Siccità, cabina di regia e commissario fino al 31 dicembre. Meloni: “Situazione complessa”

Una cabina di regia per accelerare e coordinare la pianificazione degli interventi infrastrutturali di medio e lungo periodo e, nel breve periodo, un commissario nazionale fino al 31 dicembre 2023, con un incarico rinnovabile e con un perimetro “molto circostanziato di competenze“. Così il governo si prepara ad affrontare l’emergenza siccità che ha colpito l’Italia.

Abbiamo ereditato una situazione complessa“, spiega Giorgia Meloni davanti all’Aula del Senato. Il decreto andrà in consiglio dei ministri entro la fine di marzo, verosimilmente la prossima settimana.

Al tavolo convocato a Palazzo Chigi e presieduto dal vicepremier Matteo Salvini c’erano anche i ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Protezione civile), Roberto Calderoli (Autonomie), la viceministra all’Ambiente Vannia Gava e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.

Il commissario potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo, come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale.

Ci sarà da risolvere il problema degli acquedotti, ma anche, a monte, quello della raccolta di acqua. Quasi nove litri di pioggia su dieci che cadono lungo la Penisola non vengono raccolti. Per le carenze infrastrutturali, si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana e nella distribuzione di quella raccolta, le perdite idriche totali sono pari al 42%, secondo l’Istat. A questo, si aggiunge il problema delle temperature in costante aumento e dell’aumento dell’intensità delle piogge, effetti dei cambiamenti climatici che “richiedono interventi strutturali“, sottolinea Coldiretti.

Il Piano Idrico Nazionale è sempre più urgente, nel rispetto delle priorità indicate dalla “sempre più disattesa legge 152“: dopo quello potabile, per l’acqua viene l’uso agricolo, cioè la produzione di cibo e poi via via tutti gli altri utilizzi, ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi). I dati disastrosi della rete idrica colabrodo sono all’attenzione delle Corti dei Conti regionali, dove il Codacons ha denunciato “tutte le omissioni da parte degli enti locali che hanno fatto poco o nulla per risolvere tale criticità“.

Il problema non si risolve “con l’ennesima cabina di regia“, denuncia il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. Quello che serve, afferma, è “un cambio di politiche energetiche e ambientali che sono le stesse da decenni responsabili del disastro climatico“. La siccità è già un problema contingente nella penisola italiana, ricorda, dove fiumi sono diventati “corridoi di sabbia” e le riserve di acqua in Lombardia sono circa il 45% in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020. “Di fronte a questo disastro, questo governo non capisce che deve cambiare politiche, e non puntare a diventare l’hub del gas europeo, ma delle rinnovabili. Invece – insiste – il governo Meloni fa la guerra al clima, alla casa green, all’auto elettrica e poi per dare una risposta alla siccità istituisce l’ennesima cabina di regia. La risposta di questo governo alla crisi idrica è l’inazione e la guerra alle politiche europee sul clima“.

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Oggi il tavolo siccità a Palazzo Chigi. Salvini: “Decreto entro marzo, siamo in ritardo”

“Non c’è ancora una data certa” per l’arrivo del Decreto Acqua in Consiglio dei ministri, “ma di sicuro vedrà la luce entro marzo”. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, dal palco di un evento dell’Anbi a Vercelli – dedicato ai 100 anni dalla moderna bonifica – annuncia un’accelerazione delle misure messe in piedi dal governo per fare in modo di “evitare un’estate disastrosa come quella dello scorso anno” a causa della siccità.

Oggi, a Palazzo Chigi si svolgerà “una riunione della cabina di regia che si deve far carico della progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Se ci sono opere bloccate o in ritardo serve un commissariamento ad hoc per sbloccarle e serve qualcuno che si prenda la responsabilità” di decidere “se aprire o chiudere l’acqua” quando ci sono attriti tra “Trento, operatori del Garda e agricoltori veronesi”. “Serve – ha detto Salvini – una scelta equilibrata per evitare che accada quello che è successo lo scorso anno, quando ‘mediavo’ tra Regioni e Province. La vita reale non attende i decreti, serve equilibro per mettere d’accordo gli enti locali”. “Siamo in ritardo”, ha ribadito il vicepremier e per questo “domani dobbiamo chiudere”.

Sul tavolo, ha assicurato, c’è già “il primo miliardo di euro”, con cui “riusciremo a mettere a terra per gli investimenti nei prossimi mesi”, anche se “le domande che arrivano al mio ministero sul Pnrr”, ha aggiunto, “ammontano almeno” a 2 miliardi di euro, “quindi conto con Anbi, Regioni, Comuni, associazioni di agricoltori e anche con le associazioni che si occupano di ambiente, di pianificare questi investimenti”.

Il tema della burocrazia è uno dei più dirimenti, come ha ricordato dal palco di Vercelli anche il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi. “E’ necessario sbloccare cantieri fermi da troppo tempo e salvare quello che ormai è oro, è ossigeno, cioè l’acqua piovana”, ha concordato Salvini, ricordando che “riusciamo a trattenerne soltanto il 10%” e l’obiettivo è aumentare questa percentuale.

Anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin – presente a Vercelli – ha ribadito la necessità di “rifare una valutazione pratica sui grandi e piccoli invasi perché il cambiamento climatico lo stiamo vivendo”. Nessun decreto o cabina di regia, ha ricordato, “può far piovere. Dobbiamo essere organizzati. Ai consorzi dico di sforzarsi nella collaborazione, ci va un raccordo tra i soggetti del servizio idrico e quelli che gestiscono l’irrigazione sul fronte agricolo. Non ci possono essere egoismi: ad esempio, se dal Lago di Garda ci sono resistenze” nel rilasciare l’acqua “allora è molto più complicato”.

Sul tavolo dell’incontro di domani a Palazzo Chigi c’è la definizione di un piano idrico straordinario nazionale, d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie. Per questo, dovrebbe essere individuato un Commissario straordinario con poteri esecutivi. E proprio sul piano spinge da tempo l’Anbi. “Dobbiamo stabilire le priorità del nostro Paese, non brancolare nel buio. Il piano idrico nazionale deve essere messo in campo se vogliamo essere un Paese moderno“, ha detto Vincenzi. Il piano, ha aggiunto, “ci permette di ragionare in modo trasparente tra tutti i soggetti coinvolti. Serve un passo in avanti, serve ripensare alle opere necessarie per dare risposte ai cambiamenti climatici, alla sostenibilità e alla sovranità alimentare”.

Salvini: “Transizione ecologica non diventi strage economica. Necessario più tempo”

Bene la transizione ecologica, ma non sia imposta dall’Ue. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è tornato ad ‘attaccare” la linea europea verso le norme e delle direttive che puntano, in particolare, alle case e auto green. Parlando a Radio24, il vicepremier ha detto che “non c’è il partito di quelli che amano l’ambiente e il partito di quelli che amano l’inquinamento. Io vivo in una delle zone più inquinate del mondo che è la Pianura Padana e vorrei che i miei figli crescessero con i polmoni sani, però vorrei che gli italiani continuassero a lavorare”. “Ci sono tecnologie – ha aggiunto – che emettono ormai quasi zero, dire solo elettrico o niente è un’impuntatura ideologica dietro la quale non vorrei ci fossero anche spinte o finanziamenti cinesi, perché altrimenti una scelta così sciocca non si spiega”.

Ieri Salvini ha incontrato a Strasburgo i suoi omologhi di una dozzina di Paesi per fare il punto sull’Euro7 e sullo stop alle auto con motori a combustione dal 2035.E’ stata una giornata positiva. Con i ministri tedesco, polacco, portoghese, slovacco, rumeno e tanti altri – circa una dozzina – contiamo di essere in maggioranza per dire che la transizione ecologica è fondamentale” così come lo è “portare il parco bus e auto a emettere di meno, ma non può essere fatto con imposizioni, obblighi e divieti”. Anche perché, ha ricordato Salvini, “l’elettrico in questo momento costa di più e nel suo ciclo di vita completo forse inquina anche di più”. Insomma, “costringere tutto il continente a passare nel giro di poco tempo solo all’elettrico – senza altre soluzioni ugualmente meno inquinanti – significa consegnarsi mani e piedi alla Cina”. “Stiamo lavorando come matti per cercare il gas nel mondo ed essere indipendenti dalle forniture russe”, ha spiegato Salvini, quindi “non possiamo passare dal gas russo all’elettrico cinese tout court”.

E’ necessario, ha ribadito, che la transizione ecologica non diventi “una strage economica”. E il rischio, ha ricordato, c’è. Ad, esempio, sulle case green. “Ci sono 8 milioni di abitazioni in classe F e G – ha detto – e se uno ce l’ha così è evidente che non ha i quattrini per metterla a norma. Quindi imporre” la direttiva sulle case green “con così poco tempo, rischia di imballare il settore dell’edilizia e mettere in difficoltà milioni di famiglie”. “Chiediamo più tempo – ha aggiunto – più buon senso, incentivi, non multe. Il problema sia sull’auto sia sulla casa ci sono imposizioni, divieti, multe o tasse: la transizione ecologica va accompagnata, spiegata e cofinanziata”.

Più volte il ministro ha ribadito che si sta “correndo come matti”. “Quanti italiani hanno preso un’auto elettrica e l’hanno ridata indietro perché mancano le stazioni di ricarica? Al ministero ho in mano questo dossier. Stiamo cercando di mettere colonnine di ricarica ovunque – ha detto – ma pensate alle grandi città o ai Paesi” di montagna…”è complicato e non lo puoi fare per imposizione di Bruxelles, in poco tempo e spendendo miliardi che non ci sono”.

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Vertice Paesi Ue contrari a stop alle auto a diesel e benzina. Salvini: “Ribadito il nostro no”

La proposta della Commissione europea sui nuovi standard Euro 7 per le emissioni di auto e furgoni non piace agli otto ministri dei trasporti Ue – di Italia, Germania, Polonia, Repubblica ceca e (da remoto) Slovacchia, Ungheria, Romania e Portogallo – che oggi si sono incontrati a Strasburgo in una riunione a margine dei lavori della sessione plenaria per fare un punto sul futuro dei dossier europei che riguardano l’industria automotive dell’Ue. Oltre agli standard Euro7, la riunione è stata anche l’occasione per fare un punto sui negoziati in stallo al Consiglio sullo stop ai motori a combustione interna dal 2035 e sulle nuove norme di riduzione delle emissioni per i veicoli pesanti.

Una riunione convocata su iniziativa del ministro di Praga, Martin Kupka, per discutere principalmente degli Euro7 ma che per l’Italia, rappresentata a Strasburgo dal ministro Matteo Salvini, è soprattutto un’occasione per ribadire il no secco del Paese allo stop della vendita dei veicoli a combustione interna, benzina e diesel, a partire dal 2035. Uno dei fascicoli più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ contro cui l’Italia ha annunciato che avrebbe votato contro in sede di Consiglio Ue. Fonti del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti assicurano che è stata confermata “piena sintonia” tra Roma, Berlino e Varsavia sulla questione. Alla riunione erano fisicamente presenti il ministro tedesco Volker Wissing e il polacco Andrzej Adamczyc, con il quale Salvini ha avuto un bilaterale al termine della riunione.

Il voto in Consiglio Ue sulle auto a combustione è tenuto in ostaggio da una settimana da Berlino, che chiede alla Commissione europea un impegno più vincolante di quello attuale a presentare una proposta che apra la strada ai veicoli alimentati con carburanti sintetici (e-fuel) anche dopo il 2035. L’Italia e la Polonia hanno confermato l’intenzione di votare contro il dossier, mentre la Bulgaria ha deciso di astenersi. Ma con i soli voti contrari di Roma e Varsavia e l’astensione di Sofia l’accordo avrebbe ottenuto comunque il via libera con voto a maggioranza qualificata, che si raggiunge quando il 55% degli Stati membri vota a favore (in pratica, 15 Paesi su 27) e quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue. Con l’astensione o l’opposizione della Germania (che rappresenta circa il 18% della popolazione europea) si andrebbe a creare una minoranza di blocco in seno al Consiglio Ue.
Al termine dell’incontro, Salvini ha riferito che la riunione con gli omologhi è stata positiva “per dire no alla messa al bando delle auto a benzina e diesel”, dal momento “che il solo elettrico significa fare un regalo alla Cina, licenziare in Italia, licenziare in Europa, non aiutare l’ambiente e mettersi in mano alla potenza cinese“. Ha poi aggiunto che la transizione ecologica “è fondamentale ma non va avanti a colpi di multe, divieti, obblighi, penalizzazioni e di tasse. Questo sia sulla casa che sulle auto. Evviva la transizione ecologica e ambientale ma accompagnata, non imposta per legge da Bruxelles sulla testa e il portafoglio degli italiani”.

Stando alle parole del ministro ceco per i trasporti Kupka, però, i ministri hanno toccato l’argomento più marginalmente, il focus dell’incontro erano gli Euro7. “Si è discusso anche della possibilità di introdurre nel regolamento un’esenzione giuridicamente vincolante per i carburanti sintetici (e-fuels) alle norme Ue” che prevedono lo stop ai motori a combustione interna dal 2035, ha sintetizzato il ministro in conferenza stampa. Più urgente, secondo Praga, è trovare una convergenza per portare la Commissione europea a rivedere le norme sugli standard Euro7, con cui Bruxelles propone di rendere i test sulle emissioni dei veicoli più coerenti con le condizioni di guida reali e di fissare limiti alle emissioni di particolato causate dall’usura di freni e pneumatici (che, secondo Bruxelles, stanno per diventare le principali fonti di emissioni di particolato dai veicoli), con l’obiettivo di ridurre entro il 2035 le emissioni di ossido di azoto (NOx) di auto e veicoli commerciali leggeri del 35% rispetto al precedente standard Euro 6.

La proposta sugli standard Euro7 non piace agli Stati membri, né all’industria. Secondo Praga, la proposta è controproducente ed è necessario modificarla nei prossimi mesi dal momento che richiede agli Stati azioni difficilmente praticabili. Nelle prossime settimane l’idea è quella di inviare alla Commissione europea “un resoconto di questo breve incontro, diviso per argomenti sui tre dossier che sono stati affrontati dai ministri”, ha spiegato ancora il ministro. Fonti diplomatiche spiegano che tra gli Stati membri non c’è urgenza di accelerare i lavori sul dossier per l’approvazione dentro al Consiglio Ue. A quanto si apprende, nonostante l’attuale presidenza svedese di turno al Consiglio Ue stia cercando di accelerare i lavori sul fascicolo, l’Italia tra altri Paesi sta spingendo per rallentarne l’approvazione in seno al Consiglio dove la discussione ancora non è stata avviata e la riunione di oggi ne è una testimonianza. E’ probabile che il dossier finisca direttamente sul tavolo della futura presidenza della Spagna, che guiderà il Consiglio Ue dal primo luglio al 31 dicembre.

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Siccità, Decreto Acqua in cdm prossima settimana. Rischi razionamenti

Il Decreto Acqua arriva in Consiglio dei Ministri giovedì prossimo. “Aiuterà l’Italia, gli agricoltori e gli imprenditori ad affrontare un periodo di siccità che si intravede“, annuncia il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Il Mit coordinerà una cabina di regia per dare impulso a dighe, invasi, laghi, laghetti, bonifiche per combattere la dispersione idrica.

Quale decreto acqua? Cosa significa?“, tuona il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs Angelo Bonelli, interpellato da GEA. Propone di fare “una grande opera infrastrutturale per evitare la dispersione di acqua, che in Italia è al 42%: noi disperdiamo una quantità di acqua ogni anno che potrebbe dare da bere a 40 milioni di persone. Investiamo soldi in acquedotti, non in opere inutili alla Salvini“.

Intanto, si inaugura la prima opera legata al Pnrr, il rifacimento del canale Leb, il più importante canale irriguo del Veneto: “Questo non è che l’inizio, visto che il tavolo dell’idrico già nelle prossime settimane porterà un decreto legge e una programmazione pluriennale che possa risolvere un problema ormai diventato centrale tra le priorità del paese”, spiega il sottosegretario Alessandro Morelli. L’opera è indispensabile, visto che il rischio di chiudere i rubinetti “è concreto“, avverte il governatore Luca Zaia. “Questa situazione non ci impone ancora razionamenti, perché l’attività agricola non è nel suo pieno fiorire. Ma se l’acqua non arrivasse avremmo la necessità di razionare perché le attività umane esistono e si vanno ad aggiungere a quelle dell’agricoltura“, afferma. La necessità, ribadisce il presidente della Regione Veneto, è “che si dia vita a quello che ho definito il ‘piano Marshall’ della Siccità, per l’acqua. Abbiamo la necessità di vedere puliti gli invasi alpini e fare in moto che la rete delle cave in pianura diventi una rete di laghi e di serbatoi, e infine investire nella rete irrigua, che ha dispersioni anche del 70-80% di acqua“.

Per affrontare l’emergenza, il governo propone una cabina di regia interministeriale, un Piano Idrico Nazionale d’intesa con i territori, un decreto per le semplificazioni e le deroghe, una campagna di sensibilizzazione e un commissario. Per individuare le priorità di intervento e la loro programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie, il governo sarà in contatto continuo con Regioni ed enti locali. Il Piano servirà proprio a efficientare gli acquedotti, ma si tornerà a parlare più concretamente di invasi e bacini, semplificando le norme per realizzarli.

Salvini: “Il Ponte sullo Stretto si farà, il via ai lavori entro 2 anni”

“Il ministro dei Trasporti deve lavorare per far viaggiare gli italiani velocemente e in sicurezza e oggi alle 17 ci sarà una riunione, spero risolutiva, su qualcosa di cui si parla da 60 anni, per dare il diritto al lavoro e allo spostamento a milioni di siciliani che sono scollegati dal resto di Italia. Il Ponte sullo Stretto si farà“. L’annuncio lo ha dato lo stesso ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a Rtl102.5. Stando ai nuovi aggiornamenti dei lavori, ha aggiunto, il ponte “l’opera più green, più sostenibile e più ecocompatibile al mondo”, consentendo un risparmio di “140 mila tonnellate di emissioni di Co2 all’anno, senza contare l’inquinamento a mare”. L’obiettivo, ha spiegato Salvini, “è di partire con i lavori entro due anni” di concluderli “in 5-6 anni”, cioè “entro la fine prossima legislatura si potrà viaggiare”.

Quello del Ponte sullo Stretto è una battaglia non solo del ministro ma della Lega e, per estensione politica, di questo Governo. Proprio Salvini ha annunciato che porterà il progetto all’attenzione del Consiglio dei ministri. “Il Mit sta lavorando ad un ‘Decreto Ponte’ che sarà presentato nelle prossime settimane e certamente entro il 31 marzo. La legge di bilancio 2023, infatti, ha fissato al 31 marzo il termine in cui è revocato lo stato di liquidazione della Società “Stretto di Messina”, concessionaria per la realizzazione e gestione del collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente. È necessario, quindi, che entro tale data siano definite le nuove regole di funzionamento della Società, nonché tutti i procedimenti per il riavvio delle attività di progettazione e realizzazione dell’opera.”, si legge sul portale del ministero.

Salvini annuncia: “Entro metà marzo decreto su Ponte dello Stretto in Consiglio dei ministri”

“La mia ambizione è quello di portare in Consiglio dei ministri il decreto Ponte sullo Stretto intorno alla metà di marzo. Numeri alla mano spiegherà a 60 milioni di italiani come l’Italia avvierà il progetto più green, ambizioso e moderno. L’obiettivo è che entro la fine di questo decennio gli ingegneri del mondo arriveranno in Sicilia a guardare quest’opera”. Lo annuncia il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, in collegamento con il convegno ‘Infrastrutture e cultura’ nel porto di Palermo. “Il ponte – spiega – unisce non Messina a Reggio, ma Palermo a Berlino e Rotterdam. Costa di più non farlo che farlo, settimana prossima abbiamo un’altra riunione tecnica ai massimi livelli”.

“Noi di solito andiamo a visitare ponti avveniristici in Svezia, come è capitato a me, in Turchia, in Giappone”. L’opera, afferma, “è un pezzettino di un puzzle di sui il porto di Palermo farà parte. Ho visto nuovi moli, waterfront, sembra un gemellaggio con il porto di Genova. Avremo un occhio di riguardo in chi investe in queste infrastrutture perché i porti sono anche sicurezza nazionale, sono infrastrutture rilevanti, qualunque investimento straniero dev’essere valutato e vigilato”.

Il ponte sullo Stretto sarà, per Salvini, “anche un acceleratore che costringerà a correre Rfi e Ferrovie dello Stato per potenziare la rete ferroviaria sia in Sicilia che il completamento dell’Alta Velocità da Salerno a Reggio Calabria”.

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Nucleare, Pichetto favorevole ma Italia non partecipa a incontro. Salvini: E’ dovere

Oggi, a Stoccolma, a margine dei lavori del Consiglio informale dell’energia (al quale partecipa la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava), si terrà un incontro promosso dalla Francia per costruire un’Alleanza europea sul nucleare. Ma in Italia scoppia la polemica.

Investire sul nucleare pulito e sicuro di ultima generazione è un dovere sociale, economico e ambientale. Avanti futuro!”, tuona il vicepremier e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Lo fa nel giorno in cui Enrico Letta consegna a Elly Schlein le redini del Partito Democratico al Nazareno e il nucleare è un argomento sul quale il nuovo Pd è su posizioni diametralmente opposte.

La battuta però sembra anche una stoccata a Gilberto Pichetto Fratin. Perché la ministra francese per la transizione energetica, Agnes Pannier-Runacher, aveva citato l’Italia nella lista di 12 paesi che parteciperanno all’incontro, tra quelli cioè che intendono utilizzare l’energia nucleare per aggiungere la neutralità carbonica.

L’Italia però non vi prenderà parte. Il ministero lo precisa nel corso della giornata in una nota: “Non è prevista la presenza di nessun rappresentante italiano a incontri che avranno per oggetto la tematica del nucleare“. La posizione favorevole al nucleare di Pichetto Fratin è in realtà nota. Qualche giorno fa, la stessa Pannier-Runacher aveva anticipato l’incontro al ministro italiano. “Beati voi, potete contare sul nucleare“, a quanto filtra, la battuta con la quale Pichetto ha accolto la notizia.

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica è già impegnato a capire come possa il Paese accedere a un nucleare di quarta generazione. Ma sono due i referendum in cui gli italiani hanno detto no a questa tecnologia. Prima di prendere parte a un incontro del genere, bisognerebbe coinvolgere l’intero governo, il Parlamento, i costituzionalisti e, non ultimo, il popolo.

Pnrr, Meloni: Valutare priorità, con caro prezzi a rischio opere

L‘inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime pesano sul Pnrr. Tanto che la premier, Giorgia Meloni, anticipa che ci sarà da fare delle scelte: “Molte Regioni, per molti motivi, hanno difficoltà a portare a termine gli investimenti e le opere già iniziate. Dovremmo valutare le priorità“, fa sapere dal Festival delle Regioni e delle Province autonome.

Il Next generation Eu non è più sufficiente, insiste Meloni, “è evidente a tutti”. Non tiene in considerazione l’impatto della guerra in Ucraina sulle economie: “Bisogna fare di più oggi a livello Ue, partendo dal caro energia“, evidenzia.

Il Pnrr è una “eredità importante“, ricorda, e ribadisce l’intenzione di coinvolgere le Regioni e gli enti locali. Riattiverà la cabina di regia per monitorare lo stato di attuazione degli obiettivi e individuare le soluzioni per, spiega la presidente del Consiglio, “superare le criticità nel modo più rapido possibile”. A essere coinvolti saranno anche i sindacati: “Ci sarà molto da lavorare nelle prossime settimane“, assicura. E’ fondamentale, ne è convinta, che “risorse e obiettivi non corrano su un binario indipendente, ma siano collegati e complementari con risorse e investimenti previsti da altre misure nazionali”.

Il vicepremier Matteo Salvini, da Bruxelles, le fa eco e invita l’Europa a non sottovalutare il contesto mutato: “L’aumento del costo delle materie prime e dell’energia non è un problema solo italiano, ma anche degli altri Paesi europei. Sui tempi e sui costi dovremmo ragionare e lavorare tutti insieme”, afferma.

Si può fare bene, cambiando “regole e mentalità“, per il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. La sfida del Pnrr è tutt’altro che semplice: “Stiamo parlando di spendere 200miliardi di euro aggiuntivi rispetto a soldi già stanziati dallo Stato, in un lasso di tempo in cui normalmente una pubblica amministrazione riesce sì e no a fare un progetto esecutivo, stando ai tempi di realizzazione dei grandi progetti strategici del Paese“, osserva Toti. Servono regole, dunque, e soprattutto semplificazione: “Se qualcuno ha voglia di venire a imparare qualcosa, il ‘modello Liguria’ può certamente essere un esempio nazionale con le opere che abbiamo realizzato e stiamo realizzando in tempi rapidi“.

Ischia, oggi informativa e Cdm per aiuti. Salvini: Non serve caccia al colpevole

Per Ischia, ma non solo per Ischia: l’Italia è tutta fragile e va messa in sicurezza. “Frane, terremoti, alluvioni. Mi risulta che ci fossero dei piani di manutenzione protocollati, ma sono l’ultimo a eccepire dicendo che è colpa di Tizio o di Caio“. Matteo Salvini allontana le polemiche e, dal palco dell’edizione 2022 di ‘How can govern Europe’, organizzato da Eunews e Gea, assicura che il governo, riunito oggi in Consiglio dei ministri, stanzierà “tutti i soldi necessari”.

Il Mit “dà contributi milionari agli enti locali che abbattono costruzioni abusive – spiega il vicepremier -, solo ieri ne ho firmate una ventina di autorizzazioni. In attesa di tornare un Paese normale, non dico che sia necessario evitare, ma almeno limitare che certe cose accadano”.
Sulla tragedia dell’isola campana “non è il momento della caccia al colpevole, è il momento della caccia alla vita, nei limiti del miracolo e della speranza e della messa in sicurezza di chi stanotte ha dormito fuori casa e continuerà a farlo”, afferma. “Abbiamo un territorio fragile da mettere in sicurezza. Se il 75% delle infrastrutture autostradali ha superato la vita prevista, o chiudiamo il Paese domani o metti al lavoro tutte le tecniche migliori al mondo”.

Il ministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare, Nello Musumeci, riferisce oggi prima alla Camera, alle 9.30, poi al Senato, alle 11.30. Probabilmente si poteva evitare, afferma dalle colonne di Repubblica, “se si fossero adottate le misure per mitigare il rischio“. Sull’isola sono caduti centosettantacinque millimetri di pioggia in meno di 24 ore, è la pioggia che cade normalmente in un anno intero. “Un evento che fino a ieri definivamo ‘straordinario’. Ma ormai, come ci indicano tante altre alluvioni, dobbiamo cambiare i nostri codici”, osserva l’ex governatore siciliano. E avverte che è difficile che catastrofi simili non accadano più: “A Ischia, come a Giampilieri, in Sicilia, come nelle Marche, le calamità si sono ripresentate a distanza di pochi anni. In questo caso, l’inattività o i ritardi non sono ammissibili”.

Il dissesto idrogeologico è una “emergenza nazionale” alla quale lo Stato ha il dovere di rispondere, scandisce il ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, per “rallentare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulla salute umana, ed evitare l’errore che è stato fatto in precedenza, nel rincorrere l’emergenza“.Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stata prevista una misura specifica di ‘Semplificazione e accelerazione delle procedure per l’attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico’ per accelerare sui progetti. A breve, fa sapere Pichetto durante il Question Time della Camera, verranno finanziati 139 interventi, con oltre 350 milioni di euro a carico del bilancio del suo ministero. “Bisogna sottolineare che l’aspetto essenziale non è chi fa cosa, ma come snellire gli aspetti procedurali, stabilendo una corretta ripartizione di competenze e intervenendo in caso di ritardi o omissioni nella realizzazione dei progetti“, insiste.

Sergio Costa, ministro dell’Ambiente nel governo Conte I, che firmò il decreto Genova, propone un “patto di legislatura” col Governo e con tutto il Parlamento per “scrivere insieme una nuova legge sul consumo di suolo“, un tavolo con tutti gli attori istituzionali intorno al quale “si possa lavorare a una legge di vitale importanza e che manca da troppo tempo, per difendere i nostri territori e dare delle risposte concrete ai cittadini“. Respinge le accuse di condono degli abusi di Casamicciola: “Abbiamo sopportato tre condoni edilizi a firma dei governi Craxi e Berlusconi 1985, 1994 e 2003. Ribadisco, abbiamo sopportato tre condoni edilizi, non quattro. Chi afferma il contrario e sostiene che nel 2018, a firma Conte, fu emanato un quarto condono edilizio dice una cosa non vera, né giuridicamente, né tecnicamente ed è tutto dimostrabile. La cancellazione della Struttura di Missione – ripete il vicepresidente della Camera – è stato un atto dovuto in quanto bloccava e burocratizzava per almeno un anno in media ogni carteggio e costava un milione di euro”.

 

(Photo credit: AFP)