Confronto di un’ora al Colle fra Meloni e Mattarella: Ue, Manovra e post Fitto nel ‘menù’

Un incontro programmato da tempo, come ce ne sono tanti nel corso di una legislatura. Stavolta, però, il timing del pranzo di lavoro di mercoledì al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la premier, Giorgia Meloni, crea particolare attenzione. Non foss’altro per il timing, visto che solo poche ore prima, in commissione Bilancio al Senato, il governo era andato sotto sull’emendamento della Lega sulla riduzione del Canone Rai, bocciato con i voti di Forza Italia che si sono sommati a quelli delle opposizioni.

La notizia trapela il giorno dopo del faccia a faccia, che fonti del Colle confermano specificando che si è svolto “in un clima cordiale e collaborativo”. Nulla che possa far scattare campanelli di allarme, dunque: questo è il senso. Tesi corroborata anche da fonti di Palazzo Chigi, che smentiscono l’ipotesi che sia collegato alle tensioni parlamentari nella maggioranza.

I temi che Mattarella e Meloni trattano, comunque, sono di grande importanza. Messo in calendario la scorsa settimana, l’incontro avviene dopo l’intervento della presidente del Consiglio ai Med Dialogues. Innanzitutto è l’occasione per confrontarsi sulle ultime missioni internazionali in cui sono stati impegnati: il capo dello Stato in Cina, tra Pechino, Hangzhou e Canton; la premier al G20 in Brasile e a seguire in visita in Argentina. Altre volte era capitato, ma senza il clamore delle cronache, fanno notare dalle parti del governo.

Il capo del governo e il presidente della Repubblica discutono anche di altre questioni di primo piano. Come la legge di Bilancio, che sta compiendo i primi passi nell’iter parlamentare che dovrà portare all’approvazione del testo necessariamente entro il prossimo 31 dicembre. Al momento la fase è quella della scrematura degli emendamenti presentati dalle forze politiche, i cosiddetti segnalati e ‘super segnalati’, per provare ad asciugare più possibile i tesi e consentire un percorso con meno ostacoli, dunque tempi più rapidi.

Mattarella e Meloni, ovviamente, affrontano anche questioni di politica estera, a partire dalle vicende legate all’Unione europea, con il via libera alla nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen, di cui fa parte anche Raffaele Fitto, come vicepresidente esecutivo con deleghe di peso come agricoltura, pesca, economia del mare, trasporti e turismo: materie strategiche per l’Italia. Il nuovo incarico dell’esponente di FdI porta inevitabilmente ad aprire il capitolo del governo, nel quale Fitto finora ha avuto la responsabilità di guidare le politiche del Pnrr, della coesione, del Sud e degli affari Ue, e che ora dovrà rimettere nelle mani della presidente del Consiglio per trasferirsi a Bruxelles. Il ragionamento sul nome del sostituto sono in corso, così come a Palazzo Chigi si riflette sulla redistribuzione delle deleghe. I tempi non sono ‘emergenziali’, ma la decisione va presa in tempi abbastanza rapidi.

Manovra, completata la lista degli emendamenti ‘segnalati’. Al Parlamento 120 milioni

Adesso il quadro è completo. La seconda tranche dei ‘segnalati’ compone il mosaico degli emendamenti alla legge di Bilancio 2025, su cui ora si procederà con l’iter dei voti in commissione Bilancio alla Camera, per portare il testo in aula per l’approvazione, cui dovrà seguire il secondo passaggio in Senato per il via libera definitivo, a meno che non ci siano modifiche a Palazzo Madama. La deadline insuperabile resta comunque il 31 dicembre.

La scrematura è notevole rispetto agli oltre 4.500 presentati in prima istanza. La maggioranza riduce le proposte di modifica, ma le forze politiche che sostengono il governo non rinunciano ad alcuni capisaldi. In alcuni casi c’è addirittura convergenza su alcune misure: ad esempio sulla sulla necessità di modificare la norma che prevede revisioni del Mef nelle società che direttamente o indirettamente percepiscono contributi pubblici non inferiori a 100mila euro. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, infatti, confermano l’interesse alle rispettive proposte emendative (speculari) che chiedono di innalzare la soglia almeno a 1 milione di euro. FI, comunque, non rinuncia al proprio emendamento che cancella in toto quella parte di Manovra.

Gli azzurri sono molto attivi con 56 ‘segnalazioni’ totali, tra i quali emergono quelli sul rinnovo fino al 2027 dell’alleggerimento degli oneri per mutui e prestiti sottoscritti dagli enti locali, in modo da fornire risorse utili a far fronte alle maggiori spese energetiche. O ancora di stanziare 9 milioni, dal 2025 al 2027, per progetti di rilancio industriale delle aree di Brindisi e Civitavecchia dopo la chiusura delle centrali a carbone. Ma FI tiene anche al rinvio al 2026 della Sugar tax e alla detrazione al 50% della quota Irpef per chi compra un’abitazione di classe energetica A e B entro il 31 dicembre 2027.

Confermato l’interesse pure sugli emendamenti firmati da Noi Moderati, Forza Italia e Azione che, pur da posizioni politiche differenti, chiedono di istituire presso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica un fondo da 20 milioni per “potenziare le attività di ricerca e sviluppo di tecnologie innovative nel campo dell’energia nucleare da fissione.

La Lega, invece, non rinuncia alle proposte di modifica per aumentare a circa 14,7 miliardi i fondi per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina o al bonus elettrodomestici da 200 euro per l’acquisto di apparecchi con classe energetica non inferiore alla nuova classe B.

Tra le opposizioni il M5S accende i riflettori su 90 emendamenti presentati alla Manovra. Tra questi ci sono anche il ripristino del fondo Automotive e nuovi aiuti per far fronte ai rincari della bolletta energetica. Temi che ora dovranno passare il vaglio della commissione Bilancio, guidata da Giuseppe Mangiavalori, che oggi ha incontrato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e i rappresentanti delle opposizioni. Lo spazio di manovra lasciato al Parlamento conferma che è di 500 milioni nell’arco temporale di tre anni, ma “per il 2025 sono 120 milioni“.

Manovra, Cgil-Uil confermano sciopero. Meloni: Nessuna rivolta quando si aiutavano banche

In una mano ‘L’uomo in rivolta‘ di Albert Camus, nell’altra una calcolatrice nuova di zecca. A Palazzo Chigi, Giorgia Meloni riceve dai segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri, due regali. “E te niente?” scherza con il leader della Cisl, Luigi Sbarra. Nessun gadget, risponde lui, “solo proposte”.

Al tavolo sulla legge di Bilancio ci sono 12 sigle sindacali e nove esponenti del governo. Oltre alla premier, il vice Antonio Tajani, i ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti, delle Imprese Adolfo Urso, del Lavoro Marina Calderone, dell’Istruzione Giuseppe Valditara, della Salute Orazio Schillaci, per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Il “passo avanti” sperato però non si fa, i margini sono troppo ristretti, gli emendamenti in scadenza (al termine delle 16 maggioranza e opposizione ne presentano in commissione 4.500) e alla fine di un confronto fiume durato sei ore Cgil e Uil confermano lo sciopero del 29 novembre. Non aderirà la Cisl, che ritiene l’incontro “importante” e apprezza la manovra. “Accoglie molte delle richieste avanzate dal nostro sindacato”, ammette Sbarra. Non mancano aspetti da migliorare nell’iter parlamentare, sottolinea, tuttavia “in particolare sul fronte del sostegno ai redditi, al lavoro, ai pensionati, alle famiglie, si danno risposte convincenti, in linea con le rivendicazioni della Cisl”. Misure che, fa presente, “orientano oltre i due terzi della cubatura finanziaria del provvedimento”.

Sostanzialmente non c’è da parte del Governo una disponibilità a ragionare” su alcuni punti, osserva Bombardieri uscendo da palazzo Chigi, primo fra tutti la riforma fiscale. “Banalmente il governo ha riconfermato che quella che ha presentato in Parlamento è la manovra, che i margini sono quelli, che gli spazi possibili di modifica sono limitati se si condivide quell’impianto e se si sta dentro a quella logica. Quindi in quella condizione lì noi confermiamo il nostro giudizio di una pessima legge di bilancio e che non affronta e non dà un futuro al nostro Paese”, fa eco Landini. In ingresso, il leader di Cgil torna sul concetto di rivolta sociale e spiega il motivo per cui ha deciso di regalare alla premier il volume di Camus: “Se hanno paura delle parole, è bene che colgano un tema, cioè di fronte a un livello di ingiustizie e di diseguaglianze come quello che si sta determinando, io credo che ci sia bisogno proprio che le persone non accettino più, che non si girino da un’altra parte”. D’altra parte, insiste Bombardieri, “non era mai successo che un governo presentasse in Parlamento una manovra già decisa, già fatta, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali“.

La premier però non arretra di un passo, rivendica le scelte fatte, annuncia che l’intenzione è di intervenire nuovamente sull’Irpef (“ma dipenderà dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”) e tira la stoccata a Landini: “La solidità, la credibilità e il coraggio di questo Governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio. Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale“. La presidente del Consiglio ringrazia anche il segretario Uil per la calcolatrice: “Così anche lui potrà fare un rapido calcolo” sulla sanità. Questa manovra, spiega, è “in continuità con le scelte che il Governo ha fatto con le due precedenti leggi finanziarie”. Le risorse sono state concentrate su alcune “priorità fondamentali”, con una “visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, pur nel contesto internazionale tutt’altro che facile nel quale operiamo”. In manovra i focus sono stati, elenca Meloni, a sostegno ai redditi medio-bassi, al lavoro, alle famiglie con figli, alla riduzione della pressione fiscale, all’aumento delle risorse nella sanità e al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Un approccio che è “un cambio di passo” rispetto al passato, afferma, quando “si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo“.

L.Bilancio, Meloni influenzata: l’incontro con i sindacati slitta all’11 novembre

L’incontro sulla manovra tra Giorgia Meloni e i sindacati slitta due volte nello stesso giorno. Inizialmente previsto per questo pomeriggio alle 17 (con un ritardo a detta di Cgil e Uil non giustificabile perché “a giochi fatti”), il confronto viene posticipato. Prima si parla del 12 novembre alle 8.30, a causa di uno stato influenzale della premier, comunicato tre quarti d’ora prima della convocazione, poi di nuovo anticipato all’11 novembre alle 9, a causa dell'”indisponibilità di uno dei sindacati seduti al tavolo“, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi.

L’11 novembre però è anche il termine per la presentazione degli emendamenti dei partiti in Parlamento, dove nelle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato proseguono senza sosta le audizioni. Un incontro il giorno dopo sarebbe stato probabilmente tardivo.

Prima dell’incontro previsto con i sindacati, Meloni riceve il segretario della Nato Mark Rutte, tenendo un punto stampa dopo il bilaterale. Domattina in agenda è prevista la partecipazione della premier all’evento inaugurale del Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione, alla Farnesina, non ancora annullata ma “a rischio“.

Dal confronto della prossima settimana con i sindacati, però, non ci si aspetta grandi novità. Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero generale di 8 ore per il 29 novembre, giudicando la manovra “del tutto inadeguata” ma dicendosi pronti a rivederlo, a eventuali istanze accolte. Dallo studio di Bruno Vespa, però, Meloni non sembra voler tornare sui suoi passi, ribadendo di aver già accolto tutte le richieste possibili: “C’è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil, tra l’altro con uno sciopero generale convocato qualche giorno prima di incontrare il governo – aveva detto -. Volevano la diminuzione del precariato e il precariato è diminuito, l’aumento dell’occupazione e l’occupazione è aumentata, più soldi sulla sanità e abbiamo messo più soldi sulla sanità. Se nonostante questo confermano lo sciopero non siamo più nel merito“. Cgil e Uil restano fermi. Questa legge, confermano in audizione, “rischia di peggiorare ulteriormente le cose”. Qualche apertura c’è invece da parte di Cisl, che non aderisce allo sciopero del 29 novembre e che vede nella misura “risposte alle esigenze dei lavoratori” anche se “ci sono aspetti migliorabili”.

Anche Confindustria però è pronta a esprimere perplessità alla premier, che incontrerà, con le altre associazioni d’impresa, il 13 novembre alle 16. In audizione gli industriali lamentano uno “stallo” dell’economia: “Il nostro auspicio era, e rimane, di una manovra incisiva, con una visione di politica industriale e un impulso deciso sugli investimenti”, confessa il direttore generale, Maurizio Tarquini, rimarcando che “al momento il testo non offre risposte adeguate ai problemi e ai rischi”.

L.Bilancio, Giorgetti resta su sentiero ‘prudenza’: Così calo realistico del debito

L’iter parlamentare della Manovra sta per entrare nella fase calda. Da lunedì a giovedì prossimi ci sarà un intenso ciclo di audizioni che termineranno con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’uomo più ‘desiderato’ e ‘temuto’ in questa fase dell’anno. Il responsabile del Mef, però, rivendica ancora una volta il sentiero della “prudenza” intrapreso dal governo. “In questi due anni, la nostra azione è stata guidata, e continuerà a essere guidata, dall’obiettivo di ridurre le incertezze e trarre il massimo da ogni opportunità”, dice alla 100esima Giornata del risparmio.

Giorgetti spiega che “con questo spirito abbiamo recentemente approvato il Piano strutturale di bilancio, che in una logica di prudenza guiderà la politica fiscale dei prossimi anni” e “la legge di Bilancio realizza in pieno, per il prossimo triennio, gli obiettivi del Psb”. Un messaggio per le orecchie più fini, sia dell’opposizione che della maggioranza. Rinforzato dallo scenario che propone alla platea degli ospiti di Acri, tra i quali il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il presidente dell’Abi, Antonio Pautelli, e il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. “Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti”, sottolinea il ministro dell’Economia. “Le ultime aste evidenziano che in nostri titoli di Stato godono di salute robusta, lo spread si è ridotto in modo significativo e i mercati e le agenzie di rating promuovono l’operato del governo”.

L’occasione è la Giornata mondiale del risparmio, quindi Giorgetti non si lascia sfuggire l’occasione per ribadire quanto sia necessario “completare l’unione bancaria”, perché “un’unione dei mercati dei capitali non potrà mai essere davvero compiuta se i principali operatori di mercato, le banche appunto, non potranno operare liberamente nel mercato Ue con dimensioni adeguate”.

L’Europa può attendere, però. Prima c’è da portare a casa la Manovra per il 2025. In questi giorni una delle polemiche più roventi ha riguardato il taglio di quasi l’80% al Fondo per l’automotive, che ha fatto balzare l’intero settore dalla sedia, come dimostra la presa di posizione dell’Anfia. All’associazione, però, risponde indirettamente il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, assicurando che “tutte le risorse possibili saranno destinate al sostegno della componentistica, affinché superino questa fase di transizione particolarmente difficile”. Per questo “valuteremo insieme al ministro dell’Economia, in questo percorso della legge di Bilancio, se sia possibile incrementare il fondo”. ‘Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’ è, però, il motto delle opposizioni. Così Alleanza verdi e sinistra gioca d’anticipo e annuncia che presenterà un emendamento alla Manovra per il ripristino dei 4,6 miliardi al Fondo Automotive.

Restando in tema transizione green, Giorgetti apre anche il dossier Pniec, stimando in “oltre 174 miliardi di investimenti aggiuntivi accumulati tra il 2024 e il 2030” le azioni contenute nel Pniec. Un impegno che “richiederà un ruolo di primo piano per il risparmio privato”, spiega. Sebbene anche l’Ue dovrà fare la sua parte: “Per favorire la transizione siamo impegnati in Europa per un sistema normativo coerente e non gravoso, che accompagni durante il percorso di transizione, portando così a investimenti”, mette in chiaro il ministro.

Un passo alla volta, però. Da lunedì 4 novembre le commissioni Bilancio di Camera e Senato ascolteranno critiche e proposte dei vari player italiani. Nel primo giorno spazio, tra gli altri, a sindacati, Confindustria, ai costruttori di Ance e Confedilizia, artigiani, commercianti, associazioni del comparto agricolo, Asvis. Martedì 5 Inps, Anci, Upi, Regioni, Cnel, Istat, Corte dei conti, Bankitalia e Upb. Il 6 novembre Mediocredito e il 7 si tireranno le somme proprio con Giorgetti. Per una tranquilla settimana di… passione.

L.Bilancio, Cgil-Uil: “Del tutto inadeguata, sciopero il 29/11”. Meloni: “C’è pregiudizio”

La manovra del governo è “del tutto inadeguata“. Per questo, Cgil e Uil proclamano 8 ore di sciopero generale, con manifestazioni territoriali, per venerdì 29 novembre. L’annuncio, dei segretari generali Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri avviene in conferenza stampa, nella sede della Uil, a pochi giorni dalla convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi, martedì 5 novembre.

C’è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil“, risponde la premier, Giorgia Meloni, lamentando di aver già ascoltato le loro richieste. “Volevano la diminuzione del precariato ed è diminuito, l’aumento dell’occupazione, più soldi sulla sanità e abbiamo messo più soldi sulla sanità. Se nonostante questo confermano lo sciopero non siamo più nel merito“, tuona nello studio di Bruno Vespa.

Anche la Lega reagisce: “Due sindacati italiani di estrema sinistra scioperano contro l’aumento dello stipendio per 14 milioni di lavoratori dipendenti fino a 40.000 euro di reddito? Ridicoli“, sferza il partito di Matteo Salvini, che ringrazia “quei rappresentanti dei lavoratori che, seppur a volte critici nell’interesse dei loro iscritti, fanno delle proposte e non solo proteste”.

Al tavolo della conferenza di Cgil e Uil manca il leader della Cisl, Luigi Sbarra. “Perché non è al tavolo di questa conferenza? Mi pare abbia detto che la manovra va bene, ci sono differenti valutazioni evidentemente“, la stoccata di Landini. Che il segretario di Cisl non incassa: “A Maurizio Landini consigliamo vivamente di rivestire i panni del sindacalista e di smetterla di fare da traino a un’opposizione politica che non ha davvero bisogno di collateralismi”, risponde da Firenze a margine del Consiglio Generale della Cisl Toscana.

La mobilitazione è stata indetta per chiedere di cambiare “profondamente” la manovra, rivendicare l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni e il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali. “Abbiamo aspettato“, spiega Bombardieri, “abbiamo studiato il testo consegnato alle Camere, le valutazioni che facciamo ci portano a proclamare lo sciopero“. Il sindacalista lamenta una convocazione tardiva a Palazzo Chigi, martedì 5 novembre, quando ci saranno ormai con pochi margini di cambiamento. Ma assicura: “Se il Governo dovesse accettare le nostre proposte, siamo pronti a rivedere lo sciopero“. Più tranchant Landini: “Il governo ci ha convocati a cose fatte, ma noi chiediamo che siano operati dei cambiamenti profondi e radicali, a partire da una profonda riforma fiscale“. Perché, osserva, far quadrare i conti “si può agire anche sulle entrare“. Cioè, appunto, con una riforma fiscale che è “il contrario di quella che sta portando avanti il governo e che non è stata discussa con nessuno“. Il segretario della Cgil ricorda che la legge di Bilancio è legata alla scelta politica che il governo ha fatto di presentare all’Europa un Piano Strutturale che “vincola il Paese a sette anni di tagli alla spesa pubblica“.

Anche il taglio del cuneo fiscale reso strutturale viene ridimensionato dai sindacalisti. “E’ la Fontana di trevi venduta da Totò: sono tre anni che lo rinnovano“, ironizza il leader della Uil. “E’ vero, è stato strutturato. Ma dobbiamo dire che il fatto che diventi strutturale non comporta l’aumento nemmeno di un euro dei salari in busta paga”, aggiunge.

Alle richieste fatte dalle parti sociali, invece, non c’è stata risposta, denunciano i segretari, né sulla detassazione degli aumenti contrattuali, né sugli aumenti per sanità, scuola, spesa sociale. E poi, ricorda Landini: “Il taglio del cuneo ce lo stiamo pagando noi con gli interessi, perché il cuneo costa 12 miliardi”.

Molto grave, tra le misure in manovra, è giudicato il taglio da 4,6 miliardi del fondo auto: “E’ una cosa che grida vendetta“, secondo Landini. Questo taglio, precisa, non è uno sgarbo a Stellantis, ma “un pugno in faccia a un settore strategico del nostro Paese“. Su questo punto i sindacati si dicono pronti a scrivere assieme alla categoria: “Serve che la presidenza del Consiglio convochi i sindacati con il gruppo e le aziende della componentistica, perché è necessario a partire da questo settore, che ci siano politiche industriali degne di questo nome“.

Meloni: “Legge di bilancio è seria”. Passa la linea dei ‘sacrifici’ per banche e assicurazioni

La terza Manovra del governo Meloni è in porto. Almeno quello del Consiglio dei ministri, dove passa la linea voluta dalla premier, Giorgia Meloni, e dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, quella del “sacrificio”, per usare le parole del responsabile del Mef, ma con un’intensità accettabile da Forza Italia. Nel 2025 toccherà a banche e assicurazioni, dalle quali il governo prevede di ricavare risorse per 3,6 miliardi andando a rivedere “alcuni meccanismi contabili, che sono particolarmente favorevoli”, spiega da Bruxelles la presidente del Consiglio. Sottolineando che al risultato si è arrivati “ascoltando e collaborando con le associazioni che rappresentano questi mondi”. D’altronde il doppio obiettivo del governo era “riuscire ad avere risorse da redistribuire su famiglie e redditi bassi e dare il segnale che le banche non sono avversari”.

Meloni mette in luce il fatto che in Cdm la legge di Bilancio ha ottenuto velocemente il disco verde, con la compattezza della maggioranza. Non a caso, infatti, ringrazia i suoi vice, Antonio Tajani e Mattei Salvini, e tutta la squadra dei suoi ministri. Anche perché dalla spending review dei dicasteri il Mef ricaverà altri 3,5 miliardi, che corrispondono in media al 5% delle spese correnti. “Sono molto orgogliosa e soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto”, rimarca la premier, che farà una nuova conferenza stampa la prossima settimana, quando il testo sarà consegnato alle Camere: “E’ una manovra seria, di buonsenso, che concentra le non molte risorse a disposizione in quelle che noi riteniamo le priorità per la nazione. Ci concentriamo su lavoro, redditi, imprese, salute, famiglia, senza aumentare le tasse, pur in una situazione complessa, tenendo i conti in ordine”.

Tra i provvedimenti che lo stesso capo del governo definisce “salienti” c’è un altro “sacrificio”, da parte di “enti, soggetti e fondazioni a vario titolo che non sono esattamente figlie di ministeri, ma ricevono contributi a carico dello Stato – spiega Giorgetti -: saranno chiamate a rispettare alcune regole di buona finanza”, come l’adeguamento “degli organi di vertice, in termini omnicomprensivi di redditi percepiti all’interno di enti o società partecipate, a un tetto che abbiamo ritenuto equo, l’indennità percepita dalla presidente del Consiglio”.

Altro capitolo ‘caldo’ è quello delle accise, anche se la strada scelta è quella di un decreto a parte dalla manovra: “Nessuna stangata – replica alle accuse il ministro dell’Economia -, è un impegno europeo ma sarà gestito in base alle indicazioni del Parlamento nell’ambito del decreto legislativo fiscale che abbiamo approvato”. Per essere precisi: scenderà per la benzina, mentre salirà di 1 centesimo per il gasolio e la possibilità che produca gettito zero, in virtù di questo meccanismo, esiste.

Sul Catasto, poi, Giorgetti si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “E’ uno degli impegni assunti nel Psb – spiega -. Non si tratta dell’aumento delle rendite catastali, ma di quello che, banalmente, è già previsto dall’ordinamento: chi ha usufruito del Superbonus deve fare l’aggiornamento delle banche catastali” oltre a un lavoro sulle cosiddette “case fantasma” per capire se esistono davvero oppure no. Tra le misure approvate ieri, poi, c’è “un decreto legge, molto snello, che mira ad anticipare 1 miliardo di finanziamento al contratto di programma della Rete ferroviaria italiana dal 2025 al 2024”, aggiunge il ministro.

Le reazioni delle opposizioni, però, sono tutte negative. Elly Schlein sceglie la linea dura: “Altro che tassa sugli extraprofitti e risorse per la sanità pubblica, è il solito gioco delle tre carte, come se gli italiani fossero stupidi”, tuona sui social la segretaria del Pd. Che prosegue: “Hanno annunciato di aver chiesto un grande sacrificio a banche e assicurazioni, ma a quanto pare si tratta solo della sospensione di detrazioni. Traduco: si tratta di anticipo di tasse già dovute da banche e assicurazioni, che saranno loro restituite puntualmente tra il 2027 e il 2029. Non ci faremo prendere in giro”. Parla di “presa in giro inaccettabile sugli extraprofitti” anche il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco Silvestri. Per il portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, “la tassa sulle banche nasconde un grande trucco, una vera grande presa in giro nei confronti degli italiani: si tratta semplicemente di un’anticipazione sulle imposte”. E Nicola Fratoianni (Avs) definisce quello Meloni un “governo di illusionisti”.

La legge di Bilancio non convince neanche la Cgil, che parla di “austerità selettiva” del governo: “Avendo deciso di non andare a prendere i soldi dove sono, per rispettare i parametri del nuovo Patto di Stabilità risulterà inevitabile tagliare risorse sia al welfare universalistico”. Dura la Uil: “I sacrifici richiesti colpiscono solo una parte della popolazione, mentre banche e assicurazioni, invece dell’extratassa sugli extraprofitti, più volte richiesta da noi, dovranno solo anticipare allo Stato contributi che, alla fine, verranno restituiti”, commenta la segretaria confederale, Vera Buonomo. Positivo, invece, il primo bilancio della Cisl: “Guardando a quanto anticipato dal Consiglio dei ministri, molti contenuti recepirebbero proposte avanzate dalla Cisl già da luglio. Se questi interventi fossero confermati, sarebbero passi in avanti innegabili”.

Un altro disco verde il governo lo guadagna da Confagricoltura, che “giudica positivamente alcune misure inserite nel disegno di legge di bilancio, in particolare la conferma delle misure di riduzione del carico fiscale a favore dei lavoratori dipendenti”. Dalla prossima settimana la partita si sposta tra Parlamento italiano e Bruxelles: si entra nella fase ‘hot’, con l’obiettivo di chiudere presto e senza troppe turbolenze, possibilmente.

L.Bilancio, è polemica su accise diesel. Mef: Nessun aumento, allo studio rimodulazione

Non un aumento delle accise sul diesel, ma una “rimodulazione“. Così il Mef tenta di mettere un punto alle polemiche che si sono sollevate sulle ipotesi emerse con il Piano Strutturale di Bilancio in esame alla Camera. L’adeguamento delle accise sul diesel a quelle, più alte, della benzina varrebbe oltre tre miliardi di euro, che in manovra darebbero un po’ di respiro sulle coperture.

Gli attacchi sono immediati, soprattutto perché la stessa premier Giorgia Meloni, in un video del 2019 andato virale, dall’opposizione chiedeva, anzi “pretendeva” che le accise sui carburanti venissero progressivamente abolite.

La notizia, precisa subito il ministero dell’Economia, è “del tutto fuorviante“. Il dicastero spiega che, sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel marzo 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure per ridurre i sussidi ambientali dannosi. In questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina e pertanto è allo studio “un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise“. Ma l’intervento, viene assicurato, “non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due“. Il Psb ha previsto che questo allineamento “sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale“.

L’intervento per allineare le accise sul diesel a quelle attuali sulla benzina farebbe impennare il prezzo del diesel di 11 centesimi al litro. E i conducenti di tir promettono battaglia: “Per il settore dell’autotrasporto, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno”, tuona Claudio Donati, segretario generale di Assotir, parlando di un “salasso ingiustificato, del tutto iniquo“. Donati ricorda che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano promesso di ridurre il costo delle accise. Codacons fa presente poi che l’operazione avrebbe un effetto domino su tutta una serie di settori e potrebbe costare alle famiglie italiane 7,5 miliardi di euro in termini di maggiori costi di rifornimento e rincari dei prezzi al dettaglio.

Dalle opposizioni il coro è unanime: la premier aveva promesso tutt’altro, ora spieghi. “Aumentare le accise sul diesel equivale a introdurre una nuova tassa che tutti i giorni le italiane e gli italiani pagheranno“, denuncia la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Dato che saranno gli italiani a metterci i soldi, lei almeno ci metta la faccia e spieghi al Paese la tassa Meloni, dopo anni di roboanti annunci di tagli sulle accise“, insiste.

Di “chiacchiere” parla il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che sui social fa l’elenco delle misure annunciate e finite in “lista d’attesa“, da quelle per le infrastrutture mentre i treni vanno in tilt alla sicurezza per le città, passando per gli interventi sugli stipendi e quelli “forti e coraggiosi” sugli extraprofitti: “Arrivano sempre e subito le tasse per cittadini e imprese, più Iva sui pannolini, più accise all’orizzonte, più tasse sulle aziende obbligate a polizze contro le catastrofi ambientali“, scrive.

Questi tre miliardi, sottolinea Nicola Fratoianni di Avs, “potevano prenderli da tutte le parti, a cominciare dagli extraprofitti giganteschi sviluppati dalle compagnie energetiche o dall’industria farmaceutica o dall’industria delle armi o dalle banche. E invece no, fanno una nuova tassa, ma come sempre la tassa sbagliata“.

Le promesse elettorali fatte con il populismo si dissolvono una volta al potere“, gli fa eco sui social il capogruppo di Italia Viva in Senato, Enrico Borghi. “Per capirci, più o meno funziona così“, spiega il leader di Azione, Carlo Calenda, su X: “Annuncio un taglio delle tasse, aumento altre tasse. Il saldo è sempre negativo. Nella seconda repubblica tutti i governi hanno annunciato tagli delle tasse e alla fine la pressione fiscale è aumentata di 3 punti. Forse varrebbe la pena smetterla con queste prese in giro e iniziare a usare i (pochi) soldi che abbiamo per mettere a posto i servizi pubblici a partire da sanità e scuola“.

Manovra, Meloni: “Stagione dei soldi gettati è finita, scelte serie e di buon senso”

La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà“. Giorgia Meloni risponde sui social alle polemiche che ruotano intorno alla legge di Bilancio. Il governo viene accusato di tagliare su sanità, trasporto pubblico e istruzione a favore di norme ritenute non indispensabili e inique dall’opposizione, come la flat tax.

L’impatto della Manovra sarà di 25 miliardi, “come quella di un anno fa”, assicura il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Prima, sarà licenziato il piano strutturale di bilancio (che deve essere presentato alla Commissione europea entro il 20 settembre) e che deve passare dall’approvazione del Consiglio dei ministri e del Parlamento. “Sarà esaminato e con il sistema delle mozioni, auspicabilmente, sarà approvato“, afferma. Per la presidente del Consiglio “tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori“.

La premier si appoggia alle rilevazioni dell’Istat pubblicate in giornata, ricordando che l’Italia cresce “più di altre nazioni europee“, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la “delicata situazione internazionale“. I dati macroeconomici, infatti, dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti, sono positivi e per la premier “rappresentano un segnale di grande fiducia“. Il tasso di disoccupazione è il più basso dal 2008: 6,5%, rivendica. Parla di “scelte serie“, di “centralità” e “autorevolezza” dimostrata a livello internazionale: “Adesso è fondamentale rafforzare e consolidare il quadro economico con le scelte che faremo nella prossima manovra economica, ispirata al buon senso e alla serietà“, scandisce.

Manovra 2025, iniziano i primi incontri per la revisione della spesa al MEF

Finita la pausa estiva, riprendono i lavori per la nuova Legge di Bilancio 2025. L’Esecutivo deve trovare risorse per coprire un fabbisogno stimato di almeno 26 miliardi di euro, la cui metà è necessaria per mantenere il taglio del cuneo fiscale e le aliquote IRPEF, oltre a finanziare altre misure come le Zone Economiche Speciali e il welfare aziendale.

Tra le priorità c’è la revisione della spesa pubblica. Il Governo ha chiesto ai vari Ministeri di individuare e tagliare le spese superflue attraverso una ‘spending review’.

“Sono diverse le misure che l’Esecutivo intende portare avanti, come il rafforzamento al sostegno alle famiglie, con una particolare attenzione all’Assegno Unico, prevedendo una revisione per estendere l’agevolazione – spiega Maria Vittoria Tonelli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – ed il mantenimento di alcuni bonus introdotti negli ultimi anni come quelli per le nuove assunzioni, l’avvio di nuove imprese e le detrazioni per l’acquisto della prima casa e le spese sanitarie”.

Altre aree di intervento riguardano: la rottamazione quater, per recuperare risorse derivanti dai versamenti dei contribuenti; il concordato Preventivo Biennale.

“Infine, c’è la Riforma delle pensioni. Il Governo – conclude Tonelli – sta valutando di sospendere l’Ape Sociale, dare continuità ad altre due misure previdenziali e considerare nuovi interventi sul TFR”.

L’obiettivo sarà bilanciare le esigenze di consolidamento fiscale con la necessità di sostenere la crescita economica e il benessere dei cittadini italiani, in un contesto di risorse limitate e priorità strategiche.