Mattarella scuote l’Ue: Si aggiorni, servono decisioni veloci. Dazi inaccettabili

Difesa, debito, dazi. Le questioni su cui decidere in Europa sono tante e tutte scottanti. L’esperienza dell’Unione è stata “straordinariamente di successo“, ma non mancano lacune da colmare, come quella dei processi decisionali ancora troppo macchinosi. Dal palco di ‘Agricoltura è‘, Sergio Mattarella risponde ad alcuni studenti e l’ancia l’appello a Bruxelles: “Servono risposte veloci e tempestive. L’Europa ha bisogno di aggiornarsi”.

La preoccupazione del Capo dello Stato è soprattutto per i dazi, perché per un Paese come l’Italia la cooperazione di mercati aperti “corrisponde a due esigenze vitali“: pace e interessi concreti di un Paese esportatore. Su questo non ha dubbi: “I dazi creano ostacoli ai mercati, ostacoli alla libertà di commercio, alterano i mercati, penalizzano prodotti di qualità“. Questa è una cosa “inaccettabile” per il nostro Paese, denuncia, ma “dovrebbe esserlo per tutti i paesi del mondo”. Quando si parla di guerre commerciali, osserva Mattarella, spesso si mette l’accento sull’aggettivo commerciale, ma si dovrebbe metterlo sulla parola ‘guerre’: “Anche queste sono guerre di contrapposizione, che inducono poi a contrapposizioni sempre più dure e pericolose”, mette in guardia. Il presidente confida però che l’Unione europea abbia la forza per interloquire “con calma, ma anche determinazione, per contrastare una scelta così immotivata come i dazi. L’Europa è un soggetto forte”, scandisce, suggerendo di restare “sereni, senza alimentare un accesso di preoccupazione”.

“Ogni mossa per la de-escalation è davvero tanto necessaria“, chiosa il commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen, che domani sarà a Roma invitato al villaggio del Masaf. Chiede di tornare al tavolo delle trattative, piuttosto che annunciare semplicemente nuove misure.

Distendere i toni è anche la posizione del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Non vogliamo che la situazione si aggravi”, spiega, leggendo nelle parole di Mattarella “la necessità di un atteggiamento fermo e ragionevole nel tentativo di garantire entrambe le economie”.

Dal Business forum Italia-Svezia, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, chiede di non imitarsi a reagire alle mosse di Donald Trump, ma di “agire per realizzare una nostra politica energetica, una nostra politica industriale, una nostra politica commerciale”. Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, è in viaggio verso Washington, dove incontrerà le controparti americane, il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante degli Usa per il commercio Jamieson Greer. Una buona notizia per il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, che confida nel negoziato: “La strada mi sembra quella della composizione e del dialogo”.

Campi Flegrei, torna la paura: firmato stato mobilitazione. Mattarella sente Manfredi

Torna la paura nei Campi Flegrei. Una scossa di magnitudo 4.4 getta in strada e nel panico la comunità, estenuata da due anni di sciame sismico praticamente ininterrotto. Si tratta della più forte scossa registrata in epoca strumentale nella zona, insieme a quella del 20 maggio 2024.

Undici le persone rimaste ferite, un uomo è stato sepolto dal crollo del controsoffitto a Pozzuoli, contuso ed escoriato ma salvato dai vigili del fuoco. Altre tre persone sono state ferite da schegge di vetro e per sette i ricoveri sono stati dovuti a crisi di panico. In tutto il territorio ci sono crolli non strutturali, tra cui parte del campanile della chiesa di Sant’Anna a Bagnoli. Anche una scuola, la Viviani di Pozzuoli, è interessata da ‘distaccamenti’ non strutturali, in forma precauzionale e per consentire le verifiche, tutte gli istituti della zona vengono chiusi. “Abbiamo seguito le vicende attentamente, la situazione complessiva ci lascia moderatamente tranquilli”, spiega il prefetto di Napoli, Michele Di Bari.

E’ stato uno stress test importante per il patrimonio edilizio e non ci sono stati danni strutturali. La convivenza col grande sisma è l’unica risposta“, ammette il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che nel primo pomeriggio viene contattato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato si informa sulla situazione che vive il territorio ed esprime vicinanza ai cittadini.

La premier, Giorgia Meloni, fa sapere dal mattino di monitorare costantemente l’evolversi della situazione. Si tiene in contatto con il sottosegretario Alfredo Mantovano, con il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, e con il capo del dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano.

Il ministro per la protezione Civile ha firmato lo stato di mobilitazione nazionale chiesto dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca. “E’ una delle zone più complesse al mondo, ve lo dico senza ipocrisia, chiedetela agli altri l’ipocrisia”, tuona Musumeci, denunciando una mancanza di attenzione delle istituzioni precedenti per una zona su cui insiste sia il rischio vulcanico che quello bradisismico. Una delle soluzioni, per il ministro, passa dalla prevenzione non strutturale, che prevede anche di istruire i ragazzi del territorio dei rischi e su come comportarsi in caso di evento. La mobilitazione nazionale permette al Dipartimento di Protezione Civile di coordinare gli interventi e le strutture operative, a supporto delle autorità regionali, garantendo assistenza alle popolazioni e interagendo direttamente con forze dell’ordine, vigili del fuoco, ambulanze.

Al momento, l’ipotesi di evacuazione dei “non è da scartare”, spiega il ministro, ma avverrà solo ascoltati i vulcanologi e sarà oggetto di esame tra i tecnici “solo qualora dovessero dirci di essere in prossimità di evoluzione accentuata”. Il piano che prevede l’evacuazione e il gemellaggio con le altre Regioni, però, è solo sulla pianificazione del rischio vulcanico. Il piano di emergenza per rischio bradisismico prevede lo spostamento persone che voglio lasciare la propria casa in aree di accoglienza.

Sappiamo che siamo nel mezzo di un complesso sciame sismiche che dura da un paio di anni, con migliaia di scosse. Per questo, lo dico alle amministrazioni, le tendopoli devono essere allestite costantemente, non dopo la scossa“, avverte Musumeci. Le aree di accoglienza sono comunque state allestite “in modo molto tempestivo”, assicura Ciciliano.
Il ministro rivendica di aver “aperto una breccia” nel “muro della rassegnazione” con le esercitazioni previste dal piano. Andrebbero fatte ogni 3-4 mesi e lo scorso anno con questo governo se ne sono organizzate tre: “Alla prima hanno partecipato 140 persone, alla seconda 200, la terza ha visto la partecipazione di 1.500 persone”, chiosa il ministro. E alle opposizioni che chiedono di riferire in Parlamento risponde di “non avere nessuna nessuna difficoltà”, ma “non abbiamo novità”: “Lo sciame sismico c’è e lo sappiamo tutti, lo riferirò con piacere”, scandisce.

Per poter convivere con il bradisismo, è indispensabile mettere in sicurezza gli edifici.Abbiamo un patrimonio edilizio discreto che può essere migliorato. Dobbiamo agire sull’edilizia pubblica, ma sono importanti anche gli interventi sull’edilizia privata”, fa appello Manfredi, ricordando che chi ha un edificio ha l’occasione di migliorarne la sicurezza sismica. “Certo che oggi il patrimonio edilizio non è quello degli anni 80, ma si può sempre migliorare”, osserva e a chi gli fa notare che ci sono ancora edifici fatiscenti risponde: “La responsabilità dell’edilizia privata è del proprietario, il proprietario se ha una catapecchia si dia da fare, ovviamente anche con l’aiuto pubblico”.

Mattarella vede Zelensky: “Pieno sostegno Italia”. Da presidente ucraino invito a Kyev

Volodymyr Zelensky torna a Roma e rafforza il legame con il nostro Paese. Il presidente ucraino giovedì sera ha incontrato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, questa mattina invece è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo ha accolto con parole di profonda amicizia: “Confermo la determinazione dell’Italia a mantenere pieno, inalterato e costante sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Federazione Russa”.

Il capo dello Stato spiega che questa scelta è frutto della “amicizia che lega i nostri Paesi, per il rispetto delle regole della convivenza internazionale contro la pretesa di imporre con le armi la volontà a un altro Stato” e “per la sicurezza dell’Europa”. Zelensky ascolta e ricambia, innanzitutto ringraziando “per l’appoggio del governo italiano e per i pacchetti di sostegno all’Ucraina, sia al nostro esercito, alla nostra capacità di resistenza, sia a livello umanitario al nostro popolo”. Il presidente ucraino consegna a Mattarella anche un invito speciale a visitare Kyev, ricordando che sono ormai trascorsi 25 anni dall’ultima volta di un presidente della Repubblica italiana.

C’è anche un altro tema al centro dei colloqui intrattenuti da Zelensky a Roma, città dove il 10 e 11 luglio prossimi si svolgerà la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. “Sono molto contento che questa conferenza si tenga in Italia”, dice infatti al Quirinale, spiegando che “sul restauro del patrimonio culturale vogliamo davvero il sostegno dei vostri tecnici, che hanno molta esperienza”.

Ma non è solo la cultura che interessa. In un’intervista esclusiva a Rainews, infatti, sottolinea di avere avuto “un ottimo incontro con Giorgia Meloni ieri, abbiamo un rapporto particolare, ne sono contento”. E ripete i ringraziamenti per gli aiuti umanitari: “Sono fondamentali, soprattutto ora che ci sono attacchi al nostro sistema energetico, siamo infinitamente grati all’Italia”. Grazie alle infrastrutture inviate dal nostro Paese in questi anni, infatti, ci sono quelle utili a garantire energia elettrica per reggere al freddo degli inverni ucraini.

Inoltre, Zelensky mette in luce l’importanza di “scongelare i beni degli oligarchi russi per ricostruire l’Ucraina: è una cosa estremamente positiva. Sono molto grato a Meloni per quello che è stato fatto”. Della premier, poi, intercettato dal ‘Messaggero’ dice apertamente “mi fido di lei”.

Il presidente ucraino, al termine degli incontri, fa un resoconto ampio anche sui suoi canali social, sempre alimentati con tante informazioni quasi in tempo reale. “Ho ringraziato il presidente Mattarella per l’incrollabile sostegno dell’Italia, per la sua posizione chiara e di principio su una pace giusta e duratura e per l’importanza di una stretta collaborazione con i partner internazionali per raggiungere questo obiettivo”, scrive su Telegram. Aggiungendo di apprezzare “la visione positiva” del nostro Paese “sull’integrazione dell’Ucraina nella Ue e nella Nato come elemento chiave del sistema di sicurezza paneuropeo. Ho sottolineato – continua – che l’integrazione del mio Paese nelle strutture di sicurezza esistenti non è solo la soluzione più efficace, ma anche la più conveniente per tutti i partner”.

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto si moltiplicano gli sforzi per arrivare a un accordo che metta fine alle armi. In attesa ovviamente che il neo presidente Usa, Donald Trump, entri in carica il 20 gennaio prossimo. In queste ore si fa largo l’ipotesi di un incontro tra il tycoon e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin: da Mosca arrivano aperture, ma la strada verso un negoziato risolutore è ancora lunga da percorrere.

Clima, Mattarella: Non distogliere attenzione, per alcuni rischio esistenziale

I conflitti in atto nel mondo si moltiplicano. Il 2024 ne ha registrati 56, “il più alto numero dal tempo della Seconda Guerra mondiale”, per di più in un contesto di “generalizzato deterioramento delle condizioni di sicurezza“. L’esasperazione delle tensioni tra Stati, però, “non può farci distogliere lo sguardo dalla nostra casa comune, la Terra, dal suo stato di salute“: l’allarme lo lancia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale il corpo diplomatico, per lo scambio degli auguri.

Il Capo dello Stato ricorda che il periodo 2015-2024 è stato il decennio più caldo mai registrato, con effetti come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento delle acque e fenomeni meteorologici estremi che “sempre più frequentemente colpiscono in maniera drammatica comunità ed economie, come accaduto recentemente nella drammatica alluvione a Valencia”.
A pagare il prezzo delle conseguenze del riscaldamento globale sono i più vulnerabili, denuncia Mattarella, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla COP 29 di Baku. “Per alcuni Paesi addirittura, penso a quelli insulari, un innalzamento, anche minimo, del livello degli oceani comporta un rischio esistenziale“, ricorda.

Il presidente chiede sforzi “comuni e rapidi” che permettano di superare al più presto il divario tra ambizioni in termini di decarbonizzazione e capacità di attuazione e di “imprimere l’indispensabile accelerazione alla transizione energetica globale“.

In termini di cooperazione internazionale e commercio, Mattarella punta i riflettori sulla “pretesa dell’ autosufficienza” che “contrasta con la evidenza della realtà dei fatti“. Non si può, esorta, invocare la sicurezza nazionale per giustificare nuovi protezionismi. Lo insegna anche la storia: “Il protezionismo non ha mai portato vantaggi di lungo periodo, a volte è stato persino causa di conflitti armati, mentre il libero commercio – è l’esperienza sviluppata dall’Unione europea – è un fattore di crescita formidabile“.
Bene quindi accordi con quello tra l’Unione europea e il Mercosur, che fonde il futuro di interi continenti, osserva, “proponendosi di tutelare ‘beni comuni’ come la biodiversità, la sicurezza alimentare, lo stato di salute complessivo del nostro Pianeta“.

Tra le sfide future, grande attenzione deve essere posta allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: “Occorre sapere che non basta a sé stessa e non è neutrale“, avverte il Presidente, auspicando uno sviluppo “inclusivo“, di cui possano beneficiare tutti e scongiurando monopoli privati: “La governance non può essere affidata soltanto al mercato o al potere di pochi. E’ necessario che le istituzioni sappiano farne un ‘bene comune’ – scandisce -, incanalandone le potenzialità in modo coerente con i progetti di vita collettiva e di relazione“.

Confronto di un’ora al Colle fra Meloni e Mattarella: Ue, Manovra e post Fitto nel ‘menù’

Un incontro programmato da tempo, come ce ne sono tanti nel corso di una legislatura. Stavolta, però, il timing del pranzo di lavoro di mercoledì al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la premier, Giorgia Meloni, crea particolare attenzione. Non foss’altro per il timing, visto che solo poche ore prima, in commissione Bilancio al Senato, il governo era andato sotto sull’emendamento della Lega sulla riduzione del Canone Rai, bocciato con i voti di Forza Italia che si sono sommati a quelli delle opposizioni.

La notizia trapela il giorno dopo del faccia a faccia, che fonti del Colle confermano specificando che si è svolto “in un clima cordiale e collaborativo”. Nulla che possa far scattare campanelli di allarme, dunque: questo è il senso. Tesi corroborata anche da fonti di Palazzo Chigi, che smentiscono l’ipotesi che sia collegato alle tensioni parlamentari nella maggioranza.

I temi che Mattarella e Meloni trattano, comunque, sono di grande importanza. Messo in calendario la scorsa settimana, l’incontro avviene dopo l’intervento della presidente del Consiglio ai Med Dialogues. Innanzitutto è l’occasione per confrontarsi sulle ultime missioni internazionali in cui sono stati impegnati: il capo dello Stato in Cina, tra Pechino, Hangzhou e Canton; la premier al G20 in Brasile e a seguire in visita in Argentina. Altre volte era capitato, ma senza il clamore delle cronache, fanno notare dalle parti del governo.

Il capo del governo e il presidente della Repubblica discutono anche di altre questioni di primo piano. Come la legge di Bilancio, che sta compiendo i primi passi nell’iter parlamentare che dovrà portare all’approvazione del testo necessariamente entro il prossimo 31 dicembre. Al momento la fase è quella della scrematura degli emendamenti presentati dalle forze politiche, i cosiddetti segnalati e ‘super segnalati’, per provare ad asciugare più possibile i tesi e consentire un percorso con meno ostacoli, dunque tempi più rapidi.

Mattarella e Meloni, ovviamente, affrontano anche questioni di politica estera, a partire dalle vicende legate all’Unione europea, con il via libera alla nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen, di cui fa parte anche Raffaele Fitto, come vicepresidente esecutivo con deleghe di peso come agricoltura, pesca, economia del mare, trasporti e turismo: materie strategiche per l’Italia. Il nuovo incarico dell’esponente di FdI porta inevitabilmente ad aprire il capitolo del governo, nel quale Fitto finora ha avuto la responsabilità di guidare le politiche del Pnrr, della coesione, del Sud e degli affari Ue, e che ora dovrà rimettere nelle mani della presidente del Consiglio per trasferirsi a Bruxelles. Il ragionamento sul nome del sostituto sono in corso, così come a Palazzo Chigi si riflette sulla redistribuzione delle deleghe. I tempi non sono ‘emergenziali’, ma la decisione va presa in tempi abbastanza rapidi.

Coldiretti, 300mila firme per avvio campagna etichette. Lollobrigida: “Tagli? Nulla da temere”

Coldiretti spegne le sue prime 80 candeline. Per celebrare l’anniversario dalla fondazione, avvenuta nell’ottobre 1944 grazie alla ferma volontà di Paolo Bonomi, l’associazione sceglie di dare il via alla raccolta digitale delle firme per una legge di iniziativa popolare che acceleri la riforma del Codice doganale, con l’obbligo dell’etichetta d’origine a livello europeo su tutti gli alimenti in commercio. La base di partenza è consistente, perché nei mercati e tra i cittadini con i gazebo sono state già raccolte 300mila firme.

“Siamo per la trasparenza, perché crediamo sia un diritto di ogni persona conoscere da dove proviene il cibo che mangia”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, aprendo il suo intervento con un ricordo di Satnam Singh, mentre in platea ascoltano il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Sono tanti i dossier su cui lavora la confederazione, per un comparto agroalimentare che genera un valore economico di “620 miliardi e 4 milioni di occupati” e che quest’anno, rivela Prandini, raggiungerà “70 miliardi di esportazioni”. Numeri positivi, ma che il numero di Coldiretti ritiene “ancora non sufficienti rispetto alle difficoltà che i nostri imprenditori stanno attraversando, visto che il 2024, purtroppo, si caratterizza ancora con un danno economico nella filiera di 8,5 miliardi, a causa delle avversità del maltempo”.

Proprio per questo motivo l’associazione torna a chiedere “un grande piano per la realizzazione di bacini di accumulo” che eviti la dispersione di acqua, senza la quale “non c’è industria, non c’è sviluppo e non ci sarà nemmeno Intelligenza artificiale, perché sappiamo quanta acqua è necessaria per il suo funzionamento”. Sempre sulle infrastrutture, Prandini chiede lo sviluppo di quelle ferroviarie per il trasporto delle merci su rotaie, tema strettamente collegato a quello dei porti.

Anche nelle scuole serve “formazione culturale” sul cibo secondo Coldiretti, che individua le mense come “luogo attivo”, anche per “contrastare quel fenomeno sempre più diffuso dell’obesità infantile, collegato ad una cattiva alimentazione”.

L’associazione, poi, ribadisce la lotta alle produzioni in laboratorio, per difendere l’agricoltura familiare, “che nel mondo rappresenta l’80% delle aziende”. E poi c’è la nuova Europa, che per Coldiretti non è in discussione e parte col piede giusto sulla ripartizione del valore all’interno della filiera agroalimentare, ma deve ancora dimostrare tanto: “Deve andare oltre e iniziare a dare garanzie, ad esempio, sullo stanziamento economico per la Pac, di cui non abbiamo ancora certezza”. Una riflessione che condivide anche Lollobrigida: “Senza Europa non andiamo da nessuna parte, ma allo stesso modo mi permetto di dire che l’Europa senza Italia non va da nessuna parte”.

Nella festa di Coldiretti c’è spazio anche per la prossima legge di Bilancio. Prandini chiede di non tagliare o ridimensionare le misure sull’agricoltura, ma anzi investire, soprattutto in ricerca e formazione. Sullo sfondo, però, c’è la spending review a cui lavora il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, anche se Lollobrigida rassicura: “Non c’è niente da temere, Giorgetti ha sempre avuto un approccio costruttivo”.

Il responsabile del Masaf assicura che gli investimenti proseguiranno e, anzi, vuole prendere spunto dalla riforma agraria voluta fortemente proprio da Coldiretti nel Dopoguerra “per guardare, oggi, a quei terreni incolti che potrebbero tornare nella disponibilità di chi li vuole lavorare, magari i giovani”. Sul piano generale, Lollobrigida definisce “nemica di Paesi esportatori come l’Italia” l’ipotesi di mercati chiusi, ma allo stesso tempo “immaginarne un mercato aperto senza regole non è la cosa più intelligente da fare”. Serve, però, la reciprocità, o meglio clausola a specchio, come garanzia. Anche sul Servizio civile in agricoltura il ministro chiarisce: “Non è lavoro, ma valorizzazione di un’esperienza che tanti giovani italiani potranno fare”.

La partita sul settore primario entra nel vivo dell’autunno politico ed economico, dunque. In attesa di conoscere la Manovra 2025 e, soprattutto, di capire quali mosse l’Ue metterà in campo.

Mattarella: “Indispensabile creare ‘campioni’ europei. Ue completi sistema finanziario”

Photo credit: Quirinale

La prima visita di Stato di Sergio Mattarella in Germania conferma e rafforza la partnership con l’Italia. Il capo dello Stato tocca diversi temi negli incontri previsti dalla sua agenda a Berlino, che inizia dal colloquio con il presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, a Palazzo Bellevue. “È assolutamente indispensabile creare ‘campioni’ europei” che possano reggere il confronto a livello internazionale, in uno spirito “collaborativo e non competitivo con ‘campioni’ di altre parti del mondo”.

Lo spunto viene da una domanda dei cronisti sulla stretta attualità, con la trattativa Unicredit-Commerzbank e il rapporto sulla competitività elaborato dall’ex governatore della Bce, Mario Draghi. “I settori più avanzati sono decisivi per il futuro, ma sono anche quelli in cui i soggetti europei sono in grandissima minoranza”, per cui è indispensabile avviare un percorso “suggerito anche dal rapporto Draghi”. In questo senso la storica collaborazione tra Italia e Germania può essere di grande aiuto: “Le nostre economie sono strettamente connesse, come dimostrano sia i dati sull’interscambio commerciale che gli investimenti diretti” e “la collaborazione si sviluppa in tanti settori, soprattutto quelli altamente tecnologici, che sono più proiettati verso il futuro e dove ci sono interessi condivisi”, dice Mattarella. Ricordando che Berlino “non è solo alleato della Nato e co-fondatore dell’Unione europea, ma un partner imprescindibile”, dice ancora Mattarella. Anche nella sfida della transizione energetica e green, che “non può essere vinta dai singoli Paesi, ma va affrontata con collaborazione e solidarietà”.

Sulla lotta ai cambiamenti climatici, il capo dello Stato si sofferma anche al brindisi in occasione del pranzo di Stato offerto a Berlino per la sua visita dal presidente Steinmeier, definendola “indispensabile e indifferibile”. Il tema sarà anche al centro della sessione conclusiva del seminario ‘La cooperazione tra Italia e Germania: un importante strumento per il contrasto al cambiamento climatico e la transizione energetica globale’, organizzato per sabato al Campus delle Nazioni Unite di Bonn.

Mattarella, a Berlino, vede anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, col quale affronta argomenti come l’Ucraina, la guerra in Medio Oriente e la crisi di Gaza, la questione del Libano e l’Unione europea. Ribadendo, come fatto in mattinata nel bilaterale con Steinmeier, quanto sia necessario “il completamento del sistema finanziario comune, perché una grande moneta unica deve averne uno definito e non parziale”, così come procedere con “la Difesa comune” e “procedure decisionali più snelle e veloci, per dare risposte alle sfide. Perché – avverte il presidente della Repubblica – se l’Ue non è in grado di fornirle velocemente, lo faranno altri per noi e con verrebbe meno il senso della convivenza pacifica dell’Unione”.

Temi su cui il presidente della Repubblica federale tedesca concorda in pieno. Confermando la “profonda amicizia italo-tedesca” che “vogliamo approfondire e mantenere”. Steinmeier mette l’accento anche sul ruolo centrale del nostro Paese nel Mediterraneo. “Sappiamo che gli approvvigionamenti energetici vanno ampliati e diversificati, Italia e Germania sono uniti nella transizione energetica e nella lotta ai cambiamenti climatici”, spiega. Aggiungendo che il suo Paese si sta attivando “per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture transfrontaliere”, guardando con molta attenzione alla produzione di idrogeno su cui sta concentrando buona parte delle attenzioni l’industria italiana. In questo modo, per il presidente tedesco, “possiamo fare un passo avanti importante per la decarbonizzazione delle nostre industrie”.

Ma tutto parte da un principio base, che lo stesso Steinmeier esprime, ma su cui Mattarella è pienamente d’accordo: “Bisogna profondere ogni sforzo perché l’Ue resti forte e unita”, perché è quella “la base su cui costruire il futuro comune”.

 

Mattarella indica linea Draghi per competitività Ue: “Rapporto autorevole, servono risorse”

L’Europa deve perseguire la strada della Sovranità tecnologica, ma per restare competitiva “servono risorse”. E soprattutto una linea, che può essere il rapporto firmato da Mario Draghi per conto della Commissione Ue: un documento che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definisce “autorevole”.

Dal palco del Teatro Pérez Galdós, a Las Palmas de Gran Canaria, location scelta dal Re Felipe VI di Spagna, padrone di casa della 17esima edizione del Simposio Cotec, il capo dello Stato rilancia i punti salienti del documento dell’ex Bce, in cui viene sottolineato che il divario di produttività tra Unione europea, Stati Uniti e Cina “imputato principalmente al settore tecnologico. Per far comprendere quanto il nostro continente sia “debole nelle tecnologie emergenti” cita un dato, in particolare, dei vari studi condotti a Bruxelles in questi anni: “Soltanto quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti del mondo sono europee”.

Le cause sono diverse, ovviamente, ma a preoccupare principalmente è il bilancio demografico, con un invecchiamento generale che avanza e sempre meno giovani a tenere viva “la spinta al cambiamento e all’innovazione”. Serve, dunque, una inversione del sistema produttivo europeo che tenga dentro anche la sostenibilità ambientale, economica e sociale per garantire un futuro prospero e resiliente alle sfide globali come la lotta ai cambiamenti climatici.

In questo senso le istituzioni devono essere presenti, accelerando sulle misure che “consentano di promuovere la capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico” e di poter “competere a parità di condizioni”. Ergo, “si impone” – dice Mattarella – di “dar vita a ‘campioni’ europei, espressione di sovranità condivisa”. Ma con risorse adeguate, “innanzitutto per i sistemi educativi”, perché l’istruzione è il primo tassello della competitività. L’Europa, nel corso degli anni, ha dimostrato di avere tutte le carte in regole per dire la sua a livello globale, con l’Aerospazio ad esempio, ma anche con la normativa sull’Intelligenza artificiale che ci pone “in una posizione di avanguardia, di leadership a livello mondiale”. Eppure non basta, perché l’Ue “dispone di notevole potenza di calcolo e i supercomputer pubblici” in Finlandia, Italia, Spagna e Portogallo, ma “i programmi di Ia generativa più avanzati e universalmente usati, sono statunitensi”.

La riflessione gira di nuovo attorno alle risorse da mettere in campo. Draghi, nel suo report, suggerisce di raddoppiare i fondi del Piano Marshall, circa 800 miliardi di euro in più per centrare tutti gli obiettivi. Ma a Bruxelles c’è chi tira il freno, come l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, l’uscente Josep Borrell. Ospite del Cotec, riconosce che “il nostro ritardo a livello tecnologico è molto importante” e “l’unico modo per non perdere per sempre questo treno è investire di più”, ma sulle cifre indicate dall’ex premier italiano nutre forti dubbi: “Chi paga? – si domanda -. Noi a livello europeo in modo coordinato oppure ognuno per conto suo, magari con tasse o emettendo debito che lasceremo da pagare ai nostri pronipoti?”.

La pensa come Mattarella, invece, il presidente della Repubblica di Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, assente a Las Palmas per stare vicino al suo popolo dopo gli incendi che hanno devastato un pezzo importante del territorio e ucciso cinque persone, ma che ha voluto comunque inviare un video in cui dice apertamente di vedere nelle linee guida dell’ex Bce la strada da seguire.

Le risposte, però, dovrà darle la nuova Commissione Ue di Ursula von der Leyen, sulla quale si stanno concentrando le aspettative di buona parte di Europa. Sicuramente della Spagna, come si evince dall’intervento di Felipe VI: “Nel suo nuovo mandato, l’Ue metterà l’accento sulla sicurezza economica e su come promuoverla attraverso le proprie capacità tecnologiche, le alleanze con Paesi terzi e la cooperazione tra i partner comunitari”. Perché, conclude il Re, “la voce dell’Europa meridionale deve essere ascoltata chiaramente in questa riflessione congiunta”.

Mattarella scrive a Rebelo de Sousa e sente Priolo (ER): “Contrasto a emergenza clima con ogni mezzo”

Gli incendi che hanno provocato ingenti danni al Portogallo e la morte di cinque persone impongono un cambiamento d’agenda per il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, che all’ultimo minuto disdice la partecipazione al 17esimo Simposio Cotec di Las Palmas de Gran Canaria. In Spagna ci saranno solo il capo dello Stato, Sergio Mattarella, assieme al padrone di casa di quest’anno, il Re di Spagna, Felipe VI.

Il capo dello Stato offre subito vicinanza al popolo portoghese, con un messaggio a Rebelo de Sousa in cui esprime “profonda tristezza“. Mattarella ricorda la sostanza della dichiarazione dell’agosto 2023: “Gli incendi rappresentano uno di quei fenomeni estremi, purtroppo sempre più frequenti, determinati da un’emergenza climatica da contrastare con ogni mezzo“. Poi rimanda una nuova riflessione alla prossima riunione del Gruppo di Arraiolos del 10 e 11 ottobre.

Anche in Italia la situazione è sotto costante attenzione, per le nuove alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna e le Marche. Al suo arrivo a Las Palmas, infatti, il presidente della Repubblica ha sentito la presidente facente funzioni, Irene Priolo, per chiedere notizie ed esprimere “vicinanza in questo momento di difficoltà, chiedendole di ringraziare tutti coloro che si stanno adoperando per aiutare chi si trova in condizioni difficili”.

I contatti con l’Italia resteranno continui. Anche se domani, 20 settembre, al Teatro Pérez Galdós, sarà invece la sovranità tecnologica l’argomento principale. Al simposio si discuterà anche dei risultati del report stilato dall’ex Bce, Mario Draghi, sul futuro della competitività dell’Europa. In gioco ci sono diversi comparti sui quali occorre trovare nuove frontiere: ad esempio l’energia o l’applicazione dell’Intelligenza artificiale limitandone più possibile i rischi, ma va portata a compimento anche la transizione digitale e allo stesso tempo vanno rimessi al centro del dibattito settori cruciali come difesa e sicurezza. Soprattutto in una fase storica molto delicata, con la crisi geopolitica provocata dalla guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente.

Per non finire all’angolo, o come ha detto Draghi verso una “lenta agonia“, l’Europa deve rilanciare gli investimenti in ricerca e sviluppo, senza dimenticare la transizione energetica e ambientale, limitando le criticità economiche e sociali. Ovvero, senza lasciare indietro nessuno. In questo contesto assumono ancora maggiore interesse le catene di approvvigionamento e la sicurezza energetica, la sicurezza fisica e informatica delle infrastrutture critiche, la sicurezza e fuga di tecnologia, la militarizzazione delle dipendenze economiche o coercizione economica. Temi che il Cotec toccherà.

A Las Palmas Re Felipe VI e Mattarella visiteranno il Museo Elder della Scienza e della tecnologia, interagendo con gli studenti dei corsi educativi. Mentre al Simposio ci saranno anche l’alto Rappresentate per la politica estera dell’Ue, Josep Borell, per parlare di difesa e sicurezza, Dario Pagani, Head of Digital and Information Technology di Eni, il managing director Space Business Unit di Leonardo, Massimo Claudio Comparini, e Nicola Rossi, Head of Innovation del gruppo Enel Group, che interverranno per l’Italia in qualità di rappresentanti delle aziende socie di Cotec Italia.

Mattarella difende Ue da critici. E sul debito: Da abbattere, ma Italia ha sempre onorato

Guardare oltre i recinti per capire che non bisogna “pretendere di guardare agli accadimenti contemporanei come se potessero meccanicamente essere collocati dentro stampi conosciuti“. Sergio Mattarella rende merito all’opera svolta negli ultimi 50 anni dal Forum Ambrosetti. Collegato dal Quirinale, il capo dello Stato tocca diversi temi, tutti di strettissima attualità, sui quali è necessario “assumere la responsabilità della ricerca di soluzioni per le sfide epocali che il mondo si trova di fronte, a partire da quella della sostenibilità dei modelli di sviluppo”, perseguendo obiettivi “che affermino la dignità delle persone e dei popoli, non più strumenti di ambizioni di potenza di singoli governi e gruppi dirigenti” ma “impegnati a combattere le disuguaglianze e a promuovere la pace“.

Un ruolo che negli ultimi 70 anni circa, dai Trattati di Roma in poi, ha animato il progetto perseguito dall’Europa. Eppure le critiche “lo vogliono, di volta in volta, come una mera ‘utopia consolatoria’, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale“, sottolinea Mattarella. La riflessione è ampia, il presidente della Repubblica posa sul piatto della bilancia due visioni, quella di chi considera l’appartenenza all’Unione “un vincolo, talora soffocante” e chi, invece, la vede “come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente, collocato in un mondo (i Brics insegnano) fatto sempre più di giganti“.

Mattarella mette in luce come “sovente i critici omettono due aspetti: anzitutto l’Ue è il primo esercizio di questa natura caratterizzato dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni“. Inoltre, “le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale (sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi) sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento europeo, con procedimenti partecipati e trasparenti“. Semmai, sottolinea, l’Europa “è incompiuta, un progetto a divenire“, ma con una fondamentale utilità. Infatti, il capo dello Stato cita “le recenti lucide scelte operate dalla Commissione von der Leyen a seguito della pandemia” con le “politiche coraggiose come quelle assunte in materia di mutualità del debito, di Next Generation Eu“.

Mattarella non usa giri di parole, rievoca la Brexit come esempio che “è sempre possibile tornare sui propri passi”, ma allo stesso tempo chiede: “Quale giustificazione potrebbero trovare i decisori a sostegno della diserzione da un ruolo incisivo dei Paesi europei, nel loro insieme, nel contesto internazionale?“. C’è molta economia, nelle parole del presidente della Repubblica, che riflette sulla discussione rispetto al ‘vincolo esterno’ nei confronti dei comportamenti delle economie dei Paesi membri. Un ragionamento “non banale”, perché “taluno ritiene di poter invocare il rischio di subire scelte che sarebbero rivolte contro l’interesse nazionale. Anche se è singolare pensare a governi che, scientemente, approvino regole le cui conseguenze tradirebbero l’interesse della popolazione che ha affidato loro il mandato di governare“, spiega Mattarella.

Molto dettagliato anche il passaggio sul debito, tema che riguarda l’Italia molto da vicino. Ricorda che “nel 2023, a fronte di un debito accumulato dall’Italia per circa 2.863 miliardi di euro, e a un ammontare dei debiti di Francia e Germania che, sommati, valgono quasi il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia“. Il motivo lo individua nel “diverso tasso di interesse“. Eppure – rimarca con enfasi – “l’Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui“. Mattarella riconosce che “molta strada rimane da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito pubblico/ricchezza finanziaria netta delle famiglie“, dunque “il termometro della percezione dei mercati sull’affidabilità di un Paese può rivelarsi quanto meno opinabile”. Ma, ammonisce, “il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo“.