Meeting Rimini al via da domani al 25/8: energia, acqua e IA tra i temi

Torna, da domani 20 agosto a domenica 25 agosto, il Meeting di Rimini, organizzato come ogni anno da Comunione e Liberazione. Ventitrè padiglioni ospiteranno l’evento, distribuiti su una superficie di circa 120mila metri quadrati, decorati con 1.500 piante, tra le quali 63 betulle alte fino a 4 metri.

Per gli allestimenti, saranno impiegati 7mila mq di legno e 3.580 metri lineari di legno listellare. Sei piazze-giardino arricchiranno gli spazi, mentre gli uffici occuperanno 5mila metri quadrati. Centrale l’attenzione all’ambiente: 250 chili di plastica PET saranno raccolti grazie alla collaborazione tra il Meeting e Coca Cola e sono già stati installati 5 eco-compattatori.

Dall’energia alla tutela dell’acqua, passando per le sfide della transizione ecologica e digitale, sono tanti gli appuntamenti green in programma, che coinvolgeranno esponenti del governo, del mondo universitario, della ricerca, delle imprese.

Domani, 20 agosto, alle 17 si terrà l’appuntamento ‘Come conservare, utilizzare e condividere una risorsa così preziosa come l’acqua?‘, si parlerà della risorsa idrica a 360 gradi, dall’utilizzo personale a quello industriale fino alla gestione del bene, presente in modo non omogeneo sul territorio.

Mercoledì 21 agosto sarà la volta di ‘Social e intelligenza artificiale: non serve lo schermo per crescere smart‘, alle 12. Si parlerà di come la società sia mediata nell’interazione da dispositivi digitali connessi a servizi complessi e opachi, gestiti da imprese globali. Un dialogo tra un informatico, uno psicologo dell’età evolutiva e un esperto di educazione digitale, per far luce sul compito educativo.
Alle 19 si discuterà di solidità dei nodi e mobilità delle reti con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini; Arrigo Giana, amministratore delegato Atm; Marco Piuri, direttore generale Fnm Group; Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci; Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato Rfi; Roberto Tomasi, amministratore delegato Autostrade per l’Italia. Si parlerà del collegamento tangibile tra le infrastrutture fisiche (con i suoi nodi e le sue peculiarità morfologiche) e le reti di relazioni locali che compongono le comunità e che costituiscono vere e proprie reti di prossimità, resilienti e solidali.

Giovedì 22 agosto, alle 12, sarà la volta di ‘Made in Italy e filiere produttive‘, con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso; Francesco Maria Chelli, presidente Istat; Andrea Dellabianca, presidente Compagnia delle Opere; Maria Porro, presidente Salone del Mobile; Luigi Sbarra, segretario generale Cisl. Focus sulle filiere composte da grandi aziende capaci di operare globalmente, che a loro volta coinvolgono piccole e medie imprese locali con elevate capacità produttive: un sistema combinato che favorisce lo sviluppo del Made in Italy. Ma l’attuale tendenza a coinvolgere produzioni estere poco controllate mette a rischio le condizioni di lavoro. Lo sviluppo sul territorio italiano permetterebbe un maggiore controllo della filiera e una qualità superiore, sebbene a costi più elevati. Nel panel si parlerà quindi dell’importanza di identificare ciò che rende il Made in Italy di qualità e di sanzionare chi non rispetta le regole del lavoro.
Alle 13, al centro dei lavori ci sarà ‘La sicurezza energetica del Mediterraneo‘, con Mario Antonio Scino, capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; Gianna Elisa Berlingerio, direttrice del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia; Marco Bernardi, presidente Illumia; Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia Enel; Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam; Carla Napolitano, responsabile Innovazione all’interno della Direzione Strategia, Digitale e Sostenibilità Gruppo Terna. Sul tavolo, il problema di resilienza dell’attuale sistema energetico dovuto alle scosse geopolitiche. In questo contesto, il ruolo dell’Italia risulta potenzialmente decisivo soprattutto in chiave europea, con l’obbiettivo dell’attuale esecutivo di rendere l’Italia l’hub energetico del Mediterraneo. Questi shock si sono inseriti all’interno di un faticoso percorso di transizione, in cui da un lato sarà necessario il ruolo del gas come bridge fuel, ma dall’altro sarà prevedibile aspettarsi un’impennata della domanda per le materie prime necessarie affinché gli obiettivi ambientali possano essere conseguiti. In questo senso, solo gli Stati in grado di agganciarsi alla nuova catena di approvvigionamento per la transizione saranno quelli destinati a subire minori costi, altri, al contrario, rimarranno indietro e ne pagheranno ben più elevati.
Alle 15, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sarà sul palco con mons. Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la Vita e Bernhard Scholz, presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS per il tavolo ‘Percorsi di pace‘: un confronto su questioni cruciali legate alla pace e alla cooperazione internazionale, con l’obiettivo di promuovere una maggiore comprensione reciproca e di individuare azioni concrete per costruire un mondo più sicuro e solidale. Dal Meeting verrà lanciato un messaggio al mondo intero: un messaggio di amicizia fra i popoli, essenziale oggi più che mai.
Nello stesso giorno, alle 17, si tornerà a parlare di IA nel panel ‘Strumento o limite per la libertà?‘ con Paolo Benanti, docente Pontificia Università Gregoriana di Roma, esperto di bioetica, etica delle tecnologie e human adaptation, membro del New Artificial Intelligence Advisory Board dell’Onu, presidente commissione per l’Intelligenza Artificiale; Mario Rasetti, professore Emerito di Fisica Teorica del Politecnico di Torino e presidente del Scientific Board di Centai; Luca Tagliaretti, direttore esecutivo del Centro europeo di competenza sulla cyber-sicurezza. Ci si chiederà se l’Intelligenza artificiale cambierà il mondo e se lo cambierà in meglio o in peggio. Lo stesso Papa Francesco ha dedicato al tema dell’Ia il suo messaggio per la pace di quest’anno e ha ripetuto il suo pensiero davanti ai capi di stato del G7 in Puglia. Come ogni novità prodotta dall’ingegno umano anche l’IA può essere un fattore di crescita e sviluppo ma, allo stesso tempo, come ogni occasione in cui la potenza dell’uomo cresce, occorre che cresca proporzionalmente la sua responsabilità.

Venerdì 23 agosto, alle 13, salirà sul palco della Sala Conai il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per il panel ‘Qual è l’essenziale nella sostenibilità?‘. Con lui, Stefano Berni, direttore Generale Consorzio di Tutela del Grana Padano; Igor Boccardo, amministratore delegato Leone Alato Gruppo Generali; Fabrizio Gavelli, presidente e amministratore delegato Danone Italia. L’ambito di analisi sarà quello del settore agroalimentare e dell’equilibrio tra innovazione e tradizione. Dirigenti di imprese da sempre impegnate nella sostenibilità come Danone, Leone Alato e Grana Padano, insieme al Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste discuteranno di come promuovere pratiche che preservino la biodiversità, riducano l’impatto ambientale e garantiscano il benessere delle comunità locali. La collaborazione tra industria, agricoltura e istituzioni è cruciale per un futuro alimentare responsabile e rigenerativo.
Alla stessa ora, nell’Auditorium Isybank, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parteciperà all’incontro ‘Il primo capitale dell’impresa è la persona’. Con lui sul palco Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo; Elena Bonetti, deputata al Parlamento Italiano, Azione; Andrea Gnassi, deputato al Parlamento Italiano, PD; Maurizio Lupi, presidente Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà; Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze Camera dei Deputati, FdI. Mentre l’investimento in macchinari può essere ammortizzato, formare i lavoratori è un onere solo delle imprese. L’Intergruppo sta introducendo novità legislative che permettano di superare questo gap rendendo più attuale anche in Italia la formazione continua.
Alle 15 si tornerà a parlare di energia nel panel ‘Transizione: costi e competitività‘, con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin; Ignazio Capuano, presidente Conai; Francesco Gattei, Chief Financial Officer (CFO) Eni; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura; Maximo Ibarra, amministratore delegato Engineering; Fabrizio Palermo, amministratore delegato Acea; Roberto Sancinelli, presidente Montello spa. Si parlerà di come fornire soluzioni al cambiamento climatico e rispondere adeguatamente a un contesto macroeconomico sfavorevole. Si tratterà di comprendere quale sia il prezzo sociale che si è disposti a pagare per limitare l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5°C. La direzione di questo cammino, che non può non partire dall’industria energetica, dipende dalla spinta impressa da governi e decisori pubblici nel trovare soluzioni capaci di conciliare tutte le esigenze in campo.
Alle 17 sarà la volta di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, che discuterà con Lorenza Violini, professoressa di Diritto costituzionale di Milano di ‘Europa: tra crescita e incertezze’: di come in altri termini il tramonto della globalizzazione e le crescenti incertezze richiedano un ripensamento profondo del modello di crescita e dell’assetto istituzionale dell’Unione Europea. Le recenti emergenze hanno spinto le istituzioni europee a intraprendere numerosi interventi di politica economica, dimostrando quanto sia fondamentale l’interdipendenza tra la dimensione politica, economica ed istituzionale per lo sviluppo dell’Europa intera.

Sabato 24 agosto, alle 13, si terrà ‘Cantiere Europa‘, panel con Carlo Fidanza, capo delegazione FdI del Gruppo ECR; Pina Picierno, vicepresidente Parlamento europeo; Massimiliano Salini, vicepresidente del Gruppo PPE; Antonella Sberna, vicepresidente Parlamento europeo. Sarà un’occasione di confronto e dialogo in cui approfondire le linee culturali, sociali ed economiche del futuro dell’Unione europea. Tra i temi, le sfide dell’intelligenza artificiale e i nuovi equilibri internazionali.
Sempre alle 13, ci sarà ‘Mobilità e Reti‘ con Alfredo Maria Becchetti, presidente Infratel; Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti; Pierluigi Di Palma, Presidente ENAC. Si farà il punto sul nesso tra infrastrutture e trasporti attraverso l’esperienza di grandi player del settore.

Domenica 25 agosto, alle 17, si parlerà di ‘Mercato unico, euro e Pnrr‘ con Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei; Piero Cipollone, membro comitato esecutivo Banca Centrale Europea; Enrico Letta, estensore del Rapporto strategico sul Mercato unico europeo. Le elezioni europee sono alle spalle ma le domande sul futuro dell’Europa e dell’Italia sono tutte aperte: al centro del dibattito lo sviluppo economico caratterizzato dal mercato unico, dall’euro governato dalla banca Centrale europea e dal grande piano di investimento del Next generation.

Granchio blu, l’ex prefetto di Rovigo Enrico Caterino commissario straordinario

L’ex prefetto di Rovigo Enrico Caterino è il commissario straordinario per l’emergenza del Granchio blu. Lo annuncia il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. “La nomina – assicura – è stata condivisa in grande sintonia tra i due ministeri“.

Essendo servitore dello Stato, affronterò l’emergenza con il massimo impegno. Il problema lo conosco perché vivo in quella zona. Non si conosce bene dal punto di vista scientifico il motivo della proliferazione, ma è un fenomeno che va gestito“, commenta Caterino, che annuncia che la struttura commissariale avrà anche un vicecommissario.

In questa fase, nell’Adriatico in particolare, il granchio blu ha compromesso alcune attività di carattere economico e rischia di compromettere l’intero ecosistema marino se non si prevedono misure strategiche. Potevano essere previste prima? Probabilmente sì. Non si è fatta una dovuta attenzione alla fluttuazione di abbondanza, portando criticità che riguardano il mondo della pesca“, spiega Lollobrigida. Se dalla pianificazione emergerà l’esigenza di nuovi stanziamenti “il governo non si tirerà indietro“, garantisce.

Il rischio di perdita di biodiversità è “molto forte“, conferma Pichetto. “La presenza del granchio blu, come specie aliena, risale a molti decenni fa ma le classificazioni ci davano un numero di esemplari bassissimo per ettaro che si è moltiplicato per mille e quindi è diventato un’invasione“, ricorda. Il riscaldamento del mare ha inciso e non poco. “Con molta onestà dobbiamo prevenire la limite del possibile – scandisce il ministro -. Il Granchio blu c’era 30 anni fa, pochi esemplari, i dati di Ispra mi dicono questo, però nel giro di due anni è esploso. Perché è esploso? Si ritiene principalmente perché c’è stato il riscaldamento dell’acqua, ma naturalmente non è solo questa la causa, è una valutazione che faremo da qui in avanti“.

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Via libera definitivo alla nuova Pac. Lollobrigida: “Vittoria del governo Meloni”

Ora è tutto pronto per l’entrata in vigore delle modifiche della Politica Agricola Comune (Pac), dopo due mesi intensissimi di iter legislativo. Con il via libero definitivo del Consiglio dell’Ue alle proposte della Commissione Europea per affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici della Pac, ora si attende solo la firma dei rappresentanti del Parlamento e del Consiglio, con l’entrata in vigore della legge prevista per il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, “entro la fine di maggio”. Gli agricoltori europei potranno così applicare alcune delle nuove norme relative alle condizionalità ambientali retroattivamente per l’anno di rivendicazione 2024.

Dall’Italia arriva il plauso del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobriga. “E’ una vittoria del Governo Meloni”, dice, perché “riduce la burocrazia, aumenta la flessibilità e mette al centro l’agricoltura nell’agenda europea”. Il nostro Paese, ricorda, “ha adottato una posizione decisa, presentando un documento a febbraio che esortava la Commissione Ue a riconsiderare politiche ideologiche, mascherate da presunto ambientalismo, dannose per il nostro settore primario”.

La revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di “una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive” dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – “pur mantenendo la protezione degli elementi paesaggistici esistenti”. Gli Stati membri sono invece tenuti a istituire un eco-schema che offra un sostegno agli agricoltori per mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici (come siepi o alberi). I Ventisette potranno anche prevedere esenzioni specifiche dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo) per le situazioni che rischiano di essere contrarie ai loro obiettivi, come nel caso di condizioni specifiche di terreni e sottosuoli. Più nello specifico sulla rotazione delle colture (standard 7) gli Stati membri potranno aggiungere la possibilità di soddisfare questo requisito con la diversificazione delle colture, una flessibilità che dovrebbe consentire agli agricoltori colpiti da regolare siccità o di precipitazioni eccessive di rispettare la condizione in modo più compatibile con la realtà agricola.

Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, una misura che riguarda il 65% dei beneficiari della Pac ma solo solo il 10% della superficie agricola totale. L’alleggerimento degli oneri per i piccoli agricoltori dovrebbe garantire che non debbano essere controllati per quanto riguarda il rispetto dei requisiti di gestione obbligatori, dal momento in cui l’esenzione non ostacolerebbe “in modo significativo” il ruolo dei requisiti di condizionalità nel contribuire agli obiettivi climatici e ambientali. Inoltre viene proposto anche di aumentare il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno.

Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare – con i rappresentanti di tutti i settori della filiera alimentare e i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione. In secondo luogo viene proposto il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione condurrà una valutazione approfondita della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata da presentare nel 2025 insieme a proposte legislative “se opportuno”.

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Il Dl Agricoltura verso il Consiglio dei ministri di lunedì: lotta a granchio blu, peste suina e concorrenza sleale

Dopo il commissario alla peste suina africana, quello per gestire la diffusione del granchio blu. E ancora, sostegni alle imprese colpite dalla moria dei kiwi e dagli shock che sono seguiti all’invasione russa in Ucraina e alle ondate di maltempo, interventi delle forze armate e contrasto alle pratiche sleali. Sono tutte misure che il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si prepara a portare in Consiglio dei ministri probabilmente già lunedì pomeriggio. Il provvedimento era già stato annunciato il 12 marzo, in occasione della conferenza organizzativa di Cia-Agricoltori italiani: “Ci stiamo lavorando, intanto lo porterò al tavolo con le associazioni del mondo agricolo, è mia abitudine confrontarmi sulle proposte applicative con i protagonisti delle vicende”, aveva detto il ministro a margine dell’evento.

Al momento, la bozza del Dl Agricoltura, che GEA ha potuto visionare, prevede 12 articoli e vuole tutelare il comparto da diverse emergenze che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi. Per limitare l’uso del suolo agricolo, secondo il provvedimento, le zone classificate come “agricole” dai piani urbanistici vigenti vengono considerate “non idonee” all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra.

Mutui e altri finanziamenti a rimborso rateale sospesi per dodici mesi per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che, nel 2023, hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, “previa presentazione di un’autocertificazione, che attesti la suddetta condizione di accesso al beneficio”.

Per potenziare i sistemi informatici a disposizione dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare per le attività di competenza finalizzate al contrasto di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, vengono assegnati a Ismea 9 milioni di euro in tre anni: 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.

Contro la Psa, oltre al commissario, la misura prevede che il Fondo di conto capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza, venga rifinanziato di 5 milioni di euro per l’anno 2024 e 15 milioni di euro per l’anno 2025. Agli oneri derivanti dal periodo precedente, quantificati in 20 milioni di euro, precisa la bozza, “si provvede per gli anni 2024 e 2025 mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2024-2026“. Inoltre, un contingente di “massimo 177 unità del personale delle Forze armate” sarà autorizzato a svolgere il servizio di contrasto alla peste suina africana per un periodo non superiore a un anno, rinnovabile per una sola volta. Le spese di personale e le spese di funzionamento saranno a carico del Commissario straordinario.

La società ‘Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa‘ viene poi incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Per fronteggiare la morìa dei kiwi, il Dl vuole estendere i contributi e le agevolazioni del ‘Fondo di solidarietà nazionale’ anche alle imprese agricole che, nel corso della campagna 2023, hanno subito “danni alle produzioni di kiwi e alle piante di actinidia” e che non abbiano “beneficiato di risarcimenti derivanti da polizze assicurative o da fondi mutualistici“. Le regioni territorialmente competenti, potranno comunque deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. La ripartizione dell’importo da assegnare alle regioni, poi, si legge nel documento, “avviene sulla base dei fabbisogni risultanti dall’istruttoria delle domande di accesso al Fondo di solidarietà nazionale presentate dai beneficiari a fronte della declaratoria della eccezionalità“.

Prima giornata del Made in Italy. Meloni: “Saremo implacabili contro Italian sounding”

Nell’anniversario della nascita di Leonardo Da Vinci, l’Italia celebra la prima Giornata nazionale del Made in Italy. Un’occasione per “evidenziare l’eccellenza, la creatività e l’ingegno che contraddistinguono i prodotti italiani nel mondo e per ispirare e coinvolgere le nuove generazioni alle professioni tipiche che ne sono a fondamento“, spiega Adolfo Urso, promotore dell’iniziativa.

Dalla moda al design, dal cibo all’arte, il Made in Italy è il frutto di una tradizione millenaria e di una “costante ricerca di innovazione“, evidenzia il ministro delle Imprese. Un patrimonio prezioso, che, assicura, “ci rende orgogliosi di essere italiani e che contribuisce in modo significativo all’economia del nostro Paese”.
Centinaia gli eventi realizzati in ogni Regione, per mostrare le specificità e le tipicità dei singoli territori.

Dal Vinitaly di Verona, la premier Giorgia Meloni promette un impegno “implacabile” nella lotta alla contraffazione e all’Italian sounding, che “ogni anno drena dal sistema Italia decine di miliardi di euro e compromette la qualità della nostra eccellenza del nostro nome“, denuncia. E giura che non si faranno sconti a chi “pensa di poter usare il nome italiano per vendere prodotti che non hanno neanche lontanamente l’eccellenza che l’Italia può vantare”.

Con la presidente del Consiglio al Vinitaly anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che parte dallo stand di Coldiretti per ricordare quanto sia fondamentale acquisire “maggiore consapevolezza di quello che abbiamo“, scandisce. Anche Lollobrigida parla della necessità di difendere la qualità dei prodotti e del pericolo dell’italian sounding. Ecco perché, sottolinea, a livello internazionale “bisogna creare sempre più una condizione di trasparenza“, con un processo produttivo e di trasformazione leggibile, in modo che le persone possano scegliere che cosa comprare e quanto pagarlo.

Gli agricoltori e i trasformatori italiani hanno costi maggiori degli altri non perché siano meno bravi a gestire un’azienda, ma perché, afferma “rispettano l’ambiente, i diritti dei lavoratori, pagano tasse alte per garantire l’equilibrio sociale“. Quel prezzo, ricorda Lollobrigida, “dietro di sé ha tutto questo, mentre i prezzi di prodotti di altre nazioni non hanno tutto questo tipo di attenzione e tutela a qualcosa che abbiamo costruito con la nostra civiltà e quindi proteggere il valore aggiunto del made in Italy è un dovere per garantire un processo culturale che metta tutti nella condizione di guardare all’Italia come esempio“.

Per l’agroalimentare italiano si profila un nuovo record. Nel 2023 le esportazioni hanno raggiunto i 64 miliardi di euro, circa il 10% sul totale delle vendite all’estero dell’Italia. “Alla fine di quest’anno potrebbero far registrare un ulteriore aumento in valore nell’ordine di sei punti percentuali”, evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Sulle prospettive dell’economia pesano le crescenti tensioni internazionali, l’aumento del costo dei trasporti navali e dei prodotti energetici, ma se le previsioni saranno confermate, risulterebbe sostanzialmente colmato il divario nei confronti della Spagna: “Un risultato che sembrava fuori portata fino a pochi anni fa”, sottolinea.

E’ il cibo la prima ricchezza dell’Italia con un valore della filiera agroalimentare allargata che ha superato i 600 miliardi di euro e rappresenta il simbolo più noto del Paese all’estero, conferma l’analisi Coldiretti. Il Made in Italy dal campo alla tavola vede complessivamente impegnati 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. “Un record – evidenzia Coldiretti – trainato da un’agricoltura che è la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 529 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori“.

Primati che vanno, appunto, difesi dal fenomeno del ‘fake in Italy’, il cibo straniero spacciato per italiano sfruttando il concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale. In questo modo cosce di prosciutto estero dopo essere state salate e stagionate vengono vendute per italiane e lo stesso capita col latte straniero che diventa mozzarella italiana. Una frode contro la quale è partita dal Brennero una grande mobilitazione di Coldiretti con obiettivo la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola. “Qualcuno deride o sminuisce l’iniziativa che noi abbiamo fatto al Brennero – lamenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. È un’iniziativa di trasparenza e di risposta nei confronti dei cittadini e dei consumatori. Non è una manifestazione di chiusura all’interno dei confini è vero esattamente l’opposto: partiamo dall’Italia – rivendica – per cercare di portare trasparenza sui mercati a livello mondiale e fare anche una lotta concreta al tema dell’Italian sounding che tante volte si pensa essere solo fuori dei confini nazionali quando purtroppo l’abbiamo anche all’interno del nostro Paese quando ci sono queste storture”.

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Agricoltura, da Italia pacchetto di proposte a Ue. Lollobrigida: “Tornati centrali”

L’Italia presenta le sue proposte alla Ue e cerchia in rosso le date del 21 e 22 marzo prossimi. Il giorno dopo il consiglio Agrifish più difficile, con la guerriglia urbana che ha messo a ferro e fuoco Bruxelles, il responsabile del Masaf, Francesco Lollobrigida, spiega la posizione italiana in Europa, sottolineando che la premier, Giorgia Meloni, ha chiesto di mettere anche l’agricoltura all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Ue. Per battere il ferro finché è caldo, lascia intendere il ministro della Sovranità alimentare.

L’Italia, da protagonista, nell’ambito del Consiglio Agrifish ha presentato un documento che invita la Commissione Ue a fare un passo indietro rispetto alle politiche ideologiche e folli che, in nome di un presunto ambientalismo, hanno messo in ginocchio il nostro settore primario“, dice Lollobrigida. Sottolineando che “tutti gli Stati membri si sono espressi favorevolmente”. Al centro del piano c’è la revisione della Pac, “perché l’ultima è scritta male: porta criticità operative che creano problematiche“.

Il paper italiano avvisa che “se il modello di transizione ecologica dell’agricoltura promosso dal Green Deal continuasse ad essere portato avanti solitariamente dall’Ue o senza il necessario correttivo della reciprocità a livello di scambi commerciali, il saldo degli effetti ambientali a livello globale sarebbe addirittura negativo“. Il concetto base è che “la minore produzione agricola nell’Unione europea derivante da vincoli ambientali più severi e la sua conseguente delocalizzazione verso Paesi caratterizzati da regole meno rigorose, farà crescere l’inquinamento a livello mondiale, penalizzando la lotta ai cambiamenti climatici che, per sua stessa natura, non può che essere condotta a livello globale“. In pratica, spiega il ministro, “se le scelte tengono conto solo del principio della sostenibilità ambientale, ci sono conseguenze sulla desertificazione e sul dissesto idrogeologico“, oltre al fatto che “con consumo invariato e riduzione delle produzioni si incentivano le importazioni da nazioni che non rispettano le nostre stesse regole. Anzi, si aumentano quelle produzioni a livelli esponenziali, con conseguenze sull’ambiente“.

Dunque, per il governo italiano va rivista la Pac 2023-2027, con azioni a breve termine come la rimodulazione della normativa sugli aiuti di Stato, incrementando l’importo in ‘de minimis’ nel settore agricolo a 50mila euro, con un quadro temporaneo per l’emergenza agricola e una moratoria sul credito agricolo sulla scorta di quanto accaduto con la pandemia e la crisi energetica.

Ancora, incentivare soluzioni alternative alla messa a riposo dei terreni per salvaguardare l’ambiente, il cui obbligo va rimosso con una deroga temporanea fino alla prossima Politica agricola comune, dove poi cancellarlo definitivamente. Servono, inoltre, adeguate risorse finanziarie per sostenere il reddito degli agricoltori, assicurare la sicurezza alimentare e mantenere un tessuto rurale vitale, ma soprattutto aumentare gli aiuti ai giovani per consentire il ricambio generazionale. Tra le proposte c’è quella di riflettere sugli eco-schemi, soprattutto sulla possibilità di remunerare la produzione di beni pubblici e le esternalità positive prodotte dal settore agricolo.

Ovviamente, ci sono anche interventi settoriale: la produzione commercializzata dell’olio extra vergine di oliva non dovrà scendere al di sotto del 15%, l’innalzamento al 60% dell’aiuto di spesa agli operatori ortofrutticoli, i limiti temporali previsti per le autorizzazioni e il reimpianto di vigneti devono essere eliminati o ampliati ad almeno 8 anni, il finanziamento dell’estirpazione dei vigneti per problemi fitosanitari e il suo reimpianto e la copertura del mancato reddito.

L’Italia chiede il rafforzamento degli interventi sul mercato Ue con l’apertura di stoccaggi di prodotti agricoli europei e nazionali, lo sviluppo rurale con un piano straordinario per il ricambio generazionale (incentivi under 40 oltre i 5 anni, costi standard per investimenti di piccola taglia, rafforzamento degli strumenti di gestione del rischio e contratti di filiera), la creazione di una riserva di crisi. Poi, semplificare: “L’Ue è un contesto politico, non solo burocratico in cui si svolgono i compitini“, tuona Lollobrigida. Che indica la parola d’ordine: “Semplificazione, di cui tutti si riempiono la bocca ma ogni volta che si deve delineare un percorso, si cercano orpelli sempre maggiori“.

Nella strategia non mancano contromisure per evitare la concorrenza sleale, in particolar modo dal Mercosur, irrobustendo l’impianto della direttiva europea. “Nessun accordo commerciale tra Commissione europea e Paesi terzi può essere stipulato se non si garantiscono gli stessi standard in vigore nel mercato Ue, in termini di sicurezza sanitaria, alimentare ed ambientale, sicurezza sul lavoro e diritti dei lavoratori“, si legge nel documento. Inoltre, va rivista la legge europea sul ripristino della natura, evitando nuovi oneri a carico degli agricoltori: “E’ l’elemento cardine dell’impostazione ideologica“, prosegue il ministro che aspetta dal Parlamento Ue “un segnale chiaro su questa dinamica, che credo sia l’evoluzione di un processo che deve chiudersi, in cui è stata prevalere un’impostazione che ha messo in ginocchio il sistema produttivo e che rischia di ucciderlo“.

La polpetta (avvelenata) del ‘meat sounding’ altra grana europea

Se davvero di polpetta si tratta è sicuramente avvelenata. Perché intorno al ‘meat sounding’ si sta scatenando una battaglia tra Roma e Bruxelles. Qual è il nodo di questa vicenda che può sollevare qualche sorriso ma che in realtà cela una grana grande e grossa? Sintetizzando: si tratta di quei prodotti a base vegetale che vengono venduti con nomi che richiamano o citano espressamente prodotti a base di carne. Alzi la mano chi di noi non ha mai sentito parlare dell’hamburger vegetale, o della bistecca di soia, o delle polpette vegane, o – esagerando – della bresaola di grano? Ecco, tutti questi nomi che solleticano (in teoria) le papille gustative sono fuorilegge nel nostro Paese dall’anno scorso, in concomitanza con il ‘no’ alle carni sintetiche. Qui nasce il ‘meat sounding’, vietato peggio dei rave party, perché – lamentano – ti illudi di mangiare una chianina e invece ti trovi a ingurgitare soia.

Se da un lato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il senatore leghista Gianmarco Centinaio sono scesi in campo per contrastare questo presunto ‘tarocco’ alimentare a tutela dei consumatori, dall’altro le aziende che producono alimenti vegetariani sono sul piede di guerra e hanno scritto una lettera alla Ue per modificare la legge italiana e lasciare così alla polpetta la possibilità di esistere sia sotto forma di carne sia di proteine vegetali. La tanto vituperata Bruxelles, questa volta viene invocata per sanare un contrasto interno. Che succederà? In teoria dovrebbe essere l’etichettatura a fare da spartiacque tra i due prodotti anche per quelle persone che sono più svagate e magari tendono a confondersi.

E’ chiaro che di fronte alla guerra tra Israele e Hamas, alla crisi del Mar Rosso e al conflitto tra Russia e Ucraina, la vexata quaestio del ‘meat sounding’ è una briciola (il pane non rientra nella contesa…) ma i numeri fanno riflettere. Solo in Italia sono 22 milioni le persone che consumano abitualmente prodotti di natura vegetale, mentre quel 25% di italiani che ancora non ha testato le prelibatezze vegetariane/vegane ha confessato di essere intenzionata a farlo. Insomma, non proprio riscontri trascurabili. “Speriamo che usino un po’ di fantasia”, l’auspicio rivolto da centinaio a Unionfood. Una battuta che non ha fatto ridere i produttori ma che rischia di sollevare un ulteriore polverone. Nemmeno un ‘buon appetito’ ci sta bene in mezzo a tanta tensione. Insomma, a questo giro deve apparecchiare tavola Bruxelles

Agricoltura, Cia chiede un Piano Nazionale: Da tutela filiera a gestione acque

Un Piano Nazionale per l’Agricoltura e l’Alimentazione. Lo Chiede Cia-Agricoltori italiani al governo, durante l’assemblea annuale a Roma. Accrescere peso economico e forza negoziale dell’agricoltura; incentivare ruolo e presidio ambientale del settore; mettere l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne; salvaguardare servizi e attività sociali vitali per i territori rurali; consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Italy. Queste le cinque mosse da cui partire.

Salvare l’agricoltura per salvare il futuro”, osserva il presidente, Cristiano Fini. Perché, precisa, “senza un’agricoltura in salute, viene compromesso il diritto a un’alimentazione sana, sostenibile e accessibile a tutti“.

Credo che quest’anno, a un anno di distanza dall’ultima assemblea, possiamo vantare un risultato, non io come ministro, ma tutti: la sinergia all’interno del governo ha permesso di rimettere al centro l’agricoltura“, rivendica dal palco il ministro Francesco Lollobrigida. Tuttavia, mette in chiaro Fini, “il settore ora vive una crisi generalizzata, tra tante emergenze che acutizzano il divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati, con aumenti che superano anche il 400% dal campo alla tavola”. Cia si candida dunque come interlocutore delle istituzioni per definire il Piano agricolo nazionale “sempre annunciato, ma mai realizzato, in grado di invertire la rotta, collocando finalmente il settore primario tra i protagonisti della filiera agroalimentare, un colosso da circa 550 miliardi di fatturato in cui l’agricoltura prende però solo l’11%”, afferma il presidente. In questo percorso “l’Italia e, soprattutto, l’Europa devono essere dalla nostra parte, abbandonando posizioni e regolamenti ideologici anche in vista delle prossime elezioni Ue. D’altronde – chiosa Fini – se non c’è agricoltura, il Made in Italy non può esistere, scompare il presidio del territorio e le aree interne muoiono. Un rischio che il Paese non può correre”.

A Bruxelles “l’Italia gioca in difesa“, replica Lollobrigida: “Abbiamo criticato l’Europa perché i dati non ci tornavano, non riteniamo giusto pagare coltivatori per non coltivare e pescatori per non pescare. Sacrificare il mondo produttivo in nome di ideologie è stato un errore. Se smettiamo di produrre per non inquinare, i prodotti dobbiamo prenderli da filiere lunghe“, riflette. “In 30 anni abbiamo perso il 30% delle aziende agricole per scelte sbagliate – aggiunge -. All’inizio, su diversi temi, abbiamo preso posizioni isolate, ma alla fine non siamo rimasti isolati“.

Il Piano agricolo presentato da Cia è di respiro pluriennale, da sviluppare secondo cinque assi d’intervento organizzati per obiettivi chiari e relative misure.

Quanto alla gestione delle acque, per Cia è urgente un nuovo Piano di gestione di quelle a uso irriguo, secondo una logica che preveda il trattenimento quando l’acqua è disponibile e il suo utilizzo in periodi di siccità, con una programmazione oltre il 2026 e risorse dedicate all’agricoltura per la crescita del sistema dei grandi invasi (dighe) da considerarsi integrati, e non alternativi, a quello dei piccoli invasi (laghetti). Gli agricoltori trovano anche la sponda del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. “Il mio obiettivo è arrivare a mezzo miliardo per intervenire sulla dispersione idrica“, da inserire in un emendamento nella legge di Bilancio, “così come nella rimodulazione del Pnrr abbiamo aggiunto un miliardo di euro. Sono convinto che riusciremo a spendere fino all’ultimo centesimo i fondi per il settore idrico”, garantisce.

L’appoggio arriva anche dall’opposizione. “L’agricoltura è sottoposta a uno stress profondo e gli agricoltori sono i primi a sapere che bisogna lottare contro il cambiamento climatico. Ma non possiamo permetterci di lasciarli soli. Occorre fare una conversione ecologica insieme agli agricoltori, che sono presidio dei territori. Un’agricoltura resiliente è più diversificata“, dice la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Il cibo è vita e non c’è vita senza cibo di qualità”, scandisce la leader dem. Sul Piano di lavoro il Partito Democratico è pronto, assicura: “Siamo qui e siamo disponibili a lavorare con voi“.

Stop carne sintetica è legge. Lollobrigida: “Provvedimento coraggioso, siamo i primi”

Stop dalla Camera a produzione, consumo e commercio di cibi e mangimi sintetici. E’ legge il ddl proposto dai ministri dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e della Salute, Orazio Schillaci. Dopo l’approvazione in Senato del 20 luglio, arriva l’ok di Montecitorio, con 159 Sì, 53 No e 34 astenuti. La misura vieta anche l’uso di “nomi ingannevoli” per gli alimenti derivati da proteine vegetali prodotti in laboratorio. Non si potrà quindi più chiamare bistecca un prodotto proveniente da soia o hamburger proveniente da tofu.

“Un provvedimento coraggioso, chiesto dai cittadini con milioni di firme, che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo“, rivendica sui social Lollobrigida. “Siamo la prima nazione a vietarla – precisa – con buona pace delle multinazionali che speravano di fare profitti mostruosi mettendo a rischio il lavoro e la salute dei cittadini”.

Il ministro la definisce una delle leggi “più democratiche” mai avute nella nazione, dato il sostegno importante alla petizione. Tra i firmatari, rappresentanti istituzionali di tutti i partiti presenti in Parlamento. “Alle pressioni e agli interessi delle grandi lobbies alimentari straniere abbiamo risposto con un secco no”, gli fa eco il sottosegretario Patrizio La Pietra. Ora la legge andrà notificata all’Europa: “Riteniamo che non ci sia nulla da temere”, garantisce Lollobrigida. Punta a convincere gli altri Paesi a seguire la scelta dell’Italia, “non ci vogliamo proprio arrivare alla certificazione di queste procedure per trasformare il cibo coltivato in qualcosa di utilizzabile”, afferma.

E a chi solleva la questione della sicurezza alimentare, il ministro risponde senza dubbi: “Sostenerlo significa dire che non si vogliono dare alimenti di qualità a tutti. Non ci arrendiamo all’idea che ci sia un mondo nel quale una élite possa continuare a mangiar bene e miliardi di persone siano costrette a nutrirsi con prodotti alla stregua di un carburante per sopravvivere. Una società divisa in due non appartiene alla nostra cultura e la respingiamo fermamente”. 

grano

Grano, parte piano straordinario controlli. Lollobrigida: “Qualità a ogni costo”

Controlli sul grano duro importato potenziati, per monitorare la filiera, nei porti di partenza e in quelli di arrivo. E’ il piano straordinario voluto dal ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che sul tema ha presieduto una cabina di regia con la rete degli enti responsabili dei controlli per il comparto agro-alimentare, con un confronto diretto con rappresentanti delle filiere.

Il piano parte da metà novembre. Obiettivo trasparenza: “Il Made in Italy è una garanzia di qualità e deve continuare ad esserlo. Per questo abbiamo chiesto alle nostre forze in campo un impegno straordinario, all’interno della cabina di regia, per controllare l’import e chi produce alimenti con 100% Grano italiano”, spiega il ministro.

La cabina di regia sui controlli agroalimentari, riunita per la prima volta il 13 marzo scorso, è stata creata per dotare il Paese di un sistema integrato di controllo e tutelare la produzione rispetto a eventuali concorrenze sleali a livello internazionale e al fenomeno dell’Italian sounding. Il 19 luglio sono stati presentati i risultati del primo trimestre di attività, che hanno registrato oltre 120mila controlli; in quella occasione, Lollobrigida e Adolfo Urso, ministro delle Imprese, hanno incontrato i pastai per discutere dell’equa distribuzione del valore lungo la filiera.

Secondo l‘Ismea, nel 2023 la superficie destinata al Grano duro in Italia è stata di 1,22 milioni di ettari, in sostanziale stabilità rispetto al 2022 (1,24 milioni di ettari). La produzione nazionale di frumento duro 2023 si stima intorno alle 3,8 milioni di tonnellate, dopo essere scesa a 3,7 mln nel 2022 a causa della siccità.
Puntiamo a una crescita“, fa sapere Lollobrigida, che però “tuteli il primo anello della catena, perché dobbiamo mettere in condizione l’imprenditore agricolo di produrre al giusto prezzo”.

L’Italia, al momento, importa quindi la maggior parte del prodotto. Nel primo semestre 2023 sono state importate oltre 1,2 milioni di tonnellate di grano duro (+61% rispetto allo stesso periodo del 2022). La quota di importazione (che oscilla mediamente intorno ai 2 milioni di tonnellate all’anno, un’alta percentuale di questi dal Canada) è ancora fondamentale per soddisfare il fabbisogno dell’industria. La produzione di pasta è invece di circa 3,6 milioni di tonnellate, per il 60% destinato all’export. Va detto che, a livello nazionale, il consumo pro-capite si è ridotto dell’11% negli ultimi 10 anni.

Della cabina di regia fanno parte i comandi dei carabinieri per la Tutela agroalimentare e per la Tutela forestale e parchi, la guardia di finanza, la capitaneria di porto, Agea, Agenzia delle Entrate e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Masaf, a cui è affidato il ruolo di coordinamento operativo.

I nuovi controlli, assicura Lollobrigida, non saranno un aggravio per le imprese, ma un ulteriore “strumento di garanzia” dell’utilizzo di grano italiano, a vantaggio delle persone che acquistano e degli stessi produttori, che, ribadisce il ministro “vedono così garantito il valore della loro fatica e del loro valore nell’utilizzare una materia prima di origine nazionale”.

La necessità è anche quella di garantire equilibrio nei prezzi. Le continue fluttuazioni, dovute anche a costi di produzione in crescita e un prezzo del grano sempre inferiore, richiedono interventi che, scandisce Lollobrigida “vogliamo mettere in campo attraverso la concertazione con le rappresentanze del mondo degli agricoltori”. Per questo, l’Ismea è stato incaricato di ricostruire una catena del valore per chiarire come viene redistribuito il prezzo lungo la filiera ma anche il reddito. Si punta a un’equa distribuzione del valore aggiunto all’interno delle filiere, che è legato alla qualità che, nelle intenzioni del ministero, “deve essere preservata ad ogni costo”.