Mattarella in Brasile per rilanciare storico legame. Sguardo rivolto anche a Cop30

Un viaggio atteso ventiquattro anni. Tanto è passato dall’ultima volta che un presidente della Repubblica ha messo piede in Brasile, Paese storicamente amico dell’Italia, con importanti rapporti sia commerciali che diplomatici. L’ultimo fu Carlo Azeglio Ciampi, nel maggio del 2000. Ora sarà Sergio Mattarella ad accorciare le distanze con la nazione sudamericana guidata da Luiz Inàcio Lula da Silva. Il capo dello Stato, dal 14 al 20 luglio prossimi, toccherà cinque tappe: Brasilia, la capitale, Porto Alegre, poi San Paolo, Rio de Janeiro e Salvador.

Sarà un viaggio molto intenso e ricco di significato, anche per la storica coincidenza della Presidenza del G7 al nostro Paese e quella del G20 al Brasile. Non a caso Lula ha partecipato all’incontro dei Leader organizzato dalla premier, Giorgia Meloni, a Borgo Egnazia lo scorso mese di giugno. Senza dimenticare che il prossimo anno la Cop30 si svolgerà a Belem, nello Stato del Para, dunque in pieno territorio amazzonico: su questo appuntamento sono riposte molte delle speranze dei Paesi membri che possano arrivare quelle risposte all’emergenza climatica che, stando ai sentimenti della vigilia, difficilmente si potranno attendere alla prossima Conferenza di Baku, in Azerbaijan, in prossima a novembre. Il Brasile, come noto, è decisamente sensibile all’argomento, che resta uno dei cavalli di battaglia dell’attuale Presidenza. Così come la sicurezza alimentare, con il piano ‘Fame zero’ rilanciato da Lula dopo la vittoria alle elezioni presidenziali.

Non è escluso che si parli degli accordi con l’Unione europea, ancora senza conclusione per questioni tecniche non definite, ma che in prospettiva avrebbero una portata enorme dal punto di vista economico. Addirittura, è stato calcolato che sarebbero i più fruttuosi tra tutti quelli firmati dall’Ue. Con ricadute molto positive, ovviamente, anche sull’Italia in quasi tutti i settori, incluso quello agricolo e agroalimentare.

Anche per questi motivi il viaggio di Mattarella (che sarà accompagnato dal viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli) assume un’importanza particolare. Il capo dello Stato, che ha già visitato negli anni scorsi Argentina, Uruguay e Messico poi lo scorso anno Cile e Paraguay, con il Brasile allargherà e implementerà l’opera di valorizzazione del nostro ruolo in Sudamerica. Ed è anche il Paese che ha il legame più forte con il nostro, grazie alla presenza di una comunità molto nutrita di italiani, circa 750mila iscritti all’Aire, ma addirittura venti o trenta milioni di discendenti. Questo viaggio sarà anche l’occasione per siglare alcuni accordi. Al momento dovrebbero essere cinque, di natura prettamente tecnica. Uno riguarda il reciproco riconoscimento delle patenti di guida, altri tre più scientifica e non di carattere istituzionali, due dei quali siglati dall’università di Torino, uno con la scuola di Medicina dello stato di San Paolo e l’altro con l’Embrapa, l’ente brasiliano che si occupa di ricerca in campo agricolo. Ancora, una quinta intesa riguarda la collaborazione tra l’Istituto di fisica di Trieste e il ministero della Scienza e tecnologia del Brasile. Non è escluso che possano aggiungersene altri, se verranno chiusi in tempo i dettagli.

Sono tanti i temi che verranno toccati durante la settimana, che inizierà da Brasilia dove, lunedì 15 luglio, già in mattinata Mattarella incontrerà Lula al Palácio do Planalto: dopo i colloqui ufficiali, è in programma anche una colazione di lavoro al Palácio Itamaraty, sede del governo federale. Nel pomeriggio il presidente della Repubblica sarà al Palazzo del Congresso nazionale brasiliano, dove vedrà il presidente, Rodrigo Pacheco, prima di visitare la mostra ‘Oltreoceano’, allestita con opere di artisti italo-brasiliani per celebrare i 150 anni dell’immigrazione italiana in Brasile, calcolata simbolicamente dall’attracco della nave ‘La Sofia’ (partita da Genova) nel porto di Vitòria nel 1874. In serata l’incontro con una rappresentanza della collettività italiana.

Lasciata Brasilia, martedì 16 luglio Mattarella ha in programma una tappa dal significato molto intenso. Perché sarà a Porto Alegre, dove visiterà una delle zone più colpite dalle alluvioni del maggio scorso che hanno flagellato il Rio Grande do Sul, toccando quasi 500 comuni con una densità di popolazione di oltre venti milioni di persone e causando oltre 150 morti e centinaia di dispersi. L’Italia sin dai primi momenti è stata in prima fila al fianco delle comunità, inviando aiuti umanitari come farmaci e presidi sanitari, generatori di corrente, potabilizzatori di acqua e oltre 30 tonnellate di beni alimentari. I segni della furia delle piogge sono ancora visibili, al punto che le operazioni di atterraggio e spostamento non saranno facili, visto che è ancora inagibile la gran parte delle infrastrutture locali. Nel Rio Grande do Sul, il capo dello Stato avrà modo di incontrare anche una parte della collettività italiana residente.

Nel pomeriggio, poi, è previsto lo spostamento a San Paolo, la città dove la presenza di nostri connazionali o discendenti è molto forte, ma soprattutto cuore pulsante dell’economia brasiliana. Con il Brasile il legame è storico non solo dal punto di vista culturale, perché il volume di interscambio commerciale si aggira attorno ai 10 miliardi di euro l’anno, con ottime potenzialità di crescita nel prossimo futuro, anche se da quel punto di vista il primo partner per i brasiliani resta la Cina. Nel Paese sudamericano c’è una forte presenza di alcune tra le grandi aziende come Enel, Tim, Pirelli, Saipem, Stellantis con gli stabilimenti di Belo Horizonte. Nella mattinata di mercoledì 17 luglio Mattarella visiterà prima il Museo dell’Immigrazione e successivamente l’Arsenale della Speranza gestito dal Sermig. Nel pomeriggio sarà a Edificio Italia, sede del Circolo italiano di San Paolo.

In serata, poi, il trasferimento a Rio de Janeiro, dove il giorno, giovedì 18 luglio, interverrà al Cebri, il Centro brasiliano per le relazioni internazionali, con un discorso sul ‘Dialogo inclusivo per uno scenario internazionale in evoluzione. Partenariati e prospettive a livello bilaterale, regionale e globale’. Il tema è primaria importanza, non solo per il dibattito aperto da tempo sulla visione di un mondo diviso tra Nord e Sud, in cui il Brasile (che nel 2025 presiederà i Brics) spesso ha mostrato posizioni divergenti dall’Europa e dall’Occidente, anche se la consapevolezza è che serva uno sguardo lungo e comune per affrontare vecchie e nuove sfide globali. L’appuntamento al Cebri sarà interessante anche per le modalità operative, che saranno parzialmente interattive, con una sessione di interventi dal pubblico e di commenti su tematiche molto ampie, circa la necessità di un dialogo inclusivo, multilaterale, in uno scenario mondiale caratterizzato, però, dalla frammentazione. Concetti già espressi anche da Mattarella.

Ultima tappa del viaggio sarà venerdì 19 luglio a Salvador, con la visita del Cristo Redentore e in tarda mattinata l’incontro con la comunità francescana di Betania. Nel pomeriggio Mattarella vedrà anche una rappresentanza della comunità italiana, poi il giorno dopo, il 20 luglio, il rientro in Italia.

Primo maggio, Mattarella: “Agricoltura e ambiente di pari passo. Gravi danni da divisione nord-sud”

Photo credit: Quirinale

Sergio Mattarella sceglie il Distretto agroalimentare calabrese per celebrare la Festa dei lavoratori. Non a caso il presidente della Repubblica visita alcuni stabilimenti che producono e distribuiscono alcuni dei prodotti più consumati e apprezzati in Italia e all’estero per onorare il 1° Maggio. “È davvero un piacere festeggiarlo con voi“, dice ai lavoratori della Gias, azienda di Mongrassano, in provincia di Cosenza, specializzata nella produzione di piatti pronti surgelati e verdure grigliate.

Una scelta non casuale, quella del capo dello Stato, di essere nel Mezzogiorno d’Italia per la ricorrenza. Aprendo un ponte ideale che unisce l’intero Paese: “Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni e agli altri“, dice infatti nel suo discorso davanti a operai, dirigenti, ministri e rappresentanti delle istituzioni locali. Ricorda che “il comparto agroalimentare ha ruolo e peso cruciale nella nostra economia” ed elogia “la dimensione di distretto“, un “modello tipico italiano, che aiuta a valorizzare i prodotti, a favorire una maggiore sicurezza, a potenziare la distribuzione e la penetrazione nei mercati nazionali ed esteri. Un prezioso moltiplicatore di opportunità“. Il discorso vale quelli industriali tanto quanto per quelli rurali e agro-alimentari, specifica Mattarella, che cita Fanfani all’Assemblea Costituente: la Repubblica “è ‘fondata non sul privilegio, non sulla fatica altrui’ ma fondata sul lavoro di tutti. E’ un elemento base della nostra identità democratica“.

Perché “il lavoro non è una merce” e “senza l’apporto della creatività umana sarebbe privo di consistenza e di qualità“. In questo contesto si inserisce un’altra riflessione del presidente della Repubblica. “Oltre trenta anni addietro qualcuno aveva ipotizzato la ‘fine della storia’, ampiamente smentita dagli eventi successivi. Oggi si sente parlare di ‘fine del lavoro’ come traguardo di modernità. In realtà viene, da taluno, ipotizzata, più che la liberazione dalla fatica, la sostituzione dell’imperfezione umana con macchine e tecnologie, sino all’Intelligenza artificiale, ritenuta in grado di azzerare ogni errore. In realtà, quella falsa prospettiva si configura come la rimozione dell’immenso e insostituibile valore della creatività” ed è “una prospettiva allarmante, in realtà estranea al buon uso dei risultati che con benefici preziosi la scienza consegna all’umanità, e tra questi l’Intelligenza artificiale“.

Mattarella, poi, ribadisce un concetto a lui caro: “Agricoltura e ambiente vanno di pari passo: è il settore primario“. Perché “la sostenibilità rafforza i prodotti, migliora i territori, dunque la vita delle comunità – sottolinea –. Più alti standard nella sicurezza, nell’impatto sul suolo, sull’aria, sulla qualità degli alimenti, accrescono il benessere, la vivibilità“. Il capo dello Stato lancia anche un monito: “Occorre inserirsi con sagacia nelle direttrici che hanno valore strategico per il futuro dell’Europa. La transizione ambientale e quella tecnologico-digitale richiedono di essere pronti agli appuntamenti. Abbiamo la capacità di guidare e progettare i processi di innovazione: possiamo averne l’ambizione. L’Europa, e in essa l’Italia, deve essere protagonista a livello globale“.

Il presidente della Repubblica, mette in luce che “nella filiera agricola riveste grande incidenza il tema dell’immigrazione“, ma allo stesso tempo ammonisce: “Vigilare è un preciso dovere. Sulle delinquenziali forme di caporalato. Sulle condizioni inumane in cui vengono, in alcuni casi, scaraventati i lavoratori stagionali, talvolta senza nome né identità“. Così come sentito e delicato è il passaggio sul “contrasto alla piaga degli infortuni sul lavoro“. Perché “non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile – sottolinea Mattarella –. Ciascuna di esse, anche una sola, è inaccettabile“.

Meloni non parla di ambiente nella conferenza di fine anno: tema citato 212 volte in 135 discorsi

Nelle 42 domande fatte giovedì alla presidente del consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno, sono stati diversi i temi assenti. Scuola, sanità, ma anche Sud, fisco e, fra tutti, ambiente.

In tre ore di conferenza sono state citate, una volta sola, “energia pulita”, “sostenibilità ambientale” e “transizione verde. Migranti e immigrazione, al contrario, 25 volte in totale.

Questo dato stride soprattutto se si considera che Mattarella, nel discorso di fine anno, ha parlato chiaramente di “una crisi ambientale sempre più minacciosa. Il peso dato al tema dai principali rappresentanti dello stato è diverso, e non solo in questo singolo episodio.

Se confrontati, infatti, gli interventi pubblici fatti da gennaio 2023 a oggi dalla premier e dal presidente della Rebubblica evidenziano una differenza decisa riguardo alle tematiche ambientali.

Prendendo in analisi i 99 discorsi raccolti nel sito del Quirinale, il capo sello stato cita direttamente termini come “ambiente”, “transizione energetica” e “sostenibilità” 495 volte. “Cambiamento climatico” è stato quello che è apparso di più, con un totale di 119 citazioni.

Gli interventi pubblici di Meloni (che si trovano invece sul sito del governo) sono in totale 135, ma contengono solamente 212 citazioni a termini e tematiche ambientali. Trentasei discorsi in più, quindi, ma meno della metà delle occorrenze.

Se per ogni discorso di Mattarella ci sono 4,8 parole o piccole frasi legate all’ambiente, quelli di Meloni si fermano a 1,6.

Mattarella preferisce riferirsi direttamente al problema (i termini più utilizzati sono “cambiamento climatico”, appunto, “ambiente”, con 72 occorrenze e “sostenibilità”, con 59), mentre la premier sceglie per lo più di occuparsi di “transizione verde” (30 occorrenze) e “transizione energetica” (15).

Prandini riunisce governo al ‘Villaggio Coldiretti’ e chiede sostegni in manovra

L’agricoltura come settore “strategico“, con le esportazioni che continuano a crescere (+7,5% nei primi 7 mesi del 2023) e su cui “basare il rilancio del Paese”. Come ogni anno, per tre giorni, Ettore Prandini riunisce il governo, la Chiesa e le imprese per il Villaggio Campagna Amica di Coldiretti. Dal palco del Circo Massimo di Roma, la vetrina non potrebbe essere migliore per rivolgersi all’esecutivo e chiedere che in manovra non vengano trascurati i finanziamenti per la “sovranità alimentare“.

L’obiettivo, spiega, è “ridurre la dipendenza dall’estero promuovendo filiere produttive 100% Made in Italy e raffreddando l’inflazione che pesa sui bilanci delle famiglie e delle imprese“. Il presidente di Coldiretti pensa a misure per il contenimento del carico fiscale delle imprese con strumenti di accesso al credito e garanzie, ma anche norme per semplificare e sbloccare le risorse già stanziate, potenziano le strutture amministrative, per tagliare la burocrazia che “troppo spesso paralizza gli investimenti“. Intervenire sulle emergenze, senza dimenticare le “scelte strutturali” per far fronte agli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici, “attraverso un’azione a favore della transizione ecologica con investimenti che vanno dal verde urbano alle agroenergie ma anche un Piano invasi per garantire acqua a cittadini e imprese e lo sviluppo dell’agricoltura 4.0 per difendere il potenziale produttivo nazionale“, scandisce.

Al Villaggio arriva anche la voce del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che invia un messaggio sull’importanza di perseguire un’agricoltura “resiliente e sostenibile”, per preservare la qualità degli alimenti, divenuta, rimarca il capo dello Stato, “uno dei connotati tipici del nostro Paese e della nostra cultura“. L’agricoltura è una sfida globale che la Terra sta affrontando, osserva Mattarella, messa alla prova dal cambiamento climatico, ma anche dall’“impatto derivante dall’aggressione da parte della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina che, oltre che sulle persone e sull’ambiente, ha anche inciso sui flussi commerciali e sui costi dell’energia”, ricorda.

Il lavoro di squadra dei coltivatori diretti per preservare l’ambiente “ci aiuta a pensare che solo insieme se ne esce“, scandisce il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, che lascia per qualche momento i lavori del Sinodo e raggiunge il palco al Circo Massimo. Paragona la filosofia di Coldiretti, che punta sul senso di comunità, a quella della “dottrina sociale della Chiesa”.

Il lavoro degli agricoltori è tutto incentrato a preservare i cibi italiani. “Qualità” è il termine più ripetuto. La minaccia arriva, oltre che dall’Italian sounding, con gli alimenti che imitano i prodotti tipici della Penisola, anche dai cibi prodotti in laboratorio. “Non capisco perché se un giocatore usa anabolizzanti viene sospeso e poi propongono carne con gli anabolizzanti sui piatti dei nostri figli. C’è qualcosa che non va”, denuncia il vicepremier, Matteo Salvini.

In commissione Agricoltura alla Camera, è stato chiuso l’iter per la legge che vieta l’utilizzo della carne sintetica. “Andrà in Aula nei prossimi giorni”, fa sapere il presidente della commissione, Mirco Carloni. “Avremo bisogno di tutto il vostro appoggio perché l’opposizione sarà dura“, prevede.

Negli anni, il Villaggio di Coldiretti “ha avvicinato i cittadini alla qualità e alla sostenibilità del cibo e quindi a una sana alimentazione, che è fondamentale per stimolare la cura delle salute”, afferma il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “Nutrirsi bene è il primo presupposto per una vita in salute e la dieta mediterranea, che io chiamo italiana, è il modello alimentare con maggiore benefici. Il Paese ha una filiera agroalimentare di qualità che offre tutti gli ingredienti per la dieta mediterranea ed una preziosa alleata della salute”.

Vajont, 60 anni fa la tragedia. Mattarella: “Occuparsi dell’ambiente è garanzia di vita”

Il disastro del Vajont sessanta anni dopo è ancora una ferita aperta, una tragedia che continua a interrogare le coscienze di un Paese fragile, sempre sull’orlo dell’evento estremo, che piange spesso sulla strage annunciata.

Quasi duemila vittime in un giorno solo, nella più grande tragedia della storia repubblicana. La sera del 9 ottobre 1963 una frana precipita dal pendio del Monte Toc nelle acque del neo-bacino idroelettrico al confine tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. La tracimazione dell’acqua dell’invaso coinvolge prima i paesi più vicini alla riva del lago, Erto e Casso, poi l’onda generata provoca l’inondazione e distruzione dei comuni a fondovalle, tra cui Longarone.

“La frana, la sparizione, nel nulla, di un ambiente, di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ripercorre l’orrore e “i tormenti” che ancora scuotono la nazione. Chiede uno sforzo: “Immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli alpini, non c’erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato”, garantisce. La lezione da trarre, scandisce il capo dello Stato, è quindi “riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza e garanzia di giustizia. Perché occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita”.

La piaga resta un “monito“, conferma la premier, Giorgia Meloni, che parla di una tragedia che “poteva e doveva essere evitata“. Non dimenticare “quanto è costata l’irresponsabilità umana” è un dovere, perché la Comunità, osserva, “era pienamente consapevole dei rischi, ma rimase inascoltata“. In memoria di quella tragedia, la presidente del Consiglio garantisce impegno “affinché eventi simili non si ripetano mai più. Nel ricordo delle vittime del Vajont continueremo a lavorare per un’Italia più sicura“, promette.

La lezione è sempre attuale anche per il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto: “La cura del territorio, sempre più impattato dai cambiamenti climatici, è una priorità assoluta: un traguardo che si raggiunge solo con infrastrutture sicure, utili, compatibili con l’ambiente e le necessità di adattamento dei nostri territori”, afferma. “Dobbiamo tutti saper trovare motivo per riflettere – fa eco il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci -, per avanzare le necessarie proposte, fissare e raggiungere gli obiettivi prioritari nella tutela e nella gestione del territorio“.

Mattarella-Steinmeier, asse sempre più solido: Clima, energia, migranti le sfide

Un rapporto solido e consolidato. La due giorni di visita di Sergio Mattarella e Frank-Walter Steinmeier in Sicilia conferma la sintonia tra due protagonisti della vita istituzionale di Italia e Germania, attori di primo piano nello scacchiere europeo. Il presidente della Repubblica italiana e il presidente della Repubblica Federale di Germania incontrano i sindaci e le realtà territoriali a Siracusa per il ‘Premio dei presidenti’, poi sorvolano le zone dell’isola colpite dagli incendi estivi e toccano con mano l’importanza di fondere l’accoglienza dei migranti con l’integrazione nel tessuto sociale all’Associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina.

Nel mezzo Mattarella e Steinmeier, negli incontri bilaterali, toccano argomenti cruciali. “Tre soprattutto – spiega il capo dello Stato -, che riguardano sfide primarie che sono di fronte al mondo e, per quanto ci riguarda, di fronte all’Europa: quella climatica, quella energetica e quella migratoria”. Capitoli che si intersecano e che avrebbero bisogno di un quadro organico, ovviamente di stampo europeo. In questo senso la “grande amicizia che intercorre tra Germania e Italia” e “la personale amicizia che ci lega”, come dice ancora Mattarella, diventano spinta propulsiva. Infatti, sui problemi comuni che i due Paesi devono affrontare nel contesto Ue “registriamo costantemente, il presidente Steinmeier e io, una piena convergenza e una intensità di rapporti collaborativi che non potrebbe essere a livello migliore, perché è veramente al massimo”.

Anche se la volontà comune è quella di estendere ancora di più le materie.  Ad esempio, parlando della visita alla gigafactory 3Sun di Enel Green Power a Catania, che dovrà diventare il primo produttore di pannelli solari nel Vecchio continente, Mattarella ricorda che l’operazione è “nella linea dei programmi europei di mutamento energetico, per le energie pulite e compatibili con lo sviluppo rispettoso dell’ambiente”, oltre ad essere “un’altra tappa che sottolinea un’esigenza comune che avvertiamo, Germania e Italia e che che avverte l’Unione nel suo complesso“. Anche se, spottolinea il presidente della Repubblica, “vorremmo che crescesse, aumentasse la sua attenzione” verso lo sviluppo delle energie alternative.

Steinmeier ascolta attentamente, poi conferma: “Abbiamo visto in Sicilia come si possa lottare costruendo energie alternative, solari ed eoliche”, dunque “la Transizione verde viene portata avanti con grande ambizione” e in questo scenario i due Paesi “sono partner”. Così come è comune la visione sull’urgenza di avere politiche Ue efficaci per contrastare gli effetti del cambiamento climatico: “A prescindere dagli eventi catastrofici, come europei siamo compatti nella lotta contro i cambiamenti climatici, non solo come soccorso ma per una politica energetica e climatica che possa contrastare i cambiamenti”, aggiunge il presidente della Repubblica federale tedesca.

Mattarella e Steinmeier, infine, vergano una nota congiunta in cui riaffermano “la nostra solidarietà al popolo libico” dopo la disastrosa alluvione che ha messo in ginocchio il Paese nordafricano. Ringraziano le squadre di soccorso locali e internazionali per “gli sforzi instancabili”, ma allo stesso tempo auspicano che “questo disastro possa essere uno stimolo all’azione”. E “sulla scia di questa terribile tragedia, dove i bisogni dei cittadini libici contano sopra ogni altra cosa, incoraggiamo tutti gli attori politici – fanno sapere i due presidenti – ad ascoltare l’appello del popolo libico per la pace e la stabilità, al fine di costruire un rinnovato senso di unità nazionale”.

Bonomi a Ue: Transizioni sfida immane, senza fondi sovrani mercato unico si spezza

Photo credit: Confindustria (Instagram)

 

Le imprese non possono essere lasciate da sole ad affrontare le transizioni. Il monito sale dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Nell’assemblea annuale torna a ripetere che la transizione ambientale è “ineludibile“, ma “per realizzare obiettivi così ambiziosi in così poco tempo o si mettono a disposizione cifre importanti – come hanno fatto gli Stati Uniti e la Cina – o bisogna rivedere gli obiettivi“.

Oltre duemila gli invitati all’auditorium Parco della Musica di Roma, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni, per la sua ultima assemblea: l’imprenditore ha ancora nove mesi alla guida dell’associazione. C’è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che mancava dalla kermesse degli industriali dall’ultima assemblea di Vincenzo Boccia. Tra le poltrone anche Marina Berlusconi, alla guida di Fininvest. In platea la squadra di governo quasi al completo, guidata da Giorgia Meloni: mancano il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini (impegnato a difendersi nel processo Open Arms a Palermo), il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (a Santiago de Compostela per l’Eurogruppo), il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci e la ministra del Lavoro, Elvira Calderone.

Bonomi parla di un tradimento dello “spirito dell’Unione Europea“, che prevedeva di poter affrontare queste rivoluzioni in neutralità tecnologica. L’espansione ingente del debito comune contratto a livello europeo, osserva, “non può reggere senza un’espansione del bilancio comune“. Che, nel 2023, a stento, è pari a 187 miliardi di euro.
Noi continueremo a batterci perché crescano le risorse e i progetti gestiti dall’Europa in senso cooperativo“, assicura. Ma se così non sarà, e se prevarrà il ritorno alle vie nazionali per affrontare “sfide così immani“, Bonomi ricorda le critiche avanzate al Green Deal non nascono da negazionismo climatico o da indifferenza ai suoi effetti. Il discorso è semplice: “La sostenibilità ambientale non può prescindere dalla sostenibilità economica e da quella sociale. L’Europa deve agire compatta“.

Tutte le nuove “penetranti” regolazioni, come il Fit for 55 o quelle per accrescere l’indipendenza dell’industria europea sulle materie prime (Net Zero Industrial Act e il Raw Material Act), sono state assunte dalla Commissione Ue, denuncia l’industriale, “senza una dotazione finanziaria comune; mentre, peraltro, la politica monetaria della Bce cambiava di segno e all’orizzonte appariva il rientro in vigore di un, sia pur modificato, Patto di Stabilità“. Una prospettiva allarmante: “Abbiamo tentato in tutti i modi – nei quotidiani dialoghi con le nostre omologhe associazioni tedesche e francesi, così come in BusinessEurope – di sottolineare il rischio che, senza fondi sovrani comuni europei, nei prossimi anni si spezzerà il mercato unico“, avverte. Ricorrere alle sole deroghe al divieto di aiuti di Stato per realizzare obiettivi così impegnativi, condizionandoli solo agli spazi di agibilità fiscale dei singoli Stati membri, “condannerà l’industria di molti paesi europei a perdere la gara. Ed è una minaccia serissima per l’Italia, il Paese della seconda manifattura europea“, ribadisce.
La verità, sostiene, è che le aziende italiane stanno affrontando la duplice transizione (ambientale e digitale) in condizioni “impari“, rispetto a chi può mobilitare, su scala continentale, risorse finanziarie imponenti e può contare su posizioni di monopolio in componenti fondamentali. Così, nella grande sfida internazionale alle sovvenzioni nazionali “l’Italia rischia di perdere se stessa, le sue eccellenze, il suo lavoro. Il lavoro, le imprese e l’industria italiana non lo vogliono né se lo meritano“, scandisce l’industriale. Quello che si chiede, è di potersi impegnare con “eguali opportunità, perché un mondo avanzato diviso per scalini di sovvenzioni nazionali è la negazione della nostra scelta europea e occidentale“.

Quanto all’impegno del governo per il rilancio del Paese, l’auspicio di Bonomi è che nella prossima legge di bilancio si renda strutturale il taglio delle tasse, “l’unico modo per rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini“. Tre, suggerisce, dovrebbero essere le priorità: redditi delle famiglie con, appunto, il taglio strutturale del cuneo, spinta agli investimenti e riforme.

Anche il capo dello Stato, l’unico a intervenire pubblicamente in assemblea dopo Bonomi, stressa l’importanza del rispetto per l’ambiente e giudica controproducenti le scelte di chi non si preoccupa della salute o del Pianeta: “È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro. Indipendentemente dall’ovvio rispetto delle norme, sarebbero incomprensibili imprese che – contro il loro interesse – non si curassero, nel processo produttivo, della salute dei propri dipendenti. Incomprensibili se non si curassero di eventuali danni provocati all’ambiente, in cui vivono e vivranno“, afferma nel suo, applauditissimo, discorso di saluto.

Parole “di grande valore etico“, per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto: “Non può esistere attività economica che non contempli il rispetto delle persone e dell’ambiente“, fa eco, richiamando il nuovo articolo 41 della Costituzione.
Per il titolare del dicastero di viale Cristoforo Colombo, la ricerca di soluzioni di fronte ai problemi complessi della transizione ecologica non può subire i condizionamenti del “catastrofismo“, e neanche della “sottovalutazione“. Il Mase e il governo intero, garantisce, lavorano a creare tutte le condizioni perché l’ambiente sia “la bussola di ogni attività economica”.

Mattarella non può fare a meno di ammettere quanto le imprese abbiano sofferto negli ultimi anni, pur supportando la crescita del Paese. Le ringrazia per il coraggio e le loda per essersi fatte protagoniste di una “ripresa prodigiosa“, senza eguali nei G7. Ora però, dopo aver subito lo shock pandemico, quello energetico e del caro materie prime, così come la scarsità di microprocessori, tante realtà imprenditoriali sono state colpite dall‘alluvione.

Le avversità si manifestano su più fronti”, ammette. E solleva un interrogativo che interpella tutti: “La nostra comunità è adeguatamente resiliente? È sufficientemente desiderosa di futuro, di voler guardare avanti?“. L’appello è rivolto davvero a tutti: alle istituzioni, alle imprese e ai cittadini. La chiave è avere fiducia nel Paese e nel suo futuro. E, in questo quadro, “sapere di avere il mondo dell’impresa impegnato, con convinzione e con capacità, per il progresso dell’Italia – confessa -, è motivo di conforto e di grande apprezzamento“.

 

 

Ponte Morandi, ricordo a 5 anni dal crollo. Mattarella: Giustizia è responsabilità

Genova e l’Italia piangono le 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, cinque anni dopo la tragedia, avvenuta alle 11.36 del 14 agosto 2018.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sollecita giustizia: “E’ una responsabilità“, scrive, una volta “completato l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni“.
La vicenda, insiste il Capo dello Stato, “interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l’imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell’Italia“.

Rinnova il dolore anche la premier, Giorgia Meloni. Non dimentica “l’eroismo dei soccorritori” e l’impegno senza sosta dei tantissimi che, in quelle ore e in quei giorni drammatici, “diedero testimonianza di quanto gli italiani sappiano donarsi al prossimo“. La presidente del Consiglio elogia “l’orgogliosa reazione dei genovesi“: “Da questa forza, dalla collaborazione tra le Istituzioni e dalle migliori energie del sistema imprenditoriale italiano è nato quel ‘modello Genova’ che ha permesso, in tempi record, di ricucire lo strappo inferto dal crollo del Morandi con la costruzione del nuovo Ponte Genova San Giorgio“, afferma.

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, dal palco della commemorazione promette una legge che equipari le vittime di incuria a quelle di terrorismo: “Piangiamo 43 vittime non del caso, non della sfortuna, non del cambiamento climatico, ma dell’avidità dell’uomo“, scandisce.

La commemorazione si tiene nella Radura della Memoria, sotto il nuovo viadotto San Giorgio. “Siamo sopravvissuti senza merito, perché su quel ponte poteva esserci ognuno di noi“, osserva amaramente il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Due le parole che chiede di tenere a mente: coraggio (“quello dimostrato dai familiari delle vittime“), e giustizia (“quella che affidiamo alle aule dei tribunali“). Con le lacrime, la polvere e il sudore dei soccorritori, ribadisce Toti “in quella tragica giornata di agosto iniziò il riscatto di un’intera regione, che ha portato alla ricostruzione di un’opera infrastrutturale diventata modello per l’Italia“. Una cosa è certa per il governatore: “Coloro che hanno avuto una perdita così profonda devono ricevere giustizia“.

Il comitato in ricordo delle vittime, però, si dice deluso: “Dagli organi democraticamente eletti e dai dipendenti pubblici interessati nella vicenda, ognuno per la sua parte, ci saremmo aspettati molto di più. Ci sono responsabilità molto diverse che si sono sedimentate negli anni e hanno portato al triste epilogo che conosciamo“, denuncia la portavoce Egle Possetti. “Dobbiamo comprendere che ogni piccola azione diventa parte di un sistema e che, sommate insieme, portano a conseguenze a volte inaspettate. Su questo – è l’invito – dobbiamo riflettere ogni giorno della nostra vita“.

Appello di Mattarella e altri 5 capi di Stato per il clima: “Non c’è tempo da perdere”

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato insieme ai suoi omologhi di Croazia (Zoran Milanović), Grecia (Katerina Sakellaropoulou), Malta (George Vella), Portogallo (Marcelo Rebelo de Sousa) e Slovenia ( Nataša Pirc Musar) un appello per la “crisi climatica i cui effetti “ sono visibili soprattutto nella nostra regione, il Mediterraneo, che è gravemente colpita e a rischio immediato non soltanto di scarsità di acqua ed elettricità, ma anche di inondazioni, diffuse ondate di calore, incendi e desertificazione”. I sei capi di Stato dei Paesi del Mediterraneo e membri del Gruppo Arraiolos “si impegnano a sostenere pienamente le iniziative di azione congiunta e fanno appello all’Unione Europea, agli altri paesi del Mediterraneo e alla comunità internazionale affinché mantengano questo tema in cima alla loro agenda politica”.

I fenomeni naturali estremi – si legge – stanno distruggendo l’ecosistema e minacciando la nostra vita quotidiana, il nostro stile di vita. Non c’è più tempo da perdere, non c’è più tempo per scendere a compromessi per ragioni politiche o economiche. È imperativo agire e prendere iniziative urgenti ed efficaci. Tutti i Paesi del Mediterraneo devono coordinarsi e reagire, impegnarsi in uno sforzo collettivo per arrestare e invertire gli effetti della crisi climatica. È dovere di tutti noi agire in questa direzione e adottare politiche concrete volte a questo sforzo. Sensibilizzare l’opinione pubblica, educare e ispirare in tutti l’etica della responsabilità ambientale. Non solo per il presente, ma anche per il futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno”.

E sul tema del cambiamento climatico si è soffermato anche Papa Francesco durante l’incontro con i giovani dell’Università cattolica di Lisbona. “Voi siete la generazione che può vincere questa sfida – ha detto -. Avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati. Ma per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali. Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di ascoltare la sofferenza del Pianeta insieme a quella dei poveri, di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati, il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità. Abbiamo bisogno di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale. Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme’‘. Secondo il Pontefice “dobbiamo riconoscere l’urgenza drammatica di prenderci cura della casa comune. Tuttavia ciò non può essere fatto senza una conversione del cuore e un cambiamento della visione antropologica dell’economia e della politica. Non ci si può accontentare di misure palliative o di ambigui compromessi. Le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Si tratta invece di farsi carico di quello che purtroppo continua a venire rinviato: la necessità di ridefinire progresso e evoluzione. Perché in nome del progresso si è fatto strada troppo regresso”. L’auspicio di Sua Santità è che la generazione dei giovani d’oggi diventi “di maestri di umanità e compassione, di nuove opportunità per il Pianeta e per i suoi abitanti. Maestri di speranza, che difendono la vita del Pianeta minacciata in questo momento per una grave distruzione ecologica”.

Mattarella in Cile e Paraguay per rafforzare e ampliare partenariato con Sudamerica

Quella in Cile e Paraguay sarà la prima e unica visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Sudamerica nel 2023. Intensa l’agenda del capo dello Stato, che da oggi, 3 luglio, a giovedì 6 luglio, accompagnato dal vice ministro agli Esteri, Edmondo Cirielli, sarà a Santiago del Cile e Punta Arenas, mentre dal 6 all’8 luglio ad Asuncion e Ciudad del Este. Tanti gli spunti che offre la doppia missione, che ha l’obiettivo di rafforzare le relazioni con un continente considerato molto vicino all’Italia ma allo stesso tempo lontano geograficamente. Cile e Paraguay sono Paesi particolari, che Mattarella non aveva ancora mai visitato negli anni del suo mandato: di media grandezza il primo, più piccolo il secondo, ma entrambi con buone potenzialità di partenariato da sviluppare. Ma è l’intero continente a offrire buone occasioni, anche grazie al rilancio di un dialogo con l’Europa, dunque, con l’Italia, che avrà uno dei momenti più rappresentativi il 17 e 18 luglio prossimi, quando a Bruxelles si terrà il Vertice Ue-Celac (Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici), alla presenza di 30 tra capi di Stato e di governo.

La visita in Cile avrà un significato anche simbolico, visto che cade anche nel cinquantesimo anniversario del golpe compiuto dall’esercito e dalla polizia nazionale, che l’11 settembre del 1973 rovesciò il governo di Salvador Allende, democraticamente eletto, instaurando il regime autoritario del generale Augusto Pinochet, che durò fino al marzo del 1990. L’Italia, in quegli anni bui, fu di grande sostegno alle popolazioni. Oggi l’obiettivo è consolidare quella che viene definita una sorta di ‘fratellanza’. Nella Capitale Mattarella vedrà Gabriel Boric, il 37enne presidente che fa parte di una nuova generazione di politici sudamericani. Il capo dello Stato incontrerà anche i presidenti dei due rami del Congresso nazionale, quello del Senato, Juan Antonio Coloma Correa, e l’omologo della Camera dei deputati, Vlado Mirosevic Verdugo.

In agenda sono diversi anche gli appuntamenti nei musei e luoghi simbolo del Cile, come la Stazione della Compagnia italiana dei Vigili del fuoco. In programma anche una Lectio Magistralis alla Universidad de Chile. Ci sarà poi l’incontro con una delegazione della comunità italiana, che è numerosa e abbastanza integrata nel tessuto sociale. Tutte tappe che serviranno per rafforzare e rilanciare il partenariato, in particolare quello economico. Molte imprese del nostro Paese sono presenti sul territorio cileno, l’obiettivo è aumentarle, anche perché si tratta di un Paese ricco di materie prime molto importanti e attivo nella realizzazione di prodotti utilizzabili nell’ambito energetico, soprattutto per quel che riguarda le fonti rinnovabili. Dunque, potenzialità che vanno stimolate.

Altro passaggio simbolico sarà la visita in Patagonia, dove la presenza dei salesiani ha dato un grande contributo alla vita di una regione considerata estrema. E che, tra l’altro, ha dato i natali al presidente Boric.

Quella in Paraguay, invece, sarà la prima visita in assoluto di un presidente della Repubblica. Sebbene si tratti di un Paese ‘piccolo tra i grandi’, è riuscito a ritagliarsi grande importanza, soprattutto grazie alla diga di Itaipú, la più grande centrale idroelettrica del mondo, costruita sul fiume Paranà tra il 1975 e il 1991, anche grazie al contribuito di imprese italiane. L’opera, che Mattarella visiterà nella tappa di Ciudad del Este, viene riconosciuta come una delle ‘sette meraviglie’ ingegneristiche del ventesimo secolo: soddisfa più del 90% del fabbisogno energetico paraguaiano e oltre il 20% di quello del confinante Brasile.

Ad oggi la presenza delle aziende del nostro Paese è legata soprattutto al settore delle infrastrutture e uno degli obiettivi della visita del presidente Mattarella, anche nella visione paraguaiana, è quella di ampliare questa partecipazione, magari allargando ad altri comparti.

Potrebbe essere proprio questo uno degli argomenti che il capo dello Stato tratterà nell’incontro in programma il pomeriggio del 7 luglio con il presidente eletto, Santiago Peña, che dal prossimo 15 agosto prenderà il posto dell’uscente, Mario Abdo Benítez, che ha acconsentito a questo incontro per permettere a Mattarella e al suo successore di fare la reciproca conoscenza. Il presidente della Repubblica sarà anche al Palazzo Legislativo, dove vedrà i nuovi presidenti del Senato e della Camera dei deputati. Tra gli appuntamenti culturali, ci sono la visita al Museo del Barro e quella al Centro culturale ‘El Cabildo’. Il rientro in Italia è fissato per il 9 luglio.