Piano Mattei, seconda cabina di regia: dossier presto in Parlamento, poi Dpcm

Il documento di sintesi è in fase di scrittura, ma una “versione consolidata” del Piano Mattei è stata analizzata nella seconda cabina di regia a Palazzo Chigi dopo le osservazioni della prima riunione.

Il dossier sarà poi trasmesso al Parlamento per la formulazione del parere delle commissioni competenti e, alla fine, ci sarà un decreto della presidente del Consiglio.
A presiedere la seconda riunione, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che coordina attorno al tavolo i ministeri coinvolti, la conferenza delle Regioni, i rappresentanti delle diverse agenzie e società dello Stato e delle imprese a partecipazione pubblica, dell’università, della ricerca, del terzo settore e di aziende private che si occupano di cooperazione e sviluppo.

Il Piano, sul campo, è partito con due missioni della premier in Egitto (17 marzo) e in Tunisia (17 aprile), che hanno permesso la firma di intese in alcuni dei settori di intervento: agricoltura, acqua, formazione.

Fuori da Palazzo Chigi, viene esposta l’Alfa Romeo Giulietta anni ’50, appartenuta a Enrico Mattei, su iniziativa dell’Ente Stati Generali del Patrimonio Italiano, con Aci e Intergruppo Parlamentare del Patrimonio Italiano, in occasione dell’approssimarsi della ricorrenza della nascita del fondatore dell’Eni (29 aprile 1906). E’ presente la famiglia, che attende di conoscere il Piano. “Ci fa grande piacere che la famiglia sia qui, sostenga un Piano strategico italiano, mi auguro possa essere parte di un grande Piano europeo e occidentale. Che la famiglia ci incoraggi è un fatto più che positivo“, osserva Tajani, dopo essersi intrattenuto brevemente con la nipote dell’industriale.

All’interno del Piano il ministero dell’Ambienteintende contribuire significativamente allo sviluppo sostenibile e alla transizione energetica dell’Africa“, assicura durante il vertice la viceministra Vannia Gava, che sottolinea il ruolo decisivo del Fondo Italiano per il Clima, con una dotazione incrementata a 4,4 miliardi di euro e che, nella fase di individuazione degli interventi, “dovrà coinvolgere tutti i possibili stakeholders“, informa. Il tema sarà centrale anche nella ministeriale G7 Clima Ambiente Energia dei prossimi giorni a Torino, che si concluderà con l’impegno a supportare i Paesi in via di sviluppo, rafforzando i partenariati sul fronte energetico e dell’economia circolare e confermando, spiega Gava, “un approccio concreto e non predatorio che assicuri opportunità di crescita, sviluppo e stabilità sociale e politica del continente africano”.

L’importanza di un nuovo modello di partenariato è rimarcata anche da Tullio Ferrante, sottosegretario al ministero dei Trasporti: “È una svolta storica nelle relazioni con il Continente africano che consentirà di attuare progetti di investimento e sviluppo senza precedenti“, scandisce. In questa cornice, le infrastrutture rappresentano un asse che considera “trasversale” a tutti gli ambiti di intervento e rivestono un ruolo “strategico”, rivendica, per la realizzazione del Piano.
L’obiettivo di Roma è quello di contribuire alla modernizzazione delle infrastrutture in Africa mettendo a disposizione il know-how delle proprie imprese, presenti nel Continente da diversi anni e impegnate con cantieri attivi per oltre 12 miliardi di euro. L’Africa è infatti la seconda area geografica per attività all’estero delle società di ingegneria, architettura e consulenza italiane.

Centrale è anche l’alta formazione. “Dall’azione messa in campo dal MUR arriverà un potente innesto di idee“, garantisce la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. L’intenzione è dare stabilità ai progetti affinché producano “effetti positivi di lungo termine“. Si cercherà quindi di incardinare infrastrutture di ricerca.
Al momento, il Mur è concentrato in una “profonda azione di mappatura, mai realizzata in precedenza, del grande patrimonio esistente di legami tra Italia e Africa in termini di formazione superiore e ricerca“, fa sapere Bernini. La mappatura ha rivelato un quadro diversificato, di collaborazioni già in atto in Africa. C’è una forte presenza delle università italiane, con quasi mille (991) accordi sottoscritti con atenei africani negli ultimi 30 anni, e oltre 200 progetti di cooperazione attivati di recente (ultimi 5 anni) in oltre 30 Paesi africani.
Nella missione del 17 aprile in Tunisia, è stato firmato un Memorandum of Understanding su università, ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e innovazione con l’omologo tunisino, Moncef Boukthir. Il 30 aprile si terrà un incontro a Roma con l’omologo del Marocco, con la firma di un MoU simile, così come quello in programma nella visita in Algeria, in negoziato. Contatti sono avviati anche con la Libia e con altri Paesi-pilota nell’Africa subsahariana. E’ di marzo il memorandum sottoscritto dal Mur con la Fondazione MedOR per l’organizzazione di un roadshow per promuovere la nuova Infrastruttura Tecnologica di Innovazione Future Farming, progetto pubblico-privato di punta nel settore dell’agricoltura del futuro, nato grazie a un cofinanziamento del Ministero dell’Università a valere sui fondi Pnrr con la Ca’ Foscari. C’è attesa per il G7 Scienza e tecnologia che si terrà a luglio a Bologna, con una sessione sull’Africa che vedrà la partecipazione di Unione Africana e Unesco.

Tra le associazioni presenti al tavolo, quelle che rappresentano il macroambito dell‘agricoltura. “E’ un passo avanti ulteriore per quanto riguarda l’entrata nei progetti concreti che potranno essere presentati per i vari settori produttivi“, sostiene il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, uscendo da Palazzo Chigi. Per l’agricoltura, osserva, “diventa un’ulteriore opportunità per mostrare un’eccellenza che può essere esportata come modello nel far crescere popoli che grazie all’agricoltura possono avere un rilancio e un futuro diverso rispetto a quello che stanno vivendo“. Ovviamente, avverte, con un “aspetto culturale e un impronta politica completamente diversa a quello che ha fatto la Cina o che sta facendo la Russia, che invece ha più una volontà di colonizzare questi territori e portar via l’unica ricchezza che può dare crescita e sviluppo a quel territorio“.
Puntare su un continente in netta e continua crescita dal punto di vista demografico, con una popolazione che nel 2050 sfiorerà i 2 miliardi di abitanti, e con un aumento del Pil che nel 2024 viaggia su una media del 5,5%, è “fondamentale per diversificare e ampliare i mercati del nostro interscambio commerciale, andando al contempo a promuovere la cooperazione allo sviluppo e l’eccellenza e l’unicità del nostro know how”, evidenzia il presidente della Copagri Tommaso Battista, che però mostra alcune preoccupazioni sugli obiettivi legati, in particolare, al principio di reciprocità, il cui mancato o parziale rispetto “potrebbe rappresentare un serio pericolo per i produttori agricoli e i consumatori”, fa notare.
E’ stato dato un impulso operativo – fa eco il presidente di Cia-Agricoltori italiani, Cristiano Fini – si lavorerà molto su formazione, sull’agritech e per cercare di portare il know-how italiano sul territorio africano per far crescere in loco la popolazione“.

Piano Mattei, la nipote del fondatore Eni a Tajani: “Zio Enrico se l’aspetta, è ora”

Mi raccomando questo Piano Mattei… Zio Enrico se lo aspetta, dice che è ora“. Lo ha detto la nipote del fondatore di Eni, Rosangela Mattei, incontrando il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della cabina di regia proprio sul piano per l’Africa che porta il nome dell’imprenditore italiano. A creare l’occasione per il siparietto andato in scena stamani, davanti Palazzo Chigi, è l’esposizione dell’Alfa Giulietta appartenuta proprio a Enrico Mattei. “Abbiamo finito ora la riunione“, dice il responsabile della Farnesina. “E’ stata lunga“, ribatte l’erede di Mattei. E Tajani controribatte: “Vuol dire che abbiamo lavorato“.

Piano Mattei, Urso al Cairo: piano di azione su materie critiche e Hub Ia

Un programma d’azione Italia-Egitto sull’approvvigionamento di materie prime critiche e un Hub sull’intelligenza artificiale per i Paesi africani. Sono due misure strategiche del Piano Mattei messe sul tavolo del Cairo dall’Italia.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è in missione nella capitale d’Egitto per due giorni, dove incontra in tutto cinque ministri del governo e presiede due workshop di alto livello tra istituzioni e imprese dei due Paesi, sulle energie rinnovabili e sul digitale. E’ di circa un mese fa, il 17 marzo, la firma di accordi intergovernativi tra i due Paesi e il lancio del Partenariato Ue-Egitto, alla presenza della premier Giorgia Meloni.

La realizzazione di un Ia Hub per lo Sviluppo Sostenibile in Africa era già indicato nella dichiarazione ministeriale del vertice G7 dei ministri dell’Industria che si è tenuto il 14 marzo a Verona. “Attribuiamo molta importanza alla doppia transizione green e digitale, su cui pensiamo che possa consolidarsi una collaborazione con l’Egitto che possa giovare all’intera area”, spiega Urso. L’Hub nasce per favorire sinergie per lo sviluppo digitale dei Paesi dell’Africa “a partire dall’Egitto, che ha già consolidate esperienze relative alla digitalizzazione – osserva il ministro -. Lo scopo è realizzare progetti concreti che consentano l’accesso alla capacità di calcolo necessaria per i modelli di intelligenza artificiale, potenziando le infrastrutture locali e supportando lo sviluppo delle competenze”.

Sul tavolo anche la cooperazione tra i due Paesi nella connettività e, in particolare, riguardo i cavi dati sottomarini. L’Egitto ospita infatti il 90% dei cavi dati Est-Ovest, che collegano il Mediterraneo al Mar Rosso, e sta investendo massicciamente nell’espansione della rete, rendendolo un partner strategico per l’Italia nell’economia digitale nell’ambito dell’attuazione del Piano Mattei per l’Africa. “Siamo entrambi al centro del Mediterraneo e all’incrocio di tre continenti, posizionati per svolgere un ruolo chiave nella connettività tra Europa, Africa e Asia – conferma Urso -. L’Italia, con le proprie connessioni portuali, energetiche e tramite cavi con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, vede nell’Egitto un partner fondamentale per lo sviluppo dell’intera area”.

Negli incontri successivi, con il ministro del Commercio e Industria, Ahmed Samirin e il ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie, Tarek El-Molla, l’attenzione vira sulle sinergie sul settore minerario e delle materie prime critiche. Guardando all’autonomia strategica e industriale, Urso raccoglie la disponibilità del governo egiziano a stipulare accordi bilaterali sulla cooperazione sia nell’estrazione delle materie prime critiche in Egitto, sia nella prima fase della lavorazione in loco, assicurando ritorni in termini di investimenti e occupazione. Le delegazioni ministeriali dei due Paesi procederanno a organizzare nelle prossime settimane un workshop bilaterale, che coinvolgerà istituzioni, agenzie e aziende impegnate nel settore. “Il nostro Paese è pronto a mettere a disposizione il suo know-how ingegneristico e imprenditoriale per avviare sinergie per l’estrazione e la lavorazione in Egitto, a beneficio di entrambe le nazioni”, assicura Urso.

Tra i settori di cooperazione industriale tra i due Paesi, i più rilevanti sono quelli dell’energia rinnovabile, anche alla luce del fatto che l’Italia punta a diventare il primo produttore europeo di pannelli fotovoltaici di nuova generazione; del digitale, comprese le applicazioni dell’Intelligenza artificiale nel processo produttivo, dell’agricoltura avanzata, della gestione idrica e della farmaceutica.

Domani, il focus della missione sarà sul settore delle rinnovabili, con un incontro con il ministro dell’Elettricità e delle Energie Rinnovabili, Mohamed Shaker. Nella stessa giornata, è previsto il workshop sulle energie rinnovabili, con la partecipazione di agenzie e aziende di entrambi i Paesi, tra cui Ice, Sace, Cdp, Danieli, Prysmian, Terna, Cesi e la Fondazione RES4Africa. È prevista inoltre la firma di un MoU tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Agenzia Spaziale Egiziana, alla presenza del ministro Urso e del ministro egiziano per la Cooperazione Internazionale. Infine, un workshop sul settore del digitale riunirà agenzie e aziende di entrambi i Paesi, tra cui ICE, SACE, CDP e Infratel.

Piano Mattei, Procaccini (Fdi): “E’ davvero inattaccabile in termini ideologici”

Ovviamente è un piano estremamente ambizioso che alla fine nessuno è in grado di attaccare in termini ideologici. Lo si attacca in termini di capacità di realizzazione. E’ chiaro che la capacità di realizzazione sarà la combinazione di più elementi: la capacità di investire risorse e quindi di trovare le risorse, la capacità delle Nazioni africane di essere particolarmente capaci di sviluppare le proprie economie in modo sano e collaborativo con l’Unione Europea e con l’Italia. Naturalmente sono piani a lungo termine, a me piace pensare che la politica estera e la politica energetica siano un po’ una zona franca rispetto al pingpong della politica quotidiana, a me piace pensare che il Piano Mattei sia qualcosa che, dovesse tornare al governo la sinistra, se ne farà carico così come ha fatto la destra. Perché se invece cambiamo ogni volta, ogni governo poi non siamo mai in grado di prendere o tenere la rendita dagli investimenti che facciamo. In questo caso non parliamo di investimenti economici ma politici con la P maiuscola”. Così Nicola Procaccini, presidente del gruppo dei Conservatori riformisti europei e responsabile del dipartimento Ambiente e energia di Fratelli d’Italia, durante #GeaTalk. “La presidente Meloni è appena tornata dalla Tunisia ottenendo non solo di poter avere un maggiore controllo delle partenze con le motovedette, ma anche la formazione di 12.000 tunisini in modo da poterli far entrare in Italia legalmente e non attraverso i trafficanti, 12.000 tunisini già formati professionalmente che vanno a riempire dei vuoti professionali. Mi sembra un approccio di buon senso, mi sembra un approccio non predatorio come purtroppo è accaduto in passato con le nazioni africane. Dopo di che naturalmente i risultati li verificheremo nel medio-lungo periodo, però penso che sia responsabilità di tutti e penso che questo rimuova spesso anche le ragioni per cui la gente vuole andar via dalla propria terra, dai propri affetti, dalle proprie tradizioni. Perché nel momento in cui hanno la possibilità di sviluppare un progetto di vita dignitoso nella propria nazione, non vedo perché dovrebbero cercare di attraversare il Mediterraneo su un gommone scassato messo a disposizione da criminali senza scrupoli. Non vedo come si possa non condividere almeno l’obiettivo”, aggiunge.

Mattarella torna in Africa: visita in Costa d’Avorio e Ghana, energia e istruzione tra i temi

Costa d’Avorio e Ghana: sono le due tappe del nuovo viaggio istituzionale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Africa. Da oggi, 2 aprile, a sabato 6, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, il capo dello Stato tornerà nel continente africano, stavolta visitando due Paesi molto importanti dal punto di vista geostrategico e per il programma di cooperazione italiano, che si collega anche al Piano Mattei varato dal governo. Dopo essere stato in Etiopia e nell’area australe (Mozambico e Zambia), ora Mattarella visiterà la parte occidentale: per dare un ulteriore segnale a un continente che da sempre ha ricevuto l’attenzione italiana, ma che ora assume un ruolo sempre più centrale. Ovviamente, con questa doppia visita completa ma non esaurisce la geografia politica del Quirinale.

Sono principalmente tre i temi che saranno affrontati. Innanzitutto, Costa d’Avorio e Ghana, trovandosi a sud di un’area turbolenta come quella del Sahel, messa a durissima prova negli ultimi anni tra colpi di Stato e terrorismo, fungono anche da ‘cerniera’ grazie al fatto di aver sviluppato modelli e strutture democratiche nella regione. Soprattutto il Ghana, che ha una storia ‘esemplare’ anche sui processi elettorali. Ma entrambi i Paesi possono vantare economie dinamiche e aperte, dunque nonostante risentano delle turbolenze cercano comunque di portare avanti un’azione moderatrice e stabilizzatrice. Il 3 aprile Mattarella sarà ricevuto al Palazzo Presidenziale di Abidjan, dove incontrerà il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Nel pomeriggio, poi, sarà alla cerimonia di consegna delle Chiavi del Distretto di Abidjan, molto sentita dalla comunità locale: un’onorificenza riconosciuta a personalità ritenute di alto valore. Nella mattinata del 5 aprile, invece, ad Accra, Mattarella sarà alla Jubilee House, dove avrà un incontro con il presidente della Repubblica del Ghana, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo. A seguire, si recherà al Memoriale di Kwame Nkrumah e successivamente al Castello di Christiansborg.

La visita in Africa sarà anche l’occasione per portare il saluto al comandante e ai membri dell’equipaggio del Pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, impegnata in operazioni di monitoraggio nel Golfo di Guinea, nell’ambito di un programma di lotta alla pirateria e ad altre forme di criminalità in mare, come contributo al quadro di sicurezza di Paesi come Costa d’Avorio e Ghana, appunto, che essendo rivieraschi dipendono molto dai commerci e, quindi, dal transito delle imbarcazioni. Mattarella sarà a bordo della nave, attraccata al porto di Tema, ad Accra, il 6 aprile, prima di rientrare in Italia.

Altro argomento sarà la formazione e l’istruzione, molto centrale nel programma di cooperazione con l’Africa e ora anche con il Piano Mattei. Il 4 aprile, in Costa d’Avorio, Mattarella (primo presidente della Repubblica italiana in visita nel Paese) farà tappa al complesso scolastico di Canal Vridi, ristrutturata grazie all’impegno della Ong Avsi e dell’Eni, mentre sabato 6 aprile, sarà al Centro di formazione professionale don Bosco di Ashaiman, in Ghana, gestito dai padri salesiani e creato grazie al contributo di Confindustria Alto Adriatico: un progetto legato allo sviluppo dei flussi regolari dell’immigrazione, necessari alla nostra economia, che prevede la preparazione dei giovani africani, che poi saranno chiamati a fare pratica in Italia.

Si parlerà anche di energia nel viaggio del capo dello Stato. Sempre il 4 aprile, infatti, Mattarella visiterà la stazione a terra del giacimento di olio e gas associato di Baleine, scoperto nel 2021 dall’Eni a 70 chilometri dalla costa di Abidjan e a 1.200 metri di profondità, che ha potenzialità di 2,5 miliardi di barili di olio in posto e dall’entrata in produzione ha prodotto 100 miliardi di metri cubi di gas associato. Nell’area il Cane a sei zampe è molto attivo e ha in cantiere diversi progetti, non solo per le estrazioni ma anche per lo sviluppo delle comunità locali, che saranno illustrate del managing director Eni Costa d’Avorio e dall’intervento del ministro delle Miniere, del Petrolio e dell’Energia ivoriano.

 

 

Photo credit: sito internet ufficiale del Quirinale

Il Piano Mattei muove i primi passi dal Cairo

I primi atti ufficiali del Piano Mattei partono dall’Egitto. Giorgia Meloni domenica scorsa è volata al Cairo con la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Christodoulidis, e i primi ministri di Belgio, Alexander De Croo, Grecia, Kyriakos Mitsotakis, e Austria, Karl Nehammer, con l’obiettivo (europeo) di rafforzare il partenariato strategico Ue-Egitto. Ma anche per raggiungere altri obiettivi, stavolta però solo italiani.

Con il presidente egiziano al-Sisi, la premier parla di produzione agricola e sicurezza alimentare, concordando sulla necessità di stabilire un partenariato strategico tra i due Paesi per la realizzazione di “grandi progetti agricoli e di bonifica“: una ‘model farm‘ viene definita da Palazzo Chigi, che consenta anche di trasferire le più innovative tecnologie italiane nel settore per contribuire alla sicurezza alimentare. Un primo passo parallelo (e propedeutico) alla firma di una serie di accordi bilaterali che riguardano prettamente il Piano Mattei, con cui il governo vuole trasformare l’Italia nell’hub europeo dell’energia, con progetti di cooperazione in Africa che dovrebbero portare sviluppo e benessere, ponendo anche un freno ai flussi migratori irregolari. I protocolli riguardano diverse materie: dal supporto tecnico ai distretti industriali della pelle, marmo e mobile alla promozione dei diritti e della inclusione sociale delle persone con disabilità, una convenzione finanziaria tra Cdp e il governatore della Banca centrale egiziana per un credito agevolato di 45 milioni di euro alle pmi locali e un’intesa, sempre di Cassa depositi e prestiti, con Afreximbank da 100 milioni per progetti di sviluppo sostenibile nel campo della sicurezza alimentare per le piccole e medie imprese africane.

Sace, invece, ha sottoscritto due memorandum, con Orascom Contruction e Bank of Alexandria, per il supporto finanziario alla filiera italiana nei progetti di sviluppo infrastrutturale in Egitto e l’interscambio commerciale. Simest e National Service Project Organisation, poi, realizzazeranno un investimento nel settore minerario, delle sabbie silicee. Mer Mec e il presidente dell’Autorità Ferroviaria egiziana collaboreranno per la fornitura di un treno di misura per il monitoraggio delle linee convenzionali delle Ferrovie egiziane per il valore di circa 7 milioni di euro e la realizzazione di un progetto di segnalamento per un valore di circa 100 milioni. E ancora Arsenale Spa fornirà all’Autorità Ferroviaria egiziana un treno turistico. Infine, il memorandum d’intesa tra il direttore della Scuola Italiana di Ospitalità e il presidente del partner egiziano Pickalbatros Group servirà ad attivare un programma di formazione professionale nel campo dell’ospitalità e turismo, con l’obiettivo ulteriore di aprire una scuola di formazione nel servizio di gestione alberghiera e del turismo a Hurgada, nel Mar Rosso.

Per rafforzare i rapporti tra i due Paesi, la visita al Cairo è stata anche l’occasione per inaugurare gli uffici del ‘Sistema Italia’, che comprende l’Ambasciata d’Italia, le sedi di Ita/Ice, Cassa depositi e prestiti, Sace e Simest. Per la buona riuscita del Piano Mattei, infatti, servirà il massimo livello di relazioni con tutti i Paesi partner della sponda sud del Mediterraneo.

La ‘questione energetica‘, però, resta nella lista delle priorità a tutte le latitudini. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, infatti, oggi, 19 marzo, parteciperà al Berlin Energy Transition Dialogue, nella capitale tedesca. L’edizione 2024 ha numeri davvero importanti: 2mila partecipanti da più di 90 paesi, circa 50 ministri degli Esteri e dell’Energia e segretari di Stato, oltre ai 100 relatori di alto livello. Il titolo del vertice è ‘Accelerating the Global Energy Transition‘, ovvero ‘accelerare la transizione energetica globale‘, perché l’obiettivo è concordare misure specifiche attraverso le quali gli Stati si prefiggono di raggiungere gli obiettivi climatici concordati a livello internazionale. Si discuterà di phase out dal carbone, ma anche di riduzione delle emissioni in settori chiave come mobilità, infrastrutture, edilizia e industria.

A Berlino, inoltre, Pichetto firmerà con il vice cancelliere e ministro dell’Economia e della Protezione climatica tedesco, Robert Habeck, un accordo intergovernativo bilaterale di solidarietà in materia di gas. Che sarà il tema anche di un addendum trilaterale che coinvolgerà anche la Svizzera, oltre ovviamente a Italia e Germania.

Piano Mattei, Meloni attiva cabina di regia: Progetti pilota in 9 Paesi africani

Nove Paesi per dare avvio ai progetti pilota del Piano Mattei. Sono quelli individuati dal governo, tra i partner storici con cui il livello delle relazioni è già molto avanzato, per dare avvio al progetto che dovrà trasformare l’Italia nell’hub energetico dell’Europa e cambiare totalmente il paradigma della cooperazione con il continente africano in sei macroaree: istruzione e formazione, sanità, acqua e igiene, agricoltura, energia e infrastrutture. La premier, Giorgia Meloni, convoca nella Sala Verde di Palazzo Chigi la prima riunione della cabina di regia con tutti gli attori coinvolti, dai ministri alle grandi aziende partecipate, agli enti, agenzie e associazioni (anche del terzo settore) che sono chiamati a ‘fare sistema’, come si suol dire, per la messa a terra dei vari progetti.

La ricognizione è utile per capire se tutti hanno memorizzato la stessa rotta e sensibilizzare la ‘squadra Italia’ sull’importanza di non fallire l’appuntamento: “Il Piano Mattei è una grande sfida strategica“, ricorda la presidente del Consiglio. Si parte dal Vertice Italia-Africa di gennaio, spiega Meloni, che ha certificato “un’apertura di credito” da parte di un gran numero di leader della sponda sud del Mediterraneo nei confronti del nostro Paese. In quell’occasione fu presentata “la cornice, cioè le sei grandi aree su cui riteniamo che l’Italia possa costruire questa cooperazione, anche sulla base delle sue storiche capacità“, aggiunge la premier. Che ora, però, vuole andare a dama. “Partendo dalle relazioni già in piedi, abbiamo immaginato quali potessero essere le nazioni in cui mettere più velocemente a terra i nostri progetti. Sono nove: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia“. Nelle ultime settimane la struttura di missione ha già svolto le prime missioni operative: “A Bruxelles, per condividere anche a livello europeo, poi è stata ad Addis Abeba e in Costa d’Avorio“, dice ancora Meloni, annunciando che “nei prossimi giorni sono previste ulteriori visite in Kenya, Marocco e Tunisia“. Mentre “in parallelo si sono svolte alcune riunioni con le principali istituzioni finanziarie internazionali, che saranno molto importanti” nello sviluppo dei progetti. Così come l’Ue, ma non solo: “Scrivere questa nuova pagina è qualcosa che non possiamo o vogliamo fare da soli. E’ fondamentale coinvolgere tanti altri a livello internazionale“.

Domenica prossima, infatti, la premier sarà in Egitto con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e altri primi ministri per “un’iniziativa simile a quella portata avanti in Tunisia, un Memorandum of understanding e in parallelo una cooperazione bilaterale che riguarda il Piano in ambito agricolo e di formazione, ma firmeremo anche delle intese su salute, Pmi e investimenti“, anticipa.

Tanta carne sul fuoco, dunque. Ma perché tutto fili liscio serve massima collaborazione. Il mondo produttivo risponde ‘presente’ alla chiamata di Palazzo Chigi. Coldiretti, ad esempio, porta al tavolo il progetto promosso con Bf, Filiera Italia e Consorzi Agrari d’Italia: oltre 40mila ettari coltivati per la crescita dell’Africa con la creazione di posti di lavoro, la fornitura di beni e servizi, lo sviluppo delle agroenergie da fonte rinnovabile e la trasmissione di conoscenza e tecnologia per la produzione locale e lo sviluppo di nuove reti di vendita con i farmers market per fornire un’alternativa concreta al fenomeno delle migrazioni, sviluppando le economie locali e potenziando la cooperazione. L’obiettivo è generare entro il prossimo biennio un indotto di migliaia di posti di lavoro che si regga su delle filiere che si sviluppano partendo dell’agricoltura.

Ance, poi, plaude alla scelta di finanziare Studi di fattibilità per opere infrastrutturali. Il contesto presentato al governo dal vicepresidente per l’internazionalizzazione, Federico Ghella, vede circa 12 miliardi di commesse in corso delle imprese associate, di cui 5 in Nord Africa e 7 in Africa Sub sahariana, che rappresentano circa il 12% delle commesse totali. Per questo i costruttori promuovono la nuova struttura di assistenza sartoriale per le imprese del settore, supportata da Farnesina e Ice, sui Bandi di gara delle banche multilaterali di sviluppo. La proposta è “rendere subito operativa la struttura con il supporto di Ance, Confindustria e Oice”. Inoltre, l’associazione lavora alla creazione di un Fondo di Investimento in equity, denominato primAfrica.

Per Confapi è fondamentale “valorizzazione del ruolo della piccola e media industria“, dice il presidente, Cristian Camisa, chiedendo più formazione in Africa, partendo dai giovani e dalle esigenze delle imprese, anche per ovviare alla carenza di personale qualificato, in problema che investe il 63% delle aziende associate. Senza dimenticare che “l’Italia deve fare un grande lavoro sulle terre rare per evitare problemi nel reperimento dei minerali utili alla produzione, nella fase di transizione ecologica“. Andando avanti, Copagri condivide obiettivi come quelli di “diversificare e ampliare i mercati del nostro interscambio commerciale, promuovere con sempre maggiore determinazione la cooperazione allo sviluppo ed esportare l’eccellenza e l’unicità del nostro know how“.

Mentre Cna vede nel Piano Mattei “una preziosa opportunità per sviluppare nuovi canali commerciali a sostegno dei settori del Made in Italy“. Il prossimo appuntamento con la cabina di regia sarà ad aprile. Per quella data Meloni si augura di poter presentare agli attori coinvolti “una struttura consolidata del testo” del piano, dopo aver presentato una prima nota di sintesi. Perché il tempo stringe e la partita sul campo deve finalmente cominciare.

Piano Mattei, ambasciatore Balla: Marocco fiducioso, vantaggio per Italia e Africa

Il vertice Italia-Africa del 29 gennaio è stato un “successo totale”, a tutti i livelli. Ne è convinto Youssef Balla, ambasciatore del Marocco a Roma, che sul Piano Mattei si dice “fiducioso“.

A decretarne il successo, spiega, la “qualità dei capi delegazione che hanno rappresentato i loro paesi, sia a livello organizzativo, sia a livello politico“. Il vertice ha riunito più di 40 paesi africani, ricorda, e diverse istituzioni europee, “dimostrando l’interesse e l’impegno reciproci tra i due continenti”.

Cosa è emerso dal summit?

L’importanza che l’Italia attribuisce al partenariato con i Paesi del continente africano. Il vertice è stato l’occasione per presentare iniziative ambiziose e innovative per rafforzare la cooperazione e il partenariato tra Italia e Africa, programmando massicci investimenti in infrastrutture, tecnologie e competenze necessarie per uno sviluppo sostenuto in Africa e contribuire alla lotta al cambiamento climatico, alla creazione di posti di lavoro e alla povertà riduzione nel continente africano. La maggior parte dei partecipanti al vertice ha riconosciuto il desiderio dell’Italia di promuovere un partenariato paritario con l’Africa, basato sul rispetto, la solidarietà e la responsabilità condivisa. Anche le istituzioni europee hanno espresso la loro disponibilità a collaborare con l’Italia e l’Africa per realizzare questi progetti strategici. Le iniziative promesse ai vertici sono flessibili e possono essere arricchite e migliorate attraverso il dialogo e la cooperazione tra le parti interessate. Il vertice offre un’opportunità unica per rafforzare i legami storici e culturali tra Italia e Africa e per costruire insieme un futuro più verde, più prospero e più pacifico.

Pensa che il Piano Mattei sia, per l’Africa, più un’opportunità o un rischio, a causa dello spettro di di nuovo colonialismo?

Penso che sia un’iniziativa ambiziosa, che mira a rafforzare il partenariato tra Italia e Africa in diversi ambiti, come l’energia, lo sviluppo, la sicurezza, l’istruzione. Questo piano offre all’Africa e all’Italia l’opportunità di trarre reciproco vantaggio dalla solidarietà e dalle competenze, nel rispetto della sovranità e delle priorità di ciascun Paese e come partner. A questo proposito, l’Africa deve far sentire la propria voce e difendere i propri interessi nel quadro del piano. Il Piano Mattei è quindi un’occasione per l’Africa e l’Italia di impegnarsi in un partenariato vincente, basato sul rispetto reciproco e sul comune interesse.

Rabat avrà un ruolo centrale nell’attuazione del Piano?

Il Marocco è innanzitutto fiducioso nelle potenzialità offerte dal Piano Mattei, come dimostra la presenza di alto rango, in questo caso il Capo del Governo che rappresentava Sua Maestà il Re. La scelta del Marocco di avviare un grande centro di eccellenza per la formazione sulle energie rinnovabili, a Tangeri, è un’ulteriore prova dell’importanza del Regno e del ruolo centrale che è chiamato a svolgere nell’attuazione di questo piano. L’Italia e il Marocco dispongono anche di alcune risorse istituzionali per un’attuazione efficace e rapida di questo piano, in particolare il partenariato strategico firmato nel 2019 e il relativo piano d’azione firmato l’anno scorso. Infine, per garantire una migliore sinergia tra il Piano Mattei e il Marocco diversi asset: il Marocco ha un potenziale significativo nelle energie rinnovabili, in particolare solare ed eolica, con ambizioni e potenziale in termini di idrogeno verde; la strategia energetica del Marocco, lanciata nel 2009, che mira ad aumentare la quota di energie rinnovabili nella potenza elettrica installata a oltre il 52% nel 2030. L’attuazione del piano può aiutare il Marocco ad accelerare il completamento di questo obiettivo; il Marocco è anche un partner strategico dell’Unione Europea, con la quale ha firmato un accordo di partenariato verde, che mira ad accelerare la convergenza sulle questioni ambientali, climatiche e di sviluppo sostenibile; il Marocco svolge anche il ruolo di facilitatore e leader regionale, che condividendo la propria esperienza e know-how con altri paesi africani, attraverso programmi di cooperazione triangolare, sostiene questi paesi nella loro transizione energetica e promuove l’integrazione regionale che può anche rientrare negli obiettivi del Piano Mattei.

Il Piano Mattei prevede cinque priorità di intervento, ma il Continente è molto vasto.

Ovviamente, per attuare queste priorità in un continente vasto come l’Africa, sarà necessario mobilitare ingenti risorse finanziarie, sia pubbliche che private, e coordinare le azioni dei diversi attori coinvolti, in particolare le istituzioni europee, i governi africani, le organizzazioni delle autorità regionali, imprese, Ong e società civile. Dobbiamo fare affidamento su altre risorse istituzionali e iniziative già esistenti e, a questo proposito, il partenariato che abbiamo avviato nell’ambito del vertice potrebbe essere implementato nell’ambito di una sinergia globale con altre iniziative lanciate dal Marocco. Ad esempio, il gasdotto Marocco-Nigeria: progetto strategico che mira a trasportare il gas naturale dalla Nigeria al Marocco e all’Europa, attraversando una dozzina di paesi africani lungo la costa atlantica e un progetto strategico che potrebbe essere complementare al piano Mattei, in particolare nel settore settori dell’approvvigionamento e della sicurezza energetica Iniziativa Atlantica del Marocco: progetto lanciato dal re Mohammed VI per promuovere l’accesso dei paesi del Sahel all’Oceano Atlantico, fornendo loro infrastrutture stradali, portuali e ferroviarie marocchine, con l’obiettivo di rafforzare l’integrazione regionale, lo sviluppo economico e sociale e l’ecologia transizione della regione del Sahel, potrebbe servire anche agli obiettivi del Piano Mattei.

Piano Mattei, Meloni rivede leader africani in 16 bilaterali. Ambientalisti su barricate

Dopo il vertice Italia-Africa, Giorgia Meloni rivede alcuni capi di Stato e di Governo del continente, per ascoltare le singole esigenze. Nel summit di ieri al Senato, il presidente della commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, ha denunciato una mancanza di coinvolgimento dei Paesi africani nella stesura del Piano Mattei.

L’ossatura del progetto c’è, ma “nulla è definito“, assicura la premier. Il piano conta su una dotazione iniziale di 5,5 miliardi e si articola su cinque pilastri (istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua; energia), ma il continente è immenso e le esigenze molto diverse. Nelle prossime settimane partiranno le prime missioni operative in una serie di Paesi pilota.

Il Piano “non è certo un punto di arrivo ma di confronto, con tutti i vertici del continente africano, per fare sempre di più“, conferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato. Le guerre in corso e la crisi nel Mar Rosso, ricorda, hanno ricadute strategiche ed economiche sui Paesi africani ma anche sull’Europa: “Sicurezza e prosperità dei due continenti sono strettamente legati, proprio per questo è fondamentale investire risorse in Africa in settori chiave“, scandisce.

La prima ministra approfitta della presenza dei leader e in due giorni organizza sedici bilaterali. Colloqui che, spiega Palazzo Chigi, “sono l’occasione per avere uno scambio di idee sul rilancio delle relazioni con il continente africano, anche alla luce della presidenza italiana del G7“.

La premier incontra il presidente di turno dell’Unione africana, Azali Assoumani, che, a differenza di Faki, considera il vertice un “successo, sia nella forma che nel contenuto“: “Il Piano Mattei nessuno può contestarlo, bisogna pubblicarlo perché tutti possano vederlo. E’ un piano molto buono, ora bisogna renderlo concreto e non si può fare in un giorno o in un anno“, ha spiegato nella conferenza stampa dopo il vertice Italia-Africa.

A un anno dalla sua visita a Tripoli, Meloni incontra il primo ministro del Governo di Unità Nazionale libico, Abdulhamid Dabaiba e fa il punto sulla cooperazione in ambito migratorio, anche alla luce della collaborazione instaurata con la Tunisia a livello di Ministri degli Interni. L’incontro serve anche a verificare le opportunità di rafforzare il partenariato in atto in ambito energetico, che la Libia “desidera estendere alle fonti rinnovabili“, fanno sapere fonti interne. Il Governo libico si dice pronto a cooperare per l’attuazione del Piano, dove avrebbe particolare interesse ai settori della formazione e dell’energia. Nell’ambito del processo politico, Meloni ribadisce il sostegno agli sforzi del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU, Abdoulaye Bathily, per sbloccare l’impasse e favorire un accordo politico di ampio respiro che possa spianare la strada verso le elezioni.

A margine del vertice, la premier incontra il Presidente tunisino Kais Saied. Tra Roma e Tunisi c’è un partenariato che abbraccia tutti i settori della cooperazione bilaterale. Con il Piano Mattei, in Tunisia, verranno potenziate le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e si creerà un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare.

Tra i colloqui, c’è anche il Capo del Governo del Regno del Marocco, Aziz Akhannouch. A quasi vent’anni di distanza dall’ultimo incontro a livello Capi di Governo tra le due nazioni, il colloquio registra il sostegno marocchino al Piano Mattei per l’Africa e al progetto italiano di realizzare un centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili. Trapela dal bilaterale anche la volontà di approfondire la collaborazione in ambito economico ed energetico, attraverso l’organizzazione di un “business forum” in Marocco. Gli altri incontri di Meloni sono con il presidente kenyota, William Samoei Ruto, quello del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi, e il presidente del Senegal, Macky Sall, il presidente dello Zimbabwe, Emmerson Dambudzo Mnangagwa. I lavori hanno permesso anche dei brevi incontri con il primo ministro di Sao Tome e Principe, Patrice Trovoada, e il presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadera. I colloqui proseguono con il primo ministro etiope, Abiy Ahmed Ali, vicepresidente della Costa d’Avorio, Tiémoko Meyliet Kone, il presidente dell’Eritrea, Isaias Aferweki, della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, e della Repubblica del Congo, Denis Sassou-N’Guesso, oltre che il presidente della Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina.

Mentre la premier tesse i dettagli del piano con i singoli Paesi, però, le associazioni ambientaliste salgono sulle barricate. Nel capitolo energia, che è il più importante, le fonti rinnovabili diventano secondarie, lamentano. “Protagonista è ancora il gas, insieme ai disegni Eni sui biocarburanti. È una visione miope sul futuro energetico del Paese e sul concetto di transizione ecologica“, scrivono Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, e Wwf Italia.

L’unico obiettivo del Piano, per gli ecologisti, è quello di trasformare l’Italia in un “hub energetico del gas“, attraverso una cooperazione che passa dall’Africa e “dalle fonti inquinanti, aumentando la dipendenza energetica del Paese“. Una scelta che definiscono “insensata e anacronistica“, di più: “neocoloniale“, come è stato sottolineato in una lettera aperta della società civile africana.
Il Piano sembra lontano dagli impegni di Dubai, dove si è sancito l’impegno a una ‘transition away from fossil fuels’ cioè la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone: “l’Italia dovrà dire in che modo intende procedere in tal senso“. Le associazioni chiedono un incontro all’esecutivo per un confronto sul tema e per presentare il “vero piano energetico green e sostenibile che serve al Paese”.

I cinque pilastri del Piano Mattei: dalla formazione all’energia

Il piano Mattei potrà contare su una dotazione iniziale di 5,5 miliardi tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa 3 miliardi verranno destinati dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi da fondo per la cooperazione allo sviluppo. Si articola su cinque pilastri, interconnessi con gli interventi sulle infrastrutture, generali e specifiche su ogni settore di intervento.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE. Il Piano si occuperà degli interventi che si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani e sfruttando il ‘modello’ italiano di Piccola e Media Impresa.

AGRICOLTURA. Gli interventi saranno finalizzati a diminuire i tassi di malnutrizione; favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari; sostenere lo sviluppo dei biocarburanti non fossili. In questo quadro noi riteniamo fondamentali lo sviluppo dell’agricoltura familiare, la salvaguardia del patrimonio forestale e il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici tramite un’agricoltura integrata.

SALUTE. Si punta a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili; a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione; sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.

ENERGIA. L’energia è uno dei settori centrali del Piano. L’obiettivo è quello di rendere l’Italia un hub energetico, un “vero e proprio ponte tra l’Europa e l’Africa“, spiega la premier, Giorgia Meloni. Sarà centrale il nesso clima-energia, come tutti gli interventi che verranno portati avanti per rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili con azioni volte ad accelerare la transizione dei sistemi elettrici, in particolare per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e le infrastrutture di trasmissione e distribuzione. È un impegno che ricomprenderà anche lo sviluppo in loco di tecnologie applicate all’energia anche attraverso l’istituzione di centri di innovazi I cinque pilasti del Piano Mattei: dalla formazione all’energiaone, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali e sostenere così l’occupazione e la valorizzazione del capitale umano.

ACQUA. La scarsità della risorsa idrica in Africa rappresenta uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflittualità e spinta alla migrazione. In questo quadro gli interventi riguarderanno: la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici; la manutenzione dei punti d’acqua preesistenti; gli investimenti sulle reti di distribuzione; e le attività di sensibilizzazione circa l’utilizzo dell’acqua pulita e potabile.