Il governo scioglie nodo fotovoltaico a terra: Solo su terreni agricoli non produttivi

Giorni di discussioni e oltre due ore di Consiglio dei ministri ma, alla fine, sul fotovoltaico a terra il governo trova la quadra. Non si potranno installare nuovi pannelli solari sui terreni agricoli produttivi, via libera invece su quelli non produttivi. Sì invece all’agrivoltaico e all’agrisolare anche sui terreni agricoli produttivi, perché permettono di continuare a coltivare.

L’articolo 5 del dl Agricoltura “è stato di grande interesse”, osserva Lollobrigida in conferenza stampa, ma assicura: “Con il collega Pichetto c’è stata grande serenità nell’approccio a questa problematica”. La norma di riferimento che interveniva sulla questione è del 2021 ed era, spiega, “di difficile applicazione“. Dopo tre anni, non si è riusciti ad avere una definizione di aree idonee, in un “costante rimpallo tra uffici“, racconta. Con il nuovo decreto “interveniamo, ponendo fine a quella che è installazione selvaggia di fotovoltaico a terra. Ovviamente con pragmatismo, salvaguardando alcune aree“.

Lo Stato considera preziosi i terreni agricoli produttivi. Se però si vogliono piantare a terra pannelli fotovoltaici, non l’agrisolare, non l’agrivoltaico, che permette di produrre energia compatibile con la produzione agricola, stai cambiando la destinazione d’uso di quel terreno e non riteniamo che questa prassi debba continuare”, avverte Lollobrigida. Per questo, il governo ha scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto. Non ci saranno problemi invece per le cave, le miniere, le aree in concessione alle ferrovie dello Stato, ai concessionari aeroportuali, le aree delle autostrade, industriali, le aree sulle quali già insistono impianti per rifacimento, modifica, revisione purché non comporti un incremento della superficie già utilizzata. “Andremo a contenere le norme che salvaguardano i fondi del Pnrr, che non vogliamo mettere in discussione in alcun modo“, mette in chiaro il ministro.

Si è ritenuto di salvaguardare tutto ciò che è inerente al Pnrr, quindi le Comunità energetiche. Nulla toglie al fatto che il Pniec rimanga lo stesso, con l’obiettivo di rinnovabili sul fronte solare di circa 30 gigawatt“, garantisce il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto.

Di “grande sintonia” continua a parlare Lollobrigida, che si riferisce al dl come a un provvedimento “straordinariamente importante”, che guarda al mondo dell’agricoltura, della pesca, con “l’attenzione garantita ai cittadini in fase pre-elettorale e che ci ha visti programmare una serie di iniziative per rispondere alle emergenze emerse nel tempo“.

Dopo anni in cui abbiamo chiesto l’emanazione del decreto aree idonee sul fotovoltaico a terra, arriva un giusto intervento per fermare le speculazioni dei grandi fondi di investimento che in molte aree del Paese sta mettendo in difficoltà la produzione agricola”, commenta Ettore Prandini, assicurando che Coldiretti continuerà a lavorare “nell’interesse di tutti gli agricoltori e dei cittadini”.

Enel, conti 2023 solidi: utile 6,5 mld (+20,7%). Cattaneo: “Centrati tutti i target”

Enel chiude il 2023 raggiungendo tutti i target che si era posto il nuovo management. I risultati, diffusi dopo la chiusura delle Borse, sono importanti: l’Ebitda, il margine operativo lordo ordinario, fa registrare quasi 22 miliardi di euro, dunque un incremento dell’11,6% rispetto all’anno precedente. Soprattutto per i numeri della gestione operativa dei business integrati, come Generazione Termoelettrica e Trading, Enel Green Power e Mercati Finali, che realizzano 2,6 miliardi. Anche l’utile netto del Gruppo supera i 6,5 miliardi, facendo salire la percentuale addirittura del 20,7%.

Da record, poi, i dati sulla generazione dei flussi di cassa, con Ffo, acronimo di Funds From Operations, di circa 14,8 miliardi di euro, dunque incrementato di 5,7 miliardi rispetto al 2022 (+63%): “Risulta essere 3 miliardi di euro superiore al valore massimo raggiunto storicamente dal Gruppo“. Dunque, l’azione messa in campo sta dando i frutti sperati, come sottolinea il ceo di Enel, Flavio Cattaneo: “Abbiamo raggiunto tutti i target relativi al 2023 che avevamo già rivisto al rialzo lo scorso novembre“. Aggiungendo che “questi solidi risultati sono una chiara testimonianza dell’efficacia delle azioni messe in campo da parte del nuovo management nel corso del 2023, in linea con le nostre priorità strategiche di ottimizzazione del profilo rischio/rendimento, efficienza ed efficacia nonché sostenibilità, sia finanziaria che ambientale”.

Cattaneo, poi, ribadisce “l’impegno verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati in occasione della presentazione del Piano Strategico 2024-2026. In particolare, in linea con quanto annunciato lo scorso novembre, ci aspettiamo ragionevolmente che la remunerazione degli azionisti per il 2024 possa crescere ulteriormente“. Anche i numeri dell’indebitamento netto sono molto positivi: 60,1 miliardi, con un calo dello 0,8% rispetto ai 60,6 miliardi del 2022. Un valore che “tiene conto anche delle operazioni di cessione di asset finalizzate successivamente al 31 dicembre 2023 nonché di quelle già annunciate e non ancora finalizzate, i cui effetti finanziari si produrranno solo a valle del completamento dei consueti processi autorizzativi da parte delle Autorità competenti”.

Cresce anche il dividendo complessivo proposto per gli azionisti nel 2023, che è pari a 0,43 euro per azione (di cui 0,215 euro per azione già corrisposti quale acconto a gennaio 2024): lo 7,5% in più a confronto con gli 0,40 euro per azione dell’anno precedente. I ricavi, invece, sono 95,5 miliardi (-32%) e l’Ebit (il risultato operativo) 10,8 miliardi (-3,2%).

La crescita, comunque, rimane robusta rispettando i target di sostenibilità. L’energia netta prodotta è 207,3 TWh1 (-9%), ma le rinnovabili sono in aumento a 14,5 TWh rispetto al 2022. Nel dettaglio: +9,2 TWh da fonte idroelettrica, +2,1 TWh da eolica, +3,3 TWh da solare e -0,1 TWh da geotermica. Si riducono anche le produzioni da impianti a ciclo combinato (-17,8 TWh), carbone (-9 Twh), Oil&Gas (-6,6 Twh) e da nucleare (-1,6 TWh). L’energia elettrica trasportata sulle reti di distribuzione Enel nel 2023 è 489,2 Twh (214,1 TWh in Italia e 275,1 TWh all’estero). Infine, la potenza efficiente installata netta totale del Gruppo a fine 2023 è 81,4 GW, in diminuzione di 3,2 GW rispetto al 2022.

Rinnovabili, record allacci di produttori e prosumer: nel 2023 sono 540mila

L’Italia sta vivendo un’incredibile crescita nei collegamenti di impianti rinnovabili alle reti di energia elettrica. La media è di mille connessioni al giorno nel 2023. Protagonista è Enel Grids, che ha attivato oltre mezzo milione di nuove connessioni in tutto il mondo, con 540mila allacci di produttori e prosumer (consumatore e produttore allo stesso tempo) su scala globale. I numeri sono importanti, perché ogni mese Enel Grids mette in funzione una media di 45mila connessioni di produttori e prosumer alle reti di distribuzione globali. In Italia, ha collegato finora circa 39 Gigawatt di capacità di energia rinnovabile, arrivando a un numero totale di circa 1,5 milioni di connessioni di produttori e prosumer. Risultati record, garantiti non solo dai progetti industriali, ma anche da iniziative locali promosse dai clienti Enel Grids, che contribuiscono in modo significativo a ridurre l’uso di combustibili fossili e a produrre energia verde.

La crescente cultura dell’indipendenza energetica, dunque, stia cambiando il ruolo delle reti di distribuzione elettriche, che diventano sempre più cruciali per la transizione energetica. Nel complesso i risultati straordinari raggiunti fino ad oggi sono stati resi possibili anche grazie all’aumento della capacità di hosting del sistema, ovvero la capacità del sistema di accogliere ulteriore generazione rinnovabile aumentando la numerosità degli impianti e quindi la potenza installata, oltre alla digitalizzazione avanzata delle reti di distribuzione. Un nuovo trend guidato dal nostro Paese: infatti, dei 7,9 GW connessi da Enel nel 2023, ben 4,7 GW sono stati realizzati in Italia.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Energia, il 75,2% prodotto in Italia arriva da fonti rinnovabili

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati 2022 di Eurostat, è messa a confronto la produzione di energia in Ue e in Italia. Mentre nell’Unione europea quella derivante da fonti rinnovabili si ferma al 43,2% del totale, in Italia arriva al 75,2%.

Energia, al vaglio misure strutturali per i vulnerabili. Pichetto: “Prezzi giù con diffusione rinnovabili”

Il Governo è impegnato nel monitoraggio dell’andamento dei prezzi dell’energia e nell’individuazione di “ogni misura atta ad assicurare la massima protezione di cittadini e imprese, e in particolare dei vulnerabili”. Per questo, l’esecutivo sta “valutando ulteriori misure strutturali per i soggetti vulnerabili nell’ambito della Strategia nazionale per la povertà energetica e del Fondo sociale per il clima, volto, quest’ultimo, a mitigare l’impatto sociale della transizione energetica sulle famiglie in condizione di disagio economico”. Parola del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che durante il question time alla Camera ha tracciato l’attuale situazione energetica del Paese. Una situazione che, rispetto a quella di un anno fa, appare decisamente migliorata, visto che “tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 – ha aggiunto – i valori medi delle offerte di elettricità e gas a prezzo fisso per il mercato domestico sono diminuiti di circa il 20%, sulla scia di mercati all’ingrosso in ribasso”.

Per dare un ulteriore slancio al ribasso dei prezzi, un forte aiuto potrebbe arrivare dalle rinnovabili. Per questo motivo dal 2008 al 2022 sono stati erogati incentivi per oltre 141 miliardi di euro: “La progressiva diffusione delle rinnovabili favorirà la diminuzione dei costi delle singole tecnologie alle quali sono tarate i meccanismi di incentivazione e di conseguenza una riduzione degli oneri in bolletta nel tempo”. Ma non si può lasciare da parte neanche l’idroelettrico, per la quale Pichetto auspica “una rinnovata stagione di investimenti”. Si tratta, ha aggiunto, “una risorsa per la sicurezza energetica del Paese e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione” ed ecco perché “dovranno andare avanti le interlocuzioni con Bruxelles” per far sì che ci sia “una più ampia condivisione possibile delle soluzioni prospettate“.

Ma, se le bollette hanno un peso, il Governo non può trascurare il tema della sicurezza energetica, per il quale il gas ha ancora un ruolo importante. Per questo, fermo restando il programma di decarbonizzazione, “i rigassificatori costituiscono opere strategiche”, ha sottolineato il ministro. In questo contesto, “i due terminali di rigassificazione di Porto Empedocle e Gioia Tauro, già autorizzati, potranno garantire una capacità aggiuntiva pari a 20 miliardi di standard metri cubi annui, con la possibilità di traguardare al 2030 una capacità complessiva di circa 48 miliardi”.

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Crescono imprese italiane nelle rinnovabili: +13,2% nel 2023, il 74,4% nel fotovoltaico

Crescono in Italia le imprese attive o potenzialmente attive nella filiera delle energie rinnovabili: dalle 33.257 unità dell’anno scorso sono salite a 37.655, evidenziando un aumento del 13,2%. La distribuzione per tipologia di energia rinnovabile, in linea con i dati dello scorso anno, vede un 74,4% di imprese che si occupano di fotovoltaico, seguite da un 37,1% per l’eolico, 23,2% sulle bioenergie (ovvero biomasse e biogas), 17,6% sull’idroelettrico, 13,0% nel geotermoelettrico e 8,1% nel solare termico. E’ la foto scattata dal rapporto ‘Filiere del Futuro. Geografia produttiva delle rinnovabili in Italia’, promosso e realizzato da Fondazione Symbola e Italian Exhibition Group, in collaborazione con le principali associazioni di categoria del comparto, presentato a Rimini, in occasione di KEY – The Energy Transition Expo, l’evento di IEG (Italian Exhibition Group) sulla transizione energetica. Il rapporto analizza le prospettive di sviluppo delle rinnovabili da qui al 2030 e le caratteristiche e la distribuzione settoriale e territoriale delle imprese attive e potenzialmente attive nelle filiere del fotovoltaico, eolico, idroelettrico, solare termico, geotermico e bioenergie.

Nel complesso delle energie rinnovabili si contano 37.655 imprese, con una dimensione media di 9,5 addetti, cifra che supera di 2,4 volte la media del totale delle aziende extra-agricole. Riguardo alla distribuzione nei vari settori di attività, spiccano le imprese di installazione e manutenzione (39,2%), quelle impegnate nella produzione di energia (13,8%), il commercio (12,3%), la manifattura (9,6%), l’affitto e la gestione immobiliare (6,4%), e le attività di consulenza, collaudo e monitoraggio (6,1%). La distribuzione delle imprese per settore di attività si mantiene piuttosto stabile tra gli anni.

Tra le imprese attive o potenzialmente attive nel settore delle energie rinnovabili, oltre un terzo ha la sede legale in Lombardia, Lazio e Campania. La Lombardia domina con 6.035 imprese, corrispondenti al 16,0% del totale nazionale, seguita dal Lazio con 4.084 imprese e una percentuale del 10,8%. La Campania è al terzo posto con 3.490 imprese (9,3%), seguita dalla Sicilia con 3.018 (8,0%) e il Veneto molto vicino con 2.981 imprese (7,9%). Queste cinque regioni raccolgono insieme oltre la metà del totale delle imprese censite nella filiera (52,1%). Sono ancora le sopracitate regioni a guidare la classifica dei territori che hanno registrato il maggior numero di nuove imprese nella filiera nell’ultimo anno: se ne contano 676 in Lombardia, 564 nel Lazio e 465 in Campania. In termini di settori di attività, l’installazione e la manutenzione spiccano in modo particolare in Campania (48,2% delle imprese regionali) e nel Lazio (45,4%). Per la Lombardia, invece, è più rilevante la quota di imprese operanti nella produzione di energia (17,8% rispetto al 13,8% nazionale) e le attività di consulenza, collaudo e monitoraggio (8,6% contro il 6,1% nazionale).

Per il complesso della filiera delle rinnovabili, la provincia di Roma si distingue come leader (con 3.096 aziende, rappresentando l’8,2% del totale in Italia), influenzata principalmente dalla presenza di imprese specializzate nelle operazioni di installazione e manutenzione. Le seguono Milano con 2.748 imprese (7,3%), Napoli (1.569, 4,2%), Bolzano/Bozen (1.220, 3,2%) e Torino con (1.098, 2,9%). L’intera top 10 provinciale non ha subito variazioni rispetto alla situazione dell’anno precedente.

La transizione verde aiuta un futuro più a misura d’uomo. In particolare puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza fa crescere L’Italia la rende più libera, dà forza alla nostra economia e aumenta i posti di lavoro. Come è scritto nel rapporto sulla geografia produttiva delle rinnovabili in Italia, promosso e realizzato da Fondazione Symbola e Italian Exhibition Group – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – sono 37.655 imprese che dichiarano attività legate alla filiera delle rinnovabili, circa il 13% in più rispetto all’anno precedente. Guardando ai territori, quasi un terzo delle imprese si concentra in Lombardia, Lazio e Veneto. C’è un’Italia che eccelle in molti segmenti della nuova economia sostenibile: il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo tutto italiano di fare economia: che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità, flessibilità produttiva e competitività. C’è molto da fare ma da qui possiamo partire per affrontare non solo i nostri mali antichi ma il futuro e le sfide che ci pone. Possiamo farlo dentro la missione che si è data l’Europa con il Next Generation EU, per rispondere alle crisi tenendo insieme coesione, transizione verde, digitale. Dobbiamo farlo rafforzando nel mondo un percorso di cooperazione e di pace oggi indebolito. Per costruire insieme, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, un mondo più sicuro, civile, gentile come è scritto nel Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento di Assisi”.

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La produzione di elettricità da rinnovabili in Germania è doppia rispetto all’Italia

Mercoledì 28 febbraio si apre a Rimini la seconda edizione di Key-The Energy Transition Expo, evento di riferimento in Sud Europa, Africa e bacino del Mediterraneo per il mercato delle rinnovabili e della transizione energetica, organizzato da Italian Exhibition Group. Lo spazio espositivo coprirà oltre 60.000 mq, coinvolgendo 16 padiglioni. Numerosi i convegni, i seminari e i dibattiti strategici, che discuteranno davanti a numeri record in Europa per le rinnovabili, riassunti dalla stessa fiera.

Nel 2023 Germania, Spagna e Portogallo hanno generato energia elettrica rinnovabile per oltre il 50% della produzione nazionale. In Germania, le rinnovabili hanno fornito circa 260 TWh (quota record del 59,7% sulla produzione elettrica annuale), con una crescita di circa il 7,2% rispetto al 2022, grazie soprattutto ad eolico (32%) e fotovoltaico (12%). In particolare, il fotovoltaico ha aggiunto 14 GW, superando l´obiettivo fissato dal governo. In Spagna, le rinnovabili hanno consentito di raggiungere quasi 135 TWh (il 50,4% del mix elettrico complessivo nazionale), con l´eolico (23,3%), il fotovoltaico (14%) e l´idroelettrico (9,5%) a fare da traino. In Portogallo, il 61% della domanda di energia nel 2023 è stato coperto dalle rinnovabili, con la produzione complessiva di 31,2 Terawattora. Secondo l´ultimo European Electricity Review di Ember, nel 2023 in Europa i combustibili fossili sono poi scesi del 19% al livello più basso mai registrato, pari a meno di un terzo della produzione di elettricità dell´Ue. E le rinnovabili sono salite alla quota record del 44%, superando per la prima volta il 40%, con l’eolico e il solare che hanno toccato la cifra record del 27% dell´elettricità europea nel 2023 (rispetto al 23% del 2022). La produzione combinata eolica e solare è aumentata di un record di 90 TWh e la capacità installata di 73 GW.

In Italia – si legge nel report di Key2024 – a fine 2023 c´erano 5.431 richieste di connessione alla rete in alta tensione per grandi impianti da fonti rinnovabili, per complessivi 328 GW, di cui la maggior parte (43% e 141 GW) relativi al fotovoltaico. Le iniziative realmente pronte a partire ammontano a 166 per 6,1 GW. Secondo le rilevazioni di Terna, considerando tutte le fonti rinnovabili, nel 2023 ci sono state nuove attivazioni per circa 5,8 GW (+2,7 GW rispetto al 2022), dopo le nuove attivazioni pari a 1 GW nel 2021 e i circa 3 GW del 2022. Inoltre, circa 6 GW hanno ottenuto la cosiddetta Soluzione Tecnica Minima Definitiva di connessione alla rete elettrica nazionale. Passando ai consumi, sempre in base ai dati diffusi da Terna, nel 2023 c’è stato un calo del 2,8% in Italia rispetto al 2022, attestatisi a 306,1 miliardi di kWh. Le rinnovabili hanno coperto complessivamente il 36,8% della domanda (dal 31% del 2022), registrando comunque una crescita rilevante della produzione rinnovabile (+15,4%), raggiungendo il record del 43,8%. A livello territoriale la variazione della domanda elettrica è risultata ovunque in diminuzione: -4% al Nord, -2% al Centro e -0,9% al Sud e nelle Isole. La domanda italiana poi è stata soddisfatta per l´83,3% con produzione nazionale e per la quota restante (16,7%) dal saldo dell´energia scambiata con l´estero. Questo perché la produzione nazionale netta (257 miliardi di kWh) è risultata in diminuzione del 6,4% rispetto al 2022 a causa del crollo di produzione da gas. Infatti sono risultati in crescita l’idrico (+36,1), l´eolico (+15,1%) e il fotovoltaico (+10,6%), mentre si è segnalata una flessione di termico (-17,4%) e geotermico (-1,9%). In un confronto europeo, anche nel 2024, resta infine una netta differenza tra il nostro Paese e quelli vicini. Secondo l’ultimo aggiornamento di Energy-Charts, da inizio anno la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili in Germania è pari al 62,5%, mentre quella italiana è ferma al 31,1%. La percentuale è del 59,4% in Spagna, del 29% in Francia (dove gran parte della produzione deriva dal nucleare), del 57,4% in Svizzera e dell’81,1% in Austria. L’indipendenza energetica tricolore è ancora lontana.

Confindustria, quattro candidati uniti sull’Europa e divisi sull’energia

Ora che sono stati svelati i programmi dei quattro candidati alla presidenza di Confindustria, a prescindere dall’esito delle elezioni del 4 aprile, affiorano alcune considerazioni. La prima, e tracimante, è che tutti – cioè Garrone, Gozzi, Orsini e Marenghi – vedono ‘ questa’ Europa inadatta a coniugare le esigenze della transizione ecologica con le necessità concrete dell’industria. Un fronte compatto, insomma. Per chiarirci, è l’Europa di Ursula von der Leyen (che però si ripropone per la presidenza della Commissione) e dell’ex vicepresidente Frans Timmermans, l’Europa delle auto elettriche e delle case green, degli imballaggi e dei pesticidi. Insomma, quell’Europa intransigente e irrealistica che ha rischiato di implodere e che non se la passa benissimo. Tutto giusto, ma come fare? Perché sarebbe illegittimo trascurare un dettaglio non proprio marginale legato a chi vincerà le elezioni, a quale maggioranza avrà il Parlamento, a che tipo di deriva prenderà la Commissione. Incidere a livello decisionale può diventare un esercizio facile o complicato, dipende dagli interlocutori…

Antonio Gozzi – gran capo di Duferco e presidente di Federacciai – ha frequentato Bruxelles per molti anni, conosce vantaggi, svantaggi e dinamiche spesso non lineari; ma anche gli altri hanno ‘saggiato’ cosa significhi confrontarsi con realtà profondamente diverse da quella italiana, in cui ogni Paese tira l’acqua al proprio mulino. E di mulini ce ne sono 27… Non si può fare a meno della Ue, ci mancherebbe, ma si devono gettare basi diverse per la gestione all’interno e all’esterno della stessa. Le strade per riuscirci, secondo i confindustriali, sono quelle del dialogo sotto traccia non dello scontro. Con una postilla: Cina, Usa, Russia e India non stanno a guardare come le stelle di Cronin. E l’Europa è già in ritardo.

La seconda considerazione riguarda l’industria – nello specifico il fattore energetico – e fa emergere una scomposizione ideologica frutto di una visione strategica differente e di tornaconti spiccioli, anche se va detto che l’obiettivo della decarbonizzazione è il fil rouge capace di legare ragionamenti opposti. Il gas fino a un anno fa metteva paura, adesso il prezzo è sotto controllo anche grazie alle temperature miti e agli stoccaggi. C’è chi ne vorrebbe congelare il prezzo per allinearsi al trend di alcuni Stati membri (la Germania), in maniera da consolidare la competitività industriale, c’è chi invita a battere strade alternative. Garrone, che ha dato vita alla trasformazione di Erg da raffineria a società dedita alla produzione di energia elettrica da fonti pulite, spinge per le rinnovabili, altri per il nucleare. Di sole e vento non si può campare, il nucleare rimane una soluzione non immediata, resta sempre il gas…

INFOGRAFICA INTERATTIVA Energia, l’impennata degli impianti eolici in Italia

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati Terna, è riportato l’andamento del numero di impianti eolici presenti in Italia per regione e zone. Come si vede il numero è andato via via crescendo dal 2020 fino alla fine del 2023. La maggiore energia viene prodotta in Puglia, Sardegna, Calabria e Campania.
Eolico

Rinnovabili, sull’eolico offshore galleggiante l’Italia può essere il terzo mercato al mondo

Le potenzialità sono enormi. Lo confermano anche i numeri del Global Wind Energy Council, riportate nello studio della Floating Offshore Wind Community, il progetto creato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Secondo le stime il nostro Paese si posiziona “come il terzo mercato mondiale per lo sviluppo di eolico offshore galleggiante“, con margini che indicano “un potenziale di 207,3 GW in Italia per l’eolico offshore galleggiante, rappresentando più del 60% del potenziale di energia rinnovabile complessiva, con Sardegna, Sicilia e Puglia tra le aree di maggiore potenzialità“. Dati elaborati con il Politecnico di Torino.

Ci troviamo in un momento storico decisivo per la decarbonizzazione del Paese e il raggiungimento dei target di energia pulita al 2030 e al 2050. Per cogliere questa sfida, l’Italia deve fare leva sull’eolico offshore galleggiante“, dice Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House-Ambrosetti. La Community prevede al 2050 che la produzione di energia elettrica in Italia crescerà a oltre il doppio rispetto a quella attuale (600-700 TWh vs. 276 nel 2022), con le rinnovabili che contribuiranno tra il 95% e il 100% alla generazione elettrica totale. In questo quadro, l’eolico sarà fondamentale, con una capacità fino al 23% dell’elettricità totale generata (dal 7% del 2022), di cui fino al 10% proveniente dall’offshore rendendo necessaria l’installazione di almeno 20GW di eolico galleggiante entro il 2050. “E’ un’opportunità senza precedenti per il sistema Italia, con la prospettiva di generare un’occupazione significativa, stimata in fino a 27 mila posti di lavoro entro il 2050“, commenta l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero.

Prima, però, vanno abbattuti dei tabù. Anzi, vanno cancellate almeno dieci convinzioni errate sul tema, secondo il gruppo. Innanzitutto quella che riguarda “la mancata adattabilità dell’eolico offshore galleggiante al contesto del Mare Mediterraneo“, che “è stata smentita dagli studi della Community, da cui emerge che questa tecnologia è la soluzione più idonea per aumentare la capacità delle energie rinnovabili, garantendo un impatto ambientale medio fino al 67% inferiore rispetto a quello dell’energia elettrica attualmente prelevata dalla rete italiana, per la possibilità di produrre energia in modo meno invasivo per il territorio“. L’analisi ha dato anche una chiave di lettura diversa in rapporto alla critica sull’assenza di potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante in Italia: “Grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazione dei suoi fondali, il nostro Paese ha un enorme potenziale“.

Guardando al futuro, per la Community “la creazione di una filiera nazionale per questa tecnologia (fabbricazione, assemblaggio, varo integrazione, oltre a progettazione e manutenzione) potrebbe generare un valore aggiunto cumulato tra il 2030 e il 2050 pari a 57 miliardi di euro, con l’attivazione di filiere sul territorio nazionale e conseguenti ricadute occupazionali: nell’ipotesi di realizzare 20 GW al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi occupati in Italia al 2050“.

Numeri importanti, ai quali si potrebbe accedere impostando politiche ben precise. La Community Floating Offshore Wind, per garantire investimenti significativi nel settore, ritiene “essenziale definire una chiara visione industriale a lungo termine, con un obiettivo di almeno 20 GW entro il 2050 che funga da stimolo per le aziende nazionali e attragga investimenti esteri“. In questo senso “sarà importante stabilire obiettivi intermedi per il 2035 e il 2040, oltre a una pianificazione trasparente e a lungo termine delle aste per finanziare i progetti“. Poi, è “cruciale accelerare l’attuazione dei piani di gestione dello spazio marittimo (Psm), per il quale l’Italia è in procedura di infrazione Ue“: nel breve termine la proposta è quella di istituire “un meccanismo decentralizzato per identificare rapidamente siti idonei allo sviluppo di progetti eolici offshore, coinvolgendo gli sviluppatori e facilitando la partecipazione di più stakeholder per un rapido sviluppo“.

Tra le priorità individuate c’è anche quella di studiare un “approccio concertativo” per far accettare i parchi eolici offshore galleggianti dalle comunità territoriali, con una “Carta di compensazione” che coinvolga anche le Regioni nel processo autorizzativo. Ancora, è “necessario rafforzare i criteri delle aste per garantire un impegno verso la localizzazione delle catene di approvvigionamento industriali“; così come “la pubblicazione del decreto Fer 2, che sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili innovative, è un elemento chiave“. Infine, la Community definisce “essenziale potenziare il ruolo di Terna nell’implementazione di un piano di sviluppo infrastrutturale di rete“.