L.Bilancio, è polemica su accise diesel. Mef: Nessun aumento, allo studio rimodulazione

Non un aumento delle accise sul diesel, ma una “rimodulazione“. Così il Mef tenta di mettere un punto alle polemiche che si sono sollevate sulle ipotesi emerse con il Piano Strutturale di Bilancio in esame alla Camera. L’adeguamento delle accise sul diesel a quelle, più alte, della benzina varrebbe oltre tre miliardi di euro, che in manovra darebbero un po’ di respiro sulle coperture.

Gli attacchi sono immediati, soprattutto perché la stessa premier Giorgia Meloni, in un video del 2019 andato virale, dall’opposizione chiedeva, anzi “pretendeva” che le accise sui carburanti venissero progressivamente abolite.

La notizia, precisa subito il ministero dell’Economia, è “del tutto fuorviante“. Il dicastero spiega che, sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel marzo 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure per ridurre i sussidi ambientali dannosi. In questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina e pertanto è allo studio “un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise“. Ma l’intervento, viene assicurato, “non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due“. Il Psb ha previsto che questo allineamento “sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale“.

L’intervento per allineare le accise sul diesel a quelle attuali sulla benzina farebbe impennare il prezzo del diesel di 11 centesimi al litro. E i conducenti di tir promettono battaglia: “Per il settore dell’autotrasporto, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno”, tuona Claudio Donati, segretario generale di Assotir, parlando di un “salasso ingiustificato, del tutto iniquo“. Donati ricorda che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano promesso di ridurre il costo delle accise. Codacons fa presente poi che l’operazione avrebbe un effetto domino su tutta una serie di settori e potrebbe costare alle famiglie italiane 7,5 miliardi di euro in termini di maggiori costi di rifornimento e rincari dei prezzi al dettaglio.

Dalle opposizioni il coro è unanime: la premier aveva promesso tutt’altro, ora spieghi. “Aumentare le accise sul diesel equivale a introdurre una nuova tassa che tutti i giorni le italiane e gli italiani pagheranno“, denuncia la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Dato che saranno gli italiani a metterci i soldi, lei almeno ci metta la faccia e spieghi al Paese la tassa Meloni, dopo anni di roboanti annunci di tagli sulle accise“, insiste.

Di “chiacchiere” parla il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che sui social fa l’elenco delle misure annunciate e finite in “lista d’attesa“, da quelle per le infrastrutture mentre i treni vanno in tilt alla sicurezza per le città, passando per gli interventi sugli stipendi e quelli “forti e coraggiosi” sugli extraprofitti: “Arrivano sempre e subito le tasse per cittadini e imprese, più Iva sui pannolini, più accise all’orizzonte, più tasse sulle aziende obbligate a polizze contro le catastrofi ambientali“, scrive.

Questi tre miliardi, sottolinea Nicola Fratoianni di Avs, “potevano prenderli da tutte le parti, a cominciare dagli extraprofitti giganteschi sviluppati dalle compagnie energetiche o dall’industria farmaceutica o dall’industria delle armi o dalle banche. E invece no, fanno una nuova tassa, ma come sempre la tassa sbagliata“.

Le promesse elettorali fatte con il populismo si dissolvono una volta al potere“, gli fa eco sui social il capogruppo di Italia Viva in Senato, Enrico Borghi. “Per capirci, più o meno funziona così“, spiega il leader di Azione, Carlo Calenda, su X: “Annuncio un taglio delle tasse, aumento altre tasse. Il saldo è sempre negativo. Nella seconda repubblica tutti i governi hanno annunciato tagli delle tasse e alla fine la pressione fiscale è aumentata di 3 punti. Forse varrebbe la pena smetterla con queste prese in giro e iniziare a usare i (pochi) soldi che abbiamo per mettere a posto i servizi pubblici a partire da sanità e scuola“.

benzina diesel

Scontro Meloni-Renzi su accise carburanti: “Parla col tuo amico bin Salman”

La benzina accende il fuoco dello scontro tra Giorgia Meloni e Matteo Renzi. La presidente e il leader di Italia viva si trovano di fronte al premier question time del Senato e bastano poche ‘gocce’ per far divampare l’incendio.

E’ metà pomeriggio quando Renzi prende la parola per introdurre l’interrogazione del suo gruppo: due minuti il tempo a disposizione, che utilizza per pungere sul vivo. Tra i temi messi sul tavolo c’è anche quello dei carburanti: “Aveva detto in un meraviglioso spot, del quale voglio darle atto che è stata una ‘straordinaria attrice’, che le accise sulla benzina erano uno scandalo, ma lei le ha aumentate, rispetto al governo Draghi“. Anche in politica viene dimostrato il terzo principio della Dinamica, quello secondo cui ‘ogni azione ha una reazione uguale e contraria’. Quella di Meloni non si fa attendere, tre minuti il tempo a disposizione: “Non abbiamo la bacchetta magica per fare i miracoli, perché, per esempio, il costo della benzina dipende soprattutto dalle scelte che fanno i Paesi che detengono il petrolio“. E qui arriva la zampata della premier, che dirige lo sguardo direttamente al suo interlocutore, quasi bypassando l’intermediazione della Presidenza del Senato, come regolamento impone: “Se ci volesse dare una mano con il suo amico Mohammad bin Salman, forse ci aiuterebbe ad abbassare il prezzo della benzina. Dato che ha buoni rapporti, faccia da ponte per aiutare gli italiani“.

Dai banchi della maggioranza si leva un forte applauso e qualche risata divertita. La controreplica del presidente di Iv, è proprio il caso di dirlo, è altra benzina sul fuoco. “Noi siamo qui per aiutarla rispetto alle sue evidenti difficoltà. Ci siamo passati tutti – continua Renzi -, quando si è al suo posto si è abituati ad avere intorno un coro di adulatori che ti dicono bravo, i laudatores che ti fanno gli applausi e uno tende a crederci alle cose che dice. Per il mio Paese le do una mano su qualsiasi cosa e lei lo sa – si fa più serio -, ci sono centinaia di sms a dimostrarlo. Il punto è che lei si trova a guidare un Paese non con lo stile di una che fa la campagna all’opposizione, ma con il fatto che non sta governando la situazione economica delle famiglie“.

Lo scambio in aula tra i due protagonisti finisce qui, perché queste sono le regole. Ma le notizie intanto rimbalzano fino a Bratislava, dove Adolfo Urso si trova per la cerimonia della messa in funzione del terzo reattore della centrale nucleare di Mochovce, realizzato da Enel in sinergia con i partner slovacchi. Via social il ministro delle Imprese e del Made in Italy ribatte alle accuse: “Si possono avere opinioni diverse, ma non si può falsare la realtà – scrive su X -. Il prezzo della benzina oggi in Italia ha toccato il suo minimo annuo a 1,81 euro al litro. I prezzi dei carburanti sono in calo da due mesi, così come l’inflazione che nel nostro Paese ad ottobre ha segnato l’1,7%, ben al di sotto della media europea“. Fonti del Mimit, poi, fanno notare che Renzi “evidentemente è così lontano dalla realtà italiana da non conoscere l’andamento del prezzo della benzina“. L’impressione è che il fuoco delle polemiche resterà alto ancora per un bel po’.

benzina diesel

Benzina oltre 2 euro/litro in autostrada. Da accise+Iva oltre 3 mld al mese

Oggi in provincia di Bolzano, secondo l’osservatorio del ministero delle Imprese e del made in Italy, si paga la benzina – in modalità self – più cara d’Italia a 1,977 euro al litro. Ma l’Alto Adige è primatista anche per il prezzo medio del gasolio: 1,882 euro. Ma è in autostrada che si sfondano i 2 euro, lungo la rete, per la benzina self: più precisamente 2,019 al litro.

Per Assoutenti tuttavia “sono numerosi gli impianti ubicati sulle autostrade che, alla data odierna, vendono la benzina (servito) a 2,499 euro al litro, e a oltre 2,4 euro il gasolio – spiega l’associazione che ha realizzato un monitoraggio alle ore 9 di questa mattina- Ma al di là delle autostrade, i listini stanno aumentando su tutta la rete. In soli tre mesi, da maggio ad oggi, un litro di benzina è rincarato in media di 13,2 centesimi, il gasolio costa addirittura 17,7 centesimi in più. Questo significa da un lato che un pieno di verde costa 6,6 euro in più rispetto a maggio, +8,9 euro un pieno di gasolio, dall’altro che le casse statali stanno guadagnando miliardi di euro attraverso Iva e accise grazie ai rincari dei carburanti”.

Diciassettesimo giorno di rialzi dunque per i carburanti in Italia, sulla scia di un petrolio che – complice i tagli alla produzione decisi da Arabia Saudita e Russia – hanno spinto il greggio Brent europeo verso gli 85 dollari al barile. In Italia tuttavia la polemica ruota attorno al peso delle accise, dopo che ieri il ministero guidato da Adolfo Urso ha precisato che il prezzo industriale – esclusi quindi i tributi che gravano su benzina e diesel – è più basso rispetto ai grandi Paesi europei. Il Codacons invia “una denuncia nei confronti del Ministero dell’Economia e delle Finanze per appropriazione indebita e speculazione da aggiotaggio, con diffida a congelare i 2,2 miliardi di euro di accise incamerati solo nell’ultima settimana“. Cifra fornita da un calcolo di Assoutenti, ipotizzando 15 milioni di autovetture a benzina o gasolio in circolazione sulle autostrade italiane e una media di tre pieni solo per gli spostamenti e il successivo ritorno. “Una media tra tasse su benzina e gasolio di 1.513.125.000 a titolo di accise e 762.750.000 a titolo di Iva. Iva e accise – ricorda l’associazione – pesano oggi per il 55,6% su un litro di verde e per il 51,8% sul gasolio“.

L’incasso dello Stato, prendendo spunto dai dati dell’Unem (Unione energie per la mobilità), appaiono tuttavia diversi. “Nel primo semestre il gettito fiscale teorico è stato pari a 18,6 miliardi di euro, 2,9 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno caratterizzato dalla riduzione di accise a partire dal 22 marzo 2022”, si leggeva in un recente comunicato. “Inoltre, lo spostamento dei volumi dal gasolio alla benzina, dovuti anche alla progressiva ibridizzazione del parco auto, nel primo semestre ha comportato un maggior gettito fiscale (accisa e Iva) stimato sui 160 milioni in virtù del fatto che la benzina sconta un’accisa maggiore di 11 centesimi rispetto al gasolio”. Di fatto lo Stato ha incassato tra accise e Iva circa 103 milioni al giorno, oltre 3 miliardi al mese, con una media prezzi di 1,846 euro al litro per la benzina, nei primi sei mesi dell’anno, e di 1,768 per il gasolio. Ora i prezzi alla pompa sono più cari rispettivamente del 4,7% e del 2,5%. In pratica il gettito stimato per agosto è di circa 3,4 miliardi, ben oltre 200 milioni in più per lo Stato.

Con la benzina sopra i 2 euro in autostrada l’opposizione comunque va all’attacco del governo. “L’Italia ha la benzina più costosa d’Europa. Il caro vita continua a mordere mentre i Ministri di questo Governo sono preoccupati di fare video per spiegare che sono al lavoro per garantire le ferie a tutti e per dire che in verità, esentasse, il carburante italiano è molto economico“, polemizza il Capogruppo al Senato per il MoVimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli: “Penso che ancora molti di loro non si siano resi conto di essere al Governo e vivono in una costante volontà di annunciare, dichiarare, comunicare cose che non hanno alcuna aderenza alla realtà. È una dissociazione politica“.

Questo governo continua a raccontare balle agli italiani, il ministro Urso ora dice che i carburanti in Italia costano come gli altri paesi, ma le bugie hanno le gambe corte: come spiega il sito Globalpetrolprices.com rispetto al carobenzina siamo al 159 posto sui 168 paesi di tutto il mondo. La stessa bugia – ha detto al Tg3 Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra – di Giorgia Meloni quando, in campagna elettorale, affermava che si dovevano togliere le accise e adesso scopriamo che grazie a queste la benzina costa così cara“. Concetto ribadito dalla vicepresidente della Camera, la dem Anna Ascani:  “Nell’imbarazzante assenza di qualsiasi iniziativa del governo per bloccare l’aumento spropositato dei carburanti assistiamo all’ennesima mannaia calata sul potere d’acquisto delle famiglie. Erano pronti, dicevano in campagna elettorale, anche a cancellare le accise. Menzogne. Hanno invece spazzato via i tagli decisi dal governo Draghi”.

Coldiretti ora teme aumenti per il carrello della spesa: “In un Paese come l’Italia dove l’88% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori”.

benzina diesel

Lieve rialzo carburanti, per Mimit prezzi in linea. Gdf: “Raddoppiata evasione su accise”

Un altro lieve rialzo dei prezzi alla pompa, ma il governo assicura che non ci sono picchi. Nel secondo giorno di obbligo a esporre il cartello con i prezzi medi dei carburanti, “i costi medi di benzina e diesel self registrati alle ore 8 di oggi lungo la rete stradale e autostradale nazionale sono rimasti sostanzialmente stabili e saldamente al di sotto dei 2 euro al litro“, garantisce il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sottolineando che dai dati emersi dal monitoraggio giornaliero elaborato dal Garante per la sorveglianza dei prezzi sulla base dei dati estratti dall’Osservatorio carburanti, “il prezzo medio nazionale stradale della benzina self si attesta a 1,922 euro al litro (+0,007 euro/litro rispetto a ieri, dunque con una variazione di 7 millesimi di euro) e quello del gasolio self a 1,781 eur/litro (+0,011 euro/l rispetto a ieri, dunque con una variazione di 11 millesimi di euro)“.

Sulle autostrade, invece, la “benzina self si attesta a 1.990 euro al litro (+0,006 euro al litro rispetto a ieri, con una variazione di 6 millesimi di euro) e quello del gasolio self a 1.864 euro/litro (+0,010 euro/litro, con una variazione di 10 millesimi di euro)“. Numeri che non convincono per nulla i consumatori. Per il Codaconsle misure previste dal governo da sole non bastano a far scendere i listini alla pompa e contrastare le speculazioni”. Dunque, “l’esaltazione da parte del ministro Urso della misura che prevede l’esposizione dei cartelli medi è assolutamente fuori luogo“. Anche se, riconosce l’associazione, “ogni passo in direzione della trasparenza è comunque positivo” le nuove misure “non risolveranno affatto l’emergenza prezzi che sta colpendo i cittadini in piena estate, con i consueti rincari alla pompa che stanno aggravando la spesa (già ingente) per le vacanze” e “qualsiasi esaltazione delle nuove misure appare come irragionevole e fuori dalla realtà“.

Ad alimentare il dibattito pubblico che sta catalizzando l’attenzione negli ultimi giorni, ci sono anche i dati della Guardia di finanza. In audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera, infatti, il colonnello Marco Thione, capo ufficio Tutela entrate del comando generale della Gdf, sottolinea che le frodi nel settore dei carburanti impattano su accise, Iva e imposte. “Nel 2012 la propensione al gap in tema di accise era pari al 4,8% – spiega -, mentre nel 2020 era al 10,9%, cioè più che raddoppiata nell’ultimo decennio“.

I controlli sono comunque intensificati, soprattutto in questo periodo estivo, con un rafforzamento anche sulla rete autostradale in concomitanza dell’esodo e dunque dell’aumento della domanda. In generale, però, il monitoraggio è stato più intenso ogni volta che, dal marzo 2022 in poi, è stato approvato un nuovo decreto in materia. “Da gennaio 2023 sono stati effettuati 7.528 interventi a livello nazionale e contestate violazioni per 2.357“, dice ancora Thione, precisando però che pur apparendo significativo il dato, “perché aumenta a circa il 31%” è dovuto al fatto che alcuni soggetti “possono essere stati destinatari di più violazioni”, inoltre “si tratta di interventi indirizzati verso soggetti a rischio“, dunque “l’elevata incidenza delle irregolarità è frutto di una preselezione a monte del Nucleo speciale Antitrust“, che ha avviato il piano di azione nazionale ‘Prezzi carburanti 2023’, che si concluderà il prossimo 31 dicembre. Il lavoro della Fiamme gialle è capillare sul territorio, ma per renderlo ancora più efficace chiedono un rafforzamento degli strumenti tecnologici. O meglio, la “interoperabilità delle banche dati che mappano i distributori stradali“, che oggi sono tre l’Osservatorio prezzi gestito dal Mimit, l’anagrafe degli impianti di distribuzione gestita dal Mase e l’Anagrafica accise gestita dall’Agenzia delle dogane. “E’ bene – conclude Thione – che questi applicativi siano allineati e contengano gli stessi elementi informativi“.

benzina diesel

Sciopero benzinai 25-26 gennaio: “Basta ondata di fango”. Pichetto: “Diritto legittimo”

Sciopero dei benzinai il 25 e 26 gennaio. A comunicarlo sono Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Confcommercio dopo le polemiche legate all’aumento dei prezzi del carburante, in seguito all’eliminazione degli sconti sulle accise scattati a inizio anno. “Per porre fine – si legge nella nota congiunta – all’ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio”.

Immediate le reazioni del mondo politico. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin, durante l’incontro Valore Natura organizzato dal Wwf, dichiara: “Nessun aumento stellare, la media dei prezzi non è salita neanche del valore delle accise. I dati diffusi martedì dal ministero dell’Ambiente indicavano una media nazionale di 1,81 per la benzina e 1,86 per il diesel”. Difende la scelta “precisa” fatta dal Governo di destinare 21 miliardi contro il caro bollette e “allo stesso tempo, considerati i prezzi molto bassi di gas e petrolio, ha valutato che poteva essere sospesa la misura, temporaneamente assunta dal passato governo, di taglio delle accise”. Pichetto plaude all’operazione trasparenza per il controllo dei prezzi, che reputa “efficace. Ogni distributore dovrà esporre il prezzo medio nazionale, calcolato giornalmente, della benzina e del gasolio. In questo modo i cittadini potranno verificare e valutare se e quanta differenza ci sarà col prezzo realmente praticato”. Rispetto allo sciopero indetto per il 25 e 26 gennaio, il ministro sentenzia: “Le proteste dei benzinai sono un legittimo diritto”.

Anche la ministra Daniela Santanchè, intervenendo a 24 Mattino su Radio24, reputa che l’operazione trasparenza sia opportuna, per fare in modo che “nessuno se ne approfitti”. Di diverso avviso Luca Squeri, deputato e responsabile Energia di Forza Italia, in un’intervista alla Stampa: “Esporre cartelli con la media dei prezzi è uno strumento inefficace e soprattutto di dubbia fattibilità. Non si può risolvere la questione dei prezzi con un cartello nel piazzale delle stazioni di servizio”. Perché “l’Antitrust potrebbe fare delle obiezioni, perché indicare i prezzi medi, comunicati dal ministero, potrebbe essere in contraddizione con il mercato libero. La diversificazione dei prezzi però non è speculazione”, dichiara il deputato in un’intervista rilasciata alla Stampa. Appoggia le scelte del governo – “la Meloni è stata realista, per fare uno sconto così importante servono risorse, che sono state giustamente destinate ad altre misure. Reintrodurlo ora, poco dopo l’approvazione della manovra, mi sembrerebbe un errore” – e sottolinea con vigore il proprio punto di vista rispetto alle speculazioni delle quali sono stati accusati i gestori delle pompe. Il deputato afferma infatti che “la speculazione non esiste! E lo dimostrano i dati del ministero dell’Ambiente. Chi lo ha detto ha disinformato l’opinione pubblica, una cosa gravissima. Finché si è trattato di una frase, di una dichiarazione buttata lì, amen. Ma questa falsa narrazione è servita da base per l’azione di governo”.

Anche Luca Ciriani, intervenendo a Radio anch’io, difende la categoria: “Quando si parla di speculazioni sul prezzo della benzina – dichiara il ministro dei Rapporti con il Parlamento – naturalmente non si parla del povero gestore delle pompe, che ha un introito minimo perché si parla di pochi centesimi al litro. La speculazione è legata al prezzo generale della benzina e del gas. Noi cerchiamo di aiutare il consumatore con scelta di trasparenza. Non ce l’abbiamo sicuramente con chi fa un lavoro duro guadagnando pochi denaro. Fortunatamente il prezzo alla pompa è in linea con quelli dell’anno scorso’‘.

Le reazioni alla comunicazione dello sciopero per il 25 e 26 gennaio non arrivano solo dal mondo politico. È il caso di Codacons, che dichiara: “La decisione dei benzinai di proclamare due giorni di sciopero equivale a un atto di guerra contro i consumatori, una protesta assurda e immotivata che ci porta oggi a presentare un’istanza urgente al Garante per gli scioperi affinché blocchi la mobilitazione dei gestori. Con tale sciopero i benzinai sembrano dimostrare di non gradire la trasparenza sui prezzi dei carburanti decisa dal Governo attraverso il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, e di voler difendere ombre e ambiguità che investono il settore – afferma il Codacons –. Uno sciopero che danneggia solo i consumatori, già vittime di listini alla pompa eccessivi e del rialzo delle accise scattato lo scorso primo gennaio”. Attraverso l’istanza, il coordinamento chiede inoltre di di sanzionare qualsiasi mobilitazione lesiva dei diritti degli utenti

 

 

 

 

 

Carburanti, Musumeci: Taglio accise? Debiti li pagheranno i nostri figli

“Noi spesso dimentichiamo di essere in economia di guerra. Dimentichiamo che non abbiamo autonomia energetica, che la manovra delle accise portate avanti dal governo Draghi ha comportato un costo di 10 miliardi di euro e al tempo stesso la manovra di Bilancio ha destinato 21 miliardi solo al caro energia. E’ una valutazione che il governo sta facendo in queste settimane. Si tenga conto che per ogni provvedimento che si intende adottare bisogna fare ulteriore debito. Alla fine non paga il governo Meloni, non paga il premier o il ministro Musumeci, pagheranno i nostri figli per i prossimi 20-30 anni”. Così, intervistato da Gea, il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, a proposito dell’ipotesi di nuovi tagli alle accise dei carburanti. “Ogni buon padre di famiglia ha il dovere di capire se sia più giusto o utile fare ora ulteriori debiti (e l’Italia ne ha fatti per 400 miliardi negli ultimi quattro anni anche a causa del Covid), o sia più giusto affrontare ora ulteriori sacrifici nella certezza che fra qualche mese la situazione complessiva si potrà normalizzare”.

benzina diesel

Addio sconti, prezzo benzina e diesel in rialzo: a livelli 5 mesi fa. Ma il petrolio costa meno

Volevano abolire le accise sui carburanti in campagna elettorale. E invece le aumentano. Da ieri gli italiani pagano benzina e diesel 20 centesimi al litro in più“, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, dell’Alleanza Verdi Sinistra. “In pochi mesi Giorgia Meloni è passata dalla richiesta di abolire le accise sulla benzina all’aumento di circa 20 centesimi al litro arrivato con il nuovo anno”, evidenzia in una nota Laura Ferrara, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Il primo gennaio è decaduto infatti anche l’ultimo sconto sulle accise di benzina e diesel pari a 15,3 cents più Iva, introdotto il 21 marzo 2022 dal governo Draghi per fermare i rincari che avevano spinto il prezzo della benzina a 2,18 euro al litro il 14 marzo scorso. Il primo sconto, che complessivamente valeva 0,122 euro, era già sparito a fine novembre.

Oggi il Ministero delle Imprese e del Made in Italy fornirà l’aggiornamento settimanale sui prezzi. Applicando l’aumento ai prezzi rilevati lo scorso 26 dicembre, un litro di benzina è così passato da 1,625 a 1,835 euro, mentre il diesel è rincarato da 1,689 a 1,872 euro di media. Per ritrovare queste quotazioni alla pompa bisogna tornare a inizio agosto, quando la benzina si pagava circa 1,87 euro al litro. Il record estivo si toccò il 4 luglio con 2,1 euro al litro nonostante uno sconto accise appunto di oltre 30 centesimi, in seguito a una fiammata dei prezzi del petrolio: il Brent, il greggio europeo, chiuse la seduta del 28 giugno a 118 dollari al barile.

Facendo invece un confronto a parità di accise, si nota che a metà marzo 2022 il prezzo della benzina toccò appunto il massimo a 2,184 euro al litro il 14 marzo con una quotazione picco del Brent intorno ai 127 dollari al barile (l’8 marzo), mentre ora la stessa benzina costa oltre 1,835 euro al litro (prezzo del 26 dicembre più le accise) con un valore del Brent a 80 dollari al barile (20 dicembre): in proporzione, rispetto a marzo, un litro di super dovrebbe dunque essere pagato poco più di 1,37 euro al litro. Invece costa parecchi centesimi in più. Secondo Nomisma Energia, per comprendere il prezzo giusto al distributore bisogna sommare “al costo del carburante sul mercato internazionale un margine lordo a copertura di tutti i costi trasporto, margine gestore, investimenti sul punto vendita, pubblicità, promozioni”. E “l’andamento del margine lordo e la sua incidenza percentuale sul prezzo alla pompa negli ultimi 24 mesi determinano, per benzina e gasolio, un margine ottimale – secondo Nomisma Energia – intorno a 16 centesimi di euro per litro“. Ma anche sommando questo margine rimane una netta differenza di prezzo rispetto a marzo.