Via libera della Camera al dl Energia2, ma M5S si astiene. Draghi al Colle da Mattarella

Il decreto Energia 2 passa alla Camera, nonostante la scelta del M5S di non partecipare al voto finale. Il governo, intanto, sta mettendo a punto un piano di risparmio del gas in vista dell’inverno, e in caso di stop improvvisi (e totali) delle forniture da Mosca. Le cui avvisaglie ci sono da settimane. Anche nelle ultime ore: Gazprom, infatti, ha annunciato la sospensione dei flussi verso l’Europa fino al 21 luglio per la manutenzione del gasdotto Nord Stream. Non solo, il colosso russo ha anche ridotto i volumi per la giornata di lunedì, comunica Eni, “a circa 21 milioni di metri cubi, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi”.

Aria pesante e nuvole di tempesta si affacciano, dunque, all’orizzonte sui cieli dei Palazzi della politica romana. Il fenomeno è frutto anche dello scontro tra il caldo intenso provocato dal dl Energia2 e il freddo del prossimo inverno contro cui il governo sta lottando con la corsa agli stoccaggi. L’effetto è una totale incertezza sul futuro prossimo. I due fattori sembrano slegati, invece sono interconnessi: se salta il primo, a cascata rischia di venire meno anche il secondo. In poche parole, se giovedì il M5S deciderà di non votare la fiducia al provvedimento, di fatto si porrebbe fuori dal perimetro della maggioranza, indebolendo le gambe su cui si regge l’esecutivo. Almeno per credere che si possa tirare avanti fino a fine legislatura. Del resto, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato chiaro nei giorni scorsi: ritiene impossibile portare avanti l’azione del suo governo senza il Movimento.

Se alla Camera l’incidente non ha prodotto danni irreparabili, visto che il voto di fiducia (accordato dai Cinquestelle) non coincide con quello finale, a Palazzo Madama sono contemporanei, dunque il rischio di stravolgere gli equilibri è altissimo. Certo, c’è ancora tempo per ricucire lo strappo, ma l’impressione è che l’ex premier – come riferiscono diverse fonti parlamentari – non sembri avere il pieno controllo del gruppo a Palazzo Madama. Dove molti senatori sono fortemente tentati dallo strappo con Draghi. Ma se fino ad oggi si è lasciato uno spiraglio aperto al dialogo tra il presidente del Consiglio e Conte, ora anche le forze di maggioranza alzano il pressing sui pentastellati. Silvio Berlusconi invita l’ex Bce a “sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria” e chiede, a nome di Forza Italia, “una verifica della maggioranza”. Incassando il plauso anche della Lega. Il Pd, che del M5S è alleato, non affonda colpi ma la posizione è chiara: se Conte facesse cadere Draghi mandando il Paese a elezioni anticipate in una situazione di crisi, sarebbe difficile pensare di proseguire il cammino insieme.

Le prossime ore saranno decisive. Lo si capisce anche dal colloquio avvenuto nel tardo pomeriggio al Colle, tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Draghi. Da quanto filtra, l’incontro è servito per un esame della situazione politica internazionale e nazionale. Il capo dello Stato, infatti, ha riferito del suo recente viaggio in Africa, in Mozambico e Zambia. Mentre non ha commentato eventuali scenari sul piano interno, dopo le turbolenze nell’aula di Montecitorio e quelle possibili a Palazzo Madama.

Anche perché il quadro attuale non consente previsioni a lunga scadenza. Proprio mentre il Paese è impegnato nell’altra grande sfida: riempire gli stoccaggi per trascorrere un inverno tranquillo, in attesa di far entrare a pieno regime le nuove forniture che sostituiranno quelle russe, frutto dell’opera di diversificazione delle fonti di questi mesi. “Dobbiamo assolutamente arrivare ad avere gli stoccaggi al 90% entro gli ultimi mesi dell’anno”, avvisa il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Attualmente, rivela l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, “siamo a 6,1 miliardi di metri cubi, il 64% dell’obiettivo che ci siamo dati, ovvero 11 miliardi”. La strategia prevede anche una riduzione dei consumi di gas, da sostituire con l’accelerazione sulle rinnovabili.

In queste condizioni “il risparmio, in particolare quello residenziale, può giocare un ruolo enorme”, spiega ancora il ministro. Ma nessun piano drastico. Come conferma anche una nota del Mite “il Governo mantiene lo stato di pre-allerta necessario al monitoraggio costante dei flussi, senza alcun bisogno di misure emergenziali e di un passaggio allo stato di allerta”. Dunque, “non è prevista l’attuazione di piani di emergenza energetica con misure di risparmio straordinarie, come erroneamente riportato da diversi quotidiani oggi”.

Per il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, però, oltre alla parsimonia si devono prendere anche decisioni “spiacevoli”, come “andare tutto a carbone” o “chiedere alla Francia di darci più energia nucleare”, perché “le rinnovabili non bastano”. Soluzioni per tamponare la possibile crisi energetica, su cui però il governo non pare stia ragionando. Anche perché prima va chiarito se quelle nuvole sono passeggere o si trasformeranno presto in una tempesta politica.

Mario Draghi a Canazei

Marmolada, vittime e feriti. Draghi: Intervenire perché non riaccada

Una tragedia umana indicibile, che porta con sé anche tutto il dramma di un cambiamento climatico in atto che sembra non lasciare scampo. Il crollo di un enorme seracco dal ghiacciaio della Marmolada ha causato almeno sette vittime (di cui tre identificate), otto feriti di cui due in condizioni delicate e 13 dispersi. Un blocco di detriti e ghiaccio lungo 200 metri, largo 60 e spesso 30 metri: “Praticamente due campi da calcio spessi 30 metri”, ha precisato il governatore del Veneto Luca Zaia. Un disastro annunciato, secondo il Wwf che spiega come “era prevedibile”, visto che “quanto accaduto corrisponde agli scenari e agli avvertimenti che climatologi e glaciologi diffondono da anni”. I dati e le analisi, per l’associazione, sono “disponibili da tempo: è l’azione che manca”. E quell’azione diventa ogni giorno di più una corsa contro il tempo, visto che “la montagna sta collassando e sta diventando sempre più fragile”, rimarca Legambiente. Che tramite le parole del suo presidente, Stefano Ciafani, invita l’Italia a “accelerare il passo sulle politiche climatiche dove è in forte ritardo, approvando al più presto l’aggiornamento del piano nazionale integrato energia e clima agli obiettivi del Repower Eu e un piano di adattamento al clima”.

Il cordoglio per il disastro è condiviso. Dal Parlamento Ue, la cui plenaria a Strasburgo in apertura osserva un minuto di silenzio, fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha telefonato al governatore trentino Maurizio Fugatti e a quello del Veneto Luca Zaia per esprimere la sua vicinanza. Ma il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto addirittura recarsi sul posto, pur con le difficoltà del maltempo che ha reso impossibile l’arrivo in elicottero a Canazei, per “rendermi conto di persona di quello che è successo. Assicuro che è molto importante essere venuti. Abbiamo fatto un punto tecnico e operativo con tutti coloro che hanno collaborato alle operazioni, ma soprattutto sono qui per esprimere la più sincera, affettuosa e accorata vicinanza alle famiglie delle vittime, dei dispersi, dei feriti. E alle comunità che sono state colpite da questa tragedia“. In un punto stampa congiunto con le autorità locali e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, Draghi non fa sconti: “Questo è un dramma che certamente ha dell’imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e della situazione climatica“. Per questo, ora, il Governo “deve riflettere su quanto accaduto e deve prendere dei provvedimenti. Perché quanto accaduto abbia una probabilità bassissima di succedere o possa, addirittura, essere evitato“.

Intanto sono gli esperti a analizzare la situazione. E a spiegare, come Massimo Frezzotti, professore del dipartimento di scienze dell’Università Roma Tre, che il disastro “è la conseguenza delle attuali condizioni meteorologiche, vale a dire un episodio di caldo precoce che coincide con il problema del riscaldamento globale. Lo scioglimento dei ghiacci è accelerato nelle Alpi. Abbiamo vissuto un inverno estremamente arido, con un deficit di precipitazioni dal 40 al 50%. Le condizioni attuali dei ghiacciai corrispondono a metà agosto, non all’inizio di luglio“. I dati Arpav (Agenzia regionale di protezione ambientale del Veneto) lo confermano: a maggio-giugno le temperature medie giornaliere sono risultate significativamente superiori alla media storica, con uno scarto di +3.2°C nei due mesi. Le conclusioni le tira Legambiente: “Per fronteggiare la crisi climatica, servono azioni e interventi coerenti e sostenibili. Se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravvivrà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto”.

 

(Foto Palazzo Chigi)

Il presidente del Consiglio Mario Draghi

Cdm approva misure contro il caro energia: esteso bonus bollette

Il terzo decreto Energia ora è completo. Con i correttivi approvati dal Consiglio dei ministri, le misure studiate dal governo per aiutare cittadini e filiera produttiva contro i rincari dei prodotti energetici e garantire la liquidità delle imprese che effettuano stoccaggio di gas naturale, sono pronte e operative. Le direttrici sono significative, innanzitutto perché allargano il raggio dei bonus per famiglie, imprese, negozi e pmi a tutti e tre i trimestri del 2022 (le soglie di reddito per accedere sono 8 mila euro per il primo, 12 mila per secondo e terzo). Poi c’è la conferma dell’annullamento fino a settembre delle aliquote relative agli oneri generali di sistema per le utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione, oltre che per le utenze con potenza disponibile superiore a 16,5 kilowattora (negozi, pmi, attività artigianali, commerciali o professionali, capannoni e magazzini) o per usi di illuminazione pubblica o di ricariche pubbliche di veicoli elettrici. Inoltre, l’Iva è al 5% sulle somministrazioni di gas metano per usi civili e industriali e sono mantenute al livello del secondo trimestre le aliquote relative agli oneri generali di sistema per il gas naturale.

Senza contare che è prevista un’ulteriore riduzione degli oneri di sistema per il settore del gas, con particolare riferimento agli scaglioni di consumo fino a 5mila metri cubi all’anno, oltre a un contributo per il contenimento dei prezzi del gas da parte dei soggetti titolari di contratti pluriennali di importazione di gas naturale. E ancora, c’è il via libera al prestito di 4 miliardi al Gestore dei servizi energetici (Gse) per l’acquisto di gas naturale finalizzato agli stoccaggi (ad oggi sono vicini al 60%, ma a Palazzo Chigi sono ottimisti sull’obiettivo di portarli al 90 entro novembre). Tutto ciò è stato possibile grazie a un altro passaggio importante in Cdm: l’approvazione dell’assestamento di bilancio per il 2022. “Doveva essere approvato entro oggi“, spiega al termine della riunione Mario Draghi. Sottolineando che “il terzo trimestre per le bollette comincia domani, quindi, in mancanza di questa operazione ci sarebbe stato un disastro: i cittadini avrebbero ricevuto bollette senza agevolazioni, con rincari fino al 35-40%“.

In questo contesto si innesta anche la parte più ‘politica’ del discorso del premier, finito al centro di una polemica con epicentro i Cinquestelle, Beppe Grillo e Giuseppe Conte, proprio mentre era al Vertice Nato di Madrid, subito dopo il Consiglio europeo della scorsa settimana e il G7 di Elmau, dove ha strappato l’impegno dell’Ue ad arrivare a un tetto massimo sul prezzo del gas, come effetto domino del price cap sul petrolio, fortemente voluto dal presidente Usa, Joe Biden. Dalla Spagna, però, Draghi è rientrato con un giorno d’anticipo (e in mattinata ha visto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale), anche se nega il nesso con le polemiche per le presunte richieste avanzate al Garante M5S di rimuovere il leader. Assestamento di bilancio e bollette spiegano “perché sono rientrato a Roma ieri notte e l’ultima seduta del vertice Nato è stata validamente presidiata dal ministro Guerini“. La sua opinione è che la bolla sia destinata a sgonfiarsi: “Abbiamo davanti molte sfide: dalla guerra in Ucraina al Pnrr, ai rincari energetici, alla siccità. Sono convinto che potremo superare queste sfide se sapremo mostrare la stessa convinzione che abbiamo mostrato in questi mesi di governo“.

Per inciso, Draghi dice chiaro e tondo che l’esecutivo “non rischia, sono ancora ottimista” ma senza Cinquestelle “non si fa“: ricorda che “lo dissi già dalle consultazioni” e poi “il governo valuta il contributo che il Movimento ha dato all’azione di governo: troppo per accontentarsi di un appoggio esterno“. Polemica chiusa? Nei prossimi giorni il premier e Conte si sentiranno e si vedranno, il confronto lo dirà.

Nel frattempo le sfide internazionali continuano a premiare l’Italia. Come conferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al termine della missione in Ue al Consiglio su energia e ambiente. I ministri hanno raggiunto un accordo che impegnerà i Paesi dell’Unione a produrre almeno il 40% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e di realizzare interventi di efficientamento, che permettano di ridurre il consumo di energia del 9% rispetto ai livelli previsti nel 2030. Inoltre, per l’automotive, nonostante la conferma del phase-out per i motori a combustione interna dal 2035, è stata raggiunta un’apertura importante per l’utilizzo di carburanti sintetici a impatto ambientale zero. “Le scelte che sono state prese vanno nell’auspicata direzione di una transizione ecologica rapida ma che non lascia nessuno indietro“, sottolinea il responsabile del Mite. Motivo in più per riportare la calma nella politica italiana. La partita è nella fase decisiva, ogni soffio di vento interno può tramutarsi in tornado a livello internazionale. Un rischio che il nostro Paese, in questa fase, proprio non può permettersi di correre.

Ucraina, telefonata Draghi-Zelensky: Sbloccare porti insieme

L’Italia prova a fare da ‘ponte’ tra Russia e Ucraina per arrivare almeno a una tregua che scongiuri una crisi alimentare dalle “proporzioni gigantesche. Soprattutto per i Paesi più poveri del mondo, Africa in testa. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo aver aperto un canale di mediazione con Vladimir Putin, ha completato il giro di orientamento in un colloquio telefonico con Volodymyr Zelensky. L’obiettivo è sbloccare la partenza delle navi cariche di tonnellate di grano e materie prime ferme nei porti dell’Ucraina a causa del conflitto scatenato da Mosca. Secondo quanto riferisce Palazzo Chigi, il presidente ucraino ha espresso apprezzamento per l’impegno da parte del governo del nostro Paese, concordando con il presidente del Consiglio di proseguire il confronto sulle possibili soluzioni.

Via Twitter anche Zelensky conferma di aver discusso con Draghi sulle possibili soluzioni per “prevenire la crisi alimentare“. Aggiungendo un dettaglio, che assume un’importanza cruciale, a livello geopolitico: “Dobbiamo sbloccare i porti ucraini insieme“. Inoltre, il leader del governo di Kiev sottolinea un’altra criticità al premier italiano, assolutamente non secondaria: “Ho sollevato il problema dell’approvvigionamento di carburante“. Dunque, per far salpare le navi è indispensabile che si verifichino almeno 4 condizioni: che la Russia apra corridoi per la navigazione, le acque vengano sminate, Mosca garantisca il cessate il fuoco durante le operazioni dei dragamine, che arrivi il rifornimento necessario per le imbarcazioni. Ecco perché questi primissimi passi diplomatici aprono un piccolo spiraglio di luce, ma il quadro generale non consente ancora di separare in una soluzione a stretto giro.

Oltretutto, Mosca continua a rimbalzare le accuse sui mancati approvvigionamenti. Putin, riferisce il Cremlino in una nota, “sottolinea che i tentativi di incolpare la Russia per le difficoltà nel fornire prodotti agricoli ai mercati mondiali sono infondati“. Anzi, in una telefonata con il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, invita gli ucraini a “sminare i porti il ​​prima possibile per far passare le navi bloccate“. Sottolineando che le sue forze armate “aprono due corridoi marittimi umanitari ogni giorno dalle 8 alle 19, ora di Mosca“. Proprio nella capitale russa potrebbe andare in visita il segretario della Lega, Matteo Salvini, che applaude l’iniziativa di Draghi. Fonti del Carroccio spiegano che è “una possibilità”, anche se non c’è nulla di programmato e definitivo. Del resto, è lo stesso ex ministro dell’Interno a dirlo pubblicamente: “Per pace, vita e lavoro vale tutto“. Non sul viaggio in Russia, ma almeno sul premier è d’accordo anche l’altro Matteo, Renzi: “Ha fatto bene a cercare l’accordo di Putin e Zelensky sul grano ucraino. Vediamo se riusciremo a sbloccare almeno le navi pronte alla partenza“, scrive nella Enews il leader di Iv. Perché, avverte, “la crisi alimentare in arrivo è devastante, ogni sforzo diplomatico per ridurne gli effetti è saggio e lungimirante. Bravo Draghi“.

La situazione impone comunque prudenza. Come dimostrano i tweet del presidente ucraino dopo il colloquio con il capo del governo italiano: “Ci aspettiamo ulteriore supporto per la difesa dai nostri partner“. Il premier, fa sapere Palazzo Chigi, ha assicurato il sostegno del governo italiano in coordinamento con il resto dell’Unione europea. La strada verso il dialogo e la pace, dunque, è ancora lunga.

Incontro del Presidente Draghi con il Presidente Tebboune a Palazzo Chigi. Foto Palazzo Chigi.

Energia, Tebboune da Draghi e Mattarella: Italia-Algeria firmano nuovi accordi

L’energia resta centrale nello scacchiere geopolitico internazionale. Soprattutto per l’Italia, uno dei maggiori importatori di gas e petrolio dalla Russia, che da subito ha guardato all’Africa per la strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Al centro del piano di Roma è stato posto subito l’accordo con l’Algeria, che dal 2023-2024 fornirà fino a 9 miliardi di metri cubi di gas per gli stoccaggi del nostro Paese. Un’amicizia di lunga data che ora diventa molto più stretta, ma non solo in campo energetico. Dopo la visita del premier, Mario Draghi, ad Algeri il mese scorso, ora è il presidente della Repubblica Algerina Democratica e Popolare, Abdelmadjid Tebboune, ad essere atterrato a Roma, per chiudere nuovi accordi che non riguardano solo le forniture di gas ma anche “nuovi orizzonti” sullo sviluppo delle rinnovabili, l’elettricità, lo scambio di informazioni finanziarie, la cooperazione culturale, le microimprese e il turismo.

Tebboune è stato ricevuto al Quirinale, dove il rapporto con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è forte. Granitico. “L’Algeria da tempo per l’Italia è un partner strategico per quanto riguarda l’energia, oltre che per diversi altri aspetti – dice infatti il presidente della Repubblica -. E noi siamo riconoscenti per l’ulteriore intensificazione di questa collaborazione, così come registrato, nei mesi scorsi, nei contatti intercorsi con il nostro governo”. Ma la collaborazione tra Italia e Algeria “si estende naturalmente alla ricerca di cooperare insieme nel segno della transizione ecologica, per intensificare la definizione e lo sviluppo delle forme di energia alternativa, rinnovabili, che consenta anche di dare una risposta alla crisi climatica che vi è nel mondo, attraverso l’unica strada percorribile”. Pensieri che coincidono perfettamente con quelli del presidente algerino: “Siamo disposti a dare l’Italia quanto ci chiede. C’è un accordo per delle esplorazioni congiunte tra Eni e Sonatrach, quindi ogni volta che la produzione viene aumentata la possiamo fornire all’Italia, che poi la manderà a tutta l’Europa”. Ma non solo, perché anche “sull’energia elettrica siamo d’accordo con gli amici italiani: ci sarà un collegamento marittimo dall’Algeria, con cui attraverso l’Italia potremo alimentare” il Vecchio continente.

Dopo i colloqui al Colle, la delegazione africana si è spostata a Palazzo Chigi, per la firma dei protocolli governativi d’intesa tra i ministri italiani degli Esteri, Luigi Di Maio, delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, del Turismo, Massimo Garavaglia, e il vice ministro dello Sviluppo economico, Gilberto Picchetto Fratin, e gli omologhi algerini. Nell’incontro con Draghi è stato anche “esaminato un lungo elenco di progetti da intraprendere insieme”, spiega poi premier, sottolineando che “c’è stata una grande apertura a iniziare una collaborazione tra i nostri Paesi che sarà molto più estesa di quanto abbiamo mai fatto in passato”.

Il primo assaggio si è avuto sempre a Palazzo Chigi, dove alla presenza proprio di Draghi e Tebboune, il presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno firmato un Memorandum d’Intesa finalizzato all’accelerazione dello sviluppo di campi a gas in Algeria e alla decarbonizzazione attraverso idrogeno verde. La firma, fa sapere l’azienda “rappresenta un ulteriore tassello nel rafforzamento della cooperazione energetica tra Italia e Algeria ed è in linea con la strategia Eni di diversificazione delle fonti energetiche in un’ottica di decarbonizzazione”. Domani il presidente algerino vedrò di nuovo Mattarella, a Napoli, dove a Villa Rosebery parteciperà alla colazione offerta dal capo dello Stato. Il piano strategico dell’Italia, dunque, procede con passo costante.

Il governo tiene sul decreto Energia. Informativa di Draghi alle camere il 19 maggio

La maggioranza tiene sul decreto Energia, ma non era affatto scontato, viste le turbolenze degli ultimi giorni. Non per il contenuto del provvedimento, condiviso ampiamente dalle forze politiche, anche perché contiene il primo pacchetto di aiuti per le famiglie e le imprese contro l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, quanto per le tensioni che avrebbero potuto portare a numeri al di sotto della soglia di pericolo. Come segnale per evidenziare che i problemi esistono e vanno affrontati, un déjà-vu della politica. Invece sul maxiemendamento interamente sostitutivo del testo i sì sono 178, a dispetto dei 31 contrari e di un solo astenuto. Una linea di profonda tranquillità per l’esecutivo, con tanto di dichiarazioni trionfalistiche dei vari esponenti dei partiti. Rimasti compatti anche nel sorpassare i rilievi mossi dalla Ragioneria di Stato, che chiedeva lo stralcio di ben 4 emendamenti e la riformulazione di altri 6 per una potenziale mancanza di coperture. Tutto è filato liscio, però. Grazie soprattutto al parere della commissione Bilancio di Palazzo Madama, che ha permesso (con delle modifiche al testo) di non veder svanire misure come l’estensione del periodo di preammortamento per i finanziamenti garantiti dal Fondo pmi per le operazioni sotto e sopra la soglia dei 30mila euro.

Un buon segnale per Mario Draghi, tornato dagli Usa dopo la missione a Washington nella quale ha avuto un importante faccia a faccia con il presidente americano, Joe Biden. Un confronto che ha lasciato un messaggio di forte unità di intenti dei leader europei nella strategia da adottare con la Russia per arrivare a un percorso di pace dopo l’invasione dell’Ucraina. La guerra ha acuito diversi problemi, facendo balzare i tassi di inflazione in conseguenza dell’aumento generalizzato del prezzo dei prodotti energivori, del petrolio e delle materie prime. L’Italia, come gli altri partner Ue, si è mossa subito per mitigare gli effetti dei rincari con provvedimenti ad hoc – proprio come il decreto Energia – ma la soluzione deve essere strutturale. Innanzitutto, con la strategia messa in campo per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, anche se tutto questo potrebbe non bastare se non si arrivasse a un’intesa per introdurre un tetto al prezzo del gas: l’Europa ne discute da giorni, ma ancora non c’è una decisione. Draghi ha registrato la condivisione del problema anche da parte di Biden, anche se gli Usa sono più interessati a un price cap sul petrolio.

Sarà una partita a scacchi da giocare con player forti sul terreno geopolitico Ue e globale. Ecco perché il premier deve spegnere le tensioni interne, che rischierebbero di limitarne l’azione nei consessi internazionali. Draghi sarà alle Camere la prossima settimana, per parlare del piano italiano di aiuti all’Ucraina. Inizialmente sarebbe dovuto essere solo al Senato, giovedì prossimo, per il question time, ma alla fine ha dovuto accettare di tenere due informative: la prima, alle 9 di giovedì 19 maggio nell’aula di Palazzo Madama, mentre la seconda sarà a Montecitorio, alle 11.30. Sarà l’occasione per provare a ricucire con una parte della sua maggioranza. Sperando, poi, che alcuni leader della maggioranza ascoltino le voci dei loro parlamentari.

Draghi da Biden alla Casa Bianca: focus su energia e sicurezza alimentare

Italia e Stati Uniti rafforzano la partnership. Per aiutare l’Ucraina a difendersi dall’invasione russa, ma non solo. La visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Washington servirà a dare nuova linfa alle relazioni anche su temi di scottante attualità, come l’approvvigionamento energetico, la lotta ai cambiamenti climatici e soprattutto le sanzioni europee a Mosca, che nel sesto pacchetto dovranno riguardare petrolio e gas. Il premier spiegherà allo storico alleato quali sono i progressi nella strategia che i ministri della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, degli Esteri, Luigi Di Maio, e la principale azienda italiana energivora, Eni, stanno portando avanti per sganciarsi dalle forniture russe entro il 2024. Prima è praticamente impossibile, come spiegato più volte dallo stesso responsabile del Mite. Appena arrivato alla Casa Bianca, nello Studio Ovale, incontrando il presidente Usa Joe Biden Draghi ha subito messo in chiaro i temi al centro dell’incontro: “Energia e sicurezza alimentare”. E ha sottolineato l’unione fra i due Paesi nel “condannare l’invasione dell’Ucraina imponendo sanzioni alla Russia e aiutando l’Ucraina come il presidente Zelensky ci sta chiedendo di fare”.

In ballo, però, ci sono anche i progetti sui gasdotti che dovranno trasportare gas dall’America all’Europa, per distribuire i rifornimenti nelle pipeline dei Paesi del Vecchio continente. Draghi è sicuramente un interlocutore molto apprezzato alla Casa Bianca, non a caso Biden, a poche ore dall’incontro nello Studio Ovale ha twittato: “Questo pomeriggio ospiterò un incontro bilaterale con il primo ministro italiano. Non vedo l’ora di riaffermare l’amicizia e la forte collaborazione tra le nostre due nazioni e di discutere del nostro continuo sostegno all’Ucraina”. Un messaggio chiaro e forte. Il capo del governo illustrerà i nuovi accordi di partnership sottoscritti in Africa con Angola, Congo e Algeria, oltre a quelli in via di definizione con Azerbaijan, Egitto e Qatar. Ma parleranno, con molta probabilità, anche dell’accelerazione imposta sulle energie rinnovabili, settore sul quale la collaborazione tra Italia e Usa potrebbe diventare molto proficua.

Sullo sfondo di questo viaggio diplomatico, restano le turbolenze in Italia. Anche se nel governo c’è chi prova a stemperare gli animi. Quello tra Draghi e Biden “è un incontro molto importante per il nostro Paese, che dimostra la centralità dell’Italia in questa crisi geopolitica, e soprattutto il profilo europeo di Mario Draghi che non è solo il presidente del Consiglio del nostro Paese, ma è un leader molto ascoltato”, dice la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Aggiungendo: “Il premier avrà la possibilità di portare la voce dell’Italia e dell’Europea negli Usa, di confermare e rinsaldare ulteriormente l’Alleanza atlantica e il rapporto di amicizia con gli Stati Uniti. Ovviamente sarà l’occasione per fare il punto rispetto all’obiettivo, che rimane il cessate il fuoco e quello di raggiungere attraverso una tregua la pace tra la Federazione Russa e l’Ucraina”.

Mastica ancora amaro il Movimento 5 Stelle per non aver visto Draghi transitare nelle aule parlamentari, prima di volare a Washington. Il presidente del Consiglio sarà in Senato il 19 maggio, per il premier question time, anche se dalle opposizioni è già partita la richiesta di trasformare il qt in un’informativa, bocciata dalle altre componenti della maggioranza, ad eccezione proprio del partito di Giuseppe Conte, che ha scelto di astenersi sulla richiesta degli ex grillini di Cal, attirandosi i commenti negativi di Iv. Ma non del Pd, dopo l’incontro chiarificatore tra Enrico Letta e lo stesso Conte. Il nodo andrà sciolto al più presto, ma per ora Draghi è concentrato sull’incontro con Biden, che può rappresentare un passo avanti nella strategia per lo sviluppo dell’Italia.

Il premier Mario Draghi e il presidente Usa, Joe Biden

Draghi vola a Washington da Biden. Sul tavolo energia, clima e Ucraina

Una missione tanto attesa eppure contestata da una parte della sua maggioranza. Mario Draghi oggi è a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in una fase delicatissima della strategia geopolitica occidentale, tra le mosse da adottare per contenere Vladimir Putin e la rimodulazione del piano del Vecchio continente. Tra il capo del governo italiano e l’inquilino della Casa bianca c’è una sintonia forte, forse anche più che con gli altri leader Ue.

Ma Draghi dovrà stare attento a non far arrivare messaggi a Roma che possano aumentare le fibrillazioni nella coalizione che sostiene il suo esecutivo, dopo la pericolosa sbandata sul decreto Ucraina, quando un emendamento del cinquestelle Mario Turco, che avrebbe abolito lo spostamento dei 150 milioni dalle bonifiche dell’ex Ilva di Taranto all’attività produttiva delle acciaierie italiane, è stato bocciato (nonostante l’asse M5S-Pd) solo per un pareggio dei voti, 14-14. Un episodio che ha indotto Matteo Salvini a informare il presidente del Consiglio di avere l’appoggio della Lega, ma di essere preoccupato per gli “strappi” di dem e Movimento. Perché le frizioni con i pentastellati sono ormai note: non è un mistero che Giuseppe Conte storca il naso per non aver visto transitare l’ex Bce nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama prima di imbarcarsi verso l’America.

Draghi avrà il primo incontro ufficiale già nel primo pomeriggio statunitense. Sarà l’occasione per riaffermare la storica amicizia, il forte partenariato tra i due Paesi e le eccellenti relazioni bilaterali con una riaffermata solidità del legame transatlantico. Il premier e il presidente Usa parleranno del coordinamento con gli Alleati sulle misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all’aggressione della Russia. Coordinamento costante e in continuità con i regolari contatti mantenuti anche in ambito Quint.

Ma il conflitto non sarà il solo argomento di cui i due leader – che non si vedono di persona dal G20 di Roma lo scorso ottobre – dovranno discutere, ovviamente. Il faccia a faccia offrirà anche l’occasione per uno scambio di vedute sulle sfide globali di interesse comune, sui preparativi dei Vertici G7 e Nato in programma a giugno e sulla cooperazione in materia di sicurezza energetica, digitale, alimentare e di cambiamento climatico. Anzi, una fetta consistente di tempo dei colloqui sarà riservato alle prossime sanzioni da comminare alla Russia e che dovranno riguardare le forniture di gas e petrolio. L’Italia, così come l’Europa, sta accelerando il piano strategico di diversificazione degli approvvigionamenti energetici per liberarsi definitivamente dalla dipendenza delle forniture russe. E per questo obiettivo il sostegno degli Usa può diventare molto importante.

Il viaggio di Draghi negli Stati Uniti proseguirà mercoledì 11 maggio, quando sarà alla sede del Congresso per un incontro bipartisan con la leadership dell’assemblea e con la speaker, Nancy Pelosi. Infine, in serata l’Atlantic Council conferirà al premier il Distinguished Leadership Award 2022: il sarà consegnato dal segretario americano al Tesoro, Janet Yellen. Dopodiché Draghi tornerà in Italia, sperando che nel frattempo le tensioni si siano ridimensionate.

Mario Draghi

Energia, il governo al lavoro sul decreto contro il caro prezzi

Nuove risorse per contrastare il caro prezzi dell’energia, semplificazioni per accelerare sugli approvvigionamenti da fonti rinnovabili. Sono questi i due pilastri del nuovo decreto che sarebbe dovuto arrivare oggi in Consiglio dei ministri, ma più probabilmente slitterà a lunedì. Ci sarà anche il premier, Mario Draghi, guarito dal Covid-19 e già al lavoro con la sua squadra per limare le misure del nuovo provvedimento. Una piccola anticipazione del quale l’ha fornita ieri il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, alla presentazione della firma del Protocollo tra Libera e il commissario unico per la bonifica delle discariche abusive, prima di tornare a Palazzo Chigi per la riunione – in presenza – con il capo del governo. “Dobbiamo prepararci in vista di un impegnativo Consiglio dei ministri” che tratterà “soprattutto ulteriori interventi per attenuare il costo dell’energia, del gas e delle materie prime sulle filiere produttive, ma anche sulle famiglie”.

Il pressing dei partiti di maggioranza è forte. La Lega continua a chiedere che l’esecutivo stanzi altri 5 miliardi per alleviare il peso dei rincari dalle spalle di imprese e cittadini. Una richiesta che non vede distante anche il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, orientato a spingere per usare i 6 miliardi “che i miglioramenti dei conti pubblici hanno dato”, senza contare “gli extraprofitti che le imprese petrolifere e dell’energia hanno ottenuto”. Ma al Nazareno non escludono anche un altro tipo di intervento: “Se c’è bisogno, si farà uno scostamento di bilancio”. Punto di contatto con gli alleati del Movimento 5 Stelle, che pressano forte da settimane sul tema, chiedendo che l’Italia si faccia portavoce in Europa della proposta di istituire un Energy recovery fund sulla scia di quello varato per la pandemia.

Nel decreto che passerà al vaglio del Cdm ci sarà anche la misura che prevede la creazione di una sorta di ‘supercommissario’ che dovrà semplificare le norme per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ad oggi, infatti, la legislazione rende troppo lenta la fase di transizione, con tempi non compatibili con l’esigenza del Paese di attuare la nuova strategia di approvvigionamento energetico e di affrancamento da gas e petrolio provenienti dalla Russia. Ma c’è anche un altro punto su cui a Palazzo Chigi si ragiona e che riguarda il ciclo dei rifiuti: “Senza anticipare decisioni che il governo potrebbe prendere nelle prossime ore, è utile rilanciare la riflessione sull’utilizzo sostenibile ed efficace nel nostro Paese”. Il passo è ancora allo studio, mentre nel breve termine sarà confermata la decisione di non spegnere le centrali a carbone, per far fronte all’emergenza.

La prossima settimana, poi, sono previsti nuovi momenti di confronto tra governo e Parlamento. Martedì 3 maggio, alle ore 12.30, infatti, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, terrà una informativa nell’aula della Camera sulle ulteriori iniziative per contrastare l’aumento dei costi dell’energia. Mentre il 24 maggio, alle 14, sempre a Montecitorio, il responsabile del Mite svolgerà un’altra informativa, ma in vista del G7 Energia. Il premier Draghi, invece, sarà il 10 maggio a Washington per incontrare alla Casa Bianca il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. I due leader discuteranno del coordinamento con gli Alleati sulle misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all’aggressione ingiustificata della Russia, ma affronteranno anche i temi legati alla cooperazione nella gestione delle sfide globali, alla sicurezza energetica e al contrasto ai cambiamenti climatici, dal rilancio dell’economia allo sviluppo della sicurezza transatlantica. Anche in preparazione dei vertici G7 e Nato di giugno.

Sul fronte europeo, Luigi Di Maio torna a chiedere il price cap sull’energia: “Il lavoro che continueremo a fare è rafforzare il nostro piano di sicurezza energetico e fare in modo che a livello europeo si costruisca un tetto massimo al prezzo del gas, perché con gli accordi che stiamo facendo negoziamo quantità – ha detto il ministro degli Esteri da Strasburgo -. Il punto è che dove si indicizza il prezzo del gas l’Ue deve scegliere tra speculazione e tutele della famiglia e delle imprese. Noi scegliamo di tutelare imprese e famiglie a fronte di una speculazione di prezzi che non ha senso”. Il responsabile della Farnesina conferma che “tutte le forniture di gas dalla Russia all’Italia continuano ad andare avanti regolarmente“, ma allo stesso ammonisce: “Quello che stiamo contrastando è la richiesta di Mosca di pagare in rubli, che è una violazione del contratto. Insieme alla Commissione e al Consiglio Ue prenderemo una decisione a livello europeo su questo tema, ma i nostri contratti prevedevano il pagamento in euro”, dunque “ci sono tutte le condizioni perché i cittadini non abbiano problemi di fornitura”.

Prosegue, infine, il lavoro del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha incontrato il ministro delle Innovazioni e della crescita della Bulgaria, Daniel Lorer, per parlare di cooperazione economica e delle conseguenze legate al conflitto in Ucraina nei rispettivi due Paesi, soffermandosi in particolare sui temi della sicurezza energetica e l’aumento dell’inflazione, condividendo la necessità che vengano adottate soluzioni comuni a livello Ue. Gli esponenti dei due governi hanno anche sottolineato l’opportunità di rafforzare la collaborazione tra imprese italiane e bulgare, al fine di cogliere le opportunità degli investimenti legati ai fondi europei del Recovery fund, in particolare quelli finalizzati a realizzare progetti sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, dalle batterie all’idrogeno, attraverso gli Ipcei.

Gli ambientalisti al Governo: più rinnovabili per uscire dalla crisi

Dieci proposte al Governo Draghi per uscire dalla dipendenza dal gas, a partire da quello russo. Le hanno stilate Greenpeace Italia, Legambiente e WWF, spiegando che “l’esplosione della drammatica guerra in Ucraina e la preoccupazione di molte persone per l’aumento delle bollette impone di accelerare la transizione energetica del nostro Paese”. Si tratta, precisano, di “interventi normativi e autorizzativi da mettere in campo da qui ai prossimi mesi e che permetterebbero di ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di metri cubi all’anno entro fine 2026, sviluppando l’eolico offshore e a terra, il fotovoltaico sui tetti, anche nei centri storici, e sulle aree compromesse (discariche, cave, etc), il moderno agrovoltaico che garantisce l’integrazione delle produzioni agricole con quella energetica, la produzione del biometano (sviluppata in un chiaro contesto di riduzione del numero complessivo di capi allevati e senza sottrazione di terreno alla produzione di cibo), gli accumuli, i pompaggi e l’ammodernamento delle reti”.

In particolare le tre associazioni, chiedono in primis di autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione, da realizzare entro fine 2026; aggiornare entro giugno 2022 il PNIEC, valutando l’obiettivo di produzione del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035; fissare subito un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio; attivare entro giugno 2022 il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata; sviluppare la produzione di biometano da FORSU, scarti agricoli, reflui zootecnici e fanghi di depurazione. E poi di escludere entro aprile 2022 l’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici; rivedere entro dicembre 2022 i bonus edilizi, cancellando gli incentivi per la sostituzione delle caldaie a gas. Infine è importante anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso delle caldaie a gas nei nuovi edifici; istituire entro giugno 2022 un fondo di garanzia per la costituzione delle comunità energetiche; attivare entro maggio 2022 una strategia per efficienza e innovazione nei cicli produttivi e sulla mobilità sostenibile.

Il problema evidente del salasso per famiglie e aziende è urgente da affrontare, ma le soluzioni adottate o prospettate dal Governo – spiegano Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia – sono anacronistiche e in controtendenza con l’urgente lotta alla crisi climatica: si va dall’aumento della produzione nazionale di gas fossile all’approvvigionamento di idrocarburi gassosi non provenienti dalla Russia, dalla possibile ripartenza di gruppi termoelettrici a carbone a quelli a olio combustibile, dal raddoppio di gasdotti operativi alla realizzazione di nuovi rigassificatori, fino ai nuovi finanziamenti alla ricerca del nucleare di quarta generazione”. “Il governo – aggiungono – per contenere gli aumenti in bolletta, ha pensato bene infine di tagliare gli extracosti relativi solo alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili, senza interessare minimamente quelli vertiginosi delle aziende delle fonti fossili o in modo strutturale tutti gli oneri di sistema in bolletta. Il blackout nazionale del 2003 portò al varo in fretta e furia dell’infausto decreto sblocca centrali del governo Berlusconi che fece realizzare le centrali termoelettriche a gas che allora sostituirono quelle a carbone e olio; oggi la guerra in Ucraina dovrebbe portare l’Esecutivo Draghi a varare subito un ben più necessario e fausto decreto sblocca rinnovabili per sostituire gli impianti a gas con 90 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili da autorizzare entro 12 mesi e da realizzare nei prossimi 5 anni”.

Per le tre associazioni quelle prese fino ad oggi dall’esecutivo Draghi sono “decisioni che non entrano nel merito dell’unica soluzione efficace che ci può permettere di affrontare questo problema in modo strutturale e senza lasciare indietro nessuno: la riduzione dei consumi di gas. Un obiettivo che si può raggiungere intervenendo soprattutto sulle prime tre voci di consumo: domestico e terziario (33 miliardi di m3 nel 2021), la produzione di elettricità (26 miliardi di m3) e l’industria (14 miliardi di m3), su cui bisogna operare con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili, concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia, l’innovazione tecnologica nelle imprese”.
Pensare di riattivare gruppi termoelettrici a carbone o a olio combustibile è un’opzione irrilevante: se pure ripartissero 1.000 MW di potenza installata, aggiuntivi a quelli già in attività, con questi due combustibili fossili, ad esempio per 5mila ore all’anno, si potrebbero produrre 5 TWh all’anno che nei fatti permetterebbero di risparmiare solo 1 miliardo di m3 di gas fossile all’anno. Praticamente nulla al confronto del contributo strutturale e rispettoso degli obiettivi climatici e di lotta all’inquinamento atmosferico che garantirebbe lo sviluppo strutturale e convinto delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, del sistema di pompaggi e accumuli e della rete di trasmissione e distribuzione”, concludono le associazioni.