Coldiretti, 300mila firme per avvio campagna etichette. Lollobrigida: “Tagli? Nulla da temere”

Coldiretti spegne le sue prime 80 candeline. Per celebrare l’anniversario dalla fondazione, avvenuta nell’ottobre 1944 grazie alla ferma volontà di Paolo Bonomi, l’associazione sceglie di dare il via alla raccolta digitale delle firme per una legge di iniziativa popolare che acceleri la riforma del Codice doganale, con l’obbligo dell’etichetta d’origine a livello europeo su tutti gli alimenti in commercio. La base di partenza è consistente, perché nei mercati e tra i cittadini con i gazebo sono state già raccolte 300mila firme.

“Siamo per la trasparenza, perché crediamo sia un diritto di ogni persona conoscere da dove proviene il cibo che mangia”, dice il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, aprendo il suo intervento con un ricordo di Satnam Singh, mentre in platea ascoltano il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Sono tanti i dossier su cui lavora la confederazione, per un comparto agroalimentare che genera un valore economico di “620 miliardi e 4 milioni di occupati” e che quest’anno, rivela Prandini, raggiungerà “70 miliardi di esportazioni”. Numeri positivi, ma che il numero di Coldiretti ritiene “ancora non sufficienti rispetto alle difficoltà che i nostri imprenditori stanno attraversando, visto che il 2024, purtroppo, si caratterizza ancora con un danno economico nella filiera di 8,5 miliardi, a causa delle avversità del maltempo”.

Proprio per questo motivo l’associazione torna a chiedere “un grande piano per la realizzazione di bacini di accumulo” che eviti la dispersione di acqua, senza la quale “non c’è industria, non c’è sviluppo e non ci sarà nemmeno Intelligenza artificiale, perché sappiamo quanta acqua è necessaria per il suo funzionamento”. Sempre sulle infrastrutture, Prandini chiede lo sviluppo di quelle ferroviarie per il trasporto delle merci su rotaie, tema strettamente collegato a quello dei porti.

Anche nelle scuole serve “formazione culturale” sul cibo secondo Coldiretti, che individua le mense come “luogo attivo”, anche per “contrastare quel fenomeno sempre più diffuso dell’obesità infantile, collegato ad una cattiva alimentazione”.

L’associazione, poi, ribadisce la lotta alle produzioni in laboratorio, per difendere l’agricoltura familiare, “che nel mondo rappresenta l’80% delle aziende”. E poi c’è la nuova Europa, che per Coldiretti non è in discussione e parte col piede giusto sulla ripartizione del valore all’interno della filiera agroalimentare, ma deve ancora dimostrare tanto: “Deve andare oltre e iniziare a dare garanzie, ad esempio, sullo stanziamento economico per la Pac, di cui non abbiamo ancora certezza”. Una riflessione che condivide anche Lollobrigida: “Senza Europa non andiamo da nessuna parte, ma allo stesso modo mi permetto di dire che l’Europa senza Italia non va da nessuna parte”.

Nella festa di Coldiretti c’è spazio anche per la prossima legge di Bilancio. Prandini chiede di non tagliare o ridimensionare le misure sull’agricoltura, ma anzi investire, soprattutto in ricerca e formazione. Sullo sfondo, però, c’è la spending review a cui lavora il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, anche se Lollobrigida rassicura: “Non c’è niente da temere, Giorgetti ha sempre avuto un approccio costruttivo”.

Il responsabile del Masaf assicura che gli investimenti proseguiranno e, anzi, vuole prendere spunto dalla riforma agraria voluta fortemente proprio da Coldiretti nel Dopoguerra “per guardare, oggi, a quei terreni incolti che potrebbero tornare nella disponibilità di chi li vuole lavorare, magari i giovani”. Sul piano generale, Lollobrigida definisce “nemica di Paesi esportatori come l’Italia” l’ipotesi di mercati chiusi, ma allo stesso tempo “immaginarne un mercato aperto senza regole non è la cosa più intelligente da fare”. Serve, però, la reciprocità, o meglio clausola a specchio, come garanzia. Anche sul Servizio civile in agricoltura il ministro chiarisce: “Non è lavoro, ma valorizzazione di un’esperienza che tanti giovani italiani potranno fare”.

La partita sul settore primario entra nel vivo dell’autunno politico ed economico, dunque. In attesa di conoscere la Manovra 2025 e, soprattutto, di capire quali mosse l’Ue metterà in campo.

Mattarella: “Indispensabile creare ‘campioni’ europei. Ue completi sistema finanziario”

Photo credit: Quirinale

La prima visita di Stato di Sergio Mattarella in Germania conferma e rafforza la partnership con l’Italia. Il capo dello Stato tocca diversi temi negli incontri previsti dalla sua agenda a Berlino, che inizia dal colloquio con il presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, a Palazzo Bellevue. “È assolutamente indispensabile creare ‘campioni’ europei” che possano reggere il confronto a livello internazionale, in uno spirito “collaborativo e non competitivo con ‘campioni’ di altre parti del mondo”.

Lo spunto viene da una domanda dei cronisti sulla stretta attualità, con la trattativa Unicredit-Commerzbank e il rapporto sulla competitività elaborato dall’ex governatore della Bce, Mario Draghi. “I settori più avanzati sono decisivi per il futuro, ma sono anche quelli in cui i soggetti europei sono in grandissima minoranza”, per cui è indispensabile avviare un percorso “suggerito anche dal rapporto Draghi”. In questo senso la storica collaborazione tra Italia e Germania può essere di grande aiuto: “Le nostre economie sono strettamente connesse, come dimostrano sia i dati sull’interscambio commerciale che gli investimenti diretti” e “la collaborazione si sviluppa in tanti settori, soprattutto quelli altamente tecnologici, che sono più proiettati verso il futuro e dove ci sono interessi condivisi”, dice Mattarella. Ricordando che Berlino “non è solo alleato della Nato e co-fondatore dell’Unione europea, ma un partner imprescindibile”, dice ancora Mattarella. Anche nella sfida della transizione energetica e green, che “non può essere vinta dai singoli Paesi, ma va affrontata con collaborazione e solidarietà”.

Sulla lotta ai cambiamenti climatici, il capo dello Stato si sofferma anche al brindisi in occasione del pranzo di Stato offerto a Berlino per la sua visita dal presidente Steinmeier, definendola “indispensabile e indifferibile”. Il tema sarà anche al centro della sessione conclusiva del seminario ‘La cooperazione tra Italia e Germania: un importante strumento per il contrasto al cambiamento climatico e la transizione energetica globale’, organizzato per sabato al Campus delle Nazioni Unite di Bonn.

Mattarella, a Berlino, vede anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, col quale affronta argomenti come l’Ucraina, la guerra in Medio Oriente e la crisi di Gaza, la questione del Libano e l’Unione europea. Ribadendo, come fatto in mattinata nel bilaterale con Steinmeier, quanto sia necessario “il completamento del sistema finanziario comune, perché una grande moneta unica deve averne uno definito e non parziale”, così come procedere con “la Difesa comune” e “procedure decisionali più snelle e veloci, per dare risposte alle sfide. Perché – avverte il presidente della Repubblica – se l’Ue non è in grado di fornirle velocemente, lo faranno altri per noi e con verrebbe meno il senso della convivenza pacifica dell’Unione”.

Temi su cui il presidente della Repubblica federale tedesca concorda in pieno. Confermando la “profonda amicizia italo-tedesca” che “vogliamo approfondire e mantenere”. Steinmeier mette l’accento anche sul ruolo centrale del nostro Paese nel Mediterraneo. “Sappiamo che gli approvvigionamenti energetici vanno ampliati e diversificati, Italia e Germania sono uniti nella transizione energetica e nella lotta ai cambiamenti climatici”, spiega. Aggiungendo che il suo Paese si sta attivando “per accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture transfrontaliere”, guardando con molta attenzione alla produzione di idrogeno su cui sta concentrando buona parte delle attenzioni l’industria italiana. In questo modo, per il presidente tedesco, “possiamo fare un passo avanti importante per la decarbonizzazione delle nostre industrie”.

Ma tutto parte da un principio base, che lo stesso Steinmeier esprime, ma su cui Mattarella è pienamente d’accordo: “Bisogna profondere ogni sforzo perché l’Ue resti forte e unita”, perché è quella “la base su cui costruire il futuro comune”.

 

Mattarella indica linea Draghi per competitività Ue: “Rapporto autorevole, servono risorse”

L’Europa deve perseguire la strada della Sovranità tecnologica, ma per restare competitiva “servono risorse”. E soprattutto una linea, che può essere il rapporto firmato da Mario Draghi per conto della Commissione Ue: un documento che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definisce “autorevole”.

Dal palco del Teatro Pérez Galdós, a Las Palmas de Gran Canaria, location scelta dal Re Felipe VI di Spagna, padrone di casa della 17esima edizione del Simposio Cotec, il capo dello Stato rilancia i punti salienti del documento dell’ex Bce, in cui viene sottolineato che il divario di produttività tra Unione europea, Stati Uniti e Cina “imputato principalmente al settore tecnologico. Per far comprendere quanto il nostro continente sia “debole nelle tecnologie emergenti” cita un dato, in particolare, dei vari studi condotti a Bruxelles in questi anni: “Soltanto quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti del mondo sono europee”.

Le cause sono diverse, ovviamente, ma a preoccupare principalmente è il bilancio demografico, con un invecchiamento generale che avanza e sempre meno giovani a tenere viva “la spinta al cambiamento e all’innovazione”. Serve, dunque, una inversione del sistema produttivo europeo che tenga dentro anche la sostenibilità ambientale, economica e sociale per garantire un futuro prospero e resiliente alle sfide globali come la lotta ai cambiamenti climatici.

In questo senso le istituzioni devono essere presenti, accelerando sulle misure che “consentano di promuovere la capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico” e di poter “competere a parità di condizioni”. Ergo, “si impone” – dice Mattarella – di “dar vita a ‘campioni’ europei, espressione di sovranità condivisa”. Ma con risorse adeguate, “innanzitutto per i sistemi educativi”, perché l’istruzione è il primo tassello della competitività. L’Europa, nel corso degli anni, ha dimostrato di avere tutte le carte in regole per dire la sua a livello globale, con l’Aerospazio ad esempio, ma anche con la normativa sull’Intelligenza artificiale che ci pone “in una posizione di avanguardia, di leadership a livello mondiale”. Eppure non basta, perché l’Ue “dispone di notevole potenza di calcolo e i supercomputer pubblici” in Finlandia, Italia, Spagna e Portogallo, ma “i programmi di Ia generativa più avanzati e universalmente usati, sono statunitensi”.

La riflessione gira di nuovo attorno alle risorse da mettere in campo. Draghi, nel suo report, suggerisce di raddoppiare i fondi del Piano Marshall, circa 800 miliardi di euro in più per centrare tutti gli obiettivi. Ma a Bruxelles c’è chi tira il freno, come l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, l’uscente Josep Borrell. Ospite del Cotec, riconosce che “il nostro ritardo a livello tecnologico è molto importante” e “l’unico modo per non perdere per sempre questo treno è investire di più”, ma sulle cifre indicate dall’ex premier italiano nutre forti dubbi: “Chi paga? – si domanda -. Noi a livello europeo in modo coordinato oppure ognuno per conto suo, magari con tasse o emettendo debito che lasceremo da pagare ai nostri pronipoti?”.

La pensa come Mattarella, invece, il presidente della Repubblica di Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, assente a Las Palmas per stare vicino al suo popolo dopo gli incendi che hanno devastato un pezzo importante del territorio e ucciso cinque persone, ma che ha voluto comunque inviare un video in cui dice apertamente di vedere nelle linee guida dell’ex Bce la strada da seguire.

Le risposte, però, dovrà darle la nuova Commissione Ue di Ursula von der Leyen, sulla quale si stanno concentrando le aspettative di buona parte di Europa. Sicuramente della Spagna, come si evince dall’intervento di Felipe VI: “Nel suo nuovo mandato, l’Ue metterà l’accento sulla sicurezza economica e su come promuoverla attraverso le proprie capacità tecnologiche, le alleanze con Paesi terzi e la cooperazione tra i partner comunitari”. Perché, conclude il Re, “la voce dell’Europa meridionale deve essere ascoltata chiaramente in questa riflessione congiunta”.

Mattarella scrive a Rebelo de Sousa e sente Priolo (ER): “Contrasto a emergenza clima con ogni mezzo”

Gli incendi che hanno provocato ingenti danni al Portogallo e la morte di cinque persone impongono un cambiamento d’agenda per il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, che all’ultimo minuto disdice la partecipazione al 17esimo Simposio Cotec di Las Palmas de Gran Canaria. In Spagna ci saranno solo il capo dello Stato, Sergio Mattarella, assieme al padrone di casa di quest’anno, il Re di Spagna, Felipe VI.

Il capo dello Stato offre subito vicinanza al popolo portoghese, con un messaggio a Rebelo de Sousa in cui esprime “profonda tristezza“. Mattarella ricorda la sostanza della dichiarazione dell’agosto 2023: “Gli incendi rappresentano uno di quei fenomeni estremi, purtroppo sempre più frequenti, determinati da un’emergenza climatica da contrastare con ogni mezzo“. Poi rimanda una nuova riflessione alla prossima riunione del Gruppo di Arraiolos del 10 e 11 ottobre.

Anche in Italia la situazione è sotto costante attenzione, per le nuove alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna e le Marche. Al suo arrivo a Las Palmas, infatti, il presidente della Repubblica ha sentito la presidente facente funzioni, Irene Priolo, per chiedere notizie ed esprimere “vicinanza in questo momento di difficoltà, chiedendole di ringraziare tutti coloro che si stanno adoperando per aiutare chi si trova in condizioni difficili”.

I contatti con l’Italia resteranno continui. Anche se domani, 20 settembre, al Teatro Pérez Galdós, sarà invece la sovranità tecnologica l’argomento principale. Al simposio si discuterà anche dei risultati del report stilato dall’ex Bce, Mario Draghi, sul futuro della competitività dell’Europa. In gioco ci sono diversi comparti sui quali occorre trovare nuove frontiere: ad esempio l’energia o l’applicazione dell’Intelligenza artificiale limitandone più possibile i rischi, ma va portata a compimento anche la transizione digitale e allo stesso tempo vanno rimessi al centro del dibattito settori cruciali come difesa e sicurezza. Soprattutto in una fase storica molto delicata, con la crisi geopolitica provocata dalla guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente.

Per non finire all’angolo, o come ha detto Draghi verso una “lenta agonia“, l’Europa deve rilanciare gli investimenti in ricerca e sviluppo, senza dimenticare la transizione energetica e ambientale, limitando le criticità economiche e sociali. Ovvero, senza lasciare indietro nessuno. In questo contesto assumono ancora maggiore interesse le catene di approvvigionamento e la sicurezza energetica, la sicurezza fisica e informatica delle infrastrutture critiche, la sicurezza e fuga di tecnologia, la militarizzazione delle dipendenze economiche o coercizione economica. Temi che il Cotec toccherà.

A Las Palmas Re Felipe VI e Mattarella visiteranno il Museo Elder della Scienza e della tecnologia, interagendo con gli studenti dei corsi educativi. Mentre al Simposio ci saranno anche l’alto Rappresentate per la politica estera dell’Ue, Josep Borell, per parlare di difesa e sicurezza, Dario Pagani, Head of Digital and Information Technology di Eni, il managing director Space Business Unit di Leonardo, Massimo Claudio Comparini, e Nicola Rossi, Head of Innovation del gruppo Enel Group, che interverranno per l’Italia in qualità di rappresentanti delle aziende socie di Cotec Italia.

Mattarella difende Ue da critici. E sul debito: Da abbattere, ma Italia ha sempre onorato

Guardare oltre i recinti per capire che non bisogna “pretendere di guardare agli accadimenti contemporanei come se potessero meccanicamente essere collocati dentro stampi conosciuti“. Sergio Mattarella rende merito all’opera svolta negli ultimi 50 anni dal Forum Ambrosetti. Collegato dal Quirinale, il capo dello Stato tocca diversi temi, tutti di strettissima attualità, sui quali è necessario “assumere la responsabilità della ricerca di soluzioni per le sfide epocali che il mondo si trova di fronte, a partire da quella della sostenibilità dei modelli di sviluppo”, perseguendo obiettivi “che affermino la dignità delle persone e dei popoli, non più strumenti di ambizioni di potenza di singoli governi e gruppi dirigenti” ma “impegnati a combattere le disuguaglianze e a promuovere la pace“.

Un ruolo che negli ultimi 70 anni circa, dai Trattati di Roma in poi, ha animato il progetto perseguito dall’Europa. Eppure le critiche “lo vogliono, di volta in volta, come una mera ‘utopia consolatoria’, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale, oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale“, sottolinea Mattarella. La riflessione è ampia, il presidente della Repubblica posa sul piatto della bilancia due visioni, quella di chi considera l’appartenenza all’Unione “un vincolo, talora soffocante” e chi, invece, la vede “come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente, collocato in un mondo (i Brics insegnano) fatto sempre più di giganti“.

Mattarella mette in luce come “sovente i critici omettono due aspetti: anzitutto l’Ue è il primo esercizio di questa natura caratterizzato dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni“. Inoltre, “le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale (sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi) sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento europeo, con procedimenti partecipati e trasparenti“. Semmai, sottolinea, l’Europa “è incompiuta, un progetto a divenire“, ma con una fondamentale utilità. Infatti, il capo dello Stato cita “le recenti lucide scelte operate dalla Commissione von der Leyen a seguito della pandemia” con le “politiche coraggiose come quelle assunte in materia di mutualità del debito, di Next Generation Eu“.

Mattarella non usa giri di parole, rievoca la Brexit come esempio che “è sempre possibile tornare sui propri passi”, ma allo stesso tempo chiede: “Quale giustificazione potrebbero trovare i decisori a sostegno della diserzione da un ruolo incisivo dei Paesi europei, nel loro insieme, nel contesto internazionale?“. C’è molta economia, nelle parole del presidente della Repubblica, che riflette sulla discussione rispetto al ‘vincolo esterno’ nei confronti dei comportamenti delle economie dei Paesi membri. Un ragionamento “non banale”, perché “taluno ritiene di poter invocare il rischio di subire scelte che sarebbero rivolte contro l’interesse nazionale. Anche se è singolare pensare a governi che, scientemente, approvino regole le cui conseguenze tradirebbero l’interesse della popolazione che ha affidato loro il mandato di governare“, spiega Mattarella.

Molto dettagliato anche il passaggio sul debito, tema che riguarda l’Italia molto da vicino. Ricorda che “nel 2023, a fronte di un debito accumulato dall’Italia per circa 2.863 miliardi di euro, e a un ammontare dei debiti di Francia e Germania che, sommati, valgono quasi il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia“. Il motivo lo individua nel “diverso tasso di interesse“. Eppure – rimarca con enfasi – “l’Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui“. Mattarella riconosce che “molta strada rimane da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito pubblico/ricchezza finanziaria netta delle famiglie“, dunque “il termometro della percezione dei mercati sull’affidabilità di un Paese può rivelarsi quanto meno opinabile”. Ma, ammonisce, “il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo“.

Mattarella in Brasile per rilanciare storico legame. Sguardo rivolto anche a Cop30

Un viaggio atteso ventiquattro anni. Tanto è passato dall’ultima volta che un presidente della Repubblica ha messo piede in Brasile, Paese storicamente amico dell’Italia, con importanti rapporti sia commerciali che diplomatici. L’ultimo fu Carlo Azeglio Ciampi, nel maggio del 2000. Ora sarà Sergio Mattarella ad accorciare le distanze con la nazione sudamericana guidata da Luiz Inàcio Lula da Silva. Il capo dello Stato, dal 14 al 20 luglio prossimi, toccherà cinque tappe: Brasilia, la capitale, Porto Alegre, poi San Paolo, Rio de Janeiro e Salvador.

Sarà un viaggio molto intenso e ricco di significato, anche per la storica coincidenza della Presidenza del G7 al nostro Paese e quella del G20 al Brasile. Non a caso Lula ha partecipato all’incontro dei Leader organizzato dalla premier, Giorgia Meloni, a Borgo Egnazia lo scorso mese di giugno. Senza dimenticare che il prossimo anno la Cop30 si svolgerà a Belem, nello Stato del Para, dunque in pieno territorio amazzonico: su questo appuntamento sono riposte molte delle speranze dei Paesi membri che possano arrivare quelle risposte all’emergenza climatica che, stando ai sentimenti della vigilia, difficilmente si potranno attendere alla prossima Conferenza di Baku, in Azerbaijan, in prossima a novembre. Il Brasile, come noto, è decisamente sensibile all’argomento, che resta uno dei cavalli di battaglia dell’attuale Presidenza. Così come la sicurezza alimentare, con il piano ‘Fame zero’ rilanciato da Lula dopo la vittoria alle elezioni presidenziali.

Non è escluso che si parli degli accordi con l’Unione europea, ancora senza conclusione per questioni tecniche non definite, ma che in prospettiva avrebbero una portata enorme dal punto di vista economico. Addirittura, è stato calcolato che sarebbero i più fruttuosi tra tutti quelli firmati dall’Ue. Con ricadute molto positive, ovviamente, anche sull’Italia in quasi tutti i settori, incluso quello agricolo e agroalimentare.

Anche per questi motivi il viaggio di Mattarella (che sarà accompagnato dal viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli) assume un’importanza particolare. Il capo dello Stato, che ha già visitato negli anni scorsi Argentina, Uruguay e Messico poi lo scorso anno Cile e Paraguay, con il Brasile allargherà e implementerà l’opera di valorizzazione del nostro ruolo in Sudamerica. Ed è anche il Paese che ha il legame più forte con il nostro, grazie alla presenza di una comunità molto nutrita di italiani, circa 750mila iscritti all’Aire, ma addirittura venti o trenta milioni di discendenti. Questo viaggio sarà anche l’occasione per siglare alcuni accordi. Al momento dovrebbero essere cinque, di natura prettamente tecnica. Uno riguarda il reciproco riconoscimento delle patenti di guida, altri tre più scientifica e non di carattere istituzionali, due dei quali siglati dall’università di Torino, uno con la scuola di Medicina dello stato di San Paolo e l’altro con l’Embrapa, l’ente brasiliano che si occupa di ricerca in campo agricolo. Ancora, una quinta intesa riguarda la collaborazione tra l’Istituto di fisica di Trieste e il ministero della Scienza e tecnologia del Brasile. Non è escluso che possano aggiungersene altri, se verranno chiusi in tempo i dettagli.

Sono tanti i temi che verranno toccati durante la settimana, che inizierà da Brasilia dove, lunedì 15 luglio, già in mattinata Mattarella incontrerà Lula al Palácio do Planalto: dopo i colloqui ufficiali, è in programma anche una colazione di lavoro al Palácio Itamaraty, sede del governo federale. Nel pomeriggio il presidente della Repubblica sarà al Palazzo del Congresso nazionale brasiliano, dove vedrà il presidente, Rodrigo Pacheco, prima di visitare la mostra ‘Oltreoceano’, allestita con opere di artisti italo-brasiliani per celebrare i 150 anni dell’immigrazione italiana in Brasile, calcolata simbolicamente dall’attracco della nave ‘La Sofia’ (partita da Genova) nel porto di Vitòria nel 1874. In serata l’incontro con una rappresentanza della collettività italiana.

Lasciata Brasilia, martedì 16 luglio Mattarella ha in programma una tappa dal significato molto intenso. Perché sarà a Porto Alegre, dove visiterà una delle zone più colpite dalle alluvioni del maggio scorso che hanno flagellato il Rio Grande do Sul, toccando quasi 500 comuni con una densità di popolazione di oltre venti milioni di persone e causando oltre 150 morti e centinaia di dispersi. L’Italia sin dai primi momenti è stata in prima fila al fianco delle comunità, inviando aiuti umanitari come farmaci e presidi sanitari, generatori di corrente, potabilizzatori di acqua e oltre 30 tonnellate di beni alimentari. I segni della furia delle piogge sono ancora visibili, al punto che le operazioni di atterraggio e spostamento non saranno facili, visto che è ancora inagibile la gran parte delle infrastrutture locali. Nel Rio Grande do Sul, il capo dello Stato avrà modo di incontrare anche una parte della collettività italiana residente.

Nel pomeriggio, poi, è previsto lo spostamento a San Paolo, la città dove la presenza di nostri connazionali o discendenti è molto forte, ma soprattutto cuore pulsante dell’economia brasiliana. Con il Brasile il legame è storico non solo dal punto di vista culturale, perché il volume di interscambio commerciale si aggira attorno ai 10 miliardi di euro l’anno, con ottime potenzialità di crescita nel prossimo futuro, anche se da quel punto di vista il primo partner per i brasiliani resta la Cina. Nel Paese sudamericano c’è una forte presenza di alcune tra le grandi aziende come Enel, Tim, Pirelli, Saipem, Stellantis con gli stabilimenti di Belo Horizonte. Nella mattinata di mercoledì 17 luglio Mattarella visiterà prima il Museo dell’Immigrazione e successivamente l’Arsenale della Speranza gestito dal Sermig. Nel pomeriggio sarà a Edificio Italia, sede del Circolo italiano di San Paolo.

In serata, poi, il trasferimento a Rio de Janeiro, dove il giorno, giovedì 18 luglio, interverrà al Cebri, il Centro brasiliano per le relazioni internazionali, con un discorso sul ‘Dialogo inclusivo per uno scenario internazionale in evoluzione. Partenariati e prospettive a livello bilaterale, regionale e globale’. Il tema è primaria importanza, non solo per il dibattito aperto da tempo sulla visione di un mondo diviso tra Nord e Sud, in cui il Brasile (che nel 2025 presiederà i Brics) spesso ha mostrato posizioni divergenti dall’Europa e dall’Occidente, anche se la consapevolezza è che serva uno sguardo lungo e comune per affrontare vecchie e nuove sfide globali. L’appuntamento al Cebri sarà interessante anche per le modalità operative, che saranno parzialmente interattive, con una sessione di interventi dal pubblico e di commenti su tematiche molto ampie, circa la necessità di un dialogo inclusivo, multilaterale, in uno scenario mondiale caratterizzato, però, dalla frammentazione. Concetti già espressi anche da Mattarella.

Ultima tappa del viaggio sarà venerdì 19 luglio a Salvador, con la visita del Cristo Redentore e in tarda mattinata l’incontro con la comunità francescana di Betania. Nel pomeriggio Mattarella vedrà anche una rappresentanza della comunità italiana, poi il giorno dopo, il 20 luglio, il rientro in Italia.

Primo maggio, Mattarella: “Agricoltura e ambiente di pari passo. Gravi danni da divisione nord-sud”

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Sergio Mattarella sceglie il Distretto agroalimentare calabrese per celebrare la Festa dei lavoratori. Non a caso il presidente della Repubblica visita alcuni stabilimenti che producono e distribuiscono alcuni dei prodotti più consumati e apprezzati in Italia e all’estero per onorare il 1° Maggio. “È davvero un piacere festeggiarlo con voi“, dice ai lavoratori della Gias, azienda di Mongrassano, in provincia di Cosenza, specializzata nella produzione di piatti pronti surgelati e verdure grigliate.

Una scelta non casuale, quella del capo dello Stato, di essere nel Mezzogiorno d’Italia per la ricorrenza. Aprendo un ponte ideale che unisce l’intero Paese: “Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni e agli altri“, dice infatti nel suo discorso davanti a operai, dirigenti, ministri e rappresentanti delle istituzioni locali. Ricorda che “il comparto agroalimentare ha ruolo e peso cruciale nella nostra economia” ed elogia “la dimensione di distretto“, un “modello tipico italiano, che aiuta a valorizzare i prodotti, a favorire una maggiore sicurezza, a potenziare la distribuzione e la penetrazione nei mercati nazionali ed esteri. Un prezioso moltiplicatore di opportunità“. Il discorso vale quelli industriali tanto quanto per quelli rurali e agro-alimentari, specifica Mattarella, che cita Fanfani all’Assemblea Costituente: la Repubblica “è ‘fondata non sul privilegio, non sulla fatica altrui’ ma fondata sul lavoro di tutti. E’ un elemento base della nostra identità democratica“.

Perché “il lavoro non è una merce” e “senza l’apporto della creatività umana sarebbe privo di consistenza e di qualità“. In questo contesto si inserisce un’altra riflessione del presidente della Repubblica. “Oltre trenta anni addietro qualcuno aveva ipotizzato la ‘fine della storia’, ampiamente smentita dagli eventi successivi. Oggi si sente parlare di ‘fine del lavoro’ come traguardo di modernità. In realtà viene, da taluno, ipotizzata, più che la liberazione dalla fatica, la sostituzione dell’imperfezione umana con macchine e tecnologie, sino all’Intelligenza artificiale, ritenuta in grado di azzerare ogni errore. In realtà, quella falsa prospettiva si configura come la rimozione dell’immenso e insostituibile valore della creatività” ed è “una prospettiva allarmante, in realtà estranea al buon uso dei risultati che con benefici preziosi la scienza consegna all’umanità, e tra questi l’Intelligenza artificiale“.

Mattarella, poi, ribadisce un concetto a lui caro: “Agricoltura e ambiente vanno di pari passo: è il settore primario“. Perché “la sostenibilità rafforza i prodotti, migliora i territori, dunque la vita delle comunità – sottolinea –. Più alti standard nella sicurezza, nell’impatto sul suolo, sull’aria, sulla qualità degli alimenti, accrescono il benessere, la vivibilità“. Il capo dello Stato lancia anche un monito: “Occorre inserirsi con sagacia nelle direttrici che hanno valore strategico per il futuro dell’Europa. La transizione ambientale e quella tecnologico-digitale richiedono di essere pronti agli appuntamenti. Abbiamo la capacità di guidare e progettare i processi di innovazione: possiamo averne l’ambizione. L’Europa, e in essa l’Italia, deve essere protagonista a livello globale“.

Il presidente della Repubblica, mette in luce che “nella filiera agricola riveste grande incidenza il tema dell’immigrazione“, ma allo stesso tempo ammonisce: “Vigilare è un preciso dovere. Sulle delinquenziali forme di caporalato. Sulle condizioni inumane in cui vengono, in alcuni casi, scaraventati i lavoratori stagionali, talvolta senza nome né identità“. Così come sentito e delicato è il passaggio sul “contrasto alla piaga degli infortuni sul lavoro“. Perché “non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile – sottolinea Mattarella –. Ciascuna di esse, anche una sola, è inaccettabile“.

Meloni non parla di ambiente nella conferenza di fine anno: tema citato 212 volte in 135 discorsi

Nelle 42 domande fatte giovedì alla presidente del consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno, sono stati diversi i temi assenti. Scuola, sanità, ma anche Sud, fisco e, fra tutti, ambiente.

In tre ore di conferenza sono state citate, una volta sola, “energia pulita”, “sostenibilità ambientale” e “transizione verde. Migranti e immigrazione, al contrario, 25 volte in totale.

Questo dato stride soprattutto se si considera che Mattarella, nel discorso di fine anno, ha parlato chiaramente di “una crisi ambientale sempre più minacciosa. Il peso dato al tema dai principali rappresentanti dello stato è diverso, e non solo in questo singolo episodio.

Se confrontati, infatti, gli interventi pubblici fatti da gennaio 2023 a oggi dalla premier e dal presidente della Rebubblica evidenziano una differenza decisa riguardo alle tematiche ambientali.

Prendendo in analisi i 99 discorsi raccolti nel sito del Quirinale, il capo sello stato cita direttamente termini come “ambiente”, “transizione energetica” e “sostenibilità” 495 volte. “Cambiamento climatico” è stato quello che è apparso di più, con un totale di 119 citazioni.

Gli interventi pubblici di Meloni (che si trovano invece sul sito del governo) sono in totale 135, ma contengono solamente 212 citazioni a termini e tematiche ambientali. Trentasei discorsi in più, quindi, ma meno della metà delle occorrenze.

Se per ogni discorso di Mattarella ci sono 4,8 parole o piccole frasi legate all’ambiente, quelli di Meloni si fermano a 1,6.

Mattarella preferisce riferirsi direttamente al problema (i termini più utilizzati sono “cambiamento climatico”, appunto, “ambiente”, con 72 occorrenze e “sostenibilità”, con 59), mentre la premier sceglie per lo più di occuparsi di “transizione verde” (30 occorrenze) e “transizione energetica” (15).

Prandini riunisce governo al ‘Villaggio Coldiretti’ e chiede sostegni in manovra

L’agricoltura come settore “strategico“, con le esportazioni che continuano a crescere (+7,5% nei primi 7 mesi del 2023) e su cui “basare il rilancio del Paese”. Come ogni anno, per tre giorni, Ettore Prandini riunisce il governo, la Chiesa e le imprese per il Villaggio Campagna Amica di Coldiretti. Dal palco del Circo Massimo di Roma, la vetrina non potrebbe essere migliore per rivolgersi all’esecutivo e chiedere che in manovra non vengano trascurati i finanziamenti per la “sovranità alimentare“.

L’obiettivo, spiega, è “ridurre la dipendenza dall’estero promuovendo filiere produttive 100% Made in Italy e raffreddando l’inflazione che pesa sui bilanci delle famiglie e delle imprese“. Il presidente di Coldiretti pensa a misure per il contenimento del carico fiscale delle imprese con strumenti di accesso al credito e garanzie, ma anche norme per semplificare e sbloccare le risorse già stanziate, potenziano le strutture amministrative, per tagliare la burocrazia che “troppo spesso paralizza gli investimenti“. Intervenire sulle emergenze, senza dimenticare le “scelte strutturali” per far fronte agli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici, “attraverso un’azione a favore della transizione ecologica con investimenti che vanno dal verde urbano alle agroenergie ma anche un Piano invasi per garantire acqua a cittadini e imprese e lo sviluppo dell’agricoltura 4.0 per difendere il potenziale produttivo nazionale“, scandisce.

Al Villaggio arriva anche la voce del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che invia un messaggio sull’importanza di perseguire un’agricoltura “resiliente e sostenibile”, per preservare la qualità degli alimenti, divenuta, rimarca il capo dello Stato, “uno dei connotati tipici del nostro Paese e della nostra cultura“. L’agricoltura è una sfida globale che la Terra sta affrontando, osserva Mattarella, messa alla prova dal cambiamento climatico, ma anche dall’“impatto derivante dall’aggressione da parte della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina che, oltre che sulle persone e sull’ambiente, ha anche inciso sui flussi commerciali e sui costi dell’energia”, ricorda.

Il lavoro di squadra dei coltivatori diretti per preservare l’ambiente “ci aiuta a pensare che solo insieme se ne esce“, scandisce il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, che lascia per qualche momento i lavori del Sinodo e raggiunge il palco al Circo Massimo. Paragona la filosofia di Coldiretti, che punta sul senso di comunità, a quella della “dottrina sociale della Chiesa”.

Il lavoro degli agricoltori è tutto incentrato a preservare i cibi italiani. “Qualità” è il termine più ripetuto. La minaccia arriva, oltre che dall’Italian sounding, con gli alimenti che imitano i prodotti tipici della Penisola, anche dai cibi prodotti in laboratorio. “Non capisco perché se un giocatore usa anabolizzanti viene sospeso e poi propongono carne con gli anabolizzanti sui piatti dei nostri figli. C’è qualcosa che non va”, denuncia il vicepremier, Matteo Salvini.

In commissione Agricoltura alla Camera, è stato chiuso l’iter per la legge che vieta l’utilizzo della carne sintetica. “Andrà in Aula nei prossimi giorni”, fa sapere il presidente della commissione, Mirco Carloni. “Avremo bisogno di tutto il vostro appoggio perché l’opposizione sarà dura“, prevede.

Negli anni, il Villaggio di Coldiretti “ha avvicinato i cittadini alla qualità e alla sostenibilità del cibo e quindi a una sana alimentazione, che è fondamentale per stimolare la cura delle salute”, afferma il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “Nutrirsi bene è il primo presupposto per una vita in salute e la dieta mediterranea, che io chiamo italiana, è il modello alimentare con maggiore benefici. Il Paese ha una filiera agroalimentare di qualità che offre tutti gli ingredienti per la dieta mediterranea ed una preziosa alleata della salute”.

Vajont, 60 anni fa la tragedia. Mattarella: “Occuparsi dell’ambiente è garanzia di vita”

Il disastro del Vajont sessanta anni dopo è ancora una ferita aperta, una tragedia che continua a interrogare le coscienze di un Paese fragile, sempre sull’orlo dell’evento estremo, che piange spesso sulla strage annunciata.

Quasi duemila vittime in un giorno solo, nella più grande tragedia della storia repubblicana. La sera del 9 ottobre 1963 una frana precipita dal pendio del Monte Toc nelle acque del neo-bacino idroelettrico al confine tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. La tracimazione dell’acqua dell’invaso coinvolge prima i paesi più vicini alla riva del lago, Erto e Casso, poi l’onda generata provoca l’inondazione e distruzione dei comuni a fondovalle, tra cui Longarone.

“La frana, la sparizione, nel nulla, di un ambiente, di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ripercorre l’orrore e “i tormenti” che ancora scuotono la nazione. Chiede uno sforzo: “Immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli alpini, non c’erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato”, garantisce. La lezione da trarre, scandisce il capo dello Stato, è quindi “riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza e garanzia di giustizia. Perché occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita”.

La piaga resta un “monito“, conferma la premier, Giorgia Meloni, che parla di una tragedia che “poteva e doveva essere evitata“. Non dimenticare “quanto è costata l’irresponsabilità umana” è un dovere, perché la Comunità, osserva, “era pienamente consapevole dei rischi, ma rimase inascoltata“. In memoria di quella tragedia, la presidente del Consiglio garantisce impegno “affinché eventi simili non si ripetano mai più. Nel ricordo delle vittime del Vajont continueremo a lavorare per un’Italia più sicura“, promette.

La lezione è sempre attuale anche per il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto: “La cura del territorio, sempre più impattato dai cambiamenti climatici, è una priorità assoluta: un traguardo che si raggiunge solo con infrastrutture sicure, utili, compatibili con l’ambiente e le necessità di adattamento dei nostri territori”, afferma. “Dobbiamo tutti saper trovare motivo per riflettere – fa eco il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci -, per avanzare le necessarie proposte, fissare e raggiungere gli obiettivi prioritari nella tutela e nella gestione del territorio“.