Joe Biden approda alla Cop27: Raggiungeremo obiettivi climatici entro 2030

La crisi climatica minaccia “la vita stessa del pianeta“. Con questo presupposto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è volato da Washington a Sharm el-Sheikh per intervenire alla Cop27 e invitare “tutti i Paesi a fare di più” per ridurre le emissioni di gas serra. “La crisi climatica riguarda la sicurezza umana, economica, nazionale e la vita stessa del pianeta“, ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, elencando i disastri legati al clima che si sono moltiplicati negli ultimi mesi in tutto il mondo. Portando come esempio il suo colossale piano di investimenti per quasi 370 miliardi di dollari proprio nel clima, ha assicurato che gli Stati Uniti raggiungeranno l’obiettivo di ridurre le emissioni del 50%-52% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Anche perché, ha spiegato, la guerra in Ucraina “non fa che rafforzare l’urgenza per il mondo di uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili“, ha aggiunto. E, in estrema sintesi, “una buona politica ambientale è una buona politica economica”.

Tutti i Paesi devono fare di più. In questo incontro, dobbiamo rinnovare e innalzare le nostre ambizioni climatiche“, ha insistito, mentre gli attuali impegni dei vari Paesi lasciano il pianeta sulla strada di un riscaldamento catastrofico di 2,8°C, secondo le Nazioni Unite. Anche per questo gli Usa sono rientrati nell’Accordo di Parigi, da cui erano usciti sotto la presidenza Trump. Fatto per il quale Biden ha voluto scusarsi con la platea della Cop27.

Ma le scuse non bastano, è il momento di agire con più alte ambizioni. Prime su tutte, quelle sull’abbattimento delle emissioni di gas serra derivanti dalla combustione di combustibili fossili, di cui gli Stati Uniti sono i maggiori produttori e consumatori al mondo, che secondo gli ultimi rapporti raggiungeranno nuovamente i massimi storici nel 2022. Anche per questo Biden ha annunciato un nuovo piano di riduzione del metano con tagli di almeno il 30 per cento al 2030, per mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi centigradi aumentando al contempo la sicurezza energetica.

Su un’altra questione, quella degli aiuti insufficienti ai Paesi poveri in prima linea contro il cambiamento climatico, il Presidente degli Stati Uniti è stato invece molto cauto. Washington non ha ancora rispettato gli impegni assunti con la promessa dei Paesi ricchi di fornire 100 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti ai Paesi più poveri per combattere le emissioni e adattarsi al cambiamento climatico. Biden ha ribadito la sua promessa di 11,4 miliardi di dollari, ma una futura maggioranza repubblicana al Congresso potrebbe bloccarla, anche se il partito presidenziale ha evitato la prevista debacle nelle elezioni di metà mandato di questa settimana. Come “acconto”, ha promesso 150 milioni per progetti di adattamento in Africa, ma si è astenuto dal menzionare le ‘perdite e i danni’ già subiti dai Paesi in prima linea, spesso tra i più poveri, uno dei temi al centro di questa Cop.

A X Factor Francesca Michielin conferma l’impegno di Sky Zero

Dopo settimane di attesa la questione climatica entra nei live di ‘X Factor’. In molti se lo aspettavano. Un po’ perché da sempre il gruppo e il programma nello specifico si occupano del tema, un po’ perché siamo nel pieno dei giorni della Cop27, un po’ perché la presentatrice del talent, Francesca Michielin, è da tempo il volto prediletto da Sky per parlare dell’emergenza. E così, nel terzo live, è proprio la cantante-conduttrice a presentare Sky Zero: l’impegno del gruppo per la tutela ambientale. Il Gruppo Sky diventerà net zero carbon entro il 2030 tagliando le emissioni di carbonio prodotte dalle persone che usano Sky, dai suoi fornitori in tutti i territori in cui opera e da tutte le sue attività.

Ognuno può e deve fare la differenza”, dice Michielin mostrando un video in cui si spiega che “la nostra Terra non può più aspettare” e confermando che da tempo in Sky è stato eliminata la plastica monouso. L’impegno del Gruppo è iniziato nel 2020, con l’annuncio di voler diventae net zero carbon entro il 2030, tagliando le emissioni di carbonio prodotte dalle persone che usano Sky, dai suoi fornitori in tutti i territori in cui opera e da tutte le sue attività. In particolare l’azienda si impegnerà a rendere più efficienti da un punto di vista energetico tutti i propri prodotti tecnologici presenti nelle case dei clienti, a sviluppare gli studi televisivi e cinematografici più sostenibili al mondo e a piantare alberi, mangrovie e alghe marine affinché assorbano il carbonio. Successivamente Sky richiederà la certificazione dei propri obiettivi al STBi (Science-Based Target Initiative) e pubblicherà il proprio impatto ambientale.

Il sindaco di Varsavia avverte: Guerra ed energia mettono a rischio la Cop27

“Il contesto internazionale piuttosto teso attorno al quale si sta svolgendo la Cop27 potrebbe essere un ostacolo al raggiungimento di grandi traguardi , ma non dobbiamo scendere a compromessi sulla nostra ambizione”. Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia, riconosce come l’agenda politica verde possa essere rimodellata a causa di uno scenario generale radicalmente cambiato. Già così, ammette nell’intervista rilasciata a GEA, “c’è il rischio che l’attuale crisi energetica globale ostacoli l’attuazione del patto per il clima di Glasgow, che è l’insieme delle azioni concordate alla COP26 lo scorso anno”. Se è così, appare molto difficile ottenere un nuovo, migliore, accordo, il messaggio che arriva dal membro della commissione Ambiente del Comitato europeo delle regioni.

GUERRA E CRISI ENERGETICA. Trzaskowski farà parte della delegazione del Comitato a Sharm-el-Sheik, dove promette di farsi sentire.Useremo la nostra voce”, per richiamare l’attenzione di comuni e regioni, ma soprattutto per tenere alta l’attenzione. La governance climatica globale e negoziati internazionali che ne derivano “sono piuttosto fragili” poiché legati da una parte a “dinamiche complesse” e dall’altra a “una varietà di fattori” di relazioni internazionali e geopolitica. “La guerra in Ucraina , la crisi energetica e l’elevata inflazione non hanno altro che esacerbato tale fragilità”, e questi rinnovati fattori “potrebbero sicuramente rendere la COP27 più impegnativa di qualsiasi altra recente Cop”, ammette Trzaskowski.

“NON C’E’ TEMPO DA PERDERE”. Allo stesso tempo va tenuto il punto, e ribadito che “nessuno di questi aspetti sta sminuendo l’emergenza climatica in cui viviamo”. Il problema c’è e va affrontato. “Non c’è tempo da perdere, non possiamo permetterci il lusso di tornare sui nostri impegni nonostante le circostanze difficili”. Per l’esponente del Ppe al Comitato delle regioni, “accelerare la transizione energetica è l’unico modo per ridurre bollette energetiche e affrontare la povertà energetica nel lungo periodo”. Per l’Unione europea, scandisce, l’unica sovranità energetica possibile è un sistema energetico rinnovabile, decentralizzato e interconnesso”.

G20 E COP27 A PARI PASSO. Ben venga dunque anche il summit del G20 a Bali, visto più come un’opportunità che come motivo per non avere leader attorno al tavolo di Sharm-el-Sheik. La riunione di Bali (15-16 novembre), “svolgendosi poco prima della chiusura dei negoziati della COP27, ritengo possa essere utile per trovare compromessi politici dell’ultimo minuto tra leader in termini di impegni sul clima, finanziamento e avanzamento dell’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili”, vale a dire “alcuni degli elementi negoziali più difficili che abbiamo sul tavolo in questo momento”. Per il sindaco di Varsavia, comunque, al di là della presenza fisica a Sharm El Sheikh o a Bali, è importante capire che le agende del G20 e della COP27 vanno di pari passo, avanzano in parallelo e cercano sinergie”. Un qualcosa da non dimenticare, visto che “la collaborazione inclusiva e multi-livello tra locale, regionale e nazionale, anche tra Paesi sviluppati ed economie emergenti di tutto il mondo, è la soluzione per affrontare l’emergenza climatica in cui viviamo”.

CRISI CLIMATICA COLPISCE ANCHE A LIVELLO LOCALE. Il Comitato europeo delle regioni linea politica e contributi li ha chiari. Innanzitutto la posizione dell’istituzione comunitaria è che “mentre ci adoperiamo per garantire l’approvvigionamento energetico e proteggere i nostri cittadini dai prezzi elevati dell’energia, non possiamo perdere di vista la crisi climatica”. Da qui la determinazione di rilanciare il ruolo degli enti locali. Perché se il cambiamento climatico avviene a livello globale, lo stesso “colpisce prima a livello locale”. Il messaggio di Trzaskowski è lo stesso che a Bruxelles ripetono da anni: “Autorità locali, che attuano le politiche climatiche, devono essere formalmente coinvolte nella progettazione di quelle stesse politiche”. Sono gli amministratori locali, ricorda, i responsabili dell’attuazione del 90 per cento delle misure di adattamento climatico, del 70 per cento delle azioni di mitigazione climatica e il coordinamento del 50 per cento degli investimenti pubblici e del 30 per cento della spesa pubblica.

IL RUOLO FONDAMENTALE DELLE REGIONI. Ora, il Comitato delle Regioni è Unione europea, ma pure Nazioni Unite. Il Comitato è “un membro attivo” del Local Governments and Municipal Authorities Constituency (Lgma), il gruppo Onu di enti locali e regionali che rappresenta la voce dei governi subnazionali di tutto il mondo. La voglia è quella di incidere “sia come membri della delegazione dell’UE che del collegio elettorale della Lgma”, rileva il sindaco di Varsavia. Il Comitato delle regioni dunque fa rete mondiale. Ecco perché sul tavolo della Cop27 ci sarà anche la richiesta di “un riconoscimento formale del ruolo fondamentale dei governi subnazionali nell’accelerare una giusta transizione climatica” nel quadro normativo della Convenzione quadro dell’Onu per i cambiamenti climatici (Unfccc). Attenzione all’ambiente e rivoluzione sostenibile partono dai territori, e i territori sono decisi a giocare la partita salva-clima.

Clima, l’annuncio di Draghi: Youth4Climate sarà annuale

Lo ha ricordato anche nell’ultima conferenza stampa, per Mario Draghi la lotta ai cambiamenti climatici è fondamentale. Il presidente del Consiglio, a New York per la 77esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo ribadisce anche nel suo intervento alla sessione di apertura dello ‘Youth4Climate: Powering Action’, accanto al suo ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Anzi, fa di più e dà una notizia importante per il nostro Paese: “Sulla scia del successo dello scorso anno, abbiamo deciso di rendere l’incontro un evento annuale, in stretta collaborazione con le Nazioni Unite. Sono orgoglioso di annunciare che l’Italia sarà co-leader dell’hub d’azione globale Youth4Climate, in collaborazione con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite“.

Il premier, che a margine dell’Assemblea Onu incontra il presidente del Consiglio presidenziale dello Stato di Libia, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, il presidente svizzero Ignazio Cassis e il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, si rivolge direttamente ai giovani in sala, legge il foglio con il suo discorso limato nei dettagli, poi però prende il microfono e parla scostandosi dal podio. “Sono pienamente consapevole delle vostre aspettative e della vostra grande fame di cambiamento. Entrambe sono estremamente gradite: dobbiamo fare meglio, più velocemente“. Nella sua esperienza a Palazzo Chigi, seppur caratterizzata dagli interventi per programmare il post-pandemia e mettere le basi del Pnrr, ha comunque voluto dare spazio all’ambiente. Con le semplificazioni sulle rinnovabili, ma anche avviando un lavoro di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, non dettata solo dalla crisi che sta mordendo la carne viva degli italiani. “Contiamo su di voi per aiutarci a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e ad attuare gli Accordi di Parigi – continua Draghi, rivolgendosi alla platea -. Il vostro legame con le comunità, la vostra capacità di trovare soluzioni innovative, la vostra determinazione a costruire società più sostenibili sono necessari oggi più che mai“.

Da questi concetti nasce la decisione di rendere ‘strutturale’ l’appuntamento dello ‘Youth4Climate’. Ricordando che “durante l’evento dello scorso anno, a Milano, più di 400 giovani, uomini e donne, provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per lavorare con i responsabili politici e discutere su come affrontare al meglio il cambiamento climatico“. Quell’incontro – continua il capo del governo – “ha posto i giovani al centro del dibattito e in una posizione forte per plasmare le discussioni alla Cop26“, contribuendo “a incanalare il sostegno all’impegno dei giovani a livello locale, nazionale e internazionale“. Questo è motivo di vanto per il Paese: “Sono estremamente orgoglioso della leadership italiana in questa iniziativa“, sottolinea Draghi. Che conclude il suo intervento con una frase non di circostanza: “Siamo ansiosi di ascoltare le vostre idee e i vostri progetti: auguro a tutti voi un evento di successo“. L’Italia c’è, dunque. E ci sarà anche dopo la fine della campagna elettorale.

Fridays for future FFf

Crisi climatica assente da dibattito politico: FFF lancia sciopero

Dopo continue marce e incontri con i rappresentanti politici, il Fridays For Future si mobilita in vista delle elezioni politiche e lancia lo Sciopero Globale per il Clima per il 23 settembre, a due giorni dall’appuntamento alle urne.

Dopo quattro, le persone si stanno svegliando, ma i responsabili politici sono ancora fermi”, lamenta Alice Quattrocchi, attivista catanese. “La crisi climatica è assente dal dibattito – spiega -. Più noi parliamo di clima, più i principali partiti sembrano fare a gara per prenderci in giro con belle parole a favore dell’ambiente, senza nessun piano completo, ma anzi chiedendo nuovi rigassificatori o altre misure che accelerano la catastrofe climatica”.

Le persone più colpite dalle conseguenze della crisi climatica vengono ancora “messe a tacere“, denunciano gli attivisti. Parlano delle persone migranti, “strumentalizzate o trattate come feccia“, dei lavoratori, “premiati prima e subito dopo sacrificati sull’altare della crisi infinita, come se accettare salari più bassi e lavoro precario fosse un loro dovere“.

Nel frattempo, tuonano, “chi è al potere sembra ancora dedicare tutto il proprio tempo a distrarre, ritardare e negare i cambiamenti necessari che ci attendono“. Le emissioni di CO2 non si riducono, ma continuano ad aumentare. Il mondo continua a espandere le infrastrutture per i combustibili fossili e a versare denaro “solo a favore di poche aziende e nel nome dei loro extraprofitti“.

Abbiamo un estremo bisogno di un piano di giustizia climatica e sociale che metta prima le persone e dopo il profitto: appunto, #PeopleNotProfit, continua Agnese Casadei. “Stiamo ancora correndo nella direzione sbagliata. La strada da percorrere è davvero lunga, ma siamo qui e non abbiamo intenzione di fare alcun passo indietro“.

Per le elezioni politiche, Fridays For Future Italia ha raccolto nell’Agenda climatica un insieme di proposte che dovrebbero essere incluse in ogni programma e considerate da ogni candidato per affrontare l’emergenza: “In questi giorni stiamo incontrando candidate e candidati e chiediamo loro che la crisi climatica venga affrontata a partire dall’energia e dai trasporti, che si parli di edilizia, lavoro, povertà energetica e acqua“. Cinque proposte e dieci richieste: “Sappiamo che il solo voto non è sufficiente per vedere questo cambiamento realizzato: serve alzare la voce e battersi per il cambiamento”.

Allo sciopero ha aderito Flc Cgil, invitata, insieme a tutte le associazioni, i sindacati e i movimenti a partecipare attivamente in ogni città: “Vogliamo dare un consiglio per i prossimi dibattiti: parlate con noi, non litigate tra voi – è l’appello di Fff ai leader politici -. Il punto sono i cittadini“.

Nada Al-Nashif

Allarme Onu su ritorno a combustibili fossili: “Crisi climatica irreversibile”

Limitare l’impatto dell’attuale crisi energetica sul pianeta. È quanto si è ripromessa di fare l’Onu, esortando gli Stati europei a evitare un ritorno all’utilizzo dei combustibili fossili per far fronte al caro-bollette. “Mentre i prezzi dell’energia salgono, minacciando di colpire i più vulnerabili con l’avvicinarsi dell’inverno, alcuni Stati membri dell’Ue si stanno rivolgendo a investimenti in infrastrutture e fornitura di combustibili fossili. Sebbene questo impulso sia comprensibile, esorto l’Ue e i suoi Stati membri a considerare le conseguenze a lungo termine della costruzione di infrastrutture per i combustibili fossili“, ha dichiarato l’Alto Commissario ad interim, Nada Al-Nashif, nel suo discorso di apertura alla 51esima sessione del Consiglio per i diritti umani, invitando gli Stati europei ad accelerare lo sviluppo di progetti di efficienza energetica e di energie rinnovabili. “Non c’è spazio per tornare indietro di fronte all’attuale crisi climatica“, ha ricordato loro.

Il 28 luglio scorso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che riconosce il diritto degli esseri umani a un ambiente pulito, sano e sostenibile. Il voto ha fatto seguito all’adozione nel 2021 da parte del Consiglio dei diritti umani di una risoluzione per il riconoscimento universale del diritto umano a un ambiente sano.

L’Europa è duramente colpita dall’aumento dei prezzi mondiali dell’energia. Alimentata prima dalla ripresa post-covid, ora è la guerra in Ucraina a far temere carenze con la graduale cessazione delle consegne di gas russo. Nel 2021, circa il 40% delle importazioni di gas dell’Ue proveniva dalla Russia: ora rappresentano il 9%. In vista dell’inverno, alcuni paesi, tra cui la Germania, hanno annunciato un maggiore utilizzo del carbone. Se il cancelliere Olaf Scholz ha assicurato di non rinunciare al suo obiettivo di abbandonare questo tipo di energia inquinante nel 2030, e ha escluso “una rinascita dei combustibili fossili, in particolare del carbone“, tuttavia il suo utilizzo sembra più che mai un’alternativa necessaria per riscaldare le popolazioni europee. La neo premier britannica, Liz Truss, ha infatti annunciato una revisione della politica ‘green’ attuata dal predecessore Boris Johnson: nel maxi piano per contenere il forte aumento delle bollette e del costo della vita la prima ministra ha previsto anche la riapertura di centrali a carbone e la fine del divieto di fracking (la modalità di estrazione del gas dal sottosuolo). Non solo. Ha anche annunciato che il piano di emissioni zero entro il 2050 sarà rivalutato in linea con gli obiettivi energetici e di crescita.

Rivalutato anche il nucleare: sempre Berlino ha deciso di ‘congelare’ il progetto di chiusura degli ultimi impianti nucleari ancora in funzione, mettendo in standby due dei tre reattori. Almeno fino alla primavera, come si è trovato costretto ad accettare il ministro ‘verde’ all’Economia Robert Habeck, in modo che possano essere disponibili come riserve all’occorrenza.

caldo

Arriva l’estate dell’anticiclone Bacco: ma da venerdì si entra nell’autunno

Nei prossimi giorni l’anticiclone africano e quello delle Azzorre saranno i responsabili di due importanti cambiamenti del tempo sull’Italia. Dopo la fase spiccatamente instabile che fino a domenica è stata caratterizzata da improvvisi e talvolta non previsti temporali anche molto forti al Centro-Nord, ora la scena meteorologica italiana sarà di nuovo comandata dall’anticiclone africano che è chiamato Bacco.

Antonio Sanò, direttore e fondatore del sito www.iLMeteo.it comunica che almeno fino a mercoledì 14 l’anticiclone Bacco proteggerà gran parte delle regioni, garantendo giornate ampiamente soleggiate e temperature in graduale aumento. I valori massimi torneranno a toccare punte superiori ai 30°C al Centro-Nord e nuovamente fino a 37-38°C al Sud (a partire da martedì) dapprima in Sardegna, poi su Sicilia, Calabria e Puglia.

Giovedì 15, mentre una perturbazione sospinta da venti meridionali colpirà Alpi, Prealpi e soprattutto Toscana e Umbria, l’alta pressione delle Azzorre dall’oceano Atlantico inizierà a innalzarsi verso il Polo Nord. Questo suo movimento richiamerà aria fredda che velocemente dalla Scandinavia raggiungerà l’Italia.

Da venerdì e nel weekend 17-18 settembre l’aria artica farà il suo ingresso dalla Porta della Bora (Alpi Giulie) provocando non solo un intenso peggioramento del tempo dal Nordest verso le regioni adriatiche centrali, ma anche un drastico calo delle temperature, dapprima al Settentrione poi anche sul resto d’Italia. Si passerà così dall’estate all’autunno in poco tempo.

temporale

Tornano forti temporali con rischio grandine: sole nel week-end

Il meteo divide l’Europa: il settore nord-occidentale è colpito da giorni dal ciclone Peggy, mentre in Italia si vive una coda dell’estate con 37-38°C al sud e 33°C anche sulla Capitale; sull’Europa orientale invece sembra di essere già a novembre con massime di 10°C a Mosca e anomalie di -8/-9°C rispetto al clima del periodo, dalla Polonia all’Ucraina.
In questo contesto, il meteo italiano dei prossimi giorni sarà governato dalla ‘decisione pigra’ del ciclone irlandese (Peggy) di spostarsi verso Est: dopo quasi una settimana il minimo di bassa pressione muoverà molto lentamente verso la Danimarca, seguendo l’abbassamento della Corrente a Getto fino alle regioni alpine. La Corrente a Getto, cioè il vento a circa 10.000 metri di quota, favorirà dunque un sensibile peggioramento sul Nord Italia con temporali e rischio grandine. Avremo anche un’intensificazione del vento al suolo in particolare tra Liguria, Toscana e regioni appenniniche tra giovedì sera e venerdì. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma il passaggio di un sistema perturbato sul Nord Italia che marginalmente porterà un rapido peggioramento anche al Centro e, a luoghi, al Sud.

In sintesi, l’abbassamento di latitudine della Corrente a Getto ed il transito del Ciclone Peggy sul Nord Europa muoveranno la situazione meteo sul nostro Paese: sono attesi nelle prossime ore dei rovesci su Alpi e Prealpi in locale discesa verso le pianure adiacenti, il passaggio del fronte nella giornata di giovedì con temporali al Centro-Nord in spostamento da Ovest verso Est e vento a tratti teso; seguirà un graduale miglioramento da venerdì ma con una ventilazione occidentale a tratti ancora sostenuta.

E come sarà il weekend? Al momento la previsione indica un fine settimana in prevalenza soleggiato; ma come abbiamo visto, in questi ultimi giorni in alcune zone, anche il nostro Paese sta vivendo un mese di settembre tipico di una mezza stagione (cioè di una stagione di mezzo tra estate ed autunno): mezza stagione significa che all’improvviso potremo trovarci sotto un temporale sia sabato che domenica, ma come dice la parola stessa si tratterà di un fenomeno ‘temporale’, di breve durata. Il caldo all’estremo Sud invece non sarà temporale, sta durando da giorni e potrebbe vedere una nuova ed ulteriore intensificazione africana dalla prossima settimana: all’estremo Sud non sono arrivate ancora le mezze stagioni.

La Norvegia si candida a ‘cimitero’ della CO2 europea

Sulle coste ghiacciate del Mare del Nord, un ‘cimitero’ in costruzione sta suscitando le speranze degli esperti di clima: presto il sito ospiterà una piccola parte della CO2 emessa dall’industria europea, evitando così che finisca nell’atmosfera. Considerata a lungo una soluzione tecnicamente complicata e costosa di utilità marginale, la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) è ora in voga in un pianeta che sta lottando per ridurre le proprie emissioni nonostante l’emergenza climatica.

Nella città di Øygarden, su un’isola vicino a Bergen (Norvegia occidentale), un terminale attualmente in costruzione riceverà tra qualche anno tonnellate di CO2 liquefatta, che verrà trasportata dal Vecchio Continente via nave dopo essere stata catturata alla fine delle ciminiere delle fabbriche. Da lì, il carbonio sarà iniettato tramite una conduttura in cavità geologiche a 2.600 metri di profondità. L’ambizione è che rimanga lì a tempo indeterminato.

Si tratta della “prima infrastruttura di trasporto e stoccaggio ad accesso libero al mondo, che consente a qualsiasi emettitore che abbia catturato le proprie emissioni di CO2 di prenderle in carico, trasportarle e stoccarle in modo permanente e in totale sicurezza“, sottolinea il direttore del progetto Sverre Overå. In quanto maggior produttore di idrocarburi dell’Europa occidentale, si ritiene che la Norvegia abbia anche il maggior potenziale di stoccaggio di CO2 del continente, in particolare nei suoi giacimenti petroliferi esauriti.

ACCORDI COMMERCIALI

Il terminal Øygarden fa parte del piano ‘Langskip’, il nome norvegese delle navi vichinghe. Oslo ha finanziato l’80% dell’infrastruttura mettendo sul piatto 1,7 miliardi di euro per sviluppare la CCS nel Paese. Due siti nella regione di Oslo, un cementificio e un impianto di termovalorizzazione, dovrebbero infine inviarvi la loro CO2. Ma la particolarità del progetto sta nel suo aspetto commerciale, in quanto offre anche agli industriali stranieri la possibilità di inviare la propria anidride carbonica. A tal fine, i giganti dell’energia Equinor, TotalEnergies e Shell hanno creato una partnership, denominata Northern Lights, che sarà il primo servizio di trasporto e stoccaggio transfrontaliero di CO2 al mondo quando entrerà in funzione nel 2024. Negli ultimi giorni sono state raggiunte due importanti pietre miliari per la CCS in Norvegia. Lunedì scorso, i partner dell’aurora boreale hanno annunciato un primo accordo commerciale transfrontaliero che prevede il trasporto e il sequestro di 800.000 tonnellate di CO2 catturate nell’impianto olandese del produttore di fertilizzanti Yara, a partire dal 2025, tramite speciali imbarcazioni. Il giorno successivo, Equinor ha presentato un progetto con la tedesca Wintershall Dea per la costruzione di un gasdotto di 900 chilometri per il trasporto di CO2 dalla Germania alla Norvegia per lo stoccaggio. Un progetto simile con il Belgio è già in cantiere.

NESSUNA SOLUZIONE MIRACOLOSA

Tuttavia, la CCS non è una soluzione miracolosa al riscaldamento globale. Nella sua prima fase, Northern Lights sarà in grado di trattare 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, una capacità che sarà poi aumentata a 5-6 milioni di tonnellate. A titolo di confronto, l’Unione Europea ha emesso 3,7 miliardi di tonnellate di gas serra nel 2020, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente. Ma sia il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) che l’Agenzia internazionale dell’energia ritengono che questo strumento sia necessario per contenere l’aumento della temperatura. Gli ambientalisti non sono unanimi nel sostenere la tecnologia. Alcuni temono che venga utilizzato come motivo per prolungare lo sfruttamento dei combustibili fossili, che distolga investimenti preziosi dalle energie rinnovabili o che si verifichino perdite. “Siamo sempre stati contrari alla CCS, ma la mancanza di azioni sulla crisi climatica rende sempre più difficile mantenere questa posizione“, afferma Halvard Raavand, rappresentante di Greenpeace Norvegia. “Il denaro pubblico sarebbe meglio investito in soluzioni che sappiamo essere efficaci e che potrebbero anche ridurre le bollette per le persone normali, come l’isolamento delle case o i pannelli solari“, spiega.

tempesta

Tempeste causate da riscaldamento globale: “Un colpo di frusta meteorologico”

Le tempeste che si sono abbattute sugli Stati Uniti e in altre parti del mondo questa estate sono un chiaro segnale del riscaldamento globale. La scienza concorda: il cambiamento climatico sta avendo effetti devastanti su tutto il pianeta e questi fenomeni meteorologici, un tempo raro, ora stanno diventando più intensi e frequenti, con effetti potenzialmente devastanti. Gli Usa stanno pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane: almeno 40 persone sono smorte a luglio in Kentucky, Illinois, Texas e Missouri, a causa delle tempeste arrivate in un periodo di estrema siccità. Il suolo, troppo secco, non è più in grado di assorbire l’acqua. Durante uno di questi episodi sono caduti più di 300 millimetri di pioggia, evento che, secondo i modelli statistici, si verifica solo una volta ogni mille anni. “È come un colpo di frusta meteorologico“, spiega Peter Gleick, co-fondatore del Pacific Institute, una ong specializzata nello studio dell’acqua. E ciò è dovuto ad “un’intensificazione del ciclo idrologico globale“, conseguenza del riscaldamento globale.

Da anni gli scienziati da anni avvertono dell’impatto dell’innalzamento della temperatura del pianeta causato in particolare dall’uso di combustibili fossili e dall’emissione di gas serra, le cui conseguenze ora sono chiare. Gli effetti del cambiamento climatico stanno infatti diventando molto concreti: i luoghi asciutti sono ancora più asciutti, i luoghi umidi ancora più umidi. “Il punto in comune tra queste forti precipitazioni e altri fenomeni eccezionali dello stesso tipo è un cocktail di ingredienti molto preciso“, necessario per il loro innesco, sottolinea David Novak, che dirige l’ufficio previsioni del tempo all’interno dei Servizi meteorologici americani (NWS). “Servono umidità e instabilità nell’atmosfera. E poi un innesco per la formazione della tempesta“, spiega.

Le tempeste ovviamente non sono rare in Texas o nell’Illinois in estate, ma la loro intensità legata all’altissima pressione atmosferica è la diretta conseguenza del riscaldamento del pianeta. “Più l’aria è calda – dice il meteorologo – più sarà maggiormente umida. E più c’è umidità più è facile che si formino le tempeste“. Secondo la formula di Clausius-Clapeyron, un aumento della temperatura di 1 grado Celsius è associato a un aumento di circa il 7% dell’umidità nell’atmosfera. Questo, dice Novak, è ciò che capovolge i modelli statistici delle previsioni meteorologiche e spiega perché quello che una volta era un fenomeno raro ora è più frequente, come le cinque tempeste che hanno colpito gli Stati Uniti quest’estate. tempeste che, prima dell’era industriale, avevano una probabilità dello 0,1% di formarsi, il che significa che in media si verificavano solo ogni mille anni. Ma questa percentuale aumenta drammaticamente in un contesto di riscaldamento globale.

(Photo credits: Valery HACHE / AFP)