Da pneumatici fuori uso ad accessori d’alta moda: in via Veneto il défilé circolare

Sono lontani i ruggenti anni ’60 della Dolce Vita, quando Via Veneto non si trovava solo al centro di Roma, era metaforicamente al centro del mondo. Per un giorno però la storica via degli hotel di lusso e dell’Harry’s Bar è tornata vetrina di un nuovo modo di intendere l’alta moda.

Una serata in cui tessuti di alto pregio, con tagli sartoriali e design innovativi, sono stati abbinati a manufatti in gomma riciclata da pneumatici fuori uso, in una dimensione distopica e onirica, per raccontare attraverso l’arte l’importanza sempre più urgente della tutela dell’ambiente.

Roma è di Moda‘, spettacolo-evento curato da Stefano Dominella, diretto da Guillermo Mariotto e coordinato da Zètema, il 28 luglio ha raccontato l’alto artigianato Made in Italy attraverso la moda ecosostenibile.

E’ Ecopneus, in Italia, il principale operatore della gestione dei Pneumatici Fuori Uso. Li trasforma in elementi ornamentali in gomma riciclata che impreziosiscono le creazioni di stilisti sensibili alla sostenibilità e che grazie a processi di upcycling e recycling hanno dato una seconda vita a tessuti e a materiali di scarto.

Le potenzialità della gomma riciclata sono “infinite“, per il Direttore Generale di Ecopneus Federico Dossena: “Il materiale è al tempo stesso versatile, elastico, resistente, con molteplici possibilità di personalizzazione. Noi ci rivolgiamo a un pubblico tradizionalmente industriale, promuoviamo la gomma nelle sue applicazioni tecniche e pratiche. Qui l’obiettivo che ci siamo posti è di portare un messaggio di sostenibilità’ ed economia circolare per ispirare ogni ambito delle attività produttive. E l’arte rappresenta senza dubbio un volano importante, un settore apparentemente lontano dal nostro ma con cui condividiamo una visione comune, l’impegno ad essere sempre più sostenibile”. Rendendo tangibile e reale un contenuto di grande attualità, gli abiti contribuiscono alla mission di Ecopneus di informare e sensibilizzare a una “cultura del riciclo”, unica strada possibile per il futuro.

Un connubio artistico e una collaborazione che pone l’attenzione sulla sostenibilità attraverso un linguaggio universale, la moda. Sono “abiti-messaggio”, creazioni che, grazie a inserti in materiale riciclato da Pfu, diventano un manifesto ambientalista.

La gomma riciclata si declina in  settori anche molto diversi tra loro: dai prodotti per l’edilizia come gli isolanti acustici e antivibranti, allo sport, con playground per parco giochi, campi da calcio, pavimentazioni sportive polivalenti e prodotti per il benessere animale. C’è anche il settore delle strade e infrastrutture dove accanto agli asfalti “modificati” silenziosi e duraturi, si possono produrre piste ciclabili, arredi urbani ed elementi per sicurezza stradale. Poi ci sono i prodotti di design, l’oggettistica e anche nuovi compound realizzati unendo gomma riciclata e materiali termoplastici.

Ogni anno Ecopneus gestisce raccolta, trattamento e recupero di mediamente circa 200mila tonnellate di PFU, trasformate in gomma riciclata per applicazioni nello sport, nelle infrastrutture, il benessere animale, l’arredo, l’energia. In 10 anni di attività è stata evitata l’immissione in atmosfera di oltre 3,36 milioni di tonnellate di CO2, risparmiati materiali per 3,3 milioni di tonnellate ed evitato il consumo di circa 15,5 milioni di m3 di acqua.

Zdeněk Hřib

Hřib: “La mia Praga green tra alberi, trasporto verde e pannelli solari”

Non c’è tempo da perdere, e l’intera Unione europea deve agire senza esitazione”. Zdeněk Hřib avverte il senso di urgenza. Il sindaco di Praga rilancia con forza l’agenda sostenibile dell’Ue, che è anche l’agenda della sua città, oggi anche ‘capitale d’Europa’ visto che la Repubblica ceca detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. “L’aggressione russa e la conseguente perturbazione del mercato energetico mondiale hanno solo messo in evidenza la necessità di trasformare il sistema energetico dell’Ue e porre fine alla sua dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal gas proveniente dalla Russia, per affrontare la crisi climatica”.

Indietro non si torna, quindi. Semmai, si va avanti più spediti che mai, come sta facendo l’amministrazione comunale. Nell’intervista concessa a Gea spiega che già nel 2019 è stato adottato un piano per il clima. L’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per tradurre tutto questo in pratica grande attenzione è stata messa sulla mobilità sostenibile e l’elettrificazione del settore dei trasporti pubblici attraverso veicoli elettrici, biometano o varie forme di trasporto non motorizzato. “Tutto questo è al centro della transizione di Praga verso l’economia verde, tiene a sottolineare. Ricorda in particolare “l’espansione record delle linee tranviarie”, i lavori della quarta linea della metropolitana, che sarà in funzione “entro la fine del 2022”, a cui si aggiungono “altri progetti del valore di 300 milioni di euro per i prossimi cinque anni”. E poi c’è il rinverdimento urbano. Tra il 2018 e il 2022 la città di Praga ha piantato oltre 500 mila alberi, e “stiamo pianificando di piantarne altri 500 mila entro il 2026 per raggiungere il nostro obiettivo di un milione di alberi per Praga entro otto anni”.

Hřib e la sua squadra hanno capito che gli alberi sono fondamentali anche per la qualità della vita di città. “Possono aiutare a ridurre le isole di calore in città, raffreddano notevolmente l’ambiente circostante, intrappolano la polvere, assorbono CO2 e generalmente rendono l’ambiente più adatto alla vita”. Ma lo sforzo non si esaurisce qui. La rivoluzione verde della capitale ceca passa anche attraverso altre azioni, già in cantiere. C’è l’impianto urbano di purificazione dell’acqua, “un nuovo progetto di installazione di centrali solari sui tetti delle case a schiera”, a cui si aggiungono “diversi progetti a sostegno di tetti verdi, facciate o il cosiddetto verde verticale”, tutti “in preparazione”.

Il momento di agire è ora. Certo, Praga ha già avviato il suo percorso di trasformazione, ma il semestre di presidenza è “una grande opportunità. Con gli occhi di tutti puntati sulla città, che ospita incontri, dibattiti, conferenze e anche riunioni informali di ministri e leader, la politica locale sa di avere la chance di “far sentire la propria voce su questioni così importanti” come la rivoluzione sostenibile, soprattutto in un momento in cui tentennamenti non sono ammessi.

Questa situazione non farà che accelerare il processo di rendere le nostre città più sostenibili e autosufficienti”, ribadisce una volta di più il primo cittadini riferendosi alla guerra in Ucraina e le sue ripercussioni. In questo momento, la vera sfida di Praga è però quella di spendere bene e per tempo le risorse che restano disponibili. “Nell’ambito del piano RepowerEu gli Stati membri dell’Ue hanno già a disposizione 225 miliardi di euro in prestiti nell’ambito dell’RRF e sono stati proposti finanziamenti aggiuntivi sotto forma di sovvenzioni, fondi di coesione o investimenti aggiuntivi”. Sembrano pochi, ma non lo sono. L’inflazione alle stelle e la necessità di ripensare l’utilizzo di fondi europei possono non aiutare, ma le risorse sono lì. E bisogna farne tesoro. Praga lavora anche su questo.

(Photo credits: SAM YEH / AFP)

Carlo Buttaroni

Buttaroni: “Temi ambientali al secondo posto per i cittadini. Al primo l’inflazione”

È il carrello della spesa che guida l’orientamento di voto“. Non azzarda ancora percentuali Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, che con GEA commenta la crisi di governo in un momento di estrema fragilità sociale.

In questo contesto, i temi ambientali avranno un ruolo importante e trasversale, sostenuti da tutti i partiti, ma non prioritario per il sondaggisti: “Il tema del cambiamento climatico lo stiamo vivendo con il caldo asfissiante, è importante, la gran parte degli italiani ne è consapevole. Ma per i cittadini viene in secondo piano rispetto all’inflazione“.

L’aumento dei prezzi è determinato da fattori esogeni forti: la guerra, il costo dell’energia, le politiche energetiche, ma, insiste Buttaroni, “alla fine la messa a terra scarica tutta sul carrello. La maggioranza delle persone ha un reddito che si aggira tra i mille e i 1.100 euro, va da sé che il tema dirimente diventa questo“.

Non si può ignorare, però, che la crisi ha imposto un’accelerazione sui temi ambientali: “Tutti si sono espressi, è difficile fare una graduatoria. La campagna elettorale sarà breve e impegnativa, i partiti devono organizzarsi a costruire una proposta politica che tenga insieme tutto. Ripeto, i temi ambientali non contano quanto l’inflazione, la priorità è arrivare non alla quarta, ma alla terza settimana del mese“, è la posizione del sondaggista.

La sostenibilità è, in quest’ottica, un “impreziosimento” delle campagne, il cui focus sarà “esclusivamente di tipo economico: “In questo momento servono soluzioni sulle priorità“. Buttaroni chiede una riflessione alle forze politiche: “La gente si dice, ‘io ho bisogno di mettere a tavola un pasto. Sono disposto a mettere da parte un pasto per una migliore qualità dell’aria?’ Stiamo parlando di bisogni primari. Alla base della piramide di Maslow c’è il mangiare e il dormire. Noi siamo siamo proprio a questo punto qui, la crisi è drammatica. Mi stupisco che non si ponga l’attenzione su quello che sta per accadere“.

La grande incognita di come mettere insieme il pranzo con la cena è quella che ha guidato l’astensionismo alle ultime elezioni. Questa volta come andrà? “Siamo molto lontani dalla geometria di un consenso stabile. Siamo stati colti tutti di sorpresa“, precisa. Due elementi cozzano sulla velocità, fa notare: “I collegi sono cambiati e la crisi è iniziata da qualche mese, la tempesta economica deve ancora esprimersi in tutta la sua violenza. Non è facile pensare a delle soluzioni ragionevoli formulate in breve tempo. Per di più, capiterà ad agosto, nel periodo meno propizio“.

Gli elettori avranno nostalgia di Mario Draghi?La maggior parte dei cittadini nei esprime apprezzamento nei confronti di Draghi, è sicuramente una persona seria, competente, che ha autorevolezza. Per noi aveva una percentuale di gradimento del 53%, tantissimo per un premier, Monti scivolò verso il basso molto velocemente“. Questo però, puntualizza, “non significa che la grande maggioranza degli italiani pensi che andare al voto sia una sciagura. Ho trovato eccessive le drammatizzazioni sulla crisi di governo, per gli italiani non accelera la crisi che già vivono nelle proprie case“.

Fridays for Future

A Torino va in onda il futuro: giovani da tutto il mondo uniti per il clima

A Torino va in onda il futuro. Il Meeting europeo di Fridays for Future, con la partecipazione di attivisti extraeuropei dai molti Paesi colpiti più duramente dalle conseguenze della crisi climatica, e il Climate Social Camp rappresentano il punto di rilancio dell’azione per il clima dopo oltre due anni di interruzione degli eventi pubblici a causa della pandemia. Un momento chiave, che getterà le basi per i molti appuntamenti dell’autunno, a partire dal grande sciopero globale del 23 settembre. Cinque giorni di confronti, incontri, approfondimenti con un unico obiettivo: il futuro. Inutile aggiungere ‘sostenibile’, perché il futuro o sarà sostenibile o non sarà.

Da quando Greta Thunberg – che non sarà a Torino ma si collegherà dalla sua Svezia – iniziò a manifestare ogni venerdì di fronte al Parlamento svedese con il cartello ‘Skolstrejk For Klimatet’ (‘Sciopero della scuola per il clima’) sono passati quattro anni, ma paiono decenni per il precipitare degli eventi mondo. Intensificarsi della crisi climatica e delle sue ricadute, pandemia (che molto ha a che fare con il mutamento del clima), guerra… Era il 20 agosto 2018 e quel giorno partì l’onda, divenuta sempre più grande, dei giovani che in tutto il mondo chiedono alla politica, all’impresa e agli adulti tutti di ascoltare gli scienziati e agire per il clima e per preservare il futuro. Adottare tutte le scelte necessarie per un domani migliore, sotto ogni punto di vista.

Come sempre capita, arrivarono ironie, mediamente becere. Prima su di lei: ‘Chi la manovra?’ fu la più classica, come se – anche fosse manovrata da qualche interesse economico – gli interessi dei petrolieri e di chi ne fa le veci (in politica, nell’industria, nell’informazione) fossero invece nobili e non avessero prodotto danni devastanti. Poi sul movimento: ‘Ma cosa vogliono questi ragazzini, pensino a studiare’, detto normalmente da gente che ha costruito la propria fortuna con (o contro) il ’68. Poi sui contenuti: ‘Invece di protestare, dite cosa si dovrebbe fare, siate costruttivi’, che tra tutte mi è sempre sembrata la più comica, visto che fin dal primo minuto Greta e i ragazzi di Fridays for Future hanno chiesto chiaramente e semplicemente di ascoltare le indicazioni degli scienziati per elaborare al meglio (compito della politica) i piani per il futuro.

I fatti hanno dato ragione a questi ragazzi e prima ancora alla scienza e agli uomini che da almeno 40 anni stanno lottando contro l’ostilità di una (buona) parte della politica e dell’industria spiegando che senza scelte drastiche ma anche strategicamente convenienti abbiamo davanti prospettive molto complicate. Incendi, siccità, alluvioni, trombe d’aria, carestie, pandemie non sono ‘catastrofismo’, accusa con cui se la cavano normalmente molti critici, ma semplice cronaca. Occorre cambiare strategia, è evidente.

E un pezzo della (potenzialmente) bellissima storia futura viene scritto in questi giorni a Torino, tra Campus Einaudi (nuova sede dell’Università) e Parco Colletta, in uno scambio costante tra giovani attivisti e mondo dell’università, dell’informazione, dell’associazionismo e dell’attivismo non solo ambientale. Ascoltiamoli con entusiasmo, il futuro è lì.

reamerei

Reamerei, passamontagna e uncinetto: l’eco-rivoluzione delicata

Per i vicoli acciottolati del centro storico di Roma si respirano ancora gli echi di The Beginning, la grande sfilata Coture di Valentino, un omaggio di Pierpaolo Piccioli a Garavani e alla sua piazza Mignanelli. Il defilee, seicento metri tra la Maison e la scalinata di Trinità dei Monti a Piazza di Spagna, è andato in scena alla vigilia di Altaroma, come ogni anno vetrina importante per la moda del futuro. E qui, non si può non parlare di Showcase, l’iniziativa nata per connettere i giovani designer con buyer e giornalisti nazionali e internazionali.

Assaggi di avanguardia, nuove sensibilità, percezione della direzione che prenderà la moda, seguendo tempi, esigenze, elaborando crisi.
Parola agli emergenti, che, specchio dei giovani attivisti nel mondo, hanno dimostrato di avere una priorità che li accomuna: la tutela del Pianeta.

Uno su tutti, perfetta sintesi delle nuove tendenze, è Reamerei, un collettivo, un trio composto dalla fondatrice Marzia Geusa con Enrico Micheletto e Davide Melis. 100% Made in Italy, attento ai materiali biologici rigenerati, ‘praticante’ dell’upcycling. Una moda genderless e consapevole: “Interrogativi riguardanti il futuro ed i binomi tecnologia-natura e atomico-anatomico ci portano a intraprendere un processo simile ad un trip eterotopico, tramite il quale riflettiamo sul superamento del dualismo di genere, combattendo un’ironica guerra contro il dimorfismo sessuale”, spiegano.

Si gioca ad armonizzare tecnologia e natura, in un futuro che è anche presente, con forme che ridisegnano il corpo e dettagli che emergono inaspettati, per creazioni “slow-fashion” narrative, con riferimenti punk. Ma anche richiami a vecchie e nuove ribellioni, associati a materiali e forme gentili: “Una risposta emotiva e disillusa alla ricerca del senso delle cose”, scrivono, postando su Instagram la foto di una sfilata al Teatro India di Roma, dove top e pantaloni stretti di velluto arricciato vengono indossati con passamontagna all’uncinetto: “Li abbiamo pensati come giovani creature ribelli nate da un fiore magico”.

(Photo credits: Instagram @REAMEREI)

aereo

ReFuelEu Aviation, il piano dell’Europa per decarbonizzare l’aviazione

Mettere a disposizione degli aeroporti dell’Ue una quota di almeno l’85% di combustibili sostenibili entro il 2050, includere anche idrogeno ed elettricità nei mix di biocarburanti e dar vita a un fondo per l’aviazione sostenibile per incoraggiare gli investimenti in tecnologie a zero emissioni. Sono solo alcuni dei punti del mandato negoziale che il Parlamento europeo ha adottato lo scorso 7 luglio in sessione plenaria a Strasburgo sull’iniziativa ReFuelEU Aviation, la proposta di regolamento per un trasporto aereo sostenibile, parte del pacchetto sul ‘Fit for 55’ presentato a luglio scorso dalla Commissione europea.

Nell’idea dell’Esecutivo, ReFuelEU Aviation punta a promuovere l’uso di carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf) negli aeroporti di tutta Europa, attraverso obiettivi in percentuale da applicare progressivamente negli aeroporti dell’UE. La proposta deve inoltre definire nello specifico di cosa parliamo quando facciamo riferimento ai “carburanti sostenibili in fatto di aerei”.

Aviazione più pulita, verde e dunque più sostenibile. I settori dell’aviazione e del trasporto marittimo non sono tra i più inquinanti dell’Ue (circa il 4% delle emissioni totali di gas serra dell’UE), ma sono quelli che secondo le stime sono in più rapida ascesa. Nel mandato negoziale approvato in plenaria, i deputati chiedono un aumento per gli obblighi di carburanti sostenibili (Saf) a disposizione degli aeroporti. Rispetto alla proposta della Commissione europea, la quota minima di un carburante sostenibile per l’aviazione che dovrebbe essere messo a disposizione negli aeroporti dovrebbe essere al 2% a partire dal 2025, aumentando al 37% nel 2040 e all’85% entro metà del secondo, tenendo conto del potenziale di elettricità e idrogeno nel mix complessivo di combustibili (la Commissione ha proposto il 32% per il 2040 e il 63% per il 2050).

Alla Commissione europea si chiede di sviluppare entro il 2024 un sistema di etichettatura a livello europeo sulle prestazioni ambientali per i voli commerciali. I deputati si sono soffermati sull’estensione della definizione di carburanti sostenibili, che comprende carburanti sintetici o alcuni biocarburanti prodotti da residui agricoli o forestali, alghe, rifiuti organici o olio da cucina usato. Nella definizione andrebbero inclusi anche i carburanti derivanti dal carbonio riciclato, prodotti dal trattamento dei rifiuti e dal gas di scarico del processo di produzione negli impianti industriali. Inoltre, per un periodo limitato (fino al 2034), anche alcuni biocarburanti prodotti da grassi animali o distillati potrebbero essere inclusi nel mix di carburanti per l’aviazione. Non è passata invece la proposta di includere anche derivati dall’olio di palma e dalla soia.

Per l’Europarlamento nei mix di carburanti devono rientrare però l’idrogeno pulito (o rinnovabile, derivato dal processo di elettrolisi dall’acqua) e l’energia elettrica rinnovabile, “poiché entrambe sono tecnologie promettenti che potrebbero contribuire progressivamente alla decarbonizzazione del settore aereo”, spiega l’Eurocamera. In ultimo, i deputati spingeranno nei negoziati con gli Stati per dare vita a un nuovo fondo per l’aviazione sostenibile dal 2023 al 2050, così da finanziare gli investimenti in combustibili aeronautici sostenibili, tecnologie innovative di propulsione degli aeromobili e ricerca di nuovi motori.

Una normativa più chiara e rigorosa in materia di sostenibilità, secondo la Commissione europea è necessaria per attrarre investitori nel settore. “Creando un quadro normativo affidabile attireremo anche gli investimenti”, spiega la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. L’Ue deve ora lavorare per creare un vero mercato per il carburante sostenibile destinato all’aviazione per mettere anche il settore “sulla strada giusta della decarbonizzazione entro il 2050“. “I carburanti sostenibili sono parte centrale nella decarbonizzazione dell’aviazione in particolare per le tratte (di voli) lunghe e medie”, dove si prevede che i combustibili liquidi rimarranno predominanti almeno fino al 2050. Per la commissaria “dispiegati su larga scala hanno il potenziale per abbattere le emissioni di CO2 del settore, consentendo ai cittadini di spostarsi con gli aerei in maniera più responsabile“.

Ferruccio Resta

Alla scoperta del Centro nazionale mobilità sostenibile del PoliMilano

Il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile? Risponde a una delle missioni chiave del Pnrr, ma non si fermerà al 2026. Anzi, “I primi tre anni saranno per noi una fase di startup, nella quale investire in progetti flagship, ma la prospettiva è continuare a sviluppare innovazione valorizzando le competenze sul territorio per dare una risposta concreta ai bisogni del paese”. Ne è convinto Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ente proponente del Centro: un progetto di ampio respiro che potrà intervenire nell’ambito della decarbonizzazione, della decongestione delle reti di trasporto, fino alla sicurezza, l’accessibilità e l’inserimento di nuove competenze e professionalità nel mercato.

Siglato a giugno l’atto costitutivo, vedrà l’inizio delle attività dall’1 settembre. Sono coinvolte 25 università e centri di ricerca, con quasi 700 ricercatori dedicati, e 24 grandi imprese. Un investimento da 394 milioni di euro (nel triennio 2023 – 2025) per contribuire a sviluppare un settore che raggiungerà un valore complessivo di 220 miliardi di euro nel 2030, e assorbirà il 12% della forza lavoro.

L’attività del Centro Nazionale si concentrerà su cinque aree strategiche, nell’ottica di renderle più green e digitali: la mobilità aerea, i veicoli stradali, il trasporto per vie d’acqua, il trasporto ferroviario, oltre all’ambito dei veicoli leggeri e della mobilità attiva. Per tutti questi vettori saranno poi considerate tecnologie trasversali (ne sono state individuate nove) sulle quali intervenire: dai materiali innovativi, fino alle smart infrastructures, servizi, urban mobility o sistemi alternativi di propulsione. “La nostra idea è che non esista una tecnologia unica per la mobilità” dice Resta. Sistemi di propulsione basati su biocombustibili, sull’energia elettrica, o sull’utilizzo di idrogeno, rivestono insomma pari importanza per il futuro dei trasporti. “È evidente, per esempio, che non si può parlare di idrogeno soltanto pensando a mezzi ferroviari, navi o mezzi pesanti” continua Ferruccio Resta, “Così come l’elettrico, fino ad oggi associato quasi esclusivamente ai mezzi terrestri, sta già incontrando ragionamenti per un passaggio su acqua a air mobility”.

Un altro esempio importante nel percorso che dovrà portarci a un sistema di mobilità sostenibile è poi il tema della connessione. Da realizzare prima di tutto a livello di infrastruttura: “Un’infrastruttura connessa porta con sé importanti tematiche relative alla capacità delle reti e alla sicurezza” continua il rettore Ferruccio Resta, requisito fondamentale per arrivare poi all’introduzione, per esempio, di veicoli a guida autonoma sulle nostre strade. “Ma passare da una mobilità tradizionale a una mobilità autonoma non sarà come accendere un interruttore” continua Ferruccio Resta, “sarà invece un processo continuo. Già oggi le nostre automobili stanno lentamente assumendo funzioni sempre più autonome, e sempre di più ci aiuteranno durante la guida. Fra 10/20 anni di fatto potranno rendere possibile una mobilità nuova”.

Il lavoro del Centro sarà allora sviluppare competenze per accompagnare una transizione di lungo respiro. La sfida” commenta il rettore, “sarà implementare un modello di business per dare continuità al Centro Nazionale, consolidandosi e aiutando il paese ad avere un ruolo sempre maggiore in questo ambito. “E sono convinto che ciò possa avvenire” conclude, “vedo sempre maggiore esigenza da parte di comuni, regioni, istituzioni locali, ad avere un interlocutore a supporto dello sviluppo di una mobilità adatta alle specifiche condizioni”. Un punto di partenza incoraggiante per un progetto che punta ad accompagnare la transizione green e digitale in un’ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del paese.

Mucche

Mucche adottate a distanza: la Valsugana punta sulla sostenibilità

È stata una delle prime destinazioni al mondo a ottenere una certificazione per il turismo sostenibile, grazie alla natura incontaminata in cui fare trekking o pedalare tra laghi e montagna e vivere esperienze nel pieno rispetto dell’ambiente. E ora la Valsugana ha deciso di fare un passo in più, provando a coinvolgere, anche da lontano, chi desidera avvicinarsi al territorio. Valsugana-Lagorai hanno organizzato un originale concorso, accessibile dal sito www.visitvalsugana.it, con il quale è possibile vincere…una mucca. O meglio, la sua adozione a distanza.

Tutti gli utenti (residenti in Italia) che avranno compilato il form di registrazione parteciperanno all’estrazione finale dei premi, che consistono in tre adozioni simboliche a distanza di una mucca della Valsugana del valore di 65 euro ciascuna, di cui 15 euro destinati alla gestione del progetto e di altre iniziative territoriali. Inoltre, i vincitori riceveranno 50 euro di prodotti caseari in occasione di una visita estiva alla mucca adottata da effettuare entro il 15 settembre 2022 o, in alternativa, dal 15 giugno 2023 al 15 settembre 2023 C’è tempo fino al 3 agosto per partecipare all’iniziativa.

Il concorso è legato al più ampio progetto ‘Adotta una mucca’, organizzato da Valsugana e Lagorai (sud-est del Trentino), per far conoscere la natura incontaminata delle montagne, insegnare come si produce il formaggio secondo metodi antichi e aiutare a scoprire cosa significa vivere in una malga e portare le mucche all’alpeggio. Ad oggi sono circa 17 le malghe che hanno aderito all’iniziativa e 12.500 le adozioni a distanza sottoscritte. Oltre 50, invece, i singoli progetti sostenuti grazie all’iniziativa.

Con l’adozione a distanza si sostiene il lavoro dei malghesi e, quindi, la possibilità per le mucche di trascorrere l’estate tra i prati della montagna. Inoltre, si garantisce un reddito per i malghesi che in maniera tradizionale si occupano della produzione dei formaggi in maniera naturale. Si tratta di una vera filiera corta a testimonianza che l’economia circolare può essere una nuovo modo per sostenere anche da parte dei consumatori l’economia locale. L’iniziativa è sostenibile anche perché molte della malghe del progetto conferiscono il letame prodotto dalle mucche presso l’impianto di biogas nel comune di Castel Ivano che ha generato sino ad oggi oltre 5 milioni di Kwatt di energia pulita, contenendo da una lato la creazione di gas serra dannosi per l’ambiente e producendo energia pulita.

Una volta che che è stata inviata la richiesta di adozione a distanza, l’utente riceve un attestato e la carta d’identità della mucca scelta. Già, perché sul sito dedicato al progetto è possibile scegliere sia la malga, sia l’animale. Carolina, Lola, Ginevra, Fauna, Melissa, Pamela: ogni mucca ha una scheda dedicata, con foto, origine, residenza e malghese di riferimento. Sarà possibile andare in malga a far visita alla mucca adottata durante il periodo dell’alpeggio, indicativamente da metà giugno a metà settembre.

Barbie

La prima Barbie ecosostenibile celebra la scienziata Jane Goodall

Dimenticatevi la Barbie in bikini, occupata soltanto a prendere il sole vicino a Ken. La bambola più conosciuta del mondo diventa ecosostenibile e si trasforma in una delle donne più straordinarie del mondo, l’etologa e ambientalista britannica Jane Goodall, 88 anni. La Mattel, infatti, ha annunciato l’arrivo nei negozi di una Barbie ispirata alla scienziata, che fa parte della serie ‘Ispiring Woman’ ed è realizzata con materiali carbon neutral, certificati da Climate Impact Partners, “che dimostra – spiega Lisa McKnight, Executive Vice President and Global Head of Barbie and Dolls di Mattel – il nostro impegno nella creazione di un futuro più sostenibile“. Quella di Goodall si unisce alla schiera di Barbie dedicata a grandi donne, come Eleanor Roosevelt, Ida B. Wells, Billie Jean King e Maya Angelou.

I bambini e le bambine, ha ricordato McKnight, “hanno bisogno di più modelli come la dottoressa Jane Goodall, perché immaginare di poter essere qualsiasi cosa è solo l’inizio: vederlo fa la differenza. Ci auguriamo che il nostro omaggio a una pioniera rivoluzionaria per le donne nella scienza ispirino i bambini a saperne di più sulle carriere green e su come possano proteggere il pianeta nonché a recitare storie di sostenibilità attraverso il gioco delle bambole“.

L’uscita della Barbie arriva quasi in contemporanea con la Giornata mondiale dello scimpanzé, che si svolge il 14 luglio, e in occasione del 62esimo anniversario del primo viaggio di Goodall nella foresta del Parco nazionale di Gombe, in Tanzania, che le ha rivoluzionato la vita. La scienziata britannica è una delle più grandi studiose del mondo di primati; fondatrice del Jane Goodall Institute, che si occupa di ricerca, di educazione e di conservazione, dal 2002 è messaggera di pace dell’Onu e nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Durante tutta la mia carriera – racconta Goodall – ho voluto aiutare i bambini a essere curiosi e ad esplorare il mondo che li circonda, proprio come ho fatto io quando ho viaggiato per la prima volta in Tanzania 62 anni fa. Sono entusiasta di collaborare con Barbie e incoraggiare i più piccoli a imparare dal loro ambiente e sentire che possono fare la differenza“. “Attraverso questa partnership – ha aggiunto – spero di ispirare la prossima generazione di eco-leader a unirsi a me nella protezione del nostro pianeta e ricordare loro che possono essere qualsiasi cosa, ovunque: sul campo, in laboratorio e al tavolo“.

In collaborazione con il Jane Goodall Institute, Barbie introduce anche il Career of the Year Eco-Leadership Team 2022, che comprende quattro ‘mestieri’ dedicati alla protezione del pianeta e alla promozione della sostenibilità in diversi modi. Questo set è progettato per incoraggiare i bambini a raccontare le proprie storie di sostenibilità e a saperne di più sulle future carriere con cui potrebbero non avere familiarità, tra cui Chief Sustainability Officer, Conservation Scientist, Renewable Energy Engineer e Environmental Advocate.

La Barbie si aggiunge a un elenco crescente di lanci che permetteranno a Mattel di raggiungere il 100% di materie plastiche riciclate, riciclabili o a base biologica in tutti i prodotti e imballaggi entro il 2030.

(Photo credits: Chris DELMAS / AFP)

vaticano

In Vaticano differenziata al 70% e software di tracciamento rifiuti

Un’altissima percentuale di differenziata e campagne anti-spreco: così lo Stato Città del Vaticano, plastic free dal 2018, gestisce i suoi rifiuti. Percorrendo i viali acciottolati dei grandi giardini, in parte ancora lastricati da sanpietrini, si raggiunge una piccola isola ecologica.

Rifiuti elettronici da un lato, compost dall’altro, un compattatore per la carta, cumuli di plastica, un raccoglitore di oli esausti. Tutto è separato. Spicca, in un angolo, un trituratore industriale: serve a fare a brandelli documenti sensibili che non possono uscire dallo Stato, un modo per limitare quanto possibile nuove fughe di notizie. Qui gli abitanti o i lavoratori possono portare fisicamente i rifiuti che non sanno come smaltire e i piccoli camion depositano i sacchi in attesa di trasportarli fuori dalle mura.

Quest’anno le 1.100 tonnellate di rifiuti urbani prodotte sono state differenziate per il 70% (fino al 2017 si arrivava al 42%): “In quattro anni abbiamo fatto un passo importante, è stato veramente impegnativo“, racconta a GEA Rafael Tornini, responsabile del Servizio giardini e ambiente. Obiettivo? “Puntiamo al 75% e, se riusciamo, ad andare anche oltre“. Con il tipo di rifiuto prodotto e una campagna di sensibilizzazione ben fatta “si potrebbe superare l’80-85%, prevede.

Tutta la tracciabilità dei rifiuti è gestita da un software che tiene sotto controllo i movimenti: “Il Sistema di controllo, la pesatura, il riconoscimento del materiale, tutto è gestito in automatico“, spiega il dirigente.

Il 90% della spazzatura vaticana va in Italia, “il 30% di indifferenziato finisce a Malagrotta o dove possiamo“, afferma. La carta invece viene recuperata, con un contributo: “Quindi per noi è una risorsa, lo scorso anno abbiamo fatto 180 tonnellate di recupero di carta e cartone“.

carta vaticano

La catena dei rifiuti speciali si gestisce dall’interno, “82 codici cer, differenziati al 99,8% del materiale“, afferma il dirigente. Di questi il 70% va a riciclo (rifiuti elettronici, oli esausti, batterie, acidi, pitture, vernici, frigoriferi, materassi…).

La frazione umida finisce invece in compostiera e viene poi utilizzata come fertilizzante per i giardini. Prima, veniva inviata nell’impianto di compostaggio Celano, che ne gestisce 150mila tonnellate all’anno.

Oggi possiamo gestire 200 tonnellate all’anno di umido. Facciamo un compost di qualità, miscelato all’altra catena che abbiamo: una linea viene dall’umido delle mense, l’altra dagli scarti di potature e sfalci con due catene separate (la compostiera elettromeccanica e i cumuli). A processo finito, viene prodotta una miscela“, riferisce Tornini. In questo modo, si riesce a gestire il 100% dell’umido. “Quest’anno siamo un po’ in crisi – confessa -, finita la pandemia stanno aumentando le utenze nei musei soprattutto, quindi siamo quasi al limite della capienza della compostiera. Stiamo pensando di ampliarla“.