Auto, Urso: “Riconvertire su difesa e Spazio”. No di Fiom, ma Fim apre

Riconvertire e diversificare: sono le parole chiave del governo per il futuro dell’automotive. A ribadire il concetto è Adolfo Urso, nella riunione con sindacati e attori del comparto al Mimit: “Siamo un governo responsabile: il nostro obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori. Per questo incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come la difesa, l’aerospazio, la blue economy e la cybersicurezza”, dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy.

La riflessione parte dal dato di fatto che si tratta di due settori “in forte espansione e ad alta redditività”, che potrebbero “salvaguardare e valorizzare le competenze dei lavoratori, mettendo a frutto le loro capacità tecniche e il capitale umano già formato”. Da tempo nell’esecutivo si è fatta largo l’idea che la crisi dell’automotive debba essere risolta con soluzioni differenti dal solito ricorso a incentivi (“non rinnoveremo più l’Ecobonus, inefficace su scala nazionale”) e ammortizzatori sociali. Non proprio una ‘rivoluzione’, ma comunque un orientamento che segua di più gli andamenti del mercato.

Urso annuncia, poi, che insedierà un tavolo specifico con le imprese e le Regioniper governare la transizione e, quindi, anche la necessaria riconversione industriale verso i comparti in maggiore crescita su cui abbiamo anche campioni nazionali ed europei che possono contribuire a sviluppare le filiere produttive”.

La proposta divide i sindacati, tra chi si dice contrario, come la Fiom, e chi invece concede un’apertura di credito, come la Fim. “E’ evidente che la riconversione dell’automotive va fatta nell’automotive, non prendiamo in considerazione e non vogliamo aprire una discussione rispetto al fatto di passare dal green al militare”, risponde Samuele Lodi, della segreteria nazionale dei metalmeccanici Cgil. Ritenendo questa scelta del governo “assolutamente assurda, sia da un punto di vista etico che industriale e occupazionale”. Di tutt’altro avviso Ferdinando Uliano: “ Ci sono alcuni aspetti da cogliere rispetto a un settore che sta crescendo, come quello di aerospazio e difesa. Non crediamo che ci siano operazioni di compensazione, cioè di chiudere le fabbriche dell’Auto per fare operazioni militari. Pensiamo che si debba cogliere quelle opportunità”, sostiene il segretario generale della Fim Cisl. Punta su altri obiettivi la Uilm, che pur apprezzando “l’interessamento costruttivo” dell’esecutivo, nota “purtroppo che restano inevasi i due problemi fondamentali: la necessità di abbassare un costo abnorme della energia e l’urgenza di riformare un sistema degli ammortizzatori sociali che oggi offre poche tutele ai lavoratori ma pesa con forti oneri sulle aziende”.  Non solo, per il segretario nazionale, Gianluca Ficco, servono anche “forme di riqualificazione professionale e sostegno al reddito”.

Al tavolo automotive si è discusso anche di Europa, o meglio del percorso che il Vecchio continente dovrà seguire per non accelerare la crisi del settore. “L’Italia guida il fronte delle riforme in Europa”, rivendica Urso ricordando che il non paper presentato a Bruxelles “ha costretto la Commissione a inserire nel Piano d’azione il rinvio delle sanzioni previste per il 2025 e l’anticipo alla seconda metà di quest’anno della revisione del regolamento sui veicoli leggeri”. E sulla sfida europea il ministro può contare sull’Anfia che conferma la “piena sintonia col Mimit sulle azioni da proseguire per dare un’attuazione a un piano che vada realmente e concretamente nella direzione di supportare la filiera automotive europea”. Sulla scorta di questi passaggi, Urso indica come priorità “il sostegno alla componentistica”, con un intervento “a supporto della filiera, indirizzando risorse per 2,5 miliardi di euro nel triennio 2025-27, e solo per il 2025 1,6 miliardi di euro, tra accordi per l’innovazione, contratti e mini-contratti di sviluppo e credito d’imposta” oltre ai 100 milioni “per interventi mirati sulla domanda, non di autovetture, che concorderemo direttamente” con le aziende dell’indotto.

Nella riunione a Palazzo Piacentini, ovviamente, c’è spazio anche per discutere di Stellantis. Il ministro delle Imprese ribadisce che l’azienda ha “cambiato rotta” ma allo stesso tempo si aspetta che ci sia una velocizzazione sugli investimenti. Anche se, per Fiom, “Sono necessarie risorse private perché i 2 miliardi annunciati da Stellantis per il 2025 evidentemente non bastano. E servono anche risorse pubbliche, che devono essere condizionate alla tutela occupazionale”. Domande che potrebbero anche trovare spazio nell’audizione che il presidente del Gruppo, John Elkann, terrà mercoledì 19 marzo, alle 14.30, davanti alle commissioni congiunte Industria e agricoltura del Senato e Attività produttive della Camera. Uno degli appuntamenti cerchiati in rosso nell’agenda politica italiana.

Stellantis, utile netto in calo del 70% nel 2024. Ma il gruppo guarda avanti: “Stime positive per 2025”

Un 2024 “di forti contrasti per l’azienda, con risultati al di sotto del nostro potenziale“, un anno “di cui non siamo orgogliosi” ma un 2025 con una guidance finanziariadi crescita positiva dei ricavi netti“. John Elkann, presidente di Stellantis, guarda già al futuro perché i dati economici dello scorso anno – pur essendo coerenti “con le previsioni finanziarie aggiornate” di settembre – non sono buoni. L’utile netto è sceso a 5,5 miliardi di euro, in calo del 70%, quello operativo rettificato di a 8,6 miliardi di euro (-64% con un margine AOI del 5,5%). Calano anche i ricavi, pari a 156,9 miliardi di euro, segnando -17% rispetto al 2023. Le consegne sono diminuite del 12% a livello globale – sono state 5,4 milioni – “per gap temporanei nella gamma prodotti e azioni di riduzione delle scorte ormai completate“, fa sapere il gruppo nella nota con cui ha presentato i conti. “Dati drammatici“, commenta il vicepremier Matteo Salvini che, durante l’incontro con la stampa estera, punta il dito contro l’Europa. “Non occorreva uno scienziato – attacca il leader della Lega – per capire che il suicidio imposto da Bruxelles nel nome dell’auto elettrica avrebbe avuto morti e feriti tra gli operai, tra gli ingegneri, non tra i politici“.

In questo 2025 Elkann punta tutto sugli elementi di forza, cioè sul lancio di dieci nuovi prodotti, di “nuove piattaforme e modelli multi-energy” e sulla “produzione di batterie per veicoli elettrici attraverso le nostre joint venture” oltre all’operatività della “partnership con Leapmotor International”. Insomma, si lavora “con energia e determinazione protesi al futuro” e “siamo fermamente intenzionati a guadagnare quote di mercato e a migliorare le performance finanziarie nel corso del 2025”. Per il presidente di Stellantis – che dopo l’addio del ceo Carlos Tavares ha assunto la guida del comitato esecutivo ad interim – le parole chiave saranno “crescita“, “redditività” e “fiducia“. Nel futuro, spazio anche all’intelligenza artificiale che “è al centro della trasformazione digitale di Stellantis, che sta promuovendo progressi in diversi settori con partner di alto livello”.

Fondamentale sarà la scelta del nuovo amministratore delegato il cui processo di nomina, assicura Stellantis, “è in corso e si concluderà entro la prima metà del 2025”. “Abbiamo eccellenti candidati, sia esterni sia interni – spiega Elkann dopo aver ringraziato Tavares – e le conversazioni che stiamo avendo sono molto incoraggianti per noi, per avere il miglior ceo possibile“.

Nei 90 giorni trascorsi dall’inizio della transizione nella leadership – il comitato esecutivo ad interim “ha intrapreso azioni rapide e decisive per migliorare le prestazioni e la redditività dell’azienda“. Si va dalla gestione delle scorte – in modo particolare il superamento degli obiettivi di riduzione di quelle dei concessionari statunitensi – all’utilizzo “al meglio” delle flessibilità disponibili nell’ambito delle normative sulla CO2 per mitigare i rischi, “continuando nel contempo a ridurre le emissioni“. Il gruppo procede anche verso “l’innalzamento del dialogo” con i governi e le autorità di regolamentazione sulle questioni chiave del settore”.

Sul piatto ci sono anche due questioni dirimenti, al di qua e al di là dell’Atlantico. La prima è quella dei dazi voluti dal presidente Usa Donald Trump. “Stiamo valutando diversi scenari“, ma “è ancora presto” per dire quale si realizzerà, spiega Elkann, e “quali effetti ci potrebbero essere per Stellantis. Noi siamo pronti“. Il gruppo ha “sostenuto con forza la politica del presidente Trump di rilanciare la produzione americana“, tanto da avere annunciato ingenti investimenti subito dopo il giuramento del repubblicano. Sul campo europeo, invece, si gioca la partita sulle normative legate alle emissioni, tema fondamentale del Dialogo strategico sul settore automobilistico in corso a Bruxelles. Norme, spiega il presidente Stellantis, “dure e contradditorie“, intorno alle quali “stiamo discutendo approfonditamente con la Commissione europea per capire quale sarà la direzione da seguire per quanto riguarda il 2035 e oltre“.

Auto elettrica

Byd, Tesla, Volkswagen e Stellantis nel mirino dell’Antitrust sulle auto elettriche

Byd, Tesla, Volkswagen e Stellantis sono finite nel mirino dell’Antitrust per possibili pratiche commerciali scorrette. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato quattro istruttorie che riguardano le informazioni fornite ai consumatori sulla autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici, sulla perdita di capacità della batteria e sulle informazioni relative alle limitazioni di operabilità della garanzia convenzionale sulle batterie, “in possibile violazione del Codice del consumo”. Giovedì i funzionari dell’Autorità hanno svolto un’ispezione presso le sedi delle quattro società coinvolte con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

“In particolare, gli operatori, sui relativi siti internet, avrebbero fornito informazioni generiche – e talvolta contraddittorie – sull’autonomia di percorrenza chilometrica dei veicoli elettrici commercializzati, senza chiarire quali siano i fattori che incidono sul chilometraggio massimo pubblicizzato e a quanto ammonti questa incidenza sul chilometraggio effettivo”, afferma l’Antitrust.

Inoltre, gli operatori, sempre sui propri siti web, “non avrebbero indicato al consumatore in maniera chiara e completa le informazioni sulla perdita di capacità delle batterie che deriva dall’uso normale delle vetture, né le condizioni/limitazioni applicate alla garanzia convenzionale sulle batterie”. 

Stellantis, conferma di “aver collaborato pienamente ieri con il personale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, presente a Torino insieme al personale del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, e di aver fornito le risposte, le informazioni e le documentazioni necessarie in merito all’oggetto dell’indagine”. Stellantis Europe S.p.A., spiega il gruppo in una nota, “è convinta di aver fornito risposte adeguate, precise ed esaustive alle domande poste dai funzionari presenti a Torino e continuerà a collaborare per approfondire ogni ulteriore aspetto rilevante relativo all’oggetto dell’indagine. Stellantis pone al centro di tutte le proprie attività le esigenze e la soddisfazione dei propri clienti e ritiene che l’istruttoria in corso potrà confermare tale circostanza”.

Per il Codacons in tema di auto elettriche, ricariche, autonomia delle batterie e chilometri percorribili “le informazioni rilasciate ai consumatori sono troppo spesso poco trasparenti se non addirittura ingannevoli. Indicazioni errate o poco chiare su aspetti che sono alla base delle scelte d’acquisto dei consumatori alterano le decisioni dei consumatori creando un danno economico evidente”. “Per tale motivo riteniamo fondamentale l’indagine avviata dall’Antitrust e, se saranno accertati illeciti e irregolarità, siamo pronti ad avviare azioni risarcitorie in favore di tutti i proprietari dei veicoli coinvolti, spinti all’acquisto delle auto elettriche sulla base di informazioni non veritiere”, conclude il Codacons.

“L’autonomia di percorrenza chilometrica che viene indicata ai consumatori deve essere reale, così come i tempi di ricarica, che variano moltissimo a seconda della potenza dell’infrastruttura di ricarica” dice Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Stellantis prepara post-Tavares e semplifica organizzazione. Elkann: “Saremo più agili”

Stellantis affronta l’era post Tavares adottando una serie di misure per semplificare la sua organizzazione. Secondo il Gruppo queste decisioni consentiranno il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione, oltre a rafforzare ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti e porre le basi per una rinnovata crescita.

Ecco, quindi, che le regioni disporranno da ora di maggiori capacità decisionali ed esecutive a livello locale per la pianificazione e lo sviluppo dei prodotti, le attività industriali e commerciali, mantenendo il coordinamento con le funzioni globali dell’azienda per servire al meglio i clienti. Oltre al suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America, Antonio Filosa assume la leadership globale dell’ente Quality, il fulcro della promessa dell’azienda ai clienti. Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz per supportare al meglio il costante impegno dell’azienda nei confronti di tutti i suoi stakeholder. Viene creato un nuovo Marketing Office, guidato da Olivier François, per raggruppare il marketing dei brand e supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni. Le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente.

Secondo il presidente John Elkann, gli annunci odierni “semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Il tutto mentre il processo di nomina del nuovo Ceo è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025.

Gli altri cambiamenti di leadership includono la nomina di Bob Broderdorf alla guida del brand Jeep, Alain Favey responsabile del brand Peugeot, Xavier Peugeot alla guida del brand DS Automobiles e Anne Abboud a capo dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.

Stellantis, maxipiano per l’Italia da 2 mld. Urso: “Cambiamo rotta, ma battaglia è in Ue”

Prende forma il nuovo piano industriale di Stellantis per l’Italia. Un progetto che promette di rimettere il Paese al centro delle strategie con l’aumento dei modelli in produzione, elettrici e ibridi, e la salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi. Da parte sua, il governo mette a disposizione del comparto auto oltre un miliardo di euro nel 2025, per supportare le imprese nella transizione in corso, con gli strumenti di politica industriale. Lo annuncia Adolfo Urso durante il tavolo al Mimit consapevole, confessa, che “il settore auto è in una fase di profondi cambiamenti“. La ratio è governare una transizione “senza traumi“. Per questo l’esecutivo chiede a Stellantis di “assumersi la piena responsabilità sociale” e di collaborare con tutti gli attori.

La collaborazione sembra esserci. “Il treno della storia non si ferma due volte. Il tempo è venuto per noi di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e sottovalutate da alcuni in Europa“, spiega Jean Philippe Imparato, Responsabile europeo di Stellantis. “Odio le promesse non mantenute e non voglio essere smentito dai fatti“, garantisce.

Due anni di lavoro “intenso“, osserva Urso, “ci permettono finalmente di segnare una svolta, in Italia e in Europa“. Due anni di confronto con l’azienda “serrato, continuo, nel merito“. Il ministro delle Imprese crede in un cambio di rotta, per rimettere sulla giusta strada l’auto italiana ed europea, “possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa. È il momento delle decisioni”.

Al tavolo, con lui, ci sono il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la ministra del Lavoro Marina Calderone, i presidenti delle Regioni in cui insistono gli stabilimenti, i segretari generali dei sindacati, l’Anfia, le confederazioni di impresa. “Il Sistema Italia può agire insieme per il rilancio del settore automotive nella difficile fase di rinnovamento tecnologico e transizione industriale“, afferma. Ma la battaglia per la sopravvivenza dell’automotive, mette in chiaro il ministro, si deve fare soprattutto a Bruxelles, dove Roma è “in prima linea per superare le ideologie del green deal e realizzare finalmente un approccio pragmatico e realistico, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali del nostro sistema industriale”. Di fronte al collasso dell’industria auto del continente, il ministro chiede “un grande sforzo di sistema” per tutelare la produzione e salvaguardare l’occupazione. A questo punta il ‘non paper’ presentato al Consiglio competitività che, ricorda, “ha subito raccolto un ampio consenso tra i Paesi dell’Unione, oltre al sostegno esplicito delle associazioni imprenditoriali di Italia, Germania e Francia, delle maggiori associazioni europee delle Pmi e dell’Acea“. Tanto che anche il gruppo parlamentare del PPE, maggioritario a Strasburgo, ha elaborato un documento in sintonia la linea italiana.

Tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi“, tranquillizza Imparato, che promette, già dal 2026, una crescita delle produzioni grazie ai nuovi modelli. Il piano Italia di Stellantis non prevede aiuti pubblici: tutti gli investimenti sono finanziati con risorse proprie. Per il Paese c’è un “forte impegno“, garantisce: 2 miliardi di investimenti nel solo 2025, oltre a 6 miliardi di acquisti da fornitori che operano in Italia. Stellantis, precisa Imparato “è il gruppo industriale che ha investito di più in Italia: 10 miliardi nel 2021-2025, che salgono a 40 miliardi considerati anche gli acquisti da fornitori operanti nel Paese“. Ogni stabilimento ha un piano di produzione di modelli che coprono i prossimi anni e arrivano al 2032. Tra le novità più significative c’è l’installazione, a Pomigliano, dal 2028, della nuova piattaforma (STLA-SMALL), sulla quale è prevista la produzione di due nuovi modelli compatti. E ancora la nuova 500, la nuova Pandina, nuovi modelli ibridi ed elettrici.

La sfida che abbiamo davanti è non per i prossimi tre mesi, ma per i prossimi 15 giorni“, ammette Imparato. “Per noi è una giornata seria, di alto livello. Non abbiamo presentato un piano di difesa, ma di sviluppo in Italia. Il 2025 sarà tosto, non lo nascondiamo, ma tutti gli stabilimenti in Italia – ripete – saranno attivi“. La produzione nel 2025 sarà più o meno come nel 2024, ma nel 2026, sostiene, “vedo un +50%“.

C’è cambio passo importante, vigileremo su attuazione piano“, garantisce il governatore del Piemonte, Alberto Cirio. Bene anche per Vito Bardi, presidente della Basilicata: “Melfi resta strategico nello scacchiere produttivo dell’azienda e il piano di rilancio industriale apre interessanti scenari per il futuro dello stabilimento lucano”, afferma.

I sindacati chiedono di passare dalle parole ai fatti. Senza, avverte Rocco Palombella di Uilm, “non ci sono le condizioni per parlare di una nuova fase“. Per la Fiom-Cgil quello di oggi “è un primo confronto di ripartenza“, ma Michele De Palma e Samuele Lodi comunicano che la mobilitazione non si ferma: “L’Ue dovrà prevedere un pacchetto straordinario di risorse per garantire i livelli occupazionali, la produzione e la rigenerazione dell’occupazione. È ora che a Palazzo Chigi siano convocate imprese e sindacati”.

Soddisfatta l’Anfia per gli impegni presi dall’azienda sulle produzioni nei diversi stabilimenti nazionali. La previsione di portare a Pomigliano una nuova piattaforma small oltre alla nuova Pandina o anche di produrre modelli ibridi a Melfi e a Cassino sono per il presidente Roberto Vavassori “novità importanti, che offrono alla filiera italiana delle opportunità sia in termini di volumi più significativi rispetto agli ultimi anni, che in termini di pluralità tecnologica“.

Stellantis, commessa indotto prorogata di un anno: stop a 249 licenziamenti

Dramma scongiurato, almeno per ora. I licenziamenti annunciati nell’indotto di Stellantis per 249 lavoratori vengono ritirati e la commessa dell’azienda verso la componentistica italiana prorogata di 12 mesi.

L’accordo si chiude al Ministero delle Imprese e del Made in Italy tra Stellantis e Trasnova, con i sindacati confederali e di categoria, i rappresentanti delle Regioni in cui insistono gli stabilimenti e degli enti locali dove opera l’azienda dell’indotto. Un “segnale concreto di responsabilità in un momento cruciale per il settore automobilistico“, festeggia Adolfo Urso al termine del tavolo, assicurando che la bussola che orienta il governo è “la tutela del lavoro e della produzione italiana, gestendo nel modo più condiviso possibile la transizione in atto”. Per il ministro l’intesa segna “l’inizio di un nuovo e fattivo percorso anche con Stellantis”.

L’accordo nasce “nel solco del senso di responsabilità di Stellantis“, rivendica il gruppo che, nei giorni scorsi, aveva dato la propria disponibilità a supportare Trasnova per risolvere la situazione. “È stata la stessa Stellantis – spiega l’azienda – che ha proposto questo tipo di soluzione che permetterà a Trasnova, nell’arco dei prossimi 12 mesi, di poter intervenire per realizzare una soluzione complessiva e definitiva nei confronti dei lavoratori coinvolti con gli appositi strumenti che regolano le situazioni di crisi e trovare, secondo l’accordo, anche misure di diversificazione della clientela“. L’azienda riferisce che l’accordo di oggi è una “soluzione specifica” per Trasnova e che le problematiche della filiera del settore auto saranno comunque affrontate nel tavolo al Mimit che sarà la “sede naturale in cui tutti gli attori coinvolti dovranno definire le strategie per superare questa difficile fase di transizione“. Stellantis comunica comunque che proseguirà con i piani finalizzati a “valorizzare i propri asset e le proprie risorse all’interno dei singoli stabilimenti” per “tutelare il lavoro delle proprie persone e ridurre il ricorso agli ammortizzatori sociali nel processo di transizione verso la mobilità elettrica”.

I licenziamenti dei lavoratori di Trasnova, Logitech, Teknoservice e Csa dopo la comunicazione di recesso di tutte le commesse da parte di Stellantis, sono stati scongiurati grazie alla proroga di 12 mesi dei contratti di servizio “richiesta dai sindacati”, rivendicano Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr. Ma anche, ricordano, “grazie alle iniziative dei lavoratori in presidio da giorni“. Il tempo conquistato dovrà però insistono le parti sociali “essere utile per trovare soluzioni strutturali per Trasnova e per l’intero settore, adottando le giuste politiche industriali“.

Occhi puntati sui prossimi appuntamenti: l’incontro a Torino del 12 dicembre tra il responsabile Stellantis Europa Jean Philippe Imparato e i sindacati e, soprattutto, al tavolo ministeriale del prossimo 17 dicembre. In vista dell’appuntamento, Urso ha incontrato al ministero i presidenti dell’Abruzzo Marco Marsilio, dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale, della Basilicata Vito Bardi, del Lazio Francesco Rocca, del Molise Francesco Roberti, del Piemonte Alberto Cirio, dell’Umbria Stefania Proietti e della Campania Vincenzo De Luca.

Stellantis, pioggia di licenziamenti nell’indotto. Schlein a Pomigliano: “Tavolo passi a Chigi”

Arrivano come una scure i licenziamenti di Trasnova, azienda che fornisce la componentistica a Stellantis. Fuori dallo stabilimento di Pomigliano D’Arco, gli operai si mobilitano con un albero di Natale decorato con i nomi di chi resta a casa. Ma le lettere arrivano anche a Melfi, Cassino e Torino.

La situazione è grave, tanto che il tavolo al ministero delle Imprese su Trasnova, che doveva tenersi il 17 dicembre nello stesso giorno del tavolo generale su Stellantis, viene anticipato al 10 dicembre. Tra le due date, il 12 dicembre, i sindacati incontreranno il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, che guiderà la delegazione aziendale al Mimit.

Diventa fondamentale non solo la presenza di Stellantis al Mimit il 10 dicembre, ma c’è bisogno di una concreta disponibilità a rivedere le scelte fatte e trovare soluzioni per dare continuità lavorativa al lavorativa di Trasnova“, spiegano Samuele Lodi e Ciro D’Alessio di Fiom-Cgil. Quella di Trasnova, ricordano, “è solo una delle tante aziende della filiera che rischiano di chiudere se il Governo non interviene in maniera decisa perché il gruppo riveda le proprie strategie per l’Italia“. I sindacati chiedono investimenti in ricerca e sviluppo, nuovi modelli per rilanciare gli stabilimenti e la tutela dell’occupazione per i lavoratori diretti e indiretti. “E’ per questo che ribadiamo la richiesta alla Presidente del Consiglio a convocare a Palazzo Chigi il presidente di Stellantis”, insistono.

La richiesta è la stessa che fanno le opposizioni. La segretaria del Pd, Elly Schlein, raggiunge i lavoratori in presidio a Pomigliano: “Siamo qui per bloccare questa procedura, abbiamo chiesto e ottenuto l’anticipazione del tavolo a martedì prossimo, abbiamo chiesto che ci fosse la presenza di Stellantis, che si deve assumere le proprie responsabilità davanti ai lavoratori e davanti al Paese, chiediamo che sia bloccata la procedura di licenziamento di questi operai e che sia assicurato loro un futuro“, perché si tratta di “400 famiglie che rischiano di essere lasciate per strada: non lo possiamo accettare“, tuona. Insiste perché il tavolo Stellantis si sposti a Palazzo Chigi, perché “quello al Mimit si è rivelato inutile“, denuncia.

Dove sta Giorgia Meloni? Perché l’incapacità di Urso l’abbiamo vista, ma c’è tutta Italia che sta chiedendo a Meloni di intervenire, lei ascolta o fa finta di niente anche qui e scappa?“, domanda la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino. Tre le mosse che suggerisce: “Convocare il tavolo automotive presso la Presidenza dei Consiglio, rimettere subito i 4,6 miliardi che hanno tolto al fondo automotive e aiutare i lavoratori. Siccome chi è in cassa integrazione risulta tra gli occupati di cui Meloni ama riempirsi la bocca, li aiuti: noi abbiamo fatto un emendamento alla legge di bilancio con le coperture per aiutare chi è in cassa integrazione a mettere insieme il pranzo con la cena“, rivendica l’ex sindaca di Torino.

In vista del 17 dicembre, il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, vede il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Al centro dell’incontro le prospettive e le sfide dell’automotive italiano, con particolare attenzione a Mirafiori. Cirio si dice “molto soddisfatto dell’incontro“, che, sostiene, “conferma l’attenzione e in lavoro congiunto con il governo e in particolare con il ministro con il quale abbiamo condiviso il convincimento che questa situazione possa davvero aprire ad una fase nuova e possa essere l’occasione per il rilancio della produzione in Italia e in particolare in Piemonte, garantendo la centralità dei nostri stabilimenti e la salvaguardia dei posti di lavoro“.

Dal governo, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini addossa la responsabilità della crisi di Stellantis all’Europa: “Il mercato dell’elettrico è fermo, ma non per colpa della politica, perché il cittadino non ha tutti quei soldi da spendere e non abbiamo, neanche facessimo miracoli, la possibilità di riempire in pochi anni di colonnine di ricarica elettrica tutta la strada italiana“, osserva. E’ una battaglia che il vicepremier porta avanti da anni a Bruxelles: “Fino a poco tempo fa ero da solo. Se voi andate a leggere i giornali, tre o quattro anni fa, quando la Lega diceva che convertirsi al solo elettrico è un suicidio, gridavano al negazionismo, mi davano del matto, dell’inquinatore, adesso sono in buona compagnia“, assicura, ripetendo che “mettere fuori legge dal 2035 l’auto a benzina e a diesel è una follia“. La linea è opposta a quella francese: “Mi spiace aver sentito ieri il collega che forse vive sulla luna e dice che va tutto bene, dice di andare avanti con il consumo elettrico. Probabilmente non si accorge che stanno licenziando migliaia di operai“.

Arrivano sul mercato le prime batterie di Acc prodotte nella gigafactory francese

A quattro anni dalla sua creazione, ACC ha iniziato a commercializzare le sue batterie per autoveicoli – le prime prodotte in Francia – e nonostante le difficoltà di avvio, l’azienda punta a diventare un “campione della sovranità europea” in un mercato dominato dalla Cina. Automotive Cells Company (ACC), joint venture tra Stellantis, TotalEnergie Saft e Mercedes, ha inaugurato in pompa magna nel maggio 2023 a Billy-Berclau (Pas-de-Calais), vicino a Lens, la prima delle quattro fabbriche di batterie francesi, tutte situate nella regione Hauts-de-France.

Entro il 2024, dalla fabbrica dovrebbero uscire 2.000 pacchi batteria, una cifra che sembra ancora minima rispetto all’immensità del sito e ai quattro miliardi di euro raccolti dall’azienda quest’anno. Ma ACC conta su un rapido incremento, con l’obiettivo di 150.000 auto equivalenti nel 2025, 250.000 nel 2026 e da 2 a 2,5 milioni nel 2030, per una quota del 20% del mercato Ue.

La regione la considera una “terza rivoluzione industriale”, sulla scia dell’industria tessile e mineraria, con il potenziale di creare migliaia di posti di lavoro. La posta in gioco è alta: l’Ue prevede di vietare la vendita di nuovi veicoli a combustione entro il 2035, il che comporta la rapida creazione di un settore industriale per recuperare il ritardo rispetto ai produttori asiatici.

Dei tre blocchi di produzione pianificati da ACC, il primo è già operativo e produce batterie da installare nei veicoli venduti nelle concessionarie Opel e Peugeot, spiega Matthieu Hubert, segretario generale di ACC, all’AFP. Basate sulla tecnologia NMC (nichel-manganese-cobalto), equipaggiano l’E-3008. Un secondo blocco dovrebbe entrare in servizio nel 2025.

Di fronte a un impianto di motori a combustione Stellantis, la gigafactory Billy-Berclau impiega 800 persone. Nei corridoi, un ronzio continuo emana da una gigantesca galleria del vento che rinnova l’aria nelle officine 40 volte all’ora. Nei laboratori asettici, operatori mascherati in tuta bianca controllano la produzione altamente tecnica delle “strisce” di alluminio e rame che compongono le celle delle batterie, srotolate su presse rotanti. La polvere e l’umidità sono ridotte al minimo: “il foglio di alluminio ha uno spessore di 12 micron”, cinque volte inferiore a quello di un rotolo domestico, spiega Cédric Souillart, direttore di produzione ed ex dirigente di acciaieria. “La curva di apprendimento, cioè la nostra capacità di padroneggiare il processo di produzione, è piuttosto lunga”, il che spiega i risultati che “possono ancora sembrare non all’altezza delle nostre aspettative”, ammette Hubert.

Come dice l’esperto, “abbiamo dovuto fare i conti con le macchine importate dalla Cina e installate da partner cinesi”. Ma i progressi sono rapidi, assicura, stimando che il 98% delle batterie alla fine della linea di produzione sono attualmente commercializzabili.

In Francia, ACC “è l’unica azienda ad avere una gigafactory operativa per le celle delle batterie”, sottolinea Pierre Paturel, direttore della ricerca di Xerfi. Delle quattro previste in Francia, due sono principalmente francesi e due asiatiche. Ma la concorrenza è agguerrita, soprattutto sui prezzi, e i sussidi governativi per l’acquisto di veicoli sono stati ridotti. “L’idea è di diventare molto competitivi, perché la batteria rappresenta oggi il 40% del prezzo di un veicolo”, sottolinea Matthieu Hubert. Un’altra sfida è rappresentata dalla rapida evoluzione delle tecnologie, quindi ACC ha annunciato a settembre di “mettere in pausa” la costruzione di altri stabilimenti, a Termoli in Italia e a Kaiserslautern in Germania.

Stellantis

Stellantis, tre nomi per il dopo Tavares. Ma il titolo crolla in Borsa

Dopo una domenica sera concitata, con le dimissioni improvvise e con effetto immediato del ceo di Stellantis Carlos Tavares, il lunedì del Gruppo si apre in maniera peggiore rispetto alle attese. L’addio dell’amministratore delegato avrebbe potuto spingere il titolo in Borsa, ma la scelta di rimandare a metà del 2025 la decisione sulla sua successione crea instabilità sui mercati. Tanto che, in apertura a Milano, il titolo non fa prezzo, per poi toccare punte negative di oltre -8% durante la giornata e chiudere a – 6,30%. L’azienda però assicura: “Il processo di nomina del nuovo Amministratore Delegato è in fase avanzata, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio di Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025”. In attesa della conclusione del processo per la selezione del nuovo ceo, il Comitato esecutivo ad interim sarà responsabile della direzione e della supervisione della Società per conto del Consiglio di amministrazione e sarà presieduto da John Elkann. Richard Palmer è stato nominato Special Advisor del Presidente e parteciperà al CEI come consulente per il gruppo dirigente. Il Comitato è composto da Xavier Chéreau, Ned Curic, Arnaud Deboeuf, Antonio Filosa, Béatrice Foucher, Jean-Philippe Imparato, Douglas Ostermann, Philippe de Rovira. A supporto dell’Iec e alle dirette dipendenze del Presidente ci saranno i vicepresidenti esecutivi Bertrand Blaise, Olivier Bourges, Giorgio Fossati, Santo Ficili, Olivier Francois, Clara Ingen-Housz.

Una giornata nera, insomma, considerando anche che il totonomi per il post Tavares non trova, al momento, alcun riscontro. Tre sono le candidature che circolano insistentemente in queste ore, ma per la verità sono le stesse che si facevano già prima, quando si pensava che il portoghese sarebbe rimasto in carica fino a fine mandato, l’inizio del 2026. Due sono manager già interni al Gruppo: Olivier Francois, attualmente già ceo di Fiat e global chief marketing officer di Stellantis, e Jean-Philippe Imparato, amministratore delegato di Alfa Romeo. Entrambi, però, potrebbero svolgere il ruolo solo ad interim, in attesa dell’arrivo di Luca De Meo. Uomo di Marchionne, attualmente in Renault e presidente di Acea, potrebbe rientrare in Stellantis e prendere le redini del colosso franco-italiano proprio dalle mani di quel Tavares con cui si è più volte scontrato rispetto alla possibilità di posticipare le regole sullo stop alle auto a motore endotermico.

Intanto, però, mentre internamente fervono i lavori sulla successione e per capire come affrontare le sfide del 2025, con la spada di Damocle delle multe CAFE dell’Ue che fissano una soglia media di emissioni di CO2 per tutti i veicoli venduti, l’Italia torna a chiedere conto a Stellantis delle sue politiche industriali. L’addio di Tavares è la classica goccia che fa traboccare il vaso e che, incredibilmente, mette dalla stessa parte della barricata sindacati, maggioranza e opposizione. Tutti compatti nel chiedere che ora, dopo la gestione del portoghese, sia il presidente John Elkann a riferire in Parlamento. Tanto che il presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, ha già inviato una lettera di richiesta di audizione: “Credo che sia assolutamente necessaria – ha sottolineato – e credo che la richiesta possa essere accettata visto il cambiamento nel Consiglio di amministrazione di Stellantis. È un momento difficile per l’automotive”.

Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “si apre una nuova fase, ci auguriamo che l’Italia torni centrale nel piano industriale di Stellantis, nella piena consapevolezza di quanto importante sia la forza del Made in Italy”. E, per sottolineare questo nuovo corso, subito, nel corso della visita di Stato in India a Nuova Delhi, sente telefonicamente Elkann. Rimane confermato, secondo fonti, il tavolo Stellantis, convocato per il prossimo 17 dicembre al Mimit, con l’intenzione di chiudere in modo positivo così come da mandato parlamentare, con un ‘Piano Italia’ che riaffermi la centralità del nostro Paese nei progetti di sviluppo di Stellantis. Al tavolo il Gruppo automobilistico sarà rappresentato da Jean Philippe Imparato, responsabile Europa, che ha avuto dal presidente, nonché guida del comitato esecutivo, il mandato di chiudere in modo positivo le interlocuzioni.

Intanto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, da Lecce chiede “che la presidenza del Consiglio convochi il gruppo dirigente di Stellantis e i sindacati per fare una discussione che riguarda quali politiche industriali e quali investimenti si fanno nel nostro Paese”. Anche perché gli occhi rimangono tutti puntati sulla buonuscita che riceverà Tavares. Anche qui, nessuna conferma ufficiale, ma si parla di 100 milioni di euro. Cosa che, se confermata, secondo Landini sarebbe “uno schiaffo in faccia ai lavoratori”. Ma, per il momento, sulla eventuale cifra bocche cucite.

Stellantis

Tavares dà l’addio a Stellantis: nuovo ceo entro metà 2025. Appello bipartisan: “Elkann in Parlamento”

L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha rassegnato le sue dimissioni con effetto immediato, accettate dal Consiglio di Amministrazione, riunitosi domenica sotto la presidenza di John Elkann. Ad annunciarlo è il Gruppo stesso, spiegando che il processo per la nomina di un nuovo ceo permanente è già in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio, e si concluderà entro la prima metà del 2025. Nel frattempo, sarà istituito un nuovo Comitato Esecutivo presieduto da John Elkann. Stellantis conferma la guidance presentata alla comunità finanziaria il 31 ottobre 2024 in relazione ai risultati dell’intero anno 2024.

La notizia arriva domenica sera con una nota nella quale il Senior Independent Director di Stellantis, Henri de Castries, parla di “vedute differenti” emerse nelle ultime settimane. Mentre il presidente John Elkann esprime la sua gratitudine a Tavares per “il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di PSA e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore”. L’addio di Tavares era comunque previsto a fine 2025, ma è stato anticipato di oltre un anno.

E, per una volta, la reazione è unanime. Dai sindacati a tutto l’arco politico, si festeggia l’addio di Tavares ma si chiede che ora il presidente Elkann si presenti immediatamente in Parlamento. I sindacati chiedono un cambio di passo e Rocco Palombella, segretario generale Uilm, fa appello all’arrivo di un nuovo management “che dia discontinuità rispetto al passato sugli impegni occupazionali, produttivi e industriali“. Stessa posizione per la Fiom che vuole “un piano industriale e occupazionale subito“. Dal mondo della politica il primo a commentare è il leader di Azione, Carlo Calenda, che spiega come “non rimpiangeremo Tavares”, ma ritiene ora “ancora più urgente riconvocare John Elkann in Parlamento”. La stessa posizione la esprimono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs, così come Antonio Misiani del Pd. Ma anche Giuseppe Conte del M5S e Tommaso Foti di Fdi pretendono una convocazione immediata del presidente del Gruppo.