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INFOGRAFICA INTERATTIVA Prezzo del carburante, benzina e gasolio ancora in crescita

Nella mappa INTERATTIVA di GEA vengono mostrati i prezzi medi del carburante regione per regione. Si può scegliere quale tipologia di carburante visualizzare e fare così un confronto tra le varie regioni. I dati sono quelli del ministero delle Imprese e del Made in Italy che vengono rilasciati ogni giorno. L’Alto Adige si conferma la zona più cara d’Italia (1,860 euro/litro), mentre le Marche restano la regione più economica, con la benzina a 1,804 euro/litro, comunque in aumento.

Prezzi diesel +15% per la crisi del Mar Rosso. Ft: “Problemi su forniture nei prossimi mesi”

I futures del gasolio sono aumentati del 15% da metà dicembre, a 845 dollari a tonnellata, riflettendo le crescenti preoccupazioni degli investitori che l’Europa sarà schiacciata dai problemi lungo la catena di approvvigionamento nei prossimi mesi. Lo riporta il Financial Times che vede nella crisi del Mar Rosso, figlia degli attacchi Houthi alle navi occidentali e della risposta militare anglo-americana con conseguente semi-blocco dei trasporti marittimi, un potenziale tappo al commercio del diesel. Con l’Unione Europea che ha vietato l’uso del carburante russo, il Vecchio continente ha accresciuto la sua dipendenza dalle importazioni dall’Asia e dagli Stati Uniti. Tuttavia, la manutenzione delle raffinerie statunitensi minaccerà ulteriormente le forniture attraverso l’Atlantico, aumentando i prezzi. La navigazione problematica nel Mar Rosso a causa degli attacchi ribelli yemeniti filo-Iran ha ulteriormente complicato i calcoli dei commercianti, con navi costrette a bypassare la solita rotta attraverso Suez, aumentando le tariffe di trasporto Asia-Europa di oltre il 30%.

Il diesel, essendo il carburante più utilizzato in Europa, sia nel trasporto merci che nell’aviazione, oltre al riscaldamento domestico, è cruciale per l’economia della regione. Le importazioni russe, in passato fondamentali, sono state bandite, portando il continente a rivolgersi al Medio Oriente per circa il 60% del diesel europeo. Tuttavia, a seguito di eventi come la guerra a Gaza, questa percentuale è scesa a circa un terzo, aumentando la vulnerabilità dell’Europa. Attacchi di droni ucraini contro infrastrutture energetiche russe, segnalati da JPMorgan, sono ora considerati una minaccia potenzialmente più dannosa per gli equilibri globali dei prodotti petroliferi rispetto alle interruzioni delle spedizioni nel Mar Rosso.

Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno contribuito a coprire il deficit di forniture, ma la manutenzione delle raffinerie della costa del Golfo ridurrà drasticamente la produzione, con gli analisti che prevedono una diminuzione della capacità produttiva di circa 1 milione di barili al giorno a gennaio e febbraio. La più grande raffineria d’Europa, Shell, ha inoltre avviato lavori di manutenzione, mettendo fuori servizio metà della sua capacità fino al 15 aprile, mentre ExxonMobil chiuderà la sua raffineria per manutenzione fra un paio di settimane fino a fine aprile.

La turbolenza nel Mar Rosso ha coinciso infine con un calo delle scorte nella cruciale regione Amsterdam-Rotterdam-Anversa, ARA, rendendo l’Europa ancora più vulnerabile a una riduzione dell’offerta a causa della manutenzione delle proprie raffinerie”, evidenzia il Financial Times, il quale ricorda che “l’Europa ha accumulato le sue scorte di diesel in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, con gli stoccaggi presso l’hub ARA che hanno raggiunto il fondo del range quinquennale, secondo Sparta Commodities”. Anche la capacità di raffinazione è diminuita negli ultimi anni poiché regole Ue e governative hanno cercato di incentivare il passaggio a fonti energetiche più verdi e la domanda è diminuita a causa del passaggio dei clienti ai veicoli elettrici. Alcuni analisti, citati dal Ft, ritengono tuttavia che i governi dell’Ocse siano ben preparati con scorte di emergenza.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Andamento del prezzo del carburante, calano ancora benzina e diesel

Nell’infografica interattiva di GEA si può vedere l’andamento del prezzo medio settimanale della benzina dal 2021 ad oggi. I prezzi sono in calo da fine settembre e nell’ultima settimana si è registrata un’ulteriore flessione sia per la benzina sia per il gasolio. Il prezzo medio in modalità self-service registrato la settimana scorsa (11-17 dicembre) è stato di 1,765 euro al litro per la benzina e 1,732 euro per il diesel.

In autostrada stabili benzina e diesel sopra i 2 euro. Bolzano la città più cara

Secondo la rilevazione quotidiana diffusa dal Mimit, ministero delle imprese e del made in Italy, il prezzo della benzina in modalità self in autostrada è stabile a 2,078 euro al litro (-1 millesimo) così come il prezzo medio del gasolio a 2,024 euro. Fuori dalle autostrade, la provincia di Bolzano è la zona più cara d’Italia, con la benzina che cala di un millesimo a 2,035 euro al litro e il diesel che resta a 1,98 euro.

In generale si nota una leggera decelerazione dei prezzi fuori dalle autostrade. Complessivamente sono scese a 11 le regioni/province dove la verde ha sfondato quota 2 euro: Abruzzo 2 euro al litro, Basilicata 2,021, Calabria 2,017, Campania 2,002, Liguria 2,023, Molise 2,004, Puglia 2,008, Sardegna 2,021, Val d’Aosta 2,022, provincia autonoma di Trento 2,004 e appunto di Bolzano a 2,035 euro.

Nella settimana dal 18 al 24 settembre, secondo l’Osservatorio carburanti del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, il prezzo della Benzina è aumentato a 2,001 euro al litro (+4,6 millesimi rispetto alla precedente settimana), così come quello del diesel a 1,938 euro/litro (+1,4 centesimi).

“Dopo che il gasolio aveva varcato settimana scorsa il tetto di 1,9 euro, ora tocca alla benzina sfondare i 2 euro nei dati ufficiali del ministero dell’Ambiente. Considerato che nella rilevazione del 10 luglio era 1,845 euro, si tratta di un balzo terrificante. Una corsa inarrestabile contro la quale il Governo ieri ha partorito un topolino, aiutando solo i poveri assoluti, che di sicuro useranno quel misero stanziamento di 100 milioni per acquistare cibo e non certo per fare gite fuori porta”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Gli automobilisti, insomma, come tradizione italica, restano una gallina dalle uova d’oro. Se il 10 luglio il Governo incassava, solo di Iva, 33,268 cent al litro per la benzina e 30,363 cent per il gasolio, ora ne prende già, rispettivamente, 36,1 e 34,952 cent, ossia quasi 3 cent in più per ogni litro di benzina (2,832) e ben oltre 4 cent al litro per il gasolio (4,589)”, prosegue Dona.

“Dalla rilevazione del 10 luglio 2023, in 2 mesi e mezzo, un litro di benzina self è rincarato di quasi 16 cent, +8,5%, pari a 7 euro e 85 cent per un pieno di 50 litri, mentre per il gasolio il rialzo è di oltre 25 cent al litro, +15,1%, pari a 12 euro e 72 cent a rifornimento, che su base annua significano oltre 305 euro”, conclude Dona.

Cala (di poco) il prezzo di benzina e diesel in autostrada. Ma in 12 regioni sfonda ancora i 2 euro

Il prezzo della benzina in modalità self in autostrada segna un primo leggerissimo calo a 2,078 euro al litro (-1 millesimo) e il prezzo medio del gasolio cede 2 millesimi a 2,021 euro. E’ quanto emerge dalla rilevazione quotidiana diffusa dal Mimit, ministero delle Imprese e del made in Italy.Fuori dalle autostrade, la provincia di Bolzano è la zona più cara d’Italia, con la benzina che arriva a 2,037 euro al litro e il diesel che resta a 1,98 euro.

In generale si nota una minima decelerazione dei prezzi fuori dalle autostrade. Complessivamente sono scese a 12, dalle 14 di ieri, le regioni/province dove la verde ha sfondato quota 2 euro: Abruzzo 2,002 euro al litro, Basilicata 2,024, Calabria 2,021, Campania 2,004, Friuli Venezia Giulia a 2, Liguria 2,027, Molise 2,007, Puglia 2,01, Sardegna 2,024, Val d’Aosta 2,024, provincia autonoma di Trento 2,006 e appunto di Bolzano a 2,037 euro.

Secondo l’ultima indagine di Unem, Unione Energie per la Mobilità, nei primi otto mesi 2023 i consumi petroliferi sono ammontati a 37,9 milioni di tonnellate, con un decremento dell’1,3% (-496.000 tonnellate) che si va amplificando rispetto allo stesso periodo 2022. Il calo è da attribuire proprio all’aumento del costo dei carburanti.

I consumi di carburanti autotrazione (benzina+gasolio) sono risultati pari a 20,9 milioni di tonnellate, con un incremento dello 0,7% (+144.000 tonnellate) rispetto ai primi otto mesi 2022. In particolare, rispetto al periodo gennaio-agosto 2022, la benzina totale ha mostrato un incremento del 6,3%, con una crescita analoga della benzina venduta sulla rete (+6,3%), mentre il gasolio autotrazione ha evidenziato un calo dell’1,1%, con il gasolio venduto sulla rete aumentato dello 0,4%.
Quanto alla dinamica dei prezzi al consumo, in media ad agosto la benzina è stata superiore di circa 13 centesimi di euro/litro rispetto all’agosto dello scorso anno, quando vigeva l’accisa ridotta, mentre il gasolio di soli 1,9 centesimi.

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Il governo blocca lo stop del Piemonte ai diesel Euro 5. Decreto oggi in Consiglio dei ministri

Il governo è pronto a bloccare lo stop ai diesel Euro 5 in Piemonte, che avrebbe dovuto prendere il via il 15 settembre, e lo farà con un decreto che verrà portato martedì in Consiglio dei ministri. Ad annunciarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che a margine di un convegno sull’acqua organizzato a Roma da Acea, ha offerto i primi dettagli di un provvedimento che, di fatto, fermerà la decisione del governatore piemontese, Alberto Cirio di anticipare di due anni una misura prevista dalle norme europee. Le limitazioni alle auto più inquinanti erano previste dal lunedì al venerdì tra le 8.30 e le 18.30 in 76 Comuni, inclusa la città di Torino. “Il decreto – spiega Pichetto – prevede una serie di azioni di blocco” di quanto previsto dalla delibera regionale “e una ripresa degli accordi del 2017, con una verifica dello stato di attuazione e del cronoprogramma dei nuovi interventi a partire dal 2024″.

Una decisione, quella annunciata dal titolare del Mase, condivisa da tutto l’esecutivo e anticipata poche ore prima dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che durante il question time alla Camera definisce “verosimile” che lo stop al provvedimento piemontese arrivi “già la prossima settimana”. E anche se “resta molto fermo l’impegno del governo a tutela dell’ambiente nel solco degli accordi con l’Europa”, serve un approccio, dice, “in grado di tenere conto delle trasformazioni in atto e delle stringenti regolamentazioni europee senza ricorrere ad azioni estemporanee che rischierebbero di indebolire l’efficacia dell’attuale impianto”. Insomma, va seguita la linea concordata e, allo stesso tempo, il governo lavora per “aumentare gli incentivi per chi ne ha davvero bisogno” così da poter “migliorare il parco circolante”. Anche perché, ricorda il ministro “un quarto dei veicoli circolanti in Italia è Euro 0, 1, 2, 3”, cioè circa “11 milioni”.

Lo stop al provvedimento raccoglie, naturalmente, il favore del vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che già a fine agosto aveva convocato un tavolo tecnico per evitare il “folle divieto” e “tutelare famiglie e imprese”. “Siamo determinati – dice – a difendere l’ambiente, senza estremismi ideologici che non migliorano la qualità dell’aria ma peggiorano le condizioni di centinaia di migliaia di famiglie e lavoratori”.

All’origine del provvedimento voluto da Cirio c’è la procedura di infrazione aperta dalla Commissione Ue verso l’Italia, che nel 2020 è stata condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti e non aver messo in campo azioni sufficienti per ridurre lo smog. Era stato, quindi, chiesto alle Regioni del bacino padano di irrigidire le misure e anticiparle, come il blocco dei motori diesel Euro 5, previsto in origine per il 2025.

Benzina verso 2 euro, rialzi non si fermano. Ministero: Pesano accise

Non si ferma la corsa dei carburanti. Nella settimana dal 7 al 13 agosto, secondo l’Osservatorio carburanti del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, il prezzo della benzina è aumentato a 1,939 euro al litro (+9,82 millesimi rispetto alla precedente settimana), così come quello del diesel a 1,827 euro/litro (+3,13 centesimi).

Si tratta di quotazioni in modalità self-service, quindi il servito è abbondantemente già sopra la soglia psicologica dei 2 euro al litro, che aveva preoccupato l’Italia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina un anno e mezzo fa. “Per il sedicesimo giorno consecutivo hanno subito un aumento”, commenta Fegica, una delle associazioni che rappresentano i gestori di impianti di carburanti. Per cui “il cartello dei prezzi medi, imposto ai distributori dal governo, nulla ha potuto, né ha mai avuto alcuna possibilità di farlo, contro gli aumenti dei prezzi dovuti ai valori in ascesa dei mercati internazionali dei prodotti. Al contrario si può cominciare ad intravedere il concretizzarsi di quel pericolo di cui l’Antitrust aveva a più riprese informato il Governo: l’esposizione dei prezzi medi non è solo inutile, ma rischia di essere controproducente. C’è quindi bisogno di interventi seri sia in prospettiva, con una riforma strutturale del settore, sia nell’immediato. I prezzi dei carburanti sono ormai al medesimo livello di quando il Governo Draghi decise di tagliare le accise”, sottolinea Fegica in una nota.

Nel dettaglio, calcola Figisc-Confcommercio (altra associazione dei gestori di stazioni di servizio), la media dei prezzi medi delle regioni per la benzina è cresciuta di +0,029 euro/litro, con un massimo di +0,038 (regione Molise) ed un minimo di +0,020 (regione Friuli Venezia Giulia), con un valore medio iniziale al 1° agosto di 1,920 euro/litro (con un massimo di 1,945 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,891 per la regione Marche), ed un valore medio finale al 16 agosto di 1,949 euro/litro (con un massimo di 1,974 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,924 per la regione Veneto).

Per quanto riguarda il diesel, sottolinea Figisc, “la media dei prezzi medi delle regioni è cresciuta di +0,072 euro/litro, con un massimo di +0,083 (regione Molise) ed un minimo di +0,065 (regione Sardegna), con un valore medio iniziale al 1° agosto di 1,776 euro/litro (con un massimo di 1,804 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,751 per la regione Marche), ed un valore medio finale al 16 agosto di 1,848 euro/litro (con un massimo di 1,978 euro/litro ancora per la provincia autonoma alto-atesina e un minimo di 1,822 per la regione Marche)”.

Una nota del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha voluto precisare “che il prezzo industriale della benzina, depurato dalle accise, è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Spagna e Germania. Il prezzo alla pompa è, oggi rispetto alla giornata di ieri, sostanzialmente stabile e maggiore di 0,02-0,04 euro rispetto alla rilevazione di domenica. Si nota quindi un rallentamento del trend degli aumenti, dovuti alla crescita delle quotazioni internazionali, che si erano osservati nell’ultimo mese, a dimostrazione di come sia stata efficace in questi mesi l’azione del monitoraggio del Mimit e, a partire dal mese di agosto, lo strumento dell’esposizione del prezzo medio regionale che consente ai consumatori di scegliere dove rifornirsi, in trasparenza e consapevolezza“.

Il ministero ha poi sottolineato che le quotazioni internazionali medie della scorsa scorsa settimana mostrano, rispetto al mese precedente, aumenti analoghi a quelli del prezzo alla pompa. “Insomma, è falso quanto affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo, anzi è vero il contrario: l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei”, ha aggiunto. “Peraltro, appare davvero strano che se la prendano con una misura risultata pienamente efficace che ha consentito, in un sistema di mercato, di contrastare la speculazione, dando piena trasparenza e quindi consapevolezza e capacità di scelta al consumatore. Sono contrari anche alla trasparenza?“, conclude la nota. Se il tema è quello delle accise, proprio il “governo ha inserito una clausola ‘taglia accise’ collegata però ad un livello di prezzo troppo alta per essere funzionale nelle presenti condizioni di emergenza”, aggiunge la Fegica che conclude: “E’ arrivato il momento che il Governo abbandoni slogan e giustificazioni poco credibili e prenda seriamente in esame l’ipotesi di mettere le mani sulla tassazione dei carburanti, fosse pure temporaneamente”. Per tagliare le imposte sui carburanti, in base al meccanismo della cosiddetta accisa mobile, il prezzo dovrebbe aumentare “in misura pari o superiore, sulla media del periodo (un paio di mesi, ndr), a due punti percentuali rispetto esclusivamente al valore di riferimento, espresso in euro” e che viene indicato nel Def. Ecco, nel Documento di Economia e Finanza il petrolio viene stimato a 82,3 euro per il 2023 cioè 89,84 dollari al cambio attuale. La quotazione del Brent però è attualmente attorno a 85 dollari al barile. Sotto dunque la soglia stabilita dal Def.

Auto elettriche? Pare inquinino meno quelle a… carbone

Si è incagliato l’iter europeo relativo allo stop delle immatricolazioni di auto a motore endotermico dal 2035. Ciò che pareva una sentenza qualche settimana fa adesso lo sembra un po’ meno: di rinvio in rinvio, di protesta in protesta, di dubbio in dubbio qualcosa si è mosso a Bruxelles. O, per lo meno, sono state prese in considerazione le istanze di chi, in particolare dell’Italia, ha sollevato perplessità su un provvedimento traumatico per un’intera filiera produttiva. Due le premesse.

La prima: è doveroso salvaguardare il Pianeta, dunque eliminare le emissioni di Co2 e circoscrivere l’aumento della temperatura come da accordi presi a Parigi nell’ormai lontano 2015. E in questo senso, l’Europa sta avanti a tutti, esempio virtuoso per India e Cina ma pure per gli Stati Uniti. La seconda: la mobilità elettrica è sicuramente la più funzionale in prospettiva, anche se al momento nessun Paese è strutturato per supportare l’erogazione il bisogno di elettricità di milioni e milioni di veicoli.

Evase le premesse, resta una considerazione. Tra oggi e il 2035 esistono delle vie di mezzo rappresentate, ad esempio, dai biocarburanti. Che inquinano poco e che consentono una transizione meno traumatica per chi non può modificare o capovolgere i propri sistemi produttivi. Soluzione, questa, che giocoforza dovrà essere presa in considerazione dalle autorità di Bruxelles, a volte troppo rigide e troppo distanti dalla realtà. E ancora: tra oggi e il 2035, chissà che non si facciano sostanziali passi avanti sulla produzione a basso prezzo di idrogeno (verde) e che così l’elettrico non rappresenti l’unica via di fuga possibile dalla Co2. Senza dimenticare, comunque, che per ‘offrire’ elettricità fatalmente si inquina.

L’ultima riflessione riguarda una questione strettamente europea, che fa a pugni con la volontà (legittima) di preservare il nostro presente e il nostro futuro attraverso la decarbonizzazione. Esiste infatti un paradosso difficile da spiegare e da accettare. Mentre si discute animatamente e quasi si litiga sui motori a diesel e benzina, la Gran Bretagna riapre dopo 37 anni una importante miniera di carbone per supportare la produzione dell’acciaio. Nello stesso tempo, la Germania sta facendo viaggiare ‘a cannone’ le sue centrali a carbone per fronteggiare la crisi energetica. Imitata anche dall’Italia. Ora: non bisogna essere uno di Fridays for Future per capire che i conti non tornano, che qualcosa non quadra. E se usassimo le auto a carbone?

Parlamento Ue

Via libera definitivo dell’Ue: stop a motori benzina e diesel dal 2035

Un passaggio formale a Strasburgo che a Roma non smette di alimentare la polemica sulla transizione della mobilità europea. A partire dal 2035 le auto con motore a combustione, diesel e benzina, non saranno più vendute in Europa: l’Europarlamento riunito a Strasburgo in sessione plenaria ha confermato con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti l’accordo raggiunto nella notte tra il 27 e il 28 ottobre con gli Stati membri sulla revisione degli standard di prestazione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni.

Il primo e tra i più importanti fascicoli del ‘Fit for 55’, l’ambizioso pacchetto sul clima proposto dalla Commissione europea a luglio 2021 per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050. L’intesa raggiunta lo scorso anno prevede lo stop alla vendita di auto e furgoni con motori a combustione interna, quindi benzina e diesel, entro il 2035 in tutta Ue, con una tappa intermedia di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto nuove e dei nuovi furgoni entro il 2030 (rispettivamente del 55 e 50%, rispetto ai livelli del 2021). Entro il 2025, la Commissione Ue dovrà presentare un metodo di calcolo per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 durante tutto il ciclo di vita delle auto e dei furgoni venduti sul mercato dell’UE e l’accordo include una clausola di revisione perché la Commissione valuti nel 2026 i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e possa riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in. Viene mantenuto il meccanismo di incentivi per i veicoli a zero e basse emissioni fino al 2030, per cui se un produttore soddisfa determinati parametri di riferimento per la vendita di veicoli a zero e basse emissioni può essere premiato con obiettivi di CO2 meno severi. Infine, l’accordo include una formulazione sui carburanti CO2 neutrali in base alla quale la Commissione presenterà una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035. Mantenuto il cosiddetto emendamento ‘salva Motor Valley’, che deroga fino al 2035 gli standard di emissione per i produttori di piccoli volumi di produzione (da 1.000 a 10.000 auto nuove o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni). L’esenzione è totale per i produttori di meno di 1.000 nuove immatricolazioni di veicoli all’anno.

L’accordo raggiunto in ottobre ha segnato il primo grande passo in avanti dell’Unione europea sugli oltre 10 dossier legislativi del ‘Fit for 55’. Le nuove norme sulle emissioni di auto e benzina hanno diviso l’Italia per tutto l’iter legislativo europeo tra chi è convinto che la misura sia necessaria per dare una rapida svolta all’industria auto Ue, e chi invece teme che il passo possa danneggiare industria e consumatori nel pieno di una crisi energetica. La divisione è ben rappresentata dai voti espressi oggi a Strasburgo: tutta la delegazione italiana del centrodestra nell’Emiciclo composta da Fratelli d’Italia (nel gruppo ECR), Lega (nel gruppo ID) e Forza Italia (nel PPE) – che a Roma è espressione della maggioranza di governo – ha votato contro la conferma dell’accordo, mentre a votare a favore sono stati gli eurodeputati del Partito democratico (nel gruppo dei Socialisti&Democratici), del Movimento 5 stelle (Non Iscritti), dei Verdi e di Italia Viva (nel gruppo Renew Europe). Per il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans non c’è dubbio che la strada intrapresa con la futura legislazione europea sulle auto è quella giusta e ne è consapevole anche l’industria delle auto stessa. “Sono convinto che l’industria automobilistica europea abbia già fatto questa scelta molto chiaramente. I costi di gestione dei veicoli elettrici sono già più bassi di quelli delle auto con motore a combustione e nel giro di pochi anni anche l’acquisto di un veicolo elettrico sarà più economico di quello di un’auto con motore a combustione”, ha detto il vicepresidente per il Green Deal in un intervento in plenaria che ha preceduto il voto. L’accordo politico passa ora all’ultimo step formale di approvazione degli Stati membri Ue al Consiglio nelle prossime settimane, per poi essere pubblicato in Gazzetta Ue.

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Addio sconti, prezzo benzina e diesel in rialzo: a livelli 5 mesi fa. Ma il petrolio costa meno

Volevano abolire le accise sui carburanti in campagna elettorale. E invece le aumentano. Da ieri gli italiani pagano benzina e diesel 20 centesimi al litro in più“, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, dell’Alleanza Verdi Sinistra. “In pochi mesi Giorgia Meloni è passata dalla richiesta di abolire le accise sulla benzina all’aumento di circa 20 centesimi al litro arrivato con il nuovo anno”, evidenzia in una nota Laura Ferrara, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Il primo gennaio è decaduto infatti anche l’ultimo sconto sulle accise di benzina e diesel pari a 15,3 cents più Iva, introdotto il 21 marzo 2022 dal governo Draghi per fermare i rincari che avevano spinto il prezzo della benzina a 2,18 euro al litro il 14 marzo scorso. Il primo sconto, che complessivamente valeva 0,122 euro, era già sparito a fine novembre.

Oggi il Ministero delle Imprese e del Made in Italy fornirà l’aggiornamento settimanale sui prezzi. Applicando l’aumento ai prezzi rilevati lo scorso 26 dicembre, un litro di benzina è così passato da 1,625 a 1,835 euro, mentre il diesel è rincarato da 1,689 a 1,872 euro di media. Per ritrovare queste quotazioni alla pompa bisogna tornare a inizio agosto, quando la benzina si pagava circa 1,87 euro al litro. Il record estivo si toccò il 4 luglio con 2,1 euro al litro nonostante uno sconto accise appunto di oltre 30 centesimi, in seguito a una fiammata dei prezzi del petrolio: il Brent, il greggio europeo, chiuse la seduta del 28 giugno a 118 dollari al barile.

Facendo invece un confronto a parità di accise, si nota che a metà marzo 2022 il prezzo della benzina toccò appunto il massimo a 2,184 euro al litro il 14 marzo con una quotazione picco del Brent intorno ai 127 dollari al barile (l’8 marzo), mentre ora la stessa benzina costa oltre 1,835 euro al litro (prezzo del 26 dicembre più le accise) con un valore del Brent a 80 dollari al barile (20 dicembre): in proporzione, rispetto a marzo, un litro di super dovrebbe dunque essere pagato poco più di 1,37 euro al litro. Invece costa parecchi centesimi in più. Secondo Nomisma Energia, per comprendere il prezzo giusto al distributore bisogna sommare “al costo del carburante sul mercato internazionale un margine lordo a copertura di tutti i costi trasporto, margine gestore, investimenti sul punto vendita, pubblicità, promozioni”. E “l’andamento del margine lordo e la sua incidenza percentuale sul prezzo alla pompa negli ultimi 24 mesi determinano, per benzina e gasolio, un margine ottimale – secondo Nomisma Energia – intorno a 16 centesimi di euro per litro“. Ma anche sommando questo margine rimane una netta differenza di prezzo rispetto a marzo.