G7 Ambiente, Pichetto: “Clima molto buono, determinati su obiettivi”

C’è un grosso impegno da parte degli sherpa sul lungo elenco dei temi che riguardano ambiente, energia, clima. Ci sono molte convergenze e limature rispetto alle posizioni dei diversi Paesi che rispecchiano la realtà rispetto alle condizioni energetiche nei vari Paesi. Però il clima è molto buono”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nella sede di Italgas a Torino dove, con l’ad Paolo Gallo, ha accolto le delegazioni ministeriali e i rappresentanti diplomatici per un confronto dal titolo ‘Bridging tradition and sustainable energy’, nell’ambito degli eventi della Planet Week in vista del G7 Clima, Ambiente e Energia. Sul nucleare, ha spiegato, “l’indirizzo di ricerca e sperimentazione che ho avuto dal Parlamento lo sto portando avanti. Rispetto alle ipotesi di scenario, io tengo conto e riporterò nell’ambito del Pniec quelle che sono le risultanze della piattaforma per il nucleare sostenibile”. Le priorità del G7 Clima, Ambiente e Energia, ha aggiunto, “sono date dal motivo di fondo: noi siamo il Paese che è al centro del Mediterraneo, che proprio per questa sua caratteristica soffre più di tutti il cambiamento climatico, il rischio di perdita di biodiversità che è una caratteristica forte del nostro Paese, e naturalmente anche della questione inquinamento. Quindi quali sono le varie azioni da fare sulla decarbonizzazione, che significa diminuire in modo forte l’emissione carbonica, partendo dal primo inquinante che è il carbone, poi passa al petrolio e alla produzione di energia pulita utilizzando il gas come transizione al 2050”.

Ponte Stretto, Via-Vas chiede 239 integrazioni al progetto. Pichetto: “Procedura avviata”

Serve un surplus documentale per completare la valutazione totale del progetto che dovrebbe portare alla costruzione del Ponte sullo Stretto. La richiesta arriva dalla Commissione Via-Vas del Mase, che vuole dalla Stretto di Messina Spa l’integrazione di 239 documenti tecnici rispetto all’istanza presentata il 26 febbraio scorso, che vanno da 155 punti della Procedura di Via alle 66 Valutazioni di Incidenza (12 sugli Aspetti metodologici e di carattere generale, 8 Vegetazione e flora, 17 l’Ambiente marino, 19 Biodiversità e 10 riguardanti la Fauna), ai 16 legati al Piano di Utilizzo delle Terre e 2 alle Verifiche di ottemperanza.

Per la Via le richieste di integrazioni riguardano diversi ambiti. In primis sul quadro programmatico, “alla luce degli aggiornamenti degli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica e delle integrazioni al progetto in termini di opere di mitigazione e compensazione“, si legge nel documento inviato dal Mase. Ma servono approfondimenti anche sull’Analisi costi-benefici: “Le linee operative europee indicano che il primo passo deve contenere una descrizione del contesto sociale, economico, politico e istituzionale in cui si cala il progetto“. Dunque, la società viene invitata a chiarire “questi aspetti per analizzare la sostenibilità dell’opera in considerazione del fatto che le previsioni e le ipotesi avanzate nel rapporto dipendono strettamente dal relativo contesto economico, sociale e istituzionale“. Non solo, perché a completare lo scenario la commissione vuole capire se il rapporto conclusivo ha tenuto conto dell’aggiornamento degli studi sui flussi di traffico previsti in relazione alla messa in esercizio del ponte, nella stima del traffico passeggeri e merci, poi di “specificare meglio la tipologia e varietà di costi di investimento, manutenzione e gestione dell’opera” e sulla valutazione delle esternalità negative causate dalla Co2. Sempre nel quadro programmatico, Stretto di Messina Spa dovrà rispondere a punti che riguardano gli aspetti generali e quelli progettuali, la cantierizzazione, la gestione delle materie e la vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità.

Nel quadro ambientale della Via, le richieste vanno dal capitolo ‘Atmosfera, aria e clima’ all’Ambiente marino e quello idrico (le acque superficiali e sotterranee), suolo e sottosuolo, territorio e rumore che sarà prodotto, in superficie e sul livello subacqueo, oltre alle vibrazioni e i campi elettromagnetici. Servono approfondimenti anche sull’impatto che avrà sulla biodiversità, sulla vegetazione e flora, sulla fauna, il paesaggio e la salute pubblica. Ovviamente, questi punti devono essere suddivisi per il fronte calabrese e quello siciliano.

Le sessantasei Valutazioni di Incidenza, invece, sono suddivise negli Aspetti metodologici e di carattere generale (12 punti), Vegetazione e flora (8), Ambiente marino (17), Biodiversità (19) e Fauna (10). Ancora, tra le 16 rilevazioni sul Piano di utilizzo delle terre (Put) viene chiesto, tra l’altro, di “fornire chiarimenti in ordine alla sussistenza dei requisiti di qualità ambientale per l’attestazione della natura di sottoprodotto del materiale“. Infine, per la Verifica di ottemperanza viene chiesto di “produrre la planimetria di confronto della cantierizzazione” e “aggiornare la Relazione di Ottemperanza alla luce dei chiarimenti e delle integrazioni richieste” che non sono rinviabili alla fase di progetto esecutivo. In base alla normativa prevista dall’articolo 24, comma 4 del decreto legislativo 152 del 2006, Stretto di Messina Spa ha venti giorni per inviare le integrazioni. O, in alternativa, nello stesso lasso di tempo, può chiedere una sospensione dei termini che può arrivare fino a 120 giorni, trascorsi i quali, però, il progetto viene obbligatoriamente archiviato in caso di mancata ottemperanza. Dalla società, però, fanno sapere che saranno rispettati i tempi e le richieste del Mase.

Con questa istanza si è dato avvio, ai fini del relativo aggiornamento e completamento, alla procedura di valutazione di impatto ambientale relativa all’opera“, commenta il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Spiegando che “il procedimento avviato con l’istanza del 26 febbraio scorso si connette, per un verso, a quello iniziato nel 2011 e per altro verso alla nota che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso alla Commissione Ue in data 8 novembre 2023, con alcuni chiarimenti riguardo alla Via e alla VinCa“. Dunque, conclude il ministro, “nella definizione del testo della richiesta di integrazione – che è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale – si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi”.

G7, a Venaria summit su Energia e Clima. Pichetto: “Idee chiare e risultati veri”

Materie prime critiche, economia circolare, Africa e Piano Mattei, biodiversità della terra e dei mari. Sul tavolo del G7 Clima, Energia e Ambiente, il 28 e 29 aprile nella Reggia di Venaria a Torino, c’è tanto di cui discutere. Sui temi energetici, terrà banco il passaggio dai fossili alle energie pulite. Nelle intenzioni di Gilberto Pichetto, il summit sarà “un ponte tra la Cop28 e la Cop29, con uno sguardo al prossimo G20“.

Tra gli invitati, infatti, oltre ai paesi del G7 e alla Commissione europea, ci saranno anche la delegazione emiratina che ha guidato Cop28 e quella azera che guiderà Cop29, così come il Brasile, prossima presidenza del G20. E, data l’importanza che assume il continente africano in ottica del Piano Mattei, saranno presenti la Mauritania, presidenza di turno dell’Unione Africana, il Kenya in rappresentanza dell’Africa subsahariana, l’Algeria, in rappresentanza del Maghreb, e la Banca Africana di Sviluppo.

Vogliamo imprimere una forte spinta allo sviluppo delle rinnovabili e allargare gli orizzonti a tutte le fonti che, con il supporto scientifico, possano garantirci la sicurezza energetica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi ambientali”, spiega Pichetto presentando l’iniziativa nella nuova sede della Stampa Estera, a Roma. A Venaria, garantisce, “l’Italia arriva con idee chiare e con la determinazione necessaria per rendere questo G7 portatore di risultati reali e ambiziosi”.

I gruppi di lavoro a cui hanno preso parte i negoziatori dei rispettivi Paesi hanno definito in questi mesi i temi al centro del Comunicato finale, che traccerà il percorso verso le prossime scadenze globali. Per la parte Ambiente, il focus sarà su consumo e produzione sostenibili, economia circolare ed efficienza delle risorse, con particolare riferimento al tema del riciclo delle materie prime critiche e della circolarità nell’industria tessile e nella moda. Verranno poi affrontati gli ambiti legati al contrasto dell’inquinamento per natura e persone, la biodiversità, gli ecosistemi, il mare e gli oceani. Centrale sarà il tema dell’uso sostenibile delle risorse idriche. Particolare rilievo avrà la collaborazione con Paesi terzi, in particolare con l’Africa su temi trasversali quali il contrasto al degrado del suolo e la lotta alla desertificazione, l’uso delle tecnologie avanzate per il monitoraggio e la prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici e la sostenibilità delle filiere produttive.

Nella sessione Clima ed Energia, si affronterà il tema della ‘Net-zero’ agenda, con obiettivi volti a potenziare i sistemi di accumulo e flessibilità, in modo da gestire il forte apporto delle rinnovabili. Al centro anche il potenziamento dell’efficienza energetica e il rafforzamento della sicurezza, in particolare per la catena di approvvigionamento dei minerali critici necessari per lo sviluppo delle rinnovabili. E ancora, puntare su nuove tecnologie energetiche tra cui ricerca e sviluppo del nucleare sostenibile, ridurre le emissioni di metano e promuovere la collaborazione con i Paesi terzi, specie con quelli più vulnerabili e con gli Stati africani, sul fronte dello sviluppo di risorse energetiche, infrastrutture locali e adattamento.

Confindustria, Orsini presidente designato: la sfida della doppia transizione

L’emiliano Emanuele Orsini è il presidente designato di Confindustria per il mandato 2024-2028. Cinquant’anni, l’imprenditore è vicepresidente uscente con delega al credito, amministratore delegato di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti.

Una corsa iniziata da outsider, poi il passo indietro del presidente di Erg, Edoardo Garrone, a poche ore dalla riunione del consiglio generale in viale dell’Astronomia, a spianargli la strada. Su 187 aventi diritto, i presenti erano 173. Orsini ha incassato 147 preferenze, 17 le schede nulle e nove le bianche. L’unità tra gli industriali, dopo anni difficili per le imprese, sembra dunque ritrovata.
L’elezione effettiva si terrà il 23 maggio con il voto dell’assemblea e, intanto, il 18 aprile il consiglio generale dovrà esprimersi sul programma e sulla squadra dei vicepresidenti scelta da Orsini.

Dialogo, identità e dignità” sono le parole chiave scelte dal presidente designato, che all’uscita registra un clima positivo e alle telecamere assicura che lavorerà per convincere anche chi non l’ha votato. I temi prioritari, anticipa, saranno “competitività, energia e certezza del diritto”.

Garrone confessa sulle colonne della Stampa di non essersi sentito nelle condizioni di rappresentare gli interessi di tutte le imprese e di non aver intravisto la possibilità di costruire una “squadra forte e libera da condizionamenti esterni“. Per un grande imprenditore, sostiene, potrebbe essere demotivante candidarsi ed esporsi: “Quando sono sceso in campo ero convinto – e lo rimango ancora oggi – che fosse più importante garantire la governabilità di Confindustria rispetto al nome del presidente“, racconta. E usa parole dure contro il numero uno di Duferco, Antonio Gozzi: “Numeri alla mano, ha perso. Inoltre, con il suo comportamento ha fatto perdere anche Confindustria, quando ha contestato pubblicamente l’applicazione delle regole che sono alla base del nostro sistema associativo e del nostro codice etico“, denuncia.

Le congratulazioni per Orsini arrivano da tutto il mondo politico e associativo. Tra i primi a complimentarsi, sui social, c’è la premier Giorgia Meloni, che ringrazia il presidente uscente Carlo Bonomi per il “confronto avuto in questi anni” e ricorda come, per il suo Governo, lo Stato debba essere un alleato naturale delle imprese e degli imprenditori: “Come sempre – garantisce la presidente del Consiglio – non faremo mancare disponibilità e dialogo“.

Auguri anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto. Entrambi evidenziano l’impegno che ci vorrà nei prossimi anni per riaffermare la centralità delle imprese nella duplice transizione green e digitale. “E’ doveroso – sottolinea Pichetto – valorizzare un’imprenditoria che ha colto prima degli altri la necessità di investire su energie rinnovabili e filiere innovative, economia circolare e sostenibilità dei processi produttivi“. Occhi puntati sulle Europee di giugno anche per gli industriali: la sfida della sostenibilità si giocherà a partire da Bruxelles.

Energia, Mase al lavoro: Testo Unico Rinnovabili, Pniec, Dl grandi impianti sul tavolo

Il Mase lavora per chiudere l’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia ed il clima entro giugno. Ma non solo: a breve sarà avviata una consultazione pubblica sulla revisione del Conto termico per le tecnologie a bioenergie. Arriverà poi il decreto per gli incentivi per grandi impianti di produzione di energia termica rinnovabile e la riforma delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici.

Gilberto Pichetto fa il punto a 360 gradi sulla situazione energetica del Paese nel seguito dell’audizione di fronte alla commissione Attività produttive della Camera. Conferma, in tema di fonti rinnovabili, la forte attenzione per lo sviluppo dell’eolico offshore. “Nel Pniec 2030 tra gli obiettivi per la decarbonizzazione per assicurare la transizione energetica ha grande rilevanza l’obiettivo di un maggiore sfruttamento delle potenzialità dell’eolico off-shore, che prevede al 2030 lo sviluppo di progetti per 2,1 Giga, con un notevole aumento del target rispetto al PNIEC 2019“, fa sapere. Quanto alle autorizzazioni, la competenza spetta al Mase, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e sentito, per gli aspetti legati all’attività di pesca marittima, il Ministero della sovranità alimentare, a seguito del procedimento unico, comprensivo del rilascio della concessione d’uso del demanio marittimo e previa acquisizione valutazione di impatto ambientale positiva. “Sotto tale punto di vista viene e sarà garantita l’uniformità di regolamentazione e di procedure”, assicura il ministro.

A breve, arriverà, previsto tra le misure del Repower Ue, il Testo unico che raccoglierà, accorperà e consoliderà tutte le norme che regolano l’impiego delle fonti di energia rinnovabile. “L’atto legislativo dovrà stabilire anche i principi per la razionalizzazione e l’armonizzazione delle procedure di autorizzazione per le fonti energetiche rinnovabili a livello subnazionale“, fa sapere Pichetto. In fase finale di negoziazione con la Commissione Ue lo schema di decreto Fer 2, che prevede contingenti dedicati ad impianti geotermici tradizionali con innovazioni e geotermici a missioni nulle: “Tale fase, di verifica di compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato – ricorda -, è propedeutica all’adozione della misura“.

Sulla capacità di approvvigionamento del gas, al 2030 si prevede l’uso di sette rigassificatori per il gnl. Piombino e Ravenna, nel breve termine, arriveranno poi i due terminali on shore di Porto Empedocle e di Gioia Tauro, che insieme alla capacità dei tre terminali di rigassificazione esistenti, porteranno la capacità attuale più quella prevista al 2030 a 48,8 miliardi di Smc. I consumi di gas nel 2023 sono stati di circa 61,1miliardi di metri cubi (in calo del 15% rispetto al 2022 – dati Snam). Di questi, l’importazione di Gnl ha coperto il 26% (16,3 miliardi di metti cubi), con una crescita del 15% (2,1 miliardi di metri cubi) rispetto all’anno precedente. Conseguentemente, l’importazione via tubo è diminuita del 23% (-13 miliardi di metri cubi). Infine, le esportazioni sono ancora a valori molto contenuti, pari a 2,6 miliardi di metri cubi, e la produzione nazionale è pari a 2,8 miliardi di metri cubi (in calo del 10%). Nel 2023 si è registrato un solo carico di provenienza russa che rappresenta lo 0,6% delle importazioni di Gnl in Italia. I Paesi di provenienza del gas sono stati Usa, Egitto, Nigeria, Mozambico, la Guinea Equatoriale, il Belgio, il Qatar. Sul superamento della tutela per le bollette energetiche, iniziano le campagne informative. Nell’arco delle prossime tre settimane verranno messi in onda i primi quattro spot da 30 secondi ciascuno sulla tv generalista. “A questi – rende noto Pichetto – seguirà una campagna ad hoc sulla carta stampata e sui social oltre ad altre iniziative in modo da raggiungere tutta la platea interessata, anche con la collaborazione delle associazioni dei consumatori“.

Firmato accordo di solidarietà Italia-Germania sul gas

Photo credit: profilo X @GPichetto

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha firmato a Berlino con il ministro tedesco per l’Economia e l’Azione climatica, Robert Habeck, l’accordo bilaterale di solidarietà in materia di gas. “Le due più grandi manifatture d’Europa in impegno comune per l’aiuto reciproco“, scrive il Mase sul sul profilo X postando le foto della firma. La firma è stata apposta presso il ministero degli Esteri tedesco a margine del ‘Dialogo di Berlino sulla transizione energetica’ (Betd). In base all’ accordo l’Italia, attraverso il Mase, e la Germania, attraverso il Ministero Federale per gli affari economici e il clima, si impegnano ad attivare, in caso di emergenza, tutte le misure necessarie, di mercato e non, al fine di provvedere all’approvvigionamento di gas naturale dei clienti protetti della Parte richiedente, nel rispetto delle norme di sicurezza tecnica del sistema gas di ciascuna parte. Sempre sul gas è stato firmato anche un Addendum trilaterale tra Italia, Svizzera e Germania.

Siamo molto soddisfatti di firmare oggi questo accordo che è uno degli obiettivi concreti indicati dal Piano di Azione Italo-Tedesco sottoscritto ad ottobre dai nostri due Capi di Governo”, ha dichiarato il ministro Pichetto Fratin. “Al tempo stesso – ha aggiunto – è un tassello del quadro europeo di sicurezza energetica e di risposta alla crisi derivata dall’aggressione russa all’Ucraina”. “Questo accordo – specifica Pichetto Fratin – prevede misure di extrema ratio, con meccanismi di compensazione e di rispetto dei limiti dei sistemi di trasporto del gas, da attuare una volta esaurite le misure disponibili a livello nazionale, nel caso uno dei Paesi sia colpito da una grave crisi”. “Ma credo che l’impegno maggiore che Italia, Germania e gli altri paesi europei devono mettere in campo è quello per prevenire che si creino le condizioni per l’attivazione di questi accordi. È quanto abbiamo fatto a Bruxelles quando l’Italia ha promosso il price cap”, ha chiarito il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Mi fa piacere – ha concluso – che si sia riusciti a trovare una intesa per includere in questo schema gli amici svizzeri, con uno strumento teso ad aumentare il livello di sicurezza energetica dei nostri Paesi”. “In questo modo – ha sottolineato il ministro Pichetto Fratin – consolidiamo il nostro ruolo di hub energetico europeo”.

Giornata riciclo, Pichetto: “Italia è leader e in Ue ha fatto valere le sue ragioni”

Italia leader di circolarità. Nella Giornata internazionale del riciclo, iniziativa nata nel 2018 dalla Global Recycling Foundation, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, rivendica i risultati ottenuti dal governo. A partire dal negoziato europeo sul regolamento imballaggi, dove Roma, sottolinea il ministro, “ha fatto valere le proprie ragioni e lavorato senza sosta per dare valore a questo modello vincente, che ci ha permesso in grande anticipo di traguardare la maggior parte degli obiettivi continentali”. L’impegno è quello di continuare a battersi “con determinazione”.

Il Mase è impegnato, attraverso il Pnrr, nella realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento degli esistenti, arrivando a finanziare, in particolare nelle Regioni con un deficit impiantistico, 1085 progetti. A questi si aggiungono i ‘progetti Faro di economia circolare’ su specifici materiali, come carta e cartone, rifiuti elettrici ed elettronici, plastici, tessili. La giornata che si celebra oggi, osserva Pichetto, “ci ricorda anche quanto conti investire nella sensibilizzazione e nella corretta informazione di cittadini e imprese, perché considerino il riciclo come un contributo diretto alla salvaguardia dell’ambiente: una sfida globale come questa non si decide a tavolino ma ha bisogno di scelte consapevoli quotidiane e di comportamenti responsabili sul territorio”.

Nel 2024, secondo il Conai, la percentuale di riciclo degli imballaggi nel Paese dovrebbe arrivare a sfiorare il 75%: oltre 10 milioni e 300.000 tonnellate di rifiuti di imballaggio troveranno una seconda vita, ossia il 74,9% dell’immesso al consumo, che nel 2024 si prevede pari a circa 13 milioni e 900.000 tonnellate.

Leggero calo, ma con alcuni settori in crescita, per il riciclo dei Raee, i rifiuti elettrici ed elettronici. I numeri della raccolta 2023 li pubblica il consorzio Ecolamp: sono 2.599 le tonnellate di Raee raccolte e smaltite dal consorzio durante l’anno, di cui il 52% appartiene alla categoria delle sorgenti luminose esauste e il 48% è rappresentato da piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e pannelli fotovoltaici giunti a fine vita.

La carta è una delle punte di diamante del riciclo. Per sensibilizzare i cittadini sul tema, Unirima interviene in Senato a una iniziativa del senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo, componente della commissione Ambiente. Gli obiettivi fissati al 2025 dall’Ue per il riciclo degli imballaggi cellulosici sono già superati dal 2009, con ben sedici anni di anticipo, grazie a una rete impiantistica capillare costituita da 700 impianti. “Adesso ciò di cui abbiamo bisogno è che si facciano tutti gli sforzi necessari per abbattere le barriere non tecnologiche che continuano a gravare sulle imprese“, avverte il direttore generale di Unirima, Francesco Sicilia. Si riferisce alle procedure di rinnovo delle autorizzazioni ambientali, alla difesa commerciale delle imprese, al mancato rispetto dei principi di concorrenza. Quanto ai regolamenti europei, bene per Sicilia la difesa da parte del governo in Ue di uno dei principi cardine dell’economia circolare, l’end of waste: “L’Italia ha fatto da apripista”, scandisce.

“Ci siamo dotati di un Piano Nazionale per la gestione dei rifiuti che detta i criteri da utilizzare per l’elaborazione dei piani regionali, nel rispetto del riparto costituzionale”, spiega il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza energetica, Claudio Barbaro, che ricorda anche l’aggiornamento del Piano per la Prevenzione dei Rifiuti che, a breve, verrà pubblicato. Per De Priamo è “fondamentale che ci sia una sorta di patto tra istituzioni e imprese virtuose, che fanno sì che l’Italia sia all’avanguardia su questi temi“. Il senatore invita a non “ideologizzare” i temi del riuso in maniera sbagliata. Sull’ambiente è “necessario mettere da parte il furore ideologico in favore dello sviluppo dell’economia circolare”, anche per Silvia Fregolent, senatrice di Italia Viva e membro della commissione Ambiente del Senato. “Nella filiera del riciclo – ricorda – il nostro Paese è leader in Europa e il tentativo di cancellarlo in favore del riuso era miope. Per una vera transizione ecologica non servono gli slogan, ma un impegno serio”.

Energia, al vaglio misure strutturali per i vulnerabili. Pichetto: “Prezzi giù con diffusione rinnovabili”

Il Governo è impegnato nel monitoraggio dell’andamento dei prezzi dell’energia e nell’individuazione di “ogni misura atta ad assicurare la massima protezione di cittadini e imprese, e in particolare dei vulnerabili”. Per questo, l’esecutivo sta “valutando ulteriori misure strutturali per i soggetti vulnerabili nell’ambito della Strategia nazionale per la povertà energetica e del Fondo sociale per il clima, volto, quest’ultimo, a mitigare l’impatto sociale della transizione energetica sulle famiglie in condizione di disagio economico”. Parola del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che durante il question time alla Camera ha tracciato l’attuale situazione energetica del Paese. Una situazione che, rispetto a quella di un anno fa, appare decisamente migliorata, visto che “tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 – ha aggiunto – i valori medi delle offerte di elettricità e gas a prezzo fisso per il mercato domestico sono diminuiti di circa il 20%, sulla scia di mercati all’ingrosso in ribasso”.

Per dare un ulteriore slancio al ribasso dei prezzi, un forte aiuto potrebbe arrivare dalle rinnovabili. Per questo motivo dal 2008 al 2022 sono stati erogati incentivi per oltre 141 miliardi di euro: “La progressiva diffusione delle rinnovabili favorirà la diminuzione dei costi delle singole tecnologie alle quali sono tarate i meccanismi di incentivazione e di conseguenza una riduzione degli oneri in bolletta nel tempo”. Ma non si può lasciare da parte neanche l’idroelettrico, per la quale Pichetto auspica “una rinnovata stagione di investimenti”. Si tratta, ha aggiunto, “una risorsa per la sicurezza energetica del Paese e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione” ed ecco perché “dovranno andare avanti le interlocuzioni con Bruxelles” per far sì che ci sia “una più ampia condivisione possibile delle soluzioni prospettate“.

Ma, se le bollette hanno un peso, il Governo non può trascurare il tema della sicurezza energetica, per il quale il gas ha ancora un ruolo importante. Per questo, fermo restando il programma di decarbonizzazione, “i rigassificatori costituiscono opere strategiche”, ha sottolineato il ministro. In questo contesto, “i due terminali di rigassificazione di Porto Empedocle e Gioia Tauro, già autorizzati, potranno garantire una capacità aggiuntiva pari a 20 miliardi di standard metri cubi annui, con la possibilità di traguardare al 2030 una capacità complessiva di circa 48 miliardi”.

Philip Morris, parte ‘Rec’: 500mila riscaldatori tabacco riciclati all’80% entro l’anno

Philip Morris Italia ‘chiude’ il cerchio della filiera del tabacco riscaldato, che diventa completamente circolare. Parte oggi il progetto di riciclo ‘REC’ dedicato ai riscaldatori di tabacco IQOS e Lil. L’obiettivo è riciclare entro il 2024 fino a 500mila dispositivi non più utilizzabili, con un recupero in media di oltre l’80% delle materie prime presenti, tra cui materiali plastici e metallici, magneti, batterie agli ioni di litio e circuiti. Materie prime che vengono recuperate, riciclate e sono considerate dall’Unione Europea ‘critiche’, ad alto rischio di fornitura e di importanza economica strategica, fondamentali per le attività industriali.

Un “modello da copiare“, lo definisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto. “Si tratta di una grande azienda che si pone anche il problema del fine vita dei propri prodotti e si impegna a trovare un percorso“, osserva, ricordando che l’Italia scarseggia di materie prime e seconde. “E’ un contributo alla nuova economia nazionale”, ribadisce. “L’Italia è già avanti sul riciclo, ma il Mase, assicura, sta “creando le condizioni per l’utilizzo dei residui dei prodotti“.

Il piano si inserisce nella strategia di sostenibilità di Philip Morris, per promuovere un’economia circolare: “Nel tempo, riciclare milioni di dispositivi in Italia ci consentirà di aggiungere un altro tassello fondamentale alla nostra filiera integrata, sviluppata in questi anni intorno ai prodotti innovativi senza combustione. Una filiera che tra parte agricola, manifatturiera e dei servizi al consumatore già coinvolge oltre 40.000 persone”, rivendica Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia, presidente Europa Sud-Occidentale di Philip Morris International.

Il progetto REC, in questa prima fase, interessa i dispositivi IQOS e Lil restituiti dai consumatori nell’ambito della garanzia e delle iniziative commerciali di Philip Morris. Questi dispositivi, se qualificati come rifiuti in quanto non più utilizzabili, vengono consegnati da un’impresa partner della logistica a un’azienda specializzata nel trattamento dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) che si occupa delle operazioni di separazione delle materie prime contenute nei device e delle attività di recupero. L’impianto per il riciclo sarà ad Anagni, nel Lazio. “Vogliamo considerarci partner di questo progetto, perché ogni volta che c’è di mezzo di riciclo l’amministrazione deve sostenerlo, soprattutto quando ci sono investimenti iniziali importanti, si creano occupazione ed efficienza territoriale”, sottolinea Marco Bertucci, presidente della commissione Bilancio della Regione Lazio.La Regione Lazio ha approvato la legge 22 per far conoscere di più lo strumento degli Its, come investimento statale e regionale. Chiederemo l’opportunità di poter iniziare questo iter”, precisa. Un’ottima notizia anche per Unindustria, che nel Lazio opera: “Condividiamo un grande senso di responsabilità di Philip Morris – confessa il vicepresidente Giovanni Turriziani – e chiediamo alla Regione di incentivare sempre di più questi modelli, per consolidare le prassi operative“.

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Nucleare, Trino si autocandida a ospitare il deposito nazionale Pichetto: “Speriamo sia via giusta”

Sul deposito unico di rifiuti radioattivi – forse – si vede una luce in fondo la tunnel. Il Comune di Trino, poco meno di 7mila abitanti in provincia di Vercelli, formalizza l’autocandidatura annunciata per ospitarlo sul proprio territorio insieme al Parco tecnologico. Il sindaco, Daniele Pane, ha incassato il via libera della giunta allo scadere del termine ultimo per presentare le autocandidature, come previsto dal Decreto energia approvato lo scorso 9 dicembre.

Una disponibilità “molto importante” per il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, che, precisa, andrà verificata sulla base delle caratteristiche tecniche e di sicurezza che la legge prevede. Già, perché Trino non è stato inserito tra le 51 aree indicate dalla Cnai, la Carta nazionale delle aree idonee pubblicata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza, ma il governo ha ribadito la possibilità di avanzare – appunto – l’autocandidatura. Che il comune piemontese ha raccolto.

Trino è uno di quei comuni come ce ne sono tanti, da nord a sud, ma la sua storia è sicuramente particolare. Qui, a metà degli anni ’60 del secolo scorso, entrò in servizio una delle quattro centrali nucleari italiane, la Enrico Fermi. Attiva fino al 1987 – quindi poco dopo il disastro di Chernobyl – fu chiusa dopo il referendum con cui gli italiani dissero ‘no’ a questa forma di energia. Alla fine degli anni ’90 la proprietà della centrale fu trasferita a Sogin, con il compito di bonificare l’area e procedere allo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Da allora sono successe molte cose, ma il nostro Paese non ha ancora un deposito destinato alle scorie, cioè un’infrastruttura ambientale di superficie in cui mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, sia quelli relativi alle vecchie centrali ormai dismesse sia quelli prodotti, ad esempio, dal mondo sanitario.

Per il sindaco Pane, come aveva ricordato a GEA, la scelta nasce per due motivi: “innanzitutto il deposito unico nazionale è necessario a tutta Italia, è un obbligo previsto dalla normativa europea, e in particolare è indispensabile per noi che tra Trino e Saluggia deteniamo la maggior quantità di radioattività italiana lungo il Po. Da lì vanno spostati subito. Il secondo motivo è determinato dal fatto che nessuno dei siti attualmente individuati si è dato disponibile e quindi rischiamo di trasformare i depositi temporanei in definitivi lì dove sono”. “C’è un assoluto bisogno di chiarezza e trasparenza su questo tema – ribadisce il primo cittadino – e soprattutto bisogna arrivare a una decisione, che sia il più condivisa possibile”, spiega il primo cittadino. La palla passa ora agli esperti, che stabiliranno se effettivamente il territorio è idoneo.

Quello del deposito nucleare non è un problema del passato, ma del presente e del futuro, perché ogni giorno l’Italia produce rifiuti nucleari civili, soprattutto di origine ospedaliera. “È un problema di piena attualità”, puntualizza Pichetto, che comunque ha già previsto di inserire l’energia nucleare nel mix nazionale. Anche se punta sui piccoli reattori modulari, che non arriveranno prima di 10-15 anni e che produrranno una quantità minima di scorie, è importante non farsi trovare impreparati.
Il deposito unico risolverà il problema dei tanti piccoli siti di stoccaggio, molti dei quali pericolosi e non a norma ma soprattutto consentirà di riportare in Italia tutti i rifiuti portati all’estero, mandati in Francia, in Inghilterra e in parte in Slovacchia, perché qui non c’era posto. “Sono pochi cask di rifiuti vetrificati che dobbiamo far rientrare per evitare di continuare a pagare l’affitto ai Paesi che li ospitano ma non sono la vera questione”, assicura il ministro. “L’importante – sostiene – è dare una soluzione al problema che il Paese ha oggi”.

E se finora non si è riusciti a trovare un territorio disposto a ospitare il deposito, la soluzione per il ministro è, appunto, invertire il processo, facendolo partire dal basso invece che imporlo dall’alto, “speriamo che sia la via giusta“. Dopo quasi quarant’anni di “inutili prove di forza”, è l’auspicio, “mi auguro che l’Italia possa finalmente avere il proprio deposito unico nucleare”.