bollette

Via libera a dl Energia da 1,3 mld: confermati aiuti bollette, arriva bonus benzina

Aiuti per combattere i rincari di energia e carburante. Sono questi i pilastri del nuovo decreto Energia, che conferma i bonus luce e gas, ma introduce un contributo da 80 euro circa per aiutare le famiglie meno abbienti a rifornire i propri mezzi di locomozione. Inoltre, è previsto un sostegno alle famiglie per i trasporti e con la norma ‘salva-commercio’ viene scongiurata la chiusura di oltre 50 mila piccoli esercizi commerciali: chi effettua il ravvedimento operoso e paga le somme dovute, infatti, sarà esentato dalla sanzione accessoria della sospensione della licenza. E ancora, è di circa 17,4 milioni di euro lo stanziamento per le borse di studio degli studenti idonei non beneficiari, che copriranno l’intera platea dei quasi 5mila studenti inclusi nelle graduatorie degli Enti regionali per il diritto allo studio, ma che per mancanza di fondi non riuscivano ad accedere al sussidio. In totale, il decreto è di circa 1,3 miliardi di euro.

Tra i provvedimenti principali ci sono quelli sulle bollette. Perché sono confermati anche per il quarto trimestre 2023 i bonus sociali “prendendo a riferimento la spesa attesa nel medesimo trimestre“. Inoltre, per contenere gli effetti del rincaro dei prezzi nel settore del gas, fino alla fine dell’anno Arera provvederà a “mantenere azzerate le aliquote delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema”.

Nel IV trimestre 2023 è riconosciuto, ai clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico, un contributo straordinario, crescente con il numero di componenti del nucleo famigliare secondo le tipologie già previste per il medesimo bonus sociale. All’Arera è affidato il compito di definire la misura del contributo, ripartendo nei 3 mesi (ottobre, novembre e dicembre) l’onere complessivo in base ai consumi attesi. Per coprire la spesa, sono stanziati 300 milioni di euro per l’anno in corso.

Resta in vigore anche l’aliquota Iva al 5% sul gas metano destinato alla combustione per usi civili e per usi industriali contabilizzati “nelle fatture emesse per i consumi stimati o effettivi dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023” e “qualora le somministrazioni siano contabilizzate sulla base di consumi stimati“, la stessa percentuale dell’Imposta sul valore aggiunto “si applica anche alla differenza tra gli importi stimati e gli importi ricalcolati sulla base dei consumi effettivi riferibili, anche percentualmente, ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023“. La misura vale anche per il Teleriscaldamento.

Il decreto prevede un contributo per “sostenere il potere d’acquisto dei nuclei familiari meno abbienti“, riconosciuto ai beneficiari della social card (chi ha Isee non superiori a 15mila euro). La dotazione delle risorse sale a 600 milioni di euro per il 2023, dunque con un incremento di 100 milioni. Considerando che dai dati diffusi a luglio da Masaf e Mef, ovvero 1,3 milioni di famiglie in difficoltà che non godono di altre integrazioni da parte dello Stato, sulla carta ‘Dedicata a te’ saranno caricati circa 80 euro per fare rifornimento. Entro trenta giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, di concerto con il ministro dell’Economia e il ministro delle Politiche agricole, della sovranità alimentare e delle foreste provvederà a emanare un decreto per stabilire “l’ammontare del beneficio aggiuntivo per singolo nucleo familiare”, le “modalità di raccordo con le previsioni del decreto al fine di preservare l’unicità del sistema di gestione e del titolo abilitante” e le “modalità e le condizioni di accreditamento delle imprese autorizzate alla vendita di carburanti che aderiscono a piani di contenimento dei costi del prezzo alla pompa”.

La novità, rispetto alla bozza circolata nei giorni scorsi, riguarda l’accesso alle agevolazioni, “a decorrere dal 1 gennaio 2024” anche alle imprese che “nell’anno precedente alla presentazione dell’istanza di concessione delle agevolazioni medesime, hanno realizzato un consumo annuo di Energia elettrica non inferiore a 1 GWh” e che rispettano alcuni requisiti, tra i quali operare “in uno dei settori ad alto rischio di rilocalizzazione” o “in uno dei settori a rischio di rilocalizzazione”. Inoltre, le aziende “sono tenute a effettuare la diagnosi energetica”, su cui il controllo è affidato all’Enea.

“Con il decreto energia, il governo rinnova la sua azione a sostegno di famiglie e imprese nella difficile congiuntura economica. Attraverso misure di contenimento del prezzo del gas e con la conferma dei bonus sociali energetici, l’Esecutivo si conferma concretamente al fianco delle fasce più deboli e delle imprese”, commenta nel post Cdm il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Aggiungendo che “particolare rilevanza assume, in questo senso, una norma promossa dal Ministero per rendere conforme la normativa vigente al quadro comunitario in termini di sostegno alle imprese energivore, quelle con un consumo di energia elettrica superiore al gigawatt. Parliamo di quattromila aziende per 116 settori industriali operanti nella manifattura, dalle cartiere alla lavorazione del vetro, che – conclude il responsabile del Mase – avrebbero avuto un evidente contraccolpo dalla mancanza delle misure di agevolazione”.

Presto in cdm Dl Energia: Scorie, liberalizzazione mercato elettrico, eolico offshore

Il Mase lavora a un Decreto sull’energia che sarà pronto a giorni e andrà presto in consiglio dei ministri. Un provvedimento a largo spettro, che riguarderà temi “storici“, spiega il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ma anche nodi recenti.

Prima tra tutte, l’annosa questione delle scorie nucleari, per la quale si prevede l’apertura ad auto-candidature da parte di diverse realtà che vorranno ospitare i depositi. “Il quadro è completamente cambiato rispetto a 40 anni fa, ora si può trovare una soluzione“, garantisce il ministro.

In queste ore, il ministero sta valutando la liberalizzazione del sistema del mercato elettrico, per dare respiro alle famiglie, “in un momento in cui non c’è certezza che il quadro geopolitico tenga, che quindi i prezzi possano essere previsti, perché l’energia per noi è ancora fortemente legata al gas, ci vuole cautela“, raccomanda Pichetto.

Si interviene poi sulle aree idonee per le rinnovabili, sull’eolico offshore, sulla possibilità di inserire delle grandi grandi piattaforme in mare aperto, fino a 50×50 chilometri, con valutazioni che, sostiene il ministro, “richiedono una scelta politica decisa da parte del governo”.

Altra partita è quella di una possibile proroga degli aiuti sulle bollette, in scadenza a settembre. Finirà in un provvedimento diverso, il “Decreto Economia”, riferisce: “Stiamo valutando come muoverci rispetto all’ultimo trimestre e rispetto alle condizioni di mercato. È possibile che ci siano, dipende però anche sempre dalla coperta”, afferma, lasciando intendere che lo spazio di manovra non sarà ampio.

Gli enti locali, intanto, attendono il decreto ministeriale attuativo per le comunità energetiche. Anche quello, sarà pronto a giorni, con alcune modifiche già concordate a luglio. Per informare i sindaci, Gse e Anci stanno preparando un vademecum. “L’obiettivo è dare informazioni ai comuni per inserire l’autoconsumo energetico nelle proprie prassi ma anche per colmare le asimmetrie informative tra amministrazioni e privati. Sulle comunità energetiche da tempo si è sviluppata un’aspettativa alta e la materia è complessa, per questo ci occupiamo di dare un contributo informativo ai sindaci”, chiarisce Carlo Maria Salvemini, sindaco di Lecce e delegato Anci all’energia.

C’è un’aspettativa enorme per i comuni e gli enti locali, ma anche per la Cei, che vuole investire in comunità energetiche, che consentono un grande risparmio”, conferma il presidente di Gse, Paolo Arrigoni. Ad oggi, sono state realizzate 85 configurazioni, di cui 64 di autoconsumo collettivo e 21 comunità energetiche rinnovabili. Nei prossimi 5 anni l’obiettivo stimato dal Mase è installare 7 Gw di rinnovabili. Con il prossimo decreto ministeriale ci sarà un ampliamento dell’attuale disciplina transitoria, sia sul perimetro territoriale, sia sulla platea (estesa a enti del terzo settore, di ricerca e religiosi), ma anche in termini di potenza del singolo impianto: si passa da 200 kW a un megawatt “I benefici sono evidenti, nel Paese c’è fermento, si attende la messa a terra di tutti gli strumenti, a partire dal decreto“, afferma Arrigoni. Gse dovrà gestire sia lo sportello per l’allocazione dei 2,2 miliardi previsti nel Pnrr per i comuni sotto i 5mila abitanti e che i calcoli per gli incentivi, il cui ammontare è da stabilire.

Conclusa la valutazione strategica sul Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Con la firma del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, e del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, si è conclusa la fase di Valutazione ambientale strategica del PNACC, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il decreto ministeriale ha trasmesso i pareri della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS e della Direzione Archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della cultura, contenenti raccomandazioni e osservazioni da tenere in considerazione. Il Piano sarà adesso adottato con decreto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

Più nello specifico, la Direzione generale uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche del Mase dovrà ora tenere conto degli elementi indicati dalla Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS nel parere che costituisce parte integrante del decreto firmato dai ministri, anche ai fini degli adempimenti da assolvere. Nel parere reso, la Commissione ha tenuto conto delle osservazioni giunte nel corso della Consultazione pubblica svolta sul PNACC. Nella versione definitiva del Piano la stessa Direzione del Mase dovrà poi, naturalmente, tenere conto anche delle condizioni e osservazioni espresse dagli Uffici territoriali del MIC così come di quelle degli uffici di settore delle Regioni e Province autonome, che sono state ricomprese nel parere della la Direzione Archeologica Belle Arti e Paesaggio del MIC con cui si è sviluppata la concertazione, parere anch’esso parte del decreto a firma Pichetto-Sangiuliano.

La chiusura nei tempi previsti dell’iter per l’approvazione del PNACC conferma l’impegno del governo nell’affrontare la sfida chiave del nostro futuro ”, ha dichiarato Pichetto. “Si tratta di interventi che il Mase mette in campo per adattare il nostro territorio agli effetti del cambiamento climatico. Siamo consapevoli che non c’è tempo da perdere per mettere il nostro Paese al riparo da fragilità nuove e vecchie, tutelando da un lato ambiente, vite e comunità umane, e tenendo al contempo in considerazione tutte le caratteristiche della nostra Italia, a partire da nostro inestimabile patrimonio artistico che non ha pari al mondo”.

Pichetto: “Cambiamento climatico colpa dell’uomo? Non lo so”

Il cambiamento climatico? “Non so quanto sia dovuto all’uomo” o quanto, invece, “sia ciclico, dovuto alla Terra. Il secolo scorso è stato quello che ha scaricato di più come emissioni. E’ quello, non è quello? Non lo so, ma so che c’è”. A dirlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ospite di SkyTg24 traccia la roadmap del governo per affrontare la “tropicalizzazione” del clima. Capire i motivi per cui il nostro pianeta si trova in questa situazione è, però, spiega, “compito degli esperti”. La politica, dice rispondendo all’invito della giornalista a lanciare un messaggio ai negazionisti climatici, “deve occuparsi del fatto che abbiamo una situazione in cui piove la stessa quantità d’acqua in meno giorni, in cui le temperature sono molto più alte e ci sono conseguenze sulla vita quotidiana. Concentriamoci sulle cose da fare”.

“Che ci sia un cambiamento climatico – ricorda – se ne rendono conto tutti, italiani ed europei, poi il dibattito se sia dovuto a un fattore ciclico o antropico lo lasciamo agli studiosi. Possiamo, però, fare una valutazione personale”. Valutazione che per Pichetto è proprio quella di lasciare “ai meteorologi e agli scienziati”, il compito di indagare sulle cause del climate change. “Ministro Pichetto – gli risponde via Twitter la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga – non fare come Ponzio Pilato. Gli scienziati sono tutti d’accordo: sono i combustibili fossili la causa del cambiamento climatico. E’ la politica che deve decidere. E non lo fa. Lo scotto lo pagano tutti, a partire dai più fragili”.

Il provvedimento approvato mercoledì sera dal Consiglio dei ministri, spiega il titolare dell’Ambiente, serve “a dare una mano agli enti locali per ripristinare le condizioni normalità, poi il passaggio successivo è la programmazione di tutta serie di opere, grandi e piccole, per far fronte al cambiamento che stiamo vivendo e che determina eventi meteo sempre più violenti”. A partire dal Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che prevede 361 azioni che “spaziano su tutto ciò che è necessario per adattarci” alla “tropicalizzazione” e ritrovare “un nuovo equilibrio tra uomo e natura”. Pichetto cita, ad esempio, le infrastrutture idriche. “Le ultime dighe – dice – sono state fatte anche 40 anni fa e noi raccogliamo una percentuale di acqua troppo bassa, cioè l’11%, a fronte del 37% della Spagna. Ma non solo, perché “noi perdiamo il 40% di quello che passa per i nostri acquedotti”.

Quanto accadendo in Italia, cioè il passaggio da “temporali” a “uragani” sta facendo “emergere le debolezze decennali del sistema”, dice il ministro, spiegando che “la lentezza del nostro sistema determina di avere opere” contro il dissesto idrogeologico “finanziate da dieci anni e mai partite, forse anche per negligenza. Bisogna accelerare, non possiamo più aspettare secoli”.

nucleare

Pichetto: “A settembre autocandidature per deposito nazionale delle scorie nucleari”

Dovrebbe essere pronto per l’inizio di settembre il provvedimento con cui il governo aprirà ufficialmente l’autocandidatura dei territori per accogliere il Deposito nazionale delle scorie radioattive. Lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante un evento sul nucleare che si è svolto alla Camera dei deputati. Naturalmente, ha spiegato il titolare del Mase, “bisognerà fare delle valutazioni sull’idoneità dei territori”. Il nodo dello smaltimento delle scorie, infatti, non è ancora stato risolto, ma “se davvero si vuole dare un segnale per investire” su questa fonte energetica, ha spiegato Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare durante lo stesso convegno, “dobbiamo dire dove le smaltiamo. Se non siamo in grado di farlo non sarà mai possibile costruire una centrale”.

Ma a che punto è la questione deposito? Attualmente i rifiuti radioattivi finora prodotti sono custoditi in depositi temporanei che ne consentono la gestione in sicurezza e l’isolamento dall’ambiente. Si tratta di scorie derivanti dalle attività del passato, dallo smantellamento degli impianti nucleari e dai settori sanitario, industriale e della ricerca. Complessivamente sono circa 95mila metri cubi (17mila a media-alta attività e 78mila a bassa-molto bassa attività) di rifiuti.

I referendum abrogativi sul nucleare (l’ultimo dei quali è del 2012) stabilivano lo stop alle centrali, ma non le modalità di gestione e smaltimento delle scorie. Dopo una consultazione pubblica durata un anno (dal 5 gennaio 2021 al 14 gennaio 2022), a metà marzo 2022 Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari, commissariata dal governo il 22 giugno) ha trasmesso al ministero della Transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. La mappa ha individuato 67 aree tra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna. Si tratta, sostanzialmente dell’ultimo step prima di scegliere la destinazione finale del deposito. Da settembre, quindi, come ha annunciato Pichetto, si apriranno le auto candidature, ma il ministro non esclude che possano essere prese in considerazione anche aree militari messe a disposizioni dalla Difesa”.

Il futuro Deposito Nazionale – che dovrà essere costruito all’interno di un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito stesso e 40 al Parco Tecnologico – permetterà lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti nel nostro Paese puntando su sicurezza e ottimizzazione della gestione. Una volta realizzato sarà possibile demolire i depositi temporanei in cui sono attualmente stoccati i rifiuti, chiudendo così il ciclo nucleare italiano con la restituzione dei siti privi di vincoli radiologici alle comunità locali per altri usi.

L’impianto accoglierà i rifiuti radioattivi a bassa e media attività, ossia quelli che nell’arco di 300 anni raggiungeranno un livello di radioattività tale da non rappresentare più un rischio per l’uomo e per l’ambiente. In attesa della disponibilità di un deposito geologico, i rifiuti a media e alta attività saranno stoccati in sicurezza all’interno di una diversa struttura di deposito temporaneo, denominata CSA, Complesso Stoccaggio Alta attività, collocata sullo stesso sito del deposito nazionale.

 

 

 

 

 

Aggiornamento Pniec in dirittura d’arrivo. Pichetto: “Rispetteremo termine 30/6”

L’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima sta per vedere la luce. “A giorni, all’inizio della prossima settimana, tireremo le somme del confronto con gli stakeholder. Rispetteremo il termine del 30 giugno“, assicura il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Si tratta, spiega, di un “passaggio fondamentale per delineare la politica energetica e ambientale del nostro Paese verso la decarbonizzazione nel medio e lungo periodo“. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei consumi finali, però, non si potrà prescindere dalla piena attuazione di quanto già previsto nel Pnrr, come potenziato dal nuovo capitolo del Repower Eu.

Sono poi in fase di valutazione altre politiche e la “rimodulazione” di misure esistenti, fa sapere il ministro durante il Question Time della Camera. Parla di un “ventaglio di opzioni ampio” che il governo offrirà per l’implementazione del Piano, a patto che vengano eliminati “vincoli aprioristici” sulle tecnologie e sulle misure da attuare. Al centro della strategia dell’esecutivo per le politiche pubbliche dei prossimi anni c’è l’accelerazione sulle rinnovabili, la promozione dell’efficienza energetica degli edifici, l’incentivazione all’autoconsumo energetico, la decarbonizzazione dei trasporti.

Ma servirà anche, mette in chiaro Pichetto, un “cambiamento sulle abitudini dei consumatori“. Necessario dunque garantire non solo un quadro normativo “semplificato e chiaro” per i cittadini e gli operatori, ma anche forme di sostegno e incentivi fiscali che stimolino la transizione energetica in tutti i settori. Senza trascurare gli investimenti in ricerca e sviluppo per offrire le migliori soluzioni tecnologiche possibili al raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione. Per l’obiettivo dell'”inquinamento zero” però, fa notare, l’Europa ha dettato una tempistica “inadeguata che manca di “sano pragmatismo“, quello che serve per accompagnare campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema e per le politiche integrate sui territori.

L’Italia ha manifestato apprezzamento sul livello di ambizione posto dalla proposta europea, ma contestualmente, come ribadito ieri in occasione del Consiglio europeo dei ministri dell’Ambiente, ha richiesto alla Commissione di fissare tempistiche cui si possa ragionevolmente ottemperare“, precisa. Il ministro chiede un confronto, anche bilaterale, con la Commissione europea per “valutare la correttezza dei dati e della metodologia utilizzata per la stesura della bozza di direttiva, in modo tale da evitare, in uno spirito di leale collaborazione, di avallare presupposti errati che inficino ab origine la fattibilità delle politiche messe in campo“.

Alluvione

Bonaccini porta a Roma conto danni in Emilia Romagna: quasi 9 miliardi

Quasi nove miliardi, 8,8 per la precisione. E’ la conta dei danni che Stefano Bonaccini presenta al governo nel tavolo permanente per l’alluvione in Emilia Romagna, presieduto dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Sono esclusi alcuni capitoli di spesa, come i danni ad auto e mezzi, il mancato fatturato e la ricostruzione delle scorte delle aziende, così come la ricalibrazione delle opere infrastrutturali.

Musumeci, assicura la “massima attenzione” del governo e la disponibilità, dopo una verifica del Piano, a “fornire gradualmente” le risorse che si renderanno necessarie, dando priorità ai primi interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei fiumi più compromessi e al ripristino dei collegamenti con i centri abitati rimasti isolati.

L’urgenza, spiega il governatore dell’Emilia-Romagna, è proprio sistemare entro l’autunno la viabilità locale e gli argini dei fiumi. Per farlo serviranno almeno 1,8 miliardi:Questa è la parte più emergenziale. Sono risorse che al momento non ci sono oggi – spiega – necessarie a mettere in sicurezza le comunità dal ripetersi di eventi catastrofici come quelli di maggio“.

Del commissario non si è parlato, comunque l’accordo non c’è. “Pensiamo che sarebbe utile nominarlo il prima possibile, il governo ha un punto di vista diverso, lo rispetto, ma mi auguro si arrivi il prima possibile a una coincidenza“, lamenta Bonaccini.

Le imprese potenzialmente danneggiate (per oltre 1,2 miliardi di euro) sono 14.200, le aziende agricole circa 12mila, per danni che superano 1,1 miliardi di euro. Gli edifici colpiti sono 70.302, di questi 68.432 in aree allagate e 1.890 in aree in frana. Il danno economico calcolato è di oltre 2,1 miliardi di euro.

All’incontro, della delegazione del governo facevano parte: il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami, il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano, il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti (in qualità di relatore del ddl alluvione), i capi dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio, dei vigili del fuoco Laura Lega e di Casa Italia, Luigi Ferrara. Per la delegazione Emilia-Romagna, oltre al presidente Bonaccini, c’erano il presidente dell’UPI Michele De Pascale, dell’ANCI Luca Vecchi, il Segretario generale dell’Autorità di Baci o del Po Alessandro Bratti, l’assessore con delega alla Protezione civile Irene Priolo e il direttore generale Cura del territorio e dell’ambiente Paolo Ferrecchi.

Il tema delle risorse e dei tempi delle coperture “è cruciale“, sottolinea Bonaccini. Diversi sindaci, racconta, segnalano che “i funzionari fermano le ruspe perché non hanno copertura finanziaria. I primi 230 milioni di euro messi a disposizione li abbiamo già spesi. E anche sui rimborsi, vanno garantite subito famiglie e aziende: abbiamo avviato d’intesa con la Protezione civile nazionale il percorso per fare arrivare rapidamente i primi 5 mila euro, con un primo acconto di 3mila già entro metà luglio, ma ora sono necessari oltre 500 milioni per le imprese per i primi acconti da 20mila euro”.
Ci è stato segnalato che gli interventi aperti oggi sulle strade di collina e sui corsi d’acqua sono stati fatti gettando il cuore oltre l’ostacolo. Noi abbiamo detto che non potevamo non farli a prescindere dal decreto. Questi interventi non si concordano col governo, questi interventi vanno fatti perché sono di somma urgenza e si fa un debito fuori bilancio“, spiega ai cronisti Enzo Lattuca, sindaco di Cesena.

Più in generale, afferma Bonaccini, negli ultimi vent’anni nel Paese “sono state stanziate poche risorse nazionali per la prevenzione e molte per riparare danni“. Ma si smarca dalle polemiche: “La Regione Emilia-Romagna ha programmato e realizzato opere molto più della media nazionale, come si evince dai dati ministeriali e che l’evento di maggio non ha precedenti e ci ha dimostrato con una terribile chiarezza che tutti i modelli sono superati e che ora è necessario aggiornarli, con un salto di qualità nella messa in sicurezza del territorio, pena ricostruire solo quello che c’era prima”.

È in corso un cambiamento climatico notevole, perché piove 85 giorni invece che la media dei 110. Quello che è accaduto non era evitabile o forse era evitabile la gravità ma non del tutto“, conferma il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. La gestione del rischio idrogeologico “è un sistema complesso“, ribadisce. Le risorse ci sono e i progetti anche. Il nodo è tutto, a suo avviso, sulla burocrazia: “Ci sono, ad esempio, tanti progetti finanziati ai commissari, anche di 10-12 anni fa che però, a causa delle lungaggini burocratiche, non hanno mai visto la luce“.

PAOLO GALLO

Energia, Gallo (Italgas): “Dobbiamo aprirci a biometano, gas rinnovabili e idrogeno”

“Oggi parliamo soprattutto di gas naturale, ma dobbiamo aprire la nostra visione anche a quelli che sono altri gas che si stanno affacciando all’orizzonte che sono il biometano, i gas rinnovabili, l’idrogeno. Il ruolo di questa industria è garantire l’utilizzo e la disponibilità di tutti questi gas muovendosi verso l’obiettivo della transizione energetica, ma al contempo garantendo un costo di approvvigionamento che sia sostenibile sia dall’industria che dal consumatore finale”. A dirlo è Paolo Gallo, Ceo di Italgas, a margine dell’evento ‘RepowerEu: Decarbonisation and security of Gas Supply’ organizzato a Roma da Italgas. Ma, ha ricordato, nella transizione energetica sono cruciali la “sicurezza degli approvvigionamenti e il costo dell’approvvigionamento stesso, perché noi dobbiamo garantire anche la competitività dell’industria e il costo al consumatore finale”.

E di transizione ha parlato anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un videomessaggio inviato proprio in occasione dell’evento.  “Lo sforzo di decarbonizzazione – ha spiegato – non può tradursi in un approccio puramente ideologico, sarà allineato al RepowerEu, ma investire nel gas ci consentirà di raggiungere un mix che ci garantisce sicurezza nella transizione. Tocca a noi essere protagonisti del nostro futuro energetico”.  “Puntiamo sul biometano, sul riconoscimento pieno dei suoi benefici ambientali. Puntiamo sull’idrogeno – ha detto il titolare del Mase – con un investimento da 6 miliardi”. 

Sul gas, ha ricordato Pichetto, “l’Italia ha creato ogni condizione per avere flussi certi e continui, anche se lo stoccaggio non ci deve far pensare che tutto sia risolto né che le fibrillazioni sui mercati non possano ripresentarsi in altre forme e vesti. Obiettivo governo è cogliere le opportunità, possiamo diventare registi di un nuovo disegno”.

foreste

Foreste polmone d’Italia. Pichetto: Patrimonio da tutelare a tutto campo

Nove milioni di ettari, una superficie di aree protette da oltre 3,8 milioni di ettari e parchi nazionali di oltre 250mila ettari. Sono i numeri del patrimonio forestale italiano, che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, a ragion veduta, definisce “immenso, il più ricco di biodiversità d’Europa“.

Ma un tesoro così prezioso va tutelato e curato, con costanza e abnegazione, due delle qualità più spiccate dei Carabinieri, che tramite il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari “è custode del nostro meraviglioso patrimonio boschivo e delle specie che lo abitano, tramite una complessa azione combinata: monitoraggio e controllo del territorio, prevenzione e repressione degli illeciti connessi, studi e ricerca ed educazione alla legalità ambientale“, ricorda il comandante generale dell’Arma, Teo Luzi, al convegno The Forest Factor ‘Più natura per combattere il riscaldamento globale’.

Sul palco dell’Aula magna dell’università Roma Tre sono tanti gli attori, nazionali e internazionali, a prendere la parola. “La grande novità degli ultimi mesi è l’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e l’indicazione che la legge dello Stato deve disciplinare ‘i modi e le forme della tutela degli animali“, sottolinea ancora Pichetto. Aggiungendo che “il nuovo dettato Costituzionale è una sfida per il Parlamento che lo deve attuare, e per il Governo che deve agire in linea con nuovi i principi indicati nella Carta“. Per il responsabile del Mase le azioni del ministero e quello dei Carabinieri “sono importantissime, perché sono la tutela e il controllo del nostro territorio”. Del resto, “i due terzi dell’Italia sono montagne e collina, dunque è necessario un presidio puntuale, che l’Arma dei Carabinieri fa. È un’operazione a tutto campo che ha come obiettivo quello di conservare la biodiversità e tutelare il nostro territorio. Agendo nell’ottica di contrastare il cambiamento climatico, aumentare la forestazione del Paese, anche con una manutenzione e un controllo opportuno“.

Ci sono molti aspetti che molta parte, forse troppa, dei cittadini non conosce di questo prezioso patrimonio. Non a caso il generale Luzi puntualizza che “l’Italia è depositaria di una grande cultura ambientale e abbiamo anche la responsabilità di portarla in giro per il mondo, ma non è una forma di colonizzazione. È un confronto con altre culture e una condivisione di temi e obiettivi“. Anche perché “le foreste, pur giocando un ruolo cruciale nella lotta alla povertà e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile grazie ai loro impagabili benefici ecologici, economici e sociali, sono sempre al centro di pericoli derivanti da incendi, parassiti, siccità e disboscamento“, avvisa il comandante generale dei Carabinieri. Denunciando: “Il protrarsi della deforestazione sta riducendo questa difesa ed oltre il 30% delle nuove malattie segnalate dal 1960 ad oggi sono da attribuirsi a cambiamenti nell’uso del suolo, inclusa la deforestazione. I nostri boschi sono anche farmacie naturali“. I numeri sono impressionanti: “Delle oltre 60mila specie di alberi presenti nel mondo tantissime hanno valore medicinale. Eppure continuiamo a depredarli“.

A livello globale, spiega ancora Luzi, “il mondo sta perdendo 10 milioni di ettari di foresta ogni anno a causa della deforestazione, più o meno quanto la superficie dell’Islanda”. Per questo l’Arma “soprattutto attraverso il Cufa, è custode del nostro meraviglioso patrimonio boschivo e delle specie che lo abitano” e “la presenza capillare di circa 1.000 presidi della specialità forestale, costituisce un insostituibile elemento di prossimità ambientale, di interfaccia tra uomo e natura, tra produzione e conservazione sotto il segno della legalità e di aiuto alle comunità“.

L’attenzione deve essere massima, però, anche dalle istituzioni, soprattutto quelle locali. Al Forest Factor ne parla il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che pone l’accento su un aspetto in particolare: “La natura deve tornare ad essere amica della comunità. Dobbiamo educare fin da piccoli i nostri giovani cittadini ad amare, custodire e renderla preziosa – aggiunge -. Anche in ambienti antropizzati, su cui l’attenzione deve essere particolare“. Per il governatore “dobbiamo restituire ai nostri cittadini un amore verso l’ambiente e la natura e non far vivere i parchi come nemici della comunità“. Un obiettivo che politica, istituzioni e società civile stanno facendo diventare sempre più centrale e prioritario.

Gea Edu premia le migliori scuole: a Roma il ‘Bosco delle idee del futuro’ con Fondazione Art.49

Tre moduli didattici, oltre 2.200 studenti appartenenti a 82 classi di 27 istituti superiori in 13 regioni italiane. Sono i numeri del progetto didattico ‘GEA EDU-Idee per il futuro’, promosso da Fondazione Art.49, emanazione di Withub spa. Il primo anno si è concluso con la premiazione delle migliori proposte di tre scuole, provenienti da tutta Italia, sui temi dell’agenda 2030. A salire sul podio, la 3D del Liceo Russel di Garbagnate Milanese con ‘Classificazione ecologica dei giardini urbani’; le classi 4H e 5H dell’IIS Patetta – Cairo Montenotte di Savona con ‘La strada dell’acqua’ e la classe 4CC della Scuola Bottega di Brescia con ‘Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si ricicla’.

Il progetto, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed Enea, e in collaborazione con il Parlamento Europeo, ha come obiettivo approfondire insieme alle nuove generazioni le tematiche relative allo sviluppo sostenibile, alla transizione ecologica e ai nuovi ‘green jobs’ con uno sguardo generale rivolto all’Europa. “Il valore di questo progetto è duplice – ha detto il ministro Gilberto Pichetto, presente alla cerimonia di premiazione -. Da un lato, infatti, riguarda il tema dell’attenzione che va data alle nuove generazioni quali eredi di un modello sociale ed economico, che va trasformato in un modello sostenibile. Si tratta dunque di una questione di responsabilità. Dall’altro, riguarda la consapevolezza sociale sui temi dei cambiamenti climatici, della decarbonizzazione, dello sviluppo sostenibile, tre aspetti di un’unica missione: la tutela del pianeta e delle sue risorse. È necessario, tutti insieme, creare una reale e condivisa accettazione del cambiamento, che può diventare un ulteriore impulso alla trasformazione, grazie all’iniziativa individuale e collettiva. Proprio per questo motivo, la disponibilità al dialogo delle Istituzioni soprattutto con le nuove generazioni è uno degli elementi chiave per assicurare il successo della transizione in corso”.

Partire dai giovani cittadini è il frutto di una scelta di posizionamento, per riportare al centro l’importanza della scuola. Iniziare con un progetto educativo sulla transizione ecologica e dalla necessità di fare cultura e creare consapevolezza dell’apporto che ciascuno può dare è stato un investimento coraggioso: si ha la sensazione che il rumore di fondo sia molto, la direzione incerta, il percorso necessario”, ha infatti spiegato Andrea Poli, presidente Fondazione Art.49 e ceo di Withub. In generale, ha aggiunto, è stato accolto con entusiasmo l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a fare della formazione e dell’informazione il veicolo di una democrazia partecipata, solida e consapevole: “Il successo del primo anno di Gea Edu ci ha spinto a progettare un secondo ciclo didattico per l’anno scolastico 2023-2024 ancora più ambizioso”.

Inoltre, a breve verrà lanciato un ulteriore progetto, rivolto a più di 2000 studenti delle scuole primarie, sui diritti di cittadinanza: “Costituzione, Europa, Libertà e territori saranno i temi che approfondiremo nel triennio che si apre a settembre – ha annunciato Poli –. Il sostegno delle massime istituzioni nazionali e comunitarie, di imprese e terzo settore sono stati e saranno fondamentali per un’azione sempre più efficace e capillare”. “Come Parlamento europeo è un grande piacere sostenere questo progetto. Grazie per aver scelto Esperienza Europa – David Sassoli per questa premiazione. Complimenti alle scuole vincitrici“, ha commentato Carlo Corazza, direttore Ufficio di collegamento del Parlamento Ue in Italia.

Fondazione Art.49 ha inoltre siglato il protocollo d’intesa con RomaNatura che prevede la fornitura e piantumazione di 20 nuovi alberi per ogni anno del progetto. È stata scelta l’area del Monumento Naturale Fosso della Cecchignola, 99 ettari tra il Parco Regionale dell’Appia Antica e la Riserva Laurentino-Acqua Acetosa che rappresentano un corridoio ecologico ricco di biodiversità immerso nell’Agro Romano. ‘Il Bosco delle Idee del futuro’ accoglierà ogni 21 novembre, giornata mondiale degli alberi, le nuove piante a simbolica rappresentanza dei ragazzi e delle ragazze che risulteranno, nel triennio 2023-25, vincitori del contest del progetto ‘GEA EDU – Idee per il futuro’. “La creazione del Bosco ha in sé alcuni degli aspetti che credo debbano caratterizzare l’agire di ogni parco – ha dichiarato Maurizio Gubbiotti, Presidente di RomaNatura e soprattutto di parchi urbani e periurbani come è il sistema di RomaNatura. Una forte attenzione nei confronti dell’educazione ambientale e della sostenibilità ma anche nel diffondere la cultura della partecipazione della comunità attraverso l’informazione, la consapevolezza, il coinvolgimento”. Il Bosco delle idee del futuro sarà infatti un’area verde che accoglierà nuovi alberi, “un’idea di parco che non solo s’impegna nella salvaguardia della biodiversità, ma fornisce ogni giorno i propri servizi ecosistemici e raccoglie le sfide sociali, della migliore qualità della vita e dell’essere più vicini ai bisogni delle persone”.

Fra gli sponsor del progetto, CoReVe – Consorzio Recupero Vetro: “Accrescere la consapevolezza e la sensibilità ambientale dei giovani è un obiettivo che CoReVe persegue da sempre – ha commentato, Elena Ferrari, responsabile Comunicazione e Sviluppo comunicativo –. Aiutarli a comprendere l’Economia Circolare vuol dire educarli al consumo sostenibile, alla gestione dei rifiuti in modo eco compatibile e fornire loro spunti sulle nuove professioni green. CoReVe ha quindi aderito con entusiasmo al progetto per contribuire alla crescita di cittadini sempre più consapevoli e partecipi sui temi ambientali“.

Affrontare le tematiche relative allo sviluppo sostenibile insieme alle nuove generazioni è motivo di crescita non solo per gli studenti ma anche per le aziende – ha aggiunto Manuela Kron, Head of Corporate Affairs and Marketing Consumer Communication Gruppo Nestlé in Italia –. Abbiamo ascoltato con spirito costruttivo le proposte delle studentesse e degli studenti coinvolti nel progetto apprezzando le loro idee: aiutano a guardare con occhi diversi il nostro approccio aziendale tenendo sempre in considerazione la salvaguardia del territorio. Allo stesso tempo, affiancare le generazioni più giovani con questo tipo di progetto, permette di sensibilizzare ed educare alla cultura della sostenibilità affinché anche loro coltivino un maggiore senso di rispetto per il nostro Pianeta”.

Abbiamo partecipato al progetto perché riteniamo che in un Paese spiccatamente manifatturiero come l’Italia sia di particolare importanza la diffusione della cultura dell’ambiente e delle attività circolari, ambiti nei quali l’industria siderurgica nazionale è sicuramente un’ eccellenza in Europa”, sottolinea Flavio Bregant, Direttore Generale di Federacciai, partner dell’iniziativa.

Esprime soddisfazione per il progetto anche Francesca Anna Salmaso, responsabile Marketing e Comunicazione di iN’s Mercato: “Diffondere la cultura della partecipazione in ogni ambito della vita comunitaria, attraverso l’informazione e la consapevolezza è un valore in cui iN’s Mercato crede fortemente. iN’s è inoltre coinvolta in un importante piano di sensibilizzazione nei confronti delle generazioni più giovani”. “La scuola è un osservatorio importante per cogliere i bisogni, le risorse e le difficoltà delle nuove generazioni ed è questa la ragione per cui vogliamo sostenere l’idea di una scuola che si faccia promotrice di un’educazione che deve essere accresciuta trasversalmente. Siamo consapevoli di avere una forte responsabilità in questi ambiti in quanto il settore della grande distribuzione può svolgere un ruolo di potenziale contatto con molte persone dando un contributo positivo all’evoluzione della nostra società”, conclude Salmaso.