza ai Caraibi senza prendere l’aereo: stesso mare ‘bollente’, simile probabilità (minore, ma in aumento) di trovare un uragano alla fine dell’estate.

caldo

Nuova ondata di caldo: 10° oltre la media, picco tra giovedì-venerdì

Il caldo non è ancora finito. Anche nel mese di agosto si prevedono temperature roventi, con una nuova fiammata africana in arrivo sull’Europa centro-occidentale. Secondo i rilevamenti di ilmeteo.it, infatti, nei prossimi giorni l’alta pressione nordafricana, come ha già fatto almeno 5 volte dallo scorso mese di maggio, si spingerà verso Nord attraversando (idealmente) lo Stretto di Gibilterra. Non a caso sarà proprio la Penisola Iberica la prima regione a risentire dell’espansione del ‘Cammello‘, come viene definito in gergo meteorologico l’anticiclone africano. Poi, dalla Spagna il caldo anomalo si dirigerà lungo un percorso ormai collaudato, dai Pirenei verso le Alpi. Sono attese temperature di 10 gradi centigradi oltre la media agostana, già elevata, inizialmente sulla Francia poi tra Svizzera, Germania ed Austria.

Non sfugge alla morsa nemmeno l’Italia, ovviamente. Il nostro Paese sarà raggiunto dal picco del caldo tra giovedì e venerdì, soprattutto sulle regioni settentrionali e sul versante tirrenico, con possibili 39-40 gradi all’ombra. La redazione di ilmeteo.it ricorda che 40 gradi ormai è un valore che non crea più sorpresa, meraviglia o angoscia, ma i valori medi climatologici di inizio agosto sono comunque molto più bassi. Stando alla climatologia del trentennio 1971-2000, a Torino e Genova normalmente si registrano 28 gradi di massima, a Milano 29, a Bologna 31, a Firenze 33, a Roma 32. Mentre al Sud i valori sono ‘normali’: 31 gradi a Napoli, 30 a Bari, 32 a Cagliari. Tra le più calde ‘climatologicamente’ troviamo la stazione di Catania Sigonella, con il dato della prima decade di agosto che riporta 34 gradi: si tratta di un sito meteo nelle zone interne roventi della Sicilia orientale non troppo distante da Floridia in provincia di Siracusa, dove un anno fa, l’11 agosto furono registrati 48,8 gradi, nuovo record assoluto europeo.

In poche parole, sempre più spesso in Italia tocchiamo valori di 10 gradi più caldi della media, localmente anche 15. Questi valori esagerati sono un esempio di evento meteo estremo previsto dai ricercatori del Riscaldamento Globale, rappresentano la proiezione che numerosi Stati industrializzati hanno negato per decenni. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma invece che è tutto vero, l’ennesima ondata di caldo africano investirà l’Europa centro-occidentale, a poco meno di 15 giorni dai record storici assoluti francesi e tedeschi. Probabilmente questa volta batteremo i record per il mese di agosto e non i valori annuali, ma la scaldata europea sarà molto importante e decisa. In Italia si prevedono temperature fino a 38-39 gradi a Firenze, Roma, Bologna, Milano e anche 40 gradi sulle zone interne della Sardegna. Ma anche altre zone saranno colpite dall’anticiclone africano, o come viene definito il ‘Cammello’, che con le sue ‘gobbe’ spingerà l’aria maghrebina verso Nord in un revival ‘caldo 2022’.

migranti

Migranti climatici causa siccità pari a due volte l’Ue. L’Europa deve agire

Non solo guerre e persecuzioni. I migranti, quelli di cui l’Unione europea deve iniziare a preoccuparsi, sono quelli climatici. Persone costrette a lasciare il proprio territorio per effetto dei cambiamenti climatici e del deterioramento delle condizioni di vita. Inondazioni, alluvioni e, soprattutto, desertificazione. Le Nazioni Unite stimano che il solo stress idrico, e dunque siccità e penuria d’acqua, “potrebbe sfollare 700 milioni di persone entro il 2030. Una popolazione pari a quasi due volte quelle dell’intera Ue (446 milioni, dato aggiornato all’1 gennaio 2022). La Banca mondiale, invece, suggerisce che “entro il 2050 potrebbero esserci 216 milioni di migranti interni” per ragioni legate al clima, a meno che non vengano prese misure correttive. Si tratta di una popolazione superiore a quelle di Italia, Francia e Germania messe insieme.

La sfida è quella del clima e dei suoi mutamenti, ma in prospettiva è soprattutto politica ed economica. L’impostazione di una certa politica poco incline all’accoglienza e arroccata sulla logica del “aiutiamoli a casa loro” rischia di dover fare i conti con interventi sempre più onerosi. Per evitare che le persone si mettano in marcia per venire a bussare alle porte di Nazioni e continenti più ricchi e meno flagellati da siccità si renderà necessario un investimento sempre più massiccio nei Paesi d’origine. Un fardello economico di cui sempre meno l’Europa rischia di potersi fare carico, soprattutto in tempi di nuove crisi e venti non solo recessivi, quanto addirittura stagflattivi.

Il fenomeno esiste già. Solo nel 2020 crisi di vario genere hanno costretto alla fuga 11,2 milioni di persone, portando il numero degli sfollati a oltre 82 milioni. Così recitano i numeri dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr). Di questi, circa 48 milioni erano sfollati interni. Gli altri 34 milioni di uomini, donne e bambini hanno chiesto rifugio e asilo all’estero, in altri Paesi. Numeri che rischiano di acquistare ordini di grandezza di ben altra dimensione a causa dell’impatto del cambiamento climatico.

A livello di Unione europea si è consapevoli della posta in gioco. Regioni come quella del Sahel sono “particolarmente a rischio”, come riconosciuto anche dal Parlamento europeo. La Commissione ha avviato programmi di collaborazione per il rimpatrio e il ritorno di immigrati. Ma gli sforzi in ambito migratorio rischiano di divenire vani di fronte all’impoverimento della terra. Nel Sahel come altrove, la tendenza all’aumento della siccità, del maltempo e degli incendi associati al riscaldamento globale è già evidente. “In assenza di un’azione decisa sulle emissioni globali, la temperatura globale potrebbe aumentare di 1,5°C o più entro il 2050”, avverte il Parlamento europeo in un documento di lavoro . “In un mondo più caldo, è più probabile che i disastri accadano simultaneamente. L’accesso al cibo e all’acqua sarà più difficile per molti”. Non solo, l‘innalzamento del livello del mare, l’accelerazione della desertificazione e il degrado del suolo determineranno “un aumento della migrazione climatica”.

Bisogna iniziare già adesso a prepararsi a questo scenario ma, soprattutto, ad adoperarsi perché non si traduca in realtà. L’Unione Europea è in prima linea in questo sforzo, avendo adottato il Green Deal europeo, la strategia dell’Ue sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la legge europea sul clima. “Strategie e piani a lungo termine sono necessari, ma non sufficienti; devono anche essere attuati in modo sistematico ed efficace”. Questo il monito dell’Eurocamera. Questa la sfida dell’Unione europea.

siccità

Italia tropicale: temporali violenti poi ancora il gran caldo, soffrono i campi

Finisce un mese di luglio tra i più bollenti di sempre, segnato in media da 17 eventi estremi al giorno lungo la Penisola tra grandinate, nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua e tempeste di vento. Una vera e propria tropicalizzazione del clima, con manifestazioni violente sempre più frequenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, un rapido passaggio dal caldo al maltempo.

Oggi una nuova linea instabile raggiunge le regioni settentrionali, alimentata da aria più fresca in quota che, mescolandosi con quella più calda preesistente, darà vita a numerosi focolai temporaleschi che dal Nordovest si incammineranno verso il Nordest in serata e poi nella successiva nottata. I fenomeni “potranno essere violenti“, avverte ilmeteo.it, localmente accompagnati da grandine di grosse dimensioni e sui settori alpini e prealpini potranno provocare frane, smottamenti e improvvisi ingrossamenti di torrenti. Da Lunedì 1 Agosto l’anticiclone africano inizierà ad abbracciare l’Italia invadendola poi completamente a partire da mercoledì 3, quando le temperature cresceranno nuovamente a sfiorare i 40°C sulla Pianura Padana, sulle zone interne del Centro e sulle due Isole maggiori.

Cambiamenti climatici che si ripercuotono sull’agricoltura, aggravando hanno aggravato i danni provocati dalla siccità che ammontano ad oltre 6 miliardi di euro nelle campagne. L’ultima ondata di maltempo ha diviso l’Italia in due, con dieci città da bollino rosso per il caldo e allerta maltempo in quattro città del nord, sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd).

I terreni non riescono ad assorbire l’acqua su un territorio come quello italiano reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con 7252 i comuni, ovvero il 91,3% del totale, a rischio idrogeologico secondo dati Ispra – denuncia la Coldiretti -. Senza dimenticare che nel 2022 si è verificato un aumento del +170% degli incendi spinti proprio in un mese di luglio bollente e siccitoso che ha favorito la corsa del fuoco lungo boschi e campagne di tutta la penisola con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo“.

A essere colpiti dalle ultime perturbazioni nelle campagne sono state le coltivazioni di mais, foraggi, vigneti e alberi da frutto ma anche danni alle coperture di fabbricati e capannoni delle aziende agricole con milioni di euro di danni senza peraltro contribuire a sconfiggere la situazione di emergenza idrica in agricoltura determinata dal caldo e dalla grave siccità. Il livello del fiume Po a 3,3 metri sotto lo zero idrometrico al Ponte della Becca è rappresentativo delle criticità presenti sull’intera Penisola a partire dalla Pianura Padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi laghi del Nord con il Maggiore che ha appena il 16% di riempimento dell’invaso e in quello di Como va ancora peggio con appena il 5% mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, e persino il Garda è pieno poco meno di 1/3 (31%).

Tra le manifestazioni meteo estreme la caduta della grandine nelle campagne è la più dannosa in questa fase stagionale per le perdite irreversibili che provoca alle coltivazioni proprio alla vigilia della raccolta, mandando in fumo un intero anno di lavoro. Un evento climatico avverso che si ripete sempre con maggiore frequenza ma a cambiare è anche la dimensione dei chicchi che risulta aumentata considerevolmente negli ultimi anni con la caduta di veri e propri blocchi di ghiaccio anche più grandi di una palla da tennis. Nelle zone interessate dal maltempo sono in corso le verifiche dei danni da parte della Coldiretti che segnala peraltro l’aggravarsi del bilancio dei danni provocato dalla la siccità che ha un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno fatto stimare un calo del 10% della produzione agricola nazionale.

temporale

Continua tregua dal caldo: al Nord temporali con grandine fino venerdì

L’anticiclone Apocalisse4800 si smorza con l’aria più fresca che arriva dal Nord Atlantico. Il nome non è stato dato a caso: il 4800 indica l’inusuale quota che ha raggiunto negli ultimi giorni lo zero termico, cioè la quota alla quale si registrano temperature di 0°C nella libera atmosfera, mai così alta. Anche sulla vetta più alta d’Europa, la cima del Monte Bianco (a 4809 metri), il ghiaccio si fonde, questo significa che tutte le Alpi sono a rischio di fusione dei ghiacci.

Fino a Venerdì l’atmosfera resterà instabile con altre occasioni per l’arrivo di temporali di forte intensità, specialmente al Nord, ma anche su parte del Centro. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito ilmeteo.it, avvisa che dove si svilupperanno i temporali si dovrà fare attenzione alla loro intensità, potrebbero essere accompagnati da importanti grandinate e forti colpi di vento. Oltre alle regioni settentrionali, nella giornata di mercoledì il maltempo interesserà anche il Centro, segnatamente gli Appennini e le coste adriatiche di Marche meridionali, Abruzzo e Molise in locale estensione anche al Gargano.

Dopo una parziale tregua giovedì, venerdì una nuova ondata di temporali e grandinate da Valle d’Aosta e Piemonte muoverà rapidamente verso Lombardia e Triveneto.

In questo contesto le temperature al Nord torneranno nei range tipici del periodo, dopo quasi due mesi di costante sopra media; i valori massimi non supereranno i 31/32°C. Qualche grado in meno lo si registrerà anche al Centro, mentre al Sud continuerà a fare molto caldo, con picchi di 39/40°C in Puglia e Sicilia.

Infine, per l’ultimo weekend di Luglio la pressione potrebbe tornare ad aumentare un po’ su tutto il nostro Paese, preludio a una possibile nuova ondata di caldo africano.

squalo bianco

Sempre più squali a largo degli Usa: colpa del surriscaldamento

Una storia di successo per la protezione degli animali, con però alcune ripercussioni negative: negli ultimi anni gli squali bianchi sono aumentati di numero al largo della costa orientale degli Stati Uniti, aumentando però anche la probabilità di sfortunati incontri con i nuotatori. Ogni anno, durante i mesi estivi, questi predatori risalgono la costa atlantica degli Stati Uniti verso il New England. Il picco della stagione si verifica tra agosto e ottobre. A Cape Cod, nel Massachusetts, il personaggio principale del film ‘Lo squalo’ è diventato un’attrazione turistica, adornando cappellini e magliette. Ma quest’anno le spiagge sono già state temporaneamente chiuse a causa della presenza dell’animale.

Quasi 300 squali bianchi sono stati marcati nel corso degli anni e una dozzina si trovano già nella zona, secondo il biologo degli squali del Massachusetts Gregory Skomal. Secondo le sue stime, ogni anno più di 100 squali bianchi passano per queste acque. Dagli anni Novanta, nell’Atlantico sono in vigore norme per proteggere queste specie dalla pesca. “C’è un aumento generale della popolazione, che pensiamo sia una ripresa da livelli molto elevati di sovrasfruttamento“, ha dichiarato all’AFP, anche se è difficile fornire una stima precisa del loro numero.

Inoltre, gli squali bianchi tendono a nuotare sempre più vicino alla costa per cacciare una delle loro specie preferite: le foche. Anche loro sono state protette e il loro numero sta crescendo. Il risultato è un maggior numero di squali che si avvicinano alle zone di balneazione. “Gli attacchi di squali sono molto rari, ma negli ultimi dieci anni sono aumentati“, afferma Gregory Skomal.

ATTACCHI

Nello Stato di New York, il governatore ha appena annunciato ulteriori pattuglie di sorveglianza, anche con droni o elicotteri. Sulle spiagge turistiche di Long Island sono già stati segnalati dalla stampa diversi morsi di squalo. Gli squali bianchi non sono necessariamente responsabili, in quanto nella zona sono presenti diverse altre specie, tra cui squali toro e tigre. Si tratta di un numero insolito di attacchi dopo tre anni di assenza. Secondo Gavin Naylor, direttore di un programma di ricerca sugli squali presso l’Università della Florida, ciò è legato alla maggiore presenza quest’anno di alcuni pesci che attirano i predatori, forse a causa delle correnti calde. Ma mentre i numeri locali possono variare notevolmente da un anno all’altro, a livello globale si registrano ancora circa 75 attacchi di squali all’anno, dopo essere scesi a circa 60 durante i due anni di pandemia. Il numero di morti è di circa cinque. Negli ultimi 20 anni, negli Stati Uniti ci sono stati solo due decessi a nord del Delaware, a Cape Cod nel 2018 e nel Maine nel 2020. Ma in futuro è ragionevole pensare che il numero di vittime aumenterà. “Ci sono più squali bianchi, quindi la probabilità aumenterà. Ci saranno più morsi“, ha riassunto Gavin Naylor. Per il momento, le variazioni generali osservate non sono statisticamente significative. I surfisti, che si avventurano più al largo, hanno rappresentato la metà delle vittime degli attacchi nel 2021. Più a sud, la Florida, con le sue numerose spiagge turistiche e il clima tropicale, rappresenta ancora il 60% degli attacchi statunitensi e quasi il 40% di quelli globali.

squalo bianco

LIMITARE I RISCHI

Gli squali sono ben lontani dalle bestie assetate di sangue che a volte vengono ritratte nei film. Gli studi hanno dimostrato che possono scambiare i surfisti e i nuotatori per le loro prede abituali, in particolare gli squali bianchi, che hanno una vista scarsa. “Con così tante persone in acqua in tutto il mondo, se gli squali preferissero nutrirsi di prede umane, avremmo decine di migliaia di attacchi ogni anno“, afferma Gregory Skomal. Con il cambiamento climatico, l’esperto prevede che l’aumento delle temperature oceaniche allungherà gradualmente la stagione in cui gli squali sono presenti negli Stati Uniti settentrionali. Cosa si può fare per limitare i rischi? Esiste un’app che consente a chiunque di segnalare l’avvistamento di uno squalo. In acqua, “guardatevi intorno“, consiglia Nick Whitney, scienziato del New England Aquarium. Se un gran numero di uccelli insegue i pesci, “probabilmente significa che anche gli squali se ne nutrono. Se si viene morsi, il pericolo reale è quello di morire dissanguati, quindi è importante raggiungere la riva e controllare l’emorragia fino all’arrivo dei soccorsi.

Temporale

Apocalisse4800 perde forza: da domani temporali e meno caldo

L’anticiclone africano Apocalisse4800 mostra i primi segni di stanchezza. A partire da martedì 26 e almeno fino a venerdì 29 luglio l’anticiclone africano perderà la sua forza, quanto meno sulle regioni settentrionali dell’Italia dove l’atmosfera diventerà più instabile e non mancheranno occasioni per lo sviluppo di forti temporali. Secondo www.iLMeteo.it questo è dovuto all’abbassamento di latitudine di un vortice ciclonico attivo sul Nord Europa. Il vortice invierà correnti più fresche che a contatto con il caldo rovente preesistente, daranno vita alla formazione di fortissimi temporali che dalle Alpi potranno scendere su Prealpi e pure su alcune zone della Pianura Padana. I sistemi perturbati colpiranno le regioni settentrionali a macchia di leopardo, ma potranno risultare molto forti ed essere accompagnati da eccezionali grandinate e in casi più rari pure da tornado.

Il Centro-Sud invece continuerà a essere protetto dall’anticiclone anche se non mancheranno dei temporali di calore sugli Appennini e zone vicine (localmente pure sulle coste adriatiche), anche qui molto forti (specie mercoledì).

Antonio Sanò, fondatore di www.iLMeteo.it avvisa inoltre che sotto il profilo termico le temperature massime cominceranno a calare anche di 4-5°C a partire da mercoledì 27, soprattutto al Nord e qualche grado in meno lo si registrerà pure al Centro. Non è attesa nessuna sostanziale variazione invece al Sud.

(Photo credits: CHANDAN KHANNA / AFP)

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Verde, bianco e blu: i nuovi colori delle città per resistere al caldo

Per far fronte a ondate di calore sempre più intense, più lunghe e più frequenti, le città dovranno apportare importanti modifiche alla loro pianificazione urbana. Compreso l’uso di nuovi colori.

GRIGIO: IL NEMICO

I materiali scuri, come il grigio e il nero, sono i primi a essere vietati perché trattengono il calore. Ed è soprattutto sulle strade che si trovano. “Abbiamo costruito le nostre città a misura di automobile. Oggi utilizziamo molto asfalto e bitume, che catturano il calore e fungono da radiatori urbani“, spiega Christine Leconte, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti francese. Tra il centro delle città e l’area fuori dai centri urbani, spiega, la differenza di temperatura può arrivare a 6 gradi di giorno e a 12 gradi di notte. “Perché questi materiali neri irradiano per un tempo molto lungo”. Riducendo lo spazio per le auto si ottengono anche strade più strette e riparate dal sole.

BIANCO: PIÙ LEGGERO E FRESCO

In alcuni cortili scolastici ‘oasi’, come succede a Parigi, l’asfalto è stato sostituito dalla terra o, in mancanza, da superfici più leggere. “Dobbiamo lavorare su altri tipi di materiali che abbiano un’inerzia termica e che trattengano il calore per un periodo di tempo più breve, ad esempio il cemento chiaro su alcune parti della strada o nelle piazze“, afferma Christine Leconte. È quindi possibile utilizzare materiali più leggeri del cemento, che riflettono maggiormente la luce e il calore (albedo). A Parigi, ad esempio, i tetti di una palestra e di una chiatta molto esposti al sole sono stati ridipinti con una speciale vernice bianca che riflette le radiazioni.

VERDE: OMBRA E FRESCO

La leva principale per raffreddare la città è l’inverdimento, con la piantumazione di alberi che creano ombra e frescura. “In estate gli alberi traspirano, e si può notare che ci sono differenze di 5-10 gradi in meno quando si è in un parco o sotto gli alberi, quindi è essenziale e bisogna lavorarci a lungo termine“, spiega il sindaco di Strasburgo Jeanne Barseghian all’Afp. Il comune della metropoli alsaziana ha lanciato un ‘Canopy Plan’ che mira a piantare 10.000 alberi entro il 2030 e ad aumentare la superficie della città ombreggiata da alberi dal 26 al 30%. “Questo ovviamente richiede specie in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici“, spiega l’ecologista. Per questo motivo, alcuni degli alberi piantati saranno utilizzati solo per sostituirne altri alla fine della loro vita.

BLU: ACQUA

Un altro elemento essenziale per il raffreddamento della città è l’acqua. Nell’agglomerato di Laval sono stati creati dei serbatoi d’acqua naturali per mantenere i “giardini della pioggia“. “Possiamo piantare alberi dentro, forniscono ombra, respiro e freschezza, e servono anche per l’inverno“, per evitare le inondazioni, spiega Florian Bercault, sindaco di Laval. “Abbiamo esempi di risorgive fluviali, che sono soluzioni molto impattanti perché hanno diversi co-benefici: portano freschezza ma anche più biodiversità, spazi più piacevoli dove svolgere attività ricreative“, spiega Cécile Gruber, direttore della comunicazione dell’Agenzia per il clima di Parigi. Nella periferia sud di Parigi, i lavori di costruzione hanno riportato alla luce, in alcuni punti, la Bièvre, un affluente della Senna interrato dalla metà del XX secolo.

(Photo credits: Loic VENANCE / AFP)

Castel Gandolfo

‘Salva un albero’: l’iniziativa anti-siccità di Castel Gandolfo

Come rispondere al caldo torrido e alla siccità? Prendendosi cura di un albero, sempre lo stesso. A Castel Gandolfo, a sud di Roma, si cerca di rispondere al problema di un’estate estrema attraverso un’iniziativa nata dal basso che intende coinvolgere la cittadinanza e portare ogni persona ad innaffiare uno dei tanti ‘tesori verdi’ di città e a bordo del lago. Si chiama ‘Salva un albero’ l’iniziativa in programma il 26 luglio, dalle 19:30 in poi, autorizzata dall’amministrazione del comune dei Castelli romani su proposta di una parte dei residenti. Lungo la strada che mette in collegamento Albano laziale, Castel Gandolfo e Marino, si trova una fontana pubblica che eroga acqua non potabile. Servirsi di questo punto di distribuzione idrica senza impattare sulle riserve per l’uomo è dunque l’idea messa a punto da cittadinanza e politica locale. Chiunque vorrà sarà autorizzato a riempire una o più taniche di acqua, per poi riversarla ai piedi dell’albero prescelto.

L’iniziativa è stata rilanciata sui social, soprattutto su Facebook. Perché la vera intenzione non è quella di limitarsi all’appuntamento del 26 luglio ma di guardare oltre. “Se l’iniziativa avrà successo si potrà ripeterla prendendosi cura sempre dello stesso albero”, spiegano gli organizzatori. In nome della tutela del patrimonio locale, si potrà dunque adottare un albero e continuare a nutrirlo ogni volta che le condizioni dovessero renderlo necessario. Un atto che coniuga senso civico e cultura ambientale. “È una cosa che fa bene al paese (che è nostro) e anche a noi, e poi non costa nulla”.

Il popolo della rete già si mobilita. C’è chi conferma la partecipazione e chi chiede la possibilità di salvare “via delega”. Tra impegni di lavoro o vacanze, qualcuno non potrà presentarsi alla fontana di via Massimo D’Azeglio, e i suggerimenti di spargere la voce e chiedere il favore di farsi sostituire non mancano. La prova del nove è dunque tutta per martedì prossimo. È in quel momento che si saprà se l’iniziativa ‘Salva un albero’ avrà quella risposta attesa o, questo l’auspicio, anche maggiore. Per cercare di sensibilizzare ancora di più, una post-scriptum all’invito a partecipare ricorda che “un albero di grandi dimensioni, lasciando evaporare alcune centinaia di litri acqua al giorno, produce un effetto di raffrescamento equivalente a 5 condizionatori d’aria operanti per 20 ore al giorno”. Salvare un albero produce anche un risparmio energetico non da poco. In tempi di caro-bollette, un fattore da non ignorare.