Mattarella: “Destini ambiente-uomo mai così connessi. Recupero territorio non è imbalsamarlo”

La cura del territorio è sempre stato uno dei temi più cari al presidente della Repubblica. Lo ha ribadito anche oggi ricevendo al Quirinale una delegazione del Fai-Fondo per l’ambiente italiano, che quest’anno spegne 50 candeline dalla sua fondazione.

Sergio Mattarella ringrazia l’associazione per il ruolo che svolge in Italia nel “preservare e valorizzare tesori straordinari di arte, natura, storia, ponendoli a disposizione della nostra comunità”. Ricorda il primo bene ricevuto in affidamento, Cala Junco a Panarea, il primo grande restauro, il Monastero di Torba: “Molto tempo è passato e sono numerosi i beni, i luoghi, gli edifici, le opere d’arte, i monumenti valorizzati, in molti casi salvati” dal lavoro del Fai.

Il presidente più volte, nei suoi 10 anni di mandato, è intervenuto pubblicamente per lanciare moniti sulla cura delle aree interne, che non vanno dimenticate, ma anzi recuperate e rimesse a valor comune nella società di oggi: “Non si tratta di imbalsamare luoghi, bensì di porre a disposizione della comunità risorse che si rischia di disperdere se non più valorizzate. Vale in particolare per i piccoli centri, per le aree interne, per le isole cosiddette minori che sono state (le aree interne particolarmente) tanto depauperate di energie negli ultimi decenni”. Per questo ringrazia il Fai e allo stesso tempo rilancia un altro dei temi più cari alla sua sensibilità: “Il destino dell’uomo e il destino dell’ambiente non sono mai stati così strettamente connessi”.

Mattarella condivideva queste convinzioni con Papa Francesco, spesso, infatti, si trovavano in sintonia perfetta sulle grandi sfide del nostro tempo, come la lotta ai cambiamenti climatici e alle diseguaglianze. Non a caso il capo dello Stato ribadisce, davanti alla delegazione guidata dal presidente, Marco Magnifico Fracaro, l’importanza dell’opera del Fondo nei primi cinque decenni di attività, durante i quali “avete preso in carico parti del territorio, le avete risanate e siete riusciti a ricostruire oasi di sostenibilità, di vivibilità”. Per valorizzare questo lavoro, però, occorre anche costruire un futuro. Cosa che può avvenire solo con “generazioni che sappiano trovare alimento nella storia da cui hanno origine e sappiano trovare la capacità di alzare l’orizzonte del nostro sguardo”.

Il capo dello Stato riporta alla mente Benedetto Croce “promotore della prima legge italiana sul paesaggio, approvata nel giugno del 1922”, il quale “esprimeva la convinzione che lo stesso spirito di una comunità fosse legato ai territori e ai paesaggi, degradando i quali si rischiava di indebolire e sradicare proprio le radici storiche e culturali”. Ma anche la figlia, Elena Croce, “tra i pionieri che, cinquant’anni or sono, prendendo a modello una affermata Fondazione britannica, diedero vita a questa preziosa impresa italiana”. Dunque, “la bellezza e la cultura sono in cima alle tante preziose risorse di cui disponiamo nel nostro Paese”, mette in luce ancora una volta Mattarella. Aggiungendo che “ci deve rendere orgogliosi la circostanza che l’Italia sia il frutto di una intensa azione sviluppata sul piano del patrimonio culturale negli Stati preunitari. Azione che ha dato vita a una identità comune”. Il presidente, infine, usa una metafora per rendere ancora meglio l’idea: “Il nostro Paese è il suggestivo mosaico che conosciamo, stratificazione e testimonianza di tante storie e vicende, pazientemente composto”. Concludendo che “la cultura ha una forza immane. Ci conduce sulla strada della conoscenza, del confronto, del dialogo, della crescita. Quindi del rispetto delle identità di ciascuno, della costruzione di identità condivise e comuni”.

Dazi, Meloni: “Dialogo, ma non escludere risposta adeguata”. Mattarella: “Ue sia compatta”

Col passare delle ore la tensione è sempre più palpabile. I dazi spaventano i mercati e rendono anche la risposta politica molto complicata. Il governo italiano ha scelto la via della prudenza, ripetendo con quasi tutti i suoi ministri l’invito a mantenere aperto il dialogo, ma ora la premier comprende che è arrivato il momento di prendere posizione. “Resto convinta che si debba lavorare per scongiurare una guerra commerciale” dice Giorgia Meloni, sottolineando che questo “non esclude di immaginare risposte adeguate a proteggere le nostre produzioni”.

La presidente del Consiglio lancia anche un messaggio (indiretto) agli storici alleati Usa: “Bisogna ricordare che sono il secondo mercato di destinazione, con un export salito del 17%: l’introduzione di nuovi dazi avrebbe risvolti pesanti e penso che sarebbe un’ingiustizia per gli americani”. Il tema è al centro delle agende delle varie cancellerie europee.

Lo dimostra il fatto che sia stato discusso anche nell’incontro al Quirinale tra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il presidente della Repubblica di Estonia, Alar Karis, in visita ufficiale in Italia. Mattarella definisce l’inasprimento delle tariffe sulle importazioni un “errore profondo”, ma allo stesso tempo auspica “una risposta compatta, serena, determinata” da parte dell’Europa. Che lo scenario stia cambiando rapidamente lo si capisce anche dai toni usati dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Il quadro è particolarmente complesso, la sfida dei dazi mette alla prova i rapporti commerciali”, dice in aula alla Camera durante il question time. Il vicepremier domani sarà a Bruxelles, dove in programma c’è anche un incontro con il commissario Commissario Ue al commercio, Maros Sefcovic: “Dobbiamo avere un approccio pragmatico e dialogante mantenendo la schiena dritta. Se sarà necessario – spiega – dovremo avere una decisione che comporti reazioni a livello europeo” e con tempi decisamente diversi rispetto a quelli cui l’Ue ci ha abituato in questi anni: “Non si deve andare alle calende greche”, avverte Tajani. Che, assicura, discuterà di dazi con il vicepresidente Usa, JD Vance, durante la visita che farà in Italia dal 18 al 20 aprile prossimi.

Un suggerimento sulla contromossa più utile per rispondere alle scelte dell’Amministrazione Trump arriva dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Alla Commissione Ue chiediamo di cogliere le nuove opportunità sui mercati globali, piuttosto che pensare solo a reagire ai dazi con altri dazi: cosa che aggraverebbe il peso per l’Europa”. L’idea è puntare su “accordi bilaterali di libero scambio” sulla scorta di quelli sottoscritti in passato con Cile, Canada, Corea del Sud e Mercosur, verso aree “di maggiore crescita che abbiamo definito e indicato: Messico, Indo-Pacifico, India, Malesia, Indonesia, Vietnam e Giappone”. Resta sulla strada della prudenza, invece, Tommaso Foti: “Meno alziamo i toni sotto il profilo delle parole e meglio è, la reazione non deve essere di pancia ma di ragione”, ammonisce il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione.

Nel governo c’è anche chi, come Francesco Lollobrigida, scommette che l’Italia non ne uscirà ridimensionata sui mercati. Di sicuro non quello agroalimentare: “L’apprensione di questi giorni non ci deve far dimenticare i record raggiunti in questi anni. L’Italia è una superpotenza in questo settore e saprà vincere qualunque sfida”, rasserena il ministro dell’Agricoltura. Anche se Coldiretti chiede di “fare prevalere il buonsenso ed evitare a tutti i costi un’escalation della guerra commerciale che avrebbe effetti disastrosi sulle economie europee e statunitense – avverte il presidente, Ettore Prandini – , dove i primi ad essere penalizzati sarebbero i cittadini e gli agricoltori di entrambe le sponde dell’Atlantico”. Mentre Confagricoltura chiede all’Europa una risposta “unita e allineata con la medesima strategia” per proteggere un export da circa 70 miliardi di euro. E la Cia-Agricoltori italiani teme che dazi al 25% “ridurrebbe fortemente la competitività delle eccellenze del Made in Italy”. Un danno che Uninimpresa stima complessivamente in 2 miliardi circa. In questo quadro si inserisce pure lo scontro politico. Perché le opposizioni accusano il governo di troppo immobilismo. Il Pd si schiera sulle posizioni di Mattarella: “I dazi americani sono un errore profondo – sostiene la vicepresidente dem, Chiara Gribaudo -. Trovo inquietanti gli effetti che ricadranno sulla nostra economia, ma è altrettanto inquietante il sovranismo di chi appoggia l’amministrazione Trump, lasciando l’Italia e l’Europa in questa situazione”. Per la Cinquestelle Chiara Appendino “Meloni minimizza”, quindi “è complice del disastro che sta facendo non tutelando le nostre imprese”. Dura anche Avs, che lancia la campagna ‘Trump tax’. Per Iv, invece, le differenti posizioni nella maggioranza di governo lasciano l’Italia “appesa”, mentre Azione non boccia la scelta della premier di dialogare con Washington, purché in accordo con l’Ue.

Mattarella scuote l’Ue: Si aggiorni, servono decisioni veloci. Dazi inaccettabili

Difesa, debito, dazi. Le questioni su cui decidere in Europa sono tante e tutte scottanti. L’esperienza dell’Unione è stata “straordinariamente di successo“, ma non mancano lacune da colmare, come quella dei processi decisionali ancora troppo macchinosi. Dal palco di ‘Agricoltura è‘, Sergio Mattarella risponde ad alcuni studenti e l’ancia l’appello a Bruxelles: “Servono risposte veloci e tempestive. L’Europa ha bisogno di aggiornarsi”.

La preoccupazione del Capo dello Stato è soprattutto per i dazi, perché per un Paese come l’Italia la cooperazione di mercati aperti “corrisponde a due esigenze vitali“: pace e interessi concreti di un Paese esportatore. Su questo non ha dubbi: “I dazi creano ostacoli ai mercati, ostacoli alla libertà di commercio, alterano i mercati, penalizzano prodotti di qualità“. Questa è una cosa “inaccettabile” per il nostro Paese, denuncia, ma “dovrebbe esserlo per tutti i paesi del mondo”. Quando si parla di guerre commerciali, osserva Mattarella, spesso si mette l’accento sull’aggettivo commerciale, ma si dovrebbe metterlo sulla parola ‘guerre’: “Anche queste sono guerre di contrapposizione, che inducono poi a contrapposizioni sempre più dure e pericolose”, mette in guardia. Il presidente confida però che l’Unione europea abbia la forza per interloquire “con calma, ma anche determinazione, per contrastare una scelta così immotivata come i dazi. L’Europa è un soggetto forte”, scandisce, suggerendo di restare “sereni, senza alimentare un accesso di preoccupazione”.

“Ogni mossa per la de-escalation è davvero tanto necessaria“, chiosa il commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen, che domani sarà a Roma invitato al villaggio del Masaf. Chiede di tornare al tavolo delle trattative, piuttosto che annunciare semplicemente nuove misure.

Distendere i toni è anche la posizione del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Non vogliamo che la situazione si aggravi”, spiega, leggendo nelle parole di Mattarella “la necessità di un atteggiamento fermo e ragionevole nel tentativo di garantire entrambe le economie”.

Dal Business forum Italia-Svezia, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, chiede di non imitarsi a reagire alle mosse di Donald Trump, ma di “agire per realizzare una nostra politica energetica, una nostra politica industriale, una nostra politica commerciale”. Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, è in viaggio verso Washington, dove incontrerà le controparti americane, il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante degli Usa per il commercio Jamieson Greer. Una buona notizia per il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto, che confida nel negoziato: “La strada mi sembra quella della composizione e del dialogo”.

Campi Flegrei, torna la paura: firmato stato mobilitazione. Mattarella sente Manfredi

Torna la paura nei Campi Flegrei. Una scossa di magnitudo 4.4 getta in strada e nel panico la comunità, estenuata da due anni di sciame sismico praticamente ininterrotto. Si tratta della più forte scossa registrata in epoca strumentale nella zona, insieme a quella del 20 maggio 2024.

Undici le persone rimaste ferite, un uomo è stato sepolto dal crollo del controsoffitto a Pozzuoli, contuso ed escoriato ma salvato dai vigili del fuoco. Altre tre persone sono state ferite da schegge di vetro e per sette i ricoveri sono stati dovuti a crisi di panico. In tutto il territorio ci sono crolli non strutturali, tra cui parte del campanile della chiesa di Sant’Anna a Bagnoli. Anche una scuola, la Viviani di Pozzuoli, è interessata da ‘distaccamenti’ non strutturali, in forma precauzionale e per consentire le verifiche, tutte gli istituti della zona vengono chiusi. “Abbiamo seguito le vicende attentamente, la situazione complessiva ci lascia moderatamente tranquilli”, spiega il prefetto di Napoli, Michele Di Bari.

E’ stato uno stress test importante per il patrimonio edilizio e non ci sono stati danni strutturali. La convivenza col grande sisma è l’unica risposta“, ammette il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che nel primo pomeriggio viene contattato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato si informa sulla situazione che vive il territorio ed esprime vicinanza ai cittadini.

La premier, Giorgia Meloni, fa sapere dal mattino di monitorare costantemente l’evolversi della situazione. Si tiene in contatto con il sottosegretario Alfredo Mantovano, con il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, e con il capo del dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano.

Il ministro per la protezione Civile ha firmato lo stato di mobilitazione nazionale chiesto dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca. “E’ una delle zone più complesse al mondo, ve lo dico senza ipocrisia, chiedetela agli altri l’ipocrisia”, tuona Musumeci, denunciando una mancanza di attenzione delle istituzioni precedenti per una zona su cui insiste sia il rischio vulcanico che quello bradisismico. Una delle soluzioni, per il ministro, passa dalla prevenzione non strutturale, che prevede anche di istruire i ragazzi del territorio dei rischi e su come comportarsi in caso di evento. La mobilitazione nazionale permette al Dipartimento di Protezione Civile di coordinare gli interventi e le strutture operative, a supporto delle autorità regionali, garantendo assistenza alle popolazioni e interagendo direttamente con forze dell’ordine, vigili del fuoco, ambulanze.

Al momento, l’ipotesi di evacuazione dei “non è da scartare”, spiega il ministro, ma avverrà solo ascoltati i vulcanologi e sarà oggetto di esame tra i tecnici “solo qualora dovessero dirci di essere in prossimità di evoluzione accentuata”. Il piano che prevede l’evacuazione e il gemellaggio con le altre Regioni, però, è solo sulla pianificazione del rischio vulcanico. Il piano di emergenza per rischio bradisismico prevede lo spostamento persone che voglio lasciare la propria casa in aree di accoglienza.

Sappiamo che siamo nel mezzo di un complesso sciame sismiche che dura da un paio di anni, con migliaia di scosse. Per questo, lo dico alle amministrazioni, le tendopoli devono essere allestite costantemente, non dopo la scossa“, avverte Musumeci. Le aree di accoglienza sono comunque state allestite “in modo molto tempestivo”, assicura Ciciliano.
Il ministro rivendica di aver “aperto una breccia” nel “muro della rassegnazione” con le esercitazioni previste dal piano. Andrebbero fatte ogni 3-4 mesi e lo scorso anno con questo governo se ne sono organizzate tre: “Alla prima hanno partecipato 140 persone, alla seconda 200, la terza ha visto la partecipazione di 1.500 persone”, chiosa il ministro. E alle opposizioni che chiedono di riferire in Parlamento risponde di “non avere nessuna nessuna difficoltà”, ma “non abbiamo novità”: “Lo sciame sismico c’è e lo sappiamo tutti, lo riferirò con piacere”, scandisce.

Per poter convivere con il bradisismo, è indispensabile mettere in sicurezza gli edifici.Abbiamo un patrimonio edilizio discreto che può essere migliorato. Dobbiamo agire sull’edilizia pubblica, ma sono importanti anche gli interventi sull’edilizia privata”, fa appello Manfredi, ricordando che chi ha un edificio ha l’occasione di migliorarne la sicurezza sismica. “Certo che oggi il patrimonio edilizio non è quello degli anni 80, ma si può sempre migliorare”, osserva e a chi gli fa notare che ci sono ancora edifici fatiscenti risponde: “La responsabilità dell’edilizia privata è del proprietario, il proprietario se ha una catapecchia si dia da fare, ovviamente anche con l’aiuto pubblico”.

Mattarella vede Zelensky: “Pieno sostegno Italia”. Da presidente ucraino invito a Kyev

Volodymyr Zelensky torna a Roma e rafforza il legame con il nostro Paese. Il presidente ucraino giovedì sera ha incontrato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, questa mattina invece è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo ha accolto con parole di profonda amicizia: “Confermo la determinazione dell’Italia a mantenere pieno, inalterato e costante sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Federazione Russa”.

Il capo dello Stato spiega che questa scelta è frutto della “amicizia che lega i nostri Paesi, per il rispetto delle regole della convivenza internazionale contro la pretesa di imporre con le armi la volontà a un altro Stato” e “per la sicurezza dell’Europa”. Zelensky ascolta e ricambia, innanzitutto ringraziando “per l’appoggio del governo italiano e per i pacchetti di sostegno all’Ucraina, sia al nostro esercito, alla nostra capacità di resistenza, sia a livello umanitario al nostro popolo”. Il presidente ucraino consegna a Mattarella anche un invito speciale a visitare Kyev, ricordando che sono ormai trascorsi 25 anni dall’ultima volta di un presidente della Repubblica italiana.

C’è anche un altro tema al centro dei colloqui intrattenuti da Zelensky a Roma, città dove il 10 e 11 luglio prossimi si svolgerà la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. “Sono molto contento che questa conferenza si tenga in Italia”, dice infatti al Quirinale, spiegando che “sul restauro del patrimonio culturale vogliamo davvero il sostegno dei vostri tecnici, che hanno molta esperienza”.

Ma non è solo la cultura che interessa. In un’intervista esclusiva a Rainews, infatti, sottolinea di avere avuto “un ottimo incontro con Giorgia Meloni ieri, abbiamo un rapporto particolare, ne sono contento”. E ripete i ringraziamenti per gli aiuti umanitari: “Sono fondamentali, soprattutto ora che ci sono attacchi al nostro sistema energetico, siamo infinitamente grati all’Italia”. Grazie alle infrastrutture inviate dal nostro Paese in questi anni, infatti, ci sono quelle utili a garantire energia elettrica per reggere al freddo degli inverni ucraini.

Inoltre, Zelensky mette in luce l’importanza di “scongelare i beni degli oligarchi russi per ricostruire l’Ucraina: è una cosa estremamente positiva. Sono molto grato a Meloni per quello che è stato fatto”. Della premier, poi, intercettato dal ‘Messaggero’ dice apertamente “mi fido di lei”.

Il presidente ucraino, al termine degli incontri, fa un resoconto ampio anche sui suoi canali social, sempre alimentati con tante informazioni quasi in tempo reale. “Ho ringraziato il presidente Mattarella per l’incrollabile sostegno dell’Italia, per la sua posizione chiara e di principio su una pace giusta e duratura e per l’importanza di una stretta collaborazione con i partner internazionali per raggiungere questo obiettivo”, scrive su Telegram. Aggiungendo di apprezzare “la visione positiva” del nostro Paese “sull’integrazione dell’Ucraina nella Ue e nella Nato come elemento chiave del sistema di sicurezza paneuropeo. Ho sottolineato – continua – che l’integrazione del mio Paese nelle strutture di sicurezza esistenti non è solo la soluzione più efficace, ma anche la più conveniente per tutti i partner”.

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto si moltiplicano gli sforzi per arrivare a un accordo che metta fine alle armi. In attesa ovviamente che il neo presidente Usa, Donald Trump, entri in carica il 20 gennaio prossimo. In queste ore si fa largo l’ipotesi di un incontro tra il tycoon e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin: da Mosca arrivano aperture, ma la strada verso un negoziato risolutore è ancora lunga da percorrere.

Clima, Mattarella: Non distogliere attenzione, per alcuni rischio esistenziale

I conflitti in atto nel mondo si moltiplicano. Il 2024 ne ha registrati 56, “il più alto numero dal tempo della Seconda Guerra mondiale”, per di più in un contesto di “generalizzato deterioramento delle condizioni di sicurezza“. L’esasperazione delle tensioni tra Stati, però, “non può farci distogliere lo sguardo dalla nostra casa comune, la Terra, dal suo stato di salute“: l’allarme lo lancia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale il corpo diplomatico, per lo scambio degli auguri.

Il Capo dello Stato ricorda che il periodo 2015-2024 è stato il decennio più caldo mai registrato, con effetti come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento delle acque e fenomeni meteorologici estremi che “sempre più frequentemente colpiscono in maniera drammatica comunità ed economie, come accaduto recentemente nella drammatica alluvione a Valencia”.
A pagare il prezzo delle conseguenze del riscaldamento globale sono i più vulnerabili, denuncia Mattarella, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla COP 29 di Baku. “Per alcuni Paesi addirittura, penso a quelli insulari, un innalzamento, anche minimo, del livello degli oceani comporta un rischio esistenziale“, ricorda.

Il presidente chiede sforzi “comuni e rapidi” che permettano di superare al più presto il divario tra ambizioni in termini di decarbonizzazione e capacità di attuazione e di “imprimere l’indispensabile accelerazione alla transizione energetica globale“.

In termini di cooperazione internazionale e commercio, Mattarella punta i riflettori sulla “pretesa dell’ autosufficienza” che “contrasta con la evidenza della realtà dei fatti“. Non si può, esorta, invocare la sicurezza nazionale per giustificare nuovi protezionismi. Lo insegna anche la storia: “Il protezionismo non ha mai portato vantaggi di lungo periodo, a volte è stato persino causa di conflitti armati, mentre il libero commercio – è l’esperienza sviluppata dall’Unione europea – è un fattore di crescita formidabile“.
Bene quindi accordi con quello tra l’Unione europea e il Mercosur, che fonde il futuro di interi continenti, osserva, “proponendosi di tutelare ‘beni comuni’ come la biodiversità, la sicurezza alimentare, lo stato di salute complessivo del nostro Pianeta“.

Tra le sfide future, grande attenzione deve essere posta allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: “Occorre sapere che non basta a sé stessa e non è neutrale“, avverte il Presidente, auspicando uno sviluppo “inclusivo“, di cui possano beneficiare tutti e scongiurando monopoli privati: “La governance non può essere affidata soltanto al mercato o al potere di pochi. E’ necessario che le istituzioni sappiano farne un ‘bene comune’ – scandisce -, incanalandone le potenzialità in modo coerente con i progetti di vita collettiva e di relazione“.

Confronto di un’ora al Colle fra Meloni e Mattarella: Ue, Manovra e post Fitto nel ‘menù’

Un incontro programmato da tempo, come ce ne sono tanti nel corso di una legislatura. Stavolta, però, il timing del pranzo di lavoro di mercoledì al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la premier, Giorgia Meloni, crea particolare attenzione. Non foss’altro per il timing, visto che solo poche ore prima, in commissione Bilancio al Senato, il governo era andato sotto sull’emendamento della Lega sulla riduzione del Canone Rai, bocciato con i voti di Forza Italia che si sono sommati a quelli delle opposizioni.

La notizia trapela il giorno dopo del faccia a faccia, che fonti del Colle confermano specificando che si è svolto “in un clima cordiale e collaborativo”. Nulla che possa far scattare campanelli di allarme, dunque: questo è il senso. Tesi corroborata anche da fonti di Palazzo Chigi, che smentiscono l’ipotesi che sia collegato alle tensioni parlamentari nella maggioranza.

I temi che Mattarella e Meloni trattano, comunque, sono di grande importanza. Messo in calendario la scorsa settimana, l’incontro avviene dopo l’intervento della presidente del Consiglio ai Med Dialogues. Innanzitutto è l’occasione per confrontarsi sulle ultime missioni internazionali in cui sono stati impegnati: il capo dello Stato in Cina, tra Pechino, Hangzhou e Canton; la premier al G20 in Brasile e a seguire in visita in Argentina. Altre volte era capitato, ma senza il clamore delle cronache, fanno notare dalle parti del governo.

Il capo del governo e il presidente della Repubblica discutono anche di altre questioni di primo piano. Come la legge di Bilancio, che sta compiendo i primi passi nell’iter parlamentare che dovrà portare all’approvazione del testo necessariamente entro il prossimo 31 dicembre. Al momento la fase è quella della scrematura degli emendamenti presentati dalle forze politiche, i cosiddetti segnalati e ‘super segnalati’, per provare ad asciugare più possibile i tesi e consentire un percorso con meno ostacoli, dunque tempi più rapidi.

Mattarella e Meloni, ovviamente, affrontano anche questioni di politica estera, a partire dalle vicende legate all’Unione europea, con il via libera alla nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen, di cui fa parte anche Raffaele Fitto, come vicepresidente esecutivo con deleghe di peso come agricoltura, pesca, economia del mare, trasporti e turismo: materie strategiche per l’Italia. Il nuovo incarico dell’esponente di FdI porta inevitabilmente ad aprire il capitolo del governo, nel quale Fitto finora ha avuto la responsabilità di guidare le politiche del Pnrr, della coesione, del Sud e degli affari Ue, e che ora dovrà rimettere nelle mani della presidente del Consiglio per trasferirsi a Bruxelles. Il ragionamento sul nome del sostituto sono in corso, così come a Palazzo Chigi si riflette sulla redistribuzione delle deleghe. I tempi non sono ‘emergenziali’, ma la decisione va presa in tempi abbastanza rapidi.

Coldiretti, 300mila firme per avvio campagna etichette. Lollobrigida: “Tagli? Nulla da temere”

Coldiretti spegne le sue prime 80 candeline. Per celebrare l’anniversario dalla fondazione, avvenuta nell’ottobre 1944 grazie alla ferma volontà di Paolo Bonomi, l’associazione sceglie di dare il via alla raccolta digitale delle firme per una legge di iniziativa popolare che acceleri la riforma del Codice doganale, con l’obbligo dell’etichetta d’origine a livello europeo su tutti gli alimenti in commercio. La base di partenza è consistente, perché nei mercati e tra i cittadini con i gazebo sono state già raccolte 300mila firme.

“Siamo per la trasparenza, perché crediamo sia un diritto di ogni persona conoscere da dove proviene il cibo che mangia”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, aprendo il suo intervento con un ricordo di Satnam Singh, mentre in platea ascoltano il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Sono tanti i dossier su cui lavora la confederazione, per un comparto agroalimentare che genera un valore economico di “620 miliardi e 4 milioni di occupati” e che quest’anno, rivela Prandini, raggiungerà “70 miliardi di esportazioni”. Numeri positivi, ma che il numero di Coldiretti ritiene “ancora non sufficienti rispetto alle difficoltà che i nostri imprenditori stanno attraversando, visto che il 2024, purtroppo, si caratterizza ancora con un danno economico nella filiera di 8,5 miliardi, a causa delle avversità del maltempo”.

Proprio per questo motivo l’associazione torna a chiedere “un grande piano per la realizzazione di bacini di accumulo” che eviti la dispersione di acqua, senza la quale “non c’è industria, non c’è sviluppo e non ci sarà nemmeno Intelligenza artificiale, perché sappiamo quanta acqua è necessaria per il suo funzionamento”. Sempre sulle infrastrutture, Prandini chiede lo sviluppo di quelle ferroviarie per il trasporto delle merci su rotaie, tema strettamente collegato a quello dei porti.

Anche nelle scuole serve “formazione culturale” sul cibo secondo Coldiretti, che individua le mense come “luogo attivo”, anche per “contrastare quel fenomeno sempre più diffuso dell’obesità infantile, collegato ad una cattiva alimentazione”.

L’associazione, poi, ribadisce la lotta alle produzioni in laboratorio, per difendere l’agricoltura familiare, “che nel mondo rappresenta l’80% delle aziende”. E poi c’è la nuova Europa, che per Coldiretti non è in discussione e parte col piede giusto sulla ripartizione del valore all’interno della filiera agroalimentare, ma deve ancora dimostrare tanto: “Deve andare oltre e iniziare a dare garanzie, ad esempio, sullo stanziamento economico per la Pac, di cui non abbiamo ancora certezza”. Una riflessione che condivide anche Lollobrigida: “Senza Europa non andiamo da nessuna parte, ma allo stesso modo mi permetto di dire che l’Europa senza Italia non va da nessuna parte”.

Nella festa di Coldiretti c’è spazio anche per la prossima legge di Bilancio. Prandini chiede di non tagliare o ridimensionare le misure sull’agricoltura, ma anzi investire, soprattutto in ricerca e formazione. Sullo sfondo, però, c’è la spending review a cui lavora il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, anche se Lollobrigida rassicura: “Non c’è niente da temere, Giorgetti ha sempre avuto un approccio costruttivo”.

Il responsabile del Masaf assicura che gli investimenti proseguiranno e, anzi, vuole prendere spunto dalla riforma agraria voluta fortemente proprio da Coldiretti nel Dopoguerra “per guardare, oggi, a quei terreni incolti che potrebbero tornare nella disponibilità di chi li vuole lavorare, magari i giovani”. Sul piano generale, Lollobrigida definisce “nemica di Paesi esportatori come l’Italia” l’ipotesi di mercati chiusi, ma allo stesso tempo “immaginarne un mercato aperto senza regole non è la cosa più intelligente da fare”. Serve, però, la reciprocità, o meglio clausola a specchio, come garanzia. Anche sul Servizio civile in agricoltura il ministro chiarisce: “Non è lavoro, ma valorizzazione di un’esperienza che tanti giovani italiani potranno fare”.

La partita sul settore primario entra nel vivo dell’autunno politico ed economico, dunque. In attesa di conoscere la Manovra 2025 e, soprattutto, di capire quali mosse l’Ue metterà in campo.

Mattarella: “Indispensabile creare ‘campioni’ europei. Ue completi sistema finanziario”

Photo credit: Quirinale

La prima visita di Stato di Sergio Mattarella in Germania conferma e rafforza la partnership con l’Italia. Il capo dello Stato tocca diversi temi negli incontri previsti dalla sua agenda a Berlino, che inizia dal colloquio con il presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, a Palazzo Bellevue. “È assolutamente indispensabile creare ‘campioni’ europei” che possano reggere il confronto a livello internazionale, in uno spirito “collaborativo e non competitivo con ‘campioni’ di altre parti del mondo”.

Lo spunto viene da una domanda dei cronisti sulla stretta attualità, con la trattativa Unicredit-Commerzbank e il rapporto sulla competitività elaborato dall’ex governatore della Bce, Mario Draghi. “I settori più avanzati sono decisivi per il futuro, ma sono anche quelli in cui i soggetti europei sono in grandissima minoranza”, per cui è indispensabile avviare un percorso “suggerito anche dal rapporto Draghi”. In questo senso la storica collaborazione tra Italia e Germania può essere di grande aiuto: “Le nostre economie sono strettamente connesse, come dimostrano sia i dati sull’interscambio commerciale che gli investimenti diretti” e “la collaborazione si sviluppa in tanti settori, soprattutto quelli altamente tecnologici, che sono più proiettati verso il futuro e dove ci sono interessi condivisi”, dice Mattarella. Ricordando che Berlino “non è solo alleato della Nato e co-fondatore dell’Unione europea, ma un partner imprescindibile”, dice ancora Mattarella. Anche nella sfida della transizione energetica e green, che “non può essere vinta dai singoli Paesi, ma va affrontata con collaborazione e solidarietà”.

Sulla lotta ai cambiamenti climatici, il capo dello Stato si sofferma anche al brindisi in occasione del pranzo di Stato offerto a Berlino per la sua visita dal presidente Steinmeier, definendola “indispensabile e indifferibile”. Il tema sarà anche al centro della sessione conclusiva del seminario ‘La cooperazione tra Italia e Germania: un importante strumento per il contrasto al cambiamento climatico e la transizione energetica globale’, organizzato per sabato al Campus delle Nazioni Unite di Bonn.

Mattarella, a Berlino, vede anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, col quale affronta argomenti come l’Ucraina, la guerra in Medio Oriente e la crisi di Gaza, la questione del Libano e l’Unione europea. Ribadendo, come fatto in mattinata nel bilaterale con Steinmeier, quanto sia necessario “il completamento del sistema finanziario comune, perché una grande moneta unica deve averne uno definito e non parziale”, così come procedere con “la Difesa comune” e “procedure decisionali più snelle e veloci, per dare risposte alle sfide. Perché – avverte il presidente della Repubblica – se l’Ue non è in grado di fornirle velocemente, lo faranno altri per noi e con verrebbe meno il senso della convivenza pacifica dell’Unione”.

Temi su cui il presidente della Repubblica federale tedesca concorda in pieno. Confermando la “profonda amicizia italo-tedesca” che “vogliamo approfondire e mantenere”. Steinmeier mette l’accento anche sul ruolo centrale del nostro Paese nel Mediterraneo. “Sappiamo che gli approvvigionamenti energetici vanno ampliati e diversificati, Italia e Germania sono uniti nella transizione energetica e nella lotta ai cambiamenti climatici”, spiega. Aggiungendo che il suo Paese si sta attivando “per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture transfrontaliere”, guardando con molta attenzione alla produzione di idrogeno su cui sta concentrando buona parte delle attenzioni l’industria italiana. In questo modo, per il presidente tedesco, “possiamo fare un passo avanti importante per la decarbonizzazione delle nostre industrie”.

Ma tutto parte da un principio base, che lo stesso Steinmeier esprime, ma su cui Mattarella è pienamente d’accordo: “Bisogna profondere ogni sforzo perché l’Ue resti forte e unita”, perché è quella “la base su cui costruire il futuro comune”.

 

Mattarella indica linea Draghi per competitività Ue: “Rapporto autorevole, servono risorse”

L’Europa deve perseguire la strada della Sovranità tecnologica, ma per restare competitiva “servono risorse”. E soprattutto una linea, che può essere il rapporto firmato da Mario Draghi per conto della Commissione Ue: un documento che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definisce “autorevole”.

Dal palco del Teatro Pérez Galdós, a Las Palmas de Gran Canaria, location scelta dal Re Felipe VI di Spagna, padrone di casa della 17esima edizione del Simposio Cotec, il capo dello Stato rilancia i punti salienti del documento dell’ex Bce, in cui viene sottolineato che il divario di produttività tra Unione europea, Stati Uniti e Cina “imputato principalmente al settore tecnologico. Per far comprendere quanto il nostro continente sia “debole nelle tecnologie emergenti” cita un dato, in particolare, dei vari studi condotti a Bruxelles in questi anni: “Soltanto quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti del mondo sono europee”.

Le cause sono diverse, ovviamente, ma a preoccupare principalmente è il bilancio demografico, con un invecchiamento generale che avanza e sempre meno giovani a tenere viva “la spinta al cambiamento e all’innovazione”. Serve, dunque, una inversione del sistema produttivo europeo che tenga dentro anche la sostenibilità ambientale, economica e sociale per garantire un futuro prospero e resiliente alle sfide globali come la lotta ai cambiamenti climatici.

In questo senso le istituzioni devono essere presenti, accelerando sulle misure che “consentano di promuovere la capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico” e di poter “competere a parità di condizioni”. Ergo, “si impone” – dice Mattarella – di “dar vita a ‘campioni’ europei, espressione di sovranità condivisa”. Ma con risorse adeguate, “innanzitutto per i sistemi educativi”, perché l’istruzione è il primo tassello della competitività. L’Europa, nel corso degli anni, ha dimostrato di avere tutte le carte in regole per dire la sua a livello globale, con l’Aerospazio ad esempio, ma anche con la normativa sull’Intelligenza artificiale che ci pone “in una posizione di avanguardia, di leadership a livello mondiale”. Eppure non basta, perché l’Ue “dispone di notevole potenza di calcolo e i supercomputer pubblici” in Finlandia, Italia, Spagna e Portogallo, ma “i programmi di Ia generativa più avanzati e universalmente usati, sono statunitensi”.

La riflessione gira di nuovo attorno alle risorse da mettere in campo. Draghi, nel suo report, suggerisce di raddoppiare i fondi del Piano Marshall, circa 800 miliardi di euro in più per centrare tutti gli obiettivi. Ma a Bruxelles c’è chi tira il freno, come l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, l’uscente Josep Borrell. Ospite del Cotec, riconosce che “il nostro ritardo a livello tecnologico è molto importante” e “l’unico modo per non perdere per sempre questo treno è investire di più”, ma sulle cifre indicate dall’ex premier italiano nutre forti dubbi: “Chi paga? – si domanda -. Noi a livello europeo in modo coordinato oppure ognuno per conto suo, magari con tasse o emettendo debito che lasceremo da pagare ai nostri pronipoti?”.

La pensa come Mattarella, invece, il presidente della Repubblica di Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, assente a Las Palmas per stare vicino al suo popolo dopo gli incendi che hanno devastato un pezzo importante del territorio e ucciso cinque persone, ma che ha voluto comunque inviare un video in cui dice apertamente di vedere nelle linee guida dell’ex Bce la strada da seguire.

Le risposte, però, dovrà darle la nuova Commissione Ue di Ursula von der Leyen, sulla quale si stanno concentrando le aspettative di buona parte di Europa. Sicuramente della Spagna, come si evince dall’intervento di Felipe VI: “Nel suo nuovo mandato, l’Ue metterà l’accento sulla sicurezza economica e su come promuoverla attraverso le proprie capacità tecnologiche, le alleanze con Paesi terzi e la cooperazione tra i partner comunitari”. Perché, conclude il Re, “la voce dell’Europa meridionale deve essere ascoltata chiaramente in questa riflessione congiunta”.