Pichetto: “Le e-car sono il futuro, ma ora diciamo no alla monocultura dell’elettrico”

Le e-car saranno sicuramente il futuro “tra 15-20 anni“, ma per il momento l’Italia dice “no alla monocultura dell’elettrico“. Parola di Gilberto Pichetto. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ospite del panel sui cambiamenti climatici alla quinta edizione della ‘Venice Soft Power Conference‘, riprende la vecchia ‘battaglia‘ sulla neutralità tecnologica e annuncia una delle prime mosse che il governo intende portare avanti una volta che si sarà insediata la nuova Commissione Ue: “Chiederemo di iscrivere i biocarburanti nella tassonomia europea, allargando il loro uso oltre aviazione e marina“.

Il concetto base non cambia: “Per raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi dobbiamo fare in modo che la politica climatica vada di pari passo con la nostra economia e la nostra società”, dunque anche l’Europa deve attivarsi per tenere insieme la tutela ambientale, i target climatici ma anche la sostenibilità per le tasche dei cittadini. Altrimenti “il rischio che si corre è di introdurre riforme e provvedimenti che rendano la transizione ecologica invisa all’opinione pubblica – avverte -. Che il cambiamento sia vissuto come un peso, un limite, non come un’opportunità”. Non a caso, sfruttare appieno le opportunità che arrivano dallo sviluppo della tecnologia è proprio la strada che Roma suggerisce a Bruxelles: “Non abbiamo bisogno di un’Europa proibizionista, ma di un’Europa innovativa che ponga le esigenze economiche, finanziarie e sociali dei suoi cittadini al centro del futuro approvvigionamento energetico”.

In questo senso non si può rinviare ancora la discussione su uno dei temi maggiormente divisivi nel dibattito pubblico e politico. “Sul nucleare il Parlamento si è espresso per andare avanti con ricerca e sperimentazione, ma tutte le forze politiche devono essere coscienti, e ancor di più lo devono essere i cittadini, perché ci sono stati due referendum sul tema, che senza questa tecnologia non ci sono altre forme di energia per raggiungere gli obiettivi”, sia energetici che ambientali.

Le sole fonti alternative non bastano è mantra ripetuto spesso da chi ha responsabilità di governo. Ma Pichetto coglie l’occasione per togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe: “Il problema del consenso è fondamentale, anche se colgo qualche contraddizione in chi a Roma ci accusa di essere negazionisti e poi blocca le rinnovabili a livello locale dove governa”. Ogni riferimento al braccio di ferro con la Sardegna sulla legge per le aree idonee dove installare nuovi impianti, appare puramente voluto.

Nel discorso, molto articolato, che il ministro porta al tavolo della discussione a Venezia, c’è anche la necessità di cambiare approccio con i Paesi da cui oggi ci forniamo per gli approvvigionamenti energetici. Primo tra tutti l’Africa. L’Italia ha lanciato da tempo il Piano Mattei: “Il nostro Governo vuole invertire la rotta, puntando a un cambio di prospettiva per costruire con i nostri vicini della sponda Sud del Mediterraneo un rapporto partitario e non predatorio”, assicura Pichetto. Che allarga la riflessione: “Il Piano Mattei incarna una missione storica dell’Italia, che oggi si riprende con orgoglio il proprio spazio” nel Mediterraneo, dove “riveste un ruolo cruciale” anche come “ponte” con l’Europa.

Ma i vantaggi sono potenzialmente più ampi e importanti, per tutti. Perché “la diffusione delle rinnovabili in Nord Africa è un contributo essenziale alla transizione energetica, sia diminuendo le emissioni globali complessive sia fornendo energia pulita da esportare nell’Europa che ne ha bisogno”. La stagione politica è ripresa.

Piano Mattei, Gozzi: Genova può essere centrale con un grande progetto culturale

Il Mediterraneo “è destinato a diventare uno dei luoghi cardine dell’incontro tra Nord e Sud del mondo. L’Italia si trova quindi in una posizione strategica e deve cogliere questa opportunità straordinaria sfruttando la sua storia, la sua cultura, le sue imprese, la facilità di relazione con le popolazioni della costa sud del Mediterraneo che ci guardano con un’ammirazione e una simpatia che spesso non hanno nei confronti di altri Paesi occidentali. Il lancio del Piano Mattei da parte del Governo va in questa direzione”. Così Antonio Gozzi, responsabile del Piano Mattei per Confindustria Nazionale, in un intervento pubblicato su Piazza Levante.

Le città marittime, dice il presidente del gruppo Duferco, “in questo contesto diventano sempre più importanti, non solo per i loro porti e i loro traffici, che da sempre uniscono il mondo, ma anche perché saranno formidabili sedi di incontri e incroci tra popoli e culture che si affacciano sul nostro mare”. Ecco allora che Genova “ha l’occasione di rilanciare il suo ruolo nel mondo diventando una delle capitali, se non la capitale, di questo processo. La Liguria, se Genova non sarà ‘la Superba’ ma avrà la capacità di coordinare forze ed energie, può diventare un tassello straordinario in questo disegno”.

Nel suo intervento, Gozzi suggerisce al capoluogo ligure di “candidarsi attraverso un grande evento culturale”, visto che da tempo Genova e la Liguria “non ospitano un grande evento di livello internazionale”. Eppure, dice, “gli ingredienti ci sarebbero tutti: tradizione internazionale marittima e finanziaria, arte moderna, pittura, teatro, progetti di riconversione urbana e di messa in valore del centro storico retroportuale più grande del mondo, progetti di cooperazione universitaria e di ricerca, progetti di cooperazione industriale sulla transizione, progetti marittimi e logistici”.

“Mi piacerebbe – scrive Gozzi – che nei programmi di governo che i vari schieramenti presenteranno per le prossime elezioni regionali ci fosse spazio per questi temi intorno ai quali costruire il futuro della Liguria”, anche perché “senza città aperte alle nuove generazioni tutto sarà limitato a contesti che non si rinnovano e non si trasformano e che, per questo, sono destinati a deperire per egoismo senile”.

Meloni in Libia rilancia Piano Mattei: Con Africa cooperazione strategica

Giorgia Meloni vola a Tripoli per il Trans-Mediterranean migration forum. La Libia chiede aiuto sui migranti e la premier approfitta del palco per rilanciare il Piano Mattei.

Per affrontare seriamente il problema, è convita, serve un “approccio a 360 gradi“, perché con l’Africa l’approccio predatorio “è sicuramente sbagliato“. Parte tutto da lì, spiega: “Il modo giusto di collaborare è una cooperazione tra pari, strategica“.

In altre parole, bisogna portare nel Continente investimenti, per evitare che la gente sia costretta a lasciare le proprie case in cerca di un futuro migliore e “risolvere i problemi di entrambi“. Un esempio? L’energia. Con l’invasione della Russia in Ucraina, tutta l’Europa ha risentito di una crisi senza precedenti, “ma ogni crisi nasconde anche un’opportunità“, osserva Meloni. Tutto quello che Roma ha fatto è stato porre le basi per diversificare le fonti, ma anche i fornitori. Così, l’asse strategico per l’Europa e per l’Italia in primis, data la sua posizione geografica, si sposta da Est a Sud, perché, sottolinea la presidente del Consiglio, “l’Africa è potenzialmente un grande produttore di energie“.

A Tripoli, Meloni viene accolta dal primo ministro del Governo di Unità Nazionale Abdulhameed Dabaiba. Con lei, c’è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il Forum riunisce i Paesi dell’area Mediterranea, dell’Africa Subsahariana, la Commissione europea e le organizzazioni internazionali, “pienamente in linea con il metodo di lavoro che l’Italia ha adottato a partire dall’insediamento del Governo Meloni nel 2022, come dimostrano la Conferenza di Roma del luglio 2023 e il lancio del Piano Mattei”, conferma Piantedosi.

L’inquilino del Viminale ribadisce che è “essenziale passare da una cooperazione tattica tra singoli Paesi a un approccio regionale strategico“. L’obiettivo comune non è quello di “alleggerire la situazione migratoria dell’Italia o dell’Europa”, assicura, ma quello di “creare le condizioni per una riduzione di carattere regionale dei flussi illegali a beneficio di tutti i Paesi“. La presenza a Tripoli del vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas e il lancio lo scorso novembre a Bruxelles dell’Alleanza Globale per contrastare il traffico di migranti, osserva Piantedosi, “testimoniano che il contrasto ai trafficanti è uno dei terreni sui quali l’UE vuole impegnarsi, proprio perché soltanto attraverso una azione comune potremo sconfiggere la criminalità internazionale”.

Il tema sarà al centro del G7 dei Ministri dell’Interno che si terrà a Mirabella Eclano, dove il ministro ha invitato alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo, proprio per sviluppare il dialogo strategico e per lanciare un Piano d’azione per il contrasto al traffico di esseri umani sulla base delle direttrici fornite dal G7 dei Primi Ministri lo scorso giugno. “Sarà sempre più utile – afferma – ragionare su nuovi modelli di partenariato per gestire i flussi illegali”.

Piano Mattei al centro del G7. Da Meloni e dalla Banca africana due fondi per iniziative

Photo credit: Palazzo Chigi

Un Fondo speciale multi-donatori che partirà da 130 milioni di dollari e un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo in cui Roma ha impegnato150 milioni di dollari mentre l’istituto africano “riuscirà almeno a eguagliare” l’investimento. Sono due nuovi fondi per finanziare il piano Mattei in Africa annunciati a margine del G7 che si è chiuso in Puglia.

Fortemente voluto dalla presidenza italiana del Vertice, il ruolo dell’Africa è stato al centro delle sessioni di lavoro del summit di Borgo Egnazia, in una scelta coerente con l’approccio del Piano Mattei che vorrebbe il Continente come un partner paritario dell’Europa. Sul tema, la premier Giorgia Meloni ha incassato il plauso dei colleghi G7 tanto da riuscire a inserire il riferimento nella dichiarazione finale. Nel G7 è infatti “stato condiviso l’approccio italiano“, ha spiegato Meloni in conferenza stampa, sottolineando come l’Italia “abbia cercato fin dall’inizio di creare un punto di riferimento” per quanto riguarda la linea da seguire nei confronti del continente africano: “Unire gli sforzi – ha detto – per continuare a costruire un modello che contribuisca a far crescere e prosperare l’Africa“.

In questa direzione vanno le iniziative siglate da Meloni a margine del vertice, nella giornata conclusiva dedicata agli incontri bilaterali tra i leader, tra cui spiccano quella con il presidente del gruppo Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina, e con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Al centro delle conversazioni, lo stato di avanzamento dei progetti nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa e dell’agenda del Processo di Roma su migrazione e sviluppo. In Algeria, il piano italiano si svilupperà principalmente nel settore agricolo e della formazione professionale. In tale ambito, è in via di adozione il progetto di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36.000 ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Il “più grande investimento in agricoltura sostenibile fatto sinora dall’Italia nella sponda sud del Mediterraneo“, ha sottolinea Palazzo Chigi in una nota.

Il colloquio con Adesina, invece, si è incentrato sull’imminente lancio di una serie di iniziative congiunte “con i settori pubblico e privato dell’Africa, con ulteriori opportunità per le imprese italiane“, come ha spiegato Meloni. Il Piano Mattei “promuoverà partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane, e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo è il nostro principale partner finanziario strategico per la sua attuazione“, ha precisato la premier.

Nel dettaglio, il Fondo speciale multidonatori punterà “a investimenti ad alto impatto e in linea con il clima in settori strategici chiave a sostegno di entità sovrane in Africa” e “sarà in grado di attrarre altri partner internazionali per unire le forze e sfruttare i finanziamenti“. L’Italia ha annunciato un impegno iniziale di circa 130 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni altamente agevolati, insieme a un ulteriore impegno da parte degli Emirati Arabi Uniti. A sua volta, il Gruppo della Banca africana di sviluppo si è impegnato a far corrispondere almeno i contributi del Fondo a ciascun progetto con le proprie risorse. La partnership ha l’obiettivo dichiarato di produrre effetti di sviluppo in tutti i paesi africani, ampliare l’accesso all’energia, affrontare il cambiamento climatico, sostenere la sicurezza alimentare, potenziare i servizi sanitari ed espandere le competenze e i posti di lavoro per i giovani. “Ciò contribuirà a creare maggiori opportunità economiche in Africa e ad arginare i fattori che determinano la migrazione“, ha osservato Adesina.

Quanto all’accordo bilaterale Italia-Banca africana di Sviluppo, si prevede “un accordo di cofinanziamento e un fondo fiduciario per finanziare progetti congiunti” con l’obiettivo di “favorire partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane costruendo opportunità di business comuni e aumentando i flussi di investimento”. I settori prioritari sono energia, acqua, agricoltura, sanità, istruzione e formazione e infrastrutture sia fisiche che digitali. In particolare è prevista l’istituzione di una piattaforma comune per promuovere gli investimenti del settore privato, la piattaforma per la crescita e la resilienza per l’Africa (GRAf). In quest’ambito la Cassa Depositi e Prestiti ha già manifestato l’intenzione di mobilitare fino a circa 820 milioni di dollari in un orizzonte di cinque anni insieme ai principali partner africani ed internazionali con Cdp e Gruppo Banca Africana di Sviluppo orientati a garantire fino a a 200 milioni di dollari ciascuno nello stesso periodo. L’Italia si è già impegnata a contribuire con risorse fino a 45 milioni di dollari all’Alliance for Green Infrastructure in Africa (Agia), un’iniziativa della stessa Banca Africana di Sviluppo che punta a mobilitare fino a 10 miliardi di dollari in investimenti su infrastrutture green in tutta l’Africa.

Il G7 lavora su Africa, Medioriente, Ucraina. Meloni: “C’è già consenso su documento finale”

Photo credit: Palazzo Chigi

La giornata è stata densa, ma il “consenso dei leader è già unanime”. Al termine del primo giorno del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia, Giorgia Meloni si dice “molto soddisfatta” del confronto e dei risultati. Quattro le sessioni di lavoro: Africa, Medioriente, due sull’Ucraina. Si aggiunge, a margine, un evento sulla Partnership for Global Infrastructure and Investment. La presidenza italiana vuole dedicare ampio spazio all’Africa, con un approccio “diverso dal passato”, ricorda la premier, in linea con il Piano Mattei. La Partnership for Global Infrastructure and Investment prevede infatti di stanziare 250 miliardi di dollari per l’Africa. Per il Sudafrica e l’Africa sub-sahariana “sono già stati pagati 33 miliardi di dollari“, ricorda la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ribadendo che il Continente ha bisogno di “maggiori investimenti privati”. In questo senso la prossima conferenza Ue-Egittomostrerà la via da seguire“, anticipa.

Per accelerare tutte le iniziative in Africa, si pensa di coordinare le azioni finanziarie: “Sono orgogliosa di annunciare la creazione con la Banca africana di sviluppo di strumenti innovativi finanziari a disposizione di coloro che sono interessati“, spiega Meloni. Il presidente William Ruto del Kenya rivendica che l’Africa “non è parte del problema, è parte della soluzione”. “L’Africa non chiede la carità ma chiede di competere per uguaglianza e non si può fare se non ha infrastrutture, è la nostra priorità“, assicura Meloni. La seconda è che i governi “non possono agire da soli e neppure il settore privato e le banche di sviluppo ma insieme possiamo farcela. Vogliamo trasformare gli impegni in concretezza“, scandisce. I conflitti, la necessità di investire nelle infrastrutture, nelle telecomunicazioni, nel digitale, ma anche nel settore energetico sono le sfide che si presentano al mondo, davanti a un Continente in fortissima crescita demografica, tra i primi a sperimentare le conseguenze del cambiamento climatico.

Serve un maggiore accesso al capitale. Dobbiamo stare dalla parte giusta”, rileva il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, parlando di un partenariato “basato sulla fiducia, sul rispetto”. Non potrebbe essere più d’accordo di così su questo approccio l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, che invoca un “cambio di rotta radicale” sul Continente, adottando una visione politica “in grado di colmare il divario e che permetta all’Africa di diventare un partner paritario“: “Dobbiamo riconquistare credibilità – insiste – ed esprimere un vero interesse per le esigenze locali e condividere i rischi“. Ad esempio, l’80% del gas prodotto da Eni in Africa è rimasto nel Continente e questo “ha prodotto un clima di fiducia reciproca“. Anche Enel continua a investire. In Marocco, Sudafrica e Zambia, 2,5 miliardi sono andati al settore delle energie rinnovabili. “Per noi l’Africa rappresenta un’opportunità perché ha un potenziale più alto per la generazione di rinnovabili rispetto all’Europa, inoltre lo sviluppo di nuove tecnologie può aumentare la produttività degli impianti e ridurre il costo dell’energia“, afferma l’ad Flavio Cattaneo. Tra l’altro, aggiunge: “Per l’Africa questo apre la possibilità di esportare energia pulita in Europa tramite l’Elmed, aiutando l’Africa stessa a ridurre la sua dipendenza dall’Europa, e l’Europa potrebbe beneficiare di un calo dei prezzi e della diversificazione delle forniture“.

Della necessità di un approccio sistemico parla il ceo di Cdp, Dario Scannapieco, proponendo tre strategie: risorse pubbliche per ridurre i rischi, contributi finanziari a livello multilaterale e un coinvolgimento maggiore del settore privato. Sace supporta progetti in infrastrutture, tecnologie ed energia in Africa per 5 miliardi di euro: “Questo è il risultato delle grandi potenzialità che abbiamo colto nel Continente dall’avvio del Piano Mattei. A conferma del nostro ruolo di catalizzatore di crescita, rafforzeremo la nostra presenza con l’apertura di un nuovo ufficio a Rabat in Marocco”, annuncia l’ad Alessandra Ricci.

Pgii, global gateway e Piano Mattei sono i tre pilastri della strategia per l’Africa. L’obiettivo, per Meloni, è “creare una sinergia tra i progetti, per ottenere maggiori benefici per tutti“.

Urso torna dalla Libia con accordo su energia, materie prime e rinnovabili

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Italia e Libia coopereranno anche su transizione ecologica e digitale. Dalla sua missione a Tripoli il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, torna con la sigla sulla dichiarazione congiunta con il ministro dell’Industria e dei Minerali del Governo di Unità nazionale dello Stato della Libia, Ahmed Ali Abouhisa, per promuovere iniziative di collaborazione economica e industriale nei campi dell’energia, delle materie prime critiche e della tecnologia green. “I nostri Paesi hanno numerosi punti di complementarità sul piano economico e industriale“, commenta il responsabile del Mimit. Spiegando che proprio per questo motivo “una cooperazione sempre più stretta rappresenta un valore aggiunto sia per l’Unione europea sia per il continente africano, così come prevede il Piano Mattei“.

L’accordo, infatti, prevede la facilitazione degli investimenti diretti e delle iniziative congiunte tra le imprese di Italia e Libia, attraverso lo scambio di informazioni e conoscenze nel campo della ricerca, dell’innovazione applicata all’industria manifatturiera e la formazione di nuove competenze. “I nostri Paesi hanno una storica cooperazione nel settore energetico che intendiamo rafforzare, soprattutto nell’energia rinnovabile e al suo trasporto attraverso i cavi di interconnessione tra i Paesi – continua Urso -. L’attenzione alle fonti rinnovabili emerge anche alla luce del fatto che l’Italia diventerà presto il primo produttore europeo di pannelli fotovoltaici di nuova generazione con lo stabilimento di 3Sun di Catania“. Il ministro, poi, parlando come ospite d’onore alla Conferenza internazionale per l’industria e la tecnologia di Tripoli, ha allargato gli orizzonti: “Tra i nostri Paesi c’è un fondamentale partenariato strategico che si può rafforzare nel settore del gas e del petrolio, ma ancora di più nel settore minerario e dell’energia rinnovabile in questa fase storica dell’Italia e dell’Europa, della Libia e del Mediterraneo“.

Nell’accordo è prevista la cooperazione anche nel settore minerario, in particolare sull’approvvigionamento di materie prime critiche. Ragion per cui Roma è pronta “a mettere a disposizione il suo know-how ingegneristico e imprenditoriale per avviare sinergie che possano guardare ad accordi di collaborazione win-win, volti all’estrazione e alla lavorazione in Libia, a beneficio di entrambe le nazioni e in piena coerenza con la legge sulle materie prime critiche italiana che approderà tra poche settimane in Consiglio dei ministri“.

L’Italia, inoltre, sosterrà anche i progetti libici per la realizzazione delle interconnessioni con l’Europa per il trasporto di elettricità da fonti rinnovabili, di cui la nazione nordafricana ha necessità di sviluppare infrastrutture dedicate. Fattore che passa anche dallo sviluppo dell’economia digitale, e in questo senso “la Libia può essere anche un attore prioritario“. Inoltre, aggiunge Urso, “l’Italia nel suo ruolo di presidente di turno del G7 ha voluto dare particolare attenzione al continente africano. La trasformazione digitale è uno straordinario strumento per avvicinare l’Africa agli obiettivi di sviluppo sostenibile“.

Nel corso del colloquio bilaterale, Urso e Ali Abouhisa hanno toccato anche il tema della siderurgia, soffermandosi sui possibili investimenti delle imprese italiane in Libia e del trasferimento di competenze nella tecnologia digitale, anche attraverso l’AI Hub per lo sviluppo sostenibile in cooperazione con l’Undp, come indicato nella dichiarazione ministeriale del vertice G7 dei ministri dell’Industria, Tecnologia e Digitale del marzo scorso. Il responsabile del Mimit ricorda anche le prospettive italiane, perché il nostro Paese “sta diventando leader nella produzione mondiale di pannelli solari di ultima generazione“, grazie “alla fabbrica del gruppo Enel 3Sun Gigafactory in Sicilia, a Catania, che sarà la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa producendo pannelli fotovoltaici bifacciali ad altissima prestazione con una capacità produttiva di tre GW all’anno è una tecnologia d’avanguardia unica al mondo“.

Piano Mattei, missione di Urso in Libia. E Meloni torna mettere nel mirino il Green Deal

C’è un ponte che unisce l’Africa a Bruxelles. No, non è il Ponte sullo Stretto ma il Mediterraneo. E, soprattutto, lo strumento: quel Piano Mattei che il governo italiano porta avanti da quasi due anni e ora vorrebbe accelerare i tempi per arrivare a dama con la nuova composizione di Parlamento e Commissione Ue.

In quest’ottica va letto il viaggio diplomatico del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in Libia. Il responsabile del Mimit sarà infatti a Tripoli il 20 e 21 maggio per una visita ufficiale nel quadro del piano che ha come obiettivo quello di rafforzare la cooperazione con il Nord Africa in settori strategici, tra i quali l’energia e lo sviluppo di fonti rinnovabili per fare dell’Italia l’hub europeo degli approvvigionamenti.

Nell’agenda di Urso ci sono incontri bilaterali con il ministro dell’Economia e del Commercio, Mohamed Huej, ma anche con il responsabile dell’Industria e dei Minerali, Ahmed Abuhissa, infine con il ministro per le Comunicazioni e gli Affari Politici, Walid Al Lafi. Nel corso della sua missione, poi, avrà anche l’occasione di intervenire come oratore principale alla Conferenza Internazionale sull’industria e la tecnologia in Libia e partecipare alla 50esima edizione della Fiera internazionale di Tripoli, in cui sono presenti oltre 100 aziende italiane.

La missione di Urso in Libia è in linea con il programma di iniziative diplomatiche avviata nello scorso mese di aprile, con il viaggio in Egitto e che proseguirà lunedì 27 maggio in Tunisia. Inoltre, arriva solo pochi giorni dopo la visita della premier, Giorgia Meloni, che era stata a Tripoli lo scorso 7 maggio per incontrare il primo ministro del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale libico, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, per poi chiudere a Bengasi con il generale dell’Esercito nazionale arabo di Libia, Khalifa Belqasim Haftar.

A proposito della presidente del Consiglio, intervenendo a ‘Mattino 5‘, su Canale 5, Meloni è tornata a parlare di Transizione ecologica, facendo capire quali saranno i principi dell’azione che muoveranno l’azione del suo movimento politico nazionale, FdI, all’interno del gruppo europeo dei Conservatori. “Con la scusa della difesa dell’ambiente, abbiamo visto l’Ue che attaccava le nostre libertà. Ha preteso di dirci cosa mangiare, cosa guidare, se dovevamo efficientare le case e come lo dovevamo fare senza dire chi pagava, quali tecnologie le aziende potevano utilizzare“. Secondo Meloni c’è stata una “limitazione alla libertà delle persone su cui tornare indietro“. Perché, questo è il punto politico della premier, “l’Unione europea può dare gli obiettivi, ma i Paesi giudicano come conseguirli“.

Il B7 guarda all’Africa. Marcegaglia: “Rafforzare i legami”. Descalzi: “Restituire quanto preso”

Photo credit: profilo Twitter Confindustria

Anche il B7 guarda all’Africa. Il continente al di là del Mediterraneo è considerato da tutti gli attori cruciale per riprendere un po’ di quell’autonomia, soprattutto energetica, persa con l’aggressione della Russia in Ucraina.

Questa sera, la presidente Emma Marcegaglia trasmetterà le raccomandazioni degli industriali alla premier Giorgia Meloni in vista del G7 di giugno. “L’Italia è un indiscutibile partner atlantico aperto e attento ad altre regioni e Paesi, e fornirà al G7 una forte leadership e una visione autorevole verso partner strategici come l’Africa”, riferisce Marcegaglia al vertice. “Andremo ‘oltre i confini’, soprattutto verso il Continente – ribadisce –, perché il G7 deve rafforzare i legami, accrescere la cooperazione e condividere i benefici dei nostri progressi“.

Una cosa, però, è chiara a tutti: l’approccio deve essere non predatorio, conditio sine qua non del Piano Mattei. L’ad di Eni, Claudio Descalzi, durante il vertice lo mette in chiaro dal palco: basta prendere, è l’ora di restituire. A partire dagli obiettivi per la decarbonizzazione, perché l’Africa produce una quantità minima delle emissioni globali, a differenza degli altri Paesi avanzati, che insieme emettono il 75% di Co2: “Siamo noi che dobbiamo ridurle, non possiamo imporre il nostro modello, dobbiamo aiutarla a usare le rinnovabili, a decarbonizzare, ma l’Africa deve fare anche di tutto per migliorare la sua situazione“, avverte.

Per questo, “prima di parlare di ‘scambio alla pari’, bisogna ridare quello che abbiamo preso per 100 anni”, scandisce il numero uno di Eni. “Non possiamo andare lì solo per prendere energia – insiste –, dobbiamo prima dare istruzione, infrastrutture, accesso all’acqua. Se riusciamo a creare una relazione più forte, possiamo lavorare bene insieme, questa è la base del Piano Mattei. Dobbiamo concentrarci su creare condizioni affinché l’Africa sia più forte, capendo che ci sono 54 grandi Paesi e non posiamo guardarla come unica entità“.

All’evento, organizzato da Confindustria, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ricorda quanto sia fondamentale sia parlare con l’Africa per le materie prime critiche, per le quali propone join venture che vadano “bene a tutti”. In questa prospettiva, il vicepremier invita al confronto anche su infrastrutture, agricoltura, lotta al cambiamento climatico e aerospazio. “Abbiamo molti settori su cui possiamo lavorare bene insieme, perché l’Africa è il futuro“, sostiene.

Anche gli investitori guardano al Continente con interesse: “Quello che cerchiamo di fare non è solo guardare il rendimento finanziario, ma anche l’impatto economico e sociale”, spiega l’ad di Cdp, Dario Scannapieco. “Cerchiamo di fare di più, lavorando alla pari, principio alla base del Piano Mattei. Abbiamo potenziale e risorse – garantisce –: dobbiamo solo coordinarci“.

Sull’energia, in Africa si aprono opportunità interessanti per l’idrogeno: “Possiamo essere un luogo di transito, non solo di consumo”, osserva il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, parlando dell’accordo che Roma porta avanti con i Paesi dell’Europa continentale. Quanto alla sicurezza nazionale, fondamentale è il collegamento Elmed, “una linea di corrente continua che collega l’Italia alla Tunisia“. “Si aggiunge alla nostra produzione, è importante perché consumiamo 310 terawatt all’anno e ne produciamo 250-270. Avere il collegamento con l’Africa diventa un motivo di sicurezza per noi, peraltro pulita – ricorda – se proviene da rinnovabile”.

Il ceo di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, pensa al Continente per la forza lavoro: “I nostri lavoratori molto qualificati sono in età da pensione, e non riusciamo a sostituirli – afferma -. La grande speranza dell’Europa in questo senso è l’Africa”, afferma, dove Fincantieri apre scuole di saldatura si dice “molto interessata alla formazione allo scambio di lavoratori“.

Piano Mattei, a Roma Forum con imprenditori e 5 accordi Cdp con banche africane

Non solo i governi, anche le imprese si confrontano sul Piano Mattei. Antonio Tajani apre le porte della Farnesina agli industriali africani, per un forum con Assafrica, Ice, 47 associazioni imprenditoriali del Continente provenienti da 21 Paesi, tra cui Senegal, Nigeria, Kenya, Niger e Costa d’Avorio.

Sono un grande sostenitore della nascita di società miste, soprattutto per quanto riguarda le materie prime, credo si possano raggiungere accordi win-win”, osserva Tajani, ribadendo le “potenzialità straordinarie” del Continente. “Vogliamo portare – ribadisce – sempre più Africa nelle nostre imprese”. Il ministro degli Esteri si dice convinto che si debba guardare oltre Mediterraneo “con lenti africane e non italiane”: “Siamo pronti a stringere la mano ai popoli africani, aspettando una compartecipazione italiana a iniziative economiche e non solo”, scandisce. Pensa al settore dello spazio, della salute, al comparto agricolo, scientifico e della ricerca. Il ministero e il governo lavorano a un pacchetto da 200 milioni di euro in misure speciali per l’Africa, per favorire partenariati commerciali, con il 20% a fondo perduto.

Il Piano Mattei è un “progetto visionario“, per il presidente dell’Ice, Matteo Zoppas, che ricorda che gli interscambi economici valgono 60 miliardi, 20 miliardi sono solo le esportazioni italiane in Africa. Confindustria condivide l’interesse che il Governo italiano rivolge all’Africa “promuovendo un modello innovativo che vada concretamente incontro ai bisogni di crescita economica di lungo periodo dei Paesi africani e che sia in linea con gli interessi di prosperità e sicurezza nazionali“, sottolinea la vice presidente degli industriali, con delega all’internazionalizzazione, Barbara Beltrame. L’attenzione al Continente africano di Confindustria ha visto la realizzazione di una rappresentanza internazionale, Confindustria Assafrica & Mediterraneo, in cui le imprese si confrontano, “sono sempre più attente e attive in Africa, nei settori traduzionali di interesse – Oil&Gas, minerario, infrastrutture e agroindustria – in settori innovativi, come le energie rinnovabili, l’economia circolare, l’efficienza energetica e il digitale”, aggiunge.

Durante il forum, Cassa Depositi e Prestiti sottoscrive cinque nuovi Memorandum of Understanding con le principali banche multilaterali di sviluppo africane: Africa Finance Corporation, Banque Ouest Africaine de Developpement, Development Bank of South Africa, Eastern and Southern African Trade and Development Bank e African Export-Import Bank. L’obiettivo è quello di contribuire alla creazione di opportunità di connessione e scambio fra le imprese italiane e quelle africane, di individuare possibili occasioni di co-finanziamento e sperimentare strumenti finanziari innovativi per generare impatti più ampi e duraturi nei Paesi africani. Con gli accordi, le parti si impegneranno a favorire l’interscambio tra imprese italiane e africane in settori strategici, come quello energetico, manifatturiero, della mobilità e dell’agroalimentare, anche incoraggiando la partecipazione della filiera produttiva italiana a bandi internazionali e trattative dirette per la fornitura di beni e servizi.

Piano Mattei, Meloni in Libia: migranti, stabilità e intese su ricerca, salute, sport

Prosegue la messa a terra del Piano Mattei per l’Africa. Questa volta, Giorgia Meloni vola a in Libia: tappa prima Tripoli, per incontrare il primo ministro del Governo di Unità Nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi. Poi la premier si sposta a Bengasi, per incontrare il generale dell’Esercito Nazionale Arabo di Libia, Khalifa Belqasim Haftar. Perché, spiegano fonti italiane, Roma “tiene a lavorare con tutti gli attori“.

Il tema chiave resta la gestione dei fenomeni migratori. “Si tratta di una cooperazione ormai consolidata che ha prodotto significativi risultati“, trapela. Meloni ritiene la Libia “un partner cruciale nel quadro del Processo di Roma che mira ad affrontare le cause profonde dei movimenti migratori“, viene ribadito. La presidente del Consiglio sollecita quindi un impegno libico all’interno dei gruppi di lavoro avviati e nelle prossime settimane verranno individuati i primi progetti concreti da attuare in Africa.

Gli incontri sono l’occasione per ribadire l’impegno dell’Italia per la stabilità della Libia, anche sostenendo gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite che dovranno condurre a elezioni presidenziali e parlamentari. Un impegno che si muove anche a livello internazionale, con i principali partner europei e atlantici, per promuovere un approccio “unitario e non divisivo” della comunità internazionale verso la Libia. In particolare, Meloni si impegna a rafforzare il dialogo tra Unione Europea e Libia, anche nel quadro del più ampio sforzo del Governo per un nuovo paradigma nei rapporti tra Ue e Nord Africa. A entrambe le parti, Meloni ribadisce l’importanza di far progredire il “processo politico”, preservando l’unità delle istituzioni, e di lavorare per “porre fine alla presenza di forze straniere” nel Paese.

Con Haftar, la premier discute anche della ricostruzione di Derna, colpita nel settembre 2023 da una alluvione devastante, ricordando l’impegno immediato dell’Italia, attraverso le forze armate, la protezione civile e gli aiuti umanitari, e sottolineando come il mondo imprenditoriale italiano possa “offrire competenze preziose” per l’attività di ricostruzione. Al centro, le iniziative italiane nel settore dell’agricoltura e della salute che interessano anche l’area della Cirenaica.

Con lei, in Libia, tre ministri: Orazio Schillaci (Salute), Anna Maria Bernini (Università e Ricerca) e Andrea Abodi (Sport). Altrettante sono le dichiarazioni di intenti che i ministri siglano con i propri omologhi.

Sul fronte della salute, bambini libici gravemente malati sono stati e saranno curati in Italia per malattie molto gravi; un’iniziativa per 3,2 milioni di euro ha permesso di sostenere tre ospedali pediatrici in Libia; 3 milioni di euro sono stati stanziati per attività di formazione rivolte al personale libico nell’ottica di creare sostenibilità a medio termine. La dichiarazione di intenti adottata mira a far progredire la cooperazione, favorendo un maggiore accesso alle cure indifferibili in Italia, soprattutto per i malati in età pediatrica, organizzando missioni di medici in Libia e aumentando ulteriormente le offerte di formazione, in Italia come in Libia, rivolte al personale libico della salute.

Sempre nel quadro del Piano Mattei, la cooperazione bilaterale nella formazione superiore e nella ricerca scientifica sono elementi strategici nella creazione di sviluppo sostenibile nelle Nazioni partner. La dichiarazione di intenti adottata da Bernini con la controparte libica definisce con maggior precisione gli ambiti di cooperazione prioritaria in vista di future più dettagliate intese. Tra le attività individuate l’aumento della mobilità internazionale di studenti, ricercatori e docenti, anche sfruttando programmi come Erasmus+, e attività di ricerca congiunta in settori chiave per i due Paesi come le energie rinnovabili, l’agri-food, la blue economy, la valorizzazione del patrimonio culturale.

Sul versante dello sport e delle politiche giovanili, il ministro Abodi e i suoi omologhi hanno individuato come priorità la realizzazione e riqualificazione delle infrastrutture sportive di base nelle comunità libiche e lo sviluppo di programmi di volontariato e servizio per promuovere l’inclusione sociale giovanile. Attorno a queste priorità potranno quindi essere sviluppati dei progetti comuni, sfruttando anche le risorse del Piano Mattei.

Intanto, a Roma, domani alla Farnesina, il ministro degli Esteri Antonio Tajani apre il forum Confindustrie d’Africa, organizzato in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo e con il supporto di Agenzia Ice, e vedrà la partecipazione dei rappresentanti di 47 associazioni imprenditoriali africane, provenienti da 21 Paesi fra cui Senegal, Nigeria, Kenya, Niger e Costa d’Avorio, e degli esponenti delle omologhe associazioni italiane. Nel corso del Forum verrà illustrato il rafforzamento della rete del Sistema Italia in Africa, con le aperture degli uffici Ice a Dakar, Lagos e Nairobi, l’osservatorio Ice a Niamey e quello di prossima apertura ad Abidjan. Nel corso dell’evento, saranno firmati cinque protocolli di Intesa tra Cassa Depositi e Prestiti e le Banche Multilaterali di Sviluppo presenti al Forum, per individuare aree di possibile collaborazione in Paesi di interesse comune, identificare possibili progettualità da co-finanziare e promuovere incontri di match-making con controparti locali. “L’Africa, che presenta straordinarie opportunità di collaborazione in molteplici settori, è una priorità della politica estera italiana che ho voluto porre al centro della nostra Presidenza G7”, commenta Tajani, che conferma lo sforzo impresso dall’inizio del mandato per avviare una nuova fase del partenariato economico con il Continente.