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Sciopero benzinai 25-26 gennaio: “Basta ondata di fango”. Pichetto: “Diritto legittimo”

Sciopero dei benzinai il 25 e 26 gennaio. A comunicarlo sono Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Confcommercio dopo le polemiche legate all’aumento dei prezzi del carburante, in seguito all’eliminazione degli sconti sulle accise scattati a inizio anno. “Per porre fine – si legge nella nota congiunta – all’ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio”.

Immediate le reazioni del mondo politico. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin, durante l’incontro Valore Natura organizzato dal Wwf, dichiara: “Nessun aumento stellare, la media dei prezzi non è salita neanche del valore delle accise. I dati diffusi martedì dal ministero dell’Ambiente indicavano una media nazionale di 1,81 per la benzina e 1,86 per il diesel”. Difende la scelta “precisa” fatta dal Governo di destinare 21 miliardi contro il caro bollette e “allo stesso tempo, considerati i prezzi molto bassi di gas e petrolio, ha valutato che poteva essere sospesa la misura, temporaneamente assunta dal passato governo, di taglio delle accise”. Pichetto plaude all’operazione trasparenza per il controllo dei prezzi, che reputa “efficace. Ogni distributore dovrà esporre il prezzo medio nazionale, calcolato giornalmente, della benzina e del gasolio. In questo modo i cittadini potranno verificare e valutare se e quanta differenza ci sarà col prezzo realmente praticato”. Rispetto allo sciopero indetto per il 25 e 26 gennaio, il ministro sentenzia: “Le proteste dei benzinai sono un legittimo diritto”.

Anche la ministra Daniela Santanchè, intervenendo a 24 Mattino su Radio24, reputa che l’operazione trasparenza sia opportuna, per fare in modo che “nessuno se ne approfitti”. Di diverso avviso Luca Squeri, deputato e responsabile Energia di Forza Italia, in un’intervista alla Stampa: “Esporre cartelli con la media dei prezzi è uno strumento inefficace e soprattutto di dubbia fattibilità. Non si può risolvere la questione dei prezzi con un cartello nel piazzale delle stazioni di servizio”. Perché “l’Antitrust potrebbe fare delle obiezioni, perché indicare i prezzi medi, comunicati dal ministero, potrebbe essere in contraddizione con il mercato libero. La diversificazione dei prezzi però non è speculazione”, dichiara il deputato in un’intervista rilasciata alla Stampa. Appoggia le scelte del governo – “la Meloni è stata realista, per fare uno sconto così importante servono risorse, che sono state giustamente destinate ad altre misure. Reintrodurlo ora, poco dopo l’approvazione della manovra, mi sembrerebbe un errore” – e sottolinea con vigore il proprio punto di vista rispetto alle speculazioni delle quali sono stati accusati i gestori delle pompe. Il deputato afferma infatti che “la speculazione non esiste! E lo dimostrano i dati del ministero dell’Ambiente. Chi lo ha detto ha disinformato l’opinione pubblica, una cosa gravissima. Finché si è trattato di una frase, di una dichiarazione buttata lì, amen. Ma questa falsa narrazione è servita da base per l’azione di governo”.

Anche Luca Ciriani, intervenendo a Radio anch’io, difende la categoria: “Quando si parla di speculazioni sul prezzo della benzina – dichiara il ministro dei Rapporti con il Parlamento – naturalmente non si parla del povero gestore delle pompe, che ha un introito minimo perché si parla di pochi centesimi al litro. La speculazione è legata al prezzo generale della benzina e del gas. Noi cerchiamo di aiutare il consumatore con scelta di trasparenza. Non ce l’abbiamo sicuramente con chi fa un lavoro duro guadagnando pochi denaro. Fortunatamente il prezzo alla pompa è in linea con quelli dell’anno scorso’‘.

Le reazioni alla comunicazione dello sciopero per il 25 e 26 gennaio non arrivano solo dal mondo politico. È il caso di Codacons, che dichiara: “La decisione dei benzinai di proclamare due giorni di sciopero equivale a un atto di guerra contro i consumatori, una protesta assurda e immotivata che ci porta oggi a presentare un’istanza urgente al Garante per gli scioperi affinché blocchi la mobilitazione dei gestori. Con tale sciopero i benzinai sembrano dimostrare di non gradire la trasparenza sui prezzi dei carburanti decisa dal Governo attraverso il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, e di voler difendere ombre e ambiguità che investono il settore – afferma il Codacons –. Uno sciopero che danneggia solo i consumatori, già vittime di listini alla pompa eccessivi e del rialzo delle accise scattato lo scorso primo gennaio”. Attraverso l’istanza, il coordinamento chiede inoltre di di sanzionare qualsiasi mobilitazione lesiva dei diritti degli utenti

 

 

 

 

 

Pnrr, centrati i 20 obiettivi Mase per il 2022: investimenti per 6 miliardi

Raggiunti tutti e 9 gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di cui è responsabile il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), che ha ottenuto entro i tempi concordati con la Commissione europea tutte le misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’anno 2022. “Con il conseguimento dei 9 obiettivi del secondo semestre, abbiamo raggiunto i 20 di questo anno”, esulta in una nota il ministro dell’Ambiente e della sicurezza, Gilberto Pichetto Fratin, precisando che il raggiungimento degli obiettivi sblocca circa 6 miliardi di euro in investimenti per l’ambiente e la sicurezza energetica. Dopo le 11 ‘milestone’ (le pietre miliari) e i target conseguiti nel primo semestre di quest’anno, entro dicembre 2022 sono stati raggiunti gli altri 9 obiettivi previsti dal Mase per quest’anno. Il raggiungimento degli obiettivi specifici del Mase si inquadra nel più ampio conseguimento annunciato ieri da Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, di tutti e 55 gli obiettivi previsti dal Pnrr per il secondo semestre dell’anno.

Complessivamente, il piano italiano prevede 132 investimenti e 58 riforme, che saranno sostenuti da 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. Il governo di Roma ha deciso di mobilitare il 37,5% del piano per sostenere gli obiettivi climatici, mentre il 25,1% del piano sosterrà la transizione digitale. Soddisfatta la premier, Giorgia Meloni, che parlando durante la conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa parlamentare (la prima che la vede alla guida di Palazzo Chigi) si è detta “contenta che il governo sia riuscito a raggiungere i 55 obiettivi previsti per il 2022”. Ha poi puntualizzato che “quando siamo arrivati al governo dei 55 obiettivi ne erano stati conseguiti 25, penso che questa staffetta con il precedente governo abbia funzionato e sono contenta che si sia riusciti”. Ora però è il momento di entrare “nel vivo del piano, arriva la parte molto complessa in cui questi obiettivi devono diventare cantieri”. Mentre adesso l’Italia, come l’Unione europea, si trova ad affrontare le “difficoltà dettate dall’aumento dei costi delle materie prime e del caro energia e dettate dal fatto che il piano sia stato scritto prima della guerra”.

Nello specifico degli investimenti, per le isole verdi è stata approvata la graduatoria per 200 milioni di euro di progetti relativi al bando; per il rafforzamento delle smart grid sono stati aggiudicati progetti per 3,61 miliardi per l’aumento della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile e l’elettrificazione dei consumi energetici; poi ancora, sugli interventi per la resilienza climatica delle reti sono stati aggiudicati progetti per 500 milioni per migliorare la resilienza della rete del sistema elettrico; sulla tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano è prevista la messa a dimora di oltre due milioni di specie arboree e arbustive, superando il target di un milione e 650 mila; per promuovere il teleriscaldamento efficiente: aggiudicati progetti per 200 milioni di euro per realizzare nuove reti o ampliamento di quelle esistenti. Quanto ai porti Verdi – precisa una nota del Mase – sono stati aggiudicati progetti per una prima componente di 115 milioni di euro alle Autorità di sistema portuale; è stato adottato il piano d’azione per la riqualificazione dei siti orfani. Quanto alle riforme, negli ultimi mesi sono state adottate: misure per garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati e criteri Ambientali Minimi per eventi culturali finanziati con fondi pubblici. “La tutela ambientale è la priorità del Pnrr”.

“Sulla rivoluzione verde e sulla Transizione ecologica sono state destinate le maggiori risorse, 70 miliardi in tutto sui 235 del piano”, ha spiegato Pichetto. “Gli interventi hanno riguardato i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, mobilità sostenibile e rigenerazione urbana, fino ai provvedimenti in materia di risorse idriche e inquinamento, al fine di migliorare la sostenibilità del sistema economico e assicurare una transizione equa e inclusiva verso una società a impatto ambientale pari a zero. Come Mase e come Governo”, ha concluso il ministro, “abbiamo fatto un importante passo avanti lungo quello che è a pieno titolo la direttrice imprescindibile del nostro sviluppo futuro”. Il ministero fa sapere inoltre di aver accelerato negli ultimi mesi anche le altre misure Pnrr che non prevedevano scadenze europee a dicembre 2022, quali ad esempio quelle in materia di idrogeno verde e di economia circolare.

Ambiente e crescita, da Via Vas sbloccati progetti per 65 miliardi

Sono 27 i pareri adottati nel 2022, per liberare piani e programmi dal valore di 65 miliardi di euro. E’ il bilancio dell’attività svolta dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale (Via e Vas) del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nello scorso anno. Una spinta decisa in avanti per le infrastrutture del nostro Paese, dunque per l’economia e lo sviluppo.

Che soprattutto dall’insediamento del nuovo governo ha schiacciato il piede sull’acceleratore, visto che la commissione ha approvato progetti per un valore complessivo di 46 miliardi e 750 milioni di euro. “Con i pareri positivi della Commissione Vas abbiamo la certezza che importanti strumenti di pianificazione territoriale ed economica saranno attuati rispettando l’ambiente e con la massima attenzione alla sostenibilità“, spiega il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto.

La Vas, acronimo di Valutazione ambientale strategica, in particolare, è una procedura che si applica a quei piani e programmi che riguardano aree ampie e pluralità di iniziative economiche che possono avere impatti significativi sull’ambiente. Nell’elenco delle misure passate al vaglio dalla Commissione Vas dopo l’insediamento del nuovo Governo, ci sono importanti dossier. Come il Piano Strategico Nazionale della Politica Agricola Comune 2023-2027, che ha un valore di quasi 37 miliardi di euro; o il Programma Nazionale Ricerca e Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale, al quale sono destinati ben 5 miliardi e 600 milioni. E ancora il Programma Nazionale Just Transition Fund, che vale oltre 1 miliardo di euro, il programma Pn Metro Plus per le città Medie del Sud su progetti di innovazione sociale finalizzati alla rigenerazione di aree fragili, caratterizzate da disagio socio-economico e abitativo, che può contare su risorse per oltre 3 miliardi.

L’accelerazione impressa dalla commissione ai propri lavori è la dimostrazione che in tema di autorizzazioni ambientali è stato raggiunto un elevato standard di efficienza“, commenta ancora Pichetto. Concludendo che “questa la migliore garanzia di uno sviluppo che viene promosso e articolato in una cornice di salvaguardia dei territori e delle comunità“.

Pichetto: “Price cap ‘bazooka’ contro la speculazione. Sul nucleare la partita non è chiusa”

Il clima mite dell’inverno 2022-2023 unito al risparmio dei consumi di gas, potrebbero lasciare in eredità un ‘tesoretto’ di gas negli impianti di stoccaggio italiani. Al di là dei risvolti ambientali e climatici che hanno portato a temperature nettamente superiori alla media, sarebbe davvero una bella notizia per il governo, ma soprattutto per le casse dello Stato. E musica per le orecchie del ministro Gilberto Pichetto Fratin, al lavoro proprio per “mettere in sicurezza”, come afferma: Abbiamo un po’ di stoccaggi, probabilmente li manterremo e quindi partiamo da un livello un po’ più alto” rispetto all’anno scorso. Il responsabile del Mase, pur ricordando che “nessuno di noi ha la sfera di cristallo”, potrebbe anche riuscire nell’impresa di risparmiare miliardi utili da reinvestire in altri progetti, grazie al combinato disposto del “bazooka” price cap Ue sul prezzo del gas con la riduzione degli sprechi che gli italiani stanno mettendo seriamente in pratica. I numeri li fornisce direttamente Pichetto: “Circa 5 miliardi di metri cubi in meno consumati”.
Inoltre, un altro elemento che lascia ben sperare il governo, è chesono state già differenziate le fonti di approvvigionamento, grazie agli accordi con l’Algeria, ma anche al Tap, “che ci porta 10 miliardi di metri cubi di gas”. Per il ministro, dunque, “sui quantitativi, in qualche modo, dovremmo farcela”. Mentre sul prezzo ora c’è “un ‘tappo’ all’eventuale esplosione”, soprattutto nel caso “gli speculatori facciano oscillare eccessivamente i mercati internazionali”. La somma di questi fattori fa dire al responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo che “nel breve periodo l’Italia sta diventando centrale rispetto all’Europa”. Un bel passo in avanti rispetto all’anno scorso, quando a dare le carte era sempre la Germania, mentre ora “avendo collegamenti con l’Azerbaijan, l’Algeria e anche la Libia, e ovviamente con i rigassificatori, noi ci poniamo nella condizione di essere i soggetti che ricevono il gas e lo distribuiscono” sul Vecchio continente.
Analizzato il presente, resta comunque da programmare il futuro. Che prevede la riduzione delle emissioni di Co2, così come l’incremento delle fonti rinnovabili, ma serve tecnologia in grado di lasciare anche alle generazioni future un’eredità che le possa far stare più tranquille. Per il governo potrebbe essere il ritorno al nucleare. Infatti, Pichetto dice che la partita non è chiusa: “Sono convinto che vada affrontata in modo serio”, perché “la valutazione va fatta con un’ampia discussione, poi vanno fatte le scelta. E credo che la scelta debba essere il nucleare”, ma “sapendo che ce l’avremmo tra 15-20 anni e la fusione tra 40-50 anni”.

Mattarella: “La morte di Ratzinger è un lutto per l’Italia”

E’ unanime il cordoglio del mondo istituzionale per la scomparsa di Papa Benedetto XVI. Tra i primi a commentare la notizia della morte di Joseph Ratzinger è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “La morte del Papa emerito Benedetto XVI è un lutto per l’Italia”, scrive in una nota. “La sua dolcezza e la sua sapienza hanno beneficato la nostra comunità e l’intera comunità internazionale – prosegue -. Con dedizione ha continuato a servire la causa della sua Chiesa nella veste inedita di Papa emerito con umiltà e serenità. La sua figura rimane indimenticabile per il popolo italiano. Intellettuale e teologo ha interpretato con finezza le ragioni del dialogo, della pace, della dignità della persona, come interessi supremi delle religioni. Con gratitudine guardiamo alla sua testimonianza e al suo esempio”.

Anche la premier, Giorgia Meloni, tributa il suo personale saluto al Pontefice bavarese. “Benedetto XVI è stato un gigante della fede e della ragione – dichiara -. Un uomo innamorato del Signore che ha messo la sua vita al servizio della Chiesa universale e ha parlato, e continuerà a parlare, al cuore e alla mente degli uomini con la profondità spirituale, culturale e intellettuale del suo Magistero. Un cristiano, un pastore, un teologo: un grande della storia che la storia non dimenticherà. Ho espresso al Santo Padre Francesco la partecipazione del Governo e mia personale al dolore suo e dell’intera comunità ecclesiale”.

Papa Ratzinger è stato sempre molto attento alla natura, con la sua grande passione per la montagna. “Mi unisco al cordoglio della Chiesa Cattolica e di tutti i suoi fedeli, in Italia e nel mondo, per la morte del Papa Emerito, Benedetto XVI”, scrive in una nota il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

La manovra è legge. Pichetto: “Confermate le misure di decarbonizzazione”

Giorgia Meloni può dire di aver mantenuto le promesse fatte agli italiani, e saluta l’approvazione della manovra in Senato con la consapevolezza di aver avuto la meglio anche sul tempo, non molto. “Una manovra che è stata approvata con un giorno di anticipo rispetto agli ultimi anni”, sottolinea dopo che il via libera di palazzo Madama (109 sì. 76 no, 1 astenuto) consente alla manovra di essere legge.

“Abbiamo messo tutte le risorse sulle grandi misure alle quali volevamo dedicarci”, dice. Ci sono diverse misure che rispondono agli obiettivi condivisi a livello europeo. La presidente del Consiglio indugia su quello di maggiore attualità. “Abbiamo investito gran parte delle risorse sulla priorità del caro bollette, con oltre 20 milioni”. Commissione Ue ed Eurogruppo torneranno su questa misura specifica in primavera, per l’Italia come per gli altri Paesi, per essere certi che la spesa non incida sui conti pubblici. L’inquilina di palazzo Chigi per ora tiene il punto. “Siamo in una situazione di grande emergenza” che giustifica scelte di una certa natura. “È chiaro che dove mettiamo risorse, le togliamo da altre parti”. Quando si parla di energia, con il meccanismo per un tetto al prezzo del gas (price cap) e con altre misure “cambia il quadro, e se dovesse effettivamente cambiare parte delle risorse potrebbe liberarsi per altri provvedimenti”.

Avanti tutta, dunque. In attesa di nuove intese da ricercare con i partner europei. Intanto il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sottolinea la compatibilità con Green Deal europeo e piano per la ripresa di una manovra che non tradisce le attese. “In campo ambientale – spiega – abbiamo investito su alcuni settori di fondamentale importanza, confermando le misure di decarbonizzazione che permettono un recupero di risorse da poter destinare agli interventi sul caro energia. C’è poi il contrasto al dissesto idrogeologico. Qui “c’è un consistente stanziamento da 440 milioni di euro destinato alla Regione Calabria”, a cui si aggiungono ulteriori finanziamenti di 45 milioni di portata generale. Ancora, continua Pichetto, si istituisce un fondo per il contrasto del consumo di suolo, con una dotazione economica che vale complessivi 160 milioni di euro e “sarà uno strumento operativo per contenere il degrado del territorio”. Una misura, quest’ultima, che “si integra con l’approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che indica le direttrici e le modalità di intervento in questo campo”.

Capitolo gestione delle risorse idriche. La manovra licenziata dal Senato prevede l’autorizzazione di spesa per 110 milioni di euro necessari a portare avanti gli interventi di adeguamento e costruzione di reti fognarie e depuratori, che servono a una migliore qualità ambientale e “a far uscire l’Italia dalle procedure d’infrazione comunitarie”. Se tutto va bene il governo Meloni può scongiurare il rischio di multe, anche salate. Pichetto Fratin giudica inoltre “rilevante” aver approvato misure come il credito d’imposta per un valore massimo di 20mila euro annui per le imprese che acquistano materiali riciclati provenienti dalla differenziata e il rifinanziamento del programma sperimentale ‘Mangiaplastica’ con ulteriori 14 milioni nei prossimi due anni, che riconosce un contributo ai comuni per acquistare eco-compattatori.

“Siamo estremamente soddisfatti del lavoro fatto”, ammette Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento. “Diamo risposte agli italiani, soprattutto su caro bollette e caro energia”.

‘Porti verdi’, 115 milioni dal Pnrr per energia rinnovabile nei porti

Aggiudicati trentuno progetti da 115 milioni di euro per realizzare interventi in materia di energia rinnovabile ed efficienza energetica nei porti. Le opere, che saranno finanziate con un primo stanziamento dell’investimento “Porti Verdi” del Pnrr, riguardano otto Autorità portuali e puntano alla riduzione del 20% delle emissioni annue di Co2 nelle aree interessate.
“Il raggiungimento di questo traguardo – afferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto – è il segnale che il dicastero ha continuato a lavorare a pieno ritmo per raggiungere entro la fine dell’anno tutti gli obiettivi del Pnrr. I 115 milioni rappresentano solo una prima tranche di un finanziamento complessivo da 270 milioni di euro. La misura è esemplificativa anche di come il Piano abbracci tutti i settori strategici del sistema economico e tra questi anche i porti, uno dei settori su cui intervenire con maggiore incisività per ridurre le emissioni climalteranti”.

I fondi stanziati serviranno, tra l’altro, all’acquisto di veicoli e imbarcazioni di servizio a emissioni zero, alla conversione dei mezzi a combustibile fossile, all’installazione di colonnine di ricarica elettrica, all’efficientamento energetico degli edifici portuali e al rinnovamento degli impianti di illuminazione pubblica. Sono destinatarie di questo primo finanziamento otto Autorità Portuali. La tabella di marcia per realizzare gli obiettivi del 2022 di titolarità del Mase prevede la pubblicazione a breve dei decreti di ammissione a finanziamento per gli interventi mirati al rafforzamento della resilienza climatica delle reti elettriche, alla promozione di una rete di teleriscaldamento e al rafforzamento delle ‘smart grid’. Per quanto riguarda invece il traguardo relativo alla forestazione, le città metropolitane stanno concludendo la procedura di certificazione per più di un milione e 650 mila alberi. Infine, il decreto interministeriale per il completamento della riforma del settore idrico è pronto e sarà firmato a breve.

Rinnovabili

Rinnovabili, svolta di Fai-Legambiente-Wwf. Pichetto: Apriamo tavolo

Una svolta storica nel segno della transizione ecologica ed energetica. E’ quella compiuta dalle associazioni Fondo per l’Ambiente Italiano Ets, Legambiente e Wwf Italia con la firma del documento-manifesto in 12 proposte dal titolo emblematico: ‘Paesaggi rinnovabili‘. Per la prima volta, infatti, c’è un’apertura all’istallazione di impianti che sfruttano fonti alternative anche in aree che fino a ieri erano considerate ‘off limits’ per non deturpare l’aspetto paesaggistico.

L’ambientalismo italiano ha maturato una nuova consapevolezza: il nostro paesaggio è sempre cambiato. Ci si può opporre ai cambiamenti, oppure cercare di governarli, perché avvengano nel migliore dei modi. Con Fai e Wwf abbiamo scelto questa seconda strada“, spiega il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani. Il passaggio cruciale è negli obiettivi 6 e 7. Nel primo si invita a ‘Sostenere la nascita e la diffusione delle comunità energetiche‘, in considerazione del fatto che per gli scenari di climate neutral “sarà il contributo di impianti su scala industriale a risultare assolutamente indispensabile“. La raccomandazione, però, è quella di serguire “il principio di non ‘occupare’ neanche un ettaro di suolo fertile, se non con tecnologie compatibili (agrivoltaico), evitando quindi gli errori del passato“.

Nel punto 7, dunque, il cambio di passo: ‘Predisporre un piano per lo sviluppo dell’agrivoltaico nelle aree rurali‘. Perché – scrivono le associazioni nel documento – “la soluzione più razionale è, innanzitutto, installare i pannelli sui tetti delle nuove costruzioni, sugli edifici pubblici, nelle aree industriali e ovunque l’impatto sul paesaggio sia trascurabile; sapendo che questo non può bastare, è importante orientare l’istallazione su altre tipologie di superfici – senza occupazione di nuovo suolo“. Dunque, “serve anche ribaltare la narrazione dei tetti solari nei centri storici, non escludendo a priori la loro installazione ma favorendola a certe condizioni. Servono, in buona sostanza, piani speciali per il fotovoltaico sui tetti industriali e commerciali, per lo sviluppo dei grandi impianti fotovoltaici nelle aree dismesse e/o da recuperare, o lungo le fasce di rispetto delle grandi arterie di comunicazione“.

Altrettanto importante è anche il capitolo dedicato a ‘Favorire l’efficientamento degli impianti eolici esistenti‘, il cosiddetto repowering. “Bisogna affrontare i nuovi impianti come vere e proprie sfide ‘progettuali’, che superino l’approssimazione dell’analisi di contesto di alcuni progetti già realizzati. Nessun luogo è uguale a un altro e ogni progetto ha l’obbligo d’inserirsi armonicamente nel contesto territoriale di cui si è riscontrata preventivamente la potenzialità anemometrica“, scrivono Fai, Legambiente e Wwf Italia. Spiegando che “il progetto di paesaggio, in altri termini, deve diventare dunque il cuore stesso del progetto di parco eolico” e “le linee forti presenti sui territori (strade vicinali, linee di sub/crinale, curve di livello altimetrico, sviluppi del reticolo idrografico, etc.) possono rappresentare un’opportunità per un inserimento armonico; parimenti per l’off-shore la distanza dalla linea di costa e una disposizione a ventaglio può produrre un disegno complessivo più armonico e meno impattante“.

Il concetto espresso dalle associazioni è quello di voler “coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica e la qualità della progettazione“. Perché “è questa la sfida cruciale del prossimo futuro. Le emergenze climatica ed energetica sono le più grandi che il genere umano deve affrontare ora e nel prossimo futuro“.

La notizia è accolta con soddisfazione dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Per questo intende avviare un tavolo di confronto con le sigle che si occupano della tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Il Mase – sottolinea Pichetto – ha confermato con il presidente Meloni gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Ma il nostro obiettivo – aggiunge – è fare ancora di più e meglio. A tal fine alla Cop27 che si è tenuta in Egitto – spiega ancora il ministro – l’Italia si è impegnata concretamente per la lotta al cambiamento climatico: 1,4 miliardi di dollari all’anno per i prossimi 5 anni, incluso un contributo di 840 milioni di euro attraverso il Fondo Italiano per il clima, la prima piattaforma di investimento italiana specificamente dedicata all’impiego di tecnologie pulite e all’adattamento ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. “Sviluppo delle energie Rinnovabili nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio, senza mai perdere di vista le esigenze delle imprese italiane, che devono continuare a rappresentare un esempio di eccellenza nel mondo. Questo – conclude Pichetto – resta l’obiettivo del ministero e del governo“.

Estrazioni di gas in Adriatico, il governo ‘chiama’ Leonardo e Ispra

Il governo va avanti sulla strategia del gas release, ma non rinuncia al dialogo con il territorio. Al ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica, infatti, si riunisce il primo tavolo di confronto sul tema delle estrazioni di nuovo gas italiano in Adriatico, al quale partecipano i ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, la vice ministra Vannia Gava e il governatore del Veneto, Luca Zaia, con i tecnici della Regione. La discussione si è incentrata sulla la necessità di approfondire le problematiche emerse, in particolar modo quelle legate al rischio subsidenza, oltre alle criticità segnalate dalle comunità locali e dai sindaci rispetto alla nuova possibilità di estrazione del metano, specialmente in Alto Adriatico, con la necessità di ottenere in via prioritaria garanzie tecnico-scientifiche a tutela dell’ambiente.

Non solo, perché i responsabili di Mase e ministero delle Imprese e il made in Italy concordano con il presidente della Regione Veneto di coinvolgere, in via preliminare, alcune eccellenze italiane nel campo della ricerca: da Leonardo a Ispra, insieme alle Università del territorio, che andranno così ad affiancare tecnici e studiosi nel percorso di analisi e approfondimento del tema. Per avere un’angolatura più ampia possibile, inoltre, il tavolo istituzionale sarà affiancato anche da un tavolo tecnico prettamente, che sarà utile per fornire strumenti e studi a carattere scientifico nell’ambito delle estrazioni di gas.

Restando sulla questione energetica, durante la prosecuzione dell’audizione davanti alla commissione Ambiente del Senato, Pichetto è tornato sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Perché conta di “chiudere nelle prossime settimane” alcune misure per favorire lo sviluppo delle fonti alternative. Tra queste c’è “il decreto attuativo per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti di energia rinnovabile“, che ormai “è in fase di finalizzazione. Ma non è l’unica novità, perché “anche per quanto riguarda il Fer 2, la cui gestazione è stata particolarmente lunga, siamo alle battute finali“, assicura il ministro. Il decreto, su cui sono stati già acquisiti i pareri del ministero dell’Agricoltura e dell’Arera, è in continuità con il Fer 1 e ha come obiettivo “l’incentivazione della produzione di energia elettrica dalle fonti geotermiche tradizionali a ridotte emissioni, geotermia a emissioni nulle, eolico offshore, impianti fotovoltaici, floating, impianti a energia mareomotrice e altre forme di energia marina, biomasse, biogas, solare termodinamico che presentino caratteristiche di innovazione e ridotto impatto su ambiente e territorio“. In totale, saranno liberati “complessivamente, 4.590 megawatt di impianti, circa 4,5 gigawatt“.

Per il nucleare, invece, i tempi saranno ben più lunghi. Visto che “le competenze su ricerca e impiego restano in capo ad Enea“, ma l’auspicio è che “nell’arco di 10-15 anni possa essere implementata la tecnologia di quarta generazione, che sarà un vettore tecnologico di transizione, propedeutico all’approccio finale di fusione nucleare“. Quindi – spiega Pichetto -, “non è un’immediatezza ma dobbiamo tenere il passo con la ricerca, le competenze e le capacità“. Non sarà lo stesso, fortunatamente, sul clima: il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, infatti, “a giorni dovrebbe essermi consegnato a seguito di una lunga procedura di confronti e valutazioni“.

Ischia, cdm giovedì. Pichetto: In un Paese civile non si muore di pioggia

Un Dl ad hoc per potenziare gli aiuti per l’Isola di Ischia in ginocchio. Sarà sul tavolo del consiglio dei ministri, pronto a riunirsi di nuovo giovedì, dopo aver varato lo stato di emergenza domenica scorsa, all’indomani della tragedia che ha fatto già otto vittime accertare, dispersi, feriti e 230 sfollati, che saranno di più nei prossimi giorni.

Il ministro per la protezione civile e il mare, Nello Musumeci, riferisce in Senato giovedì mattina. Il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, chiede all’Aula un minuti di silenzio per le vittime. Le cita tutte, ne elenca nomi ed età, a ricordare che non sono numeri ma vite spezzate. “Non è la prima volta che questa terra meravigliosa e conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze naturali e l’ospitalità della propria gente viene colpita in modo così violento. Ischia è stata più volte colpita da tragedie ambientali, anche per colpa dell’abusivismo edilizio. Ma non è e non deve essere questa la sede né il momento per cercare o accertare le responsabilità“, tiene a precisare. E’ il momento del cordoglio, dunque, e della vicinanza “forte e sincera” che il Senato vuole rendere ai parenti delle vittime.

Parola d’ordine, evitare di rifare gli stessi errori di sempre. Quelli che tornano ciclici, a fare vittime dove vittime non dovrebbero esserci. “Diciamo che in un Paese civile non si dovrebbe morire di pioggia“, tuona il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. “Se accade così – afferma -, spesso significa che, fermi restando gli effetti dei cambiamenti climatici che enfatizzano gli eventi meteo estremi, non si è operato bene a livello di governo centrale, di Regione, di enti locali“.

Torna a spiegare le parole che hanno fatto scalpore, dopo aver detto che farebbe “arrestare” i sindaci e chi ha dato l’autorizzazione ai condoni: “Mi preme chiarire, anche per evitare ulteriori inutili polemiche dinanzi ad una tragedia di tali proporzioni e gravità. Ciò che esattamente intendevo dire è che non è più tempo di passare sopra a illeciti urbanistici che possono trasformarsi in elementi di nuove tragedie“, scandisce. Ci sono abusi e abusi, insiste, “taluni gravi ed altri ancora veniali. Chi ha compiti di vigilanza sul territorio deve evitare che si creino o aggravino situazioni di rischio“.

A Ischia, il 49% del territorio è classificato a pericolosità “elevata e molto elevata per frane nei Piani di Assetto Idrogeologico e sono oltre 13mila gli abitanti residenti nelle aree a maggiore pericolosità per frane. “E’ amaro ricordare che per la ‘messa in sicurezza della zona costiera’ e per ‘la riduzione dell’erosione e la stabilizzazione dei versanti nel comune di Casamicciola’ sono stati stanziati 12 anni fa dal Ministero dell’Ambiente complessivamente 3 milioni e 100 mila euro, ma gli interventi risultano ancora in fase di progettazione“, ricorda Pichetto. La sua è stata una “espressione infelice“, lo difende la premier Giorgia Meloni, “ma che voleva probabilmente sottolineare la necessità che le istituzioni siano chiamate a rispondere delle loro responsabilità”.

Bisogna inasprire le pene per chi non fa il proprio dovere e non riguarda solo i sindaci, “ma chi è chiamato a svolgere funzioni pubbliche, Pichetto è stato frainteso“, fa eco Musumeci. “Noi dobbiamo stare vicino ai sindaci che combattano abusivismo in zone controllate da organizzazioni criminali. Non è facile farlo con disinvoltura. Lì bisogna assicurare sostegno ai sindaci“.
Su Ischia ora “c’è da pregare e da approfondire e non da speculare come qualcuno sta facendo”, taglia corto Matteo Salvini. “Noi contiamo di stare al governo per i prossimi cinque anni – garantisce il vicepremier – e possiamo occuparci anche del dissesto idrogeologico“.

 

(Photo credit: AFP)