Meloni a colazione da Mattarella: sul tavolo il Pnrr e il codice appalti

I tempi di attuazione del Pnrr, il nuovo codice degli appalti, la politica internazionale, la gestione dei migranti. I temi sono tanti e il colloquio tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, programmato da giorni, si allunga più del previsto. Alla premier salta la chiusura della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga a Udine, in Friuli Venezia Giulia. Dovrà parteciparvi in video-collegamento, mentre sul palco si alternano il leader del Carroccio, Matteo Salvini, e il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. Al Colle la colazione di lavoro tra la presidente del Consiglio e il Capo dello Stato, a quanto filtra, è lunga, ma si svolge in un clima di “cordialità e collaborazione“.

Più tardi, negli ‘Appunti di Giorgia’, la rubrica che tiene sui social per aggiornare i cittadini sulle attività del governo, la premier chiarisce alcuni punti sui quali, lamenta, ha sentito dire “molte cose false, che non corrispondono alla verità“. Probabilmente per mettere un punto alle polemiche sulle maglie molto larghe che lascerebbe il provvedimento in termini di legalità, trasparenza e tutela dei lavoratori, Meloni chiarisce: “La finalità è banale, fare le opere, bene, in modo accettabile combattendo le ruberie ma senza bloccare all’infinito quello che c’è da fare“. Quanto alla soglia per gli affidamenti diretti a 150mila euro, “è stata portata dal governo Conte e confermata da Draghi, e noi ci siamo limitati a renderla stabile“, ricorda. A chi la accusa di aver introdotto un condono tributario penale con la norma che proroga i termini per regolarizzare la propria posizione a chi ha un contenzioso aperto con il fisco, “è un altro passo verso la tregua fiscale“, spiega. E poi mette in chiaro: “Noi di condoni non ne facciamo, vorrei dire che questo è banalmente falso“.

Non fa cenno della spada di Damocle che pende a Bruxelles sulla testa di Roma, una proroga per i tempi del Pnrr, anche se il capo dello Stato solo qualche giorno fa ha invitato tutti a “mettersi alla stanga” sul Piano. La premier non fa riferimento neanche al sostanziale fallimento della battaglia sui biocarburanti. Ma rivendica una vittoria portata a casa all’inizio di mandato, il price cap al gas: “La diminuzione del costo dell’energia sta favorendo la produzione, incoraggia le aziende ad assumere”, scandisce. “E’ stata sicuramente un’iniziativa giusta la decisione di mettere un tetto al prezzo del gas. I prezzi dell’energia sono scesi del 53,5%“. Nell’ultimo cdm, sottolinea, “abbiamo confermato riduzione dell’Iva e l’azzeramento degli oneri di sistema e prorogato il bonus per le famiglie che ne hanno bisogno. Continuiamo ad accompagnare il Paese“.

Mattarella in Kenya: “Affrontare cambiamenti climatici, non c’è un secondo tempo”

Clima e siccità. Sono due dei temi al centro della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Kenya. E il capo dello Stato lo sottolinea nella conferenza stampa congiunta a Nairobi con l’omologo William Ruto. Secondo Mattarella “la siccità in questa regione è l’allarmante sintomo delle gravi conseguenze del cambiamento climatico che si avverte ovunque”, anche in Europa. Con ricadute pesantissime anche su altri fronti: “La siccità crea una crisi alimentare che spinge ulteriormente i fenomeni migratori. Vi sono zone in cui non è più possibile la sopravvivenza alimentare a causa della siccità. E questo spinge ulteriormente comprensibilmente i flussi migratori. E’ un tema centrale quello del mutamento climatico”.

Per questo il capo dello Stato esorta “la comunità internazionale a procedere con comportamenti che attenuino e contrastino con efficacia il cambiamento climatico, è la base per lo sviluppo e il benessere per le future generazioni“, con la speranza che la Cop28 a Dubaiabbia a vedere un impegno concreto e crescente per realizzare condizione di comune impegno contro il cambiamento climatico“.

E, se “l’Italia avverte da tempo l’esigenza di un impegno serio, concreto e efficace di contrasto all’inquinamento atmosferico” e ha preso una posizione chiara, visto che “nel Pnrr vi sono a questo riguardo strumenti che saranno utili, e questo è nel programma del governo di impegnarsi nella lotta al cambiamento climatico”, ha però anche di che dispiacersi. “Ci duole – chiosa Mattarella – che alcuni Paesi non si rendano conto che non si può rinviare questo tema a un secondo tempo che non c’è, bisogna affrontarlo adesso con molta determinazione“.

Vertice Mattarella-Wang Yi: rilancio dell’export Italia-Cina e appello per porre fine alla guerra

Un incontro per riavvicinare la Cina al mondo occidentale. A Roma, il consigliere di Stato e direttore dell’Ufficio della Commissione centrale per gli Affari esteri del Comitato centrale del Partito comunista cinese, Wang Yi, è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale, assieme al vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con il quale aveva già avuto un lungo colloquio il giorno prima alla Farnesina.

Al capo dello Stato Wang Yi spiega che questo giro nelle capitali arriva dopo che la Cina è uscita dalla ragnatela del Covid, con l’intento di rilanciare lo sviluppo del proprio Paese. E l’Italia ha un’antica consuetudine culturale con la Cina. I rapporti sono anche commerciali, infatti nel corso del colloquio viene fatto accenno alla Via della Seta, ovvero quel pacchetto di accordi sottoscritti dall’allora governo gialloverde con Pechino che scadranno nel mese di marzo del prossimo anno, ma che si rinnoveranno (automaticamente) alla fine del 2023. Il capo della diplomazia cinese, comunque, ha garantito che la sua nazione intende raddoppiare la collaborazione con il nostro Paese. Non solo con le importazioni dalla Cina, ma anche per implementare le esportazioni dei prodotti italiani.

Tra i temi toccati nel faccia a faccia tra Mattarella e Wang Yi non è ovviamente mancata l’Ucraina. Il presidente della Repubblica, secondo quanto si apprende, ha invitato la Cina a far valere la propria influenza su Mosca per arrivare a alla pace. Dall’inizio del conflitto scatenato dalla Russia, ormai, sono già passati dodici mesi e i negoziati sono ancora fermi.
Una richiesta arrivata anche dal vicepremier, Antonio Tajani. Come lo stesso ministro degli Esteri ammette ai microfoni di ‘Radio Anch’io’, su Radio Rai1, spiegando come è andato l’incontro con Wang Yi in Farnesina del giorno prima. “Ho chiesto di esercitare tutta la forza che un grande Paese quale la Cina ha nei confronti della Russia, affinché venga a più miti consigli, si sieda al tavolo di pace per garantire l’indipendenza dell’Ucraina ma soprattutto per porre fine alla guerra che ormai dura da un anno“. Non solo, perché al capo della diplomazia cinese “ho anche detto quali sono le nostre idee, da dove si dovrebbe cominciare” a costruire la pace. Innanzitutto “creare una zona neutra attorno a Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare – spiega Tajani -. Poi, occorre rafforzare i corridoi per il trasporto dei cereali, che sono indispensabili alla popolazione africana“.

Il vice presidente del Consiglio racconta che Wang Yi “ha usato molte parole di pace”, oltre ad avergli preannunciato che il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, “farà un discorso per la pace in occasione del primo anniversario della guerra”. Sottolineando che il diplomatico “ha insistito sul fatto che la Cina vuole la pace” e “Pechino ha una grande influenza su Mosca”.

L’Italia, dunque, conferma l’impegno per Kiev anche a livello diplomatico. Sul piano pratico, infatti, il nostro Paese è molto attivo: “Abbiamo inviato 100 tonnellate di materiale elettrico perché la popolazione civile non passasse l’inverno al gelo”, chiarisce ancora Tajani. Rivendicando di aver “sempre incoraggiato la Turchia perché facesse la mediazione” per lo sblocco dei corridoi del grano. Con la Cina, però, c’è da risolvere anche la questione legata al rinnovo degli accordi per la Via della seta. Ma per quello c’è ancora tempo fino alla fine dell’anno: “Stiamo valutando la situazione – conclude Tajani -, il governo deciderà il da farsi al momento opportuno”.

Mattarella: “Dalla diplomazia un aiuto alla diversificazione fonti energetiche”

La XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo, ospitata dalla Farnesina, ha consentito al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di fissare alcuni punti importanti del presente e del futuro. Il messaggio del Capo dello Stato è stato chiarissimo: “Il conflitto ha mostrato un suo pericoloso volto sul terreno delle relazioni economiche globali. In tale contesto sono certo che il corpo diplomatico continuerà a facilitare quell’azione di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico in cui siamo fortemente impegnati e ad accompagnare al tempo stesso la proiezione esterna del nostro sistema produttivo, da cui tanta parte della nostra prosperità futura dipenderà”.

Mattarella è entrato nel dettaglio di una situazione che sembra essere meno tesa con l’introduzione del price cap ma che è ancora lontana dalla risoluzione. “In uno scenario in cui le crisi assumono sempre più dimensione e portata globale, anche la nostra risposta, per essere efficace, non può che articolarsi a livello multilaterale. È, del resto, la vocazione espressa in oltre settanta anni dalla Repubblica, incisa nel testo della nostra Costituzione – ha continuato – L’aggressione brutale della Russia ai danni dell’Ucraina ha messo in discussione le regole sulle quali abbiamo fondato la nostra pacifica convivenza. Un ordine basato sul rispetto del diritto internazionale. Alla diplomazia spetta in questo momento storico proprio il difficile compito di tutelare questo patrimonio faticosamente conquistato, che trova i suoi baluardi nel processo di integrazione europea e nel sistema multilaterale rappresentato dalle Nazioni Unite, nonché nel nostro saldo collocamento nel quadro dell’Alleanza atlantica”.

Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nella veste di padrone di casa, è intervenuto sulle tematiche cogenti di questo fine 2022. “Siamo riusciti a ottenere un tetto al prezzo del gas” e un ringraziamento va ai diplomatici “che si sono impegnati tanto su questo fronte e che servirà a tutelare le nostre famiglie e imprese”, ha detto.

Mattarella

Mattarella sprona l’Ue: Coesi contro speculazioni su energia. Draghi a Praga: Lavorare insieme

L’Unione Europea deve essere coesa per far fronte all’emergenza energetica. E’ il leitmotiv della giornata che arriva da Draghi e Mattarella, geograficamente ben distanti ma uniti nella stessa convinzione. Il presidente della Repubblica, a Malta per il 17esimo vertice informale dei Capi di Stato del Gruppo Arraiolos, punta l’accendo sul valore della solidarietà. L’unico in grado di “dare risposte sostenibili socialmente e economicamente”. Soprattutto perché, “di fronte a chi fa dell’energia uno strumento di pressione e speculazione internazionale, l’Unione è chiamata a rispondere con un senso di coesione e unità accresciuto, con un senso di comunità molto forte”. Durante il vertice il capo dello Stato coglie l’occasione per un bilaterale con il presidente tedesco Frank Steinmeier. Impossibile non parlare dei rincari dei prezzi dell’energia. Mattarella si augura, alla vigilia del Consiglio europeo straordinario di venerdì, che si possano superare le divergenze sul tema, nonostante le preoccupazioni che serpeggiano in Europa per il piano straordinario da 200 miliardi della Germania. E ha anche l’assoluta certezza che “dobbiamo attenuare le conseguenze degli aumenti del costo dell’energia sulla vita di famiglie e imprese“.

Da parte sua, a Praga per la tavola rotonda ‘Energia, clima, economia’ della prima riunione della Comunità politica europea, il presidente del Consiglio uscente è ancora più esplicito: “Dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica. Possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l’unità europea“. Seduti al tavolo, insieme all’Italia, i leader di Germania, Portogallo, Irlanda, Belgio, Bulgaria, Liechtenstein, Norvegia , Ucraina e Serbia. Che si sono soffermati in particolare sulla risposta europea all’aumento dei prezzi, evidenziando come l’aggressione russa all’Ucraina abbia colpito il mercato del gas, generando incertezza sulle forniture in molti Paesi Ue. Inoltre, gli alti prezzi del gas stanno incidendo sul costo dell’energia per famiglie e imprese, e rappresentano un ostacolo alla competitività globale, è il ragionamento. Anche in questo caso, il tentativo è quello di trovare delle soluzioni comuni, con l’obiettivo di ripristinare una “corretta dinamica di mercato e dei prezzi“, tenendo sotto controllo anche l’inflazione.

(photo credits: Quirinale)

Mattarella firma il decreto di scioglimento delle Camere

Governo Draghi al capolinea, ma prima al lavoro su interventi urgenti

Ora è ufficiale: Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni nelle mani del capo dello Stato, che non ha potuto far altro se non firmare il decreto di scioglimento delle Camere. Si voterà il prossimo 25 settembre, come deciso dal Cdm, che non sarà affatto l’ultimo sotto la guida dell’ex Bce. Perché – questa è la vera novità di giornata – il perimetro entro il quale dovrà svolgere il disbrigo degli affari correnti, sarà molto più ampio della prassi consolidata. Il motivo lo spiega direttamente Sergio Mattarella: “È noto che il governo” dimissionario “incontra limitazioni nella sua attività“, ma comunque “dispone di strumenti per intervenire sulle esigenze presenti e su quelle che si presenteranno nei mesi che intercorrono tra la decisione di oggi e l’insediamento del nuovo governo che sarà determinato dal voto degli elettori“.

Il presidente della Repubblica non usa formule politiche, va dritto al punto: “Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese“. In poche parole, quel nuovo decreto aiuti da oltre 10 miliardi di euro che Draghi avrebbe voluto approvare, non finirà nel cassetto a prendere polvere. Nel testo ci sono misure importanti di contrasto all’inflazione, per mitigare gli effetti della nuova ondata di rincari sulle bollette, i primi interventi per alleviare i danni della siccità sull’agricoltura, altre semplificazioni per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. “Interventi indispensabili” per “fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli“, sono le esatte parole di Mattarella. Che aggiunge: “Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale“.

Per centrare almeno questi obiettivi, però, serve un’ultima assunzione di responsabilità delle forze politiche. Ecco perché l’appello è a tutti e ciascuno: “Mi auguro che, pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale, vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia“.

La situazione, in effetti, è complicata. La mossa dell’Ungheria ne è una prova concreta: il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, è volato a Mosca per chiudere l’acquisto di altri 700 milioni di metri cubi di gas naturale, in aggiunta agli accordi già sottoscritti. Non proprio una bella notizia per chi – come l’Italia – ancora aspetta segnali distensivi da Gazprom sulla riattivazione del gasdotto Nord Stream 1, che sta rallentando le operazioni di stoccaggio in vista dell’inverno. Sono questi i pensieri più foschi che agitano le giornate delle alte cariche istituzionali. Finché non ci saranno una maggioranza e un governo nuovo, però, si andrà avanti con Draghi. Che in aula, alla Camera, prima di annunciare l’intenzione di salire al Colle per dimettersi prende il lungo applauso di almeno metà dell’emiciclo, che scioglie anche il suo solito aplomb concedendosi una battuta: “Vi ringrazio di questo… anche il cuore dei banchieri a volte viene usato“.

La giornata si chiude ancora con Draghi, che in Cdm – quello per stabilire la data delle elezioni e delineare il perimetro degli affari correnti descritto da Mattarella – dice ai suoi ministri: “Dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia” e “dobbiamo portare avanti l’implementazione del Pnrr, anche per favorire il lavoro del governo che ci succederà. Ci sarà tempo per i saluti, ora rimettiamoci al lavoro“.

(Photo credits Presidenza della Repubblica)

M5S non vota fiducia, Draghi si dimette. Ma Mattarella respinge

La maggioranza di unità nazionale che sosteneva Mario Draghi “non c’è più”, il governo Draghi invece ha ancora una chance. E’ il risultato di una giornata frenetica, rocambolesca, frutto di giorni di tribolazioni, soprattutto nel campo del Movimento 5 Stelle, che non partecipando al voto di fiducia, in Senato, sul decreto Energia 2, innesca di fatto la crisi che porta alle dimissioni del presidente del Consiglio, respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che rimanda il premier alle Camere (mercoledì prossimo) per verificare se c’è ancora una maggioranza o certificare la fine dell’esecutivo. E con molta probabilità della legislatura. Letta tutta d’un fiato, la situazione appare quasi indecifrabile, proprio come è accaduto ai mercati: le principali piazze europee, infatti, chiudono tutte in ribasso (Francoforte -1,86%, Parigi -1,41%, Londra -1,63%). Ma è la Borsa di Milano a farne maggiormente le spese, con un calo del 3,44%. Meglio riavvolgere il nastro, quindi.

Che i pentastellati non avrebbero mai votato la fiducia sul decreto Energia 2 era ormai chiaro sin dalla tarda serata di mercoledì. Giuseppe Conte e i suoi confermano la linea seguita in Cdm, non votando il dl, e alla Camera, votando la fiducia ma non lo scrutinio finale, protestando contro la norma che autorizza il termovalorizzatore a Roma e – a loro giudizio – la scarsità di fondi per i bonus alle famiglie contro il rincaro delle bollette. Il problema è che a Montecitorio il voto disgiunto è possibile, mentre a Palazzo Madama coincide con la fiducia. Dunque, anche l’astensione è un fatto politico. Eppure il ministro per i rapporti con il Parlamento, il Cinquestelle Federico D’Incà, ci prova fino alla fine a evitare lo strappo, tentando un accordo con le forze di maggioranza per un voto ordinario. La verifica si infrange nella scelta di Draghi, che giudica però la questione di fiducia l’unica via percorribile.

In aula la tensione si taglia con il coltello. I partiti di centrodestra affondano colpi su colpi sul M5S, anche il Pd è in evidente imbarazzo, costretto all’equilibrio tra il totale dissenso rispetto alle scelte dell’alleato del campo largo e la responsabilità di non avallare la caduta del governo in una fase di crisi economica e geopolitica mondiale. Tutte le mediazioni falliscono: il risultato è che il decreto viene trasformato in legge dal Senato (172 sì e 39 no), ma Draghi trae la conclusione che “è venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo”. Così dopo il via libera di Palazzo Madama sale al Colle per un’ora di colloquio con il presidente della Repubblica, dal quale non esce nemmeno la minima indiscrezione. Nel tardo pomeriggio, quando si riunisce il Cdm, convocato e poi spostato a chiusura dei mercati, si capisce il perché. Draghi infatti annuncia ai suoi ministri le dimissioni, spiegando “le votazioni di oggi sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico“, nonostante “in questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche“. Alla fine prende atto che “come è evidente dal dibattito e dal voto in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente“.

Le parole sono dure ma non pietre tombali. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia – dice ancora in Cdm -. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più“. Poi, dopo aver ringraziato i colleghi, invitandoli a “essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto“, il premier è salito al Quirinale. Mentre i siti mondiali rilanciano la notizia, che arriva anche a Mosca, dove l’ex premier russo, Dmitri Medvedev, esulta su Telegram: “Dopo le dimissioni di Boris Johnson e Draghi, chi sarà il prossimo?“.

E’ quasi calato il sole su Roma quando Mattarella scrive ancora un nuovo capitolo di questa giornata, respingendo le dimissioni. E invitando l’ex Bce “a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica“. Comunicazioni e non informativa, dunque con voto. In pratica quella verifica invocata anche dagli altri partiti della maggioranza. Alla quale non è escluso che possa partecipare anche il Movimento 5 Stelle. Del resto, già il 18-19 luglio l’Italia è attesa a un appuntamento internazionale importante, il vertice intergovernativo con l’Algeria, in programma ad Algeri. Dove si discuterà di prospettive con il nostro nuovo principale partner-fornitore di gas. Presentarsi con un governo debole, di scopo elettorale o, peggio ancora, non presentarsi proprio sarebbe un passo falso grave. Sono tante le ragioni, dunque, che spingono la situazione politica a restare estremamente fluida. Nonostante il caldo e la confusione che regna nel panorama italiano

GEA

Mattarella riceve i vertici del Gruppo Hub e una delegazione di GEA

Martedì 12 luglio una delegazione del Gruppo Hub è stata ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il colloquio, durato quasi un’ora, ha avuto come focus principale la presentazione dell’agenzia di stampa GEA, operativa dallo scorso 4 aprile, e delle iniziative collaterali che ne accompagneranno lo sviluppo: i dorsi per 27 testate locali, il progetto educativo che partirà a settembre, gli eventi.

L’amministratore delegato del Gruppo Hub, Andrea Poli, ha illustrato il piano di sviluppo del Gruppo e in particolare di GEA, sottolineandone le caratteristiche di unicità e inclusività. Il direttore Vittorio Oreggia – assieme al vicedirettore e direttore di Eunews Lorenzo Robustelli – ha esposto il piano editoriale che si articola sui temi della transizione ecologica e della sostenibilità, com’è sviluppata la struttura giornalistica e quali sono gli obiettivi anche divulgativi dell’agenzia. Marina Malnati, nella veste di managing partner e direttrice commerciale, ha evidenziato infine la valenza del gioco di squadra e del clima di opportunità in seno all’azienda.

Il presidente Mattarella ha rivolto i suoi “complimenti” per l’iniziativa, soprattutto per “l’impegno in un settore così importante per il nostro futuro“. Il capo dello Stato ne ha apprezzato “lo spirito” e incoraggiato gli sforzi, dicendosi “particolarmente soddisfatto” per la grande presenza di giovani e donne all’interno della redazione.

(Photo credits: Ufficio Stampa Presidenza della Repubblica)

Marmolada, Mattarella: Simbolo cambio clima non governato

A tre giorni dalla tragedia del crollo di parte del ghiacciaio della Marmolada, proseguono le ricerche dei dispersi, che sono scesi a cinque. Mentre il bilancio delle vittime rimane a 7, sono sempre più flebili le speranze di trovare delle persone in vita sul posto. Le ricerche stanno andando avanti solo con l’aiuto di droni e elicotteri, visto che c’è forte rischio di ulteriori crolli del ghiacciaio. Nessun soccorritore ha potuto recarsi sul posto a piedi e l’intera area è chiusa per motivi di sicurezza. Le operazioni via terra saranno effettuate solo per il recupero di eventuali ritrovamenti effettuati dai droni, per garantire l’incolumità degli operatori. “Il pericolo è che altri seracchi (blocchi, ndr) di ghiaccio possano staccarsi. L’intera area continua a essere off-limits“, ha spiegato l’unità di crisi di Canazei.

Il collegamento diretto fra cambiamento climatico e salute delle persone è “sempre più evidente, ha sottolineato il ministro della Salute Roberto Speranza introducendo il seminario ‘Cambiamento climatico e salute: un’emergenza’. E quanto avvenuto sulla Marmolada “è segno di una ferita sempre più profonda che richiama tutti noi ad avere la massima attenzione“.

La vicenda ha scosso il mondo intero, tanto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne ha parlato con il presidente del Mozambico Filipe Jacinto Nyusi in occasione della sua visita a Maputo. E l’ha portata come “elemento simbolico delle tante tragedie che il mutamento climatico non governato sta comportando in varie parti del mondo“. Per il capo dello Stato è diventata anche l’occasione di ampliare il discorso e parlare in generale dell’emergenza climatica in atto. Che non può essere risolta senza collaborazione e senza che tutti i Paesi rispettino i propri impegni. “Senza collaborazione – ha tuonato Mattarella – non c’è speranza“. Quello del clima, come tanti altri problemi fra cui sanità, sviluppo economico e migrazioni, “sono fenomeni globali che nessun Paese può affrontare da solo. La pandemia dovrebbe averci insegnato che l’umanità ha nemici comuni che deve affrontare insieme collaborando. Questo del clima richiede una forte collaborazione, è un problema comune. Senza una piena collaborazione di tutti non potrà essere governato”. E Mattarella ha lanciato anche una stoccata a quei Paesi che “non si impegnano su questo fronte che riguarda l’avvenire di ciascuno, di tutti nel mondo”. Alcuni impegni sul clima presi nelle convenzioni internazionali, infatti, secondo il capo dello Stato “non sempre vengono rispettati. Ma “senza affrontare sistematicamente, seriamente e a fondo i problemi che pone il cambiamento climatico contrastandolo sarà difficile garantire alle future generazione una vita accettabile sulla Terra“.

Incontro del Presidente Draghi con il Presidente Tebboune a Palazzo Chigi. Foto Palazzo Chigi.

Energia, Tebboune da Draghi e Mattarella: Italia-Algeria firmano nuovi accordi

L’energia resta centrale nello scacchiere geopolitico internazionale. Soprattutto per l’Italia, uno dei maggiori importatori di gas e petrolio dalla Russia, che da subito ha guardato all’Africa per la strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Al centro del piano di Roma è stato posto subito l’accordo con l’Algeria, che dal 2023-2024 fornirà fino a 9 miliardi di metri cubi di gas per gli stoccaggi del nostro Paese. Un’amicizia di lunga data che ora diventa molto più stretta, ma non solo in campo energetico. Dopo la visita del premier, Mario Draghi, ad Algeri il mese scorso, ora è il presidente della Repubblica Algerina Democratica e Popolare, Abdelmadjid Tebboune, ad essere atterrato a Roma, per chiudere nuovi accordi che non riguardano solo le forniture di gas ma anche “nuovi orizzonti” sullo sviluppo delle rinnovabili, l’elettricità, lo scambio di informazioni finanziarie, la cooperazione culturale, le microimprese e il turismo.

Tebboune è stato ricevuto al Quirinale, dove il rapporto con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è forte. Granitico. “L’Algeria da tempo per l’Italia è un partner strategico per quanto riguarda l’energia, oltre che per diversi altri aspetti – dice infatti il presidente della Repubblica -. E noi siamo riconoscenti per l’ulteriore intensificazione di questa collaborazione, così come registrato, nei mesi scorsi, nei contatti intercorsi con il nostro governo”. Ma la collaborazione tra Italia e Algeria “si estende naturalmente alla ricerca di cooperare insieme nel segno della transizione ecologica, per intensificare la definizione e lo sviluppo delle forme di energia alternativa, rinnovabili, che consenta anche di dare una risposta alla crisi climatica che vi è nel mondo, attraverso l’unica strada percorribile”. Pensieri che coincidono perfettamente con quelli del presidente algerino: “Siamo disposti a dare l’Italia quanto ci chiede. C’è un accordo per delle esplorazioni congiunte tra Eni e Sonatrach, quindi ogni volta che la produzione viene aumentata la possiamo fornire all’Italia, che poi la manderà a tutta l’Europa”. Ma non solo, perché anche “sull’energia elettrica siamo d’accordo con gli amici italiani: ci sarà un collegamento marittimo dall’Algeria, con cui attraverso l’Italia potremo alimentare” il Vecchio continente.

Dopo i colloqui al Colle, la delegazione africana si è spostata a Palazzo Chigi, per la firma dei protocolli governativi d’intesa tra i ministri italiani degli Esteri, Luigi Di Maio, delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, del Turismo, Massimo Garavaglia, e il vice ministro dello Sviluppo economico, Gilberto Picchetto Fratin, e gli omologhi algerini. Nell’incontro con Draghi è stato anche “esaminato un lungo elenco di progetti da intraprendere insieme”, spiega poi premier, sottolineando che “c’è stata una grande apertura a iniziare una collaborazione tra i nostri Paesi che sarà molto più estesa di quanto abbiamo mai fatto in passato”.

Il primo assaggio si è avuto sempre a Palazzo Chigi, dove alla presenza proprio di Draghi e Tebboune, il presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno firmato un Memorandum d’Intesa finalizzato all’accelerazione dello sviluppo di campi a gas in Algeria e alla decarbonizzazione attraverso idrogeno verde. La firma, fa sapere l’azienda “rappresenta un ulteriore tassello nel rafforzamento della cooperazione energetica tra Italia e Algeria ed è in linea con la strategia Eni di diversificazione delle fonti energetiche in un’ottica di decarbonizzazione”. Domani il presidente algerino vedrò di nuovo Mattarella, a Napoli, dove a Villa Rosebery parteciperà alla colazione offerta dal capo dello Stato. Il piano strategico dell’Italia, dunque, procede con passo costante.