Industria eolica in crisi, colpa di Cina e burocrazia
Il produttore danese di turbine eoliche Vestas ha registrato perdite per 1,5 miliardi nel 2022 e i ricavi sono calati del 7% rispetto al 2021. E “nel 2023 prevediamo alti livelli di inflazione lungo tutta la filiera, mentre la riduzione degli impianti eolici influirà negativamente sui ricavi e sulla redditività”, avvertiva pochi mesi fa la società, riferendosi al lento processo di ottenimento dei permessi in Europa e negli Stati Uniti. L’acquisizione di ordini fermi di Siemens Gamesa, altro big dell’eolico, è diminuita del 35% su base annua a 1,61 miliardi di euro, con riduzioni avvertite in tutte e tre le divisioni: onshore, offshore e servizi. Negli ultimi tre mesi del 2022 aveva registrato una perdita di 884 milioni, per un aumento dei guasti delle componenti delle sue turbine eoliche installate onshore e offshore, innescando disposizioni di garanzia più elevate che hanno finito per affliggere anche Vestas. Numeri preoccupanti che non lasciano presagire un lieto fine in vista degli obiettivi climatici, di un aumento delle rinnovabili a tappe forzate verso il 2030.
Siemens Gamesa e Vestas operano in perdita e denunciano la crescente concorrenza cinese, che vanta una posizione di vantaggio sulle materie prime come le terre rare, necessarie per fabbricare i magneti montati nelle turbine eoliche. Durante il recente WindEurope Annual Event 2023 di Copenaghen, i rappresentanti dell’industria eolica hanno lamentato di essere stati colpiti dall’aumento dei prezzi delle materie prime, dall’instabilità globale causata dall’invasione russa dell’Ucraina e dall’aumento dei tassi di interesse. “In combinazione, questo è un mix piuttosto potente in termini di un ambiente commerciale stimolante”, ha affermato Anders Hangeland, vicepresidente di Equinor, la società energetica norvegese, secondo quanto riporta Euractiv.com. “Resi e guadagni sono sotto pressione lungo tutta la catena di approvvigionamento sia per gli sviluppatori che per i fornitori”.
Per questo il mondo dell’eolico chiede aiuto alle autorità europee e nazionali. “È tempo di accelerare l’autorizzazione dei progetti eolici. L’autorizzazione è il principale collo di bottiglia per l’espansione dell’energia eolica. Attualmente 80 GW di energia eolica sono bloccati nell’autorizzazione in tutta Europa. REPowerEU ha apportato miglioramenti. Lo sviluppo dell’energia eolica è ora di interesse pubblico prioritario. REPowerEU ha anche proposto utili modifiche ai permessi ambientali e ha definito scadenze chiare per l’autorizzazione. Questi cambiamenti devono ora essere applicati a livello nazionale e locale”, aggiunge WindEurope.
“La filiera dell’energia eolica è in difficoltà, troppo piccola quella europea. Gli investimenti in nuovi parchi eolici sono diminuiti nel 2022, così come gli ordini di turbine. E la Ue ha installato solo la metà del nuovo vento di cui ha bisogno per raggiungere gli obiettivi. Il Net Zero Industry Act dell’Ue – aggiunge Windeurope – vuole aumentare la capacità produttiva europea di turbine eoliche a 36 GW/anno. Ciò significa investimenti in stabilimenti esistenti e nuovi. Ma significa anche investimenti in infrastrutture di supporto come reti, porti, navi e nella forza lavoro qualificata necessaria per garantire che la transizione energetica sia veramente made in Europe”. E poi il Vecchio Continente “deve raddoppiare il tasso di investimenti annuali nella sua rete elettrica. Non ha senso produrre elettroni rinnovabili se non possono raggiungere le persone e le imprese che hanno bisogno di energia”.
Per Sven Utermöhlen, Ceo Offshore Wind di Rwe, bisogna “potenziare la catena di fornitura eolica offshore europea su larga scala. Ciò di cui abbiamo bisogno è un piano d’azione mirato e progetti di aste eoliche offshore che riflettano i costi. Solo con il giusto quadro di investimento l’eolico offshore può creare posti di lavoro preziosi in futuro e fornire elettricità a basso prezzo a lungo termine”. E Javier Rodriguez Diez, Executive Vice President e Cso di Vestas Wind Systems, conclude: “È ora di accelerare le autorizzazioni. Più progetti eolici consentiti possono stimolare investimenti su larga scala, mentre autorizzazioni più rapide per l’industria e le infrastrutture possono accelerare la crescita”.