Cop28, Pichetto chiede uno sforzo per risultati ambiziosi. Le opposizioni attaccano

L’Italia chiede alla Cop28soluzioni costruttive che non siano ostaggio di posizioni estreme e ideologiche”. Mentre i negoziati sul documento finale è ancora work in progress, il nostro Paese, assieme ai partner europei e internazionali, spinge “perché prevalga un approccio concreto e pragmatico che consenta di giungere a una soluzione condivisa sull’obiettivo della decarbonizzazione, che tenga conto a livello globale delle esigenze legate alla sicurezza energetica e alla sostenibilità economica e sociale“, trapela da fonti del Mase.

A capo della delegazione italiana ci sono il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, con il suo vice ministro, Vannia Gava. “Si può e si deve fare di più. Stiamo lavorando con i partner europei per migliorare la proposta della Presidenza emiratina”, dice il responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo al termine della riunione di coordinamento dei ministri dell’Unione europea. Sottolineando, però, che rispetto alla bozza circolata a Dubai “serve uno sforzo ulteriore per un testo più ambizioso”.

L’obiettivo italiano è, infatti, quello di far prevalere un approccio concreto e pragmatico che consenta di giungere a una soluzione condivisa sull’obiettivo della decarbonizzazione, che tenga conto a livello globale delle esigenze legate alla sicurezza energetica e alla sostenibilità economica e sociale. Mentre negli Emirati Arabi si continua a lavorare su un compromesso, non mancano le reazioni nel dibattito politico italiano. Soprattutto dopo le notizie circolate sul documento finale, che non menziona l’uscita dalle fonti fossili. “E’ la vittoria dei petrolieri che, con oltre 2500 lobbisti, hanno invaso la conferenza sul clima, ma principalmente è la vittoria di Putin, che pur non avendo partecipato alla Cop28, il 6 dicembre si è recato ad Abu Dhabi e Riad per concordare con i sauditi il fallimento della conferenza“, commenta Angelo Bonelli (Europa Verde). Che poi accusa: “In questo contesto è imbarazzante la posizione dell’Italia: a parole si dice allineata con la Ue, ma nella pratica ha dimostrato di sostenere le posizioni dei paesi produttori di petrolio”. Dal M5S è il vicepresidente della Camera, Sergio Costa, ad augurarsi che il nostro Paese “non si discosti dall’ambizione europea, e non remi contro. Non possono esserci compromessi – ribadisce l’ex ministro dell’Ambiente – quando è in gioco il futuro dell’umanità. Il Pianeta senza i Sapiens sopravvive, ma il genere umano senza il Pianeta no“. Negativa anche la reazione delle associazioni, come il Wwf: “La nuova bozza di testo è deludente e molto meno ambiziosa di quelle precedenti, se passasse com’è sarebbe un disastro, un fallimento per i Governi chiamati ad affrontare, finalmente, la causa della crisi climatica, i combustibili fossili“, dice la Responsabile Clima ed Energia, Mariagrazia Midulla. Che avvisa: “Nessuno pensi di tornare a casa con un testo del genere, bisogna fare gli straordinari. Anche per la presidenza sarebbe uno smacco, visto che cercava risultati ambiziosi“.

Nucleare, Pichetto: “Non previste nuove centrali ma Smr. Nessun impegno diretto dello Stato”

Per introdurre il nucleare nel mix energetico italiano non si passa dalle centrali di terza generazione. Si ragiona sugli small modular reactor, i piccoli reattori modulari definiti di “quarta generazione”, che dovrebbero essere sul mercato tra una decina d’anni. E lo Stato non avrà un impegno diretto nella costruzione degli impianti, ma solo una funzione di regolazione e autorizzazioni. Saranno poi i privati, i poli industriali, le comunità locali a decidere l’uso e la localizzazione dei piccoli reattori. E’ la strategia di Gilberto Pichetto, che vede nel percorso un passaggio obbligato per la decarbonizzazione al 2050.

Il governo non ha preso in considerazione la costruzione di alcuna centrale“, conferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dal palco di un evento dell’AIN. E’ rientrato da Dubai, dove ha preso parte all’inizio dei lavori della Cop28, ed è pronto a ripartire per gli Emirati Arabi venerdì, fino al 12 dicembre, giorno di chiusura della Conferenza delle parti. Nella città emiratina il premier belga ha annunciato che organizzerà a marzo 2024, insieme all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, il primo vertice mondiale sul nucleare: “Non escludo che l’Italia possa partecipare al vertice da osservatore”, annuncia il ministro. L’obiettivo sarebbe quello di seguire da vicino il confronto istituzionale sulle evoluzioni di questa tecnologia, riconosciuta come ‘green‘ dalla tassonomia europea.

Il contributo che il nucleare potrebbe dare al Paese avrebbe dunque una finalità ambientale e di indipendenza energetica, consentendo una piena autonomia e, sostiene Pichetto, “mettendo l’Italia al riparo dalle turbolenze della geopolitica che negli ultimi anni abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo”.

Sulle rinnovabili nessun passo indietro, garantisce: “Ci stiamo puntando al massimo, anche con gli stanziamenti del Pnrr, ma certamente una quota di nucleare aiuterebbe molto a raggiungere l’obiettivo di neutralità carbonica nel 2050“. Proprio alla Cop28, l’Italia ha aderito all’impegno di triplicare entro il 2030 la produzione di energia verde. Anche nel Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) si prevede che il solare crescerà da 21.650 MW (2020) a 79.921 MW nel 2030, con un incremento del 369,15% mentre l’eolico crescerà da 10.907 MW (2020) a 28.140 MW nel 2030, con un incremento del 258%. In totale, l’incremento (da 32,5 a 108 MW) sarà quindi di oltre il 300%.

Il ritorno economico intorno al nucleare sarebbe non da poco. Uno studio stima in 45 miliardi di euro l’impatto della realizzazione degli small e degli advanced modular reactor, con la creazione di 52mila posti di lavoro stabili a tempo pieno: “Al di là delle stime in ogni caso è evidente la spinta anche economica e occupazionale che un ritorno al nucleare implicherebbe per il nostro Paese”, afferma il titolare del dicastero di viale Cristoforo Colombo. “L’innovazione tecnologica degli Smr promette di far diventare la generazione da nucleare più conveniente, sicura e con tempi di realizzazione più brevi rispetto a oggi“, gli fa eco il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

La sfida, ora, è anche sul pensiero. “Bisogna spiegare, spiegare, spiegare cos’è il nuovo nucleare, rispetto a quello oggetto del referendum”, scandisce Pichetto, osservando come fra i giovani l’avversione sia meno marcata: “Voglio ricordare come la stessa Greta Thumberg abbia criticato la chiusura delle centrali in Germania visto che l’alternativa era il ritorno al carbone che inquina e emette gas serra al contrario dei reattori”.

Legambiente, mappa i 112 cantieri della transizione: “Il Paese si muove, il governo faccia la sua parte”

La transizione ecologica passa anche dai cantieri. Lo sa bene Legambiente, che dedica al tema il suo congresso nazionale (da oggi 1 dicembre a domenica 3 dicembre a Roma) e mappa i 112 cantieri della transizione made in Italy.

Centododici storie e progetti, in 10 aree tematiche – rivoluzione energetica, adattamento alla crisi climatica, agroecologia, rigenerazione urbana, mobilità sostenibile, riconversione industriale, economia circolare, lotta alle illegalità, aree protette e biodiversità, giovani e università -, che puntano sempre di più su innovazione e sostenibilità ambientale, che creano nuovi posti di lavoro e che per Legambiente meritano di essere replicati, a partire dai quei primi venti cantieri che l’associazione ambientalista ha raggruppato sotto la voce “cantieri nazionali”.

Si va, ad esempio, dalla 3Sun gigafactory di Catania, che diventerà il più grande impianto di pannelli fotovoltaici d’Europa, all’impianto di biometano di Schiavon (VI), in Veneto, il più importante e grande d’Europa nel suo genere che, grazie ad un consorzio di 117 allevatori locali, trasforma i reflui zootecnici in energia rinnovabile e fertilizzante; da Cartiere di Guarcino Spa, in provincia di Frosinone, una delle aziende associate ad Assocarta, e che autoproduce energia elettrica, gestisce in maniera sostenibile l’acqua e il riciclo della carta, al parco tessile chierese – PACTH – di Torino, esempio di contrasto al consumo al consumo di suolo. Qui al posto di una scuola abbandonata da 15 anni, dove si dovevano realizzare nuovi edifici, è stata creata una nuova area verde di circa 6mila mq, che si collega con un altro parco, per un totale di 11mila mq di verde. Tra gli altri cantieri nazionali, c’è poi il repowering degli impianti eolici esistenti in provincia di Benevento in Campania, l’ex discarica di Matera “La Martella” dove sono stati ultimati da poco i lavori di bonifica che hanno consentito la chiusura della procedura di infrazione europea. E ancora dal lavoro avviato dal Consorzio Nazionale degli Oli minerali Usati (CONOU), con la raccolta e il riciclo di un rifiuto pericoloso come l’olio minerale usato, al percorso di sostenibilità e innovazione della filiera bieticolo-saccarifera italiana avviato da COPRO-B, al nuovo sistema di collettamento fognario e depurazione di Gavardo, Villanuova sul Clisi e Vallio Terme, in provincia di Brescia, con A2A.

La grande sfida è accelerare il passo: “La transizione ecologica non rappresenta un bagno di sangue per il nostro Paese come alcuni vogliono far credere. È invece innovazione e futuro, ed esiste già in centinaia di luoghi della nostra Penisola anche con importanti leadership internazionali“, osserva il presidente nazionale, Stefano Ciafani. Quello che chiede è “più concretezza e azioni tangibili per accelerare la decarbonizzazione”.

Un percorso che secondo il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, è segnato: “Siamo nel mezzo di una tempesta mondiale che scuote il Pianeta, assistiamo a fatti drammatici che impattano pesantemente in reparti chiave. Il timore è che si rallenti sulla transizione ma sarebbe sbagliato, continuiamo sulla strada indicata dal Pniec“, garantisce in un videomessaggio inviato al Congresso, mentre è impegnato a Dubai con la Cop28. Proprio la conferenza delle parti, denuncia Ciafani, “sarà il primo banco di prova per il nostro Paese, che deve ancora eliminare i sussidi alle fonti fossili e si trova sempre impreparato di fronte alla crisi climatica“.

La crisi climatica, l’emergenza pandemica, le speculazioni dei produttori delle fossili, tra la ripresa dell’economia dopo le prime ondate del Covid-19, l’aggressione militare russa in Ucraina e la rapida e violenta ripartenza del conflitto israelo-palestinese che sta coinvolgendo anche altri Paesi del Medio-Oriente, hanno fatto entrare il tema della transizione energetica in modo prepotente anche nel dibattito politico degli ultimi anni ma “non nel modo che speravamo”, fa eco Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. Da qui, spiega, “l’idea di raccontare con la campagna sui cantieri della transizione ecologica le esperienze di chi ha deciso con concretezza di affrontare la crisi climatica e la transizione ecologica”.

rinnovabili

Via libera di Bruxelles a incentivo Comunità Energetiche Rinnovabili

La Commissione europea ha dato il via libera al decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. “Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia”, commenta il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

Ora le Comunità energetiche rinnovabili – spiega – potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.

Per la sua unicità, il provvedimento italiano – aggiunge Pichetto – ha richiesto una forte attenzione della Commissione Europea, che ha comunque pienamente validato il modello italiano: oggi questo rappresenta dunque un apripista per altre esperienze nel Continente”. 

Il decreto italiano è incentrato su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. La potenza finanziabile è pari a cinque Gigawatt complessivi, con un limite temporale a fine 2027.

È inoltre previsto per le Comunità realizzate nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente. Questa misura è finanziata con 2,2 miliardi dal PNRR, con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt. Il contributo a fondo perduto potrà di essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti.

I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Per le CER, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. La potenza dei singoli impianti non può superare il Megawatt.

Passaggio iniziale per la realizzazione di una CER, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali.

Il soggetto gestore della misura è il GSE, che valuterà i requisiti di accesso ai benefici ed erogherà gli incentivi e che, su istanza dei soggetti interessati, potrà eventualmente verificare l’ammissibilità in via preliminare.

Pichetto alla Pre-Cop28: “Politiche climatiche e scelte energetiche sono facce della stessa medaglia”

La parola d’ordine è realismo. Alla pre-Cop28 di Abu Dhabi il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, porta la posizione italiana. Ribadendo che è un “dovere di tutti noi contribuire all’attuazione dell’Accordo di Parigi con la massima ambizione possibile, agendo con risolutezza entro il 2030 per ridurre le emissioni globali e procedere verso una traiettoria chiara di neutralità climatica”. Ma, allo stesso tempo, “un’azione ambiziosa per il clima è una azione equa, poiché riduce i rischi associati al riscaldamento globale, proteggendo i più vulnerabili dagli impatti peggiori”. Dunque, portare avanti la sostenibilità ambientale, ma anche quella economica e sociale. Sebbene, puntualizza Pichetto, “Tutti dobbiamo contribuire, e certamente in particolare quelli che attualmente emettono quote elevate di emissioni globali”.

Il responsabile del Mase esorta a sfruttare le occasioni che la scienza mette a disposizione dei governi e degli Stati, fornendo “soluzioni realizzabili per affrontare questa sfida globale”, anche se “la finestra di opportunità per agire per limitare gli effetti del cambiamento climatico – avverte – è molto stretta e non possiamo perdere altro tempo”.

Serve pragmatismo nelle scelte, quindi una delle basi di discussioni da cui l’Italia suggerisce di partire è quella di considerare politiche climatiche e scelte energetiche sul medesimo binario: “Sono facce di una stessa medaglia, non si può parlare delle prime senza affrontare il tema della riduzione della nostra dipendenza dai combustibili fossili e al contempo assicurare la sicurezza energetica”, sottolinea Pichetto. Che poi aggiunge: “In questo contesto, riteniamo che la Cop28, attraverso il Global stocktake, possa e debba dare indicazioni chiare verso percorsi realistici che portino ad obbiettivi tangibili”.

Tra questi cita “triplicare la capacità di energia rinnovabile globale e raddoppiare il tasso di efficienza energetica attuale, ridurre drasticamente le emissioni di metano, eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili e adottare misure di mitigazione ambiziose in tutti i settori economici”. Obiettivi che definisce “tutti alla nostra portata”. Per questo “è evidente che il successo della Cop28 sarà misurato anche se saremo in grado di definire e contestualizzare l’obbiettivo globale per l’adattamento”.

Ma Pichetto avvisa i partner internazionali anche su altri fattori da tenere bene a mente: “Il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine dell’Accordo di Parigi richiede una trasformazione fondamentale di tutte le economie e un grande cambiamento nella struttura dell’economia globale, dei mercati finanziari e degli investimenti”. Ragion per cui, ammonisce, “dobbiamo lavorare insieme per rimuovere le barriere che ostacolano l’accessibilità e la sostenibilità dei Paesi vulnerabili e indebitati nell’attrarre finanziamenti per la transizione energetica e rafforzare la resilienza”.

Infine, altra parola d’ordine è sostenibilità. “La mitigazione e l’adattamento devono essere integrati in ogni decisione economica e finanziaria a livello nazionale e globale, oltre che nei bilanci nazionali”, ribadisce ancora Pichetto. Che conclude: “Solo in questo modo possiamo realmente coniugare la lotta al cambiamento climatico con le esigenze di sviluppo che i nostri cittadini ci richiedono”.

 

Photo credit: Mase

Pichetto esclude proroga secca mercato tutelato. E rilancia ruolo rigassificatori

L’energia torna centrale nel dibattito politico. Le tensioni tra Israele e Palestina fanno riaffiorare i dubbi su approvvigionamenti, anche se il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ai microfoni di Rainews a margine del Med Energy di Ravenna, rassicura: “La situazione in Medio Oriente certamente non lascia tranquilli e va monitorata costantemente, però lo stoccaggio nel nostro Paese è tale per cui dovremmo mantenerci sulla quantità“.

Semmai, avverte, la questione mediorientale “rischia di avere degli effetti, purtroppo negativi, sul prezzo” dell’energia. Ecco perché il nuovo decreto che sarebbe dovuto andare ieri in Consiglio dei ministri, assume ancora più importanza in questa fase storica. Il testo è slittato alla prossima riunione del Cdm, che dovrebbe essere il 31 ottobre, ma sul punto più cruciale, ovvero la fine del mercato tutelato, l’orizzonte inizia a schiarirsi. “Dal 10 gennaio, per i non vulnerabili, sarà automatica la gara, nessuno ha mai pensato di spostarla – spiega infatti Pichetto -. La valutazione che si sta facendo, a livello tecnico, è quello di trovare un percorso affinché tutti siano bene informati e non sia traumatico il passaggio“. Ma alla domanda se ci sarà una proroga secca alla misura, la risposta è perentoria: “La escludo“.

La partita, comunque, si gioca su più campi. Con una sola certezza: con “i recenti fatti di Gaza, e in precedenza la crisi ucraina, il quadro energetico è completamente cambiato“, dice il responsabile del Mase al Med Energy.  Dunque, occorre “coniugare i termini di questo trilemma, perché non riusciamo a parlare di mitigazione” dei rischi dovuti al cambiamento climatico “senza considerare di energia: la questione ambientale va vista anche sul fronte sociale e sul fronte economico” e “questo vale per tutti i Paesi della sponda mediterranea“. In questo scenario, dunque, assumono grande rilevanza temi come la diversificazione delle forniture e l’infrastrutturazione. “Abbiamo le pipeline con il gas che arriva da Algeria, Libia e Azerbaijan, poi Tarvisio con il gas dalla Russia e Passo Gries dove attualmente arriva gas norvegese – elenca Pichetto -. Ma la sfida della sicurezza è data anche dai rigassificatori, che possono permetterci di garantire un approvvigionamento diversificato“. Ragion per cui conferma che dopo Piombino e Ravennac’è una valutazione sulla previsione di rigassificatori al sud Italia“. Sul progetto di Gioia Tauro, infatti, c’è grande attenzione. Così come Vado Ligure, che dovrà accogliere la nave Fsru ‘Golar Tundra’ una volta terminato il periodo di permanenza in Toscana. L’opera di diversificazione, comunque, non si ferma delle fonti e prosegue esplorando tutte le possibilità di collaborazione. Come quella con Cipro. Pichetto, infatti, a Ravenna incontra il ministro dell’Energia, del Commercio e dell’Industria della Repubblica di Nicosia, George Papanastasiou. Nel colloquio si è parlato di progetti infrastrutturali e del contributo che può venire nel campo della sicurezza energetica e della diversificazione dagli operatori interessati alle opportunità di sviluppo del settore “anche con l’obiettivo di rafforzare il ruolo di hub dell’Italia nella regione mediterranea“.

Dl Energia slitta al 31/10: ‘extra-time’ per eolico, idroelettrico e mercato tutelato

Un pit stop tecnico. Il nuovo decreto Energia slitta di una settimana (il 31 ottobre dovrebbe essere la prima data utile), un tempo extra che servirà per limare i dettagli di un provvedimento che, nelle intenzioni del governo, dovrà imprimere una svolta nell’installazione di impianti rinnovabili per autoproduzione, facendo fronte ai rincari, ma soprattutto rinviare di almeno un anno lo stop alla fine del mercato tutelato.

Norma che nel week end è entrata e uscita dalle bozze del decreto, ma che sembra destinata a essere inserita nella versione definitiva, che dovrebbe essere portata in Consiglio dei ministri il prossimo 31 ottobre. Secondo quanto trapela, l’ulteriore check è dovuto anche alla volontà di perfezionare le misure su idroelettrico ed eolico offshore, su cui il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha preferito prendersi una settimana in più di lavoro per “rivedere le virgole“, per citare una sua espressione usata al convegno di Confindustria su ‘Le competitività nelle tecnologie verdi: una nuova politica industriale per le imprese italiane‘.

Occasione in cui il responsabile del Mase, parlando proprio del dl, ha spiegato che “avrà elementi rilevanti e alcuni punti riguardano correzioni di percorso“. Ad esempio quella sul gas release, la norma che consente l’estrazione di gas sul territorio nazionale, “è una messa a punto importante che riguarda le energivore“. Perché vengono avviate procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale a prezzi ragionevoli. Anche nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo e il parallelo distante 40 chilometri a sud e che dista almeno 9 miglia dalle linee di costa, a condizione che i giacimenti abbiano un potenziale minerario di gas per un quantitativo di riserva certa superiore a una soglia di 500 milioni di metri cubi e i titolari di concessioni esistenti o i soggetti che richiedono nuove concessioni aderiscano alle procedure per l’approvvigionamento di lungo termine.

Allo stesso modo, con l’electric release viene concessa in via prioritaria alle imprese energivore iscritte nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica (istituito presso il Csea), su superfici di proprietà di soggetti pubblici, la possibilità di realizzare impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolici e idroelettrici) di potenza minima pari a 1 MW, oltre al potenziamento o rifacimento di impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici esistenti per portarli a raggiungere almeno 1 MW.

La bozza di decreto, inoltre, prevede l’istituzione, presso il Mase, di un Fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale da ripartire tra le Regioni e le Province autonome per incentivare l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, dunque misure per la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile, con una dotazione di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032, per un totale di 1,8 miliardi.

Per quanto riguarda l‘eolico, infine, il governo ha tutta l’intenzione di rispettare i target Ue della Strategia per lo sviluppo delle rinnovabili off-shore, che punta a incrementare la propria capacità ad almeno 60 GW entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050. Il dl si concentra soprattutto sul sostegno agl investimenti nelle aree del Mezzogiorno, con la costituzione di un polo strategico per l’eolico galleggiante in mare. Motivo per cui, nelle previsioni del nuovo documento, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile assegna al Mase un totale di 420 milioni di euro (80 milioni per il 2024, 170 milioni per il 2025 e altri 170 per il 2026) per la realizzazione del progetto. Prima, però, serve il via libera del Cdm, che slitta di qualche giorno.

Eolico

Pichetto accelera su eolico offshore: Entro 2030 impianti per 1,4 Gw in Sicilia

La situazione esplosiva in Medio Oriente si riverbera, inevitabilmente, su tutta la comunità internazionale. Anche sull’Europa e, dunque, sull’Italia. L’energia è uno dei temi più caldi dall’inizio del 2022: quasi due anni vissuti letteralmente sulle ‘montagne russe’, sia per gli effetti su prezzi e stoccaggi, sia per la corsa alla diversificazione delle fonti. In questi mesi, infatti, è emersa con forza la necessità di non affidarsi solo alle fonti tradizionali, ma di guardare finalmente, e concretamente, anche alle rinnovabili. Anche per non rischiare di bucare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050. Il governo, però, oltre alle conseguenze della guerra in Ucraina adesso deve fare i conti pure con le tensioni tra Israele e Palestina che coinvolgono una regione fondamentale per gli approvvigionamenti.

Altra ragione per accelerare altre forme di energia. Sulle Fera livello europeo si sta supportando e sviluppando la tecnologia innovativa degli impianti eolici galleggianti, sia su acque interne sia offshore” e “in Italia l’interesse verso tale tecnologia è molto forte“, assicura il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Che in audizione davanti alla commissione sull’Insularità, ricorda che “secondo le previsioni del gestore di rete, in Sicilia al 2030 saranno installati 1,4 giga di impianti di produzione di energia elettrica da eolico off-shore“.

Servono comunque le norme per favorire questo settore e il responsabile del Masaf ribadisce che il decreto sulle aree marine idonee a installare gli impianti sarà emesso a breve, anche se dalle opposizioni è soprattutto il M5S a chiedere che il ministro parli “solo quando avrà i provvedimenti in mano”, facendo riferimento anche al dl sulle Comunità energetiche rinnovabili. Il problema sull’eolico, però, è che “bisogna raccordarsi con gli altri Paesi, dal Nordafrica fino al Portogallo, per definire le aree di competenza – spiega Pichetto -. Servono porti attrezzati (occorrono almeno due anni) e navi attrezzate”, poi “per avere cavi adeguati ci vogliono da 2 a 4 anni. Poi bisogna costruire le piattaforme”, dunque “è un percorso per cui ci va qualche anno“.

In questo scenario non è fuori contesto nemmeno l’operazione per provare a ridurre le criticità sull’approvvigionamento di acqua potabile nelle isole minori, dove ancora oggi è “un bene limitato e le soluzioni per accedervi sono ad alto impatto ambientale“. Ecco perché il ministro rivela che è allo studio un progetto per un “dissalatore marino mobile“.
Tutti temi che saranno utili in vista della Cop28, in programma a Dubai tra la fine del prossimo mese di novembre e la metà di dicembre. Dell’appuntamento Pichetto ha parlato anche nella giornata conclusiva della Youth4Climate che si è svolta a Roma questa settimana. “Oggi è ancora più forte l’impegno dell’Italia a sostegno dei giovani nella lotta alla crisi climatica“, dice. Garantendo: “Andremo alla Cop28 per sostenere le soluzioni presentate e lì lanceremo il bando per i progetti del prossimo anno”.

bollette

Bollette, Pichetto: Per la fine del mercato tutelato valutiamo gradualità

Per la fine del mercato tutelato per 10 milioni di utenti domestici, in scadenza il 10 gennaio 2024, il governo valuta “gradualità“. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, tenta di rassicurare i cittadini che dall’inizio del prossimo anno dovrebbero passare al mercato libero per il gas e l’elettricità, in una fase ancora di forte instabilità. La conclusione della riflessione, spiega il responsabile del Mase, “ci sarà nelle prossime settimane“.

Il passaggio dal mercato tutelato a quello libero comporterà l’obbligo di scegliere il proprio fornitore, con il rischio di incorrere nuovi rincari dei prezzi, già gravati dall’inflazione e dalle turbolenze geopolitiche internazionali. Ma si ragiona anche sul ‘disaccoppiamento’ degli utenti vulnerabili dagli altri, spiega il ministro da Torino, a margine dell’evento l’Italia delle Regioni.

Questo perché la fascia fragile della popolazione sarebbe più gravata dai rincari. Sarebbero ‘salvi’ quindi i cittadini con più di 75 anni, chi si trova in condizioni economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute che richiedono l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche salvavita alimentate dall’energia elettrica, ma anche i soggetti presso i quali risiedono persone in queste condizioni, disabili a cui sono stati riconosciuti i benefici previsti dalla legge 104, coloro i quali sono in soluzioni abitative di emergenza dopo eventi calamitosi e chi vive in un’isola minore non interconnessa.

Il mercato tutelato dell’energia garantisce condizioni economiche delineate dall’Arera sulla base dell’andamento dei prezzi all’ingrosso di luce e gas. Il provvedimento nasce sei anni fa, in un quadro diverso, con i prezzi dell’energia non volatili, in una situazione poco ‘rischiosa’ per gli utenti. Dall’inizio del 2022 in poi, però, il mercato ha fatto registrare picchi vertiginosi e abbassamenti dei prezzi che non sono mai scesi comunque ai livelli di due anni fa.

Il rinvio dovrà essere valutato dal Consiglio dei ministri, in raccordo con l’Unione europea. La proroga, però, non è l’unica opzione dell’esecutivo.

L’inizio del percorso che porterà alla fine del servizio di maggior tutela nel settore del gas è iniziato nel peggiore dei modi, all’insegna dell’improvvisazione, di comportamenti erratici delle aziende e dello spregio dei più elementari diritti dei consumatori”, denuncia Federconsumatori. Gli utenti del servizio di maggior tutela, fa sapere l’associazione, stanno ricevendo, in questi giorni, le lettere da parte del proprio gestore che li invita a sottoscrivere l’offerta più conveniente sul libero mercato tra quelle disponibili nel proprio pacchetto. “Pena, in caso di mancata sottoscrizione, di ritrovarsi da gennaio con un contratto applicato in automatico, che sarà, quasi certamente, peggiorativo“. Il contenuto delle lettere, per i consumatori, sarebbe complicato, non facile da decifrare. Pesa, per Federconsumatori, “l’assenza assoluta di comunicazioni istituzionali che il Governo si era impegnato a mettere in campo per aiutare i consumatori a gestire nel migliore dei modi questo complicato passaggio“. La richiesta al Governo è di “fermare questo treno che ha già deragliato pochi metri fuori dalla stazione”: “Basta con gli annunci di singoli ministri o viceministri – invoca l’associazione -, occorre che il Consiglio dei ministri assuma, già nelle prossime ore, una decisione formale di sospensiva, almeno per un anno, alla fine del servizio di maggior tutela per il gas e l’energia elettrica“.

Pichetto apre a mini reattori nucleari. Prezzo uranio a record da 12 anni

L’apporto del nucleare potrebbe supportare la transizione dei sistemi energetici, il nostro obiettivo è facilitare il raggiungimento dei target comunitari. L’integrazione del nucleare nel nostro sistema industriale potrebbe rafforzare la filiera industriale. Non si tratta di proporre il ricorso in Italia alle vecchie centrali nucleari di grande taglia ma di valutare le nuove tecnologie più sicure, quali gli small e micro modular reactor, i reattori nucleari di quarta generazione allo studio“. Ad annunciarlo è stato stamattina il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un videomessaggio inviato all’Italian Energy Summit del Sole 24 Ore. Accanto al progressivo aumento percentuale delle fonti di energie rinnovabili, “si prevede l’introduzione di nuove tecnologie, di combustibili verdi, alternativi che accompagneranno il graduale phase out del carbone. S’inquadra in questa attenzione a tutte le tecnologie green e alle esigenze di sicurezza e indipendenza energetica nazionale l’avvio della piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile“, ha spiegato il ministro secondo cui “l’iniziativa ha l’obiettivo di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare nel nostro paese attraverso nuove tecnologie sostenibili in corso di studio“.

Oggi il nucleare nel mondo “conta il due per cento, non è la soluzione a breve ma lo sarà forse tra ma a 10-15-20 anni. Vale la pena studiare tutti gli scenari possibili ma la priorità è nostra vulnerabilità“, ha indirettamente risposto al ministro Luca Dal Fabbro, presidente di Iren. “La dipendenza energetica dell’Italia verso alcune direttrici è ancora molto grande e molto grave – ha spiegato – la guerra non è finita, potrebbe evolvere in senso negativo e dobbiamo pensare al peggio se vogliamo essere un paese leader. Dobbiamo quindi investire nella diversificazione, nella rigassificazione aumentando numero di fonti, e in questo il rinnovabile e l’idroelettrico devono avere un nuovo impulso. E’ il momento di pensare a diversificazione più di prima perché la crisi potrebbe essere alle porte“.

Proprio per evitare un’altra crisi del gas come nel 2022, magari sul petrolio visti i prezzi di corsa verso i 100 dollari al barile, è il mondo intero, che ha impresso una decisa accelerazione sulle centrali nucleare. Una spinta che ha messo le ali al prezzo dell’uranio, salito a 70 dollari per libbra, il livello più alto prima del disastro di Fukushima a 73 dollari nel 2011, poiché la forte domanda coincide con scorte basse e minacce all’offerta. Si prevede che la Cina costruirà altri 32 reattori entro la fine del decennio e il Giappone ha dato il via libera a piani per riavviare più impianti e costruire nuove strutture, in linea con la revisione al rialzo della World Nuclear Association per la produzione globale, la quale ipotizza una domanda di 130.000 tonnellate nel 2040 di uranio, mentre la stessa è fissata a 65.650 tonnellate per il 2023. In generale ci sono circa 60 reattori in costruzione in tutto il mondo e altri 300 sono in fase di progettazione.

Questi sviluppi si scontrano però appunto con le rinnovate preoccupazioni circa l’approvvigionamento da parte della canadese Cameco, la seconda più grande miniera di uranio al mondo, che ha ridotto le sue previsioni di produzione per l’anno in corso. Nel 2022, l’azienda ha firmato un numero record di contratti di fornitura e servizi di conversione a lungo termine, che ne hanno accelerato la crescita. In particolare si è assicurata un contratto di 12 anni con Energoatom, la società statale ucraina per l’energia nucleare, e un accordo di 10 anni con la Bulgaria nel 2023. Tutti business che hanno praticamente raddoppiato il valore del titolo in Borsa.

Anche la Russia è leader nell’export di uranio. Infatti Usa e Ue hanno importato grandi quantità di combustibile nucleare e composti da Mosca per un valore che si aggira attorno agli 1,7 miliardi. Secondo la Us Energy Information Administration, lo scorso anno la Russia ha fornito all’industria nucleare statunitense circa il 12% del suo uranio. L’Europa ha riferito di ricevere circa il 17% del suo uranio nel 2022 da Mosca. La dipendenza dai prodotti nucleari russi lascia così gli Stati Uniti e l’Europa esposta a carenze energetiche se Vladimir Putin dovesse tagliare le forniture. E si prevede che la dipendenza dall’energia nucleare aumenterà man mano che le nazioni adotteranno alternative ai combustibili fossili.