La beffa Ue sul price cap, il ministro Pichetto alzi la voce

Gilberto Pichetto Fratin, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dice ‘no’ al price cap che la Commissione europea vorrebbe mettere a terra dopo sei mesi di sterile discussione. Era una battaglia di Mario Draghi e dell’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e sta diventando un punto fermo del nuovo governo. Pichetto Fratin ha rigettato una proposta che effettivamente scivola nel ridicolo e che non garantisce alcun tipo di tutela ai Paesi più soggetti ai rischi generati dalla crisi energetica. Bene: poi, però? Che l’Europa non voglia accollarsi questo genere di rogna e usi il price cap così strutturato solo come deterrente era abbastanza chiaro: sono troppo divergenti gli interessi dei 27 Stati membri per immaginare una convergenza comune. Che, a memoria, in tempi recenti si è avuta solo per la gestione ‘unitaria’ del Covid. Ma la pandemia era la pandemia, il gas è un’altra storia.

La misura del price cap non è congrua: lo hanno capito anche i sassi. Ma il ministro Pichetto Fratin può/poteva alzare di più la voce per far sentire anche la eco dell’ex premier. Ancorché ai primi passaggi nella nuova veste istituzionale, il tenutario del Mase possiede gli strumenti, pure esperienziali, per farsi ascoltare. I ripetuti viaggi a Bruxelles devono essere capitalizzati per consolidare la posizione dell’Italia e, nello specifico, dell’esecutivo appena nato. Se quello di Draghi era rispettato a prescindere, questo deve scalare inevitabilmente posizioni portandosi appresso molti pregiudizi.

La discussione è ancora aperta, nonostante i margini di manovra appaiano ristretti. Ha ragione Pichetto Fratin quando sostiene che il tetto sia esageratamente alto, che due settimane di tempo siano quasi una provocazione e che, in questo modo, si favorisca la speculazione. Ma come rimediare? La comunicazione dei processi operativi latita e tutto ciò non ne agevola la comprensione. Ci sarà davvero un fronte unito per spingere a una revisione del price cap o, come al solito, qualcuno si tirerà indietro sul più bello lasciando i soliti noti con il cerino in mano? In Europa spesso funziona così… Ecco la ragione per la quale auspichiamo da parte di Pichetto Fratin una posizione ferma, intransigente ed autorevole. Perché poi, alla resa dei conti, le bollette le pagheranno i cittadini. Che non hanno sensibilità politiche ma di portafoglio.

Oggi Consiglio Energia: ministri Ue alla prova del price cap

Da un lato, misure per gli acquisti congiunti, solidarietà energetica e la promessa di un indice complementare per il gas naturale liquefatto. Dall’altro, la diffusione delle energie rinnovabili tagliando i tempi di autorizzazione. I ministri europei dell’energia si riuniscono oggi a Bruxelles in un Consiglio straordinario dell’energia con l’obiettivo di concordare sulle ultime due proposte legislative avanzate dalla Commissione europea per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia, ma anche per guadagnare anche terreno comune sull’idea di introdurre a livello europeo un ‘meccanismo di correzione del mercato’ per affrontare i picchi di prezzo del gas.

Dopo settimane, se non mesi, di pressioni da parte dei governi, la Commissione europea ha avanzato ieri la proposta legislativa con i dettagli per fissare un prezzo massimo “di sicurezza” da applicare in automatico sulle transazioni sul mercato olandese quando sono soddisfatte due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul TTF supera i 275 euro per megawattora (MWh) per un periodo di due settimane e quando i prezzi del gas sul TTF sono superiori di 58 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL per 10 giorni consecutivi nelle due settimane di scambi. Le condizioni per attuarlo in automatico sono talmente difficili da realizzare, che il meccanismo potrebbe non entrare in funzione mai. In particolare, è la soglia di prezzo così alta per far scattare il meccanismo di correzione del mercato ha attirato subito le critiche delle Capitali, soprattutto quelle che più in questi mesi hanno insistito perché la Commissione presentasse una proposta legislativa per il price cap.

Per l’Italia, la proposta della Commissione Ue non “è sufficiente”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, alla vigilia della riunione con gli omologhi europei. Insufficiente perché “rischia di stimolare la speculazione invece di arginarla. Domani valuteremo rispetto alle modalità quali posizioni prendere, ma così com’è la proposta non è di nostra soddisfazione“, ha motivato. Toni duri quelli usati anche dalla ministra spagnola per la transizione ecologica, Teresa Ribera, che ha definito la proposta una “presa in giro” e ha annunciato il suo rifiuto alla riunione di domani perché il tetto “genera l’effetto opposto a quello desiderato, provoca un maggiore aumento artificiale dei prezzi, mettendo a rischio tutte le politiche di contenimento dei prezzi”. La soglia dei 275 euro/MWh è stata stabilita dopo varie indecisioni da parte della Commissione, scelta accuratamente alta in parte perché la Commissione europea spera di non attivare mai il meccanismo (ha chiaramente dichiarato che vuole usare lo strumento come ‘deterrente’ per abbassare in automatico il prezzo del gas) in parte perché sa che nei negoziati gli Stati membri abbasseranno la cifra. La maggior parte dei governi sposa l’idea di un limite di prezzo che si aggira tra i 150-180 euro per megawattora. A detta dell’esecutivo comunitario però la proposta è un tentativo di andare incontro e trovare un equilibrio tra posizioni distanti. Tra chi, come la Germania e i Paesi Bassi, il tetto non lo vogliono proprio e chi, come l’Italia e altri 15 Stati membri, il price cap lo hanno richiesto a più riprese nel corso di tutta la crisi energetica.

A difendere la proposta è stata ancora oggi la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, secondo cui i livelli di attivazione del price cap proposti dalla Commissione europea sono “sufficientemente elevati da ridurre al minimo i rischi e coerenti con la nostra intenzione di disporre di uno strumento che scoraggi episodi di picchi di prezzo molto elevati”, ha dichiarato di fronte all’Aula di Strasburgo. Domani si terrà il primo scambio di idee dei ministri sulla proposta, cui seguiranno i primi tentativi delle capitali di riscrivere in parte fatti e cifre del testo legislativo. I tempi sono troppo stretti e la materia controversa, per cui per un alto funzionario dell’Ue per quanto la presidenza ceca possa compiere “missioni impossibili”, è troppo “ottimista pensare di riuscire a chiudere” un accordo già domani. Ma il confronto di domani servirà alla presidenza ceca per “testare gli umori e la temperatura” sulla questione e capire in quale direzione andare, se rimettere la questione sul tavolo dei capi di stato e governo riuniti a Bruxelles il 15-16 dicembre.

Gas, Pichetto ‘boccia’ proposta Ue su price cap: Insufficiente

Sin dalla campagna elettorale, l’obiettivo numero uno del centrodestra sul caro bollette era quello di fermare la speculazione. Con ‘strumenti’ europei, ma la risposta continentale non convince il governo. “La proposta della Commissione Ue sul price cap non la riteniamo sufficiente“, dice infatti il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, a margine della 39esima assemblea dell’Anci, in corso a Bergamo. Il motivo? “Rischia di stimolare la speculazione invece di arginarla”. Ecco perché annuncia che al Consiglio europeo sull’Energia “valuteremo rispetto alle modalità quali posizioni prendere, ma così com’è la proposta non è di nostra soddisfazione“, sottolinea il responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo. La linea è comune nell’esecutivo, visto che poche ore dopo è Adolfo Urso a ribadire che la proposta di Bruxelles è “un pannicello caldo, sono passati sei mesi, con una guerra nel cuore d’Europa, con una guerra energetica dichiarata da Mosca contro il nostro continente, e dopo sei mesi la montagna europea partorisce questo topolino?“, sentenzia il ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Alla sua ‘prima’ da ministro davanti ai sindaci italiani, Pichetto parla di energia e nuove prospettive. Definisce “cogenti” ed “epocali” le sfide legate alla crisi che si è sviluppata in questi mesi e all’inflazione galoppante (mai così alta dagli anni Ottanta del secolo scorso). “Negli ultimi due anni il nostro Paese è cambiamo notevolmente – spiega -. I nostri borghi hanno ritrovato una centralità durante la pandemia, con nuove opportunità e meccanismi di lavoro diversi, ma anche con nuove fragilità. Ma i temi più cogenti ora sono la crisi energetica e l’inflazione“.

Il governo si è insediato esattamente un mese fa, ma “tante sono le azioni che abbiamo davanti, a partire dal tema del Pnrr che impegna istituzioni e corpi intermedi a tutti i livelli“, prosegue Pichetto. Che delle sfide non ne fa una questione “solo del governo e del Parlamento, ma del Paese intero”. E va considerato il fatto che “siamo condizionati da fattori esterni, è cambiato il ruolo dei sindaci, il Comune è, per il cittadino, il primo luogo di riferimento nei momenti di difficoltà – sottolinea davanti alla platea dei primi cittadini -. Ma ora mi vorrei rivolgere ai nostri figli e nipoti: per la prima volta nella storia vivranno condizioni di vita non in crescita, ma in senso opposto, rispetto alla generazione precedente. Noi dobbiamo invertire questa tendenza ed è nostro compito farlo in fretta”.

Parlando di fonti di approvvigionamento energetico il ministro fa poi notare che “se non ci fosse stato il Tap oggi non avremmo la luce accesa“. Confermando l’impegno del governo “all’abbattimento delle 55% delle emissioni entro il 2030 e l’azzeramento nel 2050 – ha chiarito -. La soluzione sta quindi nella ricerca di nuove fonti di energia alternative a quelle fossili. Bisogna quindi innalzare il ricorso al geotermico, all’eolico, all’idroelettrico. Tralascio il nucleare, le mie visioni infatti sono note. Dobbiamo abbandonare il fossile e se nel 2023 dovessi firmare un atto d’indirizzo per l’acquisto del carbone per me sarebbe una coltellata. La parte di gas deve scendere accompagnando le rinnovabili”.

Ampio anche il capitolo dedicato al Pnrr, che Pichetto paragona all’intervento Usa che aiutò l’Italia nella ricostruzione nel secondo Dopoguerra. “Il piano Marshall, attualizzato a oggi, sarebbe di 80-90 miliardi; oggi con il Pnrr abbiamo 5 volte tanto, quindi bisogna spendere bene e fare le riforme“, dice il ministro. Che in tema di transizione ecologica fa un breve accenno all’industria italiana dell’automotive. “Noi siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa – ha dichiarato – e questo è il più grande settore italiano, con 280mila persone coinvolte, che salgono a oltre due milioni se consideriamo l’indotto. Il cambiamento di questo settore è necessario per la sfida della transizione ecologica, ed avrà delle ripercussioni a livello locale; per questo il percorso verso il 2035 (stop alla vendita in Ue di auto nuove a diesel e benzina, ndr) deve essere governato da governo e amministratori locali“.
In tema ambientale, infine, loda il metodo italiano di gestione dei rifiuti, con “la grande sfida nazionale della differenziata, che è per noi una priorità e una vittoria – chiarisce -. Infatti, siamo tra i primi Paesi in Europa ad aver creato un filone produttivo per il riciclo, e su questo noi non faremo nemmeno un passo indietro”, garantisce Pichetto. Anzi: “Devono essere gli altri Paesi Ue a fare dei passi in avanti”

Manovra, governo trova la quadra. Ma diminuisce sconto sui carburanti

C’è voluto tutto il tempo disponibile, fino all’ultimo minuto, ma la maggioranza sembra aver trovato la quadra sulla legge di Bilancio 2023. Dopo una lunga riunione alla Camera, alla presenza della premier, Giorgia Meloni. La cifra si aggira sui 35 miliardi circa, di cui 23 sono dedicati quasi esclusivamente al contrasto dei rincari dell’energia. Per le bollette di famiglie e imprese sono previsti aiuti per affrontare i mesi più duri della crisi, aspettando che l’Europa batta un colpo sul price cap (temporaneo) e magari inizi a mettere in cantiere una riforma del mercato dell’elettricità, oltre al disaccopiamento dal prezzo del gas. Di sicuro non sarà al Consiglio europeo di giovedì, visto che fonti di Bruxelles fanno sapere che non è in vista nessuna decisione su questi temi.

L’Italia così prova a organizzarsi da par suo. Con la proposta avanzata dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, di un tetto nazionale “che riguarda il sistema delle rinnovabili” di 180 euro al megawatt. “Si tratta comunque di un prezzo abbastanza remunerativo per il sistema“, ha spiegato. Sottolineando che da questa misura “ovviamente sono escluse le famiglie“. Il governo è al lavoro anche su altre iniziative che riguardano gli approvvigionamenti energetici. In particolare di metano, perché “il gas nazionale non è una soluzione per coprire” l’intero fabbisogno del Paese, che “solo di gas consuma circa 76 miliardi di metri cubi annui, finora il prelievo nazionale è stato di circa 3 miliardi di metri cubi che è una cifra minima, di conseguenza ce ne mancano 73“, dice Pichetto. Che conferma l’impegno dell’esecutivo sul rigassificatore di Piombino, sia per l’installazione sia per la rimozione “entro 3 anni“.

Del resto è “l’unica soluzione” per affrontare l’emergenza. Soprattutto quella che potrebbe verificarsi nell’inverno 2023-2024, che rappresenta “la preoccupazione maggiore, perché “dovremo ricostituire tutte le riserve e gli stoccaggi e non avremo più il gas russo“. Per quello in corso, invece, “con gli stoccaggi che abbiamo – sostiene il ministro –, con tutti i meccanismi messi a punto, con distinzioni tra gasivori e altri, con una graduatoria di interrompibilità temporanea a fronte di indennizzo, lo vedo con fiducia, si può superare“.

Anche per questi motivi a Palazzo Chigi c’è tutta l’intenzione di mettere in sicurezza le famiglie e imprese da gennaio contro i rincari. L’imperativo è non aggravare la situazione economica del Paese, evitando – fino a quando sarà possibile – il ricorso a uno scostamento di bilancio. Non sfonda, però, l’ipotesi di azzerare per un anno l’Iva su pane, pasta e latte: è “una possibilità menzionata nella riunione con i capigruppo di venerdì scorso, alla quale ho preso parte anche io, ma in linea di massima sembrerebbe accantonata“, conferma il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan. Che fa un discorso di “efficacia della misura, e forse non è quella ideale da prendere“. Dunque, “meglio concentrare le risorse su altri interventi, ad esempio verso la produzione agricola nazionale“.

Un’altra novità della Manovra 2023 riguarda i carburanti. Cambiano, infatti, le accise fino al prossimo 31 dicembre. Sulla benzina saranno di 578,40 euro per mille litri anziché 478,40 euro, sul gasolio si a 467,40 euro per mille litri anziché 367,40 euro e sul Gpl saranno di 216,67 euro per mille litri invece di 182,61 euro. Una scelta che fa saltare dalla sedia le associazioni dei consumatori, ma che dal governo non vedono come un rischio per i cittadini. La strada per il 2023, comunque, è tracciata.

Giornata nazionale alberi. Con Pnrr 6,6 mln piante in 3 anni

Gli alberi, per le nostre città, sono un valore da “difendere e rafforzare“. Nella giornata nazionale, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ricorda che grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nei prossimi tre anni saranno distribuite 6,6 milioni di piante nelle 14 città metropolitane d’Italia. Sono in via di definizione gli accordi con undici amministrazioni per raggiungere l’obiettivo annuale di oltre 1,6 milioni di alberi a dimora nel 2022. Per attuare l’intervento, è stato siglato un accordo di collaborazione con il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei carabinieri (Cufa), che prevede anche una serie di iniziative per coniugare il recupero e la riqualificazione delle zone abbandonate con le attività di sensibilizzazione sui temi ambientali.

Si tratta di corridoi verdi fra città e campagne, per mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata dallo smog. Coldiretti, con Federforeste e Assofloro, ha elaborato il progetto per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il patrimonio forestale presente nelle aree naturali.

La messa a dimora di nuovi alberi è importante – sostiene la Coldirettiper affrontare il problema della ridotta disponibilità di spazi verdi nelle città dove si dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante, puntando su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione“. La situazione è peggiore nelle metropoli, dove i valori vanno dai 15,2 metri quadrati di Messina ai 17,1 di Roma, dai 17,8 di Milano ai 22,2 di Firenze, dai 42,4 di Venezia ai 9,2 di Bari, secondo l’Istat.

Con una differente politica del verde pubblico potremmo affrontare meglio anche l’aumento esponenziale dei costi dell’energia che si è verificato quest’anno”, spiega il presidente Ettore Prandini, il quale sottolinea che “servono ulteriori risorse per il settore, dobbiamo agire come sistema per creare un Paese diverso e migliore rispetto al passato usando i fondi per gli accordi di filiere con l’utilizzo di piante italiane per creare valore e bellezza sui territori, nelle grandi città come nei piccoli comuni”.

All’indomani della Cop27 di Sharm el-Sheikh, Confagricoltura ricorda che nella lotta al surriscaldamento globale gli alberi svolgono un ruolo fondamentale. In Italia la superficie boschiva supera 11 milioni di ettari e raggiunge il 36,7% del territorio nazionale, con una crescita del 3,7% rispetto all’ultimo rilevamento del 2005. Dal 1990 a oggi, però, circa 1,5 milioni di ettari sono stati persi dall’agricoltura a beneficio di una superficie forestale “non gestita, denuncia l’associazione. Il che significa aumento del pericolo di incendi, riduzione della fruibilità del territorio, perdita di valore paesaggistico e aumento dei rischi idrogeologici. I dati riportano che nel 2021 l’Italia è stato il Paese europeo più colpito. “Dobbiamo lavorare sul riordino fondiario, sull’aggregazione, sulla pianificazione forestale che oggi coinvolge solo il 15% delle superfici e sulla formazione degli operatori che lavorano nel bosco“, sottolinea il presidente della Federazione nazione Risorse Boschive di Confagricoltura, Enrico Allasia. “Una superficie forestale gestita e non lasciata a sé stessa – scandisce – significa legno nelle zone vocate, ma anche turismo ed economia di base per prodotti come funghi e tartufi. Non meno importante è la filiera medicale per le foreste: le persone che hanno bisogno di una riabilitazione psicologica o motoria possono usufruire di questi spazi e questa è un’altra opportunità che i boschi offrono agli imprenditori che vogliono cimentarsi in questo campo”.

idrogeno

Pnrr, sul fronte green 12 obiettivi in 250 giorni: è corsa al tempo

Bollette, inflazione e rischio recessione incombono sul governo. Ma sullo sfondo c’è una sfida ulteriore, forse decisiva per l’Italia, che è quella dell’attuazione del Pnrr entro i tempi prefissati (2026) per accedere ai fondi europei. Il percorso è abbastanza scadenzato, con target da rispettare trimestre per trimestre. Sul fronte green, secondo l’ultimo aggiornamento del lavoro svolto dal Ministero della Transizione/Sicurezza Energetica (fermo al 31 ottobre), ci sono 6 Milestone (obiettivi) non del tutto conseguiti nel 2022 (su nove, quindi solo 3 già centrati) e ben 6 nuovi obiettivi da raggiungere entro i primi sei mesi del 2023. In tutto 12 provvedimenti da mettere a terra più o meno in 250 giorni.

Nel dettaglio, entro quest’anno restano questi target da portare a casa:
– Rafforzamento smart grid: aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per l’aumento della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile e l’elettrificazione dei consumi energetici. L’avviso è stato pubblicato a fine giugno 2022, le proposte sono state ricevute nei termini (con richieste che hanno superato il contingente a disposizione) e l’aggiudicazione attesa entro fine anno. Valore: 3,61 miliardi di euro.
– Interventi su resilienza climatica reti: aggiudicazione progetti per migliorare la resilienza della rete del sistema elettrico. Anche in questo caso manca solo il provvedimento entro dicembre. Valore: 500 milioni.
– Promozione teleriscaldamento efficiente: aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la costruzione di nuove reti di teleriscaldamento o l’ampliamento di quelle esistenti. Tutto pronto, si attende solo il documento. Valore: 200 milioni.
– Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano: piantumazione di alberi (almeno 1.650.000). E’ stato emanato il decreto direttoriale di finanziamento progetti delle città Metropolitane, per un totale di oltre 2 milioni di piante previste a fine anno (350 mila oltre il target di 1,65 milioni). Sono invece in corso di stipula gli accordi con le Città Metropolitane e la convenzione con i vivai regionali per supportare appunto le Città Metropolitane. Valore: 330 milioni.
– Misure per i servizi idrici integrati: Entrata in vigore della riforma volta a garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati, nel rispetto di specifici requisiti. In questo caso bisogna emanare 2 decreti Interministeriali: uno del MIPAAF (di concerto con il MiTE) che dovrebbe essere già stato firmato, e uno del MEF (di concerto con il MiTE e MiPAAF) già pronto in attesa del parere delle Regioni che dovrebbe uscire dalla conferenza unificata del 30 novembre.
– Porti verdi: aggiudicazione di opere alle Autorità di sistema portuale. Operativamente è stata chiusa la manifestazione di interesse per l’individuazione progetti da parte di AdSP (Autorità di Sistema Portuale), la valutazione è in fase avanzata ed è in corso un confronto in materia di aiuti di Stato per la finalizzazione dell’ammissione dei progetti. Valore: 270 milioni.

PRIMO TRIMESTRE 2023
Nel primo trimestre 2023 invece l’attenzione del ministro Pichetto Fratin, del suo staff e dei suoi colleghi di governo dovrà concentrarsi soprattutto sull’idrogeno. Tre i provvedimenti da licenziare che valgono complessivamente 2,5 miliardi.
Produzione di idrogeno in aree industriali dismesse: aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per progetti di produzione di idrogeno in aree industriali dismesse. La manifestazione di interesse si è conclusa con l’interesse da parte Regioni e Province autonome, è stato firmato il decreto ministeriale di riparto risorse (in attesa di pubblicazione), mentre è in corso di elaborazione il decreto direttoriale con definizione degli adempimenti e dello schema di bando tipo per le Regioni e Province autonome.
Utilizzo idrogeno in settori hard-to-abate: firma dell’accordo con i titolari dei progetti selezionati per promuovere la transizione dal metano all’idrogeno verde. Anche in questo caso è stato firmato il decreto ministeriale, ma non pubblicato, ed è in via di elaborazione quello direttoriale per l’avvio della selezione dei progetti.
Semplificazione amministrativa e riduzione degli ostacoli normativi alla diffusione dell’idrogeno, cioè l’entrata in vigore delle misure legislative necessarie. Qua lo stato dell’arte è un po’ più complesso. E’ stata modificata con decreto ministeriale la norma tecnica ed è già in vigore, sono state introdotte con decreto legislativo le semplificazioni per la costruzione e l’esercizio di elettrolizzatori di dimensione inferiore a 10 MW (ovvero installati in aree industriali o standalone), è in fase di predisposizione l’atto di indirizzo a Snam per l’uso di standard condivisi per il trasporto di idrogeno, infine è in corso di finalizzazione schema di decreto attuativo in merito all’aggiornamento del sistema di garanzie di origine che comprenderà l’idrogeno.

SECONDO TRIMESTRE 2023
Decisivo per la svolta elettrica dell’automotive è uno dei Milestone da raggiungere nel secondo trimestre 2023. Si comincia infatti con lo ‘Sviluppo infrastrutture di ricarica elettrica’, o meglio: aggiudicazione di (tutti gli) appalti pubblici per la costruzione di 2 500 stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici in autostrada e almeno 4 000 in zone urbane. Poi, in base alle scelte governative in materia, sarà la volta di ‘Ecobonus e Sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici’, quindi completamento della ristrutturazione di edifici per: i) almeno 12.000.000 di metri quadri per scopi di risparmio energia; ii) almeno 1.400.000 metri quadri per scopi antisismici. Infine, in vista della prossima estate, ‘Rinaturazione dell’area Po’: Entrata in vigore della pertinente legislazione finalizzata al recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume.
Questi ultimi tre Milestone sono i più corposi degli ultimi 12 mesi: oltre 15 miliardi, dove la voce Ecobonus e Sismabonus ne vale quasi 14 anche se il governo è già intervenuto per ridurre la spesa.

fs

FS festeggia i 100 anni della locomotiva elettrica E.431 con un francobollo

Un nuovo francobollo celebra l’eccellenza dell’ingegneria ferroviaria italiana, a cento anni dalla nascita della locomotiva elettrica trifase E.431, “un vanto poco conosciuto“, rivendica Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione Fs Italiane.

L’emissione assume un significato molto attuale, se letta alla luce del momento. L’Italia, ricorda l’ingegnere della Fondazione, “è da sempre un Paese con una olografia difficile, povera di giacimenti, petroliferi e carboniferi, molto legata alle importazioni estere“. Proprio per questo motivo, già negli anni ’10 del ‘900 le Ferrovie italiane studiano la transizione dalle carboniere alle vaporiere, alle locomotive elettriche. “Pensiamo che nella Germania dell’Est, ricchissima di carbone, le ultime locomotive a motore si costruiscono fino agli anni ’50. Questo per dire – afferma – che in Europa l’Italia è antesignana di almeno mezzo secolo, sfruttando le cadute dell’acqua inizia l’elettrificazione della rete“. Dal 1922 all’entrata in guerra, 1940, si è passati da mille chilometri di filo elettrico steso sui binari a quasi 9mila, in maniera pioneristica.

La locomotiva elettrica trifase E.431 è stata utilizzata per potenziare il parco elettrico delle Ferrovie dello Stato dopo il completamento dei primi programmi di elettrificazione della rete. Per alcuni anni ha incarnato il meglio dell’industria ferroviaria italiana, sia dal punto di vista tecnologico, con la sua capacità di esprimere per l’epoca prestazioni di eccellenza, anche in termini di velocità, sia sotto l’aspetto stilistico e del design.

Lo speciale annullo filatelico mostra il legame fra Ferrovie dello Stato e Poste Italiane, due aziende radicate nel territorio, con radici solide nel passato ma proiettate al futuro. Ne è convinta Maria Bianca Farina, presidente di Poste, che osserva come i due gruppi abbiano “connesso il Paese negli anni, in modo diverso“. Ogni emissione è un evento ma, sottolinea, “ci sono emissioni ancora più speciali, che dimostrano come il francobollo sia uno strumento di comunicazione incredibile e costituisca la nostra memoria collettiva personale. Ci fa bene capire da dove veniamo, la locomotiva ci parla di progressi scientifici e tecnologici, di un accorciamento importante delle distanze”.

Con l’avvio del Piano industriale 2022-2031 il Gruppo FS si pone anche come protagonista di una nuova stagione di rilancio delle infrastrutture di mobilità del Paese, in un’ottica di integrazione tra diverse e modalità di trasporto, all’insegna della sostenibilità. “È necessario spingere sul trasporto ferroviario, anche per ridurre le emissioni di Co2”, rimarca Gilberto Pichetto Fratin, viceministro allo Sviluppo Economico, durante la presentazione.

Per rendere la rete sempre più green ed efficiente, nei prossimi dieci anni il Gruppo FS ha pianificato 190 miliardi di euro di investimenti. Tra i tanti progetti in cantiere c’è anche l’incremento dei chilometri di rete elettrificata, che passeranno dagli attuali 12.160 (quasi il 72% della rete ferroviaria nazionale) a circa 14.000 chilometri totali (circa l’83%).