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Price cap e disaccoppiamento prezzi luce e gas: la lunga battaglia europea

Da un lato, il tetto al prezzo del gas. Dall’altro, il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas per evitare il cosiddetto ‘effetto contagio’. Due battaglie portate avanti anche dall’Italia a Bruxelles e che hanno segnato il 2022 dell’energia per l’Unione europea. Anche di questo si parlerà martedì 30 maggio nell’ambito dell’evento ‘L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico’, organizzato da Withub, con la direzione editoriale di GEA, Eunews e Fondazione art. 49, che si terrà all’Europa Experience – David Sassoli a Roma.

Nel pieno della crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina, l’Italia di Mario Draghi, ormai più di un anno fa, è stata fra i primi a portare sul tavolo del dibattito europeo la necessità di introdurre il cosiddetto ‘price cap’ sul gas, tanto richiesto dai governi Ue quanto divisivo e a lungo rimandato. Nei fatti, si tratta di un meccanismo di correzione dei prezzi sul mercato, da fare entrare in vigore da febbraio 2023 in caso di picchi di prezzo. L’accordo politico sul tetto al prezzo del gas è stato raggiunto in extremis dopo mesi di negoziati a dicembre scorso con un’intesa politica per attivare automaticamente il ‘price cap’ di fronte a due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul mercato olandese TTF (Title Transfer Facility) supera i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quando il prezzo TTF mensile è superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL sui mercati globali per gli stessi tre giorni lavorativi. Queste le due condizioni (‘trigger’) per attivare il meccanismo vero e proprio di correzione del mercato (che si attiverà in automatico con solo un “avviso di correzione del mercato” da parte dell’agenzia Acer), che ha invece una componente dinamica, come richiesto da alcuni Paesi come l’Italia.

Come previsto, l’accordo politico sul tetto e l’introduzione del meccanismo ha funzionato da deterrente per stabilizzare il mercato e, nei fatti, finora il ‘cap’ non si è mai nemmeno attivato. Freschi ancora di negoziati sul tetto al prezzo del gas, gli Stati membri Ue si sono trovati nei mesi scorsi a essere divisi su un’altra questione destinata invece a segnare il 2023 sul lato energetico: la proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue che la Commissione europea ha avanzato lo scorso 14 marzo. In un primo tempo scettica sull’argomento, dalla primavera dell’anno scorso la Commissione Ue ha abbandonato gli indugi, abbracciando pienamente l’idea di una riforma del mercato elettrico che non sia solo una risposta alle necessità immediate, ma una soluzione a lungo termine per ottimizzarne il funzionamento.

Prima ancora che la proposta fosse avanzata, il dibattito a livello comunitario si è polarizzato, come sul price cap. Da un lato, Paesi come la Germania e Paesi Bassi hanno scoraggiato un intervento strutturale sul mercato esortando la Commissione a fare un intervento più mirato, e chi, come Spagna, la Francia e anche l’Italia, ha spinto per mesi su una riforma importante, che includesse anche il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica prodotta dal gas da quella prodotta da altre fonti di energia. La proposta è infine arrivata lo scorso 14 marzo, come uno dei tre pilastri normativi del Piano industriale per il Green Deal che la Commissione europea ha presentato per rispondere alla sfida della corsa alle tecnologie verdi con Cina e Stati Uniti.

Nell’idea di Bruxelles la proposta mira a contribuire a ridurre la volatilità dei prezzi, migliorare la liquidità del mercato, garantire gli scambi commerciali (di energia) tra gli Stati membri. Ma nei fatti è una proposta di intervento meno strutturale e audace di quanto inizialmente previsto e richiesto da Paesi come la Francia, la Spagna e anche l’Italia, in cui è assente una vera e propria proposta di disaccoppiamento (‘decoupling’) dei prezzi del gas da quelli dell’elettricità per evitare l’effetto contagio, anche se la Commissione nella sua proposta sottolinea di puntare a ottenere lo stesso risultato – ovvero ridurre l’impatto dei prezzi dei combustibili fossili sul mercato – orientando il mercato sui contratti a lungo termine, sia accordi di acquisto di elettricità a lungo termine (Ppa) sia i contratti per differenza (Cfd), per garantire più stabilità con i prezzi. Superata in parte l’emergenza energetica, sembra che l’assenza di una proposta concreta di disaccoppiamento non abbia scontentato nessuno. Ora sono in corso i negoziati in parallelo tra gli Stati membri al Consiglio Ue e tra gli eurodeputati al Parlamento europeo, con l’idea di finalizzare un accordo entro la fine del 2023. Sul fronte del Parlamento europeo, l’eurodeputato spagnolo Nicolas Gonzalez Casares (S&D), relatore per questo dossier, ha presentato la sua proposta di relazione, con l’idea di adottarla in commissione per ricerca, industria ed energia (Itre) il 19 luglio e poi in plenaria a settembre. Sul lato del Consiglio, si lavora a livello di gruppi tecnici ma l’idea – vista l’assenza di evidenti fratture tra i governi – è quella di arrivare a una posizione comune già il prossimo mese, al Consiglio Energia che si terrà il 19 giugno. Nulla ancora di sicuro, ma ciò che sembra invece certo è che in nessuno dei due fronti ci sia l’intenzione di riaprire la questione del ‘decoupling’ all’interno della riforma del mercato elettrico.

Il price cap del gas: cosa è e come funziona il meccanismo

Dopo mesi di incontri e discussioni, l’Unione Europea a dicembre ha raggiunto un accordo sul price cap, o tetto del prezzo, per il gas. In vigore dal 15 febbraio, la durata prevista è di 12 mesi. Ma di cosa si tratta esattamente? Si riferisce a una forma di regolamentazione del prezzo, in cui viene stabilito un limite massimo al costo che può essere addebitato ai consumatori per l’acquisto del gas. Il meccanismo è stato introdotto per proteggere i consumatori da aumenti eccessivi dei prezzi e per garantire che i fornitori di gas operino in modo equo e trasparente.

L’attivazione del price cap è automatica se si verificano due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul mercato olandese TTF supera i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quando il prezzo TTF mensile è superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL sui mercati globali per gli stessi tre giorni lavorativi. Queste le due condizioni (‘trigger’) per attivare il meccanismo vero e proprio di correzione del mercato (che si attiverà in automatico con solo un “avviso di correzione del mercato” da parte dell’agenzia Acer), che avrà invece una componente dinamica, come richiesto da alcuni Paesi come l’Italia.

Una volta soddisfatte le condizioni e attivato il meccanismo, in sostanza non saranno consentite transazioni sul gas al di sopra di un cosiddetto “limite di offerta dinamica“, che si definisce come il prezzo di riferimento calcolato sulla base degli indici globali dei prezzi del Gnl, più un massimo di 35 euro/MWh. L’intesa raggiunta dagli Stati Ue, però, prevede che se il prezzo di riferimento del GNL è sotto ai 145 euro, il limite di offerta dinamica rimanga comunque pari alla somma di 145 euro e 35 euro (per arrivare alla soglia di 180).

Una volta attivato, il limite dell’offerta dinamico sarà applicato per almeno 20 giorni lavorativi, ma con la possibilità di disattivarlo o sospenderlo in ogni momento attraverso due procedure diverse. Quando il limite di offerta dinamica è inferiore a 180 euro/MWh per tre giorni lavorativi consecutivi, verrà automaticamente disattivato, così come di fronte a un’emergenza regionale o dell’intera Ue dichiarata dalla Commissione europea (ad esempio, in caso di razionamento del gas). Di fronte a rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la stabilità finanziaria, i flussi di gas all’interno dell’Ue o rischi di aumento della domanda di gas, invece, alla Commissione europea resta il potere di adottare una decisione di esecuzione e sospendere il meccanismo di correzione del mercato nell’immediato.

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Da oggi è in vigore il price cap europeo. Ma il prezzo del gas resta sotto la soglia prevista

E’ in vigore da oggi (15 febbraio) e per i prossimi dodici mesi il regolamento sul meccanismo di correzione del mercato in caso di picchi di prezzo del gas, il ‘cosiddetto price cap’ tanto richiesto dai governi Ue quanto divisivo e a lungo rimandato. I ministri dell’energia dei Ventisette hanno trovato lo scorso 19 dicembre un’intesa politica per attivare automaticamente il ‘price cap’ di fronte a due condizioni che si presentano contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul mercato olandese TTF supera i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quando il prezzo TTF mensile è superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL sui mercati globali per gli stessi tre giorni lavorativi. Queste le due condizioni (i ‘trigger’) per attivare il meccanismo vero e proprio di correzione del mercato, che si attiverà in automatico con solo un “avviso di correzione del mercato” da parte dell’agenzia Acer, che avrà invece una componente dinamica, come richiesto da alcuni Paesi come l’Italia.

Una volta attivato, il limite dell’offerta dinamico sarà applicato per almeno 20 giorni lavorativi, ma con la possibilità di disattivarlo o sospenderlo in ogni momento attraverso due procedure diverse. Quando il limite di offerta dinamica è inferiore a 180 euro/MWh per tre giorni lavorativi consecutivi, verrà automaticamente disattivato, così come di fronte a un’emergenza regionale o dell’intera Ue dichiarata dalla Commissione europea (ad esempio, in caso di razionamento del gas). Di fronte a rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la stabilità finanziaria, i flussi di gas all’interno dell’UE o rischi di aumento della domanda di gas, invece alla Commissione europea resta il potere di adottare un decisione di esecuzione e sospendere il meccanismo di correzione del mercato nell’immediato. Da quando l’accordo è stato raggiunto dai governi Ue lo scorso dicembre, i prezzi del gas sono rimasti sempre sotto la soglia prevista per l’attivazione del meccanismo di correzione del mercato, confermando l’idea della Commissione europea di poter usare la misura solo come deterrente per frenare la speculazione sul mercato. Ieri, ad esempio, alla vigilia dell’entrata in vigore, il prezzo del gas ha chiuso sul mercato Ttf di Amsterdam a 52,39 euro al MWh.

Nella sua proposta iniziale la Commissione europea aveva previsto soglie di attivazione molto più alte, quando i prezzi raggiungono i 275 euro per MegaWattora per due settimane e quando i prezzi sono superiori di oltre 58 euro per MWh rispetto a quelli del gas naturale liquefatto (GNL) sul mercato globale. Il regolamento entra in vigore da oggi dopo una prima valutazione preliminare sui suoi rischi e benefici pubblicata il 23 gennaio dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) e l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer): le agenzie hanno concluso di non aver individuato per ora impatti significativi (positivi o negativi) sul mercato che possono essere direttamente attribuiti all’adozione del regolamento. Tuttavia, per entrambe le agenzie questo non esclude che non possa esserci “alcun impatto futuro sui mercati finanziari ed energetici” e dunque hanno proposto una serie di indicatori per continuare a monitorare gli sviluppi del mercato e aiutare a rilevare i potenziali impatti futuri del meccanismo.

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Simson: “Se ci saranno più rischi che benefici, Ue pronta a sospendere ex ante il price cap”

A distanza di quasi un mese dall’accordo difficile sul tetto al prezzo del gas, l’Unione europea guarda alle priorità energetiche dei prossimi mesi e si prepara a un’ampia riforma del mercato elettrico per disaccoppiare i prezzi del gas e dell’elettricità. Una riforma necessaria, ne è convinta la commissaria europea all’energia, Kadri Simson (nella foto), che in un’intervista a GEA assicura che la Commissione Ue “sta lavorando a pieno ritmo per presentare le proposte entro la fine di marzo” e presto avvierà una consultazione pubblica per avviarne le discussioni.

Gli Stati membri hanno faticato a trovare un accordo per introdurre un tetto massimo del prezzo del gas dopo mesi di discussioni. Secondo lei, l’accordo raggiunto lo scorso 19 dicembre dai ministri dell’energia è stato il miglior compromesso possibile?

“L’accordo che abbiamo raggiunto è un passo coraggioso per rispondere con unità alla crisi energetica e in cui tutti hanno dovuto scendere a compromessi. L’importante è che ora disponiamo di uno strumento per prevenire episodi di prezzi del gas eccessivi in ​​Europa che non riflettono i prezzi del mercato mondiale. I prezzi del gas elevati ed estremamente volatili sono dannosi per la nostra economia, per le nostre persone e le nostre imprese. Non potevamo semplicemente stare a guardare e aspettare. Ora abbiamo un altro importante strumento nella nostra cassetta degli attrezzi per proteggere i nostri cittadini e le nostre imprese dai picchi dei prezzi dell’energia”.

Quali saranno i vantaggi, in concreto?

“Con un tale meccanismo in atto, l’Europa sarà meglio preparata per la prossima stagione invernale e per un nuovo ciclo di riempimento dei depositi, che sarà più impegnativo di quanto non sia stato quest’anno. Penso che il modo in cui il mercato ha reagito alla nostra decisione sia un buon indicatore del fatto che abbiamo imboccato la strada giusta e che è positivo semplicemente prendere una decisione. Come tutte le misure adottate nel 2022, stiamo offrendo stabilità e certezza al mercato, e questo di per sé aiuta a ridurre al minimo la volatilità. I prezzi potrebbero risalire una volta che i nostri livelli di stoccaggio scenderanno e se il clima invernale si farà più rigido, ma credo che l’accordo raggiunto fosse necessario per evitare il ripetersi di episodi di prezzi eccessivi”.

La misura non è ancora in vigore ma è già stata criticata non solo dalla Russia ma anche da altri fornitori di gas dell’Ue, come l’Algeria. La Commissione è in contatto con i partner per fornire rassicurazioni?

“Durante l’intero processo di accordo su un meccanismo di correzione del mercato, siamo stati trasparenti con i nostri partner e ovviamente siamo stati in contatto con loro. Il meccanismo è concepito in modo da mantenere l’attrattiva dell’Europa come mercato per i fornitori. È fondamentale continuare a collaborare con partner affidabili per diversificare le nostre forniture”.

Il primo rapporto preliminare di Esma e Acer sul meccanismo di correzione del mercato è atteso entro gennaio 2023. Lei ha detto che se i rischi del meccanismo supereranno i benefici, la Commissione è pronta a sospenderne ex ante l’attivazione. Questo significa che il tetto al prezzo del gas potrebbe non essere mai implementato?

“La Commissione è sempre stata molto chiara sul fatto che questo meccanismo porta benefici ma non è privo di rischi. Per questo prevede presidi specifici per attrarre l’approvvigionamento di GNL, assicurare liquidità sui mercati finanziari ed evitare aumenti dei consumi di gas. Prima dell’entrata in vigore del meccanismo il 15 febbraio, ACER ed ESMA presenteranno un rapporto, per informare sui possibili effetti negativi. Ascolteremo gli esperti, compresa anche la Banca centrale europea. Nel caso in cui le condizioni per l’attivazione siano soddisfatte, ma i rischi superino i benefici, la Commissione è pronta a sospendere ex ante l’attivazione del meccanismo”.

Il 2023 sarà un anno importante sul fronte energetico, a breve è attesa la prima consultazione sulla riforma del mercato elettrico. Cosa dovremmo aspettarci da questa riforma, oltre al disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità e del gas?

“L’attuale struttura del mercato dell’energia elettrica ha prodotto un mercato efficiente e ben integrato, consentendo all’Europa di raccogliere i vantaggi economici di un mercato unico dell’energia, garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento e sostenendo il processo di decarbonizzazione, in tempi normali. Tuttavia, durante la crisi energetica, abbiamo anche assistito alla vulnerabilità dell’attuale struttura del mercato dell’elettricità dell’UE”.

Quali sono le criticità e quando arriverà la proposta?

“Dipendiamo troppo dal gas, anche nella produzione di energia. Pertanto, nonostante la crescente quota di energie rinnovabili nel mix energetico, i consumatori non vedono ancora, in misura sufficiente, i vantaggi in termini di costi della transizione energetica. L’attuale struttura del mercato ha garantito la sicurezza dell’approvvigionamento, anche durante la crisi. Ma dobbiamo fornire prezzi prevedibili per i consumatori sulla base di tecnologie pulite e convenienti, e allo stesso tempo certezza degli investimenti e ricavi sostenibili e prevedibili per le imprese. Stiamo lavorando a pieno ritmo per presentare le nostre proposte entro la fine di marzo e presto avvieremo una consultazione pubblica per consentire a tutte le parti interessate di esprimere le proprie opinioni. Dobbiamo rendere il nostro mercato dell’elettricità pienamente adatto a un sistema energetico decarbonizzato e facilitare l’adozione di energia rinnovabile. L’obiettivo principale della riforma sarà quello di mettere a disposizione di tutti i vantaggi di una produzione di energia pulita ed economica”.

Sulla riforma del mercato elettrico le posizioni degli Stati membri sono distanti quanto lo erano sul price cap. Vede il rischio di ripetere lunghe trattative anche sul disaccoppiamento tra prezzi gas ed energia elettrica?

“Stiamo lavorando duramente a una proposta volta a offrire i vantaggi della transizione verso l’energia pulita ai consumatori di tutti gli Stati membri dell’Ue. Il 2022 ha chiaramente dimostrato che la cooperazione ti porta oltre il fare le cose da soli o, peggio ancora, l’uno contro l’altro. Ho visto una notevole disponibilità al compromesso attorno al tavolo dei ministri dell’energia dell’Ue, non solo sul meccanismo di correzione del mercato, ma su tutti gli strumenti che abbiamo introdotto quest’anno per affrontare questa crisi energetica senza precedenti. Perché i ministri capiscono il motivo per cui lo stiamo facendo e quali sono le conseguenze geopolitiche. Mi aspetto che una riforma cruciale per il nostro futuro energetico, come la revisione del disegno del mercato elettrico, sarà gestita con lo stesso spirito”.

Un ruolo importante sarà svolto dalla nuova presidenza di Svezia alla guida dell’Ue dal primo gennaio…

“Sono già stata in contatto con la ministro svedese dell’Energia (Ebba Busch, ndr) che presiederà le riunioni del Consiglio Energia durante la sua presidenza, e credo che trovare un compromesso adeguato su tale questione sarà in cima alla loro lista di priorità”.

Basterà per affrontare la crisi dei prezzi? È ancora viva l’idea di una soluzione più strutturale alla crisi, come un nuovo ‘Sure’ finanziato dal nuovo debito comune, come suggerito dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton?

“Il 2022 è stato un anno straordinario per la politica energetica dell’Ue. Abbiamo agito su molti fronti per affrontare questa crisi. Non solo affrontandone i sintomi e sostenendo finanziariamente coloro che lottano per pagare le bollette, ma anche affrontandone le cause alla radice, in particolare lo squilibrio tra domanda e offerta sui mercati globali del gas. Abbiamo diversificato le nostre forniture, ridotto la domanda di energia in modo coordinato, creato uno stoccaggio comune nell’Ue e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili. Quest’anno avremo a disposizione anche altri strumenti, come l’acquisto in comune del gas, nuove regole per la solidarietà e un meccanismo di correzione del mercato per evitare impennate del prezzo del gas. Inoltre, continueremo con l’attuazione del nostro piano REPowerEU, che ci aiuterà a riconquistare la nostra indipendenza energetica con investimenti nella sicurezza dell’approvvigionamento, nonché nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. Potenzieremo la sua potenza di fuoco finanziaria. È in corso una valutazione delle necessità”.

Parlando di porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi, l’Ue sta cercando di compensare il gas russo affidandosi a Paesi come Israele o il Qatar, che, finito al centro dello scandalo di presunta corruzione di eurodeputati e funzionari del Parlamento Ue, ha minacciato un impatto negativo sui negoziati in corso con Bruxelles. La Commissione non vede il rischio di spostare la dipendenza energetica dell’Ue verso altri partner inaffidabili?

“Per troppo tempo l’Ue è stata oltremodo dipendente dalle importazioni russe di combustibili fossili. Vediamo l’impatto dell’eccessiva dipendenza da un fornitore con i consumatori che ne pagano il prezzo. Penso che con questa crisi senza precedenti, stimolata dall’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo imparato la lezione. Questo è il motivo per cui abbiamo rapidamente diversificato le nostre rotte di approvvigionamento, in modo che nessun fornitore possa mai più danneggiarci in questo modo. Quest’anno abbiamo notevolmente aumentato i volumi di gas in arrivo nell’Ue da Stati Uniti, Norvegia, Egitto, Azerbaigian e altri paesi. E siamo molto grati per questa collaborazione. Ma dobbiamo assicurarci di non dipendere troppo da una linea di approvvigionamento o da una rotta e, infine, eliminare gradualmente la nostra dipendenza dai combustibili fossili tutti insieme. Questo è il motivo per cui stiamo anche ponendo molta enfasi sulla promozione di soluzioni rinnovabili autoctone, che possono essere diverse in ogni stato membro, ma ci aiutano proprio là dove sono necessarie”.

Pichetto: “Price cap ‘bazooka’ contro la speculazione. Sul nucleare la partita non è chiusa”

Il clima mite dell’inverno 2022-2023 unito al risparmio dei consumi di gas, potrebbero lasciare in eredità un ‘tesoretto’ di gas negli impianti di stoccaggio italiani. Al di là dei risvolti ambientali e climatici che hanno portato a temperature nettamente superiori alla media, sarebbe davvero una bella notizia per il governo, ma soprattutto per le casse dello Stato. E musica per le orecchie del ministro Gilberto Pichetto Fratin, al lavoro proprio per “mettere in sicurezza”, come afferma: Abbiamo un po’ di stoccaggi, probabilmente li manterremo e quindi partiamo da un livello un po’ più alto” rispetto all’anno scorso. Il responsabile del Mase, pur ricordando che “nessuno di noi ha la sfera di cristallo”, potrebbe anche riuscire nell’impresa di risparmiare miliardi utili da reinvestire in altri progetti, grazie al combinato disposto del “bazooka” price cap Ue sul prezzo del gas con la riduzione degli sprechi che gli italiani stanno mettendo seriamente in pratica. I numeri li fornisce direttamente Pichetto: “Circa 5 miliardi di metri cubi in meno consumati”.
Inoltre, un altro elemento che lascia ben sperare il governo, è chesono state già differenziate le fonti di approvvigionamento, grazie agli accordi con l’Algeria, ma anche al Tap, “che ci porta 10 miliardi di metri cubi di gas”. Per il ministro, dunque, “sui quantitativi, in qualche modo, dovremmo farcela”. Mentre sul prezzo ora c’è “un ‘tappo’ all’eventuale esplosione”, soprattutto nel caso “gli speculatori facciano oscillare eccessivamente i mercati internazionali”. La somma di questi fattori fa dire al responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo che “nel breve periodo l’Italia sta diventando centrale rispetto all’Europa”. Un bel passo in avanti rispetto all’anno scorso, quando a dare le carte era sempre la Germania, mentre ora “avendo collegamenti con l’Azerbaijan, l’Algeria e anche la Libia, e ovviamente con i rigassificatori, noi ci poniamo nella condizione di essere i soggetti che ricevono il gas e lo distribuiscono” sul Vecchio continente.
Analizzato il presente, resta comunque da programmare il futuro. Che prevede la riduzione delle emissioni di Co2, così come l’incremento delle fonti rinnovabili, ma serve tecnologia in grado di lasciare anche alle generazioni future un’eredità che le possa far stare più tranquille. Per il governo potrebbe essere il ritorno al nucleare. Infatti, Pichetto dice che la partita non è chiusa: “Sono convinto che vada affrontata in modo serio”, perché “la valutazione va fatta con un’ampia discussione, poi vanno fatte le scelta. E credo che la scelta debba essere il nucleare”, ma “sapendo che ce l’avremmo tra 15-20 anni e la fusione tra 40-50 anni”.

Tra price cap e Fit for 55, si chiude la presidenza di Praga alla guida dell’Unione europea

Non c’è dubbio che il semestre di presidenza della Repubblica ceca alla guida dell’Ue che si concluderà il 31 dicembre sarà ricordato per la risposta che l’Unione europea ha dato alla crisi dell’energia e dei prezzi innescata dalla guerra di Russia in Ucraina. Dall’ultimo (in ordine di tempo) difficile accordo sul price cap raggiunto a dicembre, allo sblocco dei principali dossier del pacchetto climatico ‘Fit for 55’ che porterà l’Ue ad abbattere le emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050.

Otto Consigli Ue dell’Energia (due ordinari, uno informale e cinque straordinari), cinque pacchetti di emergenza contro il caro prezzi adottati nel giro di sei mesi, sei accordi politici con l’Europarlamento sui file del ‘Fit for 55’, oltre che centinaia di riunioni e incontri informali. I numeri del semestre ceco alla guida dell’Ue danno la misura della gravità dell’emergenza che l’Unione europea si è trovata ad affrontare, in genere si convocano due o al massimo tre riunioni a livello ministeriale durante una sola presidenza. Il ministro ceco dell’Industria e del commercio, Jozef Síkela, che ha presieduto tutte le riunioni, lo aveva detto fin dall’inizio sposando il motto diventato celebre a Bruxelles del “Convocherò tutti i Consigli Energia straordinari che saranno necessari” per affrontare la crisi. E così ha fatto.
L’Ue ha assistito a tensioni sui mercati dell’energia già alla fine del 2021, con la ripresa post-Covid che ha spinto al rialzo i prezzi del gas e dell’elettricità, una situazione aggravata dalla Russia che ha mantenuto provocatoriamente bassi i suoi flussi di gas verso l’Europa. Nulla in confronto all’impatto che poi l’invasione russa dell’Ucraina e la successiva manipolazione delle risorse hanno avuto sul sistema energetico dell’Ue.

Sei mesi fa, Praga assumeva la guida dell’Ue scegliendo il motto ‘Rethink, Rebuild, Repower’ (Ripensare, rinnovare e “ripotenziare” l’UE) vista la necessità per il Paese di concentrarsi sull’attuazione del pacchetto energetico ‘RePowerEU’, presentato il 18 maggio dalla Commissione Europea come una tabella di marcia per liberare l’Unione dalla dipendenza dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027. La presidenza è riuscita a raggiungere un’intesa con gli Stati membri lo scorso 14 dicembre sul piano per l’indipendenza energetica, che ora dovrà essere attuato dalla futura presidenza di Svezia che sarà alla guida dell’Ue dal primo gennaio e fino a giugno.
L’eredità di Praga alla testa dell’Ue sarà però l’accordo raggiunto in extremis lo scorso 19 dicembre sul tetto al prezzo del gas, quel meccanismo di correzione del mercato proposto dalla Commissione europea il 22 novembre (dopo mesi di pressione e insistenza da parte dei governi, in particolare l’Italia) che per mesi ha diviso l’Europa ed è stato un nodo difficile da sbrogliare, con l’opposizione di Germania e Paesi Bassi. In attesa di capire se il cap verrà mai attivato (sarà in vigore dal 15 febbraio), Praga è riuscita a trovare un’intesa tra i governi anche su una serie di misure di emergenza proposte dalla Commissione europea per affrontare la riduzione delle forniture in arrivo da Mosca e i prezzi alti dell’energia: la riduzione dei consumi di gas del 15% (rispetto alla media dei consumi degli ultimi cinque anni) tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023; la riduzione della domanda di elettricità e l’introduzione di un tetto massimo a 180 euro/MWh sui ricavi dei produttori di elettricità a costi bassi (i cosiddetti inframarginali) oltre che un contributo di solidarietà pari al 33% dei profitti per le aziende del settore dei combustibili fossili.

Poi, ancora, lo scorso 19 dicembre l’accordo sul price cap ha ‘sbloccato’ anche il via libera dei ministri dell’energia alle nuove regole sulla solidarietà, gli acquisti congiunti di gas (che dovrebbero partire nel 2023 per l’acquisto congiunto di 13,5 miliardi di metri cubi di gas), un nuovo indice di riferimento per il Gnl complementare al TTF olandese (anche questo atteso a inizio 2023) e l’accelerazione delle autorizzazioni per le rinnovabili, gli ultimi due regolamenti di emergenza proposti da Bruxelles rispettivamente il 18 ottobre e il 9 novembre.
Sul fronte ambientale e climatico, il più grande successo della presidenza ceca è legato all’approvazione di tutte le sezioni climatiche del ‘Fit for 55’. Tra queste, l’accordo raggiunto il 18 dicembre con l’Eurocamera per riformare il sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue (l’Ets – Emission Trading System) – il mercato europeo del carbonio -, l’intesa per creare un Fondo sociale per il clima per ammortizzare i costi della transizione e la tassa sul carbonio alle frontiere. A fine ottobre, raggiunta anche l’intesa con l’Eurocamera per porre fine a partire dal 2035 alla vendita delle auto a combustione, diesel e benzina. Poi ancora, accordo raggiunto sull’aumento della capacità delle foreste e dei suoli di assorbire le emissioni di CO2 (il cosiddetto regolamento LULUCF) e limiti più severi alle emissioni di CO2 da trasporti, edifici, rifiuti e agricoltura (il regolamento sulla condivisione degli sforzi). Resta in eredità alla presidenza svedese la revisione delle direttive di efficienza energetica ed energie rinnovabili (entrambe del 2018), su cui però ora il Consiglio Ue ha una posizione negoziale per avviare i colloqui con l’Europarlamento. Fuori dal ‘Fit for 55’, la presidenza ceca ha raggiunto un accordo con gli Stati membri anche sulle norme per le batterie sostenibili e sulla revisione delle reti TEN-T, che dovrebbe tradursi in viaggi di migliore qualità e maggiori finanziamenti per la costruzione dei trasporti.

Alla presidenza svedese, che ha posto la transizione energetica tra le sue priorità, resta l’attuazione di parte degli accordi che Praga ha contribuito a realizzare. Così come nuovi interventi di cui la Commissione europea ha già annunciato la presentazione nella prima parte del 2023, dalla riforma del mercato elettrico – che dovrebbe includere il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità – al nuovo indice di riferimento per il gas naturale liquefatto che sarà complementare al TTF olandese.

Pichetto Fratin: “Tetto al prezzo del gas evita le fiammate viste nei mesi scorsi”

“Il tetto al prezzo del gas evita le fiammate viste nei mesi scorsi”. Così Gilberto Pichetto Fratin, Ministro della transizione ecologica, dopo il Consiglio Energia che si è svolto a Bruxelles.

Pichetto Fratin: “Raggiunto l’accordo sul tetto al prezzo del gas”

“Raggiunto l’accordo sul tetto al prezzo del gas”. Lo ha detto Gilberto Pichetto Fratin, ministro della Transizione ecologica, dopo il Consiglio Energia che si è tenuto a Bruxelles.

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Gas, prezzo scende sotto i 100 euro per Megawattora. Non accadeva da giugno

Dopo sei mesi – non accadeva dal 13 giugno – il prezzo del Gas sul mercato di Amsterdam scende nuovamente al di sotto della soglia dei 100 euro per Megawattora. Alle 9.30 di mercoledì 21 dicembre ha infatti segnato un calo del 6,9%, posizionandosi a 98,4 euro/Mwh. Il riempimento degli stoccaggi per oltre il 95% e la riduzione del 23-24 per cento dei consumi a ottobre e novembre hanno permesso al prezzo del gas di raggiungere questo risultato, anche se rimane ancora fuori media a confronto con gli ultimi decenni.

Lunedì i ministri dell’energia riuniti a Bruxelles, dopo mesi di confronto, hanno finalmente raggiunto l’accordo sul price cap  che potrà essere applicato dal 15 febbraio 2023 in presenza contemporanea di due condizioni: quando il prezzo del gas sul mercato olandese TTF supera i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quando il prezzo TTF mensile è superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL sui mercati globali per gli stessi tre giorni lavorativi. Il raggiungimento dell’accordo è stato accolto come “una grande vittoria italiana” dalla premier Giorgia Meloni che ha rivendicato una “battaglia che molti davano per spacciata e che invece abbiamo portato a casa”. Com’era prevedibile, l’accordo ha scatenato la rabbia di Mosca. Il Cremlino ha definito il tetto al prezzo del gas una decisione politica e non economica, spiegando che “questa misura può solo portare a una carenza di gas nella regione. Se i colleghi vogliono che l’Europa non abbia gas, in modo che venga reindirizzato su altri mercati, allora impongono limiti di tetto, quindi vediamo come si evolve la situazione. C’è molta incertezza”.

Il regolamento sul price cap è in attesa dell’adozione formale con procedura scritta questa settimana da parte dei Ventisette stati membri. I governi dovranno indicare formalmente se sostengono, si astengono o si oppongono all’accordo (in forma scritta); in linea di principio, la procedura scritta si dovrebbe concludere domani. Nelle negoziazioni che si sono tenute al Consiglio energia, solo l’Ungheria avrebbe espresso opposizione al regolamento, che ha visto poi l’indicazione di astensione di Paesi Bassi e Austria. L’adozione formale dell’accordo non dovrebbe riservare sorprese e quindi dovrebbe chiudersi questa settimana.

Intanto, fonti di mercato hanno riferito a S&P Global Commodity Insights che il prezzo massimo del Gas a 180 euro/MWh in Europa non avrebbe un impatto sul flusso commerciale di Gnl asiatico nel breve termine, ma potrebbe restringere le forniture all’Europa nel 2023 poiché alcuni fornitori asiatici potrebbero scegliere di vendere ad altri mercati.

 

 

 

 

Mattarella: “Dalla diplomazia un aiuto alla diversificazione fonti energetiche”

La XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo, ospitata dalla Farnesina, ha consentito al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di fissare alcuni punti importanti del presente e del futuro. Il messaggio del Capo dello Stato è stato chiarissimo: “Il conflitto ha mostrato un suo pericoloso volto sul terreno delle relazioni economiche globali. In tale contesto sono certo che il corpo diplomatico continuerà a facilitare quell’azione di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico in cui siamo fortemente impegnati e ad accompagnare al tempo stesso la proiezione esterna del nostro sistema produttivo, da cui tanta parte della nostra prosperità futura dipenderà”.

Mattarella è entrato nel dettaglio di una situazione che sembra essere meno tesa con l’introduzione del price cap ma che è ancora lontana dalla risoluzione. “In uno scenario in cui le crisi assumono sempre più dimensione e portata globale, anche la nostra risposta, per essere efficace, non può che articolarsi a livello multilaterale. È, del resto, la vocazione espressa in oltre settanta anni dalla Repubblica, incisa nel testo della nostra Costituzione – ha continuato – L’aggressione brutale della Russia ai danni dell’Ucraina ha messo in discussione le regole sulle quali abbiamo fondato la nostra pacifica convivenza. Un ordine basato sul rispetto del diritto internazionale. Alla diplomazia spetta in questo momento storico proprio il difficile compito di tutelare questo patrimonio faticosamente conquistato, che trova i suoi baluardi nel processo di integrazione europea e nel sistema multilaterale rappresentato dalle Nazioni Unite, nonché nel nostro saldo collocamento nel quadro dell’Alleanza atlantica”.

Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nella veste di padrone di casa, è intervenuto sulle tematiche cogenti di questo fine 2022. “Siamo riusciti a ottenere un tetto al prezzo del gas” e un ringraziamento va ai diplomatici “che si sono impegnati tanto su questo fronte e che servirà a tutelare le nostre famiglie e imprese”, ha detto.